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Publications de l'École française

de Rome

La cattedrale in Italia
Gisela Cantino Wataghin, Letizia Ermini Pani, Pasquale Testini

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Cantino Wataghin Gisela, Ermini Pani Letizia, Testini Pasquale. La cattedrale in Italia. In: Actes du XIe congrès
international d'archéologie chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève, Aoste, 21-28 septembre 1986. Rome : École
Française de Rome, 1989. pp. 5-87. (Publications de l'École française de Rome, 123);

https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1989_act_123_1_3451

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P. TESTINI, G. CANTINO WATAGHIN E L. PANI ERMINI

LA CATTEDRALE IN ITALIA

NOTA INTRODUTTIVA

I - Criteri della ricerca

II territorio della penisola, oggi politicamente Italia, presenta -


com'è noto - un numero eccezionale di centri urbani nei quali si
conservano vestigia monumentali ο almeno memoria di complessi di chiese
episcopali, caratterizzati però tra nord, centro e sud per condizioni
geofisiche e antropologiche da difformità talora profonde nella vicenda

* Abbreviazioni :
AAAd = Antichità Alto Adriatiche.
AA. SS. = Ada Sanctorum.
Annali Perugia = Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Perugia.
AccScPadova = Atti e Memorie dell'Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti.
ACeSDIR = Atti del Centro Studi e Documentazione sull'Italia Romana.
AlstVeneto - Atti dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti.
AMSIstriana = Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria.
AMDMarche = Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche.
AMDModena = Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le antiche province
Modenesi.
AMDRomagna = Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le province di Roma-
gna.
AnBoll = Analecta Bollandiana.
AqN = Aquileia Nostra.
ArchMed = Archeologia Medievale.
ArchSRomana = Archivo della Società Romana di Storia Patria.
ArchStBelluno = Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore.
ArchStLodigiano = Archivio Storico Lodigiano.
ArchStLombardo = Archivio Storico Lombardo.
ArchSt Parmense = Archivio Storico per le province Parmensi.
LA CATTEDRALE IN ITALIA

storica, anche riguardo all'origine della missione e dell'istituzione


diocesana. Ciò ha comportato per il gruppo impegnato nella ricerca
l'assoluta necessità di stabilire alcuni criteri di base per la redazione delle

ArchSSiracusano = Archivio Storico Siracusano.


Art Bull = The Art Bulletin.
ASLigure = Atti della Società Ligure di Storia Patria.
BHL = Bibliotheca Hagiographica Latina.
BiblSanct = Bibliotheca Sanctorum.
BollArte = Bolletino d'Arte.
BollCuneo = Bollettino della Società per gli Studi Storici Archeologici ed Artistici nella
provincia di Cuneo.
BollISIM = Bollettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo.
BollLingustico = Bollettino Lingustico per la storia e la cultura regionale.
BollMPadova = Bolletino del Museo Civico di Padova.
BollStBS = Bollettino storico-bibliografico subalpino.
BollStFoligno = Bollettino Storico della città di Foligno.
BollStPiacentino = Bollettino Storico Piacentino.
BollStPisano = Bollettino Storico Pisano.
BollStVercellese = Bollettino Storico Vercellese.
BSS = Biblioteca della Società Storica Subalpina.
BullDAbruzzese = Bulletino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria.
BullStPistoiese = Bullettino Storico Pistoiese.
CA = Cahiers Archéologiques. Fin de l'Antiquité et Moyen Âge.
CAI = Edizione archeologica della Carta d'Italia al 100.000.
CARB = Corsi di Arte Ravennate e Bizantina.
CCSL = Corpus Christianorum. Series Latina.
CIAC = Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana.
CIL = Corpus Inscriptionum Latinorum.
CNAC = Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana.
CollIntArchMed = Colloquio internazionale di Archeologia Medievale.
CongrCISAM = Congresso Internazionale di Studi sull'Alto Medioevo. Spoleto.
CongrStArchit = Congresso di Storia dell'Architettura.
ConvCuglieri = Convegni di Cuglieri sull'Archeologia tardoromana e medievale.
CRAIBL = Académie des Inscriptions et Belles Lettres Comptes Rendus.
CSEL = Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum.
FR = Felix Ravenna.
I.I. = Inscriptiones Italiae.
MEFRA = Mélanges de l'Ecole Française de Rome. Antiquités.
MemPARA = Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Memorie.
MemForogiuliesi = Memorie Storiche Forogiuliesi.
MGH = Monumenta Germaniae Historica.
Notiziario SAL = Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia.
NSc = Notizie degli scavi di antichità.
NuovoBAC = Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana.
PBSR = Papers of the British School at Rome.
NOTA INTRODUTTIVA 7

schede, in modo da pervenire ad uno schema ο raccolta di dati, chiaro


nelle «voci», ma tale da poter evidenziare le varianti, talora
marcatamente distinte, delle singole sedi.
Le considerazioni che seguono possono orientare il lettore sulle
opzioni che stanno alla base della relazione.

Denominazione : «ecclesia cathedralis» ο «ecclesia episcopalis»

«Cattedrale», per specifica accezione del termine, s'intende la


chiesa nella quale il vescovo ha il suo trono ossia il simbolo della sua
autorità, e che perciò in quanto tale, assume dignità primaziale, diventando
ecclesia mater ο maior della diocesi. Accanto ο unito ad essa si trova (o

P.L. = Patrologia Latina.


Quaderni ArchVeneto = Quaderni di Archeologia del Veneto.
Quaderni SAP = Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte.
RAC = Reallexikon für Antike und Christentum.
RendLincei = Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti.
RendPARA = Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Rendiconti.
RevEtAug = Revue des Etudes Augustiniennes.
RevHistEgl - Revue d'Histoire de l'Église de France.
RIS = Rerum Italicarum Scriptores.
RivAC = Rivista di Archeologia Cristiana.
RivScTeol = Rvista delle Scienze Teologiche.
RivStAnt = Rivista Storica dell'Antichità.
RivStCh = Rivista di Storia della Chiesa in Italia.
RivStlt = Rivista Storica Italiana.
RivStLig = Rivista di Studi Liguri.
Settimana CISAM = Settimana di Studio del Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo.
Spoleto.
StPiemontesi = Studi Piemontesi.
StRomagnoli = Studi Romagnoli.
StTrentini = Studi Trentini di Scienze Storiche.
VetChr = Vetera Christianorum.
KEHR = - P. F. Kehr, Regesta Pontificum Romanorum. Italia Pontificia, Berlino, 1906.
LANZONI = - F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia, dalle origini al principio del secolo VII
(an. 604), Faenza, 1927.
L.P. = -Le Liber Pontificalis , ed. L. Duchesne, I-III, 2° ed., Paris, 1955-1957.
MANSI = - I. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, 2° ed., Graz,
1960.
SAVIO = - F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, dalle origini al 1300, descritti per regioni,
I, // Piemonte, Torino, 1889, II, 1, La Lombardia. Milano, Firenze, 1913; II, 2, La
Lombardia. Bergamo, Brescia, Corno, Bergamo, 1928; II, 3, La Lombardia. Cremona, Lodi,
Mantova, Pavia, Bergamo, 1931.
UGHELLI = - F. Ughelli, Italia Sacra, sive de Episcopis Italiae, Venezia, 1717-1722.
8 LA CATTEDRALE IN ITALIA

dovrebbe stare) Yepiscopium, residenza ufficiale del vescovo e insieme


centro di giurisdizione amministrativa (curia) della circoscrizione. La
denominazione ecclesia episcopalis - ufficiale nell'occidente latino -
può dirsi equivalente di fatto a ecclesia cathedralis, ma solo se e in
quanto riflette il grado di prelatura del suo titolare; e infatti diventa
inadeguata se la cattedrale risulta insignita di dignità superiore, per cui
può fregiarsi del titolo di ecclesia metropolitana ο archiepiscopalis (in
Oriente patriarchalis).
Osservando nel loro insieme e nel rispettivo quadro storico le
circoscrizioni diocesane, si percepisce senza difficoltà come in Italia si
rifletta fortemente il ruolo politico di cui è stato protagonista ο partecipe il
centro urbano. Dimensioni e dignità appaiono risultati di eventi
specifici, così che se una civitas diventa di regola sede di diocesi, può anche
accadere che il titolo di civitas sia stato assunto, pur con pochi meriti di
storia ο di importanza demografica, proprio a seguito dell'istituzione
della cattedra episcopale. Del resto nell'Italia specialmente
centro-meridionale un fattore non secondario di conflittualità periodicamente
vivace fu appunto la proliferazione di diocesi con limitata estensione
territoriale (e incertezza di confini), turbate da vacanze di presuli e soggette
a soppressioni e accorpamenti.
Per la denominazione, il termine «cattedrale» sembra dunque
rispondere meglio alla varietà delle situazioni delle circoscrizioni
diocesane; e, sull'esempio di Roma (cfr. infra), si presenta in origine
costituita di regola da tre distinte unità architettoniche : aula di culto con
cattedra per il vescovo, battistero, episcopio. Di fatto la presenza di tutte e
tre le componenti in un complesso architettonico non bastano per
attribuire con sicurezza il ruolo di cattedrale alla chiesa, poiché, come si
evidenzia nell'inchiesta sulla parte nord e sud dell'Italia, cui si riferisce
la presente relazione, occorre in molti casi poter disporre di una
convergenza di dati - materiali, letterari, di tradizione - per acquisire
conferma ο presumerne le possibilità.
Si tenga presente ad ogni modo che fine esclusivo della ricerca in
atto è stata - e tale resterà come limite al lavoro in fieri - unicamente
la ricognizione degli edifici e delle relative testimonianze :
deliberatamente dunque non si toccano questioni connesse né con i confini
territoriali, né con l'origine dell'istituzione della diocesi. I necessari
riferimenti debbono perciò intendersi basati, pur con la dovuta attenzione a
qualche aggiornamento, sull'opera fondamentale di F. Lanzoni, Le
diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604) («Studi e
testi», 35), Faenza, 1927 e, per l'Italia Settentrionale, del Savio.
NOTA INTRODUTTIVA

II - Documentazione disponibile

Le fonti.

Ad eccezione di Roma le fonti a disposizione sono quasi


sistematicamente scarse di numero e per di più non anteriori al periodo altome-
dievale. D'altra parte si sa che ogni documento - sia letterario, agiogra-
fico, d'archivio ο d'altra natura - ha di per sé da superare
preliminarmente lo scoglio dell'attendibilità, e inoltre presenta problemi di inter-
pretazione sovente ancora in discussione, utilizzabile quindi solo con
grande prudenza. A ciò si aggiunga che i dati ricavabili da un testo
letterario per la storia di un monumento si presentano di regola come
elementi occasionali inseriti di solito in un contesto redatto per altri fini :
il che, ovviamente, rende incompleto il riferimento, spesso solo
sommario, talora chiaramente flesso alle esigenze dello scritto e comunque
mai in condizione di essere assunto senza il riscontro materiale.
Anche l'archeologia - come si sa - può recuperare dati con valore
di fonte primaria; per il suo apporto occorre distinguere nettamente
tra reperti spettanti a scavi del passato e acquisizioni di campagne
recenti. Dai reperti di vecchia data - siano essi dovuti a trovamenti
occasionali ο a programmi di scavo di secoli passati con il destino di
giacere (spesso dimenticati) nei magazzini ο di essere andati perduti
sopravvivendo solo nei cenni di qualche relazione sommaria - i dati
desumibili per una ricerca a carattere statistico sono scarsi e precari.
Anche per le acquisizioni di scavi recenti non possono trascurarsi certe
norme di prudenza. Attualmente certo, grazie a tecnica e metodo
d'indagine accuratissimi, i recuperi di esplorazioni sul terreno si prestano a
una maggiore affidabilità; ma ciò vale per le aree mai prima esplorate,
non per quelle interessate da scavi vecchi ο parziali. Se infatti
l'indagine stratigrafica oggi consente di accertare la varietà di situazioni con
tracce di mutamenti persino a breve intervallo di tempo, quando viene
applicata ad aree già sondate ο sconvolte essa rischia di complicare i
problemi esistenti, e comunque produce risultati precari che senza
giovare alla visione d'insieme non riescono a dissipare la nebulosità in cui
giacciono i reperti del passato. I casi di Milano, Ostia, Porto, Napoli -
per citarne solo alcuni - restano istruttivi al riguardo, e nella presente
relazione hanno condizionato la valutazione dei dati da inserire nelle
schede, così come hanno imposto una preliminare rigorosa distinzione
quanto alla fruibilità della documentazione disponibile.
10 LA CATTEDRALE IN ITALIA

Un'avvertenza infine per quanto riguarda i toponimi. Dovendosi


tener conto che non tutti i centri storicamente noti sono sopravvissuti
nel nome ο nei resti materiali, per la menzione della località si è
preferito adottare il nome italiano se ancora esistente, quello latino se
scomparso.

La storiografia.

Financo in studi recenti trovano credito e indiscussa adesione


teorie sviluppatesi fra il XVII e il XVIII secolo (Février 1974) in un preciso
contesto culturale con lontane origini in cronache medievali, legate
anch'esse a problemi e istanze del loro tempo. Si continua a ripetere in
sostanza che la cattedrale paleocristiana sarebbe sorta di regola nel
suburbio ο fuori della cinta muraria in area cimiteriale, ad opera del
primo vescovo della diocesi che qui sarebbe poi stato sepolto. Questa
cattedrale, proiettata nella tradizione da documenti non anteriori al
secolo Vili, viene presentata come costruzione strutturalmente matura
e di dimensioni monumentali. In tal modo non si da spazio temporale
ad una possibile fase di transizione dall'età precostantiniana al pieno
IV secolo, e anzi si proietta di solito ad epoca molto antica l'inizio di
quel processo di livellamento nella liturgia come nel rango delle chiese,
determinato dalle peggiorate condizioni del suburbio e dalle
conseguenti traslazioni di reliquie di martiri all'interno della città, per cui si
annulla la distinzione tra aula di culto urbana e martyrium e si
organizza su nuovi criteri la facoltà della cura animarum. A ben riflettere
Roma e i grandi centri dell'Oriente debbono aver costituito i punti di
riferimento per amanuensi e tardi astigrafi; e a nulla vale osservare
che solo in quei centri si ebbe il risonante fervore dei cantieri promossi
dalla lungimirante politica di Costantino, mentre altrove ci si doveva
contentare di edifici ben più modesti. Del resto anche a Roma senza la
committenza imperiale l'attività edilizia del IV secolo sarebbe stata ben
poca cosa; e l'evergetismo papale così come il contributo dei privati
avrebbe avuto ben diversa dimensione senza lo stimolo dell'esempio
dell'imperatore e dei suoi successori.
A parte dunque Roma che va sempre considerata un'eccezione,
altrove le fonti in genere tacciono sulla chiesa episcopale e sulla
liturgia locale; e però va tenuto in conto che allora la «dignitas» di una «ci-
vitas » ο di un centro di qualche importanza era soggetta a rapido
mutamento sotto la spinta di situazioni contingenti determinate da atti di
natura politica ο da fattori d'ordine militare ed economico. Ogni inse-
NOTA INTRODUTTIVA 11

diamento umano vive nell'alto medioevo una sua specifica vicenda, e


una fase di ascesa ha riflessi incinsivi sulla sua consistenza
demografica e di conseguenza suscita pretese di prevalenza territoriale. Sono
queste varianti nella vita di un insediamento che, se note, faciliterebbero la
traccia di un diagramma entro il quale collocare l'origine della diocesi
e la struttura del complesso episcopale. Ma così non è. La topografia
dei centri urbani e il rapporto suburbio-aWtas nella tarda antichità e
nell'alto medioevo soffre di grosse incertezze : non è sempre certa la
presenza di una cinta muraria, ma soprattutto s'ignora del tutto
l'estensione dell'abitato e il quantum di disabitato nello spazio urbano, né
siamo informati di eventuali dilatazioni del pomerio di origine tardo-
repubblicana e protoimperiale.
In definitiva la presenza di un'area cimiteriale, quando manchi un
documentato accertamento del suo impianto e delle sue fasi - specie in
rapporto alla chiesa episcopale - non costituisce argomento probante a
favore della conferma della teoria di cui si è detto. A questo criterio ci
si è attenuti nella valutazione delle testimonianze scritte e
nell'utilizzazione dei monumenti per la visione d'insieme che presume di delineare
la nostra relazione.

Ili - Risultati acquisiti

II difficile percorso dell'inchiesta ricognitiva sulle sedi diocesane


d'Italia, nelle quali resta comunque documentazione di cattedrali, pur
con tante inevitabli incertezze specie in direzione nord-sud, ha fruttato
qualche risultato di rilievo, su cui merita di essere richiamata
l'attenzione del lettore.
1. Sia nell'Italia settentrionale che peninsulare e insulare emerge
costantemente un dato : la cattedrale di regola si trova inserita nel
contesto urbano, e non in area funeraria suburbana. Eccezioni a questa
prassi costituiscono per ora i centri di Ancona, Arezzo, Canosa, Palestri-
na, forse di Valva e Sulmona nonché di alcune diocesi sarde. In taluni
casi le incertezze sembrano dipendere sia dai limiti della
documentazione disponibile, sia da notizie di astigrafi arroccati su tesi tradizionali,
stando alle quali - come si è già detto - si sostiene l'opinione che la
prima chiesa dovette sorgere immancabilmente in area cimiteriale,
oppure che il rapporto cattedrale-città tardo antica va valutato
assumendo come termine di riferimento le mura cittadine.
12 LA CATTEDRALE IN ITALIA

2. Proprio il problema delle mura provoca margini di nebulosità


sull'accertamento dell'ubicazione della cattedrale; ed è problema
ancora da definire in termini più appropriati, indipendentemente dalle
incertezze specifice di singole situazioni. Finora infatti rimane senza
risposta adeguata un interrogativo senza dubbio prioritario, cui
l'apporto dei dati disponibili non pare affatto risolutivo : quale fu il ruolo
delle mura nella realtà urbana tardo antica, in particolare fra il IV e V
secolo, epoca in cui si erigono con ritmo intenso un po' dovunque
chiese episcopali?
In non pochi casi è ancora da accertare incontestabilmente la
presenza ο la consistenza di un sistema organico di fortificazioni; e d'altra
parte, anche quando se ne è certi, ci si domanda se si debba escludere
una continuità di occupazione di settori più ο meno ampi rimasti
all'esterno del circuito; settori che sembrano conservare la
connotazione di quartieri urbani. A questa realtà fa riscontro quella giuridica e
culturale, per la quale le mura continuano a rappresentare il limite
della città rispetto al territorio circostante, con tutte le implicazioni -
legali, simboliche, ideali - espresse con chiara evidenza da una iconografia
che proprio sullo scorcio del IV secolo riprende vigore straordinario
fino a diventare normativa.
3. La distinzione isidoriana tra urbs e civitas - «Nam urbs ipsa moe-
nia sunt civitas autem non saxa, sed habitatores vocantur» (Etym. 1. XV,
2, 1 : P.L. 82, 536) - non aiuta certo ad illuminare le ragioni della
collocazione della cattedrale in un determinato sito. All'origine della sua
fondazione essa reca senza dubbio ragioni d'ordine pastorale -
diventare cioè sede ufficiale della sinassi comunitaria per l'iniziazione
battesimale e per la celebrazione eucaristica -; ma all'atto stesso della sua
fondazione si associano anche ragioni di rappresentatività, tradotte in
termini di dimensioni monumentali e connesse con la dignitas della
comunità (quindi, implicitamente, della civitas), cui si aggiungono ben
presto esigenze d'ordine amministrativo ο di governo : funzionalità
dell'istituzione, assistenza dei fedeli bisognosi, servizio religioso per i
martyria e i riti della sepoltura, iniziative per il progresso della
missione nel territorio suburbano, ecc.
Nel rapporto tra cattedrale e civitas un fatto quanto mai
significativo si coglie nell'ubicazione del complesso episcopale. L'ubicazione della
cattedrale infatti non pare condizionata da norme stabili, nel senso di
un'opzione rilevabile come soggetta a direttive astratte imposte dalla
gerarchla, ma piuttosto decisa di volta in volta secondo esigenze di
ministero ο convenienze di varia natura. A tali esigenze e convenienze -
•Δ.λ"■•Subaugusfa
• LaΔb·i?c.urn. Anaoni"·.. ΔAl...atr
ITALIA - DIOCESI PALEOCRISTIANE

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AMenrana..· Ά ·._

Fig. 1 - Diocesi paleocristiani d'Italia.


NOTA INTRODUTTIVA 13

raccordo con zone a maggiore densità abitativa ο con direttrici di


traffico, disponibilità di spazio, fattori economici della fondazione e via
dicendo - sembrerebbe logico attribuire il fatto di scegliere una
collocazione in periferia, sicché nella scelta del committente, sia esso
privato ο appartenente al clero, agisce una sorta di pragmatismo, ossia
prevalgono volontà e capacità di adattarsi alla realtà del proprio tempo,
che sappiamo fortemente marcata da precarietà di situazioni,
conseguenza di un processo di trasformazione, spesso drammatico, di cui
proprio la costruzione della cattedrale costituisce spesso documento
quanto mai significativo.
A conferma di ciò sta il fatto che la definizione dell'iter costruttivo
dell'edificio basilicale e più in generale del complesso episcopale - là
dove è possibile una verifica - appare come l'esito di un processo, talo-
ra molto complicato, correlato a tempi abbastanza lunghi e non
necessariamente ο automaticamente coincidente con il momento
dell'istituzione della diocesi e neppure con svolte storiche di grande risonanza.
Di certo sembra doversi affermare che all'età constantiniana spettano
solo le cattedrali di alcuni grandi centri; mentre la datazione alla fine
del IV secolo di molte cattedrali diventa presumibile testimonianza
dello sviluppo raggiunto dalle rispettive comunità e non conseguenza degli
editti a favore del cristianesimo, cominciando da quello del 380.
Così stando le cose, si delinea la possibilità che nel corso del IV
secolo siano sopravvissute in alcuni centri semplici domus ecclesiae,
luoghi di culto cioè adattati ad accogliere le assemblee liturgiche della
comunità senza assumere ancora le connotazioni specifiche
dell'architettura degli edifici eretti dopo la pace religiosa. Certo, si potrà
osservare - e con ragione - che in proposito né le fonti né i dati archeologici
offrono documentazione sicura poiché i loro riferimenti non vanno al
di là di un rapporto generico della chiesa con strutture private, delle
quali oltre tutto spesso resta ignota la destinazione prima dell'impianto
del nuovo complesso cultuale. La risposta al quesito sarebbe molto
importante; ma essa potrà venire solo da un'analisi attenta di ogni
situazione e si spera che i risultati eventualmente acquisiti consentano
di ampliare a ritroso verso il III secolo i termini cronologici di un
fenomeno frequentemente accertato : la continuità, quanto alle strutture
materiali, d'insediamento nel sito in cui si erige la cattedrale.
14 LA CATTEDRALE IN ITALIA

ROMA

Motivi diversi, e validi, inducono ad estrapolare Roma e il suo complesso


episcopale al Laterano dalla rassegna sistematica oggetto della presente
relazione, derogando altresì al criterio di redigere una scheda tipo. Si è dovuto
infatti considerare che Roma in generale e il Laterano nel caso specifico,
sottoposti da sempre al vaglio della critica e all'analisi condotta fino al limite di ogni
possibilità, presentano una storiografia esorbitante e, correlativamente, un
accumulo bibliografico enorme. Grosso modo la visione storica e strutturale del
gruppo episcopale lateranense può dirsi ormai sufficientemente chiarita; e per
la bibliografia, ad evitare inutile sfoggio di erudizione, basta tener presente i
contributi più recenti del Krautheimer e del Pietri 1 per avere sottomano i dati
materiali essenziali e le referenze necessarie. Con ciò non si vuoi dire affatto
che non esistano più problemi aperti; ve ne sono, e gravi, d'ordine diverso : ad
es. la valutazione dei reperti pertinenti al battistero, alcune proposte di
cronologia, la funzione di taluni ambienti della basilica e, in genere, il rapporto
liturgia-strutture materiali. Comunque, i dati a disposizione, specie se posti a
confronto con la maggioranza degli altri centri episcopali, sarebbero stati
sufficienti a redigere una scheda, benché non altrettanto concisa come quelle
relative al resto d'Italia.
La ragione di una nota al posto di una scheda sta invece nell'opportunità
di far notare che il complesso del Laterano deve ritenersi da ogni punto di vista
atipico, anzi l'antefatto o, se si preferisce, il momento iniziale e determinante,
grazie al quale è possibile comprendere meglio il quadro dei punti di
riferimento nell'indagine condotta sui gruppi episcopali : vale a dire da una parte qualità
dell'area utilizzata, suo rapporto con il tessuto urbano e preesistenza di
strut ure materiali; dall'altra unità, componenti e significato del complesso episcopale
in relazione anche ad esigenze di culto e della vita religiosa.

L'area del laterano (fig. 2)

II nome è rimasto indissolubilmente legato alla grande proprietà dei Late-


rani confiscata da Nerone, benché tutt'intorno sorgessero grandi ville patrizie.

1 R. Krautheimer, // Laterano e Roma : topografia e politica nel quarto e quinto secolo,


in Adunanze straordinarie per il conferimento dei premi A. Feltrinelli, voi. I, fase. II, Roma
(Accademia dei Lincei), 1975, p. 231 ss.; Id., Corpus basilicarum christianarum Romae. Le
basiliche paleocristiane di Roma (IX-IX secolo), voi. V, Città del Vaticano, 1980, p. 1 ss.;
Id., Architettura paleocristiana e bizantina, ed. it., Torino, 1986; Ch. Pietri, Roma christia-
na (Bibl. des Ecoles d'Athènes et de Rome, fase. 224), Roma 1976, p. 4 ss. e passim. Di
qualche utilità una mia breve annotazione : La cultura artistica in Italia nella tarda
antichità, in La cultura in Italia fra Tardo Antico e Alto Medioevo, Roma, 1981, p. 797 s.
ROMA 15

EKSD.

Γ"

Fig. 2 - Planimetria generale del Laterano ai tempi di Costantino


(da Pellicioni).

Entrata in un secondo tempo nella propaggine urbana, l'area si sviluppava a


ridosso del recinto delle mura di Aureliano, e usufruiva di una rete viaria
efficiente, facente capo a due porte : a S la porta Asinaria, a S-0 la porta Metronia.
Sullo scorcio del II secolo Settimio Severo vi eresse i castra nova equitum singu-
larium.
Scavi a più riprese - a partire dal secolo XVI fino al 1957-58 per la
basilica, e fino al 1962-68 per il battistero - hanno posto in luce le preesistenze
materiali in situ. Sotto le navate della basilica si è trovato il grande edificio della
caserma severiana, demolito e livellato per far posto alla erigenda costruzione,
la cui abside sconfina sopra una domus adiacente. Sotto il battistero2 si sono
accertati avanzi di una casa del III secolo, edificata sopra un impianto termale
del II secolo : una sala circolare successiva (supposta pertinente alla prima resi-

2 G. Pelliccioni, Le nuove scoperte sulle origini del battistero Lateranense , in MemPARA,


XII, 1, Città del Vaticano, 1973.
16 LA CATTEDRALE IN ITALIA

denza papale) avrebbe rivelato, stando al Pelliccioni (p. 90), indizi di un


adattamento a battistero, primo dispositivo liturgico in ordine di tempo, cui
sarebbero seguiti una sala ottagona (avanti il 350?) e infine l'ottagono nella
ricostruzione di Sisto III (432-40) (già con atrio a forcipe?).
Nessun dato sicuro ha consentito d'individuare con certezza la domus Fau-
stae, nella quale sotto la presidenza di papa Milziade si tenne dal 2 al 4 ottobre
313 il sinodo che condannò i Donatisti. Gli argomenti avanzati da V. Santa
Maria Scrinari per ubicarla nel grandioso edificio venuto in luce in via Amba
Aradam sotto il palazzo INPS3 sembrano molto efficaci, ma l'esistenza di altre
domus nelle vicinanze lascia margini al dubbio. Giova notare ad ogni modo che
la celebrazione del sinodo nella domus lateranense è fatto di per sé significativo
sia per il luogo che per l'atteggiamento di Costantino : nessuna infatti delle
domus ecclesiae allora esistenti a Roma doveva avere i requisiti - di spazio e di
dignità - per ospitare la prima (nell'era nuova) assise ufficiale della Chiesa; e
inoltre la liberalità dell'imperatore si rivela, a ben riflettere, come l'antefatto di
un progetto politico riguardo alla gerarchla e alla comunità cristiana, non
tanto (direi) ispirato da impulsi di gratitudine verso il Cristo che gli aveva
propiziato la vittoria su Massenzio, quanto espressione di un accordo col vescovo di
Roma, primo passo per la sua opera di ripristino di ordine e unità
nel 'impero.

Il complesso degli edifici

Tre le unità componenti il complesso del Laterano : la basilica a cinque


navate, il battistero indipendente, la domus residenza del vescovo. Anno
probabile della dedicazione della basilica: il 9 novembre 318; secondo il Pelliccioni
(p. 95) il battistero sarebbe anteriore di qualche anno4.

3 V. Santa Maria Scrinari, Per la storia e la topografia del Laterano, in BollArte, 50,
1965, p. 38 ss. ; Id., Nuove testimonianze per la «domus Faustae», in RendPARA, 43,
1970/71, p. 207 ss.; vedi anche infra, la relazione di Palol; E. Nash, Domus Faustae, domus
Luterani and the palace of the Popes, in Römische Quartalschrift, 71, 1976, p. 1 ss.
4 Da notare che nel corso dei lavori di scavo si rinvennero sepolture da presumere
tarde, ma di cui non si specifica la cronologia (Pelliccioni, p. 109).
Il battistero del Laterano rimase unico a Roma solo per pochi anni. Stando infatti al
L.P. (ed. Duchesne, I, p. 180), Costantino ex rogatu filiae suae fece costruire un battistero
insieme alla basilica in onore di S. Agnese sulla via Nomentana, e pose come dono super
fontem una lucerna aurea a dodici becchi. Secondo l'opinione prevalente la datazione
della basilica, e dunque del battistero, sarebbe da collocare tra il 337 e il 353 anno della
morte di Costantina. Del fonte però non si è mai trovata traccia. La stessa sorte è toccata
anche al battistero di S. Pietro in Vaticano, anche se la sua ubicazione sembra da porsi
nell'ala destra del transetto della basilica costantiniana. Il battistero Vaticano viene attri-
ROMA 17

Dal punto di vista architettonico basilica e battistero rappresentano dei


prototipi; un unicum invece è da considerare la soluzione data al presbiterio,
(fig. 3) con due ambienti aggettanti fuori del perimetro delle navate (stando alla
ricostruzione proposta dal Krautheimer). Anche dal punto di vista liturgico
sono certamente primizie nella basilica il monumentale fastigium argenteo
adorno d'immagini di Cristo e dei dodici apostoli, la solea, e «sette altari»
(l'ipotesi migliore sembra di considerare sei di essi mense destinate a ricevere le
offerte dei fedeli). Il progetto architettonico del complesso, a quanto pare non
cronologicamente unitario e neppure ben coordinato nelle unità componenti,
rappresenta storicamente la soluzione-risposta ad esigenze della duplice
committenza. Da una parte Costantino, cominciando ad attuare un disegno di
politica lungimirante, si propone di rendere onore al vescovo monarca della
comunità romana con la concessione di un'area sufficientemente vasta ma periferica
(apparentemente emarginata rispetto al centro del potere politico; di fatto
avanzata verso il «suburbio» storico di Roma quale fu sempre il Latium vetus),
finanziando la realizzazione degli edifici e assicurandone la vita con ricche
donazioni. Così il Laterano diventa in realtà una proiezione in versione
religiosa del Palatino. Dall'altra parte, il vescovo di Roma, assecondando l'ambizione
dell'imperatore di tradurre il suo evergetismo in affermazione di potenza e
dignità mediante la grandiosità delle architetture e la dovizia degli ornamenti,
si premura d'inserire nel progetto edilizio esigenze di suddivisioni nello spazio
interno e di valori simbolici nella scelta e della disposizione dell'arredo : fatto,
questo, assolutamente nuovo, non avendo l'antichità pagana conosciuto forme
di culto che richiedessero un'assemblea di comunità orante.
Da siffatto incontro d'interessi, di natura e finalità diversi ma comunque
coincidenti, si determinano punti di riferimento che assumono valore
normativo : ubicazione della sede del vescovo all'interno della città; grandiosità di
forme architettoniche a simboleggiare la status pubblico della cattedrale e del «pa-

buito a papa Damaso (366-84) in base a tre iscrizioni; ma si è fatto giustamente osservare
che di certo il papa eresse sì un fonte monumentale, ma probabilmente al posto di uno
preesistente più modesto (M. Trinci Cecchelli, in Quaderni dell'Istituto di Archeologia e
Storia Antica dell'Univ. di Chieti, 3, 1982-83, p. 181 ss.). Le biografie papali non dicono
nulla al riguardo e dal silenzio si può trarre argomento a favore d'un impianto di
mediocre importanza : per tale ragione penserei all'iniziativa di uno dei predecessori di Damaso
(p.e. Giulio ο Liberio), sollecitati da pressanti richieste di fedeli e pellegrini di farsi
battezzare presso la tomba dell'apostolo. L'ipotesi porterebbe a una coincidenza significativa
tra i battisteri di S. Agnese e di S. Pietro, e indurrebbe a supporre per il fonte nomentano
una collocazione all'interno della basilica ο nel grande avancorpo. Una tale situazione - a
ben riflettere - verrebbe a delineare una suddivisione della città in tre settori, avanti il
350, per l'amministrazione del battesimo : l'area S con il territorio sudlaziale servita dal
fonte sul Laterano; la zona di N-0 da S. Pietro; quella del settore E da S. Agnese. Dei tre,
l'unico battistero ad essere isolato - e dunque preminente per dignità - resterebbe
comunque quello del Laterano.
18 LA CATTEDRALE IN ITALIA

0 5 10 20 30 40 50 M.

Fig. 3 - S. Giovanni in Laterano. Ricostruzione della basilica Constantiniana


(da Krautheimer).

lazzo» episcopale; creazione di un tipo di edificio di culto non più inglobato


(com'era stato fino allora) in una domus, tenendo a modello la basilica civile
ma con spazi articolati in modo da dare l'immagine di una sorta di foro
coperto fiancheggiato da uno ο più ordini di portici.
Sul piano della vita cittadina si stabilisce in tal modo una bipolarità, che
verrà accentuandosi nei secoli successivi fino a marcare la struttura della citta
nel medioevo *
P. T.

* P.S. - In un recentissimo studio W. N. Schumacher (Das Baptisterium von Alt-St.


Peter und seine Probleme, in Studien zur spät, und byz· Kunst Fr. W. Deichmann gewidmet,
T. I, Mainz 1986, p. 215 ss.) tenta di localizzare l'antico battistero nella rotonda di S. Pe-
tronilla annessa alla basilica Vaticana. L'ipotesi pur originale, urta contro obiezioni gravi
quanto alle opere compiute da Damaso, l'agibilità e, soprattutto, l'interpretazione delle
fonti.
TABELLA 1 - PROPOSTE DI UBICAZIONE DELLA CATTEDRALE

diocesi proposte presentate nel testo altre


e prima attestazione A Β C D E proposte

REG. I Latium vet us


ALBANO 465 • •
ANZIO 465 •
CASTIGLIONE 487 •
LABICUM 313 •
MENTANA 401 •
OSTIA 31 3 • •
PALESTRINA 314 •
PORTO 314 • •
ROMA •
SUBAUGUSTA 465 •
TIVOLI 366 • •
TREBIAE 487 •
TRESTABERNAE 313 •
VELLETRI 465 •
Latium adiectum
ALATRI 551 •
ANAGNI 487 •
AQUINO 465 •
CASSINO 465 •
FERENTINO 487 •
FONDI 487 • •
FORMIA 487 • •
MINTURNO 499 •
SEGNI 499 •
SORA 496 • •
TERRACINA 313 • •
Campania
AMALFI 596 •
ATELLA 465 •
AVELLINO (ATRIPALDA) 499 •
CALVI 359 ? •
CAPUA 313 • •
CASTELLAMARE DI STABIA 499 •
CASTELVOLTURNO 499 •
COMPULTERIA 599 • •
CUMA 465 •
FORUM POPILII 501 •
MISENO 501 •
NAPOLI 342 •
NOCERA INFERIORE Ml-IVsec. •
NOLA metà III sec. • •
POZZUOLI 372 •
SALERNO 499 •
SESSA 499 •
SORRENTO 499 •
TEANO 499 •
VENAFRO 499 •
REG. Il Irpinia
ACERENZA 499 •

A ubicazione dedotta da resti di strutture, confermati ο non contraddetti da fonti e/o


documenti
Β ubicazione dedotta da resti di pavimenti, confermati ο non contraddetti da fonti e/o
documenti
C ubicazione dedotta da fonti e/o documenti
D ubicazione dedotta dal contesto
E nessuna proposta di ubicazione
altre proposte proposte di ubicazione esistenti nella bibliografia, non accolte in questo testo
diocesi proposte presentate nel testo altre
e prima attestazione A Β C D E proposte
AECAE (TROIA) V-VI sec. •
AECLANUM IV-Vsec. •
ARPI 314 •
BARI 465 •
BENEVENTO 303 •
CANOSA 342 •
CARMEIANUM 501 • •
CAUDIUM 496 •
EGNAZIA 501 •
LARINO 493 •
LUCERA 493 •
ORDONA 499 • •
SALPI 465 •
SAMNIUM 502 •
SIPONTO 465 •
TRANI 501 •
VENOSA 501 •
Calabria
BRINDISI 492 • •
GALLIPOLI 551 •
LECCE 595 •
OTRANTO 595 •
TARANTO 495 •
REG. Ill Lucania
BLANDA IULIA V-VI sec. •
BUXENTUM 501 •
CONSILINUM 494 •
PAESTUM 592 •
POTENZA 492 •
SAPONARA 495 •
VELIA 592 •
Brutii
COSENZA 599 • •
CROTONE 551 •
LOCRI 597 • •
MERIA (TROPEA) 594 •
NICOTERA 596 •
REGGIO CALABRIA 592 •
SQUILLACE 465 •
TAURIANA Vsec. •
TEMPSA 501 •
THURII 501 (?) •
VIBO VALENTIA 451 •
REG. IV Sabini
AMITERNUM 495 •
NORCIA 499 •
RIETI 499 •
VESCOVIO 465 • •
Aequi et Mani
CELANO 501(7)551 •
Vestini
AVEIAVESTINA-FORCONA 465 •
OFENA 475 •
Peligni
SULMONA 499 •
VALVA 494 •
Frentani
ORTONA 591
VASTO 492
Sanniti
ALFEDENA 494
ALIFÇ 495(?)
BOIANO 501
diocesi proposte presentate nel testo altre
e prima attestazione A Β C D E proposte
SEPINO 501 • •
TELESE 465 •
REG. V Picenum
ANCONA 496 • •
ASCOLI PICENO 451 •
CINGOLI 553 • •
CIVITANOVA 495 • •
FALERONE 492 •
FERMO 580 •
OSIMO VI sec. • •
PAU SU LA 465 •
S. MARIA A POTENZA 418 •
TERAMO 598 •
TOLENTINO 487 • •
TRUENTUM 483 •
UMANA 465 •
URBISAGLIA 499 •
REG. VI Umbria
AMELIA 465 • •
ASSISI 547 •
BETTONA 465 •
BEVAGNA 487 •
CITTA' DI CASTELLO 416 • •
CIVITELLA D' ARNA 499 •
FOLIGNO 487 • •
GUBBIO 416 • •
GUALDO TADINO 499 • •
NARNI IV sec. • •
OTRICOLI 487 •
PISTIA 499 • •
S. GIOVANNI PROFIAMMA 502 •
SPELLO 487 •
SPOLETO 353 • •
TERNI 465 • •
TODI 487 • •
TREVI ante VI sec. •
Umbria Transappenninica
CAMERINO 465 •
FANO IV sec. • •
FOSSOMBRONE 499 •
MATELICA 487 • •
OSTRA 502 •
PESARO IVsec.(?)-499 •
PITINUM MERGENS 499 •
S. ANGELO IN VADO 465 •
SARSINA IVsec.(?) •
SENIGALLIA 502 • •
URBINO 558 • •
REG. VII Etruria ο Tuscia
ACQUAVIVA 465 •
AREZZO 337-352 •
BAGNOREGIO 600 • •
BISENZO VI sec. •
BLERA 487 • •
BOLSENA 494 • •
CERVETERI 499 •
CHIUSI 322 •
CIVITAVECCHIA 314 •
FALERII 465 • •
FERENTO 487 •
diocesi proposte presentate nel testo altre
e prima attestazione A Β C D E proposte
FIESOLE 492 • •
FIRENZE 313 •
FORUM CLODII 313 •
LORIUM 487 •
LUCCA IV sec. •
LUNI 465 •
NEPI 419 • •
ORVIETO 590 •
PERUGIA Vsec. • •
PISA 313 •
PISTOIA 492 •
POPULONIA 501 •
ROSEL-LE 499 • •
SIENA 313 •
SUTRI 465 •
TARQUINIA 465 • •
TUSCANIA 595 • •
VOLTERRA 496 • •
RE G. Vili Flaminia
CESENA 603 •
FICUCLAE 501 •
FORLIMPOPOLI 649 • •
RAVENNA 343 •
RIMINI 313 • •
Aemilia
BOLOGNA 381 • •
BRESCELLO 451 •
FAENZA 313 •
FORLI' 649 •
IMOLA 378 e. •
MODENA 390 •
PARMA 378 •
PIACENZA 381 •
REGGIO EMILIA 451 •
VICOHABENTIA 430 e. •
REG. IX Alpes Cottiae
ACQUI 488 • •
ALBA 499 •
ALBENGA 451 •
ASTI 451 • •
GENOVA 381 • •
TORTONA 381 • •
VENTIMIGLIA 680 •
RE G. X Histria
CISSA 579 •
PARENZO 560 e. •
PEDENA 579 •
POLA 507-511 •
TRIESTE 550 e. • •
Venetia
ADRIA 649 • •
ALTI NO 381 •
AQUILEIA 314 •
ASOLO 579 •
BELLUNO 589-590 • •
BRESCIA 343 • •
CONCORDIA 390 e. • •
CREMONA 451 •
FELTRE 579 •
ODERZO 579 •
PADOVA 343 • •
ROMA 23

diocesi proposte presentate nel testo altre


e prima attestazione A Β C D E proposte
SABIONA 579 •
TRENTO 381 • •
TREVISO 569 • •
VERONA 343 • •
VICENZA 589-590 • •
ZUGLIO 480 e. •
REG. XI Liguria
AOSTA 451 •
BERGAMO 451 • •
COMÒ 386 e. • •
IVREA 451 •
LODI 381 • •
MILANO 313 •
Ν OVAR A 398 • •
PAVIA 381 • •
TORINO 398 • •
VERCELLI 353-354 • •
PROVINCIA SICILIA
AGRIGENTO 578 •
CARINAE 595 4
CATANIA 447 4
LENTINI 602 4
LIPARI 501 4
MALTA 442
MARSALA 417
MESSINA 502
PALERMO 602
S. MARIA DI TINARO 501
SIRACUSA 314 •
TAORMINA 447
TRECALAE 594
PROVINCIA SARDINIA
CAGLIARI 314 •
FONDORGIANUS 484 •
OLBIA 559 •
PORTO TORRES 484 •
S. ANTIOCO 484 •
SENAFER (CORNUS) 484 •
THARROS (?) VI sec. •
24 LA CATTEDRALE IN ITALIA

TABELLA 2 - RESTI ARCHEOLOGICI DI GRUPPI EPISCOPALI

diocesi basilica 2° battistero 2" episcopio


e prima attestazione basilica battistero ο altro
pianta resti di resti di
intera parziale strutture suolo
REG. 1 Latium vetus
PALESTRINA 314 • •
IV sec.
ROMA • •
IV sec. IV sec.
Latium adiectum / Campania
AMALFI 596 •
VI sec.
CAPUA 313 •
IV sec.
CUMA 465 • • • •
V-VI sec? V-VI sec? V-VI sec? V-VI sec?
NAPOLI 342 • • • • •
IV sec VI sec. IV-V sec. VI sec. VI sec.
NOCERA INFERIORE lll-IVsec. •
IV-VI sec.
REG. Il Irpinia
BARI 465 • • ?
V-VI sec.
BENEVENTO 303 •
VI sec.
CANOSA 342 • • A
VI sec. VI sec.
EGNAZIA 501 • •
Vsec.
LUCERA 493
V sec.•
SIPONTO 465 • •
Vsec V sec. ?
TRANI 501 •
Vsec.
·

VENOSA 501 • • •
V-VI•sec. VI sec. Vsec. VI sec.
Calabria
LECCE 595 •

REG. Ill Lucania


POTENZA 492 •
V-VI•sec.
REG. V Picenum
ANCONA 496 •
V sec.
ASCOLI PICENO 451
V-VI •sec. •
FERMO 580 •
V sec. V-VI•sec.
TERAMO 598 •

REG. VI Umbria Transapp.


PESARO IV sec? 499 • •
VI sec. VI sec.
SARSINA IV sec? •? • ?

N.B. Per ciascuna componente del gruppo episcopale è registrata soltanto la prima fase attestata: non
vengono indicate eventuali fasi successive.
ROMA 25

diocesi basilica 2° battistero r episcopio


e prima attestazione basilica battistero ο altro
pianta resti di resti di
intera parziale strutture suolo
REG. VII Etruria ο Tuscia
AREZZO 337-352 •
VII sec.
CHIUSI ante 322 •
Vsec.
FIRENZE 313 • • •
Vsec. V-VI sec.
LUCCA IV sec. • •
Vsec. V-VI sec.
LUNI 465 •
IV-V sec.
PISA 313 •
VI sec.
PISTOIA 492 •

REG. Vili Flaminia


RAVENNA 343 • •
IV-V sec. IV-V•sec. V-VI sec.
RIMINI 313 •
IV-V sec.
Aemilia
FAENZA 313 •
IV-V sec.
PARMA 378 •
IV-V sec.
REG. IX Alpes Cottiae
ALBENGA 451 • • •
IV sec. V-VI sec.
GENOVA 381 •
V-VI sec.
REG. X Histria
PARENZO 560 e. • • • •
IV sec IV sec. IV sec. VI sec.
PO LA 507-511 • • •
IV-V sec. Vsec. Vsec.
TRIESTE 550C. •
V sec.
Venetia
AQUILEIA 314
IV sec.• •
IV sec. IV sec.• Vsec.•
BRESCIA 343 • • •
V-VI sec. V-VI sec. V-VI sec.
CREMONA 451 •
Vsec.
FELTRE 579 •
VI sec. ?
GRADO • •
VI sec. VI sec.
SABIONA 579 •
VI sec.
TRENTO 381 • •
VI sec.
VERONA 343 • •
IV sec. V sec.
VICENZA 589-590 • •
Vsec.
ZUGLIO 480 e. • • •
V sec.
26 LA CATTEDRALE IN ITALIA

diocesi basilica Τ battistero Τ episcopio


e prima attestazione basilica battistero ο altro
pianta resti di resti di
intera parziale strutture suolo
REG. XI Liguria
AOSTA 451
IV-V•sec. IV-V•sec. V sec.•
COMÒ 386 e. •
V sec.
MILANO 313 • •
IV sec. IV sec.
NOVARA 398 •
V sec.
TORINO 398 •
IV-V sec.
VERCELLI 353-354 •
IV-V sec.
PROVINCIA SICILIA
AGRIGENTO 578 •
VI sec?
PROVINCIA SARDINIA
PORTO TORRES 484 •
VI sec.
SENAFER (CORNUS) 484 • •
IV-V•sec. IV-V sec. VI sec.•
THARROS (?) VI sec. •
VI sec.

Dip. SCIENZE ANTROPOLOGICHE ARCHEOLOGICHE E STORICO TERRITORIALI


Università di TORINO
L'ITALIA SETTENTRIONALE

I - Identificazione della cattedrale

Per un numero rilevante di centri episcopali dell'Italia


set entrionale, pari al 44% delle diocesi attestate entro il VII secolo, l'ubicazione del
gruppo episcopale paleocristiano è proposta in base a dati archeologici
- confermati ο non contraddetti da fonti e documenti - siano questi
resti più ο meno consistenti di strutture murarie (35%) oppure di
pavimenti che per la loro natura, cronologia e posizione si ritiene di poter
attribuire alla cattedrale originaria (9%) (tabella 1).
Parte di queste identificazioni trova concordi gli studiosi, altre
invece si discostano dalle opinioni tradizionali, recepite in genere dallo
studio di Violante e Fonseca, l'unico finora che abbia affrontato il
problema in maniera sistematica5. Queste tradizioni, pur espresse in
contributi fra di loro indipendenti e relativi a singoli casi, hanno un
denominatore comune : la chiesa episcopale paleocristiana viene situata in

* Questo testo tiene conto delle discussioni svoltesi a seguito della relazione
presentata a Lione (22 settembre 1986), per le quali ringrazio tutti gli intervenuti ed in particolare
M. Mirabella Roberti e J.-Ch. Picard. Desidero inoltre ringraziare per i dati cortesemente
forniti : L. Bertacchi, G. P. Brogiolo, P. Cancian, D. Caporusso, A. Cardarelli, A. Ceresa
Mori, G. Cerulli Irelli, P. Croce Da Villa, A. Crosetto, G. Cuscito, S. Gelichi, F. Maselli
Scotti, M. Rigoni, E. Zanda. Alla redazione delle schede hanno collaborato : L. Carli, C.
Lambert, M. C. Lampis, A. M. Maggi e A. Vecchi (Univ. di Torino); C. Fiorio Tedone e S. Lu-
suardi Siena (Univ. Cattolica, Milano) per Verona; G. Trovabene (Univ. di Bologna) per
Modena. La documentazione grafica è stata coordinata da C. Lambert ed eseguita da
G. Cassi e da M. Musso e G. Jano (Univ. di Torino, Dip. SAAST); le tabelle sono state
realizzate da M. R. Cagnazzo (Univ. di Torino, Dip. SAAST). A tutti va il più vivo
ringraziamento per la loro collaborazione.
5 C. Violante e C. Fonseca, Ubicazione e dedicazione delle cattedrali dalle origini al
periodo romanico nelle città dell'Italia centro- settentrionale, II romanico pistoiese nei suoi
rapporti con l'arte romanica dell'Occidente (I Conv. Int. Studi Medievali Storia Arte),
Pistola, 1964, p. 303 ss.
28 LA CATTEDRALE IN ITALIA

contesto cimiteriale e collegata al luogo di sepoltura del primo vescovo


attestato ο supposto tale ο di quello che assurge con il tempo a patrono
della diocesi (Faenza, Genova, Rimini, Verona, Vicenza, Trento). Una
primitiva chiesa episcopale in area cimiteriale, attiva come tale per un
periodo molto breve, è stata d'altronde affermata anche per centri i cui
resti archeologici, pur inequivocabili, sono più recenti della data
presumibile di costituzione della diocesi (Brescia, Corno, Ravenna, Trieste) e
occasionalmente anche per Novara, Torino e Vercelli. A conferma,
vengono in genere addotte fonti, che ricordano la costruzione di una
chiesa cimiteriale da parte del primo ο di uno dei primi vescovi della
diocesi, che vi sarebbe stato sepolto, e documenti compresi per lo più fra
Vili e X secolo, che conterrebbero nella titolatura della diocesi la
testimonianza ο la memoria della primitiva sede cimiteriale.
A questo proposito è però da osservare che il presupposto che il
vescovo venga sepolto nella chiesa episcopale per i primi secoli non è
dimostrato, anzi è contraddetto dall'evidenza : è emblematica la
sepoltura di Ambrogio nella basilica martyrum6. Quanto alle fonti, a parte il
carattere di topos che vi assume l'evergetismo dei vescovi7, le menzioni
in questione sono in relazione al ricordo di uno specifico culto di tipo
martiriale, distinto in quanto tale dalla liturgia ebdomadaria, che ha la
sua sede nella chiesa episcopale e sulla quale le fonti in genere non si
soffermano. Nei documenti infine, altra cosa è l'ecclesia intesa come
diocesi ed indicata con il nome del suo santo patrono, della cui
protezione è pegno e garanzia il corpo di cui la diocesi stessa vanta il
possesso ed il vescovo si proclama «custode», altra l'edificio in cui le spoglie
sono ο sono state in passato conservate, altra ancora la chiesa
episcopale. Citiamo a titolo di esempio il caso di Genova, dove i documenti
ricordano di volta in volta : ... Sanctae Sedi Beatissimi Sili . . . domo Sancii
Laurentii; . . . cuins corpus in ecclesia Beati martyris Syri sepultum est8,

6 II problema delle sepolture episcopali cfr. ora J.-Ch. Picard, Le souvenir des évê-
ques. La sépulture, les listes episcopates et le culte des évëqùes en Italie du Nord jusqu'au X"
siècle (BEFAR, 268), Rome, 1987.
7 Per la parte che in esso possono assumere le rivendicazioni dei diritti della sede
vescovile sulle chiese martiriali cfr. M. Sot, Arguments hagiographiques et historiographi-
ques dans les «Gesta Episcoporum», Hagiographie culture et société (IVe-XIIe siècle) (Coll.
Nanterre-Paris), Paris, 1981, p. 95 ss.
8 L. T. Belgrano, Cartario genovese ed illustrazione del registro arcivescovile, ASLigure,
II, 1870, I, p. 1 ss., a. 987; Greg. Magn., Dial, IV, 55 (Fonti per la Storia d'Italia, a cura di
U. Moricca, Roma, 1924, p. 313).
L'ITALIA SETTENTRIONALE 29

e di Novara : ... praefatam sedem quae est constructa in honorem san-


ctae Dei genetricis semperque Virginis Mariae et Sancii Gaudentii ubi
ipse praetiosus sanctus corpore requiescit; . . . ecclesia beatissimorum
Apostolorum in honore Sancii Gaudentii quae est fundata foris muro
civitatis Novariae9.
In questi ed altri anologhi documenti si riflette l'affermarsi della
figura del santo patrono, fenomeno altomedievale ormai chiaramente
delineato nelle sue principali componenti 10. Questa comporta
automaticamente un grande rilievo, non soltanto religioso, anche della sede,
suburbana, del suo culto; non a caso questa appare legata alla chiesa
episcopale da un rapporto del tutto particolare, che dalla iniziale
dipendenza, dopo l'istituzione delle canoniche e nel quadro dei
problemi specifici dei secoli X-XII, può svilupparsi in tensioni anche gravi
(Acqui, Reggio Emilia, Novara), che possono giungere a rivendicazioni
di «matricità» da parte della chiesa di origine cimiteriale (Bergamo); a
Vercelli questa riesce a far proprio il ruolo di cattedrale11. Insieme con

9 F. Gabotto, A. Lizier, A. Leone, G. B. Morandi e O. Scarzello, Le carte dell'archivio


capitolare di S. Maria di Novara, I, BSSS, LXXVIII, Pinerolo, 1913, doc. Vili, p. 9, a. 854;
C. Salsotto, Le più antiche carte di S. Gaudenzio di Novara, BSSS, LXXVII, Torino, 1937,
doc. I, p. 1, a. 841.
10 A. M. Orselli, // santo patrono cittadino : genesi e sviluppo del patrocinio del vescovo
nei secoli VI e VII, Agiografia altomedievale, a cura di S. Boesch Gajano, Bologna, 1976,
p. 85 ss. (già in L'idea e il culto del santo patrono cittadino nella letteratura latina cristiana,
Bologna, 1965, p. 97 ss.); La città altomedievale e il suo santo patrono : (ancora una volta)
il «campione» pavese, RivStCh, 32, 1978, p. 1 ss. ; // santo patrono cittadino fra tardo antico
e alto medioevo, La cultura in Italia fra tardo antico e alto medioevo (Convegno CNR),
Roma, 1981, p. 771 ss.; J.-Ch. Picard, Conscience urbaine et culte des saints. De Milan sous
Liutprand à Vérone sous Pépin I d'Italie, Hagiographie culture et sociétés, cit. a nota 7,
p. 455 ss. ; Le souvenir des évêques, cit. a nota 6; P. Golinelli, Istituzioni cittadine e culti
episcopali in area matildica avanti il sorgere dei Comuni, Culto dei santi, istituzioni e classi
sociali nell'Europa preindustriale, a cura di S. Boesch Gajano e L. Sebastiani, L'Aquila-
Roma, 1984, p. 141 ss.
11 Acqui : G. Pistarino, La crisi della pieve cittadina nei conflitti fra il clero di Acqui,
RivStCh, 15, 1961, p. 4 ss. ; Reggio Emilia: P. Golinelli, Culto dei santi e vita cittadina a
Reggio Emilia (secolo IX-XI), Modena, 1980 e per gli sviluppi nei secoli successivi della
contesa sulle reliquie di S. Prospero C. Affarosi, Memorie istoriche del monastero di S.
Prospero di Reggio, Padova, 1733-37; Novara : F. Cognasso, Novara nella sua storia, Novara e
il suo territorio, Novara, 1952, p. 96 ss.; Bergamo : Kehr, VI, p. 366 ss.; L. Chiodi, L'antica
basilica di S. Alessandro, Le mura di Bergamo, Bergamo, 1977, p. 320 ss.; J. Jarnut,
Bergamo 568-1098. Storia istituzionale sociale ed economica di una città lombarda nell'alto
medioevo, Bergamo, 1979, p. 29 ss.; Vercelli : Violante e Fonseca, Ubicazione e
dedicazione delle cattedrali, cit. a nota 5 e cfr. inoltre nota 50; anche ad Imola si registrano rappor-
30 LA CATTEDRALE IN ITALIA

suggestioni presenti già in Gregorio di Tours ed in testi agiografici che


immaginano in luoghi appartati e nascosti la vita religiosa delle prime
comunità12 e talvolta con il favore di situazioni specifiche quale quella
verificatasi a Lodi nel XII secolo, queste tensioni confluiscono nei
primi tentativi di ricostruzione storica delle cronache medievali e quindi
nell'erudizione del XVII-XVIII secolo, da cui in ultima istanza dipende
la teoria moderna che la cattedrale nasca sempre e comunque in area
cimiteriale13. Le radici paleocristiane di questa situazione non sono
però nell'esistenza di una prima chiesa episcopale cimiteriale, bensì
nella presenza, accanto alla chiesa urbana, di una distinta chiesa
cimiteriale, che in origine può dirsi anch'essa in certa misura vescovile, in
quanto officiata dal vescovo specie in occasione degli anniversari dei
santi14, ed è complementare alla prima sul piano liturgico. È vero che
talvolta nelle fonti medievali questa viene indicata come sede del
vescovo, ma questa può essere in varie occasioni e per molte ragioni diversa
dall'episcopio, e proprio in quanto tale si ha l'impressione che venga

ti molto tesi quando non ostili fra la sede episcopale e la pieve cittadina di S. Lorenzo,
forse succeduta alla chiesa episcopale paleocristiana, nel quadro della lotta fra Forum
Cornell e il castrum S. Cassiani, che si conclude alla fine del XIII secolo con la distruzione
di questo e la costruzione di una nuova sede episcopale : M. G. Bassani, La pieve di S.
Lorenzo di Imola e le sue proprietà fondiarie dall'XI al XIII secolo, II Carrobbio, VI, 1980,
p. 27 ss.
12 Ch. Pietri, Donateurs et pieux établissement d'après le légendier romain (Ve-VIIe
siècle), Hagiographie culture et sociétés, cit. a nota 7, p. 438 s. ; L. Pietri, La ville de Tours du
IVe au VIe siècle : naissance d'une cité chrétienne, Rome, 1983, p. 351 s.
13 Così Lanzoni, p. 88 e ancora : D. A. Bullough, Urban change in early medieval Italy :
the example of Pavia, PBSR, XXXIV, 1966, p. 82 ss. ; Social and economic structure and
topography in the early medieval city, XXI Settimana CISAM, 1974, p. 351 ss.; C. Violante,
Primo contributo a una storia delle istituzioni ecclesiastiche nell'Italia controsettentrionale
durante il Medioevo : province, diocesi, sedi vescovili, Miscellanea Historiae Ecclesiasticae,
V (Coll. Varsovie), Louvain, 1974, p. 187 ss.; C. G. Mor, Topografia giuridica : stato
giuridico delle diverse zone urbane, XXI Settimana CISAM, 1974, p. 363 ss. ; la tesi è sostenuta
anche per la Gallia da E. Griffe, La Gaule chrétienne à l'époque romaine, III, La cité
chrétienne, Paris, 1965, p. 13 : per questo cfr. nota 17.
14 C. Violante, Primo contributo, cit. a nota 13, p. 189 s.; Ch. Pietri, Chiesa e comunità
locali nell'Occidente cristiano (IV-VI secolo d.C.) : l'esempio della Gallia, Società romana e
impero tardo antico, III, Le merci gli insediamenti, a cura di A. Giardina, Bari, 1986,
p. 764 ; la pertinenza vescovile delle chiese martiriali è chiaramente espressa da Ambro-
gio, quando afferma, riferendosi alla basilica martyrum : dignum est enim ut ibi requie-
scat sacerdos ubi off erre consuevit (ep. 22 : CSEL, LXXXII, ree. M. Zelzer, 1982, LXXVII,
p. 126 ss.).
L'ITALIA SETTENTRIONALE 31

precisata: già al tempo di papa Simmaco (498-514) vengono costruiti


episcopia presso S. Pietro15.
Per nessuna delle chiese episcopali attestate da resti archeologici è
dimostrata un'origine cimiteriale, lo sviluppo cioè nel contesto di aree
funerarie ad essa preesistenti. La qualificazione della cattedrale come
chiesa urbana, già affermata a suo tempo dal Verzone16, emerge
d'altronde come una costante anche in altre regioni dove sono state
condotte analisi sistematiche17.
Alla luce di questi dati è stata valutata la situazione dei centri per i
quali si dispone solo di fonti e documenti : ne è emerso che questi non
provano l'origine cimiteriale della chiesa episcopale, affermata per
tradizione anche per la maggioranza di queste diocesi, e che anche in
quelle località in cui le attestazioni medievali si riferiscono
effettivamente ad une sede di origine cimiteriale (Imola, Modena), esse non
escludono la possibilità di una primitiva cattedrale urbana.
Non sono state avanzate proposte di identificazione della cattedrale
per alcuni centri per i quali non disponiamo di elementi di valutazione
sufficienti (Adria, Aitino, Asolo, Belluno, Brescello, Cissa, Ficuclae,
Oderzo, Treviso, Vicohabentia). A parte il caso del tutto particolare di
Cissa, la lacuna potrà essere colmata con gli sviluppi della ricerca.
Ricordiamo comunque che per Belluno è stata avanzata un'ipotesi di
ubicazione nell'area della cattedrale attuale18, mentre per Adria si riene
tradizionalmente che la cattedrale paleocristiana sorgesse in
corrispondenza della chiesa di S. Maria della Tomba, dove si trova una vasca
battesimale ottagonale con un'iscrizione che ricorda lavori al battistero
effettuati da un vescovo Bono, non altrimenti noto; l'iscrizione viene

15 L. P., I, 262, cit. in R. Krautheimer, S. Corbett e A. K. Frazer, Corpus Basilicarum


Christianarum Romae, V, Città del Vaticano, 1980, p. 180.
16 P. Verzone, L'architettura religiosa dell'Alto Medio Evo nell'Italia settentrionale,
Milano, 1942, p. 16.
17 Ch. Pietri, Remarques sur la topographie chrétienne des cités de la Gaule entre Loire
et Rhin (des origines au VIIe siècle), RevHistEgl, LXII, 1976, p. 189 ss.; P.-A. Février, Vetera
et nova : le poids du passé, les germes de l'avenir (IIIe - VIe siècles), in Histoire de la France
urbaine, sous la direction de G. Duby, I, La ville antique, Paris 1980, p. 424 ss. ; la
documentazione è raccolta ora in Topographie des cités de la Gaule, des origines au milieu du
VIIIe siècle, éd. par N. Gauthier et J.-Ch. Picard, I-V, Paris, 1986-1987.
18 A. Alpago Novello, Monumenti altomedievali inediti nella val Belluna, HI CNAC,
1974, p. 527. Non è chiaro su che base Feltre venga inserita dall'Hubert nell'elenco delle
« cattedrali doppie » : cfr. nota 62.
32 LA CATTEDRALE IN ITALIA

variamente datata fra VII e IX secolo19. Per Treviso infine è stata


proposta recentemente l'identificazione del battistero con un ambiente
circolare ad esedre individuato non lontano dalla cattedrale attuale20.
Non sono infine state prese in considerazione diocesi attestate solo
dopo il VII secolo, quali Mantova e Cittanova, pur se ne è stata da
tempo ipotizzata la costituzione già in periodo più antico21 : della loro
esistenza sarebbero prova i resti del battistero. Per il battistero ottagonale

19 Per l'iscrizione cfr. L. A. Muratori, Novus Thesaurus Veterum Inscriptionum ,


Milano, 1739-43, IV, p. 1893, n. 3 e V. De Wit, Adria e le sue antiche epigrafi, Firenze, 1888,
n. 287; la chiesa di S. Maria della Tomba si trova nei pressi dell'area da cui provengono i
ritrovamenti di età romana e dove verosimilmente doveva trovarsi il centro urbano
(U. Dallemulle, Topografia e urbanistica dell'antica Adria, AqN, XLVIII, 1977, e. 165 ss. ;
M. De Min, AqN, LV, 1984, Notiziario, e. 274). Le cattedrale altomedievale, fino al
trasferimento della diocesi a Rovigo (920), è S. Giovanni, spostata a Nord e centro del rione di
Castello : posizione forte che può essere quella originaria, se come sembra verosimile la
diocesi viene istituita solo nel VII secolo, quando è attesta per la prima volta (651) e non
nel IV ο V, come suppone invece il Lanzoni (p. 943).
20 L. Bertacchi, Architettura e mosaico, Da Aquileia a Venezia, Milano, 1980, p. 332 s. ;
di questo ritrovamento sono stati pubblicati finora solo fotografie e descrizioni
sommarie : cfr. anche G. Cuscito, II primo cristianesimo nella «Venetia et Histria», AAAd, XXVIII,
1986, estratto con aggiunte, p. 38. L'identificazione si basa principalmente sul soggetto
del mosaico pavimentale (temi marini, tralci di vite, amorini vendemmiatori, stagioni) :
ma questo nel IV secolo non è certo limitato ai contesti cristiani, trova anzi anche più
ampio spazio in ambienti profani. Oltre a ciò e al divario cronologico rispetto
all'attestazione della diocesi (590), e nonostante la relativa vicinanza all'attuale cattedrale, la
complessità dell'architettura al confronto con i contemporanei battisteri di Aquileia rende
l'identificazione molto improbabile. E più verosimile che l'ambiente sia parte di un
complesso privato, ambito nel quale può trovare ampi confronti (F. Guidobaldi, L'edilizia
abitativa unifamiliare nella Roma tardoantica, Società romana e impero tardoantico, II,
Roma : politica economia paesaggio urbano, a cura di A. Giardina, Bari, 1986, p. 207), e si
inserisca nel quadro di quella edilizia residenziale di alto livello se non di lusso del IV
secolo testimoniata ad Aquileia della serie di vani di domus interpretati, a torto, come
oratori privati (S. Tavano, Aquileia cristiana, AAAd, III, 1972, p. 116 ss. e per contro P. A.
Février, Remarques sur le paysage d'une ville à la fin de l'antiquité : l'exemple d'Aquilée,
AAAd, XIX, 1981, p. 203 ss. ; P. Testini, La cultura artistica in Italia nella tarda antichità,
La cultura in Italia, cit. a nota 10, p. 789 s.), a Milano dall'ambiente mosaicato di via
Olmetto, anch'esso ritenuto una domus ecclesiae (M. Mirabella Roberti, Quattro edifici di
età tardoantica in Lombardia, Arte Lombarda, XV, 1970, 2, p. 113 ss. e da ultimo Milano
romana, Milano, 1984, p. 160 ss.); per il problema delle liturgie domestiche, non ricordate
né da Ambrogio né da Agostino, cfr. J. Lemarié, La liturgie d'Aquilée et de Milan au temps
de Cromace et d'Ambroise, AAAd, IV, 1973, p. 256.
21 M. Mirabella Roberti, Origini cristiane in Istria, AAAd, II, 1972, p. 141 ss.; G.
Cuscito, Cristianesimo antico ad Aquileia ed in Istria, Trieste, 1977 (ma 1979); per Mantova cfr.
già Lanzoni, p. 943.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 33

absidato, ancora in corso di scavo a Mantova nei pressi dell'attuale


duomo di S. Pietro, viene proposta una datazione al IV-V secolo22. Il
battistero di Cittanova è noto solo da fonti e da disegni dell'inizio del
XIX secolo, precedenti la distruzione degli ultimi resti avvenuta nel
1874 : esso viene datato al V-VI secolo in base alla pianta ottagona con
vasca esagonale, sulla quale nell'VIII secolo sarebbe stato eretto dal
vescovo Maurizio il ciborio, di cui si conservano cinque archetti con
l'epigrafe dedicatoria23. Non intendiamo qui discutere la cronologia di
questi reperti, di per sé plausibile, né ovviamente escludere la
pos ibilità di lacune nelle fonti; ma riteniamo che dopo il IV secolo la presenza
di un battistero sia pure in un contesto urbano e nel sito occupato in
seguito dal gruppo episcopale indichi bensì l'esistenza di una comunità
organizzata, ma non necessariamente la presenza di un vescovo
titolare, non più di quanto l'associazione di un battistero ad una chiesa mar-
tiriale faccia di quest'ultima una cattedrale24. Nel IV e tanto più nel
V-VI secolo nuclei urbani di una certa consistenza devono infatti aver
avuto un proprio clero stabile - e quindi proprie strutture liturgiche -
pur rimanendo dipendenti da un centro episcopale diverso, come
appare chiaro dal canone VI del concilio di Sardica e dalla lettera di Leone
Magno ai vescovi della Mauretania Cesariense25 : in modo analogo nelle
campagne la vita religiosa viene organizzandosi intorno alle chiese
battesimali costituite nell'ambito della diocesi. È in generale il problema di
tutti i centri in cui in corrispondenza della cattedrale sono stati trovati
resti di un edificio di culto più antico della data in cui la diocesi è
sicuramente attestata : Aosta, Pola, Vicenza e, con minor certezza per i
problemi di datazione dei reperti, Albenga, Feltre, Trieste, Zuglio. In questi
casi si è ritenuto che possano essere le caratteristiche dell'edificio ad
orientare verso l'ipotesi di un limite delle fonti - probabile per Aosta,

22 E. Marani, L'antico centro episcopale di Mantova e il battistero urbano, Civiltà


mantovana, n.s. 1, 1983, p. 21 ss.; A. M. Tamassia, Mantova, Archeologia urbana in Lombardia,
Milano, 1984, p. 122 ss. ; C. Pagani e B.Bruno, Mantova, Seminario diocesano. Scavi
nell'area del battistero paleocristiano, Notiziario SAL, 1984, p. 105 ss.; G. Cuscito, // primo
cristianesimo, cit. a nota 20, p. 44.
23 G. Cuscito, // ciborio e l'epigrafe del vescovo Maurizio a Cittanova d'Istria, Ricerche
religiose del Friuli e dell'Istria, III, 1984, p. Ili ss.; P. Porta, Rilievi altomedievali di Citta-
nova d'Istria, AMSIstriana, n.s. XXXII, 1984, p. 145 ss., che ricorda che anche nelle
murature del duomo sono stati individuati resti che vengono attribuiti ad età paleocristiana.
24 Cfr. Pani Ermini, infra.
25 Mansi, III, col. 24; P.L., 54, e. 653.
34 LA CATTEDRALE IN ITALIA

del cui complesso di culto all'inizio del V secolo difficilmente si può


mettere in dubbio la funzione di gruppo episcopale, e per Pola al
momento della costruzione della basilica B26 - oppure di quella della
esistenza di un luogo di culto comunitario precedente l'istituzione della
diocesi, come è possibile avvenga a Vicenza. È evidente comunque che
il problema dei tempi di costituzione delle diocesi nord-italiche non può
considerarsi chiuso dalla generale convinzione che siano state tutte ο
quasi istituite al più tardi sullo scorcio del IV secolo, nel quadro ο di
una programmazione ambrosiana ο di un naturale e, si direbbe,
inevitabile sviluppo dalla struttura municipale a quella ecclesiastica dopo il
380 27 : lo dimostra proprio l'analisi recentissima su Vicenza, che
sarebbe opportuno estendere, in particolare a tutta la serie di diocesi
dell'area veneta che si manifestano per la prima volta
contemporaneamente al concilio di Grado28.

26 Nel caso di Aosta lo scarto cronologico fra le strutture della chiesa e l'attestazione
della diocesi (inizio V secolo/451) è modesto e si può ridurre ulteriormente considerando
l'età molto avanzata del vescovo Eustasio al tempo del concilio di Milano; inoltre nella
prima metà del V secolo non vi sono sinodi cui fare specifico riferimento per le diocesi
dell'Italia nord-occidentale. Anche a Pola probabilmente il divario non è grande, se la
basilica Β è la prima chiesa episcopale ed è da collocare, come sembrerebbe,
nel 'inoltrato V secolo.
27 Sulla scia di F. Gabotto, / municipi romani della Italia occidentale alla morte di
Teodosio il grande, Studi sulla storia del Piemonte avanti il Mille, BSSS, XXXII, Pinerolo,
1907, p. 235 ss. e Savio, p. 5 ss., cfr. fra gli altri G. R. Palanque, G. Bardy e P. de Labriolle,
Storia della Chiesa, III, 2, Dalla pace costantiniana alla morte di Teodosio, Torino, 1972 (3
ed. it.; ed. or. 1950), p. 690 ss. ; M. Mirabella Roberti, Origini cristiane in Istria, cit. a nota
21 ; G. C. Menis, Le giurisdizioni metropolitiche di Aquileia e di Milano nell'antichità,
AAAd, IV, 1973, p. 271 ss. e La diffusione del cristianesimo nel territorio friulano in epoca
paleocristiana, III CNAC, 1974, p. 49 ss. ; G. Cuscito, Cristianesimo antico, cit. a nota 21.
28 L. Cracco Ruggini, Storia totale di una piccola città : Vicenza romana, Storia di
Vicenza, Vicenza, 1987, p. 205 ss. Notiamo qui che non è stata presa in considerazione
Claterna, del cui episcopato non esistono tracce al di là di una tradizione bolognese e
dell'ipotesi del Lanzoni, che le assegnò il vescovo Costanzo al quale Ambrogio affida
l'ecclesia di Forum Cornelii nel periodo di sede vacante : Lanzoni, p. 773 ; cfr. anche C.
Violante, Primo contributo, cit. a nota 13, e G. Schmiedt, Città scomparse e città di nuova
formazione in Italia in relazione al sistema di comunicazione, XXI Settimana CISAM, 1974,
p. 572, che colloca quindi la scomparsa della città nel periodo della guerra
gotico-bizantina; della città non sembrano però esistere testimonianze dopo la fine del IV secolo
(M. Bollini, Un frammento di scultura tardo antica da Claterna e l'epoca della distruzione
della città, StRomagnoli, XI, 1960, p. 213 ss.).
L'ITALIA SETTENTRIONALE 35

II - Ubicazione della cattedrale in rapporto all'impianto urbano

1. Le mura

L'andamento della cinta muraria è definito chiaramente solo in


una piccola parte delle città dell'Italia settentrionale; in altre ne sono
noti tratti più ο meno brevi; più spesso la sua ricostruzione è frutto
esclusivo di ipotesi basate non di rado su stereotipi e sul presupposto
che tutte le città romane fossero dotate di sistemi di difesa in
muratura : è invece possibile che siano esistite città aperte, la cui difesa era
affidata alla situazione naturale e, in caso di necessità, a protezioni
realizzate in materiali deperibili29. Le strutture documentate presentano
d'altro canto non pochi problemi di cronologia, intesa tanto come data
di costruzione, che come periodo d'uso. Questo vale in particolare per
le mura relative alla fase più antica della città, in genere tardo
repubblicane : rimane infatti da verificarne la persistenza in età imperiale,
quando l'impianto urbano tende a svilupparsi al di là dei limiti origina-
ri. In alcuni casi è provata la loro obliterazione almeno parziale (Alben-
ga, Concordia, Ravenna)30 e se è vero che non di rado risultano
ripristinate in periodo tardo, va anche detto che quasi mai è definito il
momento preciso di questi rifacimenti se non sulla base di
verosimiglianze storiche, di per sé opinabili, potendo coinvolgere vicende
comprese in un arco di tempo che va dal III secolo al medioevo. Questi
rifacimenti si configurano di fatto come cinte murarie ridotte nei
confronti della realtà urbana imperiale : fenomeno che per il III-IV secolo
è ben documentato in Gallia31, in Italia settentrionale invece sembra

29 È il caso verosimilmente di Bologna, forse di Cremona, Padova e Treviso ; per la


frequenza del fenomeno in Gallia cfr. Ch. Goudineau, Les villes de la paix romaine,
Histoire de la France Urbaine, cit. a nota 17, p. 244 ss. ; è possibile inoltre che strutture anche
monumentali di porte non fossero accompagnate da mura adeguate (cfr. ibid.,
p. 179 ss.): ad Asti la porta occidentale è documentata dalla ed. «torre rossa», ma delle
mura non è stata trovata traccia nello scavo condotto in un'area a Nord, in
cor ispondenza del loro presumibile tracciato.
30 Ad Aquileia lo smantellamento parziale delle mura in età imperiale è ricordato da
Erodiano, Vili, 2, 4.
31 A. Grenier, Archéologie gallo-romaine, Manuel d'archéologie gallo-romaine, a cura di
J. Dechelette, V, Paris, 1931, p. 354 ss. e da ultimo S. Johnson, Late Roman Fortifications,
London, 1983, p. 82 ss. ; cfr. inoltre P.-A. Février, Permanence et héritage de l'antiquité
dans la topographie des villes d'Occident durant le Moyen Âge, XXI Settimana CISAM, 1974,
36 LA CATTEDRALE IN ITALIA

testimoniato soltanto a Bologna e forse Reggio Emilia, mentre è


contraddetto non solo dei casi di Milano e Ravenna, che non possono
evidentemente essere assunti a norma, ma anche di Aquileia, Rimini,
Verona, dove il perimetro delle mura tardo imperiali pur escludendo
alcuni quartieri è molto più ampio di quello delle mura più antiche.
Proprio Aquileia propone una situazione di estremo interesse nel
quadro del rapporto cattedrale/mura. Il complesso teodoriano sorge infatti
in area esterna alle mura più antiche della città, quell'area meridionale
teatro dell'espansione di età imperiale e del maggior sviluppo edilizio
del IV secolo, che viene compresa entro le mura tardo antiche. Queste
sono datate tradizionalmente al 238, ma è nel IV secolo avanzato che
sembrano trovare una collocazione più plausibile; in tal caso, il gruppo
episcopale viene costruito in un'area che pur essendo di fatto urbana,
non è definita da quello che della città è considerato il limite proprio e
caratterizzante : la cinta muraria32. È questa una possibilità, che
attende una conferma da una datazione su base archeologica delle mura :
ma è opportuno tenerne conto fin d'ora nella valutazione di altre
situazioni in cui la cattedrale sembra situarsi al di fuori delle mura più
antiche (Cremona, Parma) : l'eventuale suo essere rispetto a queste extra-
muranea non la rende automaticamente esterna ο estranea al contesto
urbano, e meno ancora, come da molti si è voluto, cimiteriale.
Indipendentemente dalla loro cronologia relativa, si osserva che in
tutti i centri in cui la cattedrale può essere messa in relazione con un
sistema difensivo tardo antico documentato da resti archeologici (Al-
benga, Aquileia, Bologna, Brescia, Corno, Milano, Parenzo, Pavia, Pola,
Ravenna, Rimini, Verona, Trieste) essa è situata al suo interno, sia esso
una ripresa di mura più antiche (Albenga, Brescia, Corno, Pavia, Pola,
Trieste), un loro ampliamento più ο meno marcato (Aquileia, Milano,
Ravenna, Rimini, Verona) ο una struttura apparentemente nuova
(Bologna, Parenzo). È dentro le mura anche dove queste risalgono all'età

p. 78 ss. ; Velerà et nova, cit. a nota 13, p. 399 ss. e Habitat ed edilizia nella tarda antichità,
Società romana e impero tardoromano, III, cit. a nota 14, p. 755 ss.
32 P.-A. Février, Enceinte et colonie, RivStLig, XXXV, 1969, p. 28 ss. e Permanence et
héritage, cit. a nota 30, p. 73 ss. ; L. Cracco Ruggini, La città nel mondo antico : realtà e
idea, Romanitas-Christianitas. Untersuchungen zur Geschichte und Literatur der römischen
Kaiserzeit J. Sträub gewidmet, Berlin-New York, 1982, p. 61 ss. e in particolare p. 68 e 79;
ovvia a questo proposito, ma pur sempre significativa, la citazione di Isidoro : nam urbs
ipsa moenia sunt {Ethim., XV, 2, 1).
L'ITALIA SETTENTRIONALE 37

tardo repubblicana ο primo imperiale e non sembrano presentare


rifacimenti in età tardo antica (Alba, Aosta, Torino).
Entro questo quadro si delineano soluzioni abbastanza
dif erenziate, che solo in una prima approssimazione si possono suddividere in
due situazioni tipo, pressoché equivalenti sul piano quantitativo, di
cattedrale in area più ο meno centrale ο in prossimità delle mura. Le
cattedrale è in posizione centrale ad Alba, Albenga, Corno, Milano, Pavia,
nonché ad Aosta e Trieste, dove la definzione vale non in termini
strettamente topografici, ma come riferimento al tradizionale centro di
aggregazione della città romana, cioè al foro (cfr. II. 2). È invece vicina
alle mura negli altri casi, fra cui si notano posizioni prossime a porte
aperte su strade extraurbane di notevole rilievo (Bologna, Brescia,
Torino ed anche Novara e Trento) ed altre in aree marginali rispetto al
centro originario della città romana, ma significative a diverso titolo nel
contesto urbano tardo antico (Aquileia, Rimini, Verona, Pola), senza
che sia evidentemente possibile una netta distinzione ο meno ancora
una contrapposizione fra le due, che possono venire a coincidere
(Brescia). La cattedrale è a ridosso delle mura anche a Parenzo e Ravenna;
a Parenzo tuttavia non è provato che le mura siano più antiche, mentre
a Ravenna si tratta delle mura tardo repubblicane, già da tempo
superate dall'espansione dell'abitato in età imperiale; anche qui si è
comunque in prossimità di una porta, quella che permette il collegamento del
vecchio centro urbano con il sobborgo di Cesarea e quindi con Classe.
Rimangono aperti tutti gli altri casi, in cui in assenza di qualunque
riscontro archeologico l'andamento dei tracciati murari è affidato ad
ipotesi. Per questi centri si può quindi solo valutare la posizione della
cattedrale in rapporto all'area urbanizzata, con tutte le riserve dovute
ai limiti delle nostre conoscenze della reale situazione tardo antica. Il
quadro è nella sostanza analogo a quello delineato per i centri
sicuramente fortificati : si alternano infatti con frequenza pressoché identica
posizioni più ο meno centrali della cattedrale (Bergamo, Ivrea, Padova,
Reggio Emilia, Vicenza) e posizioni periferiche (Asti, Cremona, Faenza,
Parma, Piacenza, Vercelli, Zuglio), anche queste inserite nella dinamica
dei collegamenti extraurbani.

2. // foro

La posizione del foro è nota in un numero ridotto di città (Aosta,


Brescia, Concordia, Milano, Parenzo, Pola, Rimini, Trieste, Verona,
Zuglio), e solo per alcune si conoscono almeno a grandi linee gli edifici
38 LA CATTEDRALE IN ITALIA

che al foro fanno capo (Aosta, Brescia, Trieste, Verona, Zuglio). Altrove
l'identificazione si basa sul ritrovamento nella zona di resti frammenta-
ri, per lo più di materiali attribuibili ad edifici monumentali di natura
imprecisata (Alba, Bergamo, Faenza, Imola, Pavia, Parma, Reggio
Emilia, Trento) ο ancora su criteri di verosimiglianza e su persistenze di
carattere urbanistico (la piazza principale della città medievale) ο
toponomastico (chiese dette «in foro») che per quanto non trascurabili
possono tuttavia essere ambigui33; questi casi non vengono quindi presi in
considerazione, per il troppo elevato margine di errore.
Un rapporto diretto della cattedrale con il foro, inteso nel senso
della sua sovrapposizione a strutture pertinenti all'area forense, è
sicuramente attestato soltanto a Trieste; la connessione appare molto
stretta ad Aosta e se è corretta l'identificazione del foro, è ipotizzabile anche
ad Alba, Albenga, Bergamo, Corno, Ivrea, Trento. In altri casi la
posizione centrale della cattedrale si traduce in una generica prossimità alla
supposta area forense, che non è però possibile qualificare in
mancanza di dati sulla natura degli edifici circostanti e stante la natura di
complesso chiuso del foro34. Si tratta d'altronde di una indicazione di
valore relativo : le dimensioni della media dei centri urbani considerati
sono tali che «vicino» e «lontano» si traducono in distanze che in
termini assoluti sono modeste se non minime.
A Trieste l'impianto della cattedrale non interferisce con la
funzionalità del foro, poiché si limita ad obliterare solo uno degli edifici che
fanno capo al foro, che peraltro almeno sul piano teorico rimane
pienamente agibile : ciò non implica evidentemente che nella realtà lo sia
stato, e nei termini tradizionali.

3. / quartieri

II quadro delle città è in genere troppo poco noto nei suoi


particolari perché ne siano leggibili le articolazioni funzionali : solo per alcuni

33 È il caso ad esempio della chiesa di S. Giovanni in Foro di Aquileia, situata nel


settore Sud-occidentale della città, senza alcun rapporto con il foro (L. Bertacchi,
Topografia di Aquileia, AAAd, I, 1972, p. 52, con ipotesi di riferimento al foro pequario); a
Piacenza invece, e non è verosimilmente l'unico caso, i principali edifici comunali si
concentrano in un'area (piazza Cavalli) diversa da quella dove tutto induce a localizzare il foro
romano.
34 G. A. Mansuelli, Urbanistica e architettura della Cisalpina romana fino al HI secolo
e.n., Bruxelles, 1971, p. 85 ss. e La città romana nei primi secoli dell'impero, Aufstieg und
Niedergang der römischen Welt, a cura di Η. Temporini, II, 2, 1, 1982, p. 159.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 39

centri meglio documentati è stato finora possibile proporre un'ipotesi


organica di interpretazione dell'impianto urbano e dei suoi sviluppi in
età imperiale35. D'altro canto, è da vedere fino a che punto centri
urbani di dimensioni modeste, quali sono di fatto molte delle città episcopali
dell'Italia settentrionale, presentassero una decisa specializzazione
delle aree, al di là delle scelte primarie della pianificazione, quali la con-
centrazione degli edifici pubblici intorno al foro, l'eventuale previsione
di aree per gli edifici destinati agli spettacoli ο l'ubicazione degli
impianti produttivi verso la periferia. È dunque con molte riserve che
si può valutare il rapporto della cattedrale con le diverse aree
funzionali della città, che indichiamo qui per convenienza come «quartieri»
nell'accezione generica del termine.
L'ubicazione della cattedrale nel foro ο nelle sue immediate
adiacenze ne comporta automaticamente l'inserimento in un'area pubblica,
che è sottolineato a Trieste dalla sovrapposizione ad un edificio di
culto, ad Aosta dal carattere di tutto il settore nord-occidentale della città,
dove si concentrano impianti quali teatro, anfiteatro e terme36.
Negli altri casi si rileva un nesso pressoché costante con tracce di
edilizia privata, che possono qualificare il quartiere in senso residenzia-

35 Ricordiamo : E. A. Arslan, Considerazioni sulla strutturazione urbanistica di Brescia


romana, Latomus, 37, 1968, p. 761 ss. e Nuove considerazioni sulla struttura urbanistica di
Brescia romana, ACeSDIR, III, 1971, p. 173 ss. ; P.-A. Février, Remarques sur le paysage
d'une ville, cit. a nota 20; E. A. Arslan, Urbanistica di Milano romana. Dall'insediamento
insubre alla capitale dell'Impero, Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, cit. a nota
34, p. 179 ss.; C. La Rocca Hudson, «Dark ages» a Verona. Edilizia privata, aree aperte e
strutture pubbliche in una città dell'Italia settentrionale, ArchMed, XIII, 1986, p. 31 ss. ; e
inoltre gli spunti di analisi contenuti in G. A. Mansuelli, Urbanistica e architettura, cit. a
nota 34; D. Scagliarini Corlaita, // territorio e le città in epoca romana, Storia dell'Emilia
Romagna, a cura di A. Berselli, Imola, 1975, I, p. 147 ss. e L'edilizia residenziale nelle città
romane dell'Emilia Romagna, Studi sulla città antica. L'Emilia Romagna, Roma, 1983,
p. 283 ss.; U. Tocchetti Pollini, L'avvio del fenomeno urbano e la trasformazione del
territorio in età romana (I secolo a.C. - IH secolo d.C.) e S. Lusuardi Siena, Tra tarda antichità e
altomedioevo, Archeologia in Lombardia, Milano, 1982, p. 107 ss. e 179 ss.; G. P. Brogiolo,
La città tra tarda antichità e Medioevo e M. Fortunati Zuccaia, R. Poggiani Keller, A. Bre-
da, G. P. Brogiolo, M. Mondini, L. Castelletti, I. Nobile, L. Passi Pitcher, A. M. Tamassia,
D. Caporusso, A. Ceresa Mori, P. J. Hudson, Le città lombarde. Stato degli studi, valutazio-
ne e prospettive di ricerca, Archeologia urbana in Lombardia, Milano, 1984, p. 48 ss. e
57 ss.
36 R. Mollo Mezzena, Augusta Pretoria e il suo territorio, Archeologia in Valle d'Aosta.
Dal neolotico alla caduta dell'impero romano 3500 a.C. -V secolo d.C, Aosta, 1981, p. 63 ss.
e Aggiornamento sulle conoscenze archeologiche della città e del suo territorio, Congr.
Bimillenario Aosta, Bordighera, 1982, p. 205 ss.
40 LA CATTEDRALE IN ITALIA

le, ma possono anche essere complementari ad impianti quali horrea,


mercati, strutture portuali, che giustificano piuttosto una definizione di
quartiere commerciale : è tipico il caso di Aquileia, Cremona, Parenzo,
Pola, ma anche a Piacenza e Rimini il quartiere in cui sorge la
cat edrale è quello in cui si concentra l'attività economica della città, in
relazione rispettivamente al collegamento del centro urbano con lo scalo
fluviale sul Po {emporium Placentinum) ed allo sviluppo del porto nella
zona della foce del Marecchia e dell'inizio della via Emilia.
Il rapporto con un asse stradale che prosegue fuori della città in
una via di collegamento extraurbano ritorna con una certa frequenza
ed è tanto più evidente nel caso di cattedrali decentrate : si tratta di vie
di cui è comunemente ammessa, se non ovvia, l'importanza (Brescia,
Faenza, Forlì, Forlimpopoli, Ravenna, Torino, Trento) ο di altre a
prima vista secondarie, almeno nel quadro delle strutture romane, ma
forse non tali nella tarda antichità, come quelle per Brescello e Vicoha-
bentia - punti chiave della navigazione padana e non a caso diocesi
entrambe ed abbastanza antiche - in prossimità delle quali sorgono le
cattedrali di Parma e Bologna.
Torino è l'unico esempio di cattedrale situata nelle immediate
adiacenze di un edificio per spettacoli, di cui non è però nota la consistenza
al momento della costruzione della chiesa : è un dato inoltre che deve
verosimilmente collegarsi al fatto che la chiesa sembri sorgere in
un'area in precedenza non edificata.
Milano presenta una situazione del tutto particolare : la cattedrale
sorge infatti ai limiti fra l'area che fa capo al foro e che possiamo dire
pubblica e quella nord-orientale, qualificata dall'attraversamento dei
due assi stradali forse più importanti nella tarda antichità (la via per
Corno e quella per Bergamo-Brescia), dalla presenza di strutture
pubbliche a carattere commerciale {horrea tetrarchici) e da una
occupazione residenziale così intensa da giustificare la costruzione delle grandi
terme massimianee. Una situazione dunque di cerniera, che al
momento non sembra aver riscontro il alcun altro centro episcopale37.

37 L'Arslan (Urbanistica di Milano romana, cit. a nota 35, p. 204) pone invece l'accento
sul contesto «popolare» nel quale si sarebbe inserito il complesso episcopale, nel quadro
di una interpretazione bipolare, forse troppo rigida, della situazione urbana tardo antica ;
la natura del quartiere si presenta ora diversa, con l'attribuzione ad edifici pubblici di
parte delle strutture ritrovate negli scavi più recenti in piazza del Duomo (D. Andrews e
D. Perring, Milano. Gli scavi in piazza del Duomo, e D. Perring, Milano, Scavi per la
Metropolitana. Piazza del Duomo, lotto 3, Notiziario SAL, 1982 e 1984, p. 64 s. e 99 ss.).
L'ITALIA SETTENTRIONALE 41

In alcuni centri la cattedrale si colloca in posizione elevata rispetto


alla quota media dell'impianto urbano romano, senza però essere
legata ad uno specifico quartiere : ad Ivrea e Trieste infatti è la posizione
già occupata dal foro, a Cesena dal primo insediamento romano,
sviluppatosi solo in un secondo tempo in pianura lungo la via Emilia, a
Genova, dove il rilievo è più modesto, da sepolture e quindi da edifici
residenziali.

4. Le strutture preesistenti

Nel solo caso di Torino la cattedrale sorge su un'area che, per


quanto chiaramente inserita nel nucleo urbano già nella fase più antica
della città, non sembra essere stata edificata in precedenza : segno
forse - sempre che le stratigrafie siano affidabili - di un mancato sviluppo
demografico in età imperiale; anche a Zuglio non si ha notizia di strati
di occupazione più antichi : ma lì la cattedrale si presenta come
l'ultima addizione ad un impianto urbano a sviluppo prevalentemente
lineare e progressivo a partire dall'area forense lungo un'arteria principale,
la via da Aquileia verso le Alpi.
Altrove, la cattedrale si sovrappone a strutture romane : ad edifici
religiosi (Trieste), commerciali (Aquileia), più spesso residenziali (Aosta,
Genova, Milano, Parenzo, Parma, nel caso in cui il mosaico più antico
di piazza del duomo non appartenga già al gruppo episcopale come qui
si è ipotizzato, Vicenza) ο non identificati (Albenga, Verona). È
verosimile che il numero relativamente basso di casi documentati di
sovrapposizione della cattedrale a strutture precedenti dipenda
esclusivamente dai limiti delle nostre conoscenze, affidate per lo più a scavi non
sistematici e non stratigrafici : l'inserimento costante della cattedrale in
contesto urbano ο urbanizzato rende molto probabile che si tratti di
una situazione molto diffusa se non normale. Si ha talvolta un
reimpiego di murature (Aosta, Trieste, Vicenza), senza tuttavia che queste
sembrino condizionare in misura determinante l'assetto dei nuovi edifici.
Non sempre è possibile precisare se fra i due momenti di occupazione
sia intercorso oppure no un periodo di abbandono dell'area. Il
problema si inserisce comunque nel quadro più ampio del reimpiego di
strutture della prima e media età imperiale caratteristico della tarda
antichità e che investe in particolare l'edilizia abitativa38. Prima che feno-

38 II fenomeno è ben documentato ad Ostia (G. Becatti, Case ostiensi del tardo Impero,
42 LA CATTEDRALE IN ITALIA

meno economico, esso è espressione delle profonde trasformazioni


sociali e demografiche intervenute nel corso del III secolo, che
comportano una perdita della funzione originaria di non poche strutture
residenziali e di conseguenza il loro abbandono ο più spesso la ristrutturazione
secondo nuovi valori d'uso. In questo contesto la chiesa episcopale si
propone come una forma di recupero funzionale di strutture ο di aree,
senza che il fatto abbia di per sé un rilievo specifico in ordine al ruolo
riconosciuto alla chiesa stessa nel quadro urbano tardo antico39.

5. Osservazioni

Nell'insieme non risulta confermata la generalizzazione che


vorrebbe la cattedrale sorta di preferenza in prossimità delle mura40, né
appare legittima una contrapposizione fra posizione centrale e
posizione periferica, non potendosi configurare quest'ultima come
emarginata : al contrario, può esprimere un rapporto preferenziale con quartieri
che anche in periodi di crisi rimangono i più attivi e vitali (cfr. II. 3) e
con il suburbio, se non anche con il territorio circostante, che alla
chiesa cittadina fa capo per le funzioni battesimali41.
A determinare la diversa posizione della cattedrale nel contesto
urbano ed il suo rapporto con strutture precedenti pubbliche ο private
concorrono verosimilmente fattori diversi, fra i quali la cronologia non

BollArte, 1948, p. 101 ss. e 197 ss. ; C. Pavolini, L'edilizia commerciale e l'edilizia abitativa
nel contesto di Ostia tardoantica, Società romana e impero tardoantico, II, cit. a nota 20,
p. 239 ss., in part. p. 254 ss.), e a Roma (F. Guidobaldi, L'edilizia abitativa uni] amiliare, cit.
a nota 20, p. 165 ss.), ma si manifesta anche ad Aquileia, dove i cosiddetti oratori di IV
secolo (cfr. per questi nota 20) si inseriscono in strutture di epoca precedente, ed è
rilevato occasionalmente anche altrove (ad es. Faenza : V. Righini Cantelli, Un museo
archeologico per Faenza. Repertorio e progetto, Faenza, 1980, RC 15).
39 Sul reimpiego in età tardo antica e le sue diverse implicazioni cfr. F. W. Dei-
chmann, Die Spolien in der spätantiken Architektur, Sitzungsb. Bayerischen Ale.
Wissenschaften, Phil. Hist. Kl., 1975; S. Settis, Tributi sua marmora Roma : sul reimpiego di
sculture antiche, Lanfranco e Wiligelmo. Il duomo di Modena, Modena, 1984, p. 309 ss. ;
B. Ward Perkins, From Classical Antiquity to the Middle Ages. Urban Public Building in
Northern and Central Italy A.D. 300-850, Oxford, 1984, p. 203 ss.; P.-A. Février, Habitat ed
edilizia, cit. a nota 31.
40 Cfr. fra gli altri F. W. Deichmann, Christianisierung, RAC, II, 1954, c. 1235 e G. C.
Mor, Topografia giuridica, cit. a nota 13, p. 345.
41 G. P. Bognetti, Problemi di metodo e oggetti di studio nella storia della città italiana
dell'Alto Medioevo, VI Settimana CISAM, 1959, p. 35 ss.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 43

appare determinante in maniera esclusiva42; entrano sicuramente in


gioco anche altre componenti, quali la fisionomia dell'ecclesìa nel
rapporto dialettico fra vescovo e comunità, la situazione demografica,
economica, geografica della città, le condizioni politiche generali. Questi
fattori sono interdipendenti e la loro rispettiva incidenza non si può
quantificare in termini assoluti, ma va valutata di volta in volta.
Purtroppo i dati di cui disponiamo sono molto parziali, iniziando da quelli
relativi proprio alla chiesa episcopale nei due aspetti che qui
interessano, dei tempi e dei modi della sua costituzione.
Anche i resti archeologici che in teoria potrebbero essere datati con
approssimazioni accettabili - singoli organismi architettonici, mosaici
pavimentali - sono di fatto soggetti ad oscillazioni cronologiche non
trascurabili; d'altro canto essi possono costituire emergenze che non
rappresentano necessariamente le origini della chiesa episcopale, che ci
sono note solo in alcuni casi. Quanto ai modi di costituzione della
chiesa episcopale, si rimane nel campo delle ipotesi. Ad Aquileia la
cattedrale teodoriana sembra il frutto degli sforzi congiunti del vescovo e
della comunità, rappresentati il primo dall'unitarietà del progetto, in
sicura anche se per noi non chiara funzione liturgica, e dalla
rivendicazione da parte di Teodoro della responsabilità dell'iniziativa e del suo
compimento, il secondo dalle immagini e dalle iscrizioni dei donatori
dei mosaici pavimentali, e sintetizzati nell'epigrafe dedicatoria dell'aula
Sud43. Il complesso sorge su area pubblica - è infatti difficile che hor-

42 Fra le diocesi attestate entro il IV secolo, la cattedrale appare localizzata in area


decentrata in 1 1 casi (Aquileia, Brescia, Faenza, Parenzo, Parma, Ravenna, Rimini,
Torino, Vercelli, Verona), in area centrale in 7 (Corno, Imola, Lodi, Padova, Pavia, Tortona,
Trento). Riferito alle diocesi attestate nel 451, il rapporto diventa di 14 a 12 (decentrata :
Asti, Cremona, Novara; centrale: Albenga, Aosta, Bergamo, Ivrea, Reggio Emilia). Con il
V secolo aumentano quindi in proporzione i casi di posizione centrale, che sono tuttavia
numerosi già nel periodo più antico; è evidente comunque che questo calcolo ha un
valore molto relativo, poiché non può tenere conto dei tempi reali di costruzione della
cattedrale.
43 Per le ipotesi sulla funzionalità liturgica del complesso, a proposito delle quali
rimangono validi i limiti sottolineati da N. Duval, Quelques remarques sur les
«églises-hal es», AAAd, XXII, 1982, p. 402, cfr. da ultimo G. C. Menis, // complesso episcopale teodoria-
no di Aquileia e il suo battistero, Udine, 1986, p. 63 ss., con bibliografia precedente e
recensione di N. Duval, Bulletin Monumental, 144, 1986, p. 351-354. L'identificazione dei
ritratti dell'aula meridionale con donatori risale al Kaufmann, Handbuch der christlichen
Archäologie, Paderbon, 1922; le altre ipotesi di interpretaziune avanzate prima e in
seguito sono presentate e discusse in G. Bovini, Antichità cristiane di Aquileia, Bologna, 1972,
44 LA CATTEDRALE IN ITALIA

rea di quelle dimensioni fossero privati - le cui funzioni però sono


cessate probabilmente prima della costruzione dell'edificio di culto
cristiano ed indipendentemente da esso, in seguito al loro trasferimento ai
nuovi grandiosi horrea tetrarchici44. Non è dato sapere a quale titolo la
comunità cristiana ne abbia potuto disporre; ma nessuna tradizione
lascia trasparire un intervento pubblico, comunque formulato. Non
rimangono tracce in tal senso nemmeno a Milano, dove è da supporre
che le numerose fonti del tempo non avrebbero mancato di ricordarlo,
né nel tractatus di Zenone di Verona che si ritiene pronunciato in
occasione della consacrazione dell cattedrale45. L'intervento finanziario
delle diverse comunità a complemento dell'iniziativa episcopale nelle
fabbriche della cattedrale è d'altro canto attestato ampiamente per tutto il
V e VI secolo dalle iscrizioni dedicatorie dei mosaici pavimentali,
mentre manca qualunque testimonianza di un evergetismo individuale46.
La costruzione della cattedrale è dunque da considerarsi almeno
inizialmente un'iniziativa di fatto privata : in quanto tale appare
naturale la sua connessione con aree residenziali ο commerciali, mentre
pone maggiori problemi l'inserimento in aree pubbliche ed in particola-

p. 156 ss.; con tutta verosimiglianza è un do'natore e non un membro del clero (G.C.
Menis, // complesso episcopale teodoriano, cit., p. 467) anche il Ciriaco dell'iscrizione
dell'aula settentrionale (Ch. Pietri, One aristocratie provinciale et la mission chrétienne :
l'exemple de la Venetia, AAAd, XXII, 1982, p. 134, nota 185; cfr. anche P.-A. Février,
Remarques sur le paysage d'une ville, cit. a nota 20, p. 201 s. e Habitat ed edilizia, cit. a
nota 31, p. 735.
44 L. Bertacchi, Nota sulla unità costruttiva dell'aula teodoriana Nord nel complesso
cultuale di Aquileia, AqN, XLVIII, 1977, e. 251 ss. e Edilizia civile nel IV secolo ad Aquileia,
AAAd, XXII, 1982, p. 340 s.
45 Zen. Ver., Tractatus II, 6 {De aedifteatione domus Dei a Salomone) (CCSL, XXII, ed.
B. Löfstedt, 1971, p. 168 ss.). È stata avanzata recentemente l'ipotesi che nella costruzione
della basilica nova di Milano si possa ravvisare un intervento imperiale, in particolare di
Costante (R. Krautheimer, Rome Constantinople Milan : Three Capitals, Berkeley-Los
Angeles-London, 1983, p. 77); le dimensioni dell'edificio sono in effetti tali da far
presupporre un'impegno finanziario molto ingente e, a differenza da Aquileia, la soluzione
architettonica adottata mostra chiari legami con le esperienze dell'architettura pubblica.
L'uno e l'altra tuttavia possono trovare una spiegazione nella consistenza della comunità
cristiana di Milano e nella sua costante interazione con l'ambiente di corte, nonché nel
verosimile riferimento, da parte della nuova capitale tardo antica, a Roma e alla basilica
costantiniana del Laterano.
46 Cfr. Ch. Pietri, Une aristocratie provinciale, cit. a nota 43, p. 133 s. ; la
documentazione relativa alle donazioni è ora raccolta in B. Ward Perkins, Urban Public Building, cit.
a nota 39.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 45

re il rapporto con edifici forensi; questo implica infatti che la comunità


cristiana e con essa il suo vescovo abbiano nel contesto sociale una
posizione tale da poter operare una radicale sostituzione di funzioni e,
al tempo stesso, che gli edifici originari abbiano perduto la loro ragione
di essere e quindi che sia già in atto il processo di dissoluzione delle
strutture amministrative47. Purtroppo i termini del rapporto sono
definiti soltanto a Trieste, dove sono chiari, apparendo quasi ovvia
nell'avanzato V secolo la sovrapposizione della chiesa episcopale alla
zona cultuale. Ad Aosta invece la situazione è più complessa, non
essendo precisate le funzioni del complesso residenziale sottostante la
cattedrale, che per le dimensioni, la posizione ed anche alla luce del
confronto proposto con Ginevra48 sembrerebbe uscire dai limiti
strettamente privati; la prossimità della cattedrale al foro alla fine del IV -
inizio del V secolo è comunque di per sé indice di un notevole peso
nella compagine cittadina della comunità cristiana, che peraltro con la
contemporanea costruzione su modelli milanesi della chiesa cimiteriale
di S. Lorenzo49 dimostra una vitalità che, fatte le debite proporzioni, è
paragonabile a quella della chiesa metropolitana. Proprio a Milano già
con la metà del IV secolo se non prima la cattedrale si colloca in una
posizione particolare di mediazione fra settore pubblico e settore
privato della città, con una preoccupazione forse «politica» oltre che
pastorale.
La posizione elevata della cattedrale di Trieste deriva
probabilmente dall'intenzione di sostituire al principale edificio di culto pagano la
chiesa episcopale, sanzionando in tal modo la cristianizzazione della
città. Altrove una scelta analoga sembra invece dovuta a fattori di
sicurezza, come forse ad Acqui e verosimilmente a Cesena, dove con la tar-

47 Sul problema della posizione del vescovo nell'ambito della comunità cittadina, che,
delineato da tempo nelle sue linee generali, andrebbe approfondito negli aspetti specifici
dei singoli centri, cfr. S. Mochi Onory, Ricerche sui poteri civili dei vescovi nelle città
umbre durante l'alto medio evo, Roma, 1930 e Vescovi e città (secolo IV-VI), Bologna,
1933; G. C. Mor, Sui poteri civili dei vescovi dal IV al secolo Vili, I poteri temporali dei
vescovi in Italia e Germania nel Medioevo, Bologna, 1979, p. 7 ss.
48 Ch. Bonnet e R. Permetti, Aoste aux premiers temps chrétiens, Aoste, 1986, p. 16; per
Ginevra cfr. Ch. Bonnet, Les origines du groupe episcopal de Genève, CRAIBL, 1981,
p. 418.
49 Ch. Bonnet e R. Perinetti, Aoste, cit. a nota 48, p. 33 ss. e più diffusamente Ch.
Bonnet, L'église cruciforme de Saint-Laurent d'Aoste. Étude archéologique (les fouilles de 1972
à 1979) (Quaderni della Soprintendenza per i Beni Culturali della Valle d'Aosta, 1), Roma,
1981, p. 11 ss.
46 LA CATTEDRALE IN ITALIA

da antichità tutto il centro urbano si sposta nuovamente sul colle


Garampo. Lo stesso fenomeno si manifesta in misura molto più
evidente a Ventimiglia, dove fra VII e IX secolo la città romana viene
abbandonata e si forma un nuovo nucleo urbano su un colle vicino; qui è
documentata la cattedrale, di cui non si ha invece traccia in pianura.
La diocesi di Ventimiglia non è attestata prima della fine del VII secolo
ed è quindi possibile che la chiesa episcopale sia sorta fin dalle origini
nella nuova posizione arroccata, come avviene a Sabiona, sia pure in
un contesto diverso. Del tutto particolare il caso di Grado, castrum
episcopale in un primo tempo complementare ad Aquileia, e diocesi
autonoma solo più tardi, in seguito a vicende specifiche dell'area veneta.
Altrove è invece documentato il trasferimento in età medievale della
cattedrale (Corno, Vercelli) ο ci sono fondati elementi per ipotizzarlo : a
Tortona, probabilmente par ragioni di sicurezza, a Modena, forse per i
dissesti idrogeologici, a Imola e Trento per ragioni che al momento
sfuggono50. È significativo che, tranne che a Corno e Tortona, questi
trasferimenti avvengano dall'originaria sede urbana alla sede del culto
del santo patrono, con un movimento che non è privo di coerenza
storica e che è opposto al modello tradizionale di sviluppo della cattedrale
nell'Italia settentrionale (cfr. I). Sarebbe questo il caso anche di Concor-
dia, se la basilica è stata in origine luogo di culto esclusivamente marti-
riale.

50 A Corno il trasferimento avviene nell'XI secolo da S. Eufemia alla nuova cattedrale


di S. Maria Maggiore, consacrata fra il 1062 e il 1084 (G. Rocchi, Corno e la basilica di
S. Fedele nella storia del Medioevo, Milano, 1973); anche a Vercelli avviene nel corso
dell'XI secolo, quando S. Maria Maggiore non viene più ricordata nelle donazioni, che nel
secolo precedente vanno invece alla canonica di S. Maria e di S. Eusebio (Violante e Fon-
seca, Ubicazione e dedicazione delle cattedrali, cit. a nota 11, p. 334 s.); S. Eusebio è
ricordata come maior ecclesia nel 1146 (D. Arnoldi, G.C. Faccio, F. Gabotto e G. Rocchi, Le
carte dell'archivio capitolare di Vercelli, BSSS, LXX, Pinerolo, 1912, n. CXXVII, p. 154 ss.).
Non è ovviamente precisabile l'epoca dei trasferimenti solo ipotizzati, se non con un
generico terminus ante quem al X-XI secolo. Ricordiamo che un trasferimento, che al
caso si configurerebbe come un precoce incastellamento, è stato ipotizzato anche per la
cattedrale di Zuglio, dalla basilica urbana ad altra sul colle S. Pietro. Non sono rilevanti
in questo contesto altri trasferimenti più recenti, quali quelli delle cattedrali di Cesena
(1358) e Rimini (1798), né quelli delle diocesi di Vicohabentia a S. Giorgio in massa Bibilo-
nia (VII secolo) e quindi a Ferrara, di Adria a Rovigo (X secolo), di Sabiona a Bressanone
(X secolo), di Forlimpopoli a Bertinoro (1362) e di Concordia a Portogruaro (1585);
quanto ai trasferimenti temporanei delle sedi vescovili dei centri veneti in area lagunare cfr.
nota 51.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 47

Ad eccezione dei casi ricordati, si osserva una notevole continuità


della sede della cattedrale, che non sembra compromessa dalla
conquista longobarda anche là dove questa ha sicuramente comportato
un'assenza anche lunga del vescovo titolare, come a Milano; non rimangono
prove delle ipotizzate occupazioni da parte dei vescovi ariani, di cui
d'altronde è stata già da tempo messa in dubbio l'effettiva esistenza in
ogni città, secondo quanto afferma Paolo Diacono51.

Ili - Le aree cimiteriali

Si è già accennato (I) che per nessuno dei centri considerati è


dimostrato che la primitiva chiesa episcopale sorga in contesto
cimiteriale, in un'area cioè caratterizzata già in precedenza da un uso
funerario e dove la presenza di una ο più tombe venerate avrebbe agito da
polo di attrazione per il luogo di culto. Non è rilevante a questo
proposito il fatto che nell'area della cattedrale siano segnalate tombe
romane, repubblicane ο della prima età imperiale (Cremona), poiché queste
appartengono ad un quadro urbano più antico, superato
dal 'espansione successiva che ha spostato i limiti fra città e suburbio. Alle aree
cimiteriali si trova invece associato un luogo di culto a carattere marti-
riale, con uno schema che è sviluppato secondo un programma
organico di preciso valore simbolico nella Milano ambrosiana, con le quattro
grandi basiliche suburbane52, e che nelle città di media ο scarsa impor-

51 Sull'argomento cfr. S. Mochi Onory, Ricerche sui poteri civili dei vescovi, cit. a nota
47, passim ; G. P. Bognetti, La continuità delle sedi episcopali e l'azione di Roma nel regno
longobardo, VII Settimana CISAM, I960, p. 415 ss., che sottolinea l'importanza della
tradizione, sentita come propria e in quanto tale difesa dalla comunità; C. Violante, Primo
contributo, cit. a nota 13; R. Manselli, La chiesa longobarda e le chiese dell'Occidente, VI
Congr. CISAMS, 1980, p. 252 s. ; per il problema specifico della continuità dei centri della
laguna veneta cfr. inoltre R. Cessi, Da Roma a Bisanzio, Storia di Venezia, Venezia, 1955,
p. 181 ss. e G. P. Bognetti, Natura, politica e religioni nelle origini di Venezia, Le origini di
Venezia, Firenze, 1964, p. 1 ss.
52 Per la datazione in età ambrosiana della basilica sanctorum e la sua identificazione
con la chiesa di S. Babila cfr. G. Rossetti, Contributo allo studio dell'origine e della
diffusione del culto dei santi in territorio milanese, Miscellanea S. Mochi Onory, Milano, 1972,
p. 586 ss. È possibile che anche se nate come chiese martiriali, nei grandi centri queste
chiese suburbane siano state impiegate anche per la liturgia domenicale (Ch. Pietri,
Chiesa e comunità locali, cit. a nota 14, p. 764 e nota 12); si potrebbe spiegare in questo senso
la presenza di offerenti per lo più oriundi di Siria nella basilica di Monastero di Aquileia,
il cui uso funerario appare al momento piuttosto ridotto (L. Bertacchi, La basilica di
48 LA CATTEDRALE IN ITALIA

tanza si può ridurre ad un solo edificio, eventualmente anche


modesto.
In questo quadro spiccano come eccezioni Cremona e Parma, per
le quali la tradizione non conserva memoria di chiese cimiteriali; a
Parma anzi nell'alto medioevo la funzione che è normalmente svolta dalla
chiesa suburbana viene assunta dal centro di culto di Borgo S. Donni-
no, ad una certa distanza dalla città53. Questo può indicare che siano
particolari sviluppi altomedievali ad aver obliterato la chiesa
cimiteriale paleocristiana; anche a Brescia del resto non è rimasta traccia del
concilium Sanctorum gaudenziano e la stessa chiesa di S. Andrea, luogo
di sepoltura di S. Filastrio, nel IX secolo appare di fatto abbandonata54.
In un contesto diverso anche Ravenna presenta una situazione
particolare, con lo sviluppo tardo delle chiese nelle aree cimiteriali di Classe e
con la presenza invece relativamente precoce di centri di culto a
carattere martiriale in area urbanizzata55.

Monastero di Aquileia, AqN, XXXVI, 1965, e. 79 ss. e Un decennio di scavi e di scoperte ad


Aquileia, IH CNAC, 1974, p. 64 ss. ; per le iscrizioni cfr. G. Brusin e P. L. Zovatto,
Monumenti paleocristiani di Aquileia e Grado, Udine, 1957, p. 331 ss. e F. Vattioni, / nomi
giudaici delle epigrafi di Monastero di Aquileia, AqN, XLIII, 1972, e. 125 ss.; non sembrano
esservi elementi sufficienti per identificare l'edificio con una sinagoga : in questo senso
cfr. ancora L. Cracco Ruggini, // vescovo Cromazio e gli ebrei di Aquileia, AAAd, XII, 1977,
1, p. 366 ss.). Queste dediche riflettono forse la fisionomia del quartiere, vasto e
verosimilmente popoloso in età imperiale, che la posizione orienta a ritenere prevalentemente
commerciale; esso rimane all'esterno delle mura tardoantiche, senza tuttavia che ne sia
automatico l'abbandono; per la presenza e le caratteristiche di una comunità orientale
cfr. L. Ruggini, Ebrei e orientali nell'Italia settentrionale fra il IV e il VI secolo d.C, Studia
et Documenta Historiae et Iuris, XXV, 1959, p. 186 ss.
53 R. Schumann, Authority and the Commune, Parma 833-1133, Parma, 1973, in
particolare p. 25 ss. ; per il culto di S. Donnino cfr. Lanzoni, p. 804 ss.
54 Sermo de translatione Beati Philastrii, AA.SS. Jul. IV, c. 383 ss.
55 Tanto la chiesa di S. Croce e il sacello di S. Vitale quanto la basilica Apostolorum,
abitualmente definite extraurbane con riferimento alle mura più antiche della città,
sorgono in zone urbanizzate nella prima età imperiale e che vengono comprese entro la
cinta muraria tardo antica. La cronologia relativa non è definita, essendo le mura datate
solo in base alle fonti ο su ipotesi di verosimiglianza storica (cfr. scheda Ravenna) : le une
e le altre porterebbero ad una priorità delle mura tardo antiche sulla costruzione delle
chiese memoriali (per una datazione di queste entro la prima metà del V secolo cfr. F. W.
Deichmann, Ravenna. Hauptstadt des spätantiken Abendlandes. Kommentar, 2.,
Wiesbaden, 1976, p. 47 ss. e 308 ss.). Queste comunque non possono considerarsi extraurbane se
non nei confronti di una realtà superata da secoli : rimane chiaramente aperto il
problema giuridico delle sepolture, anche se la più nota, quella del vescovo Neone, può
configurarsi come eccezionale in quanto « privilegiata » (R. Farioli Campanati, Le tombe dei
L'ITALIA SETTENTRIONALE 49

Pur se non prevista inizialmente, con il tempo si propone la


funzione funeraria anche della chiesa episcopale, alla quale in più casi
sepolture risultano associate a partire dal VI secolo56. Il fenomeno è
emblematico dell'avvenuto superamento della legge e della sensibilità romane
nei confronti delle sepolture. Esso rappresenta l'accettazione formale
di un cammino, culturale prima che legislativo, avviato dall'attenuarsi
del distacco fra area abitata e zone sepolcrali che in non pochi centri
della Cisalpina si manifesta già nella media età imperiale in seguito
all'espansione dei centri urbani e che nei suburbi può giungere ad una
sostanziale integrazione delle due funzioni57. Dal III-IV secolo si
osserva il formarsi di nuove aree funerarie, in immediato contatto con il
nucleo urbano, nel cui contesto tombe isolate ο a gruppi sono segnalate
già nel IV-V secolo; è discusso il significato di queste sepolture, la cui
cronologia d'altronde non sempre è definita su basi archeologiche
sicure. Nell'area qui considerata il fenomeno è verificato più chiaramente
nei centri maggiormente colpiti dalla crisi economica e demografica,
come Modena e Reggio Emilia; ciò sembra indicare che esso sia legato
a situazioni particolari di degrado della compagine urbana, che
peraltro almeno a Reggio Emilia già in periodo precedente non sembra
presentare una netta distinzione fra centro e aree suburbane58. Va comun-

vescovi di Ravenna dal tardoantico all'alto medioevo, L'inhumation privilégiée du IVe au


VIIe siècle en Occident (Coll. Creteil), Paris, 1986, p. 165 ss.).
56 La cronologia di queste aree cimiteriali è spesso approssimata (cfr. ad es. il caso di
Alba, ma anche Reggio Emilia); ci limitiamo quindi a ricordare le sepolture datate con
sicurezza da epigrafi : Cremona, a. 537 {CIL, V, 4118/19); Forlimpopoli, 512? {CIL, XI, 2,
2, 6804); Lodi, a. 575 {CIL, V, 6401); Rimini, 554 {CIL, XI, 382); Torino, 523 {CIL, V,
7137); Tortona, 520 {CIL, V, 7412).
57 D. Corlaita Scagliarini, // territorio e le città, cit. a nota 31, p. 159 ss.; D. Caporusso e
A. Perring, Milano. Scavi per la Metropolitana. Corso di Porta Romana - via Lamarmora,
Notiziario SAL, 1984, p. 94 ss.
58 D. Scagliarino Corlaita, L'edilizia residenziale, cit. a nota 35, p. 297 ss. ; S. Gelichi,
L. Malnati e J. Ortalli, L'Emilia centro-occidentale tra la tarda antichità e l'alto medioevo,
Società romana e impero tardo antico, III, cit. a nota 14, p. 543 ss. Tradizionale punto di
riferimento per il degrado delle città dell'Emilia è la lettera di Ambrogio {ep. 39, CSEL,
LXXXII, ree. O. Feller, 1968, Vili, p. 66 ss.), che si presta però ad interpretazioni diverse :
cfr. L. Ruggini, Economia e società dell'Italia annonaria, Milano, 1961, p. 60s. e Vicende
rurali dell'Italia antica dall'età tetrarchica ai Longobardi, RivStlt, 76, 1964, p. 261 ss.;
M. Bollini, Semirutarum urbium cadavera, RivStAnt, I, 1971, p. 163 ss.; P.-A. Février,
Habitat ed edilizia, cit. a nota 31, che ne ridimensiona il valore documentario; dal Feller
{CSEL, cit. p. 68) questo è riferito ad una situazione limitata nel tempo ed occasionata da
un terremoto verificatosi nel 394.
50 LA CATTEDRALE IN ITALIA

que osservato che i richiami all'osservanza della legislazione sono un


segnale abbastanza eloquente di una trasformazione dei costumi già in
atto59. Il caso di sepolture isolate, non importa se singole ο a gruppi, è
ovviamente diverso da quello di sepolture annesse ad un luogo di culto
urbano ed in particolare alla cattedrale, dove alle implicazioni giuridi-
che si uniscono quelle religiose, connesse alla presenza di reliquie
importanti : e per le cattedrali, come si è detto, le testimonianze più
antiche non sono anteriori al VI secolo60.

IV - II gruppo episcopale

1. Composizione del gruppo episcopale

Lo stato della documentazione sulle strutture dei gruppi episcopa-


lei è illustrato nella tabella 2.
Ad Aquileia e Parenzo accanto ai principali edifici di culto è stato
individuato l'episcopio, che nel VI secolo appare collocato in entrambi i
casi a NO della basilica, con orientamento ortogonale rispetto a quello
della basilica stessa e del battistero ad essa antistante. Si delinea in tal
modo un nesso molto serrato fra le tre strutture fondamentali del
gruppo episcopale, nel quale per ragioni funzionali l'atrio viene ad
as umere un ruolo di rilievo anche se non essenziale. In entrambi i casi questo
schema sembra delinearsi già in periodo precedente, con la postteodo-
riana Nord ad Aquileia e con il complesso preeufrasiano a Parenzo.

59 C. Th., IX, 17, 6; ancora al concilio di Braga i vescovi spagnoli ribadiscono il


divieto di seppellire entro il perimetro delle città (Mansi, IX, e. 779).
60 Sulle sepolture in area urbana cfr. da ultimo L'inhumation privilégiée, cit. a nota
55 e la relazione U. Fasola e V. Fiocchi Nicolai in questo stesso volume; il problema è
stato oggetto di una tavola rotonda nell'ambito del «Seminario di Archeologia Cristiana»
(Roma, École Française, marzo 1987); i dati di scavo presentati in quell'occasione
sembrano suggerire per la diffusione del fenomeno in Roma un orizzonte cronologico
compreso fra fine V e VI secolo. Anche nella cattedrale di Ginevra sono attestate sepolture a
partire da quel periodo (Ch. Bonnet, L'inhumation privilégiée du IVe au VIIIe siècle en
Suisse occidentale, L'inhumation privilégiée, cit. a nota 55, p. 109 ss.); a Milano in S. Tecla
le sepolture databili sono nettamente più recenti ma ciò è verosimilmente dovuto ai limiti
degli scavi e della loro documentazione : cfr. C. Fiorio Tedone, Dati e riflessioni sulle
tombe altomedievali internamente intonacate e dipinte rinvenute a Milano e in Italia
settentrionale, X Congr. CISAM, 1986, p. 413 ss.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 51

Dell'episcopio di Ravenna, secondo Agnello esistente già prima


dell'episcopato di Orso, rimane soltanto il monasterium Sancii Andreae apostoli
costruito dal vescovo Pietro II (194-519); altre strutture sono ricordate
in varie occasioni da Agnello e delineano un insieme complesso, di cui
però non è definita la precisa articolazione61. Anche per altri centri le
fonti medievali attestano per il gruppo episcopale una pluralità di
edifici, di cui non conosciamo però i tempi di costruzione.
Un aspetto specifico di questo problema è rappresentato dalle
cattedrali doppie, la cui esistenza viene spesso affermata sulla base di una
duplice titolatura della diocesi nei documenti medievali ο di una
proiezione ad età paleocristiana di una situazione attestata nel IX-X secolo, e
sulle cui funzioni sono state espresse opinioni contrastanti; una
revisione critica della questione è stata compiuta recentemente dal Sodini62,
alla cui analisi rimandiamo, limitandoci qui ad aggiungere alcune os-

61 F. W. Deichmann, Ravenna. Hauptstadt des spätantiken Abendlandes. Kommentar,


1., Wiesbaden 1974, p. 191 ss.; M.Cagiano de Azevedo, Northern Italy, European Towns.
Their Archaeology and Early History, ed. by M. W. Barley, London-New York-S. Francisco,
1977, p. 475 ss.
62 J.-P. Sodini e Κ. Kolokotsas, Aliici II : La basilique double, Études Thasiniennes , X,
1984, p. 254 ss. ; cfr. la recensione di Ν. Duval, L'Illyricum oriental à l'époque
paléobyzantine à travers deux thèses françaises, RevEtAug, 32, 1986, p. 145 ss. Dall'Hubert (J. Hubert,
Les «cathédrales doubles» et l'histoire de la liturgie, I Congr. Int. Studi Longobardi, Spole-
to, 1951, p. 87 ss. e Les «cathédrales doubles» de la Gaule, Genava, XI, 1963, p. 97 ss.) sono
indicate come cattedrali doppie : Albenga, Torino, Vercelli, Corno, Milano, Pavia
Bergamo, Brescia, Trento, Concordia, Feltre, Grado, Aquileia, Trieste, Parenzo, oltre a Nesazio,
che non risulta essere stato centro episcopale. L'elenco è ripreso del Kempf (T. K.
Kempf, Ecclesia cathedralis eo quod ex duabus ecclesiis perficitur, Arte del primo
Millennio, (II Congr. Arte Alto Medio Evo), Torino, 1953, p. 3 ss.) e dal Lehmann (E. Lehmann,
Von der Kirchenfamilie zur Kathedrale, Kunsthistorische Studien. Festschrift F. Gerke,
Baden-Baden, 1962, p. 21 ss. e Die frühchristlichen Kirchenfamilien der Bischofsitze im
deutschen Raum und ihre Wandlung während des Frühmittelalters, Beiträge zur
Kunstgeschichte und Archäologie des Frühmittelalters, VII. Int. Kongr. Frühmittelalterforschung,
Graz-Köln, 1962, p. 88 ss.), che vi aggiunge Pola. Questi autori tuttavia a differenza dal
Krautheimer (R. Krautheimer, The Twin Kathedral at Pavia, Studies in Early Christian,
Medieval and Renaissance Art, London-New York, 1969, p. 161 ss., già in R. Salomon, Opi-
cinus de Canistris, Studies of the Warburg Institute, I, 1936, p. 325 ss.) non giustificano le
loro affermazioni se non per i casi più noti. Un'analisi dettagliata è svolta invece dal
Sodini, che ammette l'esistenza di basiliche doppie nei centri episcopali di Brescia, Aquileia,
Parenzo, Pola e dubitativamente a Milano, Vercelli (dove però associa S. Maria Maggiore
con S. Eusebio) Cremona, Verona e Mantova; al Sodini rimandiamo per ulteriore
bibliografia sull'argomento.
52 LA CATTEDRALE IN ITALIA

servazioni. I resti archeologici documentano la presenza di due aule di


culto che si può ritenere assolvano in maniera complementare alle
funzioni fondamentali della chiesa episcopale in un numero limitato di
casi : Aquileia nelle fasi teodoriana e postteodoriana, fino alla
distruzione della basilica postteodoriana settentrionale; probabilmente Milano
dalla seconda metà del IV secolo; Parenzo nella fase primitiva ed in
quella preeufrasiana; Brescia, nel V-VI secolo; Pola nel V-VI secolo; è
problematica la situazione di Verona, nel dubbio sulla effettiva
consistenza della basilica A dopo la costruzione della B. A questi casi
documentati si deve aggiungere Pavia, dove l'esistenza dalle due chiese è
attestata da Ennodio. La fase teodoriana di Aquileia e quella primitiva
di Parenzo appaiono i soli esempi in cui le due aule di culto
appartengono ad un progetto unitario; ad Aquileia peraltro ha una parte non
secondaria e troppo spesso trascurata la ed. aula intermedia, anch'essa
a funzione liturgica, eliminata nelle sistemazioni successive e riflessa
forse nella terza aula parentina, mentre non se ne riscontrano analogie
negli altri casi di duplicazione. Questi risultano dalla associazione di
due edifici non contemporanei, di cui il più antico è anche il più
modesto, come avviene del resto anche ad Aquileia dopo la costruzione della
postteodoriana Nord; è quindi verosimile che nella diffusione del
fenomeno accanto ad esigenze di carattere liturgico abbia avuto il suo peso
lo sviluppo in senso monumentale della chiesa episcopale.
A Milano e Verona la disposizione delle due chiese riflette
probabilmente problemi di acquisizione dell'area fabbricabile, nonché,
almeno a Milano, di riferimento ad assi stradali; anche nello sviluppo di
Aquileia, che pure appare più legato ad un progetto organico,
traspaiono possibili collegamenti con fatti contingenti, quali le dimensioni
deW'horreum preteodoriano e le possibilità di espansione degli edifici
cristiani ad Est, dove lo spostamento delle strutture portuali sul lato
meridionale della città aveva probabilmente lasciato libere le aree,
prima che ad Ovest, nelle zone occupate da un'edilizia residenziale che nel
IV secolo non appare in crisi.
La vasca battesimale è sempre collocata in un vano distinto
dall'aula di culto e, tranne che nelle prime due fasi di Aquileia,
indipendente anche sul piano architettonico. Nel solo caso di Aosta essa trova
posto entro la chiesa. Quanto alla posizione reciproca di chiesa e
battistero, si notano due possibili soluzioni : il battistero a lato della chiesa,
in prossimità della zona absidale (Aquileia, gruppo teodoriano; Grado;
Milano; Zuglio?) ο verso il centro della navata (Albenga; Ravenna),
oppure in asse alla chiesa, di fronte al suo ingresso (Aquileia, posteteo-
L'ITALIA SETTENTRIONALE 53

doriana meridionale; Brescia; Corno; Feltre?; Novara; Parenzo; Pola).


Al momento non sembra che fra le due soluzioni vi sia una esclusiva
discriminante cronologica, anche se il battistero a lato della zona
presbiteriale della chiesa è proprio dei complessi più antichi, mentre la
disposizione in asse è più frequente nel V-VI secolo. Se la prima
sistemazione trova confronto nel complesso episcopale di Roma, la seconda
potrebbe aver avuto il suo punto di riferimento in quello milanese di
età ambrosiana, dove S. Giovanni alle Fonti è a lato dell'abside della
basilica maior, ma sarebbe al tempo stesso sull'asse della minor, se
fosse provata la coincidenza di questa con S. Maria Maggiore, minor che a
sua volta protrebbe aver avuto in S. Stefano un primo battistero
affiancato al suo lato Nord. Il battistero a vasca esagonale annesso al lato
sud-occidentale della postteodoriana Nord di Aquileia sembra proporsi
come momento intermedio fra le due soluzioni.
Aosta presenta un caso finora unico di battistero interno alla
chiesa, di cui occupa il settore occidentale, addossato al criptoportico
dell'area forense. Può sembrare prematuro tentarne una spiegazione,
non conoscendo ancora nella sua interezza il gruppo episcopale, che
comprendeva forse una basilica doppia63; ma il quadro che si è qui
venuto delineando ed i rapporti strettissimi che alla fine del IV - inizio
del V secolo legano Aosta con Milano autorizzano almeno un'ipotesi,
che la posizione del battistero coassiale alla chiesa sia di diretta
ispirazione milanese - S. Giovanni alle Fonti/basilica vetus - e che la
realizzazione sia stata condizionata dallo spazio disponibile, ο meglio dalla
mancanza di spazio in un momento in cui il criptoportico non aveva
ancora perduto completamente le sue funzioni. Non è possibile dire
quanto possano aver pesato anche altrove condizionamenti di questo
tipo.

2. La chiesa episcopale

Allo stato attuale della documentazione un'analisi architettonica


sistematica è possibile solo su un piano regionale - l'area veneto-istria-
na - ο settoriale - i battisteri. Piuttosto che riprendere discorsi già

63 Ch. Bonnet, Aoste à l'époque paléochrétienne, quelques réflexions après les fouilles de
Saint-Laurent (1973-1975), Congr. Bimillenario Aosta, cit. a nota 36, p. 391; Ch. Bonnet e
R. Perinetti, Aoste, cit. a nota 48, p. 10.
54 LA CATTEDRALE IN ITALIA

ampiamente sviluppati64 sembrano quindi opportune alcune limitate


osservazioni di carattere generale.
Le dimensioni della chiesa episcopale sono molto variabili, da un
minimo di circa 300 mq di Zuglio ad un massimo di oltre 3500 mq della
basilica maior di Milano65; sono tuttavia possibili alcuni
raggruppamenti, che suggeriscono che le dimensioni dipendano non tanto ο non
soltanto dalla cronologia della chiesa, quanto dalla sua funzione
nell'ambito del gruppo episcopale e dall'entità e dalle caratteristiche
della comunità.
Le dimensioni del tutto eccezionali della basilica maior di Milano si
inquadrano nel contesto di una capitale imperiale, che da questa sua
funzione trae impulsi economici e culturali evidenti nell'impegno delle
costruzioni profane ed in cui la comunità cristiana assume
verosimilmente anche prima di Ambrogio un ruolo di primo piano; questo trova

64 1 monumenti dell'area veneto-istriana sono stati oggetto di numerosi studi nel


quadro delle Settimane di Studio Aquileiesi, per i quali rimandiamo ai relativi volumi delle
AAAd; cfr. inoltre A. Sonje, Bizant i crkveno graditelistvo u Istri, Rijeka, 1981 e Crkvena
arhitektura zapadne Istre, Zagreb, 1982; per i battisteri ricordiamo C. Perogalli, Contributo
alla documentazione sui battisteri medioevali lombardi e piemontesi, X Congr. St.
Architettura, Roma, 1959, p. 267 ss.; G. De Angelis D'Ossat, Origine e fortuna dei battisteri
ambrosiani, Arte Lombarda, XIV, 1969, 1, p. 1 ss. ; M. Mirabella Roberti, / battisteri dell'arco
adriatico, AAAd, Vili, 1978, p. 489 ss.; per un quadro generale, forzatamente limitato alla
documentazione disponibile al momento ο alle principali emergenze cfr. P. Verzone,
Architettura religiosa, cit. a nota 16; A. De Capitani d'Arzago, Architettura dei secoli quarto
e quinto in Alta Italia, Milano, 1944; C. Perogalli, Architettura dell 'Altomedioevo
oc identali, Milano, 1974; R. Krautheimer, Architettura paleocristiana e bizantina, Torino, 1986 (ed.
it. riveduta e aggiornata; 1 ed. Penguin Books, 1965).
65 Diamo qui le dimensioni di quegli edifici per i quali esistono dati sufficienti, con
l'avvertenza che si tratta di cifre arrotondate e approssimate, dal momento che spesso
nelle pubblicazioni non viene precisato se le misure date tengono conto oppure no dello
spessore dei muri e le misure stesse non sempre coincidono. A, chiese inferiori a 500 mq,
a navata unica : Parenzo, aule primitive (200) e preeufrasiana Nord (240) ; Zuglio (290) ;
Pola, aula meridionale (380); Brescia, aula meridionale (400 e); Aosta (450); B, chiese di
700-800 mq, a tre navate : Parenzo, preeufrasiana (650) e eufrasiana (700) ; Aquileia, aule
teodoriane (700); Verona, basilica A (700); Albenga (700); Grado, S. Eufemia (750);
Torino (800 e); C circa 1000 mq, a tre navate : Pola, basilica settentrionale; D, chiese intorno
a 2000 mq : Verona, basilica Β (1800); Aquileia, postteodoriana Sud (1900) e postteodoria-
na Nord (2300); E, chiese superiori a 3500 mq, a cinque navate : Milano, basilica maior
(3600 e).
L'ITALIA SETTENTRIONALE 55

espressione nella posizione e nella monumentalità della chiesa


episcopale (cfr. II. 3 e II. 5) : in questa prospettiva, la costruzione della maior
pare legata a ragioni di prestigio, alle esigenze cioè di immagine
pubblica della ecclesia oltre e più che di effettiva necessità : come tale,
acquista particolare significato la sua possibile datazione in età ambrosiana.
Uno sviluppo per certi aspetti simile sembra delinearsi ad Aquileia;
questa analogia, posta la datazione tradizionale della maior milanese,
non ha mancato di pesare sulla datazione della basilica postteodoriana
Nord alla metà del IV secolo66; è invece probabile che i tempi della
vicenda siano in questo caso più lunghi. Se questo è il caso, la
postteodoriana Nord si inserisce nel quadro di intensa attività costruttiva che
caratterizza lo scorcio del IV secolo e che si esprime in forme diverse a
seconda delle circostanze, dalle grandiose dimensioni della
postteodoriana e verosimilmente dell'ursiana di Ravenna al respiro più modesto
dell'aula a navata unica di Aosta e Zuglio.
Ad eccezione di Aquileia e Milano, città del tutto particolari per
consistenza demografica ed economica e per l'attività edilizia anche
profana che vi si manifesta67, è questo il momento in cui le comunità,
siano oppure no di recente costituzione, danno all'aula di culto forma
organizzata e monumentale; anche una comunità relativamente
precoce come quella di Ravenna, centro di importanza non secondaria anche
prima di diventare capitale, non costruisce una vera e propria
cat edrale prima dell'episcopato di Orso. Nel linguaggio di Agnello68 templum è
evidentemente inteso come struttura monumentale, di precise
caratteristiche architettoniche e funzionali, che non esclude l'esistenza di un
luogo di culto precedente, di impianto più modesto. Questa è attestata
esplicitamente dal sermone di Zenone di Verona, da cui traspare con
altrettanta chiarezza, accanto alle esigenze pratiche, l'intento di
monumentalità che è alla base della costruzione della basilica «zenoniana». I

66 P. Testini, La cultura artistica in Italia, cit. a nota 20, p. 394.


67 L. Ruggini, Economia e società, cit. a nota 57; M. Mirabella Roberti, Architettura
civile tardoantica fra Milano e Aquileia, AAAd. IV, 1973, p. 159 ss.; L. Bertacchi, Edilizia
civile del IV secolo ad Aquileia, AAAd, XXII, 1982, p. 337 ss.
68 Iste primus hic initiavit templum construere Dei, ut plèbes christianorum, que singu-
lis in teguriis vagabat, in unum ovile piissimus collegeret pastor (L.P., 23, vita Ursi : RIS, II,
III, 1, 1924, a cura di A. Testi Rasponi, e. 65 ss.).
56 LA CATTEDRALE IN ITALIA

tempi che si delineano così per gli sviluppi dell'architettura cristiana


trovano un riscontro significativo con quelli verificati in Roma, dove è
con il terzo quarto del IV secolo - con il pontificato di Damaso e con la
conversione su ampia scala dell'aristocrazia - che si verifica un deciso
incremento delle costruzioni cristiane69.
In periodo successivo (V-VI secolo) soltanto la postteodoriana Sud
di Aquileia e la basilica Β di Verona sono molto ampie : la prima, forse
nel solco di una tradizione instaurata dalla postteodoriana Nord e del
prestigio inalterato della sede metropolitana, la seconda nel quadro del
ruolo di primo piano che la città assume intorno all'età teodoriciana70;
altrove lo sviluppo dell'episcopato può comportare la costruzione di
chiese più grandi di quella originaria, che rimangono tuttavia entro i
valori medi delle basiliche di fine IV secolo.
Notiamo infine che gli edifici nel settore occidentale dell'Italia
settentrionale si differenziano da quelli del settore orientale per il più
modesto impegno architettonico e decorativo, che non sembra
imputabile ai limiti della documentazione. Sono state da tempo chiarite le
ragioni di relativa prosperità dell'area orientale nel periodo tardo
antico71 e quanto rimane delle cattedrali ne è sostanziale conferma; esse
sembrano per contro testimoniare una situazione di più precoce crisi
nell'Italia nord-occidentale, che trova d'altronde espressione
inequivocabile nel basso rapporto che vi si registra fra diocesi e municipi
romani, molti dei quali non diventano sede episcopale, e nel numero in
proporzione molto elevato di centri romani scomparsi72. Anche sotto
questo aspetto le cattedrali si configurano dunque come possibile indice
degli sviluppi urbani tardo antichi e di una nuova gerarchla di
importanza delle città, che vede il declino di municipi già importanti e la
promozione al rango di sede vescovile di altri, secondari nei secoli prece-

69 Cfr. Ch. Pietri, Roma Christiana. Recherches sur l'Église de Rome, son organisation,
sa politique, son idéologie de Miltiade à Sixte III (311-440), Rome, 1976; per la posizione
dell'aristocrazia nella Venetia cfr. Ch. Pietri, Une aristocratie provinciale, cit. a nota 43,
p. 89 ss.
70 R. Cessi, Da Roma a Bisanzio, cit. a nota 51, p. 181 ss.; CG. Mor, Dalla caduta
dell'impero al comune, Storia di Verona, II, Verona, 1964, p. 5 ss.
71 L. Ruggini, Economia e società, cit. a nota 57.
72 G. Schmiedt, Città scomparse, cit. a nota 28.
L'ITALIA SETTENTRIONALE 57

denti, ma certo non tali nel quadro di una geografia distinta tanto da
quella della prima età imperiale che da quella medievale73.

G. C. W.

73 È il caso di Brescello e Vicohabentia, centri di modesta entità in epoca romana


(R. Chevallier, La romanisation de la Celtique du Pô (BEFAR 249), Rome, 1983 e inoltre
A. Solari, Brixellum, Athenaeum, IX, 1931; M. Degani, Albino Umiltà e l'archeologia Bre-
scellana, Brescello (Congr. St. Storici Brescellesi), Modena, 1971, p. 53 ss. e CAI, f. 74,
Reggio Emilia, Firenze, 1974; G. Uggeri, La romanizzazione dell'antico delta padano, Ferrara,
1975; N. Alfieri, G. Uggeri, G. A. Mansuelli, Insediamenti nel ferrarese dall'età romana alla
fondazione della cattedrale, Firenze, 1976; Voghenza. Una necropoli di età romana nel
territorio ferrarese, Ferrara, 1984) a proposito dei quali si sottolinea costantemente
l'anomalia della promozione a sede vescovile in deroga alla normativa del concilio di Sardica,
ribadita poco prima della metà del V secolo da Leone I (cfr. nota 25). La posizione
as unta nel quadro della geografia ecclesiastica dovrebbe per contro suggerire che i due centri
in età tardo antica abbiano un ruolo specifico, che si chiarisce in riferimento
all'accresciuta importanza della navigazione padana : Brescello, come ultimo centro urbano sul
Po, ai limiti del suo basso corso, Vicohabentia, sulla confluenza delle più importanti vie
fluviali ed endolagunari dell'area ravennate e di quella veneta. La navigazione interna ha
un ruolo di primo piano nel sistema di comunicazioni già in età romana (P. L. Tozzi,
Storia padana antica. Il territorio fra Adda e Mincio, Milano, 1972, p. 67 ss.; R. Chevallier,
La romanisation, cit., p. 22 ss.) e tanto più in età tardo antica, quando ai problemi delle
comunicazioni per via di terra fanno riscontro le accresciute esigenze di approvigiona-
mento di materie prime (ad es. il legname) da parte di Ravenna (A. Solmi, L'antico porto
di Milano, ArchSt Lombardo, LIV, 1927, p. 457 ss. ; E. Rossini, Longobardi e Franchi in
Lombardia; problemi di navigazione interna, VI Congr. CISAM, 1980, p. 593 ss.; G. Uggeri,
La romanizzazione, cit.). È un ruolo che in maniere diverse si conclude nell'alto
medioevo, quando non a caso nella bassa area padana iniziano le testimonianze su altre diocesi :
Ficuclae, Comacchio, Adria, Mantova, che nel capitolare di Liutprando sembra aver
sostituito Brescello nel controllo della bassa navigazione padana.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE

Nell'Italia centro-meridionale ed insulare il numero veramente


cospicuo di diocesi documentate nella seconda metà del secolo V,
considerando il fenomeno marcatamente contrario della prima metà dello
stesso secolo e della seconda metà del precedente, pone un
inter ogativo sulle possibili ragioni del fenomeno.
Non c'è dubbio che per alcune la carenza ο la perdita della
documentazione può giustificare il silenzio dell'epoca precedente, ma per le
altre, presumibilmente per la maggioranza, non sembra vi sia altra
possibilità che di ipotizzare una ragione politica. Se infatti si considera la
condizione dell'Italia centromeridionale, cui è da associare la Sardegna
- per la Sicilia a quanto pare il quadro delle istituzioni si presenta più
frazionato nel tempo - si constata che le vicende politiche che
interessarono il territorio italico a partire dall'inizio del V secolo con l'arrivo
dei Goti, e con il susseguirsi dei movimenti dei popoli migratori,
dovettero in qualche misura suscitare una legittima preoccupazione della
Chiesa sul piano organizzativo e quindi determinare la creazione in
concreto di una rete diocesana capillare con la moltiplicazione delle
presenze vescovili.
Di fronte al quadro ricco ed articolato delle numerose
circoscrizioni diocesiane (centonovantaquattro attestate entro il secolo VI) in cui si
presentano divisi i territori delle prime sette regioni e delle due provin-
cie di Sicilia e Sardegna è senza dubbio deludente il riscontro con
quanto conosciamo sulle cattedrali corrispondenti.
Pur tuttavia una prima statistica, nei limiti indicati nella premessa
e per l'Italia settentrionale, consente di proporre le considerazioni
esposte nelle pagine seguenti*.

* Hanno collaborate) alla raccolta dei dati confluiti nelle schede, oltre coloro che
firmano, Fabrizia Cecchini, Loredana D'Emilio, Paola De Filippis, Elisabetta De Minicis,
Francesca Fei, Palma Nobile, Marco Venditelli. La documentazione grafica è stata
eseguita nello studio dell'arch. Fulvio Balzani : a tutti il mio più vivo ringraziamento.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 59

I - Identificazione della cattedrale

I complessi episcopali identificati sulla base di resti archeologici,


confermati ο non contraddetti da fonti e documenti, raggiungono il
numero di trentacinque, riunendo in tale cifra sia i centri che
conservano vestigia più ο meno consistenti di strutture murarie attribuibili al
gruppo episcopale paleocristiano, come anche gli altri in cui la chiesa
cattedrale è attestata da resti di pavimenti non collegati a murature
(fig. 1).
Per quanto attiene invece l'identificazione basata sulla
documentazione scritta, va notato subito che, rispetto a quanto è stato detto per
l'Italia settentrionale, in quella centro-meridionale ed insulare la
carenza di fonti letterarie è estremamente rilevante, incidendo
negativamente a priori sulla ricerca; tale carenza consente unicamente un discorso
frammentario legato a singoli episodi ο a singole emergenze e non
permette di delineare un quadro, anche solo sufficiente, della reale
situazione dell'epoca. A tale stato di fatto si unisce una letteratura, anche
quando è relativa ai ritrovamenti archeologici, condizionata spesso da
luoghi comuni ed impostazioni critiche tradizionali, con una
discontinuità di informazione che si palesa ancor di più nel contrasto evidente
tra i dati acquisiti attraverso questo tipo di storiografia del secolo
scorso e della prima metà del presente, quanto mai approssimativa e
superficiale nelle informazioni offerte, e quelli che le indagini archeologiche
recenti continuano a fornire con precise cronologie stratigrafiche.
Gli esempi di Chiusi, Cornus (Senafer), Egnazia, Firenze, Lucca,
Luni e Venosa confortano quanto si è detto.
Ad ogni modo, di fronte all'accertata presenza delle cattedrali
testimoniate da resti archeologici, anche se di diversa natura e consistenza,
un gruppo ancorché esiguo, affida alla documentazione letteraria la
prova della propria esistenza e della relativa ubicazione rispetto alla
cinta muraria antica.
Di queste cattedrali si darà un rapido cenno nel paragrafo
seguente.
Va comunque sottolineato ed è possibile in sintesi dire che, qualora
si tenga presente il quadro storico offerto dalle cronotassi episcopali
dei singoli centri, si constata che il censimento delle costruzioni
superstiti, ο almeno storicamente attestate, presenta una situazione
estremamente rarefatta nel senso che l'attività edilizia delle ecclesiae
episcopates nel secolo IV, in età costantiniana ο nei decenni successivi, appare
60 LA CATTEDRALE IN ITALIA

individuabile solo in pochissimi centri (Roma, Ostia, Albano, Napoli,


Capua74) venendo così a confermare quanto esposto per il territorio
settentrionale della penisola.
Una prima svolta sembra doversi intravedere nell'ultimo quarto del
secolo ed è da supporre che ciò rifletta in qualche modo la condizione
giuridica delle comunità cristiane dopo l'editto di Teodosio che deve
aver dato un impulso più vistoso alle conversioni e al conseguente
bisogno di estrinsecare in forme monumentali il nuovo ruolo delle
comunità cristiane. Spettano peraltro al secolo V e per lo più al VI gli edifici
archeologicamente accertati per i quali sia attestata ο proponibile la
dignità di cattedrale.
Tale constatazione pone per taluni centri diocesiani nei quali sia
documentata invece una cronotassi episcopale a partire dal secolo IV

74 Per la cattedrale di Roma si rimanda al testo di P. Testini, come per quelle di


Napoli e di Capua alle relative schede allegate alla presente relazione. Stando alle notizie
del Liber Pontificalis nella biografia di papa Silvestro viene attribuita a Costantino
l'iniziativa delle due cattedrali di Ostia e di Albano «... fecit Constantinus Augustus basilicam
in civitate Hostia . . . beatorum apostolorum Petri et Pauli et Iohannis baptistae (L.P., I,
p. 183); . . . hisdem temporibus fecit Constantinus Augustus basilicam in civitatem Albanen-
se sancii Iohannis Baptistae (L.P., I, p. 184). Per Ostia la scoperta della ed. basilica
cristiana portò il Calza a proporre una identificazione con la costantiniana (G. Calza, Una
basilica di età costantiniana scoperta ad Ostia, in RendPARA, 16, 1940, p. 63-88; Id., Ancora sulla
basilica cristiana di Ostia, in RendPARA, 18, 1942, p. 135-148), ma tale ipotesi non fu
concordemente accettata : sulle diverse ipotesi cfr. da ultimo T. L. Heres, Alcuni appunti sulla
«Basilica Cristiana» di Ostia Antica, in Mededeling van het Nederlands Instituut te Rome,
42, n.s. 7, 1980, p. 87-99; un breve cenno anche in P. Testini, Ecclesiae e territorio, in
Archeologia Laziale, II, Roma, 1979, p. 236. Per Albano alla notizia riportata dal biografo
di papa Silvestro, va aggiunta l'altra che ricorda, durante il pontificato di Leone III, il
restauro delle fondamenta, a causa di un incendio, dell'« episcopium Albanense simul cum
ecclesia quae in nomine beati Pancratii fundata est» (L.P., II, p. 32). E a S. Pancrazio è
dedicata la cattedrale attuale. Alcuni studiosi sostengono una continuità tra i tre edifici
riconoscendo nelle quattro colonne con capitelli corinzi di età tardo antica, ancor oggi
visibili nella chiesa attuale, i resti superstiti della basilica costantiniana. Accettando tale
proposta l'antica cattedrale di Albano verrebbe a trovarsi ai margini della via Appia ed
esterna all'antico castrum severiano sul sito del quale ο nelle immediate vicinanze si suole
ubicare il nucleo abitato romano (O. Marucchi, Albano Laziale. Lavori nella chiesa
cattedrale e scoperta ivi avvenuta di alcuni avanzi che possono attribuirsi alla basilica
costantiniana di San Giovanni Battista, in Nuovo BAC, XIX, 1913, p. 237-239; A. Adinolfi, Gli
avanzi costantiniani della basilica cattedrale di Albano, in Nuovo BAC, XX, 1914, p. 29-42;
A. Galieti, Contributi alla storia della Diocesi Suburbicaria di Albano Laziale, Roma-Città
del Vaticano 1948; F. Franconi, La catacomba e la basilica costantiniana di Albano Laziale,
Roma, 1977.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 61

un serio interrogativo sulla reale consistenza del primo luogo di culto


ove il vescovo abbia potuto esercitare le proprie funzioni, e sulla
possibile ubicazione di questo.
Ad ogni modo quanto sarà presentato nelle pagine che seguono,
offrendo i risultati, anche se provvisori, di una prima valutazione
analitica della documentazione archeologica e di quella letteraria sulle
cattedrali oggi individuabili e proponibili come tali, parte da una nostra
convinzione di fondo legittimata da una casistica sufficientemente
probante : riteniamo cioè che sia possibile proporre di norma, e nella
maggior parte dei casi è constatazione certa, una continuità di ubicazione
dal periodo paleocristiano a quello medioevale, a meno di precise
indicazioni contrarie e salvo limitatissime eccezioni.
Pur tuttavia ci si rende perfettamente conto che la proposta potrà
in futuro essere suscettibile anche di revisioni e non solo parziali;
infat i i termini del problema che si è presentato nell'identificare un edificio
come cattedrale, stante la molteplicità di situazioni oggettive,
diversificate le une dalle altre, si possono sintetizzare nel seguente
inter ogativo : qualora sia stata archeologicamente accertata l'esistenza di un
edificio di culto di età paleocristiana, quale può essere ritenuto il signum
che consenta di attribuire ad esso la dignità di cattedrale?
Molti potrebbero essere gli esempi utili alla discussione, ma mi
limito al caso emblematico della chiesa paleocristiana di S. Reparata,
rinvenuta più di un decennio fa sotto il duomo di Firenze, S. Maria del
Fiore75.
Orbene ci si è chiesti se fu S. Reparata cattedrale sin dall'origine
ovvero, come vuole il Toker, lo divenne solamente dal tardo secolo IX
quando assunse anche funzione martiriale76, ed inoltre, qualora sia
giusta la prima ipotesi, se possano essere riconosciute nella chiesa alcune
caratteristiche come peculiari, la solea, ad esempio, che consentirebbe
di avvicinarla all'ecclesia cathedralis romana77 ed anche a quella di
Chiusi e di Luni78.

75 Cfr. la relativa scheda.


76 Cfr. F. Toker, Scavi del complesso altomedievale di Santa Reparata sotto il Duomo di
Firenze, in ArchMed., II, 1975, p. 184-186.
77 Cfr. quanto proposto dal Krautheimer sulla base di alcune riproduzioni
fotografiche degli scavi 1934-1938 e di conferme verbali dello scavatore Enrico Iosi : nella navata
centrale e in quota con il pavimento costantiniano furono rinvenute « due file parallele di
blocchi marmorei con incavature» disposte quattro per lato lungo l'asse est-ovest, «ad
una distanza calcolata in due ο tre metri», l'una dall'altra, la cui «spiegazione migliore è
62 LA CATTEDRALE IN ITALIA

In altri casi l'interrogativo è stato posto sul valore da attribuire alla


presenza della cattedra nell'emiciclo absidale, anche se tale elemento
dell'arredo liturgico sembrerebbe non essere esclusivo delle chiese
episcopali79.
Si è cercato di individuare altre possibili indicazioni, ma in
definitiva la nostra ricerca non ha offerto per ora la possibilità di riconoscere
nelle cattedrali note costanti architettoniche, ovvero criteri precisi
nell'articolazione dello spazio interno in relazione alle esigenze liturgi-
che, tali da consentire una distinzione dagli altri edifici di culto.
È pur vero però che, come vedremo più dettagliatamente nelle
pagine seguenti, per l'Italia centro-meridionale, a differenza della
settentrionale, elemento distintivo sembrerebbe essere la posizione del
battistero, come edificio a sé stante : una simile scelta progettuale
potrebbe aver tenuto a modello l'esempio della costruzione costantiniana di
Roma, ma anche, con ogni probabilità essere stata dettata da fattori
cronologici e da precise esigenze nello svolgimento del rito. Sta di fatto
che i battisteri isolati sono presenti esclusivamente in relazione alle

che abbiano sostenuto i montanti del parapetto di una solea ». Una solea che sembrerebbe
estendersi dalle porte all'altare. (R. Krautheimer, Corpus basilicarum christianarum Ro-
mae, V, Citta del Vaticano, 1980, p. 45-46, 91, fig. 50, 51. Per quanto attiene la solea in
ambiente romano - ci si limita a questo - cfr. T. F. Mathews, An early Roman chancel
arrangement and its liturgical functions, in RivAC, 38, 1962, p. 73-95.
78 Cfr. le relative schede.
79 Si può ricordare a questo proposito la presenza della cattedra in alcuni santuari
martiriali romani, come ad esempio in quello dei SS. Nereo ed Achilleo nel cimitero di
Domitilla (cfr. da ultimo U. M. Fasola, La catacomba di Dominila, Città del Vaticano,
1980, p. 29). D'altra parte tale arredo liturgico è di norma portato a prova della dignità
episcopale di una basilica come, ad esempio, per Ancona proprio la presenza della
cattedra e dei subsellia nella chiesa sottostante S. Maria della Piazza convinse il Cecchelli a
proporne il riconoscimento con il S. Stefano ritenuto la prima cattedrale (C. Cecchelli,
Edifici paleocristiani ed altomedievali delle Marche, in CongrStArchit., Roma, 1965, p. 115-
117). In sostanza potremmo dire che anche se la presenza della cattedra non può essere
assunta come prova della funzione episcopale di una chiesa è pur vero che essa può
concorrere a tale riconoscimento : cito ancora il caso di Ancona, con la chiesa di S. Lorenzo,
sottostante la cattedrale medievale di S. Ciriaco, ove, constatando che nell'abside cattedra
e subsellia furono inseriti in un secondo tempo e in rottura della parete, ho di
conseguenza proposto di collegare al momento di tale inserimento la trasformazione in chiesa
episcopale. (Cfr. L. Pani Ermini, «Ecclesia cathedralis » e «civitas» nel Picenum altomedieva-
le, in Istituzioni e società nell'alto medioevo marchigiano. AMSmarche, 86, 1981 (Ancona,
1983), p. 310).
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 63

chiese episcopali : il caso di Roma80 e quelli di Ascoli Piceno, Canosa,


Cornus, Firenze, Lucca, Napoli, Nocera Inferiore, Pisa, Tharros e
Venosa lo confermano81.
E tornando all'interrogativo avanzato per la chiesa di S. Reparata a
Firenze, vedrei proprio nell'esistenza del battistero autonomo, databile
anche per dati archeologici ad età paleocristiana82, la prova della sua
funzione di cattedrale fin dall'origine. Aggiungo, solo per inciso, che
tale riconoscimento rende quanto mai improbabile una reale e
funzionale chiusura - almeno per un periodo - del circuito murario bizantino
secondo l'allineamento proposto dal Maetzke per il lato
settentrionale83 : tale allineamento lascerebbe di fatto al di fuori della nuova cinta il
centro religioso della città.
Ora se si riflette un attimo al fatto che la continuità di ubicazione
per Firenze dall'impianto paleocristiano ai nostri giorni, può essere
proposta solamente in base a precisi dati archeologici acquisiti in epoca
relativamente recente, poiché, com'è noto, la prima documentazione
scritta al riguardo risale al tardo secolo IX84, si sarebbe portati a
riconoscere come chiese episcopali tutti gli edifici di culto rinvenuti al di
sotto delle cattedrali medievali; e tale è stato il nostro assunto, anche se
non proposto come dato certo, poiché ci rende prudenti da un lato la
consapevolezza che l'eventuale silenzio di documentazione esplicita al
riguardo potrebbe solamente indicare una perdita e non un'assenza in
antico, e dall'altro il caso di Ancona, ad esempio, che si pone come
preciso ostacolo alla generalizzazione del nostro assunto : infatti al di sotto
della fabbrica medievale di S. Ciriaco, sull'antica acropoli della città, la
chiesa paleocristiana di S. Lorenzo non sembra aver avuto funzione e
dignità di cattedrale avanti il secolo XI, come suggerisce il ben noto
atto di donazione del 1051 indicando il complesso episcopale sul Colle
Astagno85.

80 Cfr. le relative pagine di P. Testini, supra, p. 14-18.


81 Cfr. le schede relative alle singole cattedrali.
82 Seguo in questo quanto proposto dal De Angelis D'Ossat e riportato in sintesi nella
scheda (G. De Angelis D'Ossat, // battistero di Firenze : la decorazione tardo-romana e le
modificazioni successive, in CARB, Ravenna, 1962, p. 221-232).
83 G. Maetzke, Ricerche sulla topografia fiorentina nel periodo delle guerre goto-bizanti-
ne, in Rend Lincei, Vili, III, 1948, p. 97-112. Va peraltro precisato che il Maetzke scriveva
in un momento anteriore agli scavi di S. Reparata.
84 Cfr. la relativa scheda.
85 Cfr. la relativa scheda.
64 LA CATTEDRALE IN ITALIA

II - Ubicazione della cattedrale in rapporto all'impianto urbano

Le proposte di identificazione delle cattedrali paleocristiane per


l'Italia centro-meridionale ed insulare con la relativa ubicazione in
rapporto all'impianto urbano, possono così essere sintetizzate nei diversi
centri episcopali, riunendo in una prima analisi sia quelle accertate
archeologicamente che le altre indicate da documentazione scritta.
Nel Latium vetus unicamente Roma ha restituito resti archeologici
validi della sua cattedrale voluta da Costantino ed eretta a ridosso della
cinta muraria aureliana86; in via ipotetica inoltre, basandosi sia su dati
archeologici che su documenti, è stata avanzata la proposta di ubicare
nel suburbio in relazione al santuario martiriale di S. Agapito, quella di
Palestrina, l'antica Praeneste, a meno che non si possa pensare ad una
persistenza sin dall'origine nel medesimo luogo dell'attuale, e quindi in
urbe, in cui peraltro non sembrano riscontrabili testimonianze archeo-
logiche intermedie fra il periodo romano e il riutilizzo del secolo IX87.
Per le altre nove sedi diocesane non disponiamo a tutt'oggi di dati
archeologici ο monumentali anteriori alla fase carolingia e pertanto ci
siamo astenuti in questa sede dall'avanzare proposte di identificazione
che risultassero non suffragate da sufficienti elementi probanti anche
se per Ostia siamo certi dell'esistenza della chiesa dedicata agli Apostoli
e voluta da Costantino e per Porto il santuario di S. Ippolito,
recentemente scoperto, acquistò, ma solo in un secondo momento, dignità
episcopale88.
Per il Latium adiectum un'ipotetica ubicazione urbana, in base a
ritrovamenti archeologici, in verità molto esigui, è stata proposta per le

86 Si rimanda alle pagine di P. Testini.


87 Ne ho ragionato alcuni anni or sono in occasione di una breve rassegna sulle
conoscenze circa i complessi episcopali di una parte del Latium adiectum (cfr. L. Pani Ermini
- R. Giordani, Note di topografia religiosa della Ciociaria in età paleocristiana e altomedie-
vale : una messa a punto, in Convegno «II Paleocristiano in Ciociaria», Fiuggi, 1977, p. 86-
88).
88 Per la cattedrale di Ostia cfr. nota 74 ; per il santuario di Porto cfr. da ultimo P.
Testini, Damaso e il santuario di S. Ippolito a Porto, in Saecularia Damasiana, Città del
Vaticano, 1986, p. 293-303 con bibliografia precedente, cui si aggiunga L. Pani Ermini, //
territorio portuense dopo il IV secolo alla luce degli scavi all'Isola Sacra, in Archeologia Laziale
II, Roma, 1979, p. 243-249, in part, quanto si accenna alle p. 246-247.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 65

cattedrali di Terracina89 e di Formia90; per Sora la chiesa episcopale


sembrerebbe riutilizzare fin dall'origine un edificio classico, forse
esterno al circuito murario, ma ci si può chiedere sino a qual momento
quest'ultimo sia rimasto in uso91.
Emblematico poi si mostra il caso di Velletri : ad una prima
cattedrale in urbe nello stesso luogo dell'attuale, in relazione al foro della
città antica, ed attestata alla fine del secolo V92, segue con Gregorio
Magno uno spostamento della stessa nel suburbio dettato da ragioni di
sicurezza93.

89 La cattedrale di Terracina si vuole sin dall'origine ubicata nel sito dell'attuale


risalibile al pieno medioevo, e cioè nel tempio maggiore della città, lungo il lato nord
dell'antico foro. Sino ad ora le testimonianze archeologiche più antiche sono legate ad una
iscrizione greca incisa su una delle colonne del portico, iscrizione dedicata ad Eraclio e
Costantino e quindi risalibile al secolo VII (cfr. U. Broccoli : Ricerche nel territorio di
Terracina, in Archeologia Laziale, II, Roma, 1979, p. 254-255 che sintetizza i dati offerti da
G. Lugli, Anxur - Terracina = Forma Italiae, I, 1, Roma, 1925, p. 83-87).
90 Per Formia la cattedrale si suole mettere in relazione al santuario di S. Erasmo
sorto sull'Acropoli - ovvero sul Capitolium - della città romana (G. M. De Rossi, Lazio
meridionale, 2a ed., Roma, 1985, p. 148-150 con bibl. precedente). Per una nota
bibliografica sugli scavi recenti e per uno studio dei materiali scultorei recuperati cfr. V. Fiocchi
Nicolai, Considerazioni sulla decorazione architettonica altomedievale della basilica di
Sant'Erasmo
Sani' Erasmo di
a Formia,
Formia, ininBessarione,
BollArte, 23,
III, 1984,
1982 (ma
p. 51-64,
1984), cui
p. 129-220.
si aggiunga J. M. Vesely,
91 Sulla topografia di Sora, dall'età romana alla medievale cfr. da ultimo E. De Mini-
cis, Note sulla topografia di Sora dal tardo-antico al medioevo, in Antichità paleocristiane e
altomedievali del Sorano, Sora, 1985, p. 157-163. La cattedrale non ha ricevuto uno studio
esauriente, specie nel suo rapporto con l'edificio classico in cui venne ad inserirsi, anche
alla luce dei recenti scavi curati dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio e ancora
inediti.
92 La diocesi di Velletri ha la sua prima attestazione nel 405 con il vescovo Adeodatus
che sottoscrive al concilio romano di quell'anno (Mansi, col. 959) e alla fine dello stesso
secolo si conosce l'esistenza della chiesa di S. Clemente, attuale cattedrale, attraverso una
lettera di papa Gelasio I al vescovo Bonifazio con la menzione di un episodio legato al
servo di un certo Pietro ivi rifugiato (Gelasii I Papae, Epistolae et deceta, in P.L., LIX,
p. 1 52). Se pertanto fosse possibile accertare che la chiesa di S. Clemente ricoprisse
dignità di cattedrale, sin da quest'epoca, come del resto sembra logico supporre, l'ecclesia epi-
scopalis risulterebbe urbana e ubicata presso l'area occupata del foro (G. Cressedi, Veli-
trae (Velletri) = Italia romana. Municipi e colonie, Regio I, Latium et Campania, Roma,
1953, p. 43-46; F. Coarelli, Lazio, Bari, 1982, p. 249-250.
93 Di particolare interesse risulta infatti l'attestazione dello spostamento della
cattedrale voluto da Gregorio Magno sotto la minaccia dell'invasione longobarda : nel 592 il
pontefice ordina al vescovo di Velletri di trasferire la sede episcopale «in locum qui
appellatur Arenata ad sanctum Andream apostolum » (D. Norberg, S. Gregoriì Magni opera.
66 LA CATTEDRALE IN ITALIA

La sua temporanea ubicazione presso il santuario di S. Andrea94 -


non è noto il momento del rientro della sede episcopale nella città ove
sicuramente si trovava nel medioevo - è fenomeno che va tenuto in
evidenza anche per i possibili riscontri con altre sedi ove la
documentazione esplicita è mancante95.
A Fondi la cattedrale, nota già a Paolino da Noia, la si vuole in
ambito urbano, senza peraltro elementi probanti a conferma96.
Nulla invece si conosce per le rimanenti dodici sedi ove spesso le
cattedrali medievali, urbane, restituiscono reperti archeologici che
consentono di risalire sino all'età carolingia, ma non offrono alcun indizio
di persistenza di sito per l'età anteriore ed anzi la loro posizione (ad
esempio su templi dell'acropoli) esclude la possibilità di uso religioso
delle strutture antiche avanti il secolo V, epoca d'altra parte, lo si deve
riconoscere, corrispondente alle prime attestazioni vescovili97.
Per la Campania alle cattedrali di Cuma, Napoli, Nocera Inferiore
archeologicamente accertate e sulle quali di tornerà in seguito98, si
possono aggiungere quella di Capua, risalente a Costantino e dedicata agli
Apostoli, di cui è stata proposta l'identificazione con resti archeologici
rinvenuti nella piazza antistante la chiesa di S. Pietro in Corpo99, l'altra
di Pozzuoli che si è voluta riconoscere nell'attuale chiesa di S. Proculo

Registrum epistularum libri I-VII = CCSL, 140, Turnnolti, 1982, p. 99-100. Uno
spostamento senza conseguenze per l'abitato che rimase nel medioevo sul luogo dell'antica Velitrae
(cfr. quanto osserva P.-A. Février, Permanence et héritages de l'antiquité dans la
topographie des villes de l'Occident durant le haut Moyen Âge, in XXI Settimana CISAM, Spoleto,
1974, p. 67-68).
94 Per la fase carolingia rispettivamente della cattedrale di S. Clemente e della chiesa
di S. Andrea cfr. G. Petti, Rilievi altomedievali da Velletri, in RivAC, LX, 1984, p. 323-337.
95 Limitamente alle regioni centrali e meridionali cfr. l'ipotesi avanzata per Arezzo
(p. 120).
96 Sulla basilica paoliniana e sulla sua decorazione musiva cfr. L. Pani Ermini, in
Aggiornamento all'opera di E. Bertaux, L'Art dans l'Italie Méridionale, 2e ed., IV, Roma
1978, p. 199, 202-203.
97 Mi riferisco, ad esempio, alle cattedrali di Anagni e di Ferentino le cui sedi
diocesane sono attestate a partire dal secolo V (cfr. L. Pani Ermini - R. Giordani, Note di
topografia religiosa della Ciociaria in età paleocristiana e altomedievale : una messa a punto,
cit., p. 88-94. Cfr. anche quanto notato al riguardo dalla Belli Barsali (in AA.VV., Lazio
medievale, Roma, 1980, in part. p. XIV). Per le cattedrali altomedievali del territorio cfr.
quanto riportato nelle singole schede del medesimo volume.
98 Cfr. le relative schede.
99 Cfr. la relativa scheda.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 67

sull'acropoli della città romana, nell'area del Tempio di Augusto100, e le


due di Amalfi e Compulteria, ubicate in via di ipotesi in base a dati in
verità molto esigui101. Il silenzio grava sulle restanti quattordici sedi102.
In Irpinia solamente il complesso episcopale di Benevento può
risalire, come si propone, al 600 e vedere in quel momento per esso
un'ubicazione urbana nel foro, conservata fino ad oggi 103 ; le altre quattro sedi
non offrono alcun indizio in proposito104.
Più confortante si è mostrata la situazione in Apulia. Grazie ai
recenti scavi archeologici, in parte ancora in atto (Venosa), a Bari,
Lucera, Egnazia, Siponto, Trani, Venosa, i dati acquisiti permettono di

100 La chiesa risulta menzionata per la prima volta nel secolo XI, ma la sua
costruzione nell'ambito del tempio di Augusto è di norma fatta risalire ad epoca anteriore in
relazione alla formazione del castrum sull'acropoli dell'antica città (cfr. H. Leclercq, 5.v.
Pouzzoles et Cumes, in DACL, XIV, Paris, 1939, coll. 1679-1680; R. Annecchino, Storia di
Pozzuoli e della zona Flegrea, Pozzuoli, 1960; J. Christern, // Cristianesimo nei Campi Fle-
grei, in / Campi Flegrei nell'archeologia e nella storia, Convegni Lincei, 33, Roma, 1977,
p. 215.
101 Per Amalfi, la cui prima attestazione vescovile risale al 590, la tradizione riconosce
la più antica cattedrale dedicata alla Vergine, articolata in tre navate e con matroneo,
nella chiesa del Crocefisso presso il chiostro detto «del Paradiso». Nel secolo IX la
dignità episcopale sarebbe passata alla chiesa di S. Andrea, contigua alla precedente, ma più
grande. La cattedrale attuale risale al secolo XIII (cfr. A. Venditti, Architettura bizantina
nell'Italia Meridionale, II, Napoli, 1964, p. 31; G. Sangermano, On insediamento in
costiera: Amalfi, in CollIntArchMed, Palermo, 1976, p. 311-315; A. Thiery, Aggiornamento
all'opera di E. Bertaux, L'Art dans l'Italie Méridionale, IV, Rome, 1978, p. 576-578. Per
Compulteria, presso Treglia e Alvignano, la prima menzione della sede diocesana risale a
Gregorio Magno. L'ubicazione della cattedrale è ipotetica e si vuole legata alla chiesa di
S. Ferdinando a 2 Km. a Nord di Alvignano, chiesa che si fa risalire ai secoli VI-VII,
anche se menzionata nel 1062 con la dedica di «S. Maria quae dicitur ad Copulteria»,
passata poi dal 1082 a S. Ferdinando (cfr. A. Rusconi, La basilica di Santa Maria
Compulteria presso Alvignano, in CARB, XIV, 1967, p. 323-337; M. Rotili, in Aggiornamento
all'opera di E. Bertaux, L'Art dans l'Italie Méridionale2, IV, Rome, 1978, p. 266-267).
102 Cfr. tabella n. 2.
103 Cfr. la relativa scheda per quanto attiene i dati archeologici. Va notato che se
attraverso la documentazione letteraria non è possibile risalire per l'edificio cattedrale
costruito nel foro, a quanto sembra sui resti del tempio di Iside, ad epoca anteriore al
secolo VI, è pur vero che la diocesi di Benevento è attestata sin dai primissimi anni del
secolo IV, con un vescovo Ianuarius morto nel 303 ο 304 (Lanzoni, p. 256-257). Andrà
quindi eventualmente indirizzata verso altro luogo l'ubicazione della più antica sede
episcopale, non potendo inoltre essere collocata nel centro politico della città, e in
particolare su un edificio pubblico di culto, in periodo anteriore agli ultimi anni del secolo IV.
104 Cfr. tabella n. 2.
68 LA CATTEDRALE IN ITALIA

collocare in urbe i rispettivi complessi episcopali paleocristiani 10S,


mentre documenti scritti hanno consentito alla maggioranza degli studiosi
di proporre nel suburbio le prime due cattedrali di Canosa di cui la
seconda, cioè il complesso risalente al Vescovo Sabino, è stato accertato
con ritrovamenti archeologici ed in ambito urbano la terza, ormai di
età altomedievale 106. Ancora ipotetici i complessi vescovili di Ordonia
(Herdonia) ove una basilica forse martiriale con annesse «cappelle»
funerarie è ubicata nell'area del foro, mentre nell'alto medioevo, una
chiesa a tre navate con funzione episcopale, sorta forse tra il IX e X
secolo, si collocò sul « Castellani » 107 ', e l'altro di Acerenza in cui sulla
base di documenti scritti e per la particolare conformazione della città
completamente fortificata, la cattedrale doveva necessariamente
sorgere all'interno delle mura : si ipotizza infatti il medesimo sito dell'attuale
del secolo XI108.
Non si hanno notizie per le altre cinque diocesi del territorio109.

105 Cfr. le relative schede.


106 Cfr. la relativa scheda.
107 La più antica attestazione vescovile risale al 499 con il vescovo Saturnino che
interviene al Concilio Romano di quell'anno (cfr. Acta Synhodorum, in MGH, Auctores
Antiquissimi, 12, 406; G. Otranto, L'episcopato danno nei primi sei secoli, in Storia e arte
nella Daunia medievale, Foggia, 1985, p. 26). Gli scavi annuali della missione belga hanno
messo in luce gran parte della città romana e dell'abitato altomedievale sul Castellum.
Nell'area del foro e della basilica romana sono state rinvenute alcune « cappelle » absida-
te, utilizzate a scopo funerario nei secoli IV e V. Recenti ricerche hanno chiarito che
queste cappelle si disponevano intorno ad un edificio basilicale cristiano che utilizzava
l'impianto precedente. È stata avanzata l'ipotesi di una funzione martiriale se si tiene
conto della notizia riportata da alcuni codici del Martirologio Geronimiano che
attribuiscono ad Herdonia i martiri Felici e Donato, anche se il Delehaye ha dimostrato l'origine
africana di questi martiri. Va peraltro accertata la dignità episcopale di tale complesso,
che in caso di proposta positiva vedrebbe un parallelo con alcune altre sedi episcopali, ad
esempio della Sardegna, nella stretta relazione fra cattedrale e santuario martiriale
anche solamente legato al culto di reliquie (cfr., per una messa a punto del problema di
Herdonia, C. D'angela, Ubicazione e dedicazione delle cattedrali nella Capitanata dal V
ali'XI secolo, in Taras, II, 1982, p. 153-154, ivi bibliografia).
108 La cattedrale è dedicata a S. Maria Assunta. Sulla chiesa medievale cfr. A. Prandi,
Arte in Basilicata, in AA.VV., Basilicata, Milano, 1964, p. 179-180.
109 per Salapia, ancorché allo stato attuale delle ricerche si riveli come la più antica
diocesi della Puglia con la partecipazione del suo vescovo Pardo, al concilio di Aries del
314 (cfr. Concilia Galliae, in CCSL, 148, 14; G. Otranto, L'episcopato danno nei primi sei
secoli cit.; p. 17-22) nessun ritrovamento archeologico consente di ubicare il complesso
paleocristiano, come pure quello medievale (cfr. C. D'Angela, Ubicazione e dedicazione
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 69

Per la Calabria, i Bruni e la Lucania non disponiamo di dati certi e


pertanto, ad eccezione della cattedrale di Potenza che i ritrovamenti
archeologici portano con buona attendibilità a collocare nell'area
dell'attuale, e quindi urbana, senza peraltro maggiori precisazioni in
proposito110, non è possibile conoscere i complessi episcopali delle
diciannove diocesi111, se non per le ipotesi formulate, in base a resti più
ο meno significativi e pertinenti ad edifici di culto, per i complessi
episcopali di Lecce con i pavimenti musivi nell'ambito dell'episcopio
attuale e medievale112, di Tropea113 ove sono in corso scavi nell'area
antistante l'odierna cattedrale114, e di Cosenza con dati ancor più
si 115
Non molto diversa la situazione nella quarta regione : per la
cattedrale di Rieti è possibile avanzare con buon margine di verosimiglianza
la proposta di vedere la fabbrica paleocristiana ubicata in urbe in
un'area compresa fra il foro e la cinta muraria dove oggi permane116; a

delle cattedrali nella Capitanata cit., p. 151). Slmilmente per Aecae (Troia) con la prima
attestazione vescovile ai Sinodi di Roma nei primissimi anni del secolo VI (cfr. Acta Syn-
hodorum, in MGH, Auctores Antiquissimi, 12, 434 e 453; Mansi, 8, col. 315; G. Otranto,
L'episcopato danno nei primi sei secoli cit., p. 27-28) non si dispone di documentazione
letteraria ο di documenti archeologici che consentano ipotesi di ubicazione per la coeva
cattedrale, mentre quella altomedievale dedicata a S. Maria, si vuole incorporata
nell'edificio attuale la cui costruzione ebbe inizio nel 1093, e quindi ubicata nell'area dell'antico
foro della città (cfr. C. D'Angela, Ubicazione e dedicazione delle cattedrali nella Capitanata
cit., p. 157-160).
110 Cfr. la relativa scheda.
111 Cfr. tabella n. 2 per le attestazioni vescovili.
112 Cfr. la relativa scheda.
113 È stata rinvenuta un'area funeraria paleocristiana che potrebbe essere messa in
relazione ad un coevo edificio di culto. Gli scavi diretti dal dott. Claudio Sabbione sono in
corso di pubblicazione.
114 Cf. la relativa scheda.
115 La tradizione vuole la prima cattedrale ubicata sul colle di S. Pancrazio lambito
dai due fiumi Crati e Busento, presso una non meglio identificata Porta plana, e distrutta
dal terremoto del 1184 cui seguì l'abbandono del luogo. La cattedrale medievale costruita
alla metà del secolo XI e restaurata in parte dopo il terremoto sopra citato è attualmente
in funzione. Cfr. con bibliografia precedente C. Minicucci, Cosenza sacra, Cosenza, 1933;
A. Franco, Cosenza. Geografia urbana, Cosenza, 1977.
116 La cattedrale dedicata alla Vergine viene nominata per la prima volta in una
lettera di Gregorio Magno dell'anno 598 diretta al Vescovo di Spoleto Chrysantus, e indicata
come «intra civitatem Reatinam posita» (Sul contenuto della lettera e sul problema delle
reliquie da collocare nel fonte battesimale cfr. da ultimo P. Buglioni, Spoleto nelle opere
70 LA CATTEDRALE IN ITALIA

Sepino si son voluti riconoscere come chiesa episcopale i resti di un


edificio di culto ubicato vicino al foro della città, ma senza alcuna
prova a sostegno della proposta117, mentre alcuni documenti, in verità più
tardi della fase paleocristiana, suggeriscono per Amiternum la
collocazione del gruppo episcopale in connessione con l'anfiteatro118.
Per Corfinio (Valva)119, Sulmona120, e Aveia-Forcona121, sembra
legittima l'ipotesi che le rispettive chiese vescovili si trovino in origine sul
luogo di quelle attestate in periodo medievale e relativamente alle
prime due diocesi ancora esistenti, in aree funerarie suburbane rispetto al
centro antico.
Rimangono senza risposta a tutt'oggi gli interrogativi per le altre
sedi diocesiane della regione122.
La quinta regione conosce edifici di culto sottostanti le cattedrali di
Ascoli Piceno e di Fermo, nel foro la prima, sull'acropoli la seconda123,

di Gregorio Magno, in il Ducato di Spoleto, IX Congr. CISAM, Spoleto, 1983, in part,


p. 314). Il luogo di questo primo complesso episcopale deve corrispondere a quello
at uale e pertanto viene ad essere ubicato nell'ambito dell'impianto urbano romano, a Sud del
decumanus maximus, la prosecuzione urbana della via Salaria, in prossimità del foro.
Non si ha notizia di scavi archeologici recenti, ma ci si limita ad alcune notizie del
Vescovo Marini, peraltro non più verificabili, che indicano al di sotto dell'attuale presbiterio
una presenza di vasti sotterranei, cunicoli e indubbi resti di una chiesa - cfr. Manoscritto
del Vescovo Marini, JI, p. 188 e 215; bibliografia e referenze in Palmegiani, La Cattedrale
di Rieti e la cripta, in Terra Sabina, I, 1923, p. 95-98; 157-160; 251-253; II, 1924, p. 33-40;
156-159; 185-191; 257-262; 291-295; 315-319, 359-361; III, 1925, p. 4-6; 140-144; 175-180.
117 Si tratta di una piccola aula ricavata in edifici preesistenti, senza particolari
caratteristiche e rimasta di fatto inedita.
118 Cfr. L. Pani Ermini, Possessi farfensi nel territorio di Amiterno. Note di archeologia
altomedievale, in ArchSRomana, 103, 1980, p. 43, 47-48.
119 Problemi e bibliografia relativa in AA.VV., La cattedrale basilica di Valva, Roma
1971, cui aggiungere la breve nota di L. Pani Ermini, Recensione a AA.VV., La cattedrale
di S. Panfilo a Sulmona, in BullDAbruzzese, LXXIII, 1983, p. 326.
120 Cfr. AA.VV., La cattedrale di S. Panfilo a Sulmona, Milano, 1983, ove peraltro il
problema viene marginalmente affrontato, per cui si aggiunga L. Pani Ermini,
Recensione cit., p. 322-327.
121 Bibliografia e problematica in L. Pani Ermini, Contributi alla storia delle diocesi di
Amiternum, Furcona e Valva nell'alto medioevo, in RendPARA, XLIV, 1972, p. 264-267.
122 Cfr. tabella n. 2.
123 Per Ascoli Piceno in realtà l'unico dato certo è che il duomo sorse, a quanto pare
nel secolo VI, sopra i resti di una ο più costruzioni romane (Cfr. V. Laffi-M. Pasquinucci,
Asculum, I, Pisa 1975, p. 77); il foro della città secondo una prima ipotesi dovrebbe
riconoscersi nella piazza Arringo «tradizionale centro amministrativo della città» (M. Pasqui-
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 71

mentre ad Ancona l'ubicazione della prima cattedrale sul colle Astagno,


e pertanto nel suburbio e in relazione ad una memoria martiriale,
sembrerebbe legittima sulla base di esplicita documentazione scritta
confortata da ritrovamenti archeologici, anche se la dignità vescovile,
secondo altre ipotesi, la si vorrebbe attribuire alla chiesa di S. Maria
della Piazza124 ed infine a Teramo gli scavi ancora in corso
testimoniano il complesso episcopale in luogo diverso dall'attuale, ma a
brevissima distanza, con uno spostamento avvenuto nel pieno medioevo125. Per
le altre sedi di diocesi, i documenti a disposizione non consentono delle
proposte attendibili, anche se una tradizione storiografica continua a
collegare le ecclesiae episcopates con i santuari martiriali suburbani 126.
In Umbria è possibile collocare, in via ipotetica, basandosi su
accertamenti archeologici che indicano presenze di edifici di culto, le
cattedrali di Narni (S. Giovenale? a ridosso delle mura urbiche sulla
sepoltura del vescovo?)127, di Terni (S. Salvatore, urbana?)128, di Forum Flami-
nii (si discute peraltro anche l'ubicazione del centro romano)129, e
nell'Umbria Transappenninica, sono invece accertate quelle di Sarsina
e di Pesaro che si è soliti collocare in ambito urbano nel foro la prima e
prossima alla cinta muraria la seconda130. L'ubicazione urbana poi del
complesso episcopale di Fano è proposta sulla base della
documentazione scritta131, mentre unicamente sulla tradizione si poggia l'ipotesi

nucci, Asculum cit., p. 131), mentre altri preferiscono identificarlo con la piazza del
Popolo. Cfr. anche C. L. Agostini, Asculum, Ascoli Piceno 1947, p. 102-103.
124 Ne ho discusso in L. Pani Ermini, «Ecclesia cathedralis» e «civitas» nel Picenum
altomedievale cit., p. 304-311.
125 Per la posizione rispetto alla cinta muraria si rimanda alla relativa scheda.
126 Del problema in generale ne ha discusso la Wataghin Cantino (cf. supra, p. 33), cui
si rimanda. Ad ogni modo per il particolare contesto della regione ci si augura che il
proseguo della ricerca possa comprendere anche alcune indagini archeologiche
finaliz ate.
127 Si rimanda alle pagine di A. Prandi, // volto di Narni, in AA.VV., Narni, Roma
1973.
128 Cfr. l'ultimo contributo sulla chiesa di R. Pardi, La chiesa di S. Salvatore in Terni :
nuovi studi e conferme, in Spoletium, 28, 1983, p. 6-21, anche se non si condividono
alcune proposte cronologiche avanzate dall'autore.
129 Si rimanda all'ultimo contributo sull'argomento di L. Sensi, La basilica
paleocristiana di Forum Flaminii, in BollStFoligno, V, 1981, p. 9-18, in particolare sul problema
topografico della città, p. 14-18.
130 Cfr. le relative schede.
131 Un'ipotesi, non sufficientemente documentata, propone di individuare la prima
cattedrale al di sotto dell'attuale S. Pietro in Episcopio sita nel quadrante nord occiden-
72 LA CATTEDRALE IN ITALIA

che vuole ubicata nell'antico foro annonario la chiesa episcopale di


Senigallia132. Per Spoleto, accertata la fase carolingia in urbe a ridosso
delle mura, resta ipotetica la collocazione nello stesso sito della ecclesia
episcopalis paleocristiana133. Nulla invece è possibile proporre per le
altre venti sedi della VI regione134.
La settima regione conosce i resti archeologici delle cattedrali di
Arezzo, Chiusi, Firenze, Lucca, Luni, Pisa e Pistoia, diversamente
ubicate rispetto alle cinte murarie delle città.
Se infatti ad Arezzo la chiesa vescovile è stata riconosciuta
nell'edificio sorto sul colle di Pionta in relazione al culto di S. Donato135 e a
Pisa il battistero, unico rinvenuto del complesso paleocristiano, si
colloca nell'area immediatamente al di fuori della cinta urbica romana136, a
Firenze, almeno dal V secolo inoltrato il gruppo episcopale è attestato
in urbe a ridosso delle mura, ormai non più funzionali, nella duplice
entità monumentale dell'aula di culto e del battistero autonomo137, ed

tale della città. La cattedrale sarebbe stata successivamente spostata (secolo XII) nella
zona sud occidentale, sempre entro il circuito murario, ove oggi si trova. Cfr. L. Bartoc-
cetti, Serie dei vescovi delle diocesi marchigiane, in Studia Picena, XIII, 1938, p. 69-70; F.
Bonasera, Fano : studio di geografia urbana, in Studia Picena, XX, 1951, p. 5-155.
132 La storiografia situa la più antica cattedrale in ambito urbano, probabilmente
nell'antico foro annonario (attuale via Oberdan) da cui si sarebbe spostata nel luogo
attuale (fuori dalla cinta muraria, in piazza Garibaldi), forse dopo la distruzione ad opera
dei Saraceni avvenuta nel 1264. Cfr. M. Ortolani-N. Alfieri, Sena Gallica, in RendLincei, s.
Vili, 8, 1935, p. 152-180; A. Polverari, Senigallia nella storia, Senigallia, 1981. Ad Urbino
la tradizione colloca la cattedrale al di fuori dell'ambito urbano, in relazione alla chiesa
di S. Sergio martire, ove è stato ritrovato un pavimento collegato «con una rotonda e
delle esedre»; nel secolo XI il gruppo episcopale si sarebbe spostato in urbe, in S. Maria
del Castello, sul colle opposto alla prima ubicazione, trovando così un interessante
collegamento con le vicende di Ancona (Cfr. G. Franceschini, Memorie ecclesiastiche dì Urbino,
Ancona, 1951-1953; L. Mercando, Rinvenimento di una cisterna ad Orbino, in Fasti
Archeologici, XXI, 1966, n. 3799; G. De Carlo, Urbino. La storia di una città e il piano della
sua evoluzione urbanistica, Padova, 1966; G. L. Perugi, Urbino. Duomo. Capitolo
metropolitano, Urbino, 1967; B. Ligi, Le chiese monumentali di Urbino, Urbino, 1968).
133 Se ne discute da ultimo in L. Pani Ermini, Le vicende dell'alto Medioevo, in
Spoleto. Argomenti di storia urbana, Cinisello Balsamo, 1985, in part. p. 28-29.
134 Cfr. tabella n. 2.
135 Anche se la chiesa sul colle di Pionta viene di norma ritenuta la più antica
cattedrale, oggi alla luce della presente indagine, è possibile avanzare l'ipotesi di
un'ubicazione prescelta a partire dal periodo longobardo sul confronto di quanto è noto, ad esempio,
per Velletri.
136 Cfr. la relativa scheda.
137 Cfr. la relativa scheda.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 73

egualmente urbane sono le cattedrali di Lucca, di Luni138, e di Pistoia,


anche se per quest'ultima la documentazione archeologica, a differenza
delle altre due, non ha offerto sufficienti dati circa le strutture139.
Senza dubbio il gruppo delle sei ecclesiae episcopates dell'Etruria
archeologicamente accertate viene a confermare ancora una volta una
presenza monumentale che non risale oltre il secolo V, ma anzi tende a
scendere verso il seguente. Ancora nella settima regione scavi recenti
hanno individuato resti strutturali di un edificio di culto nell'area della
cattedrale attuale di Chiusi, resti che consentono di proporre la
persistenza nello stesso sito del gruppo episcopale in ambito urbano 140,
mentre ipotetica si presenta la situazione di Perugia, ove la proposta, legata
a documentazione scritta ed alla tradizione, di ubicare la prima ecclesia
episcopalis nell'area della chiesa suburbana di S. Pietro non sembra
oggi ricevere conferme dagli ultimi ritrovamenti archeologici, peraltro
ancora non esaurientemente valutati141. Su basi documentarie è stata
infine avanzata l'ipotesi di ubicare nel suburbio la cattedrale di Fieso-
le 142, mentre la recente proposta del Maetzke, basata su prove archeolo-
giche, riconduce in area urbana ancorché periferica la supposta prima
sede vescovile di Firenze con dedica a S. Lorenzo è risalibile alla fine
del secolo IV143. In altri casi alcuni indizi necessitano di indagini e
ricerche più approfondite, come per Sutri e per Tuscania144.

138 Cfr. la relativa scheda.


139 Le recenti indagini archeologiche se hanno attestato pienamente la fase
medievale, non hanno ugualmente restituito resti sufficienti per le fasi anteriori : la continuità
nell'ubicazione della cattedrale resta pertanto legata al contesto topografico generale e
ad una scarna documentazione letteraria. Per la bibliografia cfr. la relativa scheda.
140 Sono vivamente grata a Guglielmo Maetzke che ha voluto inviarmi la scheda che si
allega a suo nome alla presente relazione, offrendo così per la prima volta notizia dei dati
acquisiti nelle recenti indagini archeologiche svolte sotto la sua direzione.
141 Gli scavi sono stati eseguiti in occasione di lavori di restauro alla chiesa, a cura
della Soprintendenza ai Beni AA.SS. di Perugia e sono sostanzialmente inediti.
142 Si rimanda a quanto si discute in C. Violante - C. D. Fonseca, Ubicazione e
dedicazione delle cattedrali dalle origini al periodo romanico nelle città dell'Italia centrosetten-
trionale, in / Convegno internazionale di studi medievali di storia e d'arte, Pistoia, 1965,
p. 300 ss.
143 G. Maetzke, Considerazioni sugli scavi di Piazza del Duomo di Firenze, in Scritti di
Storia dell'Arte in onore di Ugo Procacci, I, Milano, 1977.
144 Alcune ipotesi sono state in realtà formulate per singoli complessi episcopali, ma
scarsamente documentate sul piano storico e archeologico. A Sutri, per esempio, il
recente contributo dell'Apollonj Ghetti ha ribadito la carenza di documentazione per quanto
attiene la cattedrale paleocristiana, che alcuni indizi, compresa forse una vasca in cui si
74 LA CATTEDRALE IN ITALIA

Nulla sappiamo invece per i complessi episcopali di Rosellae, di


Populonia, di Sovana e di Siena145: se per il primo l'abbandono della
città costiera non consente di recuperare le fasi seriori, delle altre tre
conosciamo invece la fase medievale cui è legata la tradizione di
persistenza nello stesso luogo delle rispettive chiese paleocristiane.
Assolutamente sconfortante il quadro della Sicilia : alle due ipotesi
che vogliono su basi archeologiche collocare in urbe vicino al foro la
cattedrale di Agrigento146 e su basi storiche nel suburbio quella di Sira-
cusa147, si contrappone un'assoluta mancanza di dati per le altre
quattordici sedi diocesiane dell'isola148.
Al contrario particolarmente interessante e stimolante per la
ricerca la situazione offerta dalla Sardegna. Le recenti indagini archeologi-
che hanno chiaramente dimostrato che la cattedrale paleocristiana di
Cornus (Senafer) era ubicata in un'area funeraria preesistente che
aveva utilizzato spazi a ridosso ed all'interno di un complesso termale che

vuoi riconoscere il battistero, farebbero legare a quella attuale (B. M. Apollonj Ghetti,
Notizie su tre antiche chiese in quel di Sutri : la cattedrale, S. Michele Arcangelo (la
Madonna del Parto), S. Fortunata, in RivAC, LXII, 1980, p. 68-81). A Tuscania, stando alla
documentazione letteraria, la prima cattedrale deve essere riconosciuta nella chiesa dedicata
alla Vergine, attuale S. Maria Maggiore. Infatti una bolla del pontefice Leone IV (847-
855) vi fa preciso riferimento : «in eadem civitate ecclesiam sanctae Dei genitricis semper-
que virginis Mariae dominae nostrae, quae olim caput episcopii extitit, et nunc plebs facta
est» (P.L., 215, 1236). In realtà non è però possibile stabilire il valore di olim e se possa
riferirsi ad epoca anteriore al secolo VI.
145 Cfr. tabella n. 2.
146 Devo a R. M. Bonacasa Carra la scheda che viene qui allegata ; alla collega i miei
più vivi ringraziamenti anche per aver curato la documentazione dell'intera Sicilia.
147 La diocesi è attestata già nel 314 con il vescovo Cresto che partecipa al Concilio di
Arles. La tradizione attribuisce a Siracusa due cattedrali : quella di San Marciano - San
Giovanni Evangelista e l'altra dedicata alla Madre di Dio e ubicata nell'antico tempio di
Athena. Ma per la prima l'ipotesi non è più sostenibile alla luce dalla revisione critica di
S. L. Agnello (cfr. S. L. Agnello, Chiese siracusane del VI secolo in ArchSSiracusano, n.s. V,
1978-1979, p. 124-135; Id., Chiese, siracusane del VI secolo in CARB, XXVII, 1980, p. 18-24.
Per la seconda cfr. G. Agnello, l'Architettura bizantina in Sicilia, Firenze, 1952, p. 37-52; e
S. L. Agnello, Chiese siracusane del VI secolo, in CARB cit. ; p. 22-23), per cui anche se è
accettata la presenza di una chiesa del secolo VI se ne discute la dignità di cattedrale. In
definitiva l'unica fonte che menziona esplicitamente l'antica chiesa episcopale
sembrerebbe l'epistola del monaco Teodosio, dalla quale si deduce che la cattedrale era
suburbana (cfr. B. Lavagnini, Siracusa occupata dagli arabi e l'epistola di Teodosio Monaco, in
Byzantion, XXIX-XXX, 1959-1960, p. 267-279).
148 Cfr. tabella n. 2.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 75

a tutt'oggi parrebbe suburbano149; a Sulci (l'odierna S. Antioco) il


santuario del martire, sovrastante un gruppo di ipogei punici divenuti poi
cimitero cristiano, aveva anche dignità di cattedrale come sembrerebbe
confermare il ritrovamento di una vasca forse con funzione di
battistero, inserita in un ambiente contiguo alla chiesa paleocristiana, ed
obliterato poi nella ricostruzione medievale150; a Porto Torres sembrerebbe
legittimo riconoscere la funzione episcopale all'edificio di culto
rinvenuto al di sotto della chiesa medievale di S. Gavino, in relazione
anch'esso ad un'area funeraria nel suburbio della città romana151.
Ugualmente valutazioni oggettive di elementi topografici rendono
quanto mai probabile per Olbia l'ipotesi della presenza di una
cat edrale paleocristiana nel luogo della medievale dedicata a S. Simplicio152,
come pure a Cagliari l'antica sede vescovile di S. Cecilia veniva ad
essere ubicata al di fuori della cinta urbica romana153. Sembrerebbe
pertanto possibile cogliere nelle cinque sedi diocesiane sarde una
situazione del tutto diversa da quella riscontrabile nella maggior parte del
territorio italiano, ma che abbisogna ancora di ulteriori indagini e
riflessioni154.
Sempre in Sardegna si allineano invece con la tesi che vuole le
cattedrali esclusivamente in urbe il caso di Tharros - il battistero
monumentale è ubicato ai margini della città155 - e forse l'altro di Forum
Traiani (od. Fordongianus) ove l'ipotesi di riconoscere la cattedrale
antica nel santuario martiriale di S. Lussorio, recentemente indagato e
rinvenuto nella sua fase paleocristiana, mal si accorda con il circuito

149 Per la bibliografia e i dati essenziali si rimanda alla relativa scheda. Le indagini
archologiche sono tutt'ora in corso.
150 Cfr. la relativa scheda.
151 Cfr. la relativa scheda.
152 Cfr. A. M. Giuntella - L. Pani Ermini, Complesso episcopale e città nella Sardegna
tardo-romana e medievale, in // suburbio delle città in Sardegna in età tardo romana e
nell'alto medioevo : persistenze e trasformazioni, III ConvCuglieri = Mediterraneo Tardo-
antico e medievale. Scavi e ricerche, in corso di stampa.
153 Cfr. L. Pani Ermini, Note sulla topografia del territorio di S. Gilla dal periodo tardo-
romano al medioevo : problemi archeologici e prospettive di ricerca, in S. Igia capitale
giudicale, Pisa, 1986, p. 203-209; A.M. Giuntella - L. Pani Ermini, Complesso episcopale e
città nella Sardegna tardo-romana e medievale cit., in corso di stampa.
154 È infatti in corso a cura di A. M. Giuntella e di chi scrive uno studio maggiormente
articolato del problema, con l'inserimento del complesso episcopale nell'analisi più
ampia della topografia tardo-antica delle singole città sede di diocesi.
155 Cfr. A. M. Giuntella - L. Pani Ermini, Complesso episcopale e città nella Sardegna
tardo-romana e medievale cit., in corso di stampa.
76 LA CATTEDRALE IN ITALIA

della nuova cinta muraria voluta da Giustiniano che sembrerebbe non


includerlo, giustificando quindi i seri dubbi sulla reale dignità
episcopale del santuario medesimo; la cattedrale, a mio parere, andrebbe
ricercata entro il perimetro urbano (chiesa di S. Pietro?)156.
Si deve inoltre aggiungere che l'ubicazione suburbana delle cinque
sedi diocesiane sarde sembrerebbe avvalorata dalla constatazione
seguente : nel confronto tra luogo del centro urbano di età romana e
luogo della città medievale, risulta evidente l'assemblamento della seconda
intorno all'edificio di culto, funerario, di cui qui si discute la funzione
di ecclesia mater157; uno spostamento che in questa trova la sua
giustificazione e che dovette gradatamente avvenire nel corso dei secoli alto-
medievali ed il solo che possa, a mio avviso, essere individuato come la
ragione prima della ricostruzione nello stesso sito della cattedrale
medievale. A Cagliari poi, in una zona dove a realtà abitative di epoca
romana repubblicana si era venuta sostituendo, già in età imperiale,
una destinazione d'uso funeraria, la proposta ubicazione dell'antica
cattedrale di S. Cecilia, giustifica, insieme a ragioni politiche di
sicurezza che avranno spinto ceti dirigenti e popolazione a cercar rifugio sulle
coste della laguna, il formarsi della cittadella giudicale di S. Gilla ο
Igia, ed attribuisce alla sede vescovile il ruolo di fattore poleogenetico
nella formazione dell'insediamento medievale158.

1. Le mura

In sintesi, sulla base delle attestazioni archeologiche, la ricerca


nell'Italia centro-meridionale ed insulare ha confermato la tendenza,

156 Cfr. quanto si discute in A. M. Giuntella - L. Pani Ermini, Complesso episcopale e


città nella Sardegna tardo-romana e medievale cit., in corso di stampa; per i recenti scavi
nella chiesa di S. Lussurio si rimanda a R. Zucca, // suburbio di Forum Traiani : l'area di
S. Lussorio, in // suburbio delle città in Sardegna in età tardoromana e nell'altomoedioevo :
persistenze e trasformazioni. IH ConvCuglieri = Mediterraneo tardoantico e medievale.
Scavi e ricerche, in corso di stampa.
157 Particolarmente interessante il dato che emerge in Etruria ove le parrocchie
sembrano indicate come baptisteria per distinguerle dalla mater ecclesia in cui va riconosciuta
la cattedrale. Cf. A. Maroni, Prime comunità cristiane e strade romane nei territori di Arez-
zo, Siena, Chiusi, Siena, 1973, in partie, p. 152.
158 Per la bibliografia cfr. nota 153. Mi riprometto di tornare presto sull'argomento in
un discorso più ampio che valuti, su dati topografici, quanto sembra evincersi dai
documenti, cioè la coesistenza dell'insediamento vescovile e giudicale con il castrum erede
della Cagliari romana.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 77

per l'età paleocristiana, del resto già accertata per il territorio


settentrionale, ad ubicare il complesso episcopale in ambito urbano, con una
preferenza, a quanto sembra, per aree periferiche più che centrali.
Unicamente per le sedi segnalate della Sardegna alle quali vanno
unite quelle di Palestrina (anche se in via ipotetica), di Canosa, di Arez-
zo e le tre di Sulmona, Corfinio (Valva) e Aveia-Forcona, si può parlare
di chiese episcopali suburbane rispetto alla cinta di epoca romana.
Infatti i casi di Pisa e di Firenze necessitano di un discorso a parte e
consentono quindi di ragionare brevemente sulla funzione e sulla
natura, in età tardo imperiale e altomedievale, delle aree limitrofe, sia
all'interno che all'esterno, delle mura urbiche.
I medesimi casi permettono inoltre di riprendere un argomento già
accennato per l'Italia settentrionale, cioè l'analisi del contesto
archeologico in cui le cattedrali vennero a collocarsi con una particolare
attenzione al significato da attribuire all'indicazione foris muros a volte
fornita dalle fonti scritte.
A Pisa infatti il battistero (ottagonale e indipendente) fu costruito,
intorno al secolo VI, al di sopra dei resti di un impianto abitativo che i
mosaici pavimentali attesterebbero in uso almeno per tutto il secolo III,
e gli studi più recenti in proposito hanno riconosciuto una
contemporaneità, se non una seriorità, delle sepolture rinvenute rispetto all'edificio
cultuale; pertanto la seriazione cronologica vedrebbe una successione -
edifici privati, chiesa, tombe - e non la costruzione del gruppo
episcopale in un'area abbandonata e adibita ad uso funerario. Quindi non
cattedrale sorta in area cimiteriale, ma sepolture come conseguenza della
funzione di ecclesia con cura animarum che prevede di conseguenza
anche il luogo di sepoltura159.
A Firenze le indagini del Maetzke hanno ampiamente dimostrato
come le mura sin da epoca imperiale fossero state in parte abbattute e
la città si fosse estesa al di fuori di esse160; nulla allora che autorizzi a
considerare come suburbio in una città tardo-antica l'area fuori della
cinta muraria : il foris muros, se si tratta delle mura romane, può a mio
parere acquisire l'unico valore di riferimento topografico in una realtà
abitativa che di fatto le aveva già valicate ampliando in quel settore la
civitas anche oltre l'antico limite.

159 Si rimanda a L. Pani Ermini - D. Stiaffini, // battistero e la zona episcopale di Pisa


nell'alto medioevo = Biblioteca del «BollStPisano», 30, Pisa, 1985.
160 G. Maetzke, Considerazioni sugli scavi di Piazza del Duomo di Firenze cit., p. 45.
78 LA CATTEDRALE IN ITALIA

2. L'acropoli e il foro

Se due sembrano essere in età paleocristiana i casi di ubicazione


della cattedrale nell'antica acropoli, cioè quelli di Cuma e di Fermo161,
la scelta di un tale sito diverrà molto più frequente nell'altomedioevo,
con un fenomeno che, ad esempio, nel Lazio meridionale si mostra
come peculiare162.
In otto sedi diocesane il gruppo episcopale si colloca in relazione
all'area forense ο quanto meno al centro politico della città romana,
ma va rilevato che varia tra i diversi episcopati il momento cronologico
nel quale la comunità cristiana ebbe la possibilità di usufruire per il
proprio luogo di culto dei precedenti spazi pubblici.
Se infatti a Napoli la fondazione costantiniana rende quanto mai
problematica la proposta utilizzazione del tempio di Apollo e lascia
aperti i numerosi problemi che scaturiscono dalla possibilità di
«occupare» in età così antica un eventuale luogo pubblico163, ad Egnazia la
cronologia al secolo V pone in una successione possibile il passaggio
all'autorità episcopale dello spazio ubicato nelle vicinanze della basilica
civile164, come pure ad Ascoli Piceno l'attribuzione dei resti
monumentali del complesso vescovile ai secoli V ο VI non pone ostacoli al
riconoscimento nelle fabbriche ad esso preesistenti di uno dei fori della
città165. Le cattedrali di Agrigento e di Benevento, la prima inserita in
edifici pubblici in prossimità del foro166 e la seconda che si vuole abbia
utilizzato le rovine del tempio di Iside, ugualmente in relazione al
centro della città 167, si collocano nell'ambito del secolo VI, mentre per Sar-
sina sulla proposta ubicazione forense grava in verità l'incertezza se
possa essere attribuita la dignità di cattedrale all'edificio di culto ivi
rinvenuto168.

161 Cfr. le relative schede.


162 Cfr. L. Pani Ermini - R. Giordani, Note di topografia religiosa della Ciociaria in età
paleocristiana e altomedievale : una messa a punto cit., p. 88-94; AA.VV., Lazio medievale
cit., passim.
163 Cfr. la relativa scheda.
164 Cfr. la relativa scheda.
165 Cfr. nota 123.
166 Cfr. la relativa scheda.
167 Cfr. la relativa scheda.
168 L'ipotesi è stata avanzata dal Gentili (G. V. Gentili, Scavi e soperte negli ultimi dieci
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 79

Infine l'ipotesi di una utilizzazione dell'area contigua al foro è stata


anche avanzata per il gruppo episcopale di Brindisi, e per la più antica
cattedrale di Velletri169.
In sostanza sul rapporto foro-cattedrale non è possibile, allo stato
attuale delle ricerche, proporre dati più precisi di quelli di una
generica «prossimità» che si limita a distinguere topograficamente i gruppi
episcopali innanzi citati da quelli che acquisirono per la loro
edificazione spazi in periferia.

3. / quartieri

È stato già notato ampiamente per l'Italia settentrionale quanto


scarse siano le conoscenze sull'assetto urbanistico delle città episcopali
e tale osservazione deve essere acquisita, con lacune ancor più
marcatamente evidenti, per quanto attiene le sedi diocesane dell'Italia centro-
meridionale. Pertanto per queste ultime non è possibile parlare di
quartieri nel senso distintivo per etnie, gradi sociali, funzioni pubbliche ο
attività economiche, ma tuttalpiù i dati a disposizione consentono di
segnalare alcuni casi particolari di singole emergenze. In via
preliminare però va messo in evidenza un dato topografico : la maggior parte
delle cattedrali risultano essere state edificate in aree più ο meno
decentrate sino a quella a ridosso delle mura urbiche. Tale posizione
trova com'è noto il suo più importante esempio nella cattedrale di
Roma, ma anche in quella di Pesaro ubicata vicino ad una delle quattro
porte della città170, nonché in quelle di Teramo171, di Lucera ove le due
aule - l'episcopale e il battistero - sono indicate come haerentes muros
civitatis 172, e infine di Firenze ove peraltro, come si è visto, le mura
avevano perso la loro funzione difensiva173. In area ai limiti dell'abitato
anche le cattedrali di Luni e di Trani : la prima nel settore gravitante
verso il porto in una zona residenziale174; carattere commerciale invece

anni nell'Emilia e nella Romagna, in // CNAC, Roma, 1971, p. 205-206) al momento della
scoperta, senza peraltro prove storiche a sostegno.
169 Cfr. le relative schede.
170 In particolare -vicino alla porta.
171 Cfr. la relativa scheda.
172 AA.SS., Maii, VI, p. 369.
173 Cfr. G. Maetzke, Considerazioni sugli scavi di Piazza del Duomo a Firenze cit.,
p. 45.
174 Cfr. la relativa scheda.
80 LA CATTEDRALE IN ITALIA

sembrerebbe rivestire l'area ugualmente legata al porto in cui venne a


collocarsi il secondo complesso episcopale175. Ancora periferiche
devono essere considerate le cattedrali di Siponto176 e di Tharros177, come
decentrata rispetto al foro appare anche quella di Lucca178.
Una ultima nutazione riguarda il rapporto del gruppo episcopale
con la rete viaria urbana : la scarsità dei dati archeologici al riguardo
consente di segnalare unicamente alcuni collegamenti : a breve
distanza della via Appia sorgeva la cattedrale di Capua179, mentre quella di
Egnazia si collocava lungo il tratto urbano della via Traiana180;
sufficientemente nota la rete dei decumani e dei cardines nella sua relazione
con l'insula episcopalis di Napoli181, mentre a Tharros un asse viario
principale sembrerebbe correre alle spalle del battistero182.
Ad ogni modo nel proseguire della ricerca particolare attenzione
andrà rivolta al recupero di nuovi dati che consentano di comprendere
meglio la natura dei quartieri e dei siti in ambito urbano ove furono
ubicati i gruppi episcopali al fine di valutare le possibilità di
acquisizione da parte della comunità cristiana di spazi variabili nei tempi e nei
luoghi : centro politico ο periferia, quartieri residenziali ο densamente
abitati ο commerciali ο apparentemente disabitati, zone portuali ο
acropoli, nell'Italia centro-meridionale tutti sembrano essere stati
prescelti per creare i nuovi poli di aggregazione dell'abitato medievale. In

175 Cfr. la relativa scheda.


176 Cfr. la relativa scheda.
177 Un limite naturale è dato dalla linea di costa immediatamente contigua al
bat istero.
178 Va sottolineato un dato di estremo interesse : la cattedrale paleocristiana ancorché
fuori dall'area politca della città romana, nell'altomedioevo occupa il nuovo «centro» ove
si colloca anche la curtis regia. Su quest'ultimo argomento, sul rapporto cioè fra
comples o episcopale e sede del nuovo potere politico longobardo il discorso potrebbe essere ben
più ampio, ma si rimanda ad altra sede poiché esula dai limiti cronologici imposti alla
presente ricerca.
179 Cfr. la relativa scheda.
180 Cfr. la relativa scheda.
181 Cfr. la relativa scheda.
182 II basolato stradale risulterà poi occupato dall'abside dell'edificio di culto
pertinente con ogni probabilità, almeno nel periodo più tardo dell'altomedioevo, al monastero
di S. Marco, ubicato nell'area contigua al battistero. (Una prima notizia sulla chiesa in P.
Testini, Basilica paleocristiana a Tharros (Sardegna) in IX CIAC, Città del Vaticano, 1978,
p. 525).
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 81

questa scelta - ma fu sempre veramente tale? - il fattore cronologico


appare determinante e spesso il solo che ne possa spiegare le ragioni.

4. Le strutture preesistenti

Quanto si è sin qui ragionato interessa direttamente anche il


problema delle modalità attraverso le quali la comunità cristiana possa
essere venuta in possesso, ο almeno abbia ottenuto la disponibilità
dell'area in cui edificare il complesso episcopale.
Ora è ben noto che se per Roma conosciamo l'iter del processo di
acquisizione del complesso lateranense183 per le altre sedi diocesiane
dell'Italia centrale, meridionale ed insulare si ha a questo proposito il
silenzio più assoluto delle fonti letterarie cui si aggiunge spesso una
totale disinformazione sui dati stratigrafici, cossiché siamo limitati di
fatto ad una generica conoscenza di «preesistenze» più ο meno
individuate. Di qui ne consegue che se vogliamo veramente raggiungere
risultati più soddisfacenti si rende necessaria una maggiore attenzione
nelle indagini che anche per lavori di pubblica utilità interessano i
complessi episcopali e nel contempo non va dimenticata l'esigenza di
una lettura da parte di archeologi specialisti la sola che consenta di
condurre il dato materiale ad una piena valutazione storica.
Ad ogni modo le indagini archeologiche, segnatamente le più
recenti, consentono di cogliere nella proprietà privata il maggior cespite
di provenienza alla Chiesa delle aree edificabili, rivelando nel
contempo la frequente presenza di domus per lo più in uso sino ai momenti
immediatamente precedenti la costruzione della basilica cristiana : i
casi di Chiusi, Firenze, Lucca, Luni, Pisa e Teramo consentono di
interrogarci sulla possibilità da parte dei vescovi di una utilizzazione degli
edifici anche prima della loro trasformazione in ambienti cultuali184.
In Sardegna infine va rilevato il riuso diffuso dei complessi termali
che a partire dal secolo V, consentono con limitate trasformazioni di
essere adibiti come edifici di culto. Ai numerosi esempi di S. Andrea di

183 Cfr. le relative pagine di P. Testini, supra, p. 14-18.


184 ivii riferisco cioè alla possibilità di un uso come domus ecclesiae protrattosi anche
dopo la pace religiosa : in verità non vi sono elementi storici ο archeologici che possano
provarlo, come del resto è ben nota la mancanza di prove anche nella stessa Roma, ma
tuttavia è dato da tener in opportuna considerazione.
82 LA CATTEDRALE IN ITALIA

Pischinapiu185, di S. Filicula186, di S. Maria di Mesomundo187, di S. Cro-


mazio188 di S. Basilio189, vanno ad aggiungersi le cattedrali di Thar-
ros190 e di Cornus191.

Ili - Le aree cimiteriali

Giova ancora sottolineare come anche in studi recenti il problema


del rapporto tra cattedrale e sepolture sottostanti e circostanti è lungi
dall'essere presentato nei suoi giusti termini : troppo spesso infatti ci si
è avvalsi di un'equazione data per sicura : strutture romane preesistenti
- e quasi sempre si è trattato di resti di domus - in stato di rudere, (ma
quanto reale, ovvero così perché volutamente reso tale dalla
costruzione della fabbrica soprastante?) ergo abbandono e conseguente uso
funerario dell'area, quindi inserimento del complesso episcopale. Tale
sequenza ha accumunato, nella letteratura, zone urbane e zone
suburbane, senza peraltro avere a disposizione una documentazione strati-
grafica che permettesse di collocare in un preciso momento
cronologico l'uso funerario. Ed inoltre non si può sottacere che i dati acquisiti
recentemente, attraverso le indagini archeologiche attivate in molte
zone urbane e nella stessa città di Roma192, indicano presenze funerarie
già a partire, a quanto sembra, dal secolo V, obbligandoci dunque a

185 II complesso è in corso di studio da parte di chi scrive : cfr. un breve cenno in L.
Pani Ermini, Problemi e prospettive dell'Archeologia Cristiana in Sardegna, in V CNAC,
p. 617.
186 Cfr. A. Boninu - D. Rovina, in L. Ermini Pani et alii, Recenti Scoperte in Sardegna,
in VI CNAC, Pesaro 1985.
187 La chiesa è sino ad ora sostanzialmente inedita ; sugli scavi nella zona ad essa
circostante e sui materiali rinvenuti cfr. G. Maetzke, Siligo (Sassari). Resti di un edificio
romano e tombe di epoca tardo imperiale intorno a S.Maria de Mesomundo, in NSc, 1965,
p. 307-314; L. Pani Ermini, Problemi e prospettive dell'Archeologia Cristiana in Sardegna
cit., p. 617.
188 Cfr. L. Ermini Pani et alii, Recenti scoperte in Sardegna cit., p. 699.
189 Sul monumento è tuttora in corso il rilevamento archeologico nel quadro di una
ricerca più ampia sull'intero insediamento.
190 Cfr. la relativa scheda.
191 Cfr. la relativa scheda.
192 Un incontro sull'argomento è stato di recente tenuto a Roma nella sede dell'École
Française in Piazza Navona, nell'ambito dei Seminari di Archeologia Cristiana.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 83

rileggere con più attenzione e a vagliare criticamente la presenza di


sepolture in connessione con gli edifici di culto e specificamente con
quelli episcopali; un solo esempio può servire, a mio parere, ad
il ustrare la mancanza di attenzione verso il problema : anche a Roma alcuni
anni or sono in occasione di indagini archeologiche venivano segnalate
alcune sepolture in relazione al battistero lateranense, senza peraltro
fornire indicazioni precise e dati stratigrafici e contestuali sufficienti a
consentire una valutazione cronologica193.
Ma per un miglior chiarimento segnalo anche il caso della
cattedrale di Firenze, per la quale la successione cronologica delle fasi d'uso
dell'area è cosi sintetizzata nella letteratura anche recente : edifici
urbani di età romana in uso sino al secolo V all'interno e a ridosso delle
mura urbiche, area cimiteriale, chiesa di S. Reparata e battistero. E da
tale successione la ricostruzione storica proposta nella letteratura
suddetta vede ad un quartiere abitativo e commerciale sostituirsi «nello
abbandono dell'area» un uso funerario con il conseguente
restringimento dell'urbano di cui si è voluto ricostruire il tracciato della nuova
cinta muraria, e quindi sul cimitero la ricostruzione del complesso
episcopale 194. Ma in questa valutazione diacronica non si è tenuta in debito
conto la cronologia delle sepolture, indicata genericamente in arco
cronologico tra V e VI secolo, senza peraltro una documentazione
probante al riguardo se non per alcune di epoca longobarda - quindi
posteriori alla chiesa - tra le quali quella che appoggiandosi al muro della
scarsella del battistero ne determina con certezza la costruzione ante
quem195. Ed allora, ci si domanda, perché porle tutte in blocco come
fase intermedia precedente la costruzione cultuale e considerarle prova
del disabitato? Inoltre non ci si è chiesti quale possa essere stata la
giustificazione anche giuridica che consentì di utilizzare come luogo di
sepoltura delle abitazioni private, ancorché abbandonate (un passaggio
di proprietà alla comunità cristiana?) e più tardi di optare per la
costruzione nello stesso sito del complesso episcopale, in un cimitero
quindi, senza che vi fosse quell'anello di congiunzione che di norma è

193 Cfr. G. Pelliccioni, Le nuove scoperte sulle origini del battistero lateranense, in Mem-
PARA, s. Ili, XII, 1973, p. 109-110.
194 Cfr. la relativa scheda.
195 Stando a quanto finora edito una sola sepoltura sembra sicuramente anteriore alle
costruzione della chiesa poiché obliterata dal suo muro perimetrale (cfr. bibliografia
nella scheda relativa).
84 LA CATTEDRALE IN ITALIA

offerto dalla presenza di una tomba venerata. Ritengo pertanto che per
Firenze, ma anche per altri casi consimili, come lo è stato per Pisa,
tutto il contesto vada riesaminato alla luce delle considerazioni su
esposte.

IV - II gruppo episcopale

1. // battistero

Se la ricerca storica e l'indagine archeologica hanno sinora


privilegiato la chiesa come punto focale e luogo della sinassi non devono
essere sottaciute le altre costruzioni ed entità monumentali che venivano a
costituire il complesso episcopale.
In primis il fonte destinato al rito battesimale, vuoi collocato in
costruzioni indipendenti, ovvero in ambienti annessi alla basilica ο in
spazi compresi nel perimetro dell'edificio basilicale. In verità molto
pochi sono gli esempi accertati, ma sufficienti per porre in via
preliminare un quesito sul valore da attribuire alla testimonianza ο alla
presenza di un battistero nella ricerca dei complessi episcopali ο sulla
destinazione a chiesa del vescovo di un edificio di culto. L'esempio di
Roma potrebbe al riguardo porre su basi concrete il problema. Pochi
decenni dopo la costruzione dell'unico battistero del Laterano
compreso nel progetto degli architetti di Costantino, su iniziativa di papa
Damaso si istalla un battistero in un'ala del transetto di S. Pietro in
Vaticano196. Ciò significa che l'installazione di un fonte battesimale è
soprattutto determinata dai bisogni della cura animarum e questa
regola si trova confermata dall'istituzione di altri fonti battesimali a Roma
sia in ambito urbano (tituli) che suburbano (martyria plèbes) 197.
Ordunque la presenza di un battistero mentre definisce la nuova
funzione attribuita alla basilica, sia essa titolare ο cimiteriale, non
determina invece necessariamente la dignità di cattedrale dell'edificio
di cui fa parte.

196 Cfr. R. Krautheimer, Corpus basilicarum christianorum Romae, V, Città del


Vaticano, 1980, p. 178-179; cfr. anche P. Testini, supra.
197 Per il suburbio si rimanda a S. Episcopo, L'ecclesia baptismalis nel suburbio di
Roma, in VI CNAC, 1985, p. 297-308.
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 85

Passando dal caso specifico ad un criterio generale di interpreta-


zione dei reperti di scavo è chiaro che si dovrà parlare di battistero
della cattedrale solo quando le fonti ο l'indagine specifica avranno
dichiarato la dignità di ecclesia episcopalis dell'edificio.
Un indizio tuttavia da non trascurare per l'Italia
centro-merid onale ed insulare sembra essere la posizione indipendente del fonte
rispetto alla basilica, come si è già accennato nelle pagine precedenti. Il
prototipo del Laterano e la solennità del rito liturgico che vi si svolgeva
farebbero pensare che l'autonomia monumentale del battistero
potrebbe avere una sua ragion d'essere negli spazi da offrire ai neofiti nei riti
processionali che si terrebbero nello spazio circostante e perciò
attesterebbe implicitamente il ruolo di cattedrale, ο di mater ecclesiarum della
diocesi, della basilica cui spetta il battistero. Tutti gli esempi di
bat isteri indipendi finora noti infatti spettano sicuramente a cattedrali198.
Il prototipo romano va ricordato ancora per la sua posizione
rispetto alla basilica, libera da schemi preordinati, ma condizionata
piuttosto da oggettive situazioni preesistenti199. Un rapido sguardo alle
schede allegate consente di precisare che ad eccezione di Firenze ove
l'aula di culto, il battistero e forse anche il palazzo episcopale si
pongono su di un allineamento assiale200 - per Pisa ho recentemente
ipotiz ato un simile rapporto topografico201 - negli altri complessi noti il
battistero si erige, rispetto alla chiesa, in posizione quanto mai varia e
soggettiva202.
Un cenno particolare merita senza dubbio la duplicità degli
impianti per il battesimo susseguitisi negli anni, ad esempio nel complesso
episcopale di Napoli ove il battistero più antico veniva con la
costruzione della ed. Stefania a trovarsi « interpositum» fra le due aule, mentre

198 Sono accertati battisteri indipendenti, come si è già notato, a Napoli, Nocera
inferiore, Canosa, Venosa, Ascoli Piceno, Firenze, Pisa, Lucca, Cornus, Tharros.
199 Cfr. G. Pelliccioni, Le nuove scoperte sulle origini del battistero later anense cit., p. 7-
92.
200 Cfr. la relativa scheda.
201 Cfr. la relativa scheda.
202 a Napoli il battistero di S. Giovanni in Fonte si pone sul lato orientale di uno
spazio retrostante l'abside dell'aula episcopale; per Nocera Inferiore, come per Pisa non
conosciamo l'ubicazione della cattedrale ; ad Ascoli Piceno il battistero si colloca parallelo
all'asse della chiesa e ugualmente a Lucca e a Cornus; con ogni probabilità ortogonale ad
esso a Tharros.
86 LA CATTEDRALE IN ITALIA

il fons minor vincenziano sembrerebbe potersi collocare nell'ambito


dell'episcopio203.
A Cuma, infine, rimane ancora non chiarito per mancanza di studi
adeguati che ne stabiliscano le fasi cronologiche, il rapporto tra i due
edifici cultuali ricavati negli spazi templari e muniti ambedue di vasche
battesimali204.

2. L'episcopio

Infine la ricerca attuata ha confermato che l'indagine archeologica


è stata finora sempre carente riguardo all'eventuale episcopio. In
passato l'indagine non fu mai effettuata perché non si riteneva di qualche
importanza l'accertamento dei complessi residenziali del vescovo e
dell'amministrazione curiale. In tempi recenti anche quando la ricerca
si è fatta più avvertita il rinvenimento di un gruppo di locali presso ο a
poca distanza dalla cattedrale non ha mai consentito sinora di
definirne con precisione le funzioni, mancando quei caratteri indispensabili -
peraltro difficilmente delineabili - a proporre la possibile articolazione
di un centro amministrativo diocesano. Ma nell'ambito dei limiti
suddetti è possibile avanzare alcune considerazioni almeno per i due
complessi episcopali di Firenze205 e di Cornus206.
È possibile notare infatti come in questi i supposti ambienti
residenziali vescovili siano posti in successione topografica che vede nel
primo caso la basilica, il battistero e l'episcopio allineati lungo un'asse
est-ovest e nel secondo con la medesima sequenza i tre organismi
collocarsi in posizione contigua e parallela. In ambedue i casi l'evidenza
archeologica consente di constatare un rapporto diretto tra residenza
vescovile e battistero : a Firenze attuato mediante «un passaggio pensile
immettente nel deambulatorio superiore dell'aula ottagonale, come può
dedursi da una delle attuali finestre con chiare tracce di un preesisten-

203 Cfr. R. Farioli, in Aggiornamento all'opera di E. Bertaux, L'Art dans l'Italie


Meridionale, IV, Rome, 1978, p. 153-160.
204 Cfr. la relativa scheda.
205 Cfr. la relativa scheda.
206 Gli scavi sono attualmente in corso nel settore ove le recenti acquisizioni mostrano
la presenza di un grande edificio residenziale. (Cfr. la bibliografia più recente nella
relativa scheda).
L'ITALIA CENTRO-MERIDIONALE E INSULARE 87

te accesso verso l'esterno207; a Cornus realizzato invece attraverso uno


spazio aperto e lastricato che sembrerebbe poter consentire al vescovo
non soltanto la comunicazione diretta con il battistero dalla parte dei
pastofori collocati a lato dell'abside, ma anche l'accesso all'aula
episcopale dall'entrata aperta sul nartece208.
Un'ultima osservazione riguarda il complesso episcopale di Napoli.
Dalla travagliata e frammentaria storia delle indagini archeologiche
anche recenti sembrerebbe emergere una posizione del palazzo
episcopale simile a quella pocanzi ricordata per il gruppo cornense.
L'episcopio antico nelle sue diverse componenti strutturali - sono noti infatti al
suo interno un secondo battistero, il vinceziano, e Y accubitum - doveva
collocarsi, secondo la proposta confermata anche dalla bibliografia più
recente, nell'ambito dell'attuale Sacrestia, in parallelo quindi alle due
aule basilicali con il battistero maggiore interposto209.

L. P. E.

207 Tale accesso era situato inoltre dal lato ove si trovava l'antica porta urbica, detta
appunto del Vescovo, (cfr. G. De Angelis D'Ossat, // battistero di Firenze : la decorazione
tardo romana e le modifiche successive cit., p. 227).
208 Come è stato più volte accennato in queste pagine l'area interessata dal supposto
episcopio è in corso di scavo.
209 Cfr. quanto discute la Farioli con bibliografia precedente : R. Farioli, in
Aggiornamento all'opera di E. Bertaux, L'Art dans l'Italie Meridionale cit., in part. p. 157, 159-160.

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