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STORIA DELL’ARTE EUROPEA 2020/2021

Bernard Aikema

Individueremo una istanza per secolo dal Quattrocento al Settecento che rappresentano una espressione
artistica di una determinata zona diventata regola generale europea per i secoli successivi. Sono questi i
termini della scelta dei temi che andremo ad analizzare: rappresentano tutti un momento in cui l’espressione
artistica di un territorio preciso è diventata una regola europea.
È una geografia dell’arte  la mobilità delle idee nella storia dell’arte.

1.Quattrocento fiammingo, la cosiddetta "ars nova" di Jan van Eyck. Verrà dimostrato come il realismo di
Jan van Eyck abbia condizionato in una maniera decisiva lo sviluppo dell'arte in Europa, dalla Germania alla
Francia, alla Spagna, all'Italia.
2.L'Europa delle corti. Il classicismo raffaellesco diventa, fin dai primi anni del Cinquecento, il linguaggio
preferito dell'arte internazionale delle corti principesche europee, dall'Italia alla Francia, fino alle corti
asburgiche.
3.Il Seicento neerlandese. Un nuovo realismo e una nuova proliferazione di generi pittorici caratterizzano
l'arte pittorica del Seicento europeo, che domina buona parte del mercato artistico sia a -Nord che al Sud
delle Alpi.
4.Nuovi temi e nuovi rapporti con lo spettatore vengono proposti dalla metà del Settecento, come verrà
illustrato con alcuni esempi specifici. Settecento = crisi del sistema del rinascimento, crisi dell’immagine.
L’Illuminismo avrà grandi effetti sulla produzione artistica del Settecento.

LA ARS NOVA DEL QUATTROCENTO

Analisi di una cartina che riporta le principali tracce commerciali del Quattrocento europeo: nel XV sec.
nascono delle vere e proprie organizzazioni sociali che creano delle reti in Europa.

FRANCIA VS DUCATO DELLA BORGOGNA


Guerra dei Cento anni, conflitto tra Inghilterra e Francia, si risolve nel 1453 (1337-1453). A questo punto il
re di Francia (Carlo VII detto il vittorioso, Luigi XI detto il prudente, Carlo VIII detto l’affabile) ricostruisce
il suo potere attraverso una rivitalizzazione di Parigi (ricostruisce la sua immagine come principe, molto
importante nell’Ancient regime). Nell’Ancient regime il potere del principe non era giustificato dall’elezione
da parte del popolo, ma il potere gli era legittimato da Dio.
Aristotele: ‘’il principio della magnificenza è fondamentale e valido per il principe. Il principe deve
mostrarsi in splendore, deve mostrare ricchezza e abbondanza, perché è così che esprime il potere’’.
Il re di Francia crea una vera e propria cultura architettonica.

Questo reliquario è stato commissionato dalla Regina di Francia come


regalo al re.
Vergine con bambino, imperatore inginocchiato, cavallo bianco
dell’imperatore tenuto da uno stalliere.
Questo reliquario è simbolo di questa ricerca di magnificenza da parte del
re francese.
Questo oggetto si trova in una piccola Chiesa della Germania del sud (in
Baviera) e viene chiamato ‘’il cavallino d’oro’’.
Qui la magnificenza si esprime soprattutto con la ricchezza dei materiali
usati e la lavorazione degli stessi. L’artista è anonimo. La ricchezza
materiale va alla pari con la sofisticatezza della lavorazione artigianale.
Di quest’epoca in effetti ci sono pervenuti pochissimi nomi degli artisti: in
questo momento l’artista/artigiano non viene ancora riconosciuto come
una persona con un plus valore in quello che fa, è si un bravo artigiano, ma nulla
di più, al pari quindi di qualsiasi altro artigiano dell’epoca (sarti, vetrai, …). La
figura dell’artista acquisterà nei secoli successivi una progressiva importanza,
rilevanza, un vero ruolo nella società.
NB l’arte del Quattrocento è un’arte d’élite, un’arte fatta per pochi individui
ricchi e privilegiati.

La Borgogna era un ducato del Regno di Francia, ma nel XV sec. diventa molto importante, i duchi di
borgogna diventano molto ricchi, il ducato nel Quattrocento comprendeva anche le Fiandre. Le Fiandre
comprendevano Bruges, Ghent, Bruxelles, Boulogne sur Mer, Calais, che erano tra le città più urbanizzate
della nazione e godevano di una importante apertura sul mare che dava la possibilità di sfruttare i porti per il
commercio. Queste città fiamminghe stavano diventano i veri centri urbani dell’Europa del nord.
A Dijon (capitale della Borgogna) i duchi di Borgogna creano una corte che entra in competizione per
ricchezza e magnificenza con la stessa corte parigina. A Dijon vi è il connubio dell’arte di corte parigina e
delle città emergenti commerciali delle Fiandre. Le città delle Fiandre non erano città di corte, erano le città
commerciali, vicine al mare del nord (che fungeva da cerniera tra nord e sud d’Europa).
La fioritura artistica di fine Quattrocento è legata all’urbanizzazione che si sviluppa in maniera esponenziale
in questo secolo e permette lo scambio e la diffusione di questa fioritura. Avviene una potente trasmissione
di opere, di idee, di tecniche, di stili.

Chartreuse de Champmol il Pozzo dei Profeti di Claus Sluter (1403 ca) –


sculture monumentali a grandezza monumentale, molto plastici, voluminosi, con
una resa anatomica molto corretta. Queste statue dovevano far parte a un
complesso molto più grande, meraviglioso, di cui oggi abbiamo solo delle
descrizioni. I paesi bassi hanno conosciuto il cd iconoclastia protestante =
manifestazione estrema di distruzione delle immagini nelle chiese  per questo
abbiamo perso moltissime opere del Quattrocento.
La certosa di Pavia deve essersi ispirata a questa certosa borgognese, e non tanto
a qualche opera italiana rinascimentale.
Questa opera è adornata da figure monumentali in pietra che hanno un realismo e
una drammaticità che non è assolutamente meno dei più grandi esempi della
scultura italiana rinascimentale: Donatello e Michelangelo. L’opera di Dijon non ha però avuto la stessa
fortuna delle opere italiane perché non c’è stato un critico come il Vasari che le rendesse famose.

Solitamente quando si parla di Quattrocento si parla di Rinascimento. Si studia storia dell’arte partendo dai
greci e in maniera sistematica/a periodi/ in maniera cronologicamente progressiva: è una storia dell’arte falsa
che non rispecchia la verità delle cose.
Il Quattrocento è un periodo che è in grandissima parte siglato dall’arte proveniente dalle Fiandre,
dall’Europa del nord in generale, ma come mai allora nei manuali della storia dell’arte l’accento viene posto
sempre sull’arte fiorentina?
Giorgio Vasari (1511-1574) è per molti il primo storico dell’arte nel senso ‘’moderno’’ della parola.
1. Vasari crea una storia dell’arte sistematica partendo da una misura estetica: il classico greco-
romano da assumere quale canone assoluto di riferimento. Egli afferma che questa misura greco-
romana sarebbe stata raggiunta a Firenze (Vasari è fiorentino).
2. Vasari è il primo ad organizzare la storia dell’arte tramite biografie artistiche. Ecco che si crea il
c.d. sistema vasariano  artista e le sue opere diventa una parabola chiusa che si spiega al suo
interno (ogni opera si spiega in ragione, alla luce, della biografia dello stesso artista).
Vasari scrive quindi una storia dell’arte italiana: il sistema vasariano, che è il primo sistema della storia
dell’arte, è tuttora funzionante. Firenze è tutt’oggi il cuore della storia dell’arte.

Rogier van der Weyden (Rogier dei prati) – 1430 ca


Sant’Uberto viene disseppellito: chiaramente, essendo santo,
il suo corpo non si è minimamente decomposto a
simboleggiare il miracolo divino.
Si noti la ricchezza della decorazione di una chiesa
fiamminga (il dipinto era stato fatto per una chiesa a
Bruxelles).
L’altare è arricchito con dei reliquari, si noti la ricchezza dei
vetri delle grandi finestre.
Problema dell’iconoclastia, un movimento contrario alle
immagini religiose. Il Cristianesimo è una religione della
parola e il rapporto parola-immagine è sempre stato
problematico. Nella chiesa romano-cattolica questa
problematica è stata risolta affermando che le immagini sono
la Bibbia dei poveri e sono un sostegno alla parola divina. Al
contrario, nel Cinquecento, quando nasce il Protestantesimo
(scissione-riforma protestante), si sviluppa un ramo estremista
della parte protestante che mette in atto veri e propri episodi di violenza iconoclastica che distruggono
migliaia di opere.
Da quel momento, le chiese protestanti sono completamente prive di decorazioni, ad eccezione del pulpito
(dove sale il prete che esprime la parola di Dio).

Lo dimostra, ad esempio, questo dipinto seicentesco (1649) di Peter


Saenredam che mostra una chiesa protestante completamente spoglia.

Ricordiamo che tra le altre cause della distruzione di opere dell’Europa


del nord oltre l’iconoclastia ci sono: la Guerra dei cent’anni e le due
Guerre mondiali.
Madonna con bambino in marmo di Michelangelo Buonarroti
giovane. Questa scultura era stata destinata ad una chiesa fiamminga (è
l’unica opera di Michelangelo fatta per un committente fiammingo, la
Chiesa di Nostra Signora di Bruges).
L’opera risponde allo stile del rinascimento italiano dell’epoca, ma la
posizione della Madonna con il bambino accanto al ginocchio è
tipica fiamminga. In particolare, risponde ad un capolavoro
fiammingo di uno dei grandi autori dell’epoca:
1480 Hand Memling Pala della Madonna con bambino.
Ma come aveva potuto attingere Michelangelo a quest’opera
nordina? Memling vendeva le sue opere soprattutto a clienti italiani.

Hans Memling era uno dei più importanti


fiamminghi (visse per quasi tutta la vita a
Bruges). Ebbe una carriera fantastica
soprattutto grazie alla grande
esportazione/commercio delle sue opere
soprattutto in Italia. Nella tavola centrale
di questo trittico Memling richiama
l’arco e il motivo della ghirlanda che sono due elementi tipicamente classicheggianti.
I particolari sono molto dettagliati: ad esempio il paesaggio sullo sfondo è minuziosamente rappresentato,
come anche il panneggio delle figure, come se fosse vero, molto naturalistico, meravigliosa è la
raffigurazione dell’arazzo ai piedi della madonna.

Bruges una volta era sul mare, aveva un porto, poi il mare iniziò a ritirarsi e la città cominciò a perdere la sua
importanza lasciando il posto all’avanzare di altre città come Anversa.

La pittura fiamminga a inizio


Quattrocento sviluppa una
tecnica rivoluzionaria che si
ritrova soprattutto nel nome di
un artista: Jan van Eyck (1390-
1441).

Jan van Eyck il polittico


dell’agnello mistico 1430ca.
Questo dipinto viene chiamato
‘’la cappella sistina dell’Europa
del nord’’. Il dipinto fu fatto per
la chiesa centrale di Gand e è
uno dei pochi dipinti
sopravvissuti a iconoclastia e
guerre mondiali ed è tuttora
situato nella chiesa di Gand. Negli ultimi hanno è stato oggetto di un importante restauro e di varie mostre su
van Eyck.
Anche questa opera è un trittico (le due tavole esterne simmetriche si possono chiudere e così solitamente si
faceva, per aprirlo nelle occasioni più importante). Anche nella sua forma chiusa il trittico è decorato.
Registro inferiore, registro superiore e pinnacoli (mezzelune in alto).
Nel registro superiore ci sono due figure inginocchiate rese in una
maniera estremamente naturalistica, i visi sono riprodotti in maniera
molto precisa, naturale e ritraggono i due committenti.
Jan van Eyck era famoso perché era il pittore di corte del duca
regnante di Borgogna, Filippo il Buono. Questo fatto di essere
cortigiano spiega la rivoluzione dell’artista verso un arte
stupendamente naturalistica, che rispecchia una grande conoscenza
letteraria e teorica rispetto alle produzioni artistiche precedenti.

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