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TEMPI E SPAZI

date importanti
- 1280 → viene eletto come re dei romani Rodolfo primo d’Asburgo ciò fa dell’Austria il cuore
della dinastia asburgica con sviluppi artistici importanti a Vienna.
- 1309 → trasferimento papato ad Avignone (fino al 1377)
- 1347-1349 → arrivo della peste
- 1319-1934 → anni di attività documentata di Jean Pucelle (1325-28 libro d’ore di jeanne d’evreux,
- 1340 circa su tutto il continente si afferma una nuova moda che mira a sottolineare le forme del
corpo attraverso un taglio aderente (primo terzo del 300 abiti ampi)

Argomento del corso produzione dei manoscritti in Francia


arco cronologico dai primi decenni del 1300 al 1416 circa perché i Limbourg tres riches heures del
duca di Berry morirono nel 1416 a causa della peste in Europa cosi come il duca di Berry che era
stato il committente di questo manoscritto nonché uno dei più grandi mecenati del periodo.
Drolerie https://www.treccani.it/enciclopedia/drolerie_%28Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale%29/
→ miniatura gotica inventate nella seconda metà del 14 secolo nella regine nord della Francia e in
Inghilterra, tradizione che avrà enorme successo nel 14 e 15 secolo. Singole figure o scene perlopiù
di fantasia o genere che non hanno alcuna attinenza col testo che lo raffigurano, si trovano nei
margini dove il miniatore medievale scatena la sua fantasia.
Breviario → libro liturgico che contiene l’intero ufficio divino secondo il rito della chiesa romana
Salterio → libro che contiene il testo dei salmi biblici
JEAN PUCELLE
miniatore fondamentale per storia manoscritti medievali in Francia perché con lui penetrano le
novità del linguaggio elaborato in italia centrale tra 200 e 300 novità giottesche (rappresentazione
dello spazio e dei volumi all’interno di esso. Con lui queste novità giungono in Francia e vengono
rielaborate in base alla formazione nordica.
AVIGNONE
dal 1309 al 1377 si trasferisce la curia pontificia. Divenne un centro importantissimo a livello
artistico e anche per la produzione di libri manoscritti.
PARIGI DOPO PUCELLE
stagione artistica con Carlo V di Valois. (1371 bible historiale di Jean de Bondol artista attivo per
Carlo V e non solo a lui si devono gli arazzi con l’apocalisse che oggi si trovano ad Ange)
GOTICO INTERNAZIONALE
in questo periodo Parigi diventa un centro di eccellenza della miniatura a livello europeo. Arrivo di
artisti dai paesi bassi e dall’Italia.

Geografia artistica → uno strumento della storia dell’arte che nasce nel novecento e considera
importanti nella storia dell’arte le relazioni spaziali. Mette in luce i contatti di piccola o grande scala
tra regioni diverse riconducibili a fattori politici e culturali. Si interessa alla diffusione su piccola o
larga scala di iconografie e cifre stilistiche. Come si diffondono e come vengono recepiti.

Modalità d’esame → esame orale tradizionale o sostituirlo con una relazione scritta
esame orale sulla bibliografia

lezione 1 parte 1
Italia e Europa tra 300 e 400
testo di Tomasi si concentra tra due estremi cronologici precisi → 1280 e la fine nel 1380 perché
intorno a questa data si concentrano degli avvenimenti importanti a livello politico e religioso →
scompaiono alcuni sovrani i cui regni avevano profondamente segnato il 300, Edoardo III re di
Inghilterra Carlo IV re di Boemia e Carlo V re di Francia tutti questi sovrani erano stati degli
importanti committenti e quindi avevano influito sulle vicende artistiche del momento.

→ Nel 1378 inizia il grande scisma d’occidente il mondo cristiano si spacca in 2 tendenze opposte e
ciascuna diventa fedele ad un papa diverso che si risanerà nel concilio di costanza e l’elezione di
papa Martino V nel 1417. dal punto di vista artistico il 1380 costituisce una cesura perché vi si
colloca l’inizio del gotico internazionale periodo che abbraccia fino al primo terzo del 15 secolo.
Data iniziale parte dal 1280 circa perché dal punto di vista politico si collocano degli avvenimenti
importanti, in Europa centrale nel 1280 viene eletto come re dei romani Rodolfo primo d’Asburgo
ciò fa dell’Austria il cuore della dinastia asburgica con sviluppi artistici importanti a Vienna.
Incremento committenza laica per auto affermazione dei regni e le nuove potenze, sia dei comuni
che dei regni (Francia e Inghilterra in guerra, committenza come elevazione e mostra della potenza
dei regni) , inizio del cantiere di Assisi, spostamento del papato ad Avignone nel 1309

- FRANCIA
1285 sale al trono Filippo IV il bello sovrano che inaugura una serie di nuove pratiche nell’uso
politico delle immagini, avranno una grande fortuna nel corso del 300 non soltanto in Francia.
notevole espansione della produzione artistica profana e avrà un peso per lo sviluppo della cultura
artistica figurativa.
Gli anni 70 e 80 del 200 furono degli anni fondamentali perché durante il breve pontificato di papa
nicolo IV primo papa francescano che promosse la
decorazione pittorica della basilica superiore di s Francesco ad Assisi → crogiuolo di un nuovo
linguaggio pittorico che in pochi decenni conquistò tutta l’Europa. Fondamentale anche per la
commissione di un calice di Guccio di Mannaia più antico esempio di tecnica di smalto traslucido
(nuova tecnica nella produzione degli smalti che vengono colati su una superficie a bassorilievo di
metallo che emerge. Tecnica destinata ad un successo enorme in Europa) gli smalti del calice di
Guccio rivedono una fortissima prossimità al livello stilistico con le opere del principale miniatore
francese di questo periodo Maitre Honoré di Aignon. Documentato a Parigi fino al 1313, lavorò
per la corte parigina e per Filippo IV per il quale eseguì un breviario.
Maitre Honoré incarna al livello più alto una corrente stilistica di ampia diffusione definita da
Enrico Castelnuovo espressionismo gotico in ragione della marcata espressività dei volti e dei gesti
delle figure, questa corrente percorre la Francia, l’Inghilterra e impero germanico alla fine del 200.
nel campo della scultura nello stesso periodo si osservano una serie di innovazioni altrettanto
importanti e alla fine del 13 secolo in area germanica si impongono nuovi tipi di manufatti come le
pale d’altare scolpite a sportelli (pala con parte centrale e due o più ante laterali chiudibili)
si diffondono anche delle nuove immagini devozionali che avranno grande fortuna nei secoli
successivi come ad esempio la pietà (figura della madonna che tiene in grembo il figlio morto)
sempre in area germanica.
Avvenimenti principali →
- la peste nera nella doppia forma bubbonica e polmonare veicolata da ratti e pulci. Arriva in
Europa dall’Asia centrale nel 1347-1349 e dopo questa prima grande ondata l’epidemia ricomparve
periodicamente per un centinaio di anni. (fratelli Limbourg morti per questo). Le conseguenze della
prima ondata furono devastanti, un terzo della popolazione europea fu decimato con effetti
devastanti sull’economia politica e società.
Alcuni storici dell’arte si sono chiesti se la peste poté avere delle conseguenze sulle arti come
Millard Meiss che nel 1951 pubblica un libro pittura a Firenze e Siena dopo la morte nera, che
cerca di descrivere le trasformazioni stilistiche dopo la peste. Secondo Meiss la peste ebbe una
ripercussione immediata sulla cultura figurativa di Firenze e Siena perché ci fu una regressione a
temi e forme duecenteschi ad esempio per la scelta di composizioni ieratiche e una sempre
maggiore diffusione di temi apocalittici come il trionfo della morte. Teoria molto modificata negli
ultimi 50 anni → perché alcune opere fondamentali che a lui parevano testimoniare il cambiamento
in realtà sono datate molto prima dell’epidemia- caso più celebre gli affreschi con il trionfo della
morte di Buonamico Buffalmacco dipinse nel campo santo di Pisa che in realtà sono datati a metà
degli anni 30 del 300, la retrodatazione smonta le teorie di Meiss.
Lo studioso che retrodatò gli affreschi di Buffalmacco fu Luciano Bellosi in Buffalmacco e il
trionfo della morte in un libro del 1974.
Le ripercussioni della peste si possono constatare solo nel campo della vita e carriere degli artisti, in
Italia la peste uccise i fratelli Lorenzetti e Andrea Pisano.
Non ebbe soltanto degli effetti negativi → aumento dei lasciti testamentari legati al trauma della
peste comportarono per le istituzioni religiose un accrescimento dei fondi spendibili anche per le
commissioni artistiche.

- Ascesa di nuovi centri a livello politico e artistico


AVIGNONE → nel 1309 la curia pontificia si trasferisce nella città della Provenza e vi rimane fino
al 1377. l’insediamento ebbe conseguenze come l’aumento degli abitanti ad Avignone con
un’espansione incredibile che impose la costruzione di nuove mura per proteggere una superficie
tripla rispetto a quella delle mura precedenti. Attira inevitabilmente uomini di chiesa intellettuali
artisti principi ecc che si stabilirono ad Avignone → aumenta la richiesta di beni di lusso e
manoscritti miniati. Avignone diventa la capitale religiosa della cristianità diventando un crocevia
oltre che politico e commerciale anche artistico – i grandi mercanti italiani contribuirono a
soddisfare i bisogni di una clientela variegata ricca ed esigente.
La composizione cosmopolita della curia e l’assenza di un numero adeguato di artigiani
determinarono l’afflusso ad Avignone di architetti scultori orafi pittori e ricamatori. ( Jean de
Louvre originario dell’ile de france, Simone Martini, Matteo Giovannetti pittore dei papi ed eseguì
gran parte delle pitture del palazzo dei papi, Joan Oliver pittore inglese che dopo aver soggiornato
ad Avignone firmò le pitture murarie della cattedrale di Pamplona portando cosi le novità
avignonesi con se) ORAFI .
La compresenza di artisti di provenienza diversa in un luogo come Avignone che era privo di una
forte tradizione artistica favorì la sperimentazione di nuove culture figurative e fenomeni di
ibridazione. Gli artisti itineranti contribuiscono alla diffusione del nuovo stile avignonese in Europa

PRAGA → nell’immaginario di Carlo IV erede di Roma e Costantinopoli.


Promosse un’impresa urbanistica creando un nuovo quartiere che prese il nome di città nuova →
Praga sperimentazioni urbanistiche e architettoniche, oltre che centro di produzione importante per
gli oggetti preziosi in particolar modo nella lavorazione delle pietre dure utilizzate sui muri delle
cappelle o nel castello imperiale, vasi e stoviglie che venivamo poi munite di montature orafe.
Questa fioritura di Praga fu potente ma effimera perché la debolezza del figlio di Carlo, Venceslao
che perse la corona nel 1400 e i tumulti sociali e religiosi che coinvolsero quei territori alla fine del
300 relegarono Praga al rango di capitale boema fin dal secondo terzo del 400. nonostante ciò il
modello praghese fu molto forte nel mondo germanofono e al di fuori dei territori di lingua
germanica come nell’arco alpino con riflessi sia nelle arti orientali che in Lombardia (Giovannino di
Grassi)
Un centro che subi notevolmente l’influsso di Praga è
VIENNA
progetti della casa regnante determinano un salto qualitativo nella ricchezza e importanza delle
realizzazioni artistiche. Rodolfo IV regno breve ma importante (genero di Carlo IV di Boemia) a lui
si devono investimenti in particolare nella chiesa di santo Stefano a Vienna, ciò attiro a Praga artisti
di provenienza diversa, in particolare maestri di origini francesi responsabili delle statue del coro e
della facciata di S Stefano. L’irradiazione dell’arte viennese nel secondo 300 non fu forte come
quella di Avignone e di Praga perché la potenza degli Asburgo era molto inferiore rispetto a quella
papale e dell’imperatore boemo.
NAPOLI
assunse una nuova statura quando divenne capitale del regno angioino nel 1276

ORGANIZZAZIONE DEGLI ARTISTI NEL 300-400


fonti documentarie:

-CORPORAZIONI → statuti del lavoro degli artigiani fonti scritte preziose perché arrivate fino a
noi nonostante le frequenti distruzioni dei beni artistici nel corso del tempo. Ci permettono di
ricostruire il funzionamento della pratica artistica del medioevo e ci danno i nomi degli artisti legati
a una determinata corporazione. Associazioni professionali che emanavano delle norme tese a
proteggere dalla concorrenza e garantire qualità di materiali e fabbricazione. - indicavano chi poteva
praticare la professione, come doveva essere organizzato l’apprendistato e i giorni di riposo
obbligati.

REGISTRI DI PAGAMENTO → e contratti che precisavano i materiali cosa e come un artista


doveva realizzare .

INVENTARI → dei beni preziosi che potevano appartenere ad una istituzione ecclesiastica o dei
beni appartenenti a un grande signore. Importanza dell’inventario per avere una fotografia degli
oggetti appartenuti a chi in un determinato momento anche perché danno notizie sulla storia delle
tecniche più preziose e fragili come l’oreficeria e le arti tessili che hanno subito le perdite più gravi.
Descrivono la quantità enorme di arazzi e stoffe che Carlo V possedeva che sono andate distrutte. A
volte è rivelatrice anche di informazioni sulla storia delle tecniche artistiche come la tecnica dello
smalto su ronde bosse d’oro (una delle tecniche più costose e apprezzate negli anni intono al 1400
gotico internazionale, inventata in Francia)
- cavallino lo smalto viene applicato su superfici curve e tridimensionali in altorilievo, tecnica
difficile usata soprattutto per realizzazione di sculture d’oro con difficoltà di tendere lo smalto sulle
superfici curve e per preservare il metallo non smaltato dalla cottura.

SCRITTI PRODOTTI DAGLI ARTISTI STESSI → caso più celebre del 300 libro dell’arte di
Cennino Cennini artista attivo a Padova alla fine 300 trattato pratico con consigli per chi vuole
praticare la pittura Cennino rivendica la sua discendenza ideale da Giotto. Nell’introduzione
afferma il carattere intellettuale del mestiere del pittore investendo la pittura del titolo di arte
liberale. testimonianza della trasformazione dello statuto sociale dell’artista che si emancipa dal
ruolo di mero artigiano e viene elevato.

Umo degli aspetti fondamentali dell’arte 300esca è la moltiplicazione degli altari all’interno delle
chiese ma anche delle cappelle private. Negli edifici dei secoli precedenti la struttura fu trasformata
per rispondere a queste nuove esigenze, i fondatori di queste cappelle erano personaggi diversi,
laici, ecclesiastici, famiglie o gruppi di natura diversa come corporazioni o confraternite. La
fondazione si limitava alla semplice dotazione di arredi liturgici e alla decorazione di uno spazio
che già esisteva (arricchimento materiale di un ambiente già esistente) con decorazione pittorica
murale oppure il donatore poteva pagare una pala per la decorazione dell’altare. Quando queste
cappelle erano inserite all’interno delle chiese potevano essere chiuse da griglie metalliche
artisticamente decorate (cappella Rinuccini S Croce Firenze 1371) le cappelle potevano essere
inserite o annesse ad un edificio religioso o ad un palazzo privato (cappella degli Scrovegni 1305-
1306) le nuove dimore signorili rispondono ancora ad esigenze di proteggere gli abitanti ma al
tempo stesso cercano di assicurare un giusto grado di comfort. Nuove esigenze → separare
chiaramente gli ambienti per la vita privata dagli ambienti che hanno una funzione pubblica
ufficiale (palazzo dei papi ad Avignone).

Rivoluzione artistica alla fine del 200 che influenza la miniatura :


da associare al nome di Giotto → Gli stessi suoi contemporanei vedono in lui colui che fece
rinascere l’arte dopo un lungo periodo di decadenza iniziato con la fine dell’impero romano. Giotto
è visto come colui che si liberò dal peso della tradizione bizantineggiante che aveva molto pesato
sulla pittura medievale e di rivaleggiare con gli antichi per la capacità di riprodurre la natura. Il
luogo in cui avvenne questa svolta è la basilica superiore di s Francesco ad Assisi (posta sotto al
diretto controllo dell’autorità papale) la decorazione è da associare alla figura di papa Nicolò IV
primo papa francescano 1288-1292.
il cantiere assisiate vide il lavoro dei più grandi artisti del tempo : Cimabue nell’abside del transetto,
maestri romani diretti da Jacopo Torriti nella parte alta della navata, a partire dalle storie di Isacco
nel registro superiore della navata inizia a lavorare il giovane Giotto. La vivacità del cantiere di
assisi si lega anche alla presenza precedente all’intervento di Cimabue della decorazione iniziata
nella parte alta del transetto nord da una bottega oltremontana, importante perché inaugurò un gioco
tra architettura reale e l’architettura dipinta (una novità importata da loro fu ripresa e portata avanti
da Giotto). Giotto riprende queste invenzioni e gioca anche lui con l’architettura reale della chiesa,
ma non solo introduce anche novità assolute per il linguaggio del tempo : compaiono personaggi
con solidità volumetrica nuova che si muovono entro ambienti naturali, interni o urbani realistici e
che hanno espressioni e gesti naturali (s Francesco che rinuncia ai beni paterni, presepe di Deccio
con l’invenzione di raffigurare la scena non solo all’interno di una chiesa ma vista vedendola
dall’abside quindi lo spettatore è posto al fondo dell’abside che è separato dalla navata
dall’iconostasi con la croce dipinta che guarda verso i fedeli) una serie di invenzioni per la
raffigurazione degli ambienti e della gestualità rivoluzionaria.
La centralità della basilica di Assisi nel mondo occidentale fece si che le innovazioni pittoriche
ebbero una risonanza eccezionale non soltanto in Italia. La basilica di Assisi continuò ad essere un
centro di sperimentazione nella basilica inferiore, dove tornò a lavorare Giotto 1300-1315 nella
cappella di san Nicola, cappella della Maddalena e transetto nord (crocifissione del transetto
settentrionale) dopo Giotto Simone Martini, che esegui la decorazione della cappella di san Martino
1317, e anche Pietro Lorenzetti nel transetto sud (crocifissione).
Dopo Assisi Giotto fu richiesto in tutta Italia (Firenze, Roma per il cardinale Stefaneschi, Rimini
per i francescani, Napoli per gli Angiò, Milano e inviò opere a Bologna) ogni volta che Giotto si
muoveva portava parte della sua bottega, e una volta arrivato si circondava di collaboratori assoldati
in loco per far fronte alla mole di lavoro e velocizzare i tempi. Ciò ebbe delle notevoli conseguenze
perché andò formando molti pittori in tutta Italia e il suo linguaggio si diffuse in maniera capillare. I
più grandi pittori del tempo tennero conto delle novità del linguaggio giottesco dando vita a delle
sintesi originali (Duccio di Buoninsegna non rinnega la sua eredità bizantineggiante e le influenze
del gotico transalpino nella Maestà per l’altare maggiore della cattedrale di Siena 1308-11 quasi
alla fine dell’attività di Duccio. Contiene le diverse componenti → disposizione ieratica delle figure
che risente del linguaggio bizantino, particolari che rimandano alla pittura oltre alpina → il disegno
sinuoso del bordo del manto della vergine, ma il trono è giottesco solido e architettonico che in
maniera sperimentale introduce uno sfondamento dello spazio con linee che convergono verso lo
sfondo). Allievi diretti e indiretti di Giotto portarono avanti la sua lezione (Taddeo Gaddi, Maso di
Banco, Giottino).
La rivoluzione pittorica tra 200 e 300 è da un lato il risultato del genio di Giotto, ma diventa poi
un’impresa collettiva che viene riletta in maniera originale da una serie di artisti comprimari come
Duccio o Pietro cavallini, tutte queste innovazioni si estesero e tutte le altre arti e la pittura in Italia
nel 300 diventa una tecnica pilota, nascita di linguaggi diversi nelle diverse regioni europee → ogni
territorio si confrontò con la tradizione giottesca integrandovi la tradizione precedente.
Uno degli artisti che seppe più precocemente appropriarsi dei modelli italiani fu il miniatore Jean
Pucelle (Parigi 1319-1334) la sua attività sembra durare circa 15 anni da documenti e opere.
Nonostante l’arco cronologico non sia ampio lui segnò profondamente il paesaggio artistico
parigino e francese del 14 secolo, anche perché il suo principale collaboratore riprese il linguaggio
del maestro in maniera fedele anche se con toni più espressivi per quasi mezzo secolo prolungando
la fortuna del linguaggio di Pucelle fino alla fine del regno di Carlo V. Le novità si radicarono
profondamente nel territorio francese grazie anche al lavoro dei suoi seguaci (Jean Le noir)
Tommaso da Modena tra 1355 e 1370 esegui per Carlo iv di Boemia un trittico e un dittico che
furono inviati alla corte di Francia e che Carlo fece integrare nella decorazione della cappella della
santa croce nel suo castello. Questi dipinti diventarono un punto di riferimento per la pittura boema
(circolazione delle opere favoriscono la diffusione del linguaggio centro italiano)
Ruolo fondamentale per la diffusione a nord delle Alpi lo ebbe Avignone (vedi lez precedente) con
presenza di pittori italiani. Ad Avignone andò a lavorare il maestro del codice di s Giorgio, pittore
fiorentino di formazione giottesca che all’inizio degli anni 20 del 300 si trasferisce ad Avignone e
realizza dei manoscritti per il cardinale Stefaneschi. Ad Avignone andò Simone Martini per i suoi
ultimi anni di attività (frontespizio di un codice contenente le opere di Virgilio eseguita per l’amico
Petrarca anch’esso ad Avignone) insieme a Simone Martini vanno alcuni membri della sua bottega.
Matteo Giovannetti senese di adozione diventa il pittore dei papi.
Al tempo stesso opere eseguite ad Avignone partirono per raggiungere altri centri come doni.
Le opere eseguite dagli anni 20 a oltre la metà del 300 ad Avignone servirono da modello per gli
artisti successivi, ad Avignone vengono elaborate delle idee che furono fondamentali per il gotico
internazionale.
Evoluzione della moda tra 300 e 400 → fasi ben precise ed univoche in tutti i territori europei. Le
fasi ci aiutano ad avere dei punti di riferimento materiali per datare le opere d’arte.
3 fasi chiaramente distinguibili nella storia della moda e del costume
1. primo terzo del 300 gli uomini e le donne portano degli abiti relativamente ampi e lunghi
(affresco del trionfo della morte di Buffalmacco a Pisa 1340 circa, si riconosce in base anche ai dati
della moda)
2. dal 1340 circa su tutto il continente si afferma una nuova moda che mira a sottolineare le forme
del corpo attraverso un taglio aderente (affresco 1365.67 Andrea di Bonaiuto chiesa militante e
trionfante Firenze s Maria novella) gli uomini iniziano a vestirsi con una cotta succinta sopra calze
che fasciano le gambe e le donne vestiti attillati con ampie scollature. In tutta Europa i moralisti del
tempo assistono sdegnati ad un modo di vestire abbastanza provocante e vengono introdotti degli
accessori stravaganti come cinture portate basse sui fianchi o file di bottoni sempre piu lunghe
davanti alla copta ma anche sulle maniche. Altra caratteristica sono i prolungamenti delle vesti che
diventano sempre più lunghi e che pendono dai gomiti fino quasi a toccare terra. Resta alla moda
fino al 1380 circa quando cominciano a imporsi le pellande ampi con maniche scampanate e colli
che diventano sempre più alti.

TIPOLOGIE DI COMMITTENTI TRA 300 E 400


- cambia il peso dei diversi committenti che orientano la produzione artistica. Rispetto ai precedenti
tra la fine del 200 in avanti cresce in maniera esponenziale l’importanza della committenza laica
dovuta alle grandi trasformazioni a livello economico e sociale che affrontò l’Europa all’inizio del
14 secolo → fecero si che l’Europa raggiungesse (almeno fino alla peste) un notevole livello di
espansione demografica e livello di benessere economico. Ripercussione sulla possibilità dei ceti
medi e alti di investire in beni di lusso.
Nuove dinastie acquistano importanza, come in Italia settentrionale Il fiorire a partire dalla fine del
200 di nuove signorie → il potere si concentra nelle mani di un signore che instaura un governo
monarchico e dinastico Scaligeri a Verona, Visconti a Milano. Tutte queste nuove forze hanno un
grande bisogno di legittimazione perché sono nuove, questo bisogno cercano di soddisfarlo anche
attraverso una politica di investimenti a livello simbolico promuovendo la propria immagine anche
per mezzo della creazione artistica (visconti alla fine del 300 inizio 400 che investono nella
produzione di manoscritti, produzione concepita importante dai contemporanei tanto che in Francia
vengono chiamati ouvreges de lombardie)
al tempo stesso l’instabilità politica nel 300 scuotono le monarchie di vecchia data come quella
francese che si scontra con quella inglese nella guerra dei 100 anni, durante questo periodo la
monarchia francese deve rielaborare le strategie di auto legittimazione per contrastare le
rivendicazioni dei sovrani inglesi. I sovrani francesi investono in immagini per auto celebrarsi
committenze dei comuni con iniziative importanti che riguardano la città dell’Italia centro
settentrionale ma anche quelle della Germania e delle fiandre la cui ricchezza si traduce in una larga
autonomia politica. La crescita demografica che precedette la peste nera porta alla ricostruzione
delle cinte murarie data l’espansione. Arricchite anche con figurazioni che dovevano impressionare
chi entrava, nei punti cruciali delle cinte murarie. Accanto alle necessità pratiche si intrecciano delle
volontà di tipo auto celebrativo. Anche la costruzione di ponti per spostamenti e commerci, fontane
per l’approvvigionamento idrico arricchite da figurazioni di carattere allegorico (fontana a Perugia
eseguita da Nicola e Giovanni Pisano). Nei più grandi comuni si costruisce il palazzo pubblico che
è l’emblema dell’affermazione del potere cittadino, non è un fenomeno nuovo ma acquista
un’ampiezza inedita. L’auto celebrazione affidata alla monumentalità dell’edificio e alla sua
posizione all’interno della città e la sua bellezza architettonica e i cicli decorativi esterni ed interni
(perché accessibili ai cittadini). Emblema della tradizione senese di pittura politica sono gli
affreschi di Ambrogio Lorenzetti nella sala della pace con l’allegoria del buono e cattivo governo.
Ambrogio divenne il pittore di fiducia del governo senese dopo la partenza di simone Martini per
Avignone.

Inizio 400 committenza molto importante quella degli ordini mendicanti → frati francescani e
dominicani. Questi 2 ordini ebbero un’importanza cruciale anche per le vicende artistiche in tutta
l’Europa occidentale. Gli ordini tradizionali non furono eclissati dai nuovi, ma continuano a godere
di un grande prestigio (benedettini) con potenti protettori laici.
Gli ordini mendicanti incisero molto più profondamente sulle vicende artistiche perché si
stabilirono all’interno delle mura cittadine, quindi lo stesso tessuto cittadino si trasformò in
seguito alla costruzione delle chiese e dei conventi. (chiesa di s Francesco a Firenze)
forme principali della produzione artistica fra 300 e 400 sono le PALE D’ALTARE. esistevano già
in forme diverse nell’ XI XII e XIII secolo ma nel XIV secolo la presenza di queste pale d’altare
diventa sempre più imponente, alla fine del secolo in alcune chiese si potevano trovare decine di
pale.
Compiti più usuali e impegnativi per gli artisti, in tutte le tecniche e materiali (pale dipinte e
scolpite, intagliate in legno, sbalzate nell’argento e arricchite da smalti, in avorio, a ricamo o
intessuto come il paramento di Narbona 1375-78 eseguito da un artista anonimo per Carlo V di
Francia) ← utilizzato anche come minatore da Jean de Berry uno dei fratelli di Carlo V.
Pale in Italia predominano quelle dipinte con varianti sensibili nelle diverse zone della penisola →
toscani diversi da quelli veneziani che prediligono le cornici classicamente rilevate e intagliate
(annunciazione di Simone Martini per uno degli altari laterali nella cattedrale di Siena, 1340
Paolo veneziano polittico di santa Chiara)
in Francia prevalgono le pale scolpite in pietra calcarea, per i committenti più agiati quella in rilievi
in marmo o alabastro su lastre di marmo nero (conservate a livello frammentario)
nel nord Europa si impone intorno all’inizio del 300 un nuovo tipo di pala → altare a sportelli in cui
la parte centrale può essere celata da ante apribili.
Francescani e dominicani ebbero un ruolo fondamentale sulla cultura figurativa e architettonica
svolgendo una grande attività di predicazione e contribuirono a un rinnovamento della iconografia.
Su spinta dei dominicani e francescani Giotto inventò la nuova immagine del cristo crocefisso →
realistico con corpo naturalistico che si accascia per il peso con il capo chinato occhi semichiusi ,
immagine di un cristo sofferente che esprime tutto il peso del suo sacrificio che si presenta agli
occhi dei fedeli con potenza evocativa nuova. Questa nuova iconografia fu accolta con entusiasmo e
imitata in tutta la penisola, Giotto stesso replicò la stessa tipologia a Rimini e Padova.
Si diffondono anche nuove immagini di devozione e molte di queste sono estrapolate da un contesto
narrativo più ampio. Immagine che ebbe una grande diffusione quella del cristo in pietà (cristo a
mezzobusto che emerge dal sepolcro con le braccia incrociate). La maggior parte di queste nuove
immagini erano realizzate con materiali e tecniche piuttosto poveri ma esistevano versioni di lusso
per i committenti più ricchi.
Fenomeno che caratterizza il 300 e il secolo successivo è la diffusione fra i laici
di oggetti devozionali elaborati e di qualità come strumenti di meditazione privata, piccole sculture
o tavole dipinte , altaroli portatili. Altro oggetto devozionale sono i libri di preghiera come il libro
d’ore → libro di preghiere che contiene salmi e orazioni in onore della vergine Maria, da recitare
nelle otto ore canoniche in cui era divisa la giornata. Le biblioteche signorili del tempo accanto ai
libri d’ore contengono molti volumi profani, letture di intrattenimento ma anche scritti filosofici
politici, di divulgazione scientifica. Questi libri potevano essere illustrati. Aumento anche della
produzione di manoscritti profani decorati → Uno dei manoscritti profani più famosi del 300 è il
codex manesse che prende il nome dalla famiglia che lo volle, volume che contiene la più completa
raccolta di liriche in medio alto tedesco ordinata per autori, ognuno degli autori è raffigurato in una
delle 137 miniature che decorano il manoscritto, ognuno in un’attività cortese diversa. I cicli profani
si dispiegavano anche sulle pareti delle dimore private con arazzi e pitture murali andate perdute per
le costruzioni e ricostruzioni progressive dei palazzi. Tra i tanti esempi perduti della decorazione
profana fu quella voluta da Azzone Visconti nel suo palazzo privato del palazzo ducale di Milano,
siamo a conoscenza di quella perché Galvano fiamma ci descrive un affresco dipinto da Giotto che
raffigurava una gloria mondana attorniata dai cavalieri tra cui Enea, Attila, Ettore, Carlo Magno
nonché lo stesso Azzone, questa decorazione viene riprodotta in due miniature che si possono
ricondurre ad Altichiero e conservano memoria di questa composizione perduta. Nei palazzi
signorili i temi ricorrenti erano narrazioni romanzesche e il ciclo arturiano. Ancora più ricorrenti
decorazioni semplici, pitture che simulavano tessuti preziosi, ornati araldici o rappresentazioni
bucoliche abitate da animali e uccelli di vario tipo (palazzo dei papi ad Avignone camera del cervo
1343)

Nascita del ritratto moderno → (Giotto maestro della resa di tratti individuali, Simone Martini
disegnò su pergamena un ritratto di Laura ) ad Avignone simone Martini esegui anche il ritratto di
Napoleone Orsini. Sempre ad Avignone le immagini individualizzate e naturalistiche dei dipinti di
Matteo Giovannetti, questi esempi dimostrano che fu la pittura Italiana a fornire i mezzi per creare i
primi ritratti. Primo ritratto che è a noi arrivato è quello di Jean le Bon padre di Carlo V , dipinto di
datazione incerta 1350 circa e denuncia nel fondo oro e nel chiaroscuro del profilo la conoscenza
della pittura italiana grazie alla mediazione di Avignone.

FIGURA DELL’ARTISTA 300 400


nella nuova civiltà urbana gli artisti sono installati nelle città dove il loro lavoro è organizzato in
corporazioni → associazioni cittadine che riuniscono tutti coloro che esercitano lo stesso mestiere.
il concetto di corporazione basso medievale non corrisponde ai nostri criteri, a Firenze i pittori
facevano parte dell’arte dei medici e degli speziali perché i mercanti di spezie vendevano i pigmenti
per colori mentre gli orafi erano iscritti all’arte della seta.
Le corporazioni avevano delle regole ben precise con criteri molto selettivi perché una delle
funzioni principali era di garantire ai loro membri il monopolio del mercato e scoraggiare l’ingresso
di maestri stranieri. Avevano degli statuti che regolavano il funzionamento delle corporazioni
regolamentando le modalità dell’apprendistato che avveniva in un periodo che andava dai 6 agli 8
anni. Una volta terminata la formazione c’erano 2 possibilità: rimanere nella bottega del maestro o
entrare in un’altra o aprire una propria bottega.
Sorvegliavano anche le modalità della produzione : controllavano la qualità dei materiali usati a
tutela dei committenti.
Durante il 300 l’arte fu un “affare di famiglia” perché i figli degli artisti godevano di commissioni
privilegiate per accedere all’apprendistato e al rango di maestro, il caso più noto in Italia è il gruppo
familiare di simone Martini che sposò la figlia di un altro pittore e nella bottega lavoravano il
fratello e i cognati. ( ← domanda frequente esame)
Gli artisti sono radicati nei centri urbani ma parallelamente viaggiano molto, la mobilità era
obbligatoria per chi lavorava nei grandi cantieri monumentali. I viaggi e i soggiorni degli artisti
sono legati a grandi fenomeni economici politici e sociali come il caso dello spostamento del papato
ad Avignone. Mercanti svolsero un ruolo fondamentale anche nella produzione delle opere d’arte e
in particolare nei manufatti più preziosi (apocalisse di Angè si associa il nome di Nicola Bataille
grande mercante che intervenne nella produzione di questa apocalisse facendo da intermediario fra
il committente e l’artista) altro settore in cui a Parigi i commercianti svolsero un ruolo sociale fu
quello dei libri manoscritti, fondamentale fu la figura del libraio riunendo i compiti di libraio ed
editore.
Non soltanto le città furono uno spazio importante per l’attività degli artisti ma anche le corti che
fornirono agli artisti nuovi spazi di azione : Parigi, Londra, Avignone centri importantissimi per
l’attività a corte perché gli artisti vennero integrati nella struttura giuridico amministrativa delle
corti. Matteo Giovannetti dal 1346 divenne il pittore dei papi e comincia a gestire tutte le attività
connesse alla decorazione del palazzo dei papi e il pagamento dei collaboratori che lavorano sotto le
sue direttive.

La produzione dei manoscritti miniati nel basso Medioevo. Parte I


Alcuni avvenimenti capitali tra XII e XIII secolo ebbero un riflesso sulla produzione del
manoscritto e pesarono anche sulla storia della miniatura italiana ed europea.
-Sviluppo delle città a partire dalla rinascita del 1000
-Nascita di una cultura laica
nei primi secoli del medioevo la trasmissione della parola scritta era stata appannaggio esclusivo dei
monasteri e degli scriptoria interni ad essi. Lo scriptorium era un luogo fisico dove venivano copiati
e decorati i libri manoscritti da parte dei monaci amanuensi e miniatori.
Tra XII e XIII secolo la produzione del libro manoscritto cessa di essere appannaggio esclusivo
degli scriptoria uscendo dall’ambito monastico e radicandosi nelle città e nei centri dove stavano
nascendo le prime università. La nascita e sviluppo delle università segnò una svolta importante
perché l’aumentata necessità
dei libri per insegnamento e
studio determinò la nascita di
un fiorente mercato librario.
Nelle città universitarie
nascono delle botteghe laiche
molto attive dirette dagli stessi
librai che erano una figura
paragonabile a quella di un
editore. l’aspetto più
interessane della produzione
libraria era il sistema delle
pece → fascicoli sciolti di 4
fogli dell’esemplare del testo
corretto dal professore, questi
fascicoli venivano affidati ai
copisti con il risultato che alla
fine dell’operazione si
avevano più copie corrette
della stessa opera poiché
ognuna discendeva dalle pece.(Sistema che nasce per velocizzare la produzione del libro
manoscritto) si conservano gli statuti dell’università che ci danno una serie di notizie sulla
produzione del libro → regolamentavano rigidamente la produzione del libro stabilendo ad
esempio degli obblighi precisi per i librai che dovevano garantire la correttezza delle pece
depositate nelle botteghe, fissare ogni anno la cifra per l’affitto delle pece e i prezzi delle opere in
vendita che veniva calcolato in base al numero dei fascicoli. Le pece erano molto importanti per
unità di misura per il pagamento dei copisti e la vendita dei libri. Uso di una pergamena mediocre e
robusta e scrittura nitida e comprensibile perché le pece dovevano essere resistenti e scritte in
maniera chiara per garantire la correttezza delle copie. ( es. Glossa ordinaria alle decretali di
Gregorio IX) libro universitario produzione che rivoluziona il manoscritto.
Il manoscritto universitario è spesso di aspetto modesto comprato in società da più studenti oppure
poteva essere copiato per risparmiare dallo steso studente che affittava le pece e copiava il testo
perché gli studenti avevano l’obbligo di seguire le lezioni con una copia del libro davanti.
(miniatura tratta da manoscritto bolognese della metà del 14 secolo dove si vede Enricus de
Alemagna che tiene una lezione davanti a un gruppo di studenti)
esistevano anche esemplari di lusso decorati e miniati destinati a studenti facoltosi. I centri si
specializzarono a seconda dell’insegnamento impartito nelle università del centro stesso es. Parigi
uni specializzata in studi teologici e i libri venivano prodotti soprattutto bibbie e testi di teologia
Padova e Bologna diritto e giurisprudenza le botteghe si specializzarono nella produzione di
manoscritti giuridici.
Circolazione di studenti e docenti da una città all’altra che porto a una uguale circolazione di libri
che ebbe conseguenze per la diffusione di testi e iconografie e linguaggi stilistici.

Nel periodo gotico nascono e si diffondono nuove tipologie di libri importanti per la miniatura →
bibbia moralizzata commissionate per la famiglia reale francese durante i regni di luigi 8 e luigi 9
1223-1270, nelle bibbie moralizzate gli episodi biblici sono moralizzati sia nel testo che nelle
miniature di accompagnamento; ogni testo biblico è accompagnato da una interpretazione simbolica
e allegorica ( ← domanda frequente esame)

Tra XIV e XV secolo aumentò la produzione di manoscritti con testi profani che interessò
soprattutto la Francia e i paesi bassi, manoscritti che potevano contenere testi classici o
compilazioni o adattamenti di storia classica. Molti testi di Boccaccio vennero tradotti in francese e
completati da ciclo iconografico. Esistono molti più manoscritti miniati francesi di Boccaccio che
italiani. Difficilmente il miniatore conosceva direttamente i testi contenuti nei manoscritti che
doveva decorare, la maggior parte delle volte seguiva le istruzioni che gli venivano fornite dai librai
che avevano un ruolo importante perché i librai non solo vendevano i libri ma servivano da
intermediari tra il committente il copista e il miniatore nella produzione dei manoscritti, aveva
quindi un ruolo analogo a quello di un mercante.
Le livre du coeur d’amour epris – libro del cuore innamorato d’amore
romanzo d’amore cavalleresco in parte in rima in parte in prosa scritto nel 1457 dal re Renato
d’Angiò, colpisce il rapporto stretto tra l’immagine e il testo al punto che inizialmente alcuni
studiosi tra cui Otto Fekte storico dell’arte austriaco morto alla fine degli anni 80 del secolo scorso,
ipotizza che pote essere lo stesso autore del testo a illustrare il manoscritto, in realtà oggi il
manoscritto è stato attribuito a un altro autore: Barthelemy d'Aick che fu un pittore e miniatore di
formazione fiamminga forse originario di Liegi. Pittore e miniatore di formazione fiamminga ed è
documentato in Provenza, ad Ange e anche a Napoli alla corte di re Renato d'Angiò. In questo
manoscritto mostra di aver conosciuto modelli italiani per i cavalieri e gli edifici, ma la cosa che
colpisce è la interpretazione di alcuni particolari e l’osservazione dei fenomeni naturali cosa propria
della pittura fiamminga del periodo. Colpisce il modo in cui d’Aick raffigura la luce che è catturata
nelle diverse manifestazioni → scene all’alba crepuscolari e notturne. Raffigurazione dell’incidenza
della luce creando ombre riflesse realistiche. La pagina più famosa è quella con amore che dona a
desiderio il cuore del re malato dove la fonte di illuminazione è una lucerna nell’angolo inferiore a
destra della scena e questo permette di creare degli effetti luminosi come le ombre lunghe che
percorrono il pavimento e gli effetti di controluce che denotano una grandissima inventiva. Il
realismo si nota anche in altri particolari delle miniature e in una di queste il realismo include la
figura di un cavallo che urina → particolare significativo perché l’osservazione del naturale nel
nord Europa a partire dalla fine del 13 secolo è spesso connessa con l’umoristico e il grottesco.

La zona dei manoscritti dove si trovano le invenzioni più innovative sono i margini dei manoscritti
nordici che si popolano di scene realistiche e/o umoristiche spesso non connesse con gli scritti
chiamate Droleries.
Una tipologia tipica sono i libri d’ore → libri di preghiera destinata alla devozione privata, la
produzione di un libro manoscritto coinvolge personalità diverse, il copista che copia il testo,
decoratori minori che producono le iniziali più semplici e poi altri artisti specializzati nella
decorazione dei margini miniature a piena pagina ecc.
L’opera d’arte medievale non è mai frutto di un genio isolato ma è collettiva → per velocizzare i
tempi di consegna intervengono personalità diverse.
Spesso sono committenti laici sovrani, principi e le loro consorti. Questi grandi committenti sono
spesso dei veri bibliofili e fanno eseguire o comprano per la loro biblioteca manoscritti miniati, e
raccolgono e collezionano libri di vario genere quasi sempre decorati e illustrati, non solo testi sacri
ma anche libri di storia come les grandes croniques de france Parigi 1370-79 (appartenne a Carlo
V di Francia) o grandi manoscritti cavallereschi coma lancelot du lac ( manoscritto che contiene un
romanzo cavalleresco fra i più diffusi del ciclo arturiano, manoscritti che contengono un testo della
letteratura medievale francese ma circolano in tutta Europa)
i trattati di caccia non potevano mancare nelle biblioteche principesche ( de arte venandi cum
avibus di Federico II) altra tipologia diffusa furono i libri di viaggi reali o immaginari (libro delle
meraviglie di Marco Polo donato al duca di Berry dal duca di Borgogna Giovanni senza paura)

a partire dal XIV secolo saranno sempre più frequenti gli artisti che precedentemente avevano
lavorato in pittura che si daranno alla decorazione dei manoscritti, caso più celebre è quello di
Simone Martini che per l’amico Petrarca esegui il frontespizio del Virgilio. Casi invece di
doppia attività: artisti che furono nello stesso grado pittori e miniatori ad esempio a Firenze Pacino
da Bonaguida o il caso di Lippo Vanni a Siena tra 1340 e il 1375. per quanto riguarda il 15 secolo si
ricorda Michelino da Besozzo grande miniatore e pittore su tavola (miniatura frontespizio per
l’orazione che Pietro castelletto scrisse nel 1403 in seguito alla morte di Gian Galeazzo Visconti).
Doppia attività a nord delle Alpi : Jan van Eyck e Jean Fouquet. Pagine di ore di Torino Milano
iniziato per Jean de Berry.
La committenza laica continua nel 400 e diventa più massiccia.
Nel tardo medioevo e soprattutto nel 1400 gli artisti introducono sempre di più l’osservazione
diretta del mondo circostante, questa evoluzione si percepisce nei libri di modelli dove accanto alla
copiatura di particolari iconografici l’artista sperimenta e crea nuove composizioni o raffigurazioni
del mondo che lo circonda (libro di modelli di Giovannino de grassi) si ritrovano animali anche nei
margini dei manoscritti eseguiti da Giovannino.
Mobilità dei miniatori : periodo della fine del medioevo la mobilità fu particolarmente massiccia,
uno dei casi più emblematici è Parigi che alla fine del 14 e inizio 15secolo attirò miniatori da tutta
la Francia le fiandre e l'Italia. Maestro delle iniziali di Bruxelles fu il tramite per l'arrivo delle nuove
concezioni estetiche del manoscritto bolognese e padovano.
Viaggiano molto i manoscritti miniati come libri di studio e girano anche come dono tra principi e
governanti. Si crearono dei mercati destinati all’esportazione in particolare nelle fiandre dove
sorsero una serie di botteghe specializzate nella produzione di libri d’ore destinati all’esportazione.
Presenza di copie della stessa miniatura riprodotta in manoscritti diversi ad indicazione che la
grande richiesta di libri richiese anche la produzione di singoli fogli miniati destinati
all’esportazione come fogli sciolti.
Gold Scrolls Group → corrente stilistica in voga a Bruges nel secondo quarto del 15 secolo
caratteristici fondali a tinta unita color vinaccia percorsi da una fitta trama di tralci dorati molti
manoscritti riconducibili a questa corrente e furono destinati al mercato estero.
Trasmissione di motivi stilistici e iconografici da una regione a un’altra → fu importante la
diffusione delle incisioni (influsso del maestro delle carte da gioco, incisore tedesco fra 1420 e 1450
anonimo su fregi dei manoscritti del ducato di Savoia ai tempi di Amedeo ottavo)
influsso delle incisioni di martin Schingauer: attivo nella seconda metà del 400, le sue incisioni
furono copiate da un miniatore anonimo attivo tra Piemonte e valle d'Aosta per il primo decennio
del 13 secolo chiamato maestro di Giorgio di Challant (esponente delle famiglie più in vista del
ducato di Savoia e priore ad Aosta) il miniatore riprende l’immagine della veronica di un’incisione
di Martin.
La domanda crescente di manoscritti generò delle copie gemelle o multiple dello stesso manoscritto
ex a Parigi nei primi decenni del 400 venne prodotto un numero notevole di copie di testi a carattere
profano per i committenti del periodo.
L’esplosione della produzione dei manoscritti per i laici è legata anche alla crescente
alfabetizzazione e alla pratica della lettura silenziosa, nell’alto medioevo molti testi venivano letti
ad alta voce in chiesa o nei refettori dei conventi mentre testi di carattere storico e narrativo a corte.
Nel 14 secolo la la lettura con gli occhi ebbe conseguenze importanti per la storia della miniatura
perché il fruitore di manoscritti usa in prima persona il manoscritto ed è disposto ad investire
somme per la decorazione, il rapporto con il codice diventa più intimo e va di pari passo con la
diffusione di opere d’arte trasportabili per la devozione privata.
Specializzazione dei ruoli → Le botteghe che producono manoscritti diventano sempre più grandi
per soddisfare la richiesta, dovendo produrre tanti manoscritti è fondamentale che il processo di
produzione diventi più rapido espandendo lo staff.
All’interno delle scene figurate l’artista più dotato eseguiva le figure in primo piano, uno più
meccanico poteva eseguire il fondale decorato. Grandi artisti collaborarono fianco a fianco alla
realizzazione di manoscritti creando una mistione di stili e modelli fra una bottega e l’altra.
Nel 14 e 15 secolo sopravvissero tradizioni iconografiche dei secoli precedenti, il caso più noto è
quello dell’apocalisse che nella metà del 15 secolo conobbe fortuna in Inghilterra dando vita ad una
tradizione figurativa molto originale. Esempio: apocalisse di Amedeo 8 di Savoia 1428-1434
realizzata da Jean Bapteur che segui il modello eseguito in Inghilterra verso la metà del 200,
probabilmente presente nella biblioteca di Amedeo di Savoia. Egli riprende il modello e lo
arricchisce (immagine di san Michele arcangelo che sconfigge un drago a piu teste che prende a
modello iconografico un dipinto di Ambrogio Lorenzetti) i modelli italiani del 200 e 300 furono
determinanti per lo sviluppo della cultura figurativa successiva.
Pratica della copia di manoscritti antichi → durante il concilio di Basilea nel 1431 il vescovo di
Padova fece eseguire la copia di un manoscritto tardo carolingio CODEX SPIRENSIS a sua volta
la copia di un manoscritto tardo antico che conteneva testi diversi. L’artista che esegui questo
manoscritto è Peronet Lamy arrivato al concilio con Amedeo VIII. La copia dl codex riproduce nel
modo più fedele possibile le illustrazioni del codice originale, in alcuni casi introduce delle varianti
( es miniatura con monete che non hanno connessione con il testo perché sono di epoca classica
quindi di un periodo precedente rispetto al manoscritto originale tardo antico, la variante fu voluta
probabilmente dal vescovo di Padova)
Le «drôleries»
Il termine deriva dal francese
drole che significa strano /
divertente, e si usa per indicare
la decorazione marginale dei
manoscritti gotici eseguiti dalla
seconda metà del 13 secolo
inventate in periodo gotico ma
rimangono in voga fino alle
soglie dell’età moderna e
l’invenzione della stampa.
Immagini strane e divertenti
grottesche che apparentemente
sono prive di significato e
slegate dal testo e dalla
illustrazione principale. Il
termine fu coniato nel
rinascimento e si trova per la
prima volta in un dizionario nel
1611 e indica la maschera, il
satiro e per estensione indica il
volto deforme scimmiesco e un po' mostruoso. Nelle fonti medievali troviamo il temine babuin che
significa babbuino, termine che si riferisce alle scimmie uno degli animali più rappresentati nei
margini dei manoscritti gotici. In generale si riferisce anche a tutta la varietà degli esseri mostruosi
e fantastici soprattutto francesi e inglesi ma anche fiamminghi realizzati fino al 15 secolo. Questo
tipo di decorazioni secondarie in epoca gotica caratterizza non solo i margini, si ritrova spesso
anche nelle zone periferiche degli edifici (capitelli o decorazioni secondarie) anche nelle cornici che
circondano le pitture murali, ma anche in altre parti degli stalli Lignei (misericordie, mensole lignee
applicate nella faccia anteriore dei ripiani dei sedili degli stalli chiamate cosi perché atto di carità
per i membri del clero che sarebbero dovuti rimanere in piedi, grazie a queste mensole si
appoggiano). Come facenti parte della creazione anche le creature fantastiche hanno il diritto di
essere rappresentate, ma ai margini poiché è ai confini del mondo che tali creature abitano, creature
spesso descritte dagli autori antichi e medievali. Creature come le sirene, gli scipodi esseri
mitologici dotati di una sola gamba e un solo enorme piede, sono i blemmi esseri fantastici acefali
col volto sul petto e sulla schiena, le chimere, i centauri.
Queste creature sono di varietà infinita concepiti da una fantasia sfrenata che rielabora le invenzioni
classiche e si troveranno più tardi nei dipinti di Hyeronimus Bosch. Accanto a questi ibridi troviamo
anche creature normali ma dimezzate ( teste umane da decorazioni vegetali o mezzi busti) o
personaggi o animali raffigurati realisticamente ma impegnati in azioni surreali, buffe o bizzarre.
La decorazione marginale arricchisce manoscritti di ogni tipo (studio, di contenuto profano ma
anche in manoscritti liturgici e di devozione privata) e si dispongono in maniera indifferente su uno
o tutti i margini della pagina oppure sui prolungamenti delle iniziali. A volte possono avere un
collegamento col testo scritto (salterio Howard Inghilterra 1310-20 l’iniziale istoriata raffigura
David che suona la lira immagine richiamata nei margini da un’altra serie di figure più o meno
realistiche che suonano vari strumenti)
anche scene di vita quotidiana
una serie di immagini di contenuto diverso e il miscuglio di sacro e profano, la commistione di
sacro e profano caratterizza tutto il medioevo.
SALTERIO LUTTRELL Inghilterra 1325-40 salterio eseguito per committente laico e nei margini
vediamo in 4 pagine la preparazione di un banchetto destinato al committente.
altro libro diffuso salterio perché su di essi i fanciulli di corte imparavano a leggere.
Si trovano anche animali che scimmiottano attività umane con intento umoristico e parodistico. A
volte animali tratti dalle favole classiche di Esopo e Fedro, usate come esempi morali. Una spesso
rappresentata è quella della volpe e della cicogna. Gli episodi più rappresentati del romanzo sula
volpe sono la condanna all’impiccagione commutata in pellegrinaggio, il pellegrinaggio stesso e la
nuova condanna e i suoi funerali.
Gli animali nel medioevo spesso hanno un significato simbolico ( lumaca è il simbolo dell’accidia )
la scimmia è uno degli animali più rappresentai nelle attività più diverse, divertivano per la naturale
attitudine all’imitazione e piacevano perché facilmente addomesticabili ed erano largamente
presenti nelle dimore principesche. La scimmia denota qualità negative e rappresenta gli istinti che
l’uomo deve domare e spesso sono raffigurate con questo significato. Spesso hanno un collare per
simboleggiare il dominio dell’uomo sui suoi istinti animali. Sono tante le drolerie anticlericali per la
feroce propaganda anticlericale che in Francia si intensifica durante il regno di Filippo il bello. In
un libro d’ore eseguito a Liegi nel 1310-20 che si conserva a Londra ci sono immagini che
stigmatizzano i costumi rilassati delle monache che sono intente ad abbracciare un giovane amante.
In un manoscritto di Manchester che contiene il romanzo arturiano di lancelot du lac si vedono le
conseguenze del peccati di una monaca nell’intento di allattare una scimmia, scena che ricalca la
iconografia della virgo lactant ma satirica che simboleggia l’enorme differenza dalla vergine Maria.
Spesso i sacramenti vengono ridicolizzati, esempio un salterio si vede nel margine inferiore una
scimmia vestita da vescovo assistita da un gatto diacono che celebra la messa elevando verso il
cielo il cranio di un suo simile. Accanto alle immagini dissacranti tante sono le scene scurrili o
oscene.
Potevano costituire una sorta di pausa e rimedio alla noia nella lettura tenendo conto della
monotonia delle preghiere di un manoscritto liturgico o devozionale.

Alcune tipologie di manoscritti medievali. Parte I


Anche dopo l’invenzione della stampa furono comprati, venduti, stampati più libri d’ore.
LIBRO D’ORE → libro di preghiere usato da donne e uomini laici, contiene le preghiere da
recitare, ma meno complesse perché destinate a un pubblico laico. Generalmente un libro
esteticamente più bello dei breviari. Difficile trovare un libro d’ore non decorato perché
l’illustrazione ha un ruolo fondamentale ed è uno dei motivi principali della fortuna di questi testi
alla fine del medioevo.
Altra ragione del loro successo è il culto crescente nei confronti di Maria, emblematica di questa
devozione è la centralità delle ore della vergine, che costituiscono la parte centrale dei libri, estratto
del breviario e contenevano una serie standard di preghiere da recitare in onore di Maria nelle otto
ore canoniche in cui era divisa la giornata. Le ore della vergine si dividevano in : Mattutino, lodi,
prima, terza, sesta, nona, vespri e compieta. Il contenuto dei libri d’ore variava da volume a
volume ma in linea di massima consisteva di otto parti → Si apriva con un calendario, poi gli
estratti dei 4 vangeli, le ore della vergine, ore della croce, dello spirito santo, due preghiere in
onore della vergine note come “obsecro te” e “o intemerata”, i salmi penitenziali e le litanie,
l’ufficio dei morti, numerosi suffragi. Ci sono tante eccezioni, non sempre si ritrova questa
impostazione ma il calendario è sempre in apertura del manoscritto e le ore della vergine ne sono il
cuore, le altre parti possono esserci o non esserci e non necessariamente poste in questa sequenza.
Ognuna di queste sezioni era accompagnata da una o più immagini che servivano sia come
arricchimento estetico del testo e come strumento aggiuntivo per la meditazione. Il calendario può
essere decorato o non decorato, se decorato tradizionalmente accompagnato dalle raffigurazioni
delle attività legate ad un mese ed i segni zodiacali relativi. Altra sezione sono gli estratti dei 4
vangeli che seguivano il calendario, l’illustrazione tipica della sezione erano i ritratti dei 4
evangelisti posti all’inizio dell’estratto del proprio vangelo nell’atto di scrivere su rotoli di
pergamena o codici rilegati la sequenza era Giovanni, Luca, Matteo e Marco. Seguono da un punto
di vista iconografico una tradizione che ha le radici nell’antichità classica nei ritratti degli autori e
filosofi posti all’inizio del loro testo. Spesso queste miniature sono importanti come documento
iconografico perché ci descrivono gli strumenti di lavoro del copista medievale. Spesso gli
evangelisti sono accompagnati dai loro simboli, mentre Luca Matteo e Marco sono rappresentati
negli studi tendenzialmente Giovanni è raffigurato nell’isola dove fu esiliato dall’imperatore
domiziano e dove la tradizione vuole che scrisse l’apocalisse. San Giovanni può essere
accompagnato dalla figura della bestia dell’apocalisse e ricorda che s Giovanni scrisse il testo
dell’apocalisse.
Agli estratti dei vangeli
seguono le ore della vergine. Il
ciclo iconografico standard era
composto così : il mattutino
con la raffigurazione
dell’annunciazione, le lodi con
la visitazione incontro fra
Maria ed Elisabetta, la prima
con la natività, la terza con
l’annuncio ai pastori, la sesta
con l’adorazione dei magi, la
nona con la presentazione al
tempio (altro soggetto
possibile è la circoncisione), i
vespri con la fuga in Egitto
(altro soggetto massacro degli innocenti) in fine compieta si apre con la scena dell’incoronazione
della vergine (altri soggetti fuga in Egitto, assunzione della vergine)
il testo scritto è separato da divisioni che devono favorire la lettura.
I due offici più frequenti sono le ore della croce e dello spirito santo che spesso possono essere
unite, solitamente poste dopo le ore della vergine. Le ore della croce sono aperte da una
crocifissione (altri soggetti sono l’orazione nell’orto, il bacio di giuda, l’andata al calvario, o il
cristo in pietà altra scena più rara è l’immagine di Costantino) può esserci una versione lunga delle
ore della croce che prende il nome di ore della passione.
L’immagine più frequente per le ore dello spirito santo è la pentecoste ( altri temi trinità o battesimo
di cristo)
possono contenere tante preghiere aggiuntive a seconda delle richieste dei committenti.
Illustrazione tipica dell’obsecro te è la vergine col bambino in tutte le sue varianti. La preghiera o
intemerata è accompagnata dall’immagine della pietà.
Sezione dei salmi penitenziali → 7, si recitavano a scopo espiatorio soprattutto nel 15 secolo hanno
ad apertura una miniatura che raffigura David in preghiera perché David è tradizionalmente
considerato l’autore dei salmi. La scena raffigura David in penitenza davanti a dio che chiede
perdono per i suoi peccati perché fu un grande re ma anche grande peccatore e nell’immaginario
medievale era considerato un penitente modello. Altre iconografia giudizio universale, o episodio
della vita di David come l’uccisione di Golia o David vittorioso che viene accolto dalle vergini di
Israele.
Ricalca nella composizione il
BREVIARIO → testo liturgico contenete salmi e preghiere che nei conventi e monasteri erano
cantati o letti privatamente dai religiosi. Non tutti miniati, ne esistevano di semplici e non decorati

alla fine dei salmi penitenziali si trova un testo che contiene una lista di nomi di santi preceduti
dalle lettere OR che stanno per ora pro nobis, le litanie seguono i canti penitenziali e difficilmente
sono accompagnate da immagini dopo i salmi penitenziali e le litanie si trova l’ufficio dei defunti
che consiste in una serie di salmi da recitare davanti alla bara di un defunto ma anche
quotidianamente come memento mori e per protezione dalla morte improvvisa. Le miniature che
decorano questa parte sono iconograficamente varie e le più variabili all’interno dei libri d’ore oltre
che le più fantasiose perché riguardano una delle paure più sentite : la paura di morire senza
l’ultima confessione e comunione. Recitare quotidianamente queste preghiere preservava da questo
tipo di morte. Nel medioevo c’era una devozione particolare nei confronti di san Cristoforo che
proteggeva dalla morte improvvisa e spesso e volentieri si trovano immagini medievali di san
Cristoforo affrescato all’esterno delle chiese per permettere ai viaggiatori di rivolgergli una
preghiera. Con poche eccezioni questa parte era decorata da una sola miniatura e il soggetto più
diffuso è la rappresentazione di un ufficio funebre. Alcune immagini patimenti di Giobbe,
resurrezione di Lazzaro, patimenti dei dannati, la personificazione della morte, l’incontro dei tre
vivi coi tre morti.
Suffragi → brevi preghiere rivolte ai santi, sezione che personalizza i libri d’ore perché la quantità
di preghiere rivolte ai santi varia a seconda della grandezza dei libri ma anche riflette le scelte
devozionali del committente. Aperta con una preghiera rivolta alla trinità che può essere
accompagnata da una sua illustrazione
accanto alle preghiere standard dei libri d’ore si può trovare l’aggiunta di testi e preghiere
accessorie, perché essendo rivolti a un pubblico laico il committente era libero di inserire preghiere
e testi che preferiva. La personalizzazione dei libri d’ore è molto frequente fra 14 e 15 secolo,
avviene sia nella scelta dei testi contenuti. Inserzione di motivi araldici ed emblemi e
inserimento della figura stessa del committente nel manoscritto.

MESSALE → libro liturgico che contiene tutte le preghiere e le cerimonie necessarie alla
celebrazione della messa. Destinato ai religiosi. Si apre con un calendario dove mese per mese
sono annotati gli anniversari dei santi e le principali festività , al calendario segue il temporale che
include le formule della messa relative alle domeniche e alle feste legate ai misteri dell’incarnazione
e redenzione, queste ultime possono essere fisse come il natale o mobili perché dipendenti dall’anno
lunare e solare. All’interno del temporale o dopo si trova l’ordinario della messa che è la parte
centrale della messa che è invariabile ed uguale in tutti i messali → si compone del prefazio e il
canone. Segue il santorale sezione dove sono comprese le feste in onore dei santi incluse le feste in
onore della vergine Maria, tendenzialmente si apre con la festa di s Andrea il 30 novembre.
Temporale e santorale possono variare nel contenuto perché possono seguire l’uso liturgico proprio
di una diocesi o regione particolare, il temporale in particolare può contenere feste in onore di santi
locali. Sezioni importanti perché danno informazioni sulla localizzazione geografica dei
manoscritti. Al santorale segue il comune dei santi che contiene le preghiere non incluse nel
santorale e in particolare quelle per santi divisi per categorie → santi apostoli, martiri, confessori,
vergini ecc. Il messale si conclude con messe votive > remissione dei peccati, pellegrini, martiri,
sposi ecc e spesso si trovano orazioni per i defunti. Come in quasi tutti i manoscritti anche nei
messali la decorazione può avere un peso importante e ha un ruolo di introdurre e accompagnare i
punti salienti del testo. L’incipit del temporale è solitamente decorato con grande iniziale che se
istoriata rappresenta il re David in preghiera che innalza la propria anima in forma di fanciullo verso
dio.
Le parti più decorate sono l’inizio del canone e l’ordinario della messa, in questa parte la
raffigurazione usuale è la crocifissione accompagnata di consueto dall’eterno in gloria tra i simboli
degli evangelisti.

BREVIARIO → Il breviario contiene preghiere ed inni che nei conventi e monasteri erano cantati
in coro e letti privatamente. Non ha una struttura molto diversa dal messale, inizia col calendario,
ordinario, salterio che contiene salmi e inni che dovevano essere recitati ogni giorno, poi il
temporale che comprende le preghiere dedicate alla vita e passione di cristo, il santorale che
contiene tutte le ricorrenze dedicate ai santi maggiori, dopo il comune dei santi contiene le
ricorrenze per i santi divisi per categorie, in appendice al salterio furono uniti i salmi penitenziali le
litanie i suffragi, l’ufficio dei morti e della beata vergine che conteneva in forma abbreviata tutte le
preghiere per la festività della madonna. A partire dall’11 secolo questa parte si staccò è divenne un
libro autonomo diventando il libro d’ore. Non sono molti i libri d’ore riconducibili all’Italia ma
caratterizza soprattutto il nord delle Alpi particolarmente la Francia e i paesi bassi.
EVANGELIARIO contiene testo completo dei vangeli

EVANGELISTARIO contiene dei brani dei vangeli

ANTIFONARIO
contiene le antifone i canti dei salmi solitamente di notevoli dimensioni perché dovevano essere
visibili a più persone poste ad una certa distanza dal leggio. Contengono sempre notazioni musicali.
Anche il messale e il breviario contengono parti cantate ma in misura minore.

La miniatura a Parigi prima di Jean Pucelle


Anche in Francia le innovazioni dell’arte centro italiana giocarono un ruolo importante dando vita a
soluzioni originali soprattutto nell’ambito della miniatura. In Francia lo stile dei miniatori non subì
l’influenza delle innovazioni transalpine fino al 1330 quando la scena parigina emerge la figura di
Jean Pucelle. Bisogna aspettare fino a quegli anni anche per l’influsso di un miniatore che aveva
dominato il panorama della produzione libraria Maitre Honore → l’attività di questo mestro è
ricostruita grazie a una serie di documenti contabili fra 1292 e il 1300. in questi documenti vene
citato Honorè originario dell’estremo nord della Francia e risulta che Maitre Honorè era alla fine del
200 l’artista più in vista. Il suo nome si trova anche in un codice miniato che è il primo codice
attribuibile a questo maestro, si trova a Tours nella biblioteca municipale e contiene il decretum
gratiani con le lotte di Bartolomeo da Brescia, un testo dal carattere giuridico. Esecuzione solo del
frontespizio da parte di Maitre Honorè con una miniatura che raffigura un re che detta il diritto a un
segretario seduto a terra con un rotolo di pergamena mentre sullo sfondo una serie di figure che
assistono alla scena, in primo piano un cavaliere un rappresentante del clero e un giudice. Ad inizio
una nota in latino ci dice che il manoscritto fu acquistato nel 1288 direttamente dal maestro Honorè.
Ci sono diversi documenti contabili che parlano del maestro → livres de taulle libri dove venivano
segnate le imposte fondiarie che venivano concepite dalla corona francese e accanto alle imposte
erano segnati i nomi di chi le pagava, ciò ci permette anche di capire lo status sociale degli artisti.
Questi documenti ci confermano quello che diceva la scritta presente nel manoscritto di Tours, ci
confermano che Honorè abitava in questa rue herenenboc de bria e che lavorava insieme al genero.
Ai tempi di Honorè la strada in cui abitava era prossima alla via degli scrittori, il quartiere dei
miniatori a Parigi.
La maggior parte dei manoscritti ricondotti a lui testimoniano che i committenti furono di rango
reale → breviario di Filippo il bello 1290-95
altro manoscritto attribuito ad Honorè testo che contiene la Somme le Roi del 1294 ed è la prima
copia miniata pervenuta di questo testo → compilazione allegorica contenete un trattato sui vizi e
virtù e considerazioni morali sui comandamenti e il credo e fu dedicata al re Filippo il bello intorno
al 1279 e fu scritta da un monaco domenicano.
La miniatura di Tour presenta qualche arcaismo visibile nella quinta che circonda la scena, ma lo
stile è già maturo e padrone del linguaggio nuovo rispetto alla tradizione parigina precedente in
particolare mostra di superare l’appiattimento totale delle forme sul piano della pagina che aveva
caratterizzato la miniatura precedente, ottiene un effetto di profondità dei piani, staccando in modo
sensibile le figure dl re e dello scriba rispetto a quelle degli altri personaggi. Anche il modo di
colorare cambia con l’introduzione di tonalità nuove più trasparenti e più brillanti. Si comincia a
dare un rilievo plastico alle figure che si stagliano su fondo astratto e decorativo, spesso e volentieri
dorato. Data la regale committenza c’è profusione di oro e blu di lapislazzuli, pigmento molto
costoso. Questo stile estremamente elegante e cortese ebbe largo influsso sulla miniatura francese
successiva e rallentò l’adeguamento della Francia alle innovazioni italiane.
Cosa succede prima di Pucelle sulla miniatura francese → la vita e i miracoli di Saint Denis 1317
manoscritto dove le miniature manifestano una rottura con l’arte cortese di Maitre Honorè ma
ancora caratterizzate da uno stile fortemente lineare, e nessuno sforzo di invocare la profondità. Le
miniature raffigurano la pagina incipitaria con l’abate di st Denis che offre la sua opera a Filippo V (
dediche molto frequenti → descrivono l’autore dell’opera al destinatario) nell’altra miniatura si
trova una delle storie della vita di san Dionigi con i suoi compagni condotti al martirio. Le
miniature sono accompagnate da tituli e da rotoli di pergamena su cui sono scritte delle
informazioni che ci permettono di capire il contenuto della scena. I tituli al di sopra delle figure
sono un sistema identificativo molto diffuso che troviamo spesso negli affreschi. In queste scene
come in altre miniature del manoscritto, nel registro inferiore sono raffigurate delle scene della vita
quotidiana che evocano l’attività artigianale della capitale francese, le scene hanno un intento
politico di sottolineare il buon governo dei sovrani capetingi.
Altro manoscritto prodotto a Parigi 1315-20 LE ROMAN DE FAUVEL ciclo di miniature riccco
e di contenuto profano, maestro anonimo che ebbe una lunga carriera e lavorò anche quando ormai
sulla scena parigina era emerso l’astro di jean pucelle. Stile adatto alla raffigurazione di temi
profani. Manoscritto importante perché arrivò in piemonte all’inizio del 400 e servì da modello
iconografico per una delle pareti della sala baronale del castello della manta. cavallo eroe
protagonista di un romanzo satirico scritto da Gervais du Bus uno dei notai della cancelleria di
Filippo il bello. Romanzo satirico in cui du bus scrive i mali della società del suo tempo, contiene
77 miniature eseguite da un miniatore parigino che ebbe una carriera piuttosto lunga 1310-1330
circa.
Miniatore a cui si ricollegano una serie di manoscritti che contengono iconografie originali. Il
romanzo contiene un ciclo di immagini profane unico, fu portato nel marchesato di Saluzzo dal
Marchese Tommaso III di Saluzzo che aveva vissuto a Parigi perché costretto all’esilio a causa di
una contesa. Durante questo soggiorno parigino egli scrisse un romanzo allegorico il romanzo de
chevalier errante. Al suo ritorno portò con se diverse opere d’arte comprate a Parigi e tra queste il
roman de fauvel. Questo manoscritto fece parte della biblioteca dei marchesi di Saluzzo e servì da
modello iconografico per una delle due pareti della sala baronale del castello della manta. Altro
manoscritto era il romanzo del cavaliere errante che fu qui fatto miniare dal Maitre de la Citè des
dames

vie et miracles di st denis 1317


realizzato come molti manoscritti da più mani diverse. Molto ricco a livello iconografico , realizzato
in un arco di tempo breve. Sembra che sia omogeneo perché c’era un artista capo che interveniva
alla fine del lavoro dando uniformità al tutto.

JEAN PUCELLE
con Jean Pucelle vediamo un primo tentativo di applicare i nuovi principi dell’arte italiana nella
miniatura francese. Lo studio dell’opera e della figura di Pucelle iniziò nella seconda metà del 19
secolo in seguito alla scoperta del nome dell’artista in calce a una bibbia oggi conservata alla
biblioteca nazionale francese, alla pagina 642 è firmato dal copista Robert de Bylling.
- Cosa tipica dei manoscritti (può esserci o non esserci) è la formula tendenzialmente conclusiva
che viene posta dallo scriba e contiene delle informazioni che riguardano il copista, il suo nome e
quello del committente, il luogo e la data dell’esecuzione (possibile ma non sempre) a volte
particolarmente ricche e poetiche in cui lo scriba descrive la difficoltà e lunghezza del lavoro
COLOFONE -
tale bibbia è nota come bibbia di Robert de Bylling, non contiene solo il colofon ma sulla stessa
pagina tra le due righe del colofon c’è un’iscrizione in rosso che contiene i nomi dei bugnatori e una
data 1327, in cui si specificano i nomi dei miniatori e la data di realizzazione.
Sempre nel secondo 800 si scopri un documento degli anni 1319-24 in cui Pucelle compare in
qualità di esecutore del sigillo della confraternita parigina dell’hopitale de san Jacques. La matrice
del sigillo fu rinvenuta nella senna nel 1852 per scomparire di nuovo, ma venne fatto un calco . Il
sigillo rappresentava san giacomo tra due angeli con due confratelli e in secondo piano altre figure
inginocchiate. Il documento indica un contatto di Pucelle col mondo dell’oreficeria. Perché nel
medioevo i sigilli erano eseguiti dagli orafi come nel caso di Guccio di Mannaia celebre per aver
inventato la tecnica dello smalto traslucido ed esegui anche dei sigilli tra cui quello della città di
siena che simone martini riprodusse al di sotto della sua maestà del palazzo pubblico di Siena ( ←
domanda frequente esame)
ad Anciau de Cens (ansio de son pronuncia) spetta la decorazione delle iniziali e dei margini a Maci
(giache masi pronuncia) spetta la decorazione filigranata mentre a Pucelle spetta l’illustrazione delle
iniziali, tutte le parti istoriate all’interno del manoscritto. Il confronto stilistico e compositivo con le
scene di questa bibbia ha confermato l’attribuzione a pucelle del breviario di Giovanna de Belleville
e del libro d’ore di Jeanne d’Evreaux che ha inoltre il testamento.

BIBBIA DI BYLLING 1327 come recita l’iscrizione posta tra le righe del colofon alla fine del
manoscritto.
A Pucelle spetta la decorazione delle iniziali e tutte le scene miniate.

BREVIARIO DI BELLEVILLE
Breviaro in due volumi che segue l’uso liturgico domenicano oggi si trova alla biblioteca nazionale
di Parigi. Nel 1380 si trovava nelle collezioni di Carlo quinto ma era stato eseguito per Giovanna di
Belleville (1323-26) → moglie di uno dei signori che parteciparono all’insurrezione normanna e
bretone contro Filippo VI di Valois. L’insurrezione fallì e nel 1343 tutti i beni dei nobili
partecipanti vennero confiscati e finirono nelle collezioni regie.
Le illustrazioni hanno una particolarità: la scena principale di alcuni fogli è circoscritta in una delle
due colonne di lettura ma nel margine inferiore del foglio la decorazione prosegue il contenuto
testuale della pagina e contiene delle allusioni al tema raffigurato nella miniatura principale o quello
contenuto nel testo scritto. (cosa che si ritrova in altri manoscritti decorati da Pucelle e la sua
scuola) al tempo stesso ci sono anche delle droleries. il breviario di Belleville si caratterizza per
grande ricchezza dell’ornamentazione e accanto ad elementi tipicamente italiani come le
architetture, compaiono anche droileries tipicamente nordiche. Non ha una datazione precisa, la
critica la data 1323-26 perché in questo breviario è inserito l’ufficio di s Tommaso d’aquino che fu
adottato dall’ordine domenicano in quegli anni.

LIBRO D’ORE DI JEANNE D’EVREUX citato nel estamento di giovanna d’evreux sposa di
carlo IV il bello, morì nel 1371 e nel suo testamento è citato questo libro d’ore.
Non è datato ma noi lo datiamo tra il 1325 e il 28 passò poi nelle collezioni di Carlo V re di
Francia
utilizzo di droileries, prima opera interamene auografa di Pucelle, codice incui è più evidente
l’influsso dell’arte centro-italiana, manoscritto di piccole dimensioni. La trasparenza dei fondi
colorati ricorda la tecnica dello smalto traslucido
decorato a grisaglia→ decoro nei toni del grigio con tocchi di colore, principalmente in volti e
sfondi. La grisaglia compare per la prima volta in questo manoscritto a nord delle Alpi, e diventa
poi caratteristica del gusto principesco francese di quegli anni e avrà larga fortuna nei manoscritti
francesi cortesi dei decenni seguenti. Il precedente più famoso per questa tecnica sono le figure dei
vizi e delle virtù dipinte da Giotto nella cappella degli Scrovegni, ma in realtà non si conosce
l’origine esatta di questa tecnica che potrebbe derivare dalle vetrate o per emulare la scultura in
avorio. All’inizio di ogni sezione delle ore della vergine si affiancano una scena dell’infanzia di
cristo e una della passione. (cosa non frequente)

Opera chiave per capire i rapporti i Pucelle con l’arte italiana è la maestà di Duccio di
Buoninsegna, che ha moltissime connessioni col libro d’ore. In particolare 3 scene annuncio alla
morte della vergine, crocifissione e la sepoltura di cristo scene che decorano la parte posteriore della
maestà, appaiono avvicinabili ad altrettante miniature del libro d’ore. La citazione non è mai
testuale e pedante, ma sempre una rivisitazione della scena dipinta dal modello d partenza ad
esempio nell’annunciazione la vergine di Pucelle è in piedi rispetto al modello duccesco dove è
seduta (iconografia più tradizionale). ( ← domanda frequente esame) la crocifissione non ha
precedenti in Francia, molti elementi desunti dalla crocifissione di duccio come la complessa
disposizione dei personaggi distribuiti su più piani e alcuni colti in torsione, anche lo svenimento
della vergine è di origine italiana.
Strage degli innocenti (al di sotto dell’adorazione dei magi) tema inconsueto nell’iconografia
francese e verosimilmente Pucelle lo mutua dal pulpito di sant'Andrea di Giovanni Pisano. Come le
figure degli evangelisti degli spigoli del pulpito sono riprese in diverse figure marginali del
manoscritto di Pucelle.
Pucelle introduce per la prima volta in Francia le innovazioni plastiche e formali di origine italiana
→ strutture architettoniche che creano l’illusione dello spazio come da tradizione giottesca ma non
rinuncia mai alla cultura della sua formazione e non abbandona il disegno elegante della tradizione
francese e alle decorazioni marginali proprie della tradizione nordica.

JEAN LE NOIR-documentato dal 1335 al 1380


discepolo più famoso di Pucelle per quanto riguarda le sua capacità stilistiche, che ereditò la bottega
e carnet del suo maestro. Fu artista di corte in Francia per Carlo V e Jean du Berry, lavorò per i più
importanti committenti dell’epoca ed ebbe una carriera lunga che si estende dal 1335 al 1380.
una delle opere più precoci è Heures de Jeanne de Navarre 1336-40 intervengono più mani e le
noir si riservò le illustrazioni dell’ufficio della vergine e della passione (le sezioni più importanti del
manoscritto)
Le Noir sfrutta le acquisizioni di Pucelle nel campo della rappresentazione dello spazio e conserva i
suoi stilemi per quanto riguarda la descrizione dei panneggi sovraccarichi di meandri e volute. es.
Riprende quasi alla lettera la composizione del bacio di Giuda di Pucelle, dietro questa apparente
sottomissione allo stile del maestro egli rivela una personalità originale e una propensione per
l’espressività teatrale che è all’opposto rispetto all’arte estremamente equilibrata di Pucelle.
Jean Pucelle Jean Le Noir

la differenza si nota bene se si confrontano le figure di san Pietro e Giuda, Le Noir si discosta dal
tono elegante ed equilibrato di Pucelle e da ai suoi personaggi una carica espressiva assente in
Pucelle. Lo stile di Le Noir evolverà ulteriormente nelle opere successive, ed arriverà a sfruttare
tutti i registri della gestualità a volte al limite del caricaturale dando vita ad una narrazione
estremamente vivace e ricchissima di dettagli.
Salterio di Bona di Lussemburgo 1349 altra committenza. Segue la caratteristica del suo maestro
di aver lavorato per committenti di sesso femminile. Dipinse il salterio per la moglie di Jean le Bon
(futuro re) all’epoca ancora duca di Normandia. Il salterio contiene due pagine con l’incontro dei 3
vivi e dei 3 morti.
Immagine del memento mori.

Altra pagina miniata contiene la ferita di Cristo e gli strumenti della passione

i margini sono accompagnati come in Pucelle, da decorazioni diverse,


in questo caso droileries → stemma della committente sorretto da
figure ibride, uccelli e altre figure ibride che portano la scala usata per
issare e deporre cristo dalla croce.
Visione patetica del cristianesimo promossa dagli ordini mendicanti →
mettersi nei panni del cristo sofferente e immaginare cosa avesse
provato, per questo si diffondono immagini forti e con carica
espressionistica.
PETITES HEURES DEL DUCA DI BERRY 1375-90
lasciate interrotte probabilmente per l’età avanzata dell’artista o la sua morte e portato a termine da
altri artisti

scena che raffigura il cristo deriso, testimonia la grande capacità espressiva di Le Noir espressa
attraverso il gesticolare e le torsioni audaci che creano un’immagine teatrale dove spicca per
contrasto la figura di cristo contenuta e impassibile.

Nella bottega di Jean Le Noir confluirono tutti i migliori allievi di Pucelle. All’interno della bottega
furono eseguite le ore di Savoia (secondo quarto XIV secolo) di cui sopravvivono pochi
frammenti alla Yale university. È un libro d’ore che fu iniziato a Parigi per Bianca di Borgogna
vedova di Edoardo I conte di Savoia che alla morte del consorte tornò in Francia e commissionò un
libro d’ore. Il libro passò nelle collezioni di Carlo VI che lo offrì al duca di Berry (lo zio). Come
molti manoscritti appartenuti al duca di Berry (nonno di Amedeo VIII duca di Savoia, perché la
figlia sposò Amedeo VII) anche questo libro d’ore approdò nelle collezioni dei duchi di Savoia,
queste collezioni nel 1723 furono donate da Vittorio Amedeo II alla biblioteca universitaria di
Torino. Nel 1904 la biblioteca bruciò e andarono distrutti molti manoscritti. In questo incendio il
libro d’ore bruciò, ma ne erano stati sottratti alcuni fogli che furono trovati nel 1910 in Inghilterra.

JEAN LEBON E CARLO V


Parigi metà 14 secolo si diffonde nella miniatura un corrente naturalistica che rompe con lo stile
elegante e prezioso di Pucelle e i suoi emuli. Cerca di rappresentare la natura e l’umanità in maniera
empirica, il rappresentante più significativo è il Maitre du Remede de Fortune
il manoscritto fu
compilato e decorato
quando Guillame era
ancora in vita e
l’illustrazione fu
eseguita sotto le
istruzioni del suo autore.
Caratterizzato
stilisticamente perché in
parte rinuncia ai canoni
eleganti propri del
linguaggio di Pucelle e cerca di far emergere le particolarità fisiche dei personaggi di cui descrive
anche i particolari di abbigliamento e costume. Personaggi installati in un ambiente dove la natura
ha un ruolo importantissimo e a volte predominante. Ha una sensibilità naturalistica inedita con
miniature dove la natura e predominante e gli unici abitanti sono animali.
Il gusto per le opere italiane introdotto da Pucelle in questo periodo non viene meno e cresce anche
per i continui contatti tra la corte di Francia e la corte pontificale di Avignone.
RITRATTO DI GIOVANNI IL BUONO
artista non pervenuto, ritratto di Jean le Bon poco prima
della sua ascesa al trono. Fortemente impregnato della
lezione italiana. Ritratto autonomo giunto fino a noi,
punto di arrivo nella rinascita del ritratto come autonomo.
Processo che ha origine nel 13 secolo e nelle creazioni
italiane da Federico di Svevia in avanti.
Nel dipinto si nota come l'artista riesce a tracciare i tratti
caratterizzanti di Jean le Bon, che rivelano la mano di
un’artista influenzato dalle ricerche di caratterizzazione
individuale intraprese dal 13 secolo. Ruolo importante per
la creazione di un ritratto i contatti intercorsi tra la corte di
Francia e quella di Avignone che furono decisivi in campo
artistico. Jean Le Bon soggiornò ad Avignone nel 1342,
soggiorno documentato in un dipinto che oggi conosciamo
da una copia ad acquerello della fine del 17 secolo.
Raffigura il dono fatto da le Bon al papa Clemente VI, il
personaggio inginocchiato che offre il dittico è un
personaggio della corte di Borgogna. Questa copia 600
potrebbe riprodurre un’opera di Matteo Giovannetti
(1347-77 anni di attività) perché questo dipinto restituisce
2 qualità fondamentali di Giovannetti : interesse per la
resa della profondità spaziale e il talento per la descrizione
della fisionomia.
Gli artisti attivi al tempo di Carlo V accantonano i problemi legati alla ricerca spaziale portati avanti
da Jean Pucelle e i suoi emuli e portano avanti le ricerche del Maitre du Remede con un’attenzione
notevole per la rappresentazione del mondo e della natura. In particolare nei manoscritti prodotti per
Carlo V si nota un’attenzione estrema per le particolarità fisiche dei personaggi a volte toccando il
limite del grottesco, ma anche i particolari della moda. Tipici della miniatura del periodo sono della
specie di reportage relativi a degli avvenimenti della storia del regno francese, in particolare si
diffondono le grandes chroniques de france. (compilazioni storiche che tracciano la storia dei re di
Francia dalle origini fino al 1471)

il manoscritto (foto sopra) fu posseduto da Carlo V, estremamente ricco contiene 176 miniature che
serve a promuovere l’immagine dei re di Francia (Valois). La miniatura è stato a lungo interpretata
come e l’incoronazione di Carlo VI, ma gli studi più recenti affermano che si tratti di una scena
tipologica. Da un punto di vista stilistico si può dire che questo artista ha caratteristiche come la
gesticolazione pittoresca delle figure e l’uso particolare della grisaglia perché disegna a grisaglia
coloro che partecipano all’incoronazione mentre la figura del re è dipinta a tempera
artista anonimo noto con un nome di convenzione attivo a Parigi dal 1350 al 1380, prende il nome
dalla sua opera più antica ossia l’illustrazione della bibbia raffigurata. Inizia a lavorare per Jean Le
Bon e che poi continua per Carlo V e diventa uno dei suoi artisti più utilizzati. Bibbia dossata cioè
testo al centro e attorno le glotte. Il maestro che decorò questo manoscritto inizialmente era stato
chiamato boqueteaux cioè maestro dei boschetti perché le sue miniature sono spesso arricchite da
gruppi di alberelli con la chioma a ombrello, particolare che sembra riprendere una caratteristica del
Maitre de Remede.
Riprende anche gli stilemi di Jean Le Noir in particolare ritroviamo le silhouette un po' tozze e
mosse da gesti caricati (immagine sotto)

questa
miniatura è
importante
per capire un’altra caratteristica : vivo sentimento nei confronti della natura anche ciò ereditato dal
Maitre du Remede. Il sentimento si esprime in composizioni caratterizzate da un bell’effetto
decorativo.
Frontespizio manoscritto della fine del XIV secolo dove è ben
evidente il gusto per la rappresentazione della natura.
Il testo contenuto nel manoscritto : le songe du verger di Carlo V
testo della fine del medioevo riguardante il diritto pubblico e i
rapporti tra potere civile ed ecclesiastico. Questo per ricollegarci al
fatto che la tipologia di manoscritti che circolarono alla fine del
medioevo fu estremamente varia

JEAN DE BONDOL
Da ricordare bibbia di Jean de
vaudetar, bibbia che si trova
all’Aia fu donata a Carlo V dal suo
consigliere Jean de Vaudetar, nella
miniature il consigliere gli dona la
bibbia. La miniatura si trova su un
bi-foglio che fu eseguito
indipendentemente dal maestro del
codice ma che fu rilegato nello
stesso. Contiene una lunga
iscrizione in lettere d’oro in cui
sono indicati la data del
manoscritto (1371) e il nome
dell’autore Jean de Bondol →
pittore proveniente da Bruges,
fiammingo documentato nella seconda metà del XIV secolo al servizio di Carlo V, che donò una
casa all’artista e gli assicurò uno stipendio regolare. Questo artista lavorò anche per altri principi
che gli affidarono dei compiti spettacolare come la realizzazione di modelli per una serie di arazzi
con scene dell’apocalisse (apocalisse di Angé accompagnata da una serie di documenti sulla sua
realizzazione: gli arazzi furono realizzati da de Bondol che realizzò i cartoni che furono tessuti da
un arazziere : Poincon
il tutto commissionato da un mercante.)
tipica di Jean de Bruges è la capacità di suggerire lo spazio che deriva dalle invenzioni da lui
precedenti, ma non è una copia servile del modello italiano : è una assimilazione profonda e
intelligente del modello. Lo sfondo è occupato da una tappezzeria con gigli dorati che rimanda alla
corte dei re di Francia, pavimento a mattonelle scorciato le cui linee di fuga convergono al centro
come nei dipinti di Giovannetti ad Avignone, imponente baldacchino che sovrasta Carlo V, lo
scranno di ¾ → espedienti che servono a collocare i protagonisti della scena in uno spazio
convincente. Anche espediente di rinchiudere l’immagine in una cornice d’oro che simula una
finestra poli lobata entro cui si volge la scena (una sorta di trompe l’oeil)
due aspetti che contraddistinguono il contesto in cui l'artista si trovò ad operare:
- sviluppo per gusto naturalistico che caratterizza l’intero ambiente in cui lavorò, preannunciato
dal ritratto di Jean Le Bon e portato avanti dallo stesso Carlo V a cui si deve anche una svolta nella
cultura funeraria francese → effigi da collocare sulle tombe quando i principi erano ancora in vita,
lui stesso si fece realizzare l’effige poco dopo la sua investitura da André Beauneveu. Questo
cambiamento fu un’ulteriore passo per la rinascita del ritratto come genere autonomo.
De bruges lavora in un contesto dove ci sono degli sviluppi importanti → sviluppo naturalistico e
l’attenzione per il modello italiano → se ci si sofferma su alcuni aspetti materici non possono non
venire in mente i tessuti preziosi dei dipinti di Simone Martini.

MAESTRO DEL PARAMENTO DI NARBONA


Altro artista che lavorò per Carlo V Jean d’Orleans, estremamente documentato nei conti reali.
Entrò al servizio di Jean leBon e passò a lavorare per Carlo V, ma anche per i fratelli.
Nessuna delle opere citate nei documenti può essergli attribuita con certezza, tranne il paramento di
Narbona che oggi si trova al Louvre e l’opera attorno a cui si è ricostruito il corpus.
DOSSALE → opera eseguita in diversi materiali che si trova nella parte posteriore dell'altare,
antesignano della pala d’altare e polittico.
Il paramento è un dossale in seta bianca dipinto a inchiostro nero, raffigura diverse scene
della passione, il fulcro la crocifissione. 3 scene di accompagnamento sempre legate alla
passione (cattura, flagellazione,calvario,seppellimento,limbo e noli me tangere)

raffigurazione della chiesa e della sinagoga → spesso trovati accanto alla crocifissione (Benedetto
Antelami proveniente dall’iconostasi del duomo di Parma) e sotto di questi i committenti Carlo V e
Giovanna di Borbone. Faceva parte di una cappella → si intende il corredo di tessuti e abiti liturgici
necessari per celebrare la messa. Questo corredo comprendeva una tovaglia, un pagliotto
(rivestimento che copre la parte anteriore dell’altare) una pianeta.
Il paramento di Narbona deriva da una cappella,e l’iconografia e anche il ricorso alla pittura a
grisaglia ci indicano che doveva far parte di una cappella durante la quaresima perché in quel
periodo erano banditi i tessuti preziosi e le tecniche sontuose come il ricamo.
L’opera fu eseguita per Carlo V, oggetto che si lega a una committenza regale, e sappiamo che fu
donato alla cattedrale si san Giusto di Narbona che ospitava la tomba contenete le viscere di Filippo
III re di Francia morto nel 1285 (chiesa simbolo del potere regale francese).
Stile di Jean d’Orleans → artista che resta fedele alla tradizione formale iniziata da Pucelle e lo si
vede nella fisionomia delle figure, linguaggio a tratti fortemente patetico ma anche nella cornice
ornamentale che inquadra le scene, quello che colpisce sono i volumi plastici delle figure (ricerca
nella resa del modellato, volumi costruiti sapientemente, figure rese perfettamente ed inserite in
spazi secondo la tradizione cento italiana). L’artista si pone a cavallo tra due periodi e apre la
stagione del gotico internazionale a Parigi.

La miniatura ad Avignone nel XIV secolo


Maestro del codice di San Giorgio → prende il nome da un codice che si trova in Vaticana
come spesso accade nel
medioevo si ratta di un artista
anonimo che prende il nome
di convenzione dal codice più
famoso che gli si può
attribuire. Maestro considerato
tra i più originali della prima
metà del 14 secolo, non solo
miniatore ma anche pittore.
Conosciuto ai più per le sue
miniature che si
contraddistinguono per una
estrema raffinatezza, vivacità,
cura nella scelta dei colori e
attenzione a livello narrativo.
Codice di san Giorgio
commissionato dal cardinale
Stefaneschi.
Sopra una iniziale che ritrae il committente.
La figura del maestro interessa gli studi fin dall’inizio del 900, inizialmente a causa del
decorativismo delle sue composizioni e della raffinatezza della sua palette cromatica il maestro fu
considerato un artista senese probabilmente seguace di simone Martini ad Avignone. Oggi non si
pensa più così, grazie a agli studi di Luciano Bellodi e Avril (studioso della storia dell’arte
medievale) che ribaltano le nostre conoscenze del maestro del codice di san Giorgio. Questi due
studiosi hanno precisato che il maestro ebbe una formazione a Firenze nel solco della tradizione
giottesca. Momento fondamentale per la ricostruzione di questa figura fu la mostra del 82 il gotico a
Siena tenutasi nella città. Anche ad Avignone nel 83.
incertezza sulla sua provenienza perché il suo stile fu
profondamente influenzato dalla esperienza
avignonese, e l’impatto di ciò è evidente
nell’evoluzione in senso gotico delle opere compiute
da questo maestro una volta trasferitosi ad Avignone.
Egli lavorò ad Avignone prima dell’arrivo di Simone
Martini. Oggi si ritiene che l’attività avignonese del
maestro del codice dovette collocarsi tra il 1321 e
l’inizio degli anni 30 del 300 e la sua attività si
concluse prima della morte del cardinale Stefaneschi
nel 1341. l’ultima opera commissionata dal cardinale
ad Avignone è l’immagine sulla sinistra, un disegno per
il frontespizio di un manoscritto di Stefaneschi
(autore). Miniato nell’ambito della cerchia di Simone
Martini. Il ricorso a un altro artista si può spiegare
forse con la morte del maestro del codice di s Giorgio.
Non ci sono documenti che permettono di capire esattamente quando il maestro del codice si
trasferì ad Avignone, ma solo dati stilistici e delle collaborazioni. Unico documento è un codice
fiorentino che si colloca tra il 1315 e 1322, il resto è datato su base stilistica e tenendo conto degli
spostamenti e committenti dell’artista.

Il trasferimento ad Avignone corrisponde alla fase matura di questo maestro, nonostante non
disponiamo di date certe a cui appigliarci. L’opera sopra è una delle prime che il maestro eseguì una
volta trasferitosi ad Avignone, si tratta di un codice che contiene il libro della visione di Ezechiele
scritto da Enrico del carretto si trova alla bibliotheque nationale di Parigi. Sicuramente eseguito tra
il 1321 e 1323 ad Avignone, il nostro artista eseguì solo le due iniziali dell’incipit che
rappresentano una scena di dedica con l’autore che offre la sua opera a papa Giovanni 22, mentre
nell’altra si trova il protagonista del testo, ossia Ezechiele. Egli eseguì esclusivamente queste due
iniziali, mentre gli altri artisti che eseguirono le miniature del resto del manoscritto sono Francesi di
cultura meridionale. Come spesso capita in un manoscritto intervengono artisti diversi, in questo
caso anche di provenienza geografica diversa, cosa non inusuale per la cosmopolita Avignone. Il
calligrafo che partecipa all’esecuzione delle iniziali filigranate è un calligrafo su cui si è
soffermato con attenzione Avril che riconosce la mano di questo su altri codici del periodo del
soggiorno avignonese del maestro di san Giorgio → nel codice di san Giorgio e un messale
conservato nella Morgan library di New York e un messale alla bibliotheque nationale de
france. In questi testi interviene il maestro, il calligrafo delle iniziali a filigrana e anche lo stesso
scriba che è di cultura italiana. Quindi abbiamo questo gruppo di manoscritti in cui lavora lo stesso
“team”. A questo gruppo di manoscritti si collega
anche parte di un pontificale che è attualmente
conservato alla biblioteca municipale di Boulogne-
sur-Mer → forse questo manoscritto dovette essere
eseguito leggermente più tardi per l’aspetto più
gotico e flessuoso delle miniature.

Due iniziali istoriate: da un lato un vescovo che prega di fronte a un manoscritto aperto tenuto da un
chierico, e dall’altro cristo benedicente.
Il pontificale differenzia dal messale perché contiene solo le preghiere riservate al papa, vescovo e
agli alti prelati che avevano la facoltà di recitare queste preghiere.
Il codice di san Giorgio ma anche il messale di New York ma anche il pontificale di bologne su mer
sono manoscritti che si ricollegano alla committenza del cardinale Stefaneschi. Invece il liber
visioni Ezechielis è eseguito sotto la diretta supervisione dell’autore Enrico del Carretto, vescovo
che risiedette ad Avignone sotto chiamata del papa Giovanni 22 e ad egli dedica la sua opera. Il
libro è un testo in difesa della corrente spirituale dei francescani dall’accusa di eresia ( a cavallo fra
due e trecento il movimento dei francescani era diviso da due correnti : spirituali → più fedele al
messaggio originale di san Francesco che auspicava la povertà totale e la rinuncia ai beni terreni.
Conventuali → corrente molto più morbida che dava un’interpretazione più leggera del messaggio,
corrente più ben vista dalla chiesa che temeva la radicalità del messaggio di San Francesco e gli
spirituali)
Opera cardine della figura del maestro del codice di S. Giorgio, il codice stesso. Si chiama cosi
perché contiene messe del santorale una storia di san Giorgio e alcuni inni dedicati al santo scritti
dal cardinale Stefaneschi. Il codice contiene anche il santorale → parte del messale che contiene le
feste dei santi incluse le feste in onore della vergine Maria, le feste in onore degli angeli. Doveva
essere parte di un messale perché contiene il santorale.
All’interno iscrizione del 1601 che ricorda che il manoscritto apparteneva al cardinale
Stefaneschi, cosa ugualmente intuibile perché all’interno appare ripetutamente lo stemma del
cardinale. Questa attribuzione seicentesca deriva dalla tradizione vasariana secondo cui Giotto
avrebbe dipinto su commissione del cardinale S dei manoscritti per la biblioteca del papa → può
essere vero ma non si sono conservati dei manoscritti attribuibili alla mano di Giotto. Nel 600
questo manoscritto era attribuito a Giotto, poi fu attribuito a Simone Martini e ad Oderisio da
Gubbio (citato da Dante nel purgatorio). L’attribuzione esatta al Maestro anonimo risale all’inizio
del 1900.
il codice di San Giorgio è molto ricco da un punto di vista decorativo (consultabile sul sito della
libreria vaticana) presenta 18 iniziali istoriate. La figura del cardinale è richiamata spessissimo,
ci sono diversi ritratti di Stefaneschi e in 2 di queste è raffigurato nell’atto di scrivere probabilmente
gli inni dedicati a san Giorgio.
Miniatura più celebre san Giorgio che uccide il drago con sfondo palustre con creature acquatiche e
strutture che ricordano la lezione Giottesca. Il cardinale è raffigurato inginocchiato di lato rispetto
all’iniziale istoriata dove è raffigurato san Giorgio.
Altro rimando indiretto è un’iniziale istoriata che descrive la traslazione della testa di san Giorgio al
velabro dove san Giorgio fu sepolto.
Man mano che questo miniatore lavora ad Avignone più la sua paletta cromatica diventa dolce e
luminosa.
Il codice di san Giorgio presenta delle affinità con il messale della Morgan library di New York

codice di san giorgio messale New York


il messale di New York (digitalizzato nel sito della Morgan library) contiene il temporale che
precede il santorale e contiene le messe più importanti dell’anno liturgico. C’è chi ha ipotizzato,
vista la vicinanza dal punto di vista iconologico e iconografico, che i due codici abbiano fatto parte
dello stesso messale che si sviluppava in più volumi. D’altro canto nel messale di New York c’è un
colofon in cui c’è scritto che il messale di New York faceva parte di sette volumi. Quindi c’è la
possibilità che entrambi facessero parte di un messale eseguito in più volumi.
Il messale di New York è decorato da 4 iniziali istoriate che raffigurano un papa a mezza figura in
veste di celebrante, poi la scena di natività nell’iniziale C dove Gesù bambino è steso in una culla
rettangolare e la vergine entra nell’iniziale mentre prende il bambino, dietro Giuseppe e angeli a
coronazione, mentre a fondo pagina è raffigurata l’adorazione dei magi.
Nel canone della messa (parte centrale invariabile della messa, tendenzialmente dopo il temporale e
prima del santorale) una iniziale con un prete chinato su un altare con un calice per il vino e l’ostia
consacrata, la scena prosegue nei margini che fanno da accompagnamento alla scena di
consacrazione con diaconi che guardano alla scena principale. Ma la scena continua nel margine in
basso dove due accoliti, raffigurati entro medaglioni, accendono con un cero due candelabri tenuti
al centro da un angelo che fuoriesce dal medaglione centrale.

L’ultima iniziale che decora il manoscritto raffigura il sacramento del matrimonio con un uomo e
una donna inginocchiati davanti l’officiante che li unisce in matrimonio.
Il pontificale della biblioteca nazionale di Francia, eseguito dallo stesso calligrafo presente anche
nel codice di s Giorgio e il messale di NY e il maestro del codice di S Giorgio interviene sulla
miniatura incipitaria. Il resto è decorato probabilmente da un collaboratore del maestro con
modellato più duro e cromatismi più intensi. A fondo pagina ci sono delle scene che rimandano a
quella centrale, droileries.
Tra le ultime opere che l’artista sembra aver realizzato ad Avignone prima degli anni 30 del 300 c’è
questa tavola di grandi dimensioni (unica attribuibile al maestro). Un crocifisso sagomato decorato
sia sul dritto che su rovescio (Tolosa) fu eseguito tra il 1325-34 per il cardinale Guillarme de Peyre
Goden, raffigurato accanto alla croce. Secondo Lawrence Canter questo crocifisso fu iniziato dal
maestro del codice, rimase incompleto all’inizio degli anni 30 del 300 e completato da un secondo
pittore che si riconosce soprattutto nel recto del dipinto.
Ci sono poi due pannelli che si trovano al MOMA che raffigurano la crocifissione e il seppellimento
di Cristo. Federico Zeri e Boscovich (ma non Bellodi) hanno ipotizzato che i due dipinti facessero
parte di uno stesso complesso da cui provengono questi due pannelli che hanno una forma identica
che si trovano a Firenze che rappresentano il noli me tangere e l’incoronazione della vergine. Canter
nel 1994 ha appoggiato questa ipotesi, e questa serie doveva essere completata da altri due pannelli
perduti che raffiguravano l’annunciazione e la natività per completare il ciclo della redenzione.

Dittico Firenze dittico MOMA


quello che è certo è che i due pannelli che sono a NY rappresentano la fase matura del linguaggio di
questo maestro, anche per le connessioni stilistiche che questi pannelli condividono con il crocifisso
di Tolosa. Polittici di piccole dimensioni eseguiti per un pubblico privato sono piuttosto frequenti in
questo periodo (polittico Orsini di Simone Martini).
SIMONE MARTINI AD AVIGNONE
l’arrivo di Martini arricchisce l'ambito cosmopolita della città, lavorò per committenti diversi e
nell’ambito della sua produzione pittorica avignonese si inserisce una miniatura con caratteri
eccezionali, principalmente per la certezza di attribuzione per una iscrizione, Importanza del
destinatario: Petrarca e singolarità del soggetto. Questa miniatura è dipinta su un foglio di
pergamena inserito all’inizio di un codice che contiene le opere di Virgilio. Si trova alla biblioteca
Ambrosiana di Milano. Petrarca lo perde nel 1326 per poi recuperalo nel 1328, per celebrare il
ritrovamento P ad Avignone (conosce Martini e lo ricorda in alcuni sonetti del Canzoniere, ed è in
base a questi che sappiamo che Simone arrivò nel 1336) affida a Martini la miniatura del
frontespizio del manoscritto. La miniatura fu eseguita prima del 1343 quando Petrarca lasciò
Avignone per tornare in Italia e probabilmente entro il 1341 che è la data del primo viaggio in Italia
di Petrarca. Si colloca quindi tra il 1338 e il 1341. la miniatura raffigura una allegoria che è una
ideazione di Petrarca stesso (molto verosimile) che rese omaggio a Martini non soltanto coi sonetti
del Canzoniere ma anche in un dittico che è scritto sotto la miniatura → “Mantova generò Virgilio
che compose tali cose, Siena generò Simone che tali cose realizzò con la mano” omaggio
incredibile per l’epoca perché P mette sullo stesso piano Virgilio (uno dei poeti più importanti del
mondo antico) e Simone Martini, durante tutto il medioevo l’artista era considerano un artigiano e
non un intellettuale e gli artisti cercarono di emanciparsi da questo status, e questo processo avviene
proprio alla fine del medioevo e raggiunge la sua conclusione grazie a una serie di intellettuali
dell’epoca che elevano la figura dei più grandi artisti dell’epoca : Dante che celebra Giotto nella
Divina Commedia, Boccaccio che celebra Giotto nel Decamerone, Petrarca con Simone Martini.
La miniatura rappresenta una la figura di Virgilio nell’atto di scrivere e Serbio che indica Virgilio è
il commentatore dello scritto. Il personaggio con scudo e lancia è Enea, nella parte inferiore della
pagina un contadino e un pastore che alludono alle georgiche e le bucoliche. Allegorie delle 3 opere
principali di Virgilio. I versi vergati sui cartigli al centro della scena sono 2 esametri composti da
Petrarca con Elogi a Virgilio e Serbio.

sappiamo grazie a Petrarca che Martini eseguì su pergamena anche un ritratto di Laura parlandone
in due celebri sonetti, ma il ritratto non ci è pervenuto. Il pittore usa la pergamena al risparmio, in
alcuni punti lascia emergere la pergamena non dipinta nel suo biancore dalla stesura a tempera con
cui Simone dipinge gli alberi, il prato ed il cielo. Figure rappresentate a monocromo acquerellato
che spiccano sul fondo colorato. La scena rustica in primo piano è un sintomo dell’interesse
dell’arte avignonese per il mondo naturale profano. Anche Martini viene coinvolto nelle
sperimentazioni che si verificavano ad Avignone in quel momento.

Il Maestro del
Paramento di Narbona,
André Beauneveu,
Jacquemart de Hesdin
Parigi fra fine del 300 e primi decenni
del 400. Negli ultimi anni del 300 tutta
l’Europa fu contagiata da un nuovo stile che portò alle estreme conseguenze il linguaggio gotico
esasperandone l’amore per materiali pregiati e il gusto per i dettagli naturalistici. Questa stagione
viene chiamata internazionale, cortese o tardogotica → internazionale perché lo stile ha molti tratti
comuni tra i paesi ma con varianti locali ed ha durate diverse a seconda della zona. Il carattere
internazionale del linguaggio artistico fu una conseguenza di vari fattori, tra questi sicuramente
l’estrema mobilità degli artisti che spesso si impiantarono in centri diversi dal loro luogo di origine
e formazione. Parigi ebbe un ruolo fondamentale perché divenne un centro di grande attrazione per
artisti provenienti da zone diverse della Francia, qui arrivarono artisti molto diversi l’uno dall’altro,
fra questi i fratelli Limbourg di origine olandese che svolsero la loro carriera in Francia. Altra cosa è
che non a caso questo stile è stato definito anche cortese per l’estrema eleganza e la raffinatezza
aristocratica delle opere ma anche per il ruolo capitale giocato dal mecenatismo delle corti di questo
periodo → le relazioni diplomatiche ma anche le unioni matrimoniali ma anche gli scambi di opere
d’arte tra le varie corti d’Europa crearono dei forti legami fra le diverse corti principesche, e questi
legami furono una delle cause dell’unificazione stilistica dell’arte dei tempi. Il mecenate più
importante di questo periodo fu Jean de Berry fratello di Carlo V e zio di Carlo VI, Jean formò una
delle più ricche biblioteche dell’epoca, dato a noi noto perché egli fece stilare diversi inventari delle
sue collezioni, inventari che furono pubblicati nella seconda metà dell’ottocento. Egli si avvalse dei
più grandi artisti del suo tempo.
Ci furono altri importanti committenti in Francia in quel periodo da ricordare : il fratello di Jean de
Berry ossia Filippo l’Ardito duca di Borgogna ; Carlo VI il re di Francia
Parigi divenne un mercato importante del libro miniato e questo diventare uno dei centri più
importanti determinò l’arrivo di numerosi artisti e in particolare arrivarono a Parigi soprattutto
miniatori di origine nordica → dalla Picardia, dall’Artois ma anche dai paesi fiamminghi. Questi
miniatori contribuirono a rinnovare la scena artistica parigina che alla fine del 300 si era un po'
fossilizzata sulle formule inventate durante il regno di Carlo V.
Grandi committenti:
JEAN DE BERRY collezionista eccezionale e per i suoi manoscritti fece ricorso ad artisti che non
erano soltanto miniatori → verso il 1390 affidò l’illustrazione di un libro d’ore tres belles heures si
affidò al maestro del paramento di Narbona (intorno al 1390)
TRES BELLES HEURES → storia di questo manoscritto si lega ai nostri territori. Manoscritto
che oggi si trova alla biblioteca nazionale di Parigi. Heures de Notre Dame → Un codice dal cui
smembramento sono derivate le ore di Torino Milano che oggi si trovano al museo civico di Torino.
Gli studiosi sono riusciti a ricostruire la storia delle ore di Torino Milano →
le tres belles heures furono iniziate circa nel 1390 manoscritto di dimensioni notevoli e riccamente
miniato, fu lasciato interrotto come spesso capita ai manoscritti di grandi dimensioni. Il duca divise
il volume in 2, la prima parte che è completa si trova oggi a Parigi. Questa parte fu eseguita da
miniatori attivi per i duca tra cui il principale il maestro di Narbona. La seconda parte fu separata
tenendo conto solo della decorazione, il testo venne spezzato tra una preghiera e l’altra, e arrivò nei
paesi bassi dove la sua decorazione fu completata entro la prima metà del 15 secolo nella bottega di
Jan Van Eyck. All’inizio dell’epoca moderna la seconda parte del manoscritto fu ulteriormente
divisa in due, un frammento giunse nelle collezioni sabaude e nel 1723 questa parte del manoscritto
fu donata da Vittorio Amedeo II alla biblioteca del regio ateneo di Torino. Si tratta del manoscritto
che prese la collocazione K4-24 e venne chiamato ore di Torino, questa parte bruciò nel 1904.
l’altro frammento passò dal Piemonte ma non nelle collezioni sabaude e poi arrivò a Milano e fu
chiamato ore di Milano conservate nella collezione milanese dei Trivulsio, la stessa dove era
conservato il ritratto d’uomo di Antonello da Messina. Le ore di Milano e il ritratto nel 1935
arrivarono nelle collezioni del museo civico di Torino perché furono donati dalla città di Milano a
Torino come risarcimento per il mancato acquisto della intera collezione Trivulsio.

Jean de Berry per uno dei suoi salteri verso il 1386 si rivolse a un artista che fu prevalentemente
uno scultore : André Beauneveu che fu nominato dallo stesso duca responsabile dei lavori del
castello Mehun-sur-Yevre, mentre verso il 1391-97 realizzò il programma delle vetrate della saint
chapelle di Bourges. Queste vetrate oggi sono state parzialmente rimontate nella cattedrale di
Bourges perché la saint chapelle è andata distrutta.
Una delle prime citazioni documentarie lo ricordano come maestro Andrea il pittore, menzione che
si trova nei conti della contessa di fiandra e ricorda dei lavori che sono andati perduti che André
eseguì nella cappella del castello di nieffe per la contessa tra il 1359-72. inoltre quando passa al
servizio del duca di Berry fu nominato responsabile dei lavori di scultura ma anche di pittura nel
cantiere del castello, purtroppo di questi cicli pittorici non rimane nulla.
Come unica testimonianza a dimostrazione dell’attività di Bonneveu come pittore rimane il salterio
del duca di Berry
possiamo affermarlo perché questo
salterio è menzionato nell’inventario
del duca di Berry in cui è scritto che
diverse storie nel senso di diverse
miniatura sono appunto di mano di
Beauneveu.
A lui si devono le pagine che
raffigurano 12 profeti e 12 apostoli,
stesso tema delle vetrate della saint
chapelle di Bourges (con figure che
rivelano la mano di un artista attento
alla resa monumentale, le vetrate raffigurano gli apostoli e i profeti in dialogo tra di loro con
personaggi raffigurati di fronte, di ¾ o di profilo inseriti in uno spazio suggerito da nicchie) questa
stessa monumentalità si trova nella pagine del salterio, suggerita dalle strutture degli scranni
imponenti e sempre diversi a seconda della illustrazione. Fondi ornamentali che sono dovuti a
un’altra mano perché sono piuttosto dozzinali piatti e maldestri
Altro artista che lavorò per Jean de Berry e fu l’artista prediletto del duca alla fine del XIV secolo:
Jaquemart de Hesdin che proveniva dall’Artois una zona a nord della Francia, artista che il duca
impiegò a partire dal 1385-90 e fra le altre cose per completare un libro d’ore rimasto incompiuto
ossia le petites heures del duca di Berry, iniziate da Jean le Noir. Artista che nelle sue opere fa prova
di padronanza del colore e della resa della spazio, padronanza che gli deriva dalla profonda
conoscenza della pittura italiana e in particolar modo senese. Questi artisti attivi per il duca di Berry
sono inseriti nel gotico internazionale e che hanno tutte le caratteristiche proprie dello stile
internazionale e che dialogano con l’arte figurativa italiana. A Jaquemart spetta questa andata al
calvario e un foglio di pergamena che si trova al louvre ma è un foglio che proviene da un altro
libro d’ore del duca di Berry “Grandes Heures” → per la pagina di un manoscritto e ora sopravvive
come foglio isolato. La composizione si rifà chiaramente all’andata al calvario di Simone Martini,
pannello che faceva parte di un polittico portatile dipinto da Martini poco prima di lasciare
Avignone degli ultimi anni della sua carriera.

Martini
Jaquemart riprende l’idea di sfondare lo spazio ponendo le croci diagonalmente,a al tempo stesso
sostituisce il pathos che era proprio della scena di Martini con una sorta di emozione trattenuta e
aggiunge dettagli come la presenza della veronica, inserisce sullo sfondo il suicidio di Giuda e
inserisce accanto alla figura di cristo le figure dei ladroni. Siamo di fronte ad artisti che guardano ai
modelli italiani precedenti ma li interpretano in maniera personale producendo delle varianti che
non sono puramente copie. Jaquemart in particolare mostra di conoscere e utilizzare più modelli
italiani, sembra conoscere Altichiero e l’arte padovana del 1370-80 → figura che tiene per mano un
fanciullo motivo usato da Altichiero nella cappella di San Giacomo nella basilica di sant’Antonio a
Padova. È un espediente che serve da collegamento tra lo spettatore e la scena.

I fratelli Limbourg
nascono nei paesi bassi del nord negli ultimi decenni del 14 secolo il padre era Arnold de Limbourg
tagliatore di legno e la madre Mechield (mecteld) sorella di un grande pittore della fine del 300
inizio 400 ossia Jean Malouel. Sappiamo che i Limbourg ricevettero la loro prima formazione
presso un orafo di Parigi dal quale appresero a lavorare i piccoli formati, poi procedette sotto la
tutela dello zio Jean Malouel. Non abbiamo molte informazioni biografiche certe sui fratelli, ma
sappiamo che almeno questi due fratelli lavorarono per Filippo l’ardito per il quale lavorò anche
Jean Malouel.
Per lui realizzarono una bibbia moralizzata 1402-1404(tipologia di bibbia che si diffuse in Francia
nel 13 secolo dove gli episodi biblici sono moralizzati sia nel testo che nelle miniature di
accompagnamento; ogni testo biblico è accompagnato da una interpretazione simbolica e
allegorica) in seguito alla morte di Filippo (1404) tutti e 3 i fratelli passarono a lavorare per il duca
di Berry , per lui crearono dei codici raffinatissimi che giocarono un ruolo essenziale nel
rinnovamento della miniatura nord europea dell’inizio del 15 secolo.
Già nella prima delle loro opere i Limbourg mostrano di aver assimilato i dettami della pittura
italiana del 300 sotto diversi aspetti : spazialità, nella descrizione dei particolari architettonici, nel
modo di rendere in maniera armoniosa i colori. Tutto questo è sempre mescolato a una fedeltà nei
confronti dell’estetica lineare ed elegante del gotico internazionale e questo miscuglio si ritrova
nelle opere successive.
Libro d’ore commissionato dal duca di Berry, prima commissione ai Limbourg “les Belles Heures” .
Questo libro d’ore si trova a NY e la pagina raffigura San Giovanni Battista. Le caratteristiche che
abbiamo visto ritornano anche in 2 miniature che i
fratelli aggiunsero nel frammento parigino delle tres
belles heures iniziate dal maestro del paramento di
Narbona.
Tres riches heures 1412-16 punto di arrivo dei
Limbourg per quello che riguarda la meditazione
sulla lezione italiana. Manoscritto per antonomasia
del tardogotico identificabile nell’inventario fatto alla
morte del duca dove si dice esplicitamente che il
manoscritto fu eseguito dai Limbourg

I Limbourg intervengono anche su manoscritti


iniziati prima del loro arrivo. Fra le altre cose il duca
fece aggiungere una miniatura nelle petites heures
iniziate da jean le noir e proseguite Jaquemart de
Hesdin.
Aggiunta dei Limbourg alle petites heures
Jean Le Noir muore intorno al 1380 senza finire il manoscritto. Verso il 1385 una nuova equipe di
miniatori si occupò della continuazione del manoscritto, fra di loro Jaquemart de Hesdin. Come
ultima tappa della decorazione del manoscritto il duca di Berry verso il 1412 fece aggiungere al
foglio 288 b verso una miniatura eseguita dai Limbourg (Jean de Limbourg).
Questo manoscritto spiega quello che succedeva spesso a quelli delle biblioteche principesche:
venivano spesso realizzati a tappe per vari motivi anche dovuti alla morte dell’artista che aveva
cominciato a decorare il manoscritto → le petites heures sono emblematiche per individuare la
varietà di artisti che lavorarono per il duca di Berry.
La miniatura sopra raffigura un ufficio da recitare prima di un viaggio → il duca esce dalla porta di
una città fortificata insieme ai membri della sua corte , e sembra intraprendere un pellegrinaggio
perché tiene in mano un bastone da pellegrino, e in cielo c’è un angelo che sembra indicare la via da
intraprendere. Quello che colpisce sono i colori raffinatissimi e la precisione con cui sono resi i
dettagli delle vesti dei protagonisti in particolare la veste del duca o del suo accompagnatore con un
copricapo che segue la moda del tempo e coperto da una pellanda rosa con maniche frastagliate. O
ancora la disposizione obliqua dell’architettura espediente che conduce lo sguardo verso il fondo
della scena.
I Limbourg mostrano tutte le caratteristiche del loro linguaggio che mescola l’attenzione per i
particolari del mondo reale e il grafismo tipico del gotico internazionale, nel soggetto di questa
miniatura come molte altre dipinte per il duca emerge la complicità tra il mecenate particolarmente
curioso ed eclettico e gli artisti che ebbero una intelligenza allo steso livello e si ingegnarono per
trovare soluzioni soddisfacenti per il committente. Sintonia particolare tra artisti e committente,
legame che troveremo in altri momenti della storia dell’arte ad esempio fra robert d’angio e
Barthelemy d’Aick.
L’ultimo capolavoro dei Limbourg per il duca sono le tres riches heures che si conservano al musee
conde di Chantilly. Siamo nel 1412-16 e questo manoscritto costituisce il punto di arrivo dei
Limbourg per quello che riguarda la meditazione sulla lezione italiana, lezione che i Limbourg
arricchiscono della loro sensibilità nordica soprattutto per la restituzione minuziosa e molto
decorativa dl mondo reale. Le tres riches heures sono il manoscritto per antonomasia del
tardogotico cortese, manoscritto che è identificabile nell’inventario fatto alla morte del duca nel
1416 dove si dice esplicitamente che il manoscritto fu eseguito dai fratelli L. Furono iniziate intorno
al 1412 e rimasero incompiute perché morirono i fratelli e il duca nel 1416 per la seconda ondata di
peste in Europa. fu proseguito negli anni 40 da un artista che rivela (nel mese di dicembre) un
linguaggio molto più moderno dei Limbourg a cui si deve la pagina del mese di maggio. Artista
ormai consapevole delle novità ottiche della cultura fiamminga e Luciano Bellodi propone di
identificare con Barthelemy d'Aick.

Miniature maggio Limbourg miniatura dicembre Barthelemy d'Aick

(aggiungere note di Bellodi sulle differenze di moda e tecnica pittorica)


più tardi ancora verso il 1485 il manoscritto passò nelle mani dei duchi di Savoia e fu terminato da
Jean Colombe, pittore francese chiamato nel ducato di Savoia dal duca Carlo I e da sua moglie
Bianca di Monferrato.

Pagina che descrive una imago pietatis che si affaccia su un paesaggio fluviale e ai lati ci sono
Carlo I e Bianca che noi riconosciamo perché nel bas de page sono raffigurati i loro stemmi.
Le tres riches heures hanno una storia documentaria ed è citato anche negli inventari sabaudi.

Tornando ai fratelli Limbourg con 2 pagine da un lato una miniatura che rappresenta l’uomo
anatomico e dall’altro una che rappresenta il viaggio dei re magi. Quello che stupisce nel
manoscritto per le miniature fra il 1412-16 è la ricchezza delle illustrazioni e l’omogeneità stilistica.
Come diceva lo storico dell’arte Otto Pacht Esecuzione collettiva possibile ma non l’invenzione
collettiva → in questo manoscritto così come in tantissimi altri anche se collaborarono più mani si
cerca di rendere le diverse miniature il più omogenee possibili, c’è una mano che interviene per
uniformare lo stile al termine. Questo implica la presenza di una mente direttiva tra i miniatori che
uniforma con il suo lo stile degli altri miniatori. Per uno studioso americano Millard Meiss nelle
tres riches heures la mente direttiva era paul il più vecchio dei fratelli e apparentemente il più
pagato. A Paul attribuì l’invenzione di tutte le miniature più moderne e spettacolari oltre alla regia
complessiva del progetto.
Quando i Limbourg realizzano questo libro d’ore esisteva una versione standardizzata dei libri d’ore
con modelli relativamente a quali soggetti fossero appropriati a seconda del punto del testo e di
come dovessero essere rappresentati. I fratelli da un lato seguono la tradizione e dall’altro la
modificano e aggiungono scene che non si trovavano comunemente in un libro d’ore e introducono
varianti nella rappresentazione delle scene tradizionali come si vede nella scena della presentazione
di Maria al tempio, che solitamente decora le ore della vergine. In questo caso l’innovazione è nella
rappresentazione perché nel particolare dei gradini del tempio che sia alzano in prospettiva i fratelli
riprendono l’invenzione usata da Taddeo Gaddi uno dei seguaci di Giotto che inventò una scena
analoga in uno degli affreschi della cappella Baroncelli in Santa Croce a Firenze (1238-1338).
anche nel calendario i fratelli
mostrano delle variazioni rispetto
alla tradizione illustrazioni a tutta
pagina con scene di vita quotidiana
stagionale sovrastati dalle lunette
con divinità astrale legata alla
stagione e i segni zodiacali. I
Limbourg ampliano le scene che
tradizionalmente nei calendari
sono poste nel margine della
pagina e le trasformano in una
miniatura a piena pagina. Le
occupazioni figurate sono le solite
che troviamo nei calendari dei
manoscritti, è il fatto di presentarle
come miniatura a piena pagina è la novità
il mese di gennaio che apre il calendario e raffigura un banchetto opulento in cui campeggia la
figura del committente del manoscritto attorniato da una folla di cortigiani e servitori all’interno di
una stanza di uno dei suoi palazzi, sullo sfondo arazzi con scene cavalleresche. Scena importante da
un punto di vista iconografico perché permette di ricostruire l’arredamento dei palazzi del tempo.
La maggior parte dei mesi è però ambientata all’esterno e tendenzialmente ai lavori dei contadini si
alternano gli svaghi aristocratici nella natura come nel mese di maggio e di agosto dove nel primo
piano si svolge una cavalcata di nobili che si recano a caccia.
I Limbourg creano delle variazioni nel modo di rappresentare le scene tradizionali. Al tempo stesso
aggiungono scene che non si trovavano comunemente in un libro d’ore come la scena posta
all’inizio delle ore della passione, scena rara narrata
nel vangelo di Giovanni con Gesù nell’orto l’Ego Sum.

La scena è uno dei primi notturni dell’arte europea, un


possibile precedente può essere stata l’apparizione
dell’angelo ai pastori della cappella Baroncelli, quindi
ancora l’elaborazione di un modello italiano. Scena
notturna illuminata da piccole fonti di luce come le
stelle e le fiaccole dei soldati. Disposizione in scorcio
dei soldati → precedente importante per gli sviluppi
della pittura successiva dove spesso il modo di
dipingere le figure in scorcio serve ad indicare figure
morenti o morte come il cristo morto di Mantegna o il
ritrovamento del corpo di san marco di Tintoretto o
Rembrandt e la lezione di anatomia. La scelta è dettata dal committente e non si può imputare ai
Limbourg, ma ci fa capire quanto stretto dovesse essere il rapporto tra il duca e gli artisti che
riescono a star dietro alle sue richieste creando capolavori.
Bellodi capisce che all’interno del calendario ci sono delle miniature chiaramente attribuibili ai
Limbourg che ci offrono un bel campionario della moda e del costume importante perché è
sicuramente anteriori al 1416 e possiamo ancorare con certezza queste miniature ad un arco
cronologico ben preciso. a partire dal 1420 circa la moda subisce grandi trasformazioni e questo si
vede bene nel calendario, nel mese di dicembre saltano agli occhi le maniche dei due cacciatori e
del suonatore di corno, maniche con foro sottile in corrispondenza del polso e un ampio taglio
verticale dal quale il braccio può fuoriuscire e iniziano ad andare di moda dagli anni 30 del 400.
altra anomalia a livello di moda nel mese di ottobre, non bisogna guardare i contadini che non
fanno testo perché indossano abiti generici e non portano vesti alla moda, ma osservando in secondo
piano sotto le mura del castello con una serie di giovani vestiti in maniera completamente diversa
dai giovani raffigurati dai fratelli Limbourg che sono coperti da stoffe fluenti e abbondanti, mentre
le figure di ottobre portano vesti aderenti e più austere.
Secondo Bellodi chi porta avanti le tres riches heures è Barthelemy d'Aick il pittore di fiducia di
Renato D’Angiò. Bellodi non si limita a queste considerazioni basandosi solo sui dati della moda
ma anche su quelli di stile perché messi a confronto con quelli dei Limbourg le nuove miniature
hanno uno scarto stilistico notevole, da un lato artisti profondamente tardogotici attenti di più
all’aspetto decorativo dei dettagli naturalistici e con aspetto fiabesco, mentre nella miniatura di
d’Ayck tutto è vero e tangibile e c’è un’attenzione per la descrizione della natura ma in maniera
nuova e diversa con un realismo proprio della tradizione fiamminga.

Miniature uomo anatomico e viaggio dei re magi tres riches heures 1412-16
Il Maestro di Boucicaut, il Maestro del duca di Bedford, il Maestro delle Ore di Rohan

inizi XV secolo maestro anonimo chiamato cosi da Millard Meiss in base al nome del suo
committente più importante Jean Meingre (mengr) detto il maresciallo di Boucicaut (busico) per il
quale illustrò questo famoso libro d’ore conservato a Parigi. Fu probabilmente realizzano verso il
1408 quando il maresciallo era al culmine della sua carriera ed era governatore di Genova.
Raffigurato il committente in preghiera davanti a santa Caterina d’Alessandria che riconosciamo in
base agli attributi, santa a cui il maresciallo doveva essere devoto. Stemmi che riconducono al
maresciallo e uno stemma di partito che probabilmente rimanda alla moglie. Per molto tempo si è
proposto di identificare questo miniatore con Jaques Coene (kn) pittore originario d Bruges che fu
attivo tra il 1388 e il 1404 a Parigi e in seguito si trasferì a Milano dove diventò direttore del
cantiere del duomo (esempio di mobilità degli artisti che incide sulla circolazione dei linguaggi
stilistici e delle iconografie).fu il conte Paul Durrieu uno dei pionieri degli studi sulla miniatura
agli inizi del 900 ad ipotizzare questa coincidenza che fu accettata da Meiss ma recentemente
Francois Avril seguito da ines villela-petit hanno dimostrato che c’è uno scarto tra le biografie di
questi due artisti,le tracce sull’attività sul maestro sono successive rispetto a quelli di Coene, quindi
l’ipotesi non è più accettata. Quello che è certo è che la produzione del maestro di B è vastissima e
negli ultimi tempi la sua figura è stata divisa in 2 personalità distinte soprattutto da una studiosa
tedesca di nome Gabrielle Vart → da un lato B e dall’altro il maestro della Mazarine che prende il
nome da un libro d’ore che si trova alla bibliotheque Mazarine a Parigi, libro che contiene una serie
di indizi che lo ricollegano alla figura di Carlo VI re di Francia (vedi articolo Ines) secondo GV
questo manoscritto non si deve al maestro B ma a questo altro maestro che lei battezza maestro
Mazarine che sarebbe una sorta di clone del maestro B con uno stile più prezioso.

oggi si pensa che ci furono due artisti con un stile molto simile per giustificare l’enorme quantità di
manoscritti un tempo ricondotti esclusivamente al maestro del maresciallo di Boucicault.
Fu un maestro apprezzato dai suoi contemporanei e lo dimostra il fatto che lavorò ai più importanti
committenti del tempo, ma fu molto indipendente a capo di una bottega con un numero cospicuo di
collaboratori e lavorò per una selezione di clienti molto diversificata come esponenti dell’alta
borghesia del tempo tra cui il mercante lucchese Lorenzo Trenta che di passaggio a Parigi si fece
eseguire un messale che oggi si trova a Lucca. Un pubblico vasto e con minori pretese.
È la varietà di clientela che giustifica la varietà dei manoscritti da lui realizzati come libri d’ore ma
anche diversi testi di contenuto profano come ad esempio la copia di un testo di Boccaccio tradotto
in francese. I testi di Boccaccio ebbero una grande circolazione e le copie più riccamente decorate
furono quelle eseguite in Francia contenenti la traduzione in francese dei suoi testi.

La produzione di manoscritti della bottega è talmente ampia che mostra dei dislivelli di qualità al
suo interno. Da un punto di vista stilistico egli aderisce in gran parte al gotico internazionale
come denuncia il suo modo sinuoso e flessibile di disegnare, allo stesso tempo il maestro è un
miniatore che guarda con estrema attenzione al linguaggio prodotto in Italia nel corso del 300.
le sue figure sono solide volumetriche e ben piantate in debito con la cultura Giottesca. Il
maestro guarda al Giotto più tardo e ai suoi seguaci in particolare Maso di Banco. Ai maestri
italiani deve anche la capacità di organizzare spazialmente le scene come si vede nell’
Annunciazione delle ore del maresciallo di Boucicaut (ha a monte modelli centro italiani) .
Inès Villela-Petit grande studiosa di miniatura ha dimostrato che il maestro di Boucicaut ha
scoperto nuovi leganti che gli permisero di ottenere colori più brillanti in grado di rendere i
dettagli con maggiore precisione e creare effetti di trasparenza, si vede bene nella
raffigurazione dei cieli dove il maestro fu il primo ad utilizzare blu differenti fino ad arrivare
ai colori chiari dell’orizzonte. Per questo suo nuovo modo di usare i colori l’influsso della sua
lezione fu grande, più di quella dei fratelli Limbourg. Impatto non solo su artisti successivi francesi
ma anche sui fiamminghi e in particolare un suo degno erede fu Jean Fouquet (Fauchè) pittore
originario di Tours (1420-1481 circa) miniatore che segna l’epoca moderna della miniatura
francese.
Manoscritto che si trova a Ginevra contiene un testo scritto destinato a Carlo VI re di Francia un
tempo attribuito al maestro di Boucicaut e oggi attribuito al maestro de la Mazarine. Questa
miniatura è una notevole scena d’interno che permette di misurare i progressi compiuti dopo Jean
Pucelle ne campo della rappresentazione dello spazio. Un letto posto in obliquo che sfonda lo
spazio, con Carlo VI di fronte al quale è raffigurato l’autore inginocchiato. Raffigurati 3 alti
dignitari di corte riconoscibili per gli abiti. Tra di loro Giovanni senza paura Riconoscibile dal
martello che è uno dei suoi emblemi, sicuramente tutti e 3 volevano essere dei ritratti di qualche
importante dignitario che oggi ci sfugge. Limitandoci alla raffigurazione spaziale si nota che sullo
sfondo c’è una finestra aperta su un cielo stellato e questa apertura da ulteriormente un senso di
profondità alla scena, allargando lo spazio al di là della stanza. Queste sono idee che saranno
sviluppate dagli artisti fiamminghi successivi. Particolari decorativi estremamente ricchi →
tendaggi cosparsi dai gigli simbolo del re di Francia che ci danno anche un’idea di come dovevano
presentarsi le camere dei nobili del tempo; margine della pagina dove abbiamo gli emblemi di Carlo
VI che sono quelli cui Ines rimanda quando studia e spiega perché questo manoscritto è da
ricondurre a Carlo VI. Altri segni distintivi di Carlo vi, il pavone, gli intrecci di ginestra che si
ripropongono anche sulla collana da lui indossata. Carlo aveva fondato un ordine cavalleresco
chiamato copt de genestre.
Dalla scheda su villela petit → intrecciato. sono per lo più motti personali di Carlo VI. nel bordo
dell'Annunciazione, dietro l'angelo con lo stendardo: ego quasi vitis, è rappresentato un cespuglio di
ginestra allo stato naturale tra un cosparso di fiori dove si riconoscono aquilegia alpina, fragola,
margherita, iris, fiordaliso e violetta. la ginestra era una delle pinate preferite dal re (?).
rami fioriti e baccelli di ginestra sono dispiegati ovunque sugli ordini reali, alternandosi così a soli
radiosi sullo sfondo dorato di una Madonna con Bambino indicata da Sterling. Carlo Vi era solito
offrire collane orafe del suo emblema personale ai suoi parenti oa principi sconosciuti, come suo
genero Riccardo II che lo adottò a sua volta.
nel dittico Wilton il re d'inghilterra in segno di alleanza unisce la collana di ditali d'oro del re di
Francia al proprio motto del cervo addormentato che indossa come distintivo ecc-
Accanto al nome di questi maestri furono molti altri che contribuirono alla varietà della miniatura
parigina del tempo come il Maitre de la cité Des Dames (olandese) che decorò diversi manoscritti
contenenti le opere di Christine de ?? miniatura coi nove prodi, pagina del chevalier errant di
tommaso III marchese di Saluzzo autore di questo romanzo allegorico, il marchese è stato in esilio a
parigi dove si fece eseguire la copia contenete il suo testo che portò a saluzzo e fu usata come
modello iconografico dal figlio di Tommaso III Valerano per la decorazione di una delle pareti della
sala baronale del castello.

altro maestro che arrivò a Parigi nei primi 2 decenni del 400 è un maestro italiano noto come
maestro delle iniziali di Bruxelles che si formò nell’atelier del grande pittore e miniatore bolognese
Niccolò di Giacomo e fu il tramite dell’arrivo a Parigi delle nuove concezioni estetiche del 300
bolognese e padovano. Come si vede dalla miniatura (eseguita per il personaggio ritratto
nell’iniziale forse identificabile con il delfino di Francia figlio di Carlo VI e Isabella di Baviera) una
delle caratteristiche di questo maestro sono delle bordure estremamente ricche composte da foglie
di acanto popolate da una profusione di creature diverse, altra caratteristica è quella di modificare il
rapporto tra testo e immagine fino a far scomparire la bordura della miniatura sostituita da
architetture.
Dopo questa generazione di artisti e dopo la morte dei Limbourg la lezione fu portata avanti da due
miniatori che prolungarono fino al 1430 lo stile cortese parigino, il primo è di nuovo un maestro
anonimo il Maestro del Duca di Bedford che dominò la scena parigina tra il 1420 e 1430 e il suo
apice corrisponde al momento i cui il maestro del maresciallo è scomparso e questo maestro è forse
riconoscibile in un miniatore citato nei documenti chiamato Haincelin de Hagenau (→ territorio
francese situato nel basso Reno). Chiamato così perché 3 delle sue opere più importanti furono
realizzati per un unico personaggio John Of Lancaster duca di Bedford fratello di Enrico V re
d’Inghilterra (che sconfisse le truppe francesi nel 1415, la vittoria determinò un momento in cui
Parigi fu occupata dagli inglesi). John of Lancaster quando Enrico v mori nel 1422 divenne
reggente invece del nipote Erico VI che era minorenne, e fu uno dei protagonisti principali della
vita politica parigina negli anni 20 del 15 secolo.
Circolazione della pittura su tavola favorisce la disseminazione e commistione degli stili fra artisti
del nord, artisti italiani e fiamminghi (pucelle che riprende gli schemi centro-italiani) strette
relazioni fra pittori e miniatori nel XV secolo → spesso casi di doppia attività dei pittori, come
Simone Martini per Boccaccio, Lippo Vanni, Michelino da Besozzo ecc a nord esempi sono
Fouquet e Marmion. Il rapporto con pittori monumentali ha effetto sui miniaturisti →
miglioramento della posizione sociale e lavorativa, la consapevolezza delle loro abilità è attestata da
libri di modelli rifiniti cosi finemente da non poter essere semplici strumenti di lavoro per la bottega
ma piuttosto “portfoli” da presentare ai clienti come prova della propria abilità (libri di modelli di
Jaquemart de Hesdin). Mobilità dei miniatori → Parigi fra tardo 14 e primo 15 secolo attira
miniatori dalla Francia e dalle Fiandre
Il duca è ritratto in una scena di presentazione all’interno di un libro d’ore che fu eseguito dal
maestro. Pagina ricchissima che contiene uno degli emblemi del duca.
Glia anni 20 del 400 segnano l’apice della carriera del maestro di Bedford, dovette formarsi verso il
1410 e in questa fase precoce lavorò per altri importanti committenti del periodo ad esempio per il
duce di Berry nelle grandes heures da cui è tratto il foglio con andata al calvario che si deve a
Jaquemart de Hesdin, il resto del manoscritto una miniatura si deve al maestro del duca di Bedford.
lavorò anche per il delfino di Francia e per lui eseguì una parte delle illustrazioni di un testo che si
chiama Terence des ducs che contiene sei commedie del drammaturgo TERENZIO e fu realizzato
per il duca Louis e appartenne poi a Jean duca di Berry, da qui il nome terance des ducs.
L’apice della sua carriera corrisponde al periodo della occupazione inglese in Francia, ma la fine
dell’occupazione non sembra rallentare l’attività del nostro artista a partire dagli anni 30 fu a capo
di una bottega molto fertile in cui lavorarono diversi collaboratori che prolungheranno lo stile del
maestro di Bedford fino al 500 uno dei collaboratori è il maestro della legenda aurea di Monaco. È
un maestro che all’inizio fu molto ispirato dallo stile del maestro di Boucicault con cui collaborò
piu di una volta, ma al tempo stesso vi si distingue per l’accumulo di dettagli narrativi, con
composizioni sovraccariche e senza apparente logica spaziale con una gesticolazione vivace dei
personaggi la cui espressività è agli antipodi rispetto all’equilibrio del maestro di Boucicault. Anche
lui risente delle influenze italiane ma a differenza dei suoi predecessori dimostra di conoscere le
prime novità dell’arte nuova fiamminga, ma anche se dimostra queste aperture il suo stile rimane
comunque legato agli stilemi del gotico internazionale.
Breviario del duca di Bedford
incompleto ma di dimensioni imponenti. Il progetto iniziò intorno al 1424 fu abbandonato
probabilmente alla morte del suo committente nel 1435. la decorazione è rimasta incompiuta e
questo ci dà informazioni sulla modalità di lavoro di un atelier di miniatori. Quello che
contraddistingue di più è la verbosità narrativa ravvisabile anche nell’uso abbondante di filatteri in
cui vengono scritte didascalie. In questo manoscritto si trova la prova che il maestro di Bedford
seguì a livello superficiale i progressi dei grandi artisti fiamminghi dell’epoca, infatti secondo
sterling l’angelo sarebbe una citazione di uno degli angeli dell’adorazione dell’agnello mistico della
bottega dei van Eyck
Maestro delle grandes heures di Rohan, di nuovo artista anonimo che prende il nome da questo
grande libro d’ore. Artista estremante originale con uno stile difficile da identificare anche se ancora
fedele all’estetica del gotico internazionale ma dandone un'interpretazione trascendentale. Non
conosciamo le origini certe di questo maestro ma si suppone che lavorò in un primo tempo a Rohan
che lasciò per stabilirsi a Parigi nel 1415-20 e vi produsse soprattutto manoscritti di contenuto
profano e di grande formato. Nel corso degli anni 30 sembra si trasferisca nella Francia dell’ovest
dove fu al servizio di Iolanda d’Aragona vedova di Luigi II d’Angiò e dove realizzò le ore di
Rohan. Da un punto di vista stilistico questo maestro è un artista visionario e molto abile nelle
miniature di grande formato ed è probabile che fosse anche un pittore su tavola. Conosce
sicuramente i grandi artisti del suo tempo e se ne discosta perché gli alti sono miniatori che cercano
di trovare i mezzi per creare un mondo a 3 dimensioni , egli invece cerca di svuotare di profondità
le sue scene con un uso della linea per creare una espressività forte e drammatica quasi pungente
spesso per sottolineare l’ineluttabilità del destino umano.
A lui si devono solo le miniature di grande formato ed in quelle sopra si vede il linguaggio
estremamente espressivo delle forme e la tragicità del destino umano. Da notare il doppio
movimento della vergine piegata dal dolore e tutta rivolta verso il corpo del cristo e al tempo stesso
c’è il movimento di san Giovanni che sorregge la vergine ma guarda verso dio.

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