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Caratteristiche
Il canto gregoriano un canto liturgico, solitamente interpretato da un coro o da un solista
chiamato cantore (cantor) o spesso dallo stesso celebrante con la partecipazione di tutta
l'assemblea liturgica.
finalizzato a sostenere il testo liturgico in latino.
Deve essere cantato a cappella, cio senza accompagnamento strumentale, poich ogni
armonizzazione, anche se discreta, altera la struttura di questa musica.
In effetti, si tratta di un canto monodico, una musica cio che esclude la simultaneit sonora di
note diverse: ogni voce che lo esegue canta all'unisono.
Dal punto di vista del sistema melodico, il canto gregoriano di tipo modale e diatonico. I
cromatismi vi sono generalmente esclusi, cos come le modulazioni e l'utilizzo della sensibile. Le
diverse scale impiegate con i loro gradi ed i loro modi, sono chiamati modi ecclesiastici, scale
modali o modi antichi, in opposizione alle scale utilizzate in seguito nella musica classica tonale.
Non cadenzato, ma assolutamente ritmico. Il suo ritmo molto vario, contrariamente alla
cadenza regolare della musica moderna. Il ritmo, che nel canto gregoriano riveste un ruolo
complesso, oltrepassa le parole e la musica, sorpassando le due logiche. Nei passaggi salmodici o
sillabici, il ritmo proviene principalmente dalle parole. Nei passaggi neumatici o melismatici, la
melodia che diventa preponderante. Queste due componenti sono costantemente presenti.
una musica recitativa che predilige il testo in prosa, che prende origine dal testo sacro e che
favorisce la meditazione e l'interiorizzazione (ruminatio) delle parole cantate[2]. Il canto
gregoriano non un elemento ornamentale o spettacolare che si aggiunge alla preghiera di una
comunit orante, ma parte integrante ed
efficace della stessa lode ordinato al servizio ed alla comprensione della Parola di Dio[3]. questo
il significato pi profondo ed intimo di questo genere musicale.
documenti che attestano i tentativi degli imperatori carolingi di unificare i riti franco e romano.
Secondo questa ipotesi, attribuire la riforma ad un miracolo che coinvolgeva un papa di grande
fama come Gregorio sarebbe servito quale espediente per garantirne l'accettazione universale e
incondizionata.
Cenni storici
A Gregorio Magno fu attribuita dal suo biografo Giovanni Diacono (scomparso nell'anno 880) la
prima compilazione di canti per la Messa: "Antiphonarium centonem compilavit", cio raccolse da
pi parti ed ordin un Antifonario (libro di canti per la Messa). Prima ancora di comprendere
come avvenne tale opera di revisione e collazione e quale ruolo effettivo vi ebbe Gregorio,
occorre indagare sul materiale preesistente.
Tuttavia, se opinione generale che esistesse all'epoca un insieme di canti per la liturgia, nulla di
preciso si conosce al riguardo per quanto attiene agli autori e alle epoche di composizione. Si
tenga presente che fino al 700 non vi fu scrittura musicale ma sui testi si apposero dei
convenzionali segni mnemonici per aiutare il cantore. Si ipotizza che nei tre secoli anteriori a
Gregorio fosse diffusa la figura dell'autore - cantore, che ricorda il rapsodo dei tempi omerici: il
canto veniva tramandato ed eseguito con l'aggiunta di varianti o con vere e proprie
improvvisazioni. L'ambiente presso il quale si formavano questi ignoti "artisti" rappresentato
dalla Schola cantorum, palestra dove la Chiesa ha preparato i propri cantori fin dai primi tempi
(all'epoca
di papa Damaso, morto nel 384, c'era gi una distinta schiera di diaconi
esclusivamente dedicata a questo scopo). In modo simile a quanto avveniva nelle scuole d'arte
medievali, si pu parlare di un continuo lavoro collettivo, in cui si miscelavano qualit individuali
e tradizione, stile personale e caratteristiche comuni
al gruppo. La vocazione religiosa che era
al fondo di tale attivit spiega inoltre perch l'individuo scomparisse nel rendere un servizio alla
comunit e a Dio, tanto che l'arte attraverso la spiritualit si trasformava in preghiera: il nome di
questi musicisti non giunto a noi perch essi non pensavano di lavorare per la propria fama ma
per la gloria di Dio. Pertanto, rimane un solo nome, quello di papa Gregorio, a designare questi
canti, che egli per primo ha fatto raccogliere e conservare, ma non sono suoi, cos come non lo
saranno quelli che verranno dopo di lui ma che, ugualmente, si chiameranno gregoriani.
Il ruolo di Gregorio
Come avviene generalmente per ogni periodo della storia della Chiesa, il nome di un Pontefice
riassume e contrassegna il lavoro di un'intera generazione. Ci vale anche - e forse ancor di pi per il periodo gregoriano, nel quale si riassume anche l'opera precedente e si d il nome a quanto
avverr anche nei tempi successivi. Il ruolo di Gregorio nei confronti del canto liturgico
testimoniato dal diacono Giovanni (870) nella sua Vita di San Gregorio, scritta su incarico di
Gregorio VIII avvalendosi dei documenti dell'archivio pontificio. La compilazione di un libro di
canti per la Messa (Antifonario), di cui a noi non pervenuto l'originale, stata redatta insieme ai
maestri del tempo, ma - secondo il biografo - con un intervento diretto e competente dello stesso
Gregorio, che ci viene presentato come esperto in materia, maestro di canto ed istruttore dei "pueri
cantores". Del resto, si deve a lui la restaurazione della "Schola cantorum" nella quale diede prova
del suo mecenatismo: anche in questo caso, non fu lui a fondarla ma la forn dei mezzi necessari
ad uno sviluppo sicuro. Il ruolo di Gregorio nell'ambito del canto liturgico fu consacrato da Leone
IV (847 - 855) che per la prima volta us l'espressione "carmen gregorianum" e che minacci di
scomunica chi mettesse in dubbio la tradizione gregoriana.
La "questione gregoriana"
Lo sviluppo del canto gregoriano avvenne in un'epoca posteriore nei confronti del cosiddetto
canto romano antico, e mostra una compiuta rielaborazione di vari elementi preesistenti, in modo
tale da creare una sintesi artistica di grande valore. Infatti il repertorio "gregoriano" ingloba delle
melodie romane anteriori adattate, ma anche caratteristiche melodiche che derivano dalla fusione
con repertori liturgici della Gallia. Tutto questo corpus melodico viene inquadrato nel sistema
degli otto modi (Octoechos), di derivazione greca e giunto in Europa occidentale attraverso
Boezio. La consapevolezza di questo "incontro" tra due tradizioni, per, non risolve una
problematica storica complessa.
Teoria tradizionale
Secondo la teoria tradizionale in ambito cattolico-romano, il canto gregoriano si sarebbe formato
a Roma, dopo l'adozione della lingua latina nella liturgia, in una lenta evoluzione, con diversi
apporti di papi. Il canto gregoriano sarebbe erede della tradizione ebraica sinagogale, e arricchito
con influssi derivati dal canto della Chiesa di Gerusalemme. La messa a punto spetterebbe a
Gregorio Magno e alla sua schola cantorum. Nel XIX secolo si pens di avere individuato, nel
codice di San Gallo 359, una copia autentica dell'Antifonario di Gregorio: l'iconografia del papa e
il prologo Gregorius praesul, presente in vari manoscritti antichi, sembravano dare conferma
irrefutabile a questa tradizionale teoria, che conosceva poche voci discordanti.
La moderna opera di restaurazione gregoriana si svolse attorno a questa versione melodica,
ritenuta come il vero canto della chiesa.
La scoperta del canto romano
Intorno al 1891, il benedettino Andr Mocquereau scopr a Roma alcuni manoscritti dei secoli XIXIII, con una versione di canto fortemente diversa dal gregoriano: egli ritenne che le melodie ivi
contenute fossero una tardiva deformazione delle melodie gregoriane. Nel 1912, invece, un altro
benedettino, Raphal Andoyer avanz l'ipotesi che quei codici testimoniassero il canto liturgico a
Roma anteriore a Gregorio I, cio quello non ancora elaborato da quel papa, e per questo motivo
quella versione di canto liturgico venne chiamata canto romano antico, o semplicemente canto
romano. La questione fu riproposta da Bruno Stblein negli anni Cinquanta del XX secolo. Egli
ipotizz che il canto romano fosse il vero canto di Gregorio I, mentre il canto gregoriano una
nuova versione, eseguita a Roma una cinquantina d'anni pi tardi, sotto papa Vitaliano (657-672).
Ma le prove addotte per sostenere tale ipotesi presentano indubbi punti deboli (discutibilit dei
testimoni addotti, inverosimiglianza di un simile mutamento di tradizione e della coesistenza di
una duplice versione di melodie nella stessa citt, etc.). Pi precisamente, i critici notarono che a
Roma, prima del XII secolo, non v' alcuna traccia di uso del canto gregoriano.
Il canto gregoriano: versione romano-franca
la teoria che oggi sembra essere pi condivisa. Fu elaborata a partire dal 1950 con l'apporto di
vari studiosi (Jacques Hourlier, Michel Huglo, Helmut Hucke, etc.), con l'intento di
contestualizzare il canto gregoriano in atti politico-liturgici ormai ben noti. In sintesi, il canto
romano sarebbe stato rimaneggiato, per giungere al canto gregoriano, non a Roma, ma nei paesi
franchi, tra la Loira e il Reno, quando la liturgia di Roma fu imposta in modo autoritario in tutto il
regno franco, sotto Pipino il Breve e Carlo Magno. In quel contesto avvenne un processo di
assimilazione e di rilettura creativa, iscritta nella vivace rinascita carolingia e sostenuta dalla
politica unificatrice in vista del Sacro Romano Impero. A ci dovettero contribuire, in modo
determinante, i grandi monasteri e le scuole cattedrali. Il canto gregoriano, cos come risult da
questo adattamento, era un canto assai finemente collegato con il testo liturgico, ricco di formule,
inquadrato nel sistema dell'Octoechos, in comoda corrispondenza con otto toni fondamentali per
la salmodia. Ci suppone un impianto teorico, una oculatezza tecnica, che si nota anche attraverso
la novit di una varia notazione neumatica a servizio degli stessi fenomeni espressivi. Questa
scrittura musicale, infatti, nacque con tutta probabilit nelle regioni soggette ai Franchi nel IX
secolo. Dalle regioni franco-germaniche provengono i pi antichi e i migliori manoscritti
neumatici.
Roma), il frutto di una riforma melodica iniziata da papa Gregorio XIII alcuni decenni prima:
viene affidata, in un primo tempo, a Pierluigi da Palestrina, e riprendendo istanze ed esperienze
umanistiche riduce il canto gregoriano ad uno stato "mostruoso": ritmica mensuralistica,
eliminazione dei melismi, gruppi neumatici spostati sulle sillabe toniche, ecc. Su tale versione,
che vanta una pretesa cattolicit e perci viene largamente diffusa, si esercitano numerosi teorici
barocchi, che producono una nutrita letteratura di metodi per l'esecuzione e di giustificazioni
ideologiche.
interessante, a questo proposito, una testimonianza di Felix Mendelssohn sul modo in cui
veniva eseguito il "canto gregoriano" a Roma nell'Ottocento:[4]:
L'intonazione affidata a un soprano solista, che lancia la prima nota con vigore, la carica di
appoggiature e termina l'ultima sillaba su un trillo prolungato. Alcuni soprani e tenori cantano la
melodia come nel libro, o gi di l, mentre contralti e bassi cantano alla terza. Il tutto reso su un
ritmo saltellante.
(F. Mendelssohn, 1830)
La stessa "Medicea", comunque, per quanto imposta d'autorit da Roma, si riveler insufficiente
ed insoddisfacente: una copiosa produzione neo-gregoriana o pseudo-gregoriana (per esempio
Attende Domine, o Rorate caeli) si fa strada soprattutto nelle regioni francofone. Appaiono cos
delle melodie "moderne", alcune anche di tutto rispetto, che forniscono una base al repertorio
popolare in latino (Messe, antifone, etc.).
Nonostante lo stato di decadenza, il canto gregoriano sentito da alcuni spiriti come un'ancora di
salvezza del contesto liturgico, e come strumento di salvaguardia dei testi rituali. Ci si
comprende tenendo conto della invasione del "bel canto", dell'operismo e del concertismo nei riti
sacri.
Edizioni critiche
Ne 1974 fu pubblicata l'auspicata nuova edizione del Graduale Romanum curata dai monaci
dell'Abbazia di Solesmes.
Nel 1975 fu fondata a Roma l'Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano su iniziativa
di Luigi Agustoni, con l'intento di proporre un testo critico del Graduale alla luce di uno studio
approfondito dei pi antichi testimoni della tradizione testuale: il tentativo estremo di coniugare
rigore filologico (thesaurum gregorianum autenticum integre conservare) e nuovi intendimenti
pratici (Rubricae autem ampliorem facultatem praebent hauriendi e Communibus noviter
dispositis, ita ut necessitatibus quoque pastoralibus largius satisfiat): come risultato nel 1979
venne pubblicata l'edizione tipica del Graduale Triplex, rappresentazione musicale in notazione
quadrata del Graduale Romanum con l'aggiunta della notazione sangallese e della notazione
metense, alla luce dello studio condotto dai monaci di Solesmes sui codici di Laon, San Gallo,
Einsiedeln e Bamberga.
,
Sia nei canti dell'Ufficio come in quelli della Messa si riscontrano tutti i generi-stili compositivi
del repertorio gregoriano; essi si possono classificare in tre grandi famiglie:
I canti di genere salmodico, sillabico o accentus (quando ad ogni sillaba del testo corrisponde
solitamente una sola nota) come ad esempio la salmodia o le pi semplici antifone dell'Ufficio, le
melodie semplici dell'Ordinario e i recitativi del Celebrante.
I canti di genere neumatico o semiornato (quando ad ogni singola sillaba del testo
corrispondono piccoli gruppi di note) come ad esempio gli Introiti, gli Offertori e i Communio
della Messa o alcune antifone pi ampie dell'Ufficio.
I canti di genere melismatico, ornato o concentus (quando ogni sillaba del testo fiorita da
molte note) come ad esempio i Graduali e gli Alleluia o i responsori prolissi dell'Ufficio. Tipico di
questo genere la presenza dei melismi.
Prima di affrontare per sommi capi questo vastissimo argomento bene precisare che nel canto
gregoriano il testo-preghiera legato indissolubilmente ad una melodia e ne forma una completa
simbiosi. Il gregoriano il canto della pienezza della parola; esso nasce per ornare, esaltare e dare
completezza espressiva ai testi della liturgia. Le melodie gregoriane esistono solo in funzione del
loro elemento primario, il testo, al punto da identificarsi con esso e assumerne le qualit. Pertanto,
la qualit ritmica del neuma si attinge dal testo e non dalle qualit fisiche del suono. La perfetta
simbiosi fra testo e melodia costituisce nel gregoriano il dato
fondamentale per la soluzione del problema del valore delle note.[6] Il Canto gregoriano non
conosce mensuralismo e la sua interpretazione basata essenzialmente sul valore sillabico di
ciascuna nota, caratterizzato da una indefinibile elasticit di aumento e diminuzione.
L'anima del linguaggio parlato e musicale costituita dal ritmo. Il ritmo, nel linguaggio parlato,
consiste in un succedersi coordinato di sillabe in una o pi parole. quindi un fenomeno di
relazione, che viene espresso dall'accento e dalla finale di una parola. La sillaba tonica rappresenta
il punto di partenza e di slancio del movimento, il polo di attrazione delle sillabe che precedono
l'accento e il polo di animazione
delle sillabe che vanno verso la cadenza.[7]
Nel canto gregoriano la melodia legata essenzialmente al testo, perch nasce e si sviluppa su un
determinato testo, dal quale prende le qualit ritmiche ed espressive. Il testo quindi costituisce
l'elemento prioritario e anteriore della composizione gregoriana. Gli elementi che concorrono a
formare un qualsiasi testo sono le sillabe, le parole e le frasi. La sillaba non forma un'entit
autonoma assoluta, ma in funzione di un'entit maggiore, la parola, e ogni parola ha un accento
proprio che viene mantenuto nel contesto della frase rendendo possibile lo sviluppo di un ritmo
del verso.
La stessa cosa avviene nella melodia. Il neuma (di uno o pi suoni sopra ad una sillaba) non
autonomo, ma in funzione di un inciso melodico-verbale, che corrisponde ad una o pi parole, a
seconda del genere compositivo. Nel genere sillabico, la parola non sempre sufficiente a
determinare un'entit ritmica
completa. Nel genere semiornato, dove ogni sillaba comporta pi suoni, di solito un inciso
melodico-verbale ben caratterizzato da una sola parola. Nl genere ornato o melismatico (con
fioritura di note sopra una sillaba), la parola viene esaltata al punto da lasciare il posto alla
melodia.
La sillaba del testo latino rappresenta il valore sillabico della nota cio l'entit stessa del neuma ed
da notare che la struttura del verso latino determinata dalla rigida distinzione che il latino
classico opera fra sillabe lunghe e sillabe brevi. Ma con il latino volgare, a cui derivano le lingue
romanze (italiano, spagnolo, francese, portoghese, romeno, ecc.), questa differenza non si avvert
pi, e l'accento tonico della parola and acquistando maggiore importanza.
Semiografia gregoriana
I neumi
Ci che in musica moderna si chiama nota musicale, in gregoriano detto neuma (dal greco
"segno") con la differenza che un neuma pu significare una nota singola o un gruppo di note.
Nella trascrizione moderna del repertorio gregoriano si utilizzano note di forma quadrata
(contrariamente alla notazione di tutta l'altra musica) dette notazione quadrata; esse sono la
naturale evoluzione della scrittura presente negli antichi manoscritti. Bisogna infatti considerare il
fatto che la trasmissione del canto gregoriano nata oralmente poi i notatori hanno cominciato a
scrivere sui testi da cantare dei segni che richiamassero gli accenti delle parole (notazione
adiastematica cio senza rigo); l'evoluzione di questi segni ha prodotto la notazione gregoriana
che conosciamo oggi (notazione diastematica cio sul rigo). La grafia fondamentale del
gregoriano data dal punctum e dalla virga; dalla sua combinazione con altri neumi scaturiranno
tutti gli altri segni nelle loro infinite combinazioni (ad. es il pes, neuma di due note ascendenti, la
clivis neuma di due note discendenti, il torculus e il porrectus neuma di tre note ascendenti e
discendenti, il climacus neuma di tre o pi note discendenti...).
Neumi monosonici:
Neumi plurisonici:
2 note
3 note
Il Rigo
Il repertorio gregoriano pu trovarsi nella sua forma originale sia in forma diastematica che
adiastematica, rispettivamente con oppure senza riferimenti spaziali. I brani diastematici vengono
trascritti su di un rigo detto tetragramma che legge in chiave di do e che consta di quattro linee
orizzontali con tre spazi all'interno;
si leggono dal basso verso l'alto. Alcune volte si pu aggiungere una linea supplementare ma,
spesso per melodie che oltrepassano l'estensione del rigo si preferisce utilizzare il cambio di
chiave. Generalmente i brani con la scrittura diastematica risalgono all'XI sec d.C. poich vennero
inventati da Guido d'Arezzo.
Le Chiavi
Nei manoscritti antichi per riconoscere precisamente l'altezza dei suoni furono utilizzate le lettere
alfabetiche. Due di queste C e F che corrispondono rispettivamente al Do e al Fa diventarono le
lettere chiave utilizzate nella trascrizione del repertorio. Nelle moderne edizioni la chiave di Do
pu essere posta sulla quarta, sulla terza e sulla seconda linea mentre la chiave di Fa si trova
generalmente sulla seconda e sulla terza linea, raramente sulla quarta, mai sulla prima.
Alterazioni
Il gregoriano conosce solo l'alterazione del bemolle, il quale effetto viene eliminato con l'utilizzo
del bequadro. Il bemolle viene impiegato solamente per l'alterazione della nota Si: il termine
deriva dalla notazione musicale alfabetica nella quale la lettera b, corrispondente alla nota Si,
quando disegnata con il dorso arrotondato (b molle) indicava il Si bemolle mentre con il dorso
spigoloso (b quadro) indicava il Si naturale (cfr anche la teoria degli esacordi). Il bemolle usato
nella notazione vaticana (la notazione quadrata ancora in uso nelle stampe ufficiali), presenta in
realt il contorno spigoloso, in ossequio alla forma quadrata di tutti gli altri segni utilizzati.
Il bemolle ha valore fino alla fine della parola alla quale associato e, a differenza della notazione
attuale, veniva posto non necessariamente prima della nota interessata ma anche all'inizio della
parola o del gruppo di neumi che contenevano la nota da abbassare.
Stanghette
Le moderne trascrizioni di canto gregoriano fanno uso di alcune lineette di lunghezza variabile
poste verticalmente sul rigo musicale; esse hanno lo scopo di suddividere le frasi melodico-verbali
della composizione (come se fossero i segni di punteggiatura di un testo). - Il quarto di stanghetta
delimita un inciso melodico-verbale. - La mezza stanghetta delimita una parte di frase. - La
stanghetta intera delimita la fine della frase e molto spesso coincide con la conclusione del
periodo testuale. - La doppia stanghetta ha lo stesso significato di quella intera ma si usa al
termine di un brano oppure per evidenziare l'alternanza di esecutori.
Custos
una nota pi piccola che si traccia alla fine del rigo e ha lo scopo di indicare al cantore la nota
che comparir all'inizio del rigo seguente.
2 spazio
Linea 2
1 spazio
Linea 1
Per determinare il nome e la natura delle note viene posta allinizio del tetragramma la chiave di
DO oppure di FA.
Chiave di DO
Chiave di FA
Si ottengono cos 9 suoni, estensione sufficiente per le melodie gregoriane, quando necessario
una maggiore estensione si ricorre ad una stanghetta supplementare.
Quando la melodia si sposta troppo sopra o sotto il tetragramma, onde evitare laggiunta di pi
stanghette e tagli in testa, viene spostata la chiave su un altro rigo.
ne
tard-ve-
ris.
Confundn-
Va comunque ricordato che la nota sottostante alla chiave un intervallo di un semitono, lunica
alterazione del repertorio gregoriano il SI bemolle che fa parte di un periodo pi recente, la sua
durata dalterazione sar sino alla stanghetta o respiro successivo dopo il quale, se non sar
ripetuto il segno bemolle, , il SI sar cantato naturale cio un semitono sotto il DO.
Aec
di-
es,
D-
mi-
nus
SI naturale
Per indicare la nota nel rigo successivo viene posta al termine del rigo precedente un segno chiamato
CUSTOS o GUIDA
La prossima
nota un FA
Infatti la prima
nota un FA
Semplice
La stanghetta media che viene posta nelle due righe interne al tetragramma un respiro normale,
non allungato, cio quel tanto che serve per riprendere subito il canto della semifrase successiva.
Mentre la stanghetta intera, quella che percorre verticalmente il tetragramma un respiro o pausa
evidente, un attimo di silenzio che pi essere anche definito unespressione.
La doppia stanghetta invece lindicazione della conclusione di tutta la composizione o della prima
parte per poi essere seguita dal SALMO o dal VERSETTO.
Per comprendere chiaramente il punto di intonazione e lambito modale del canto riporto qui di
seguito la tavola degli intervalli ricordando che sempre, salvo alterazioni, la distanza tra il SI/DO e
MI/FA un semitono.
Seconda minore - _ tono
MI
FA
SI
DO
DO
RE
FA
SOL
RE
FA
LA
DO
DO
MI
SOL
SI
DO
FA
SOL
DO
FA
SI
Quarta eccedente,
tritono 3 toni
Quinta giusta 3 toni e _
DO
SOL
FA
DO
Ottava
DO
DO
Gli asterischi _ servono per indicare il termine dellintonazione eseguita da un solista dopo la
quale inizia tutto il coro.
Inton.
Coro
F-
li-
us me-
us es
tu,
Mentre il trattino verticale posto sotto il neuma si chiama ICTUS ed un appoggio ritmico.
TAVOLA DEI NEUMI
Notazione di s. Gallo secolo X
Notazione vaticana
Punctus
Virga
Pes o podatus
Clivis
Porrectus
Torculus
Notazione rotonda
Scandicus
..
Salicus
.
Climacus
.
.
Porrectus flexus
Scandicus flexus
Salicus flexus
..
Torculus resupinus
Climacus resupinus
Pes subbipunctis
Scandicus subbipunctis
Scandicus subbipunctis
resupinus
..
..
.
.. .
.
.. .
Oriscus
EPIPHONUS
I neumi monosonici, cio che portano un unico suono, nella notazione quadrata o vaticana e nella
notazione di s. Gallo sono:
PUNCTUS
QUADRATUM
VIRGA
PUNTINO ROTONDO
PES o
PODATUS
PORRECTUS
TORCULUS
Sono tre note discendenti, viene anche chiamato virga subbipunctis con
possibilit di avere alte note in discesa e allora sar subtripunctis,
subdiatesseris (una+quattro) subdiapente (una+cinque).
..
CLIMACUS
Neuma formato da tre note ascendenti con leggero aumento della prima
nota.
SCANDICUS
SALICUS
.
.
. .
TRIGON
BIVIRGA
TRIVIRGA
STROPHICUS
ORISCUS
PRESSUS
.
major
minor
VIRGA
STRATA
PES
QUASSUS
PES
STRATUS
QUILISMA
Anno 2000
Giovanni Vianini
SCHOLA GREGORIANA MEDIOLANENSIS
Basilica di S. Marco Milano
Chiesa di S. Maria del Carmine Milano
Tempio civico di S. Sebastiano Milano
20133 Milano via Masotto 30
Italia
02 70.100.338
02 70.104.245
339 76.04.237
vianini@mail.virtuale.it
www.xfiles.it/cantogregoriano