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Il canto gregoriano

Tanti e diversi sono gli elementi che garantisco il successo di un film, tra questi, sicuramente,
la storia narrata e la qualità delle riprese. Ruolo importante ha anche la colonna sonora. La
musica, infatti, arricchisce le immagini e talvolta diventa l’identità delle stesse. Quando
succede di sentire una determinata colonna sonora, immediatamente la si collega al film di
appartenenza. Mantenendo questo scenario, si può affermare che il canto gregoriano è la
colonna sonora della liturgia cristiana, in modo particolare quella occidentale. Infatti, quando
capita di ascoltare un canto gregoriano, non si può fare a meno di immaginare un ambiente
liturgico, sacro e religioso.
Ma che cosa è il canto gregoriano? Quando nasce? Qual è stato il suo processo evolutivo-
sociale e oggi quale posto occupa?
Il canto gregoriano è un genere di musica sacra-liturgica, infatti, ancora oggi viene utilizzato
nella liturgia della chiesa occidentale. Il gregoriano è un tipo di canto corale, monodico (più
voci che cantano all’unisono la stessa melodia) e cantato a cappella (ovvero senza
accompagnamento strumentale). Non segue un tactus preciso suddiviso in battute, ma fa fede
al testo sacro di lingua latina, il quale ne governa l’andamento ritmico e melodico. Può essere
sillabico, quando ogni sillaba ha solamente un suono, semi-ornato, quando ha pochi suoni per
ogni sillaba e melismatico, quando ha più suoni per ogni sillaba. Ciascuna melodia gregoriana
si svolge all’interno di uno degli otto modi ecclesiastici, sebbene non sempre l’ambito modale
sia rigorosamente rispettato. Si distinguono due categorie di testi per il canto gregoriano: quelli
destinati alla missa e quelli adottati per l’officium.
Non esiste una data precisa della nascita del canto gregoriano, d'altronde non esiste per nessun
genere musicale, ma si può definire, più o meno, il periodo in cui questa pratica del canto
liturgico, non completamente nuova all’epoca, inizia ad assumere il nome proprio di “canto
gregoriano”.
Intorno all’VIII secolo, in Occidente, si ha una situazione che tende al riordinamento della vita
sociale, quindi politica e religiosa, con lo scopo, da parte di re e papi, di unificare il potere
politico con quello religioso-spirituale. Poiché la sede pontificia sente opprimente la
supremazia dell’imperatore d’Oriente, diventa sempre più necessario che essa faccia
comunione coi regni vicini, quali i Longobardi e i Franchi, entrambi popolazioni fortemente
cristiani e riconoscitori dell’autorità spirituale del papa. Carlo Magno, re dei Franchi, in
accordo con papa Adriano I, al quale i Longobardi gli riconoscevano solo il potere spirituale e
non quello politico, conquista il Regno Longobardo. Carlo Magno diventa imperatore di
Roma e viene incoronato da papa Leone III, come massimo segno di unità tra il potere politico
e quello religioso. In questo contesto storico, per volontà di Carlo, nasce e si sviluppa il
fenomeno della riorganizzazione sociale, politica, economica e culturale. Ad affiancare
l’imperatore è Alcuino di York, monaco e uomo di grande cultura, il quale fonda le scriptoria,
biblioteche monastiche che hanno il compito di copiare e conservare i codici. 1
In questo periodo, si costituisce e si diffonde il “corpus gregoriano” che al papa Gregorio deve
solo il nome. L’alleanza tra il papato e i carolingi favorì l’unificazione della liturgia nella
chiesa occidentale, proprio perché il riconoscimento dell’autorità assoluta della Chiesa di

1
Cfr. Cecilia Panti, Filosofia della Musica, Italia, Carocci editore, 2008, pp. 113-114.
Roma facilitava la sottomissione del popolo all’impero. Nonostante lo sforzo e la volontà di
unificare il modo di pregare, quindi sottolineare l’unità di fede, l’unità non si raggiunse
facilmente, infatti inizialmente si trovano pratiche liturgiche consolidate in base alle liturgie
locali, come ad esempio: il canto ambrosiano a Milano, il canto gallicano in Francia, il canto
mozarabico in Spagna e il canto romano antico nell’Italia centrale. Occorre ricordare che non
ci sono fonti scritte di pratiche liturgiche per almeno tutto il primo millennio, che sono per lo
più tramandate oralmente e fissate su notazione successivamente.
“Il canto gregoriano inteso oggi non è altro che il punto di arrivo di un percorso e
perfezionamento durato secoli”.2
Il canto gregoriano probabilmente è il frutto di un incontro fecondo tra il repertorio romano
antico e quello gallicano, da non escludere le influenze delle altre regioni.
A partire dal IX secolo, in Occidente prende sempre più vita l’adozione di un unico repertorio
liturgico-musicale e contemporaneamente nasce l’esigenza di sviluppare una tipologia di
scrittura che potesse risultare tanto comprensibile quanto fedele alla melodia del canto. Il
primo passo è stato quello di tradurre graficamente il gesto della mano, che imita il profilo
melodico, con degli accenti grammaticali, detti neumi, tracciati direttamente sopra i testi.
L’evoluzione di questa scrittura trova culmine nel tetragramma di Guido D’Arezzo, essa è
costituita da quattro linee e tre spazi, con una chiava iniziale, la quale stabilisce con precisione
le altezze dei neumi, e nel XII secolo, con il graduale unificarsi dei neumi, si arriva ad una
notazione definitiva detta notazione corale romana, caratterizzata dalla scrittura neumatica
quadrata.
Nei secoli successivi, con l’avvicendarsi di nuove forme compositive, sia nel mondo sacro che
profano, il canto gregoriano, non con poca fatica, riesce a sopravvivere.
Nel XIX secolo, un gruppo di monaci dell’abbazia di Solesmes, in Francia, da inizio ad un
enorme lavoro di recupero dei codici antichi del canto gregoriano, con l’intenzione di
restaurarne l’originaria pratica. Ancora oggi, Solesmes, è uno dei più importanti centri di
studio del canto gregoriano.
Nonostante “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia
romana;”3 nelle liturgie eucaristiche odierne, in modo particolare in Italia, è stato quasi del
tutto accantonato, per vari motivi, tra questi ci sono esigenze legate alla liturgia, che sono
diverse rispetto a quelle dei secoli scorsi e altre legate alla sensibilità del popolo, che riesce a
pregare attraverso una liturgia musicale più comprensibile. Di contro, oggi esistono molti
centri dove il gregoriano è oggetto di studi e ricerca, tra questi va ricordata l’Associazione
Internazionale Studi di Canto Gregoriano.
“L’autenticità nel canto liturgico è il momento in cui il canto esprime in verità la fede che vivo
e riesce a coinvolgere un altro, allora è autentico, se no è un esecuzione da teatro.”4

2
Intervista a Giacomo Baroffio, associazione Asia, youtube.
3
Canto gregoriano e polifonico, Art.116, Sacrosanctum Concilium, costituzione del Concilio Ecumenico
Vaticano II sulla liturgia (1963).
4
Intervista a Giacomo Baroffio, associazione Asia, youtube.
Bibliografia:

Galli Claudia, Percorsi di musica nel tempo, Italia, Mondadori Education, Poseidonia Scuola,
2005.

Cimagalli Cristina and Carrozzo Mario, Storia della musica occidentale, Italia, Armando Editore,
2008.

Surian Elvidio, Manuale di Storia della Musica, Italia, Rugginenti Editore, 2006.

Daolmi Davide, Storia della Musica, Italia, Le Monnier Università, 2019.

Panti Cecilia, Filosofia della Musica, Italia, Carocci editore, 2008.

Sitografia:

www.vatican.va

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