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La prima svolta avviene nel 313 con l'editto di Milano: diritto di libertà di espressione per tutti i culti
religiosi. I cristiani potevano finalmente professare il proprio credo senza venire perseguiti. Inizia,
così, l'espansione del cristianesimo prima in ambito religioso e, successivamente, anche in ambito
politico (dopo la caduta dell'impero romano alcuni papi diventano protettori delle città).
La svolta finale avviene nel 380 con l'editto di Tessalonica: il cristianesimo diviene religiose ufficiale
dell'impero.
Si ha ripercussione importantissima sul culto: divenendo pubblico, esso si sviluppa in forme più
strutturate e sorgono luoghi specifici ad esso adibiti, le basiliche.
Nonostante, ciò, il rito cristiano non si diffonde allo stesso modo in tutte le regioni dell'impero e il
risultato è la presenza di riti tra loro differenziati.
(il concetto di molteplicità dei riti)
questo è dovuto alle differenze ambientali e culturali e, probabilmente, alla difficoltà di
comunicazione tra le varie comunità.
Tra le più importanti forme autonome di riti liturgici sviluppatesi fuori dall'Italia prima dell'opera di
romanizzazione sono da ricordare:
-il rito greco bizantino, sviluppatosi nel bacino mediterraneo orientale
-il rito gallico, praticato nella Francia del Regno Franco-romano
-il rito mozarabico, rimasto in uso nella penisola iberica fino al XI secolo.
Tra i riti che fiorirono in Italia, prima che il canto gregoriano prendesse il sopravvento, figurano i riti
romano antico, aquileiese, beneventano e ambrosiano.
Del rito romano antico, diffusasi a Roma nell'italia centrale a partire del IV secolo, sono pervenute
fonti con notazione musicale che contengono un repertorio di melodie differente da quello dei
manoscritti del repertorio gregoriano. Queste melodie sono caratterizzate dal procedere per gradi
congiunti in un limitato ambito melodico e con una forte presenza di melismi, utilizzati per abbellire
le singole sillabe.
Rito ambrosiano: a partire del IV secolo, a Milano, nasce il rito ambrosiano, è l'unico canto di
origine autonoma che persiste all'ascesa del canto gregoriano e si è conservato fino ad adesso. La
liturgia ambrosiana e il relativo canto si consolidarono in epoche posteriori a quella del vescovo
Sant'Ambrogio ma si pensa che egli abbia preso parte alla sua elaborazione.
Nelle '' confessiones'' Ambrogio introduce nel rito milanese il canto ''degli inni e salmi alla maniera
delle regioni orientali'' che prevedeva l'esecuzione alternata tra:
-tra due gruppi dell'assemblea liturgica, pratica detta antifonia
-tra il solista e il coro, pratica detta responsoriale.
La fama di Ambrogio è legata al suo importante contributo nello sviluppo dell'inno.
4 sono sono i testi di inni a lui sicuramente attribuiti:
I canti ambrosiani si caratterizzano per la grande varietà di stili che vengono adottati:
molte melodie sono estremamente semplici e sillabiche ma con una sovrabbondanza di intervalli di
seconda. Altre, invece, procedono con tanti ed estesi melismi.
I monasteri e la musica
al sorgere del IV secolo si assiste in occidente al sorgere del monachesimo, nato in oriente ma poi
penetrato in occidente, scelta di vita che ha l'intento di poter condurre una vita solitaria o in piccoli
gruppi.
Oltre che centri di attività culturali, i principali monasteri divennero punti di riferimento importanti
per l'organizzazione della liturgia, soprattutto quella dell'ufficio delle ore.
Il canto gregoriano
il canto liturgico gregoriano è il risultato di una fusione del canto romano con quello gallico come
conseguenza dell'unificazione e della romanizzazione della liturgia voluta dai sovrani carolingi in
tutti i territori del sacro romano impero.
Una legenda conferisce la paternità del canto a gregorio magno, che gli sarebbe stata suggerita da
dio attraverso lo spirito santo sotto forma di colomba. In verità, esso è nato per ragioni politiche e
religiose. Infatti, vi è un'avvicinamento del papato ai Franchi di fronte all'avanzata longobarda.
Iniziano numerosi contatti tra Roma e Aquisgrana e, nel corso di questi contatti, ci si rende conto
che il canto liturgico presso i franchi era diverso da quello romano (rito gallicovsrito vetero-
romano). Si decide, quindi, di avviare un processo di unificazione del rito cercando di ''trapiantare''
il rito romano presso i franchi. La motivazione era più politica che religiosa: il sacro romano impero
era un impero conquistato militarmente e tollerare una pluralità di qualsiasi tipo andava a minare il
progetto di accentramento dell'autorità imperiale. Quindi, unità religiosa andava di pari passo alla
unità politica.
Vennero inviati maestri in grado di insegnare ai franchi il rito romano. Il risultato fu un ibrido.
Nascita di un nuovo canto che si può definire franco- romano.