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L’ORATORIO

Tra il 500 e il 600 la Chiesa era diventata Più una potenza politica Che un’autorità di
tipo spirituale: il Concilio di Trento aveva avuto il risultato di moralizzare i costumi e gli
usi. Per contrastare la riforma protestante alcuni cittadini diedero il proprio contributo
per il messaggio evangelico e per la sua diffusione, cercando di liberarlo dai vincoli e le
usanze più artificiali. In questo contesto spicca la figura di San Filippo Neri, un
sacerdote fiorentino che verso i 1550 riunisce in alcuni luoghi di Roma come la chiesa
di San Girolamo della carità, gente comune allo scopo di pregare, discutere di temi
spirituali in modo informale. In poco tempo ebbe un grosso seguito, tanto che nel 1575
il Papa donò a Filippo la chiesa di Santa Maria in Vallicella. Che venne ricostruita e
ampliata per contenere più gente. Nel 1640 venne inaugurato un edificio adiacente
l’oratorio di Santa Maria in Vallicella. Il termine oratorio, quindi, indica il luogo e le
adunanze. Nel nell’oratorio la musica ebbe un ruolo primario, perché tra Lodi e
preghiere si eseguivano insieme canti religiosi, principalmente Lodi, a tre voci in
volgare. Nel 500 furono addirittura stampate 9 volumi di Lodi composte
appositamente per l’oratorio di Neri. Le Lodi erano simili alle forme profane leggere
come la Villanella, Strofiche. Ed omoritmiche alcune erano in forma di dialogo ed erano
dette dialogiche che però col tempo vennero abbandonate col passare degli anni. Il
contesto sociale degli oratori cambia, e sempre più adunanze vengono frequentate dai
vescovi, cardinali e aristocratici a discapito dei laici. Un ecclesiastico dotto declama un
sermone preceduto e susseguito da interventi musicali più elaborati delle laude, i
madrigali monodici composti da grandi compositori ed eseguiti da professionisti.
Intorno agli anni 30. 40 del 600 si assiste invece ad una influenza della musica barocca
che non aveva ancora toccato la musica sacra. Vengono introdotti brani accompagnati
dal basso continuo sullo stile Monodico operistico in alternanza con recitativi e ariosi.
Sono definibili quindi opere in miniatura con versi poetici in italiano, ma senza l’utilizzo
di scenografie, costumi e azione drammatica. Si impiegavano cantanti solistici. Coro e
strumenti come due violini e basso. Potevano esserci due modalità di adoratori: una
lunga divisa in due parti, intercalata dalla predica o una corta in cui si eseguivano due
oratori, col primo incentrato su un episodio del vecchio Testamento e secondo sul
nuovo testamento. In ogni caso l’oratorio non è all’interno della celebrazione. La prima
fase dell’oratorio è caratterizzata dall’attività di Giacomo Carissimi che ricoprì la carica
di insegnanti di musica al collegio germanico dei gesuiti, dove la musica diretta dal
compositore era a trazione per laici e stranieri di passaggio. Al Collegio e gli compose
anche oratori in volgare e soprattutto in latino. Questi erano simili a quelli in volgare,
anche se erano perlo più in forma breve, e consistevano nella parafrasi in prosa di un
brano biblico, era presente un narratore eseguito da più cantanti e accompagnati,
come gli altri personagg, esclusivamente dal basso continuo. I maggiori compositori
dell’oratorio tra il 600 e il 700 furono Scarlatti, HAndel, Bonaccini, Vitale, Vivaldi. A
Roma non cantavano le donne che invece venivano sostituite dai castrati. Il teatro
Tordinona, dove Carelli lavoro per molto tempo, veniva spesso chiuso, così le grandi
famiglie aristocratiche organizzavano rappresentazioni pubbliche. Creando degli
apparati con scenografie in cartapesta sfarzosi e celebrativi. Qui venivano seguiti anche
oratori oltre alle opere.

JEPHTE DI CARISSIMI.
Gli oratori erano quindi composizioni musicali devozionali molto simili a un’opera che
aprivano e chiudevano un sermone. I testi latini e volgari parafrasavano e integravano i
brani biblici letti. Il testo dell’oratorio più famoso di carissimi e lo JEPHTE E parla di un
condottiero che giurò da sacrificare a Dio la prima persona che avesse incontrato, se
avesse battuto in guerra i nemici di Israele. Dopo la vittoria, la prima persona che
incontra è la figlia, che dovette sacrificare. Nel testo sacro sono presenti delle
FIGURAE, ossia degli strumenti retorici in grado di caricare di significato un
determinato verso, cercando di muovere un affetto. Carissimi, per questo viene
considerato il compositore che nel suo campo più era in grado di muovere gli affetti,
esemplare e l’episodio in cui la figlia di JEPHTE accoglie il padre in modo festorso e poi
riceve la notizia che deve essere sacrificata. Osservando infatti il piano complessivo
dell’ORATORIO, si nota come ci siano due repentini cambi di tonalità per contrapporre
gli effetti. Inoltre, la contrapposizione affettiva è data anche dall’utilizzo del Recitativo,
Arioso, e Arie Solistiche alternati, come nell’opera. Difatti il Recitativo della Jeep è
molto simile a quello operistico, successione di note ribattute, piccoli salti melodici e
basso poco mobile. Carissimi, viene considerato un compositore in grado persuasiva la
sua musica, attraverso delle vere e proprie figure retoriche musicali come i cromatismi
accostati a situazioni affettive accorate e dolorose e doppia attraverso le figure
musicali, le figure retoriche del testo.

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