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Scuola Statale Italiana di Madrid – Liceo Scien2fico “E.

Fermi”
Corso di Disegno e Storia dell’Arte – Prof. Antonio Mar7re

L’ARTE ROMANICA

1. INQUADRAMENTO STORICO
Lo sviluppo dell’arte romanica avviene principalmente nel corso dei secoli XI e XII in un’area europea molto vasta che
si estende dalla Spagna ad ovest sino alla Polonia ad est ed includendo l’Italia a sud e la Francia e l’Inghilterra a nord. Il
secolo XI rappresenta un secolo molto importante per lo sviluppo dell’Europa. Dopo il passaggio tormentato dell’anno
1000 si assiste in tu>o il vecchio con?nente ad una forte ripresa economica. Le aBvità silvo-pastorali si riducono for-
temente e lasciano spazio a forme sempre più organizzate di agricoltura.
L’Europa cris2ana allarga sempre più i propri confini, espandendosi verso est nei confron? delle popolazioni slave,
verso ovest, ovvero verso la Spagna, nei confron? dell’Islam, e verso oriente. In questa fase dell’occidente cris?ano
gran parte della vita ruota intorno alla religione ed alla sua espressione is?tuzionale, la Chiesa. Quest’aspe>o è decisi-
vo per comprendere il ruolo che l’archite>ura ecclesias?ca avrà nello sviluppo del linguaggio romanico.
Come osserva Argan, nel corso dei secoli XI e XII non è ancora nato il conce>o storico di Europa, sebbene si assista già
ad una profonda separazione tra Oriente ed Occidente, separazione che culmina in campo religioso con lo scisma
d’Oriente (1054 d.C.). La nascita del linguaggio romanico coincide appunto con la nascita della civiltà europea occiden-
tale.
Un aspeHo molto importante ai fini dello sviluppo dell’arte romanica è quello legato alla riforma monas?ca in seno
alla Chiesa, ovvero il ritorno alle forme an?che di vita evangelica. Il monaco francese Oddone di Cluny fu tra i primi ad
impegnarsi per il ritorno ai principi della regola benedeBna. Il monastero di Cluny, da cui derivò l’ordine cluniacense,
divenne un centro religioso di grande importanza; bas? pensare che intorno alla metà dell’XI secolo poteva contare già
un cen?naio di monasteri che aderivano alle sue nuove regole.
La necessità di ritrovare nuove forme di vita spirituale era la logica reazione alla forte corruzione presente all’interno
del clero. La Chiesa, nel corso del sec. XI a>raversa una fase di profonda crisi. La nomina del Papa avveniva normal-
mente per decisione delle famiglie feudali romane. L’anno 1032 vede eleggere come massima autorità ecclesias?ca un
bambino di appena dodici anni, Benede>o IX. Fu l’imperatore Enrico III ad intervenire nell’anno 1046 e a deporre il
pontefice. Sino al 1060, grazie ad un’alleanza tra riformatori ed imperatore, fu quest’ul?mo a nominare i pontefici,
scegliendoli tra i vescovi tedeschi. Ma a par?re dal 1060 il movimento dei riformatori si rende autonomo dalla poli?ca
dell’imperatore. La cosidde>a lo>a per le inves?ture termina con il concordato di Worms del 1122 in base al quale,
stabilendo due regimi differen? per l’Italia e la Germania, il Papa acquisisce un primato poli?co sull’Italia.
Un ulteriore mo2vo di confliHo tra l’Impero e la Chiesa, che si intrecciò con le aspirazioni autonomis?che delle ci>à
della lega lombarda, nacque per il controllo del grande feudo della Toscana che Ma?lde di Canossa lasciò in eredità alla
Chiesa. In realtà la legge prevedeva che tuB i beni feudali, in mancanza di discendenza all’interno di una casata, do-
vessero ritornare di diri>o all’imperatore. Il forte scontro che ne derivò vide coinvol? da un lato l’imperatore e dall’al-
tro i comuni in associazione con il potere ecclesias?co. La pace di Costanza del 1183 riconobbe all’imperatore la totale

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autorità sulla Toscana, ma sancì allo stesso tempo l’indipendenza dei comuni della lega lombarda. La nascita di ci>à
autonome all’interno della pianura padana rappresentava una grande vi>oria, aprendo nuove strade per il superamen-
to delle stru>ure feudali.
• Nell’Italia meridionale la situazione era alquanto differente. Accanto ai principa? longobardi ritroviamo ci>à
autonome, come Napoli, Gaeta ed Amalfi, un numero elevato di piccoli feudi, colonie greche e presenze arabe.
Saranno i Normanni a riunificare il mezzogiorno. Ruggero I so>ome>e la Sicilia nel 1072, mentre Ruggero II riesce
in seguito ad unificarla con la “Sicilia” con?nentale.

2.LE CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO ROMANICO


La nascita del linguaggio romanico coincide con la nascita di una civiltà europea ed in Italia con la forte ripresa eco-
nomica delle ci>à e dei comuni. L’autonomia delle ci>à romaniche non è più basata sulla potenza militare o sulle capa-
cità di conquista. La loro forza principale risiede nel lavoro. Anche la Chiesa, che rimane l’is?tuzione principale a>orno
alla quale ruota l’intera vita sociale, acce>a il lavoro poiché in esso vede la normale con?nuazione dell’opera creatrice
di Dio. Essendo stata creata da Dio, la materia ha in sé un principio spirituale; l’uomo, a>raverso la sua opera, pren-
dendo un blocco di pietra inerte, lavorandola e ricavandone una forma, con?nua in qualche modo l’a>o crea?vo. Nelle
ci>à nasce il nuovo ceto dei cosiddeB “borghesi”, ovvero gente “del borgo”, uomini di ci>à, formato in gran parte da
ar?giani e da mercan?. Accanto al lavoro degli ar?giani, quello dei mercan? riveste a sua volta un ruolo importante; il
commercio è, infaB, un’aBvità che incoraggia, valorizza e diffonde la produzione. È interessante osservare come la
tecnica dell’ar?gianato romanico si differenzi notevolmente da quella bizan?na. Quest’ul?ma trovava la sua massima
espressione nella rispondenza ad un canone, ad una regola, ad un arche?po ideale; la tecnica romanica, invece, cerca
incessantemente forme nuove, basate sull’invenzione. Come osserva Argan, l’invenzione presuppone “l’esperienza
della tradizione che si vuol superare”: per questo la tecnica si fa essa stessa storia in una società che desidera afferma-
re il valore della propria storia. Il monumento, in qualità di ogge>o che racchiude la “memoria storica” della ci>à, as-
sume quindi un ruolo fondamentale nella società romanica.
Il monumento principale delle ci>à romaniche è sicuramente la ca>edrale. Storicamente l’impianto planimetrico deri-
va dire>amente dalla basilica romana. Come quest’ul?ma, la ca>edrale romanica (oltre ad essere ovviamente il luogo
di culto) è il luogo vivente della società, il luogo in cui l’intera comunità si raduna a dove a volte la ci>adinanza ricerca
riparo in caso di invasioni.
• Lo s2le romanico trova la sua massima espressione nell’archite>ura; anche la scultura assume un ruolo
importante, ma essa è sempre pensata in funzione dell’archite>ura. In molte ca>edrali romaniche la maggior
parte degli elemen? archite>onici, quali ?mpani, capitelli, portali, sono invasi le>eralmente dalla scultura. La
scultura racchiude significa? allegorici e simbolici ed il suo ruolo è quello di “dare la parola” all’archite>ura. La
società cris?ana occidentale del nuovo millennio è una società fortemente permeata di religiosità, per cui tale
cara>eris?ca influenza notevolmente lo s?le e i temi dell’arte figura?va. In molte sculture romaniche c’è infaB una
diffusa rappresentazione, quasi ossessiva, del peccato e del male. Figure mostruose, evoca?ve di punizioni divine
e dannazioni eterne, popolano così le ca>edrali romaniche. Una cara>eris?ca ?pica della scultura romanica è lo
s?le grafico, ovvero l’uso di segni come indicazione simbolica e s?lizzata delle forme da rappresentare. Anche se ci

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sono pervenu? diversi esempi in cui l’aspe>o naturalis?co è ne>amente predominante (vedi -> il capitello con i
quaHro fiumi del Paradiso) in generale nelle sculture romaniche l’intento simbolico è maggiormente u?lizzato in
luogo della descrizione realis?ca.
• La caHedrale è un organismo archite>onico molto complesso. Planimetricamente si sviluppa normalmente
secondo il modello a croce la?na, anche se non mancano esempi di ca>edrali romaniche a pianta centrale. Lo
spazio interno si ar?cola in tre o cinque navate e normalmente il transe>o è molto sviluppato. All’incrocio tra la
navata principale ed il transe>o si erge, racchiusa nel ?burio, la cupola, stru>ura archite>onica che possiede
anche for? valori simbolici, rappresentando quasi una volta celeste che si sviluppa sopra l’altare, tramite tra
l’uomo e Dio. La volumetria della ca>edrale romanica è impostata su tre differen? livelli: le navate, il presbiterio,
la cripta. La cripta, luogo in cui è presente la sepoltura del santo, è per la maggior parte al di so>o del livello del
suolo. Sopra di essa si erge il piano del presbiterio, che risulta sopraelevato rispe>o al piano delle navate, ovvero
allo spazio in cui si radunano i fedeli. In questo modo tuB possono avere una visione perfe>a del luogo in cui si
compie il rito. Lo spazio della ca>edrale si sviluppa pertanto in tu>e le direzioni spaziali, sia planimetricamente, sia
in alzato; la croce la?na, come osserva Argan, non è più soltanto un tema simbolico, ma un vero e proprio schema
volumetrico: sezionando ver?calmente con un piano ideale la ca>edrale all’altezza dell’altare si o>errebbe, infaB,
una croce come la pianta. Lo spazio delle navate risulta anch’esso fortemente ar?colato. All’interno della navata
centrale si affacciano a>raverso finestre polifore i matronei, corridoi pos? al di sopra delle navate laterali, di
derivazione romana e paleocris?ana, chiama? così perché generalmente des?na? alle donne. L’elemento che
scandisce il ritmo a livello planimetrico ed in alzato è la campata. Questa è coperta solitamente con una volta a
crociera, derivante dall’intersezione di due volte a bo>e. Ogni campata include nella volta corrispondente sei archi
portan?, qua>ro perimetrali e due diagonali. Ciascun arco scarica sui qua>ro sostegni d’angolo una porzione di
carico. La presenza degli archi diagonali genera l’insorgere di spinte trasversali; per questo mo?vo la funzione
portante non può più essere affidata a semplici colonne che hanno la capacità di trasme>ere sforzi esclusivamente
lungo l’asse ver?cale, ma a pilastri di forma complessa come pilastri cruciformi, elemen? quadrangolari con
semicolonne addossate ai la?, o pilastri polis?li, con o>o o più semicolonne. Le spinte esercitate dalle volte verso
l’esterno sono solitamente assorbite dai cosiddeB contraffor7, elemen? di rinforzo sporgen? nei muri perimetrali.
Normalmente il rapporto tra le campate della navata principale e quello delle laterali è di uno a due. Per questo
mo?vo tra i pilastri delle campate principali si inserisce una coppia di archi sorre>a da una colonna; tale elemento
ver?cale, unitamente ai pilastri principali, scandisce il ritmo delle navate laterali. L’illuminazione è affidata in
genere ad una serie di finestre con ?piche aperture a bocca di lupo poste, per la navata principale, superiormente
ai matronei. È presente, inoltre, generalmente un grande rosone in facciata. Nella zona absidale solitamente si
aprono ampie cappelle. La presenza di un deambulatorio con cappelle radiali è ?pica delle ca>edrali romaniche
che si inseriscono nel camino de San7ago, pellegrinaggio intrapreso da mol? fedeli da varie par? d’Europa verso la
ca>edrale di San?ago di Compostela. La funzione del deambulatorio e delle cappelle era in questo caso quella di
accogliere le reliquie di mar?ri o san?.

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3.IL ROMANICO NELLE TRADIZIONI LOCALI


Pur essendo presente una matrice comune al linguaggio romanico, che è l’archite>ura dell’an?ca Roma, il lin-
guaggio romanico assume delle cara>eris?che diverse a seconda del luogo geografico in cui si sviluppa, legandosi
alle differenze culturali locali.

• 3.1 Le chiese di pellegrinaggio


Fanno parte di questo gruppo tu>e le chiese poste lungo il noto Camino di San7ago, ovvero il percorso che i pel-
legrini, provenien? da tu>a Europa, seguivano sino alla ca>edrale di San7ago de Compostela. La stru>ura archi-
te>onica di tali chiese trova la sua spiegazione nella funzione principale cui dovevano assolvere, ovverosia l’acco-
glienza di un gran numero di pellegrini. Il proto?po di tali costruzioni è riconosciuto in due chiese andate distrut-
te, Saint-Mar7n di Tours e Saint-Mar7al di Limoges.

! 3.1.1 Basilica di Saint Sernin – Tolosa


La famosa Basilica di Tolosa racchiude molte cara>eris?che comuni alle archite>ure romaniche europee, ed in
par?colare alle chiese di pellegrinaggio. Cronologicamente rientra nella fase matura del romanico, tra la seconda

metà dell"XI sec. e la prima metà del XII. In questa fase gran parte delle coperture lignee sono sos?tuite con

coperture in muratura, per prevenire i rischi derivan? da possibili incendi. Una delle cara>eris?che comuni alle

chiese di pellegrinaggio è rappresentata dalla grande spazialità dell"impianto planimetrico, per accogliere la

grande massa di fedeli. La basilica di Saint Sernin presenta in pianta la ?pica forma a croce la?na, con cinque
navate e grande transe>o a tre navate. La copertura della navata principale, la cui altezza è notevolmente

superiore a quella delle navate laterali, è affidata a volte di ?po a bo>e. L"interno è molto ar?colato, con matronei

che corrono sia lungo le navate principali, sia su quelle trasversali del transe>o. L"abside, molto sviluppata,

comprende un deambulatorio con cappelle radiali in cui sono accolte le reliquie dei san?, ogge>o di culto da parte

dei pellegrini. L"elevata spazialità planimetrica unitamente alla con?nuità degli spazi interni ed alla presenza di

diverse uscite secondarie perme>eva un con?nuo fluire dei pellegrini all"interno della basilica secondo diverse

direzioni. I pellegrini potevano, inoltre, occupare lo spazio della basilica a tu>o tondo. Lungo la prima navata
laterale, estendendosi sino al transe>o, corre, infaB, una tribuna: tale tribuna non è una semplice galleria di
passaggio, bensì uno spazio concepito per accogliere i fedeli, una sorta di chiesa sopra la chiesa. Il mutuo
equilibrio tra le volte della navata centrale e quello delle tribune spiega, inoltre, la snellezza dei pilastri in rapporto
alle elevate dimensioni della basilica. Le par? stru>urali e quelle portate sono chiaramente dis?nte a>raverso

l"u?lizzo di materiali differen?, pietra calcarea bianca per le une e ma>oni per le altre. Questa chiarezza esposi?va

della stru>ura, dell"anima della basilica, del gioco delle forze, è un tra>o ?pico di molte chiese romaniche. In Italia

si ritrovano diversi esempi del genere nel romanico lombardo, a par?re dalla capos?pite basilica di Sant"Ambrogio.

Ritornando alla basilica di Saint Sernin, bisogna osservare che l"imponenza della stru>ura è accresciuta all"esterno

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da una torre a cinque piani o>agonali rastrema?, che sve>a in corrispondenza dell"incrocio tra navata principale e

transe>o. Nei vari la? dell"o>agono, ai diversi livelli, si aprono altre>ante bifore. La stru>ura è coronata, inoltre,

da una guglia alta 65 metri. L"intera stru>ura basilicale è ornata da numerose decorazioni scultoree, altro tra>o

comune alle chiese romaniche. Fra le decorazioni di maggior pregio ricordiamo la porta Miégeville, aperta in
corrispondenza della quarta campata della navata meridionale e datata 110-1118. Qua>ro colonne con capitelli
riccamente decora? sostengono un arco dotato di una grande profondità, ai cui la? si trovano le statue di san

Pietro e san Giacomo. L"architrave è riccamente decorato con rilievi degli Apostoli, mentre nel ?mpano fa da

cornice un rilievo rappresentante l"Ascensione.

• 3.2 Il modello della chiesa di Cluny


La prima chiesa di Cluny, ere>a tra il 915 ed il 927, divenne ben presto insufficiente con la grande espansione

dell"ordine cluniacense in tu>a l"Europa. Fu costruita una nuova chiesa di Cluny tra il 955 ed il 1040, seguita da

una terza ere>a dopo il 1080, periodo di massima espansione dell"ordine. A>ualmente tu>o il complesso è

rido>o in rovine. La seconda e la terza chiesa sono, comunque, documentate indire>amente da chiese dello

stesso ordine che ne rifle>ono l"impostazione. La terza chiesa di Cluny superava in lunghezza i 185 metri. Divisa in

cinque navate, presentava due transeB; in tal modo l"impostazione planimetrica assumeva la forme di una croce

patriarcale. La navata era coperta da una volta a bo>e, con intervalli forma? da archi poggia? su pilastro con
capitelli. Al di sopra delle navate, separate tra loro con archi leggermente acu?, si estendeva il triforiom, una finta

galleria; ad un terzo livello ciascuna campata presentava infine una fila di finestre polifore. All"incrocio delle

navate con i transeB si levavano cupole racchiuse in ?buri, mentre l"ingresso principale della chiesa era

preceduto da un nartece a cinque campate. La chiesa era inclusa in un complesso molto esteso ed ar?colato, il
cui centro era rappresentato dal chiostro, vero e proprio cuore della vita monas?ca.

! 3.2.1 Il capitello con i quaHro fiumi del Paradiso

Il capitello fa parte di una serie di o>o esemplari colloca? in origine sulle colonne del deambulatorio dell"abbazia

di Cluny. I capitelli furono messi in salvo dopo la distruzione della chiesa nel 1824 ed a>ualmente sono conserva?
nel Museo Farinier di Cluny. I capitelli scolpi?, ricchi di immagini simboliche e di storie religiose figurate, sono un

elemento cara>eris?co delle chiese romaniche. Nell"ogge>o analizzato, i fiumi sono personifica? da qua>ro figure

maschili e ada>a? con grande abilità composi?va alla stru>ura del capitello, in par?colare lungo gli spigoli. Nelle

par? laterali qua>ro grandi alberi simboleggian? l"abbondanza sono dispos? secondo una simmetria assiale.

L"apice degli alberi sos?tuisce in modo molto naturale la classica rose>a che nei capitelli corinzi ornava la parte

centrale dell"imposta. L"elevata raffinatezza delle forme scolpite nel capitello, le fa>ezze armoniose delle figure le

cui posture rieccheggiano movenze danzan?, sono traB che si discostano notevolmente dalla tradizione scultorea

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romanica. Per questo mo?vo la datazione dei capitelli dell"abbazia di Cluny ha creato non pochi problemi.

Probabilmente lo s?le di queste opere è riconducibile alla tradizione dei maestri ar?giani che lavoravano l"avorio e

che erano maggiormente lega? alla tradizione colta carolingia. Secondo lo storico dell"arte statunitense Meyer

Shapiro, lo scultore dei capitelli di Cluny è riuscito abilmente a reinterpretare la tradizione classica, fondendo il

#disegno complesso delle ar? preziose dell"altare con la plas?cità […] degli intagliatori in pietra d"archite>ura”.

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