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e dei veneti
le cinquanta città...»
la sacralità del confine: i segni
camilla sainati
I dati archeologici raccolti nell’ultimo tren- tipologia dei segnacoli è varia, sottendendo di metri: se non si tratta del vero e proprio dal rituale che ne ha accompagnato l’infis- dei riti lascia aperto il problema degli attori tissimi ritrovamenti di due stele anepigrafi
tennio, soprattutto in centri come Este, quasi una sorta di gerarchia degli stessi e confine settentrionale della città, si dovrebbe sione, ma permettono anche di rileggere e del significato di questo limite, privato, afferenti le necropoli sudorientali, una delle
Padova, Oderzo, hanno ormai accertato quindi della loro funzione/valenza. La carat- comunque riferire a una forte linea di discon- in qualche modo altre evidenze prossimali, come sembrerebbe suggerire la stipe con i quali consacrata da un rituale di libagione e
come nel corso del vi secolo a.C. lo svi- teristica fondamentale è quella dell’elemento tinuità all’interno dell’abitato. di per sé non direttamente relazionate a bronzi, oppure rionale, se non pubblico, di offerte animali, rafforza l’ipotesi dell’uso
luppo formativo delle città venete possa infisso, solitamente verticale; può trattarsi Non lontana è inoltre la collocazione di un indicatori di confinazione. Si tratta della l’aspetto forte è senz’altro nella necessità di di una delimitazione delle aree sepolcrali
essere considerato pienamente compiuto. di pali in legno o in materiale lapideo ciottolone in porfido con l’iscrizione «te»; di paletta in bronzo con iscrizione retica [cat. doverne ribadire nel tempo, con atti rituali, tramite l’infissione di cippi e stele in tra-
In particolare a Padova emerge come questo (cippi o stele), meglio ancora, in quanto per sé si tratta di un manufatto tipicamente 10.5.9], associata, secondo gli appunti di l’importanza e la sacralità. D’altra parte, la chite. Ancora più marcata tra i due centri
processo, iniziato al passaggio tra ix e viii caratterizzati da una maggiore immobilità patavino solitamente collegato con la sfera scavo ottocenteschi, «ad un masso oblungo pratica della re-infissione e/o re-consacra- veneti è la differenza di segno confinario
secolo, sia avvenuto con una chiara pro- e minore deperibilità. Il messaggio poteva funeraria, anche se un utilizzo come segno di trachite […] a tronco di piramide» e «un zione dei segnacoli, in concomitanza con tra campagna strutturata e agro, dove alle
gettazione ab origine per quanto riguarda essere rafforzato dalla presenza di un’iscrizio- di confinazione potrebbe essere suggerito secondo a sfera schiacciata», a cui vanno la riorganizzazione del quartiere afferente, stipi patavine con bronzetti e/o ceramiche
l’estensione dell’abitato, in parte probabil- ne, ancora più se recante l’indicazione della da analoghi elementi dal centro di Padova aggiunti alcuni frammenti di coppe su stelo è attestata proprio nel centro di Padova, dal da libagioni si contrappone il “sistema” dei
mente agevolato e/o condizionato da quei comunità e/o della magistratura. che riportano il termine aklon-segnacolo rinvenuti a poca distanza. La paletta in cippo decussato rideposto all’incrocio tra santuari atestini dal fortissimo valore simbo-
confini naturali rappresentati dai percorsi La testimonianza archeologica dei cippi pata- [cat. 4.3.1]. In questo caso, l’interpretazione bronzo rimanda al servizio da fuoco delle strada e fossato, al momento di una risiste- lico che circondano la città, proteggendola,
fluviali. vini è, per quello che riguarda lo stato attuale dell’iscrizione «te» come te, abbreviazione di stipi votive patavine, l’elemento in trachite mazione delle strutture prossimali. attraverso il controllo di guadi e accessi.
Segnacoli confinari di recente e recentissi- delle conoscenze, particolarmente ricca, in teuta, lo avvicina ai due cippetti di Oderzo a forma tronco piramidale va con ogni La pianificazione e l’organizzazione degli Nella disomogeneità e frammentarietà dei
ma scoperta, insieme alla rilettura di quelli confronto con gli altri centri veneti: dal di i secolo a.C., che segnano, insieme a un probabilità interpretato come cippo e, per spazi riguardava anche le aree necropolari e, dati archeologici a disposizione, peraltro
già noti, hanno ora permesso di cogliere margine occidentale della città, in prossimità terzo anepigrafe, il confine meridionale tra analogia con quello in porfido, il secondo uscendo dalla città, la definizione del confine ulteriormente arricchiti in questi ultimi
alcuni spiragli di luce su un aspetto anco- del fiume e della possibile direttrice viaria città (necropoli comprese) e prima campa- elemento potrebbe appartenere alla classe tra la campagna strutturata necessaria alla anni da significativi rinvenimenti, emerge
ra poco visibile archeologicamente, come verso Vicenza, proviene il noto cippo iscritto gna [cat. 3.1.3]. Il confronto risulta partico- dei ciottoloni-segnacoli. Se si tiene conto sussistenza della città stessa ed il territorio, con una certa forza la precoce progettua-
quello del sistema giuridico-amministrativo in trachite [cat. 8.1], con riferimento a un larmente significativo di un linguaggio e di che le coppe su stelo sono una forma cera- fino al confine intercittadino. In questo caso lità nell’organizzazione degli spazi urbani,
che sottende la formazione della città nell’e- bosco sacro e con tre parole chiave: confine un sistema ideologico diffuso e consolidato, mica fortemente legata a rituali religiosi e ci si trova di fronte a una sorta di paradosso gerarchicamente definiti da “segni” diver-
spressione di uno dei suoi compiti princi- (termon = termine), comunità (teuters = azione non solo a Padova, ma evidentemente, in funerari, si ripropone anche in questo con- patavino: i segnali infatti appaiono più sfu- sificati ed in certi casi anche ambigui. La
pali, quello appunto della definizione dello collettiva, pubblica) e magistratura (-edios). attesa di altre conferme, nel Veneto prero- testo l’associazione termine confinario - atto mati ma con aspetti maggiormente conno- protezione da parte dell’egida divina viene
spazio urbano e dei limiti territoriali. L’iscrizione rende quindi visibile ciò che i mano. Se le iscrizioni dei tre cippi patavini, rituale a sancire il limite meridionale tra città tati da rituali sacro-religiosi. È il caso delle invocata attraverso cerimonie sacrificali of-
Padova, chiusa per buona parte dall’ansa e dati archeologici permettono solo di intuire riportando congiuntamente i concetti di ter- e campagna, e non a caso la simbologia delle stipi con bronzetti e/o fittili miniaturistici da ficiate da magistrature rappresentanti la
controansa del Meduacus, rappresenta, per e/o ricostruire: l’organizzazione della città, in mine (limite/confine) e comunità, esprimo- derrate alimentari sembra celebrare proprio libagione che sembrano collocarsi in coinci- comunità, siano esse politiche e/o religiose.
quantità e qualità dei dati, un buon punto questo caso la definizione del limite confina- no l’idea (ideologia?) che la definizione del le attività agricole. denza con i limiti delle necropoli, come la Ancora più significativo è il riconoscere
di partenza: fin dall’viii secolo a.C. emerge rio, avviene attraverso un atto pubblico da confine rappresenta un’espressione collettiva Sull’apice settentrionale dell’ansa, all’inter- stipe San Daniele, ai margini della necropoli (anche) in questo sistema di delimitazione
archeologicamente lo sforzo collettivo per parte di magistrature (pubbliche). L’esistenza sancita sul terreno attraverso le proprie ma- no di un quartiere artigianale, tra la fine del meridionale e i due bronzetti di via Loredan confinaria la vicinanza ideale del Vene-
la protezione del limite nord occidentale di un collegio di tre magistrati a Padova è gistrature, la stele di Vicenza [cat. 8.1] con la v secolo a.C. e la fine di quello successivo, si al margine delle necropoli settentrionali. An- to preromano alla sfera culturale etrusco-
dell’argine fluviale, con la realizzazione di d’altronde confermata anche nell’iscrizione dedica agli dei terminali (termonios deivos) assiste allo svolgimento di tre azioni rituali, cora da chiarire è la definizione dei confini italica, dove la città si fonda e si sviluppa
una palizzata lignea ed una massicciata in di un secondo cippo – noto come PA 13 – introduce nella dialettica confine-comunità diverse tra loro, praticamente nello stesso tra l’ambito cittadino e la campagna arata attorno all’infissione di cippi parlanti e i
trachite. L’impegno della comunità per rinvenuto anch’esso dislocato poco lontano un terzo elemento, affatto secondario, quel- punto. La sepoltura di una stipe domesti- o strutturata, per i quali è stata richiamata confini vengono tutelati dal dio Terminus.
la difesa dei propri spazi viene nel tempo dal precedente, oltre l’ansa fluviale. Altri lo dell’esistenza di divinità preposte alla ca con fittili e modellini miniaturistici in la diffusione dei bronzetti, tradizionalmente
ribadito con manutenzioni continue, fino due cippi iscritti di recentissima scoperta, protezione del confine e quindi alla sua bronzo di utensili da focolare precede una ritenuti sporadici. La loro particolare distri- nota bibliografica
alla realizzazione, in piena romanità, di una provenienti dalla controansa orientale della sacralità: comunità - confine - sacralità. sistemazione funzionale ad ampliare il pia- buzione lungo una fascia attorno alla città, Balista, Ruta Serafini 1993; Balista, Ruta
vera e propria cinta muraria. città [cat. 3.1.1], riportano lo stesso testo che Padova ancora una volta offre alcune signi- no di calpestio verso nord. Successivamente nel raggio di 600-800 metri, suggerisce l’e- Serafini 1999; Balista, Gambacurta, Ruta
Se lo sforzo collettivo per la definizione e la conferma la prassi dell’azione pubblica (ter- ficative evidenze archeologiche, soprattutto si verifica l’infissione di un cippo anepigra- sistenza di un possibile “sistema”, una ideale Serafini 2002; Este preromana 2002; Di
difesa del bene comune è quindi attestato mon) a sancisce la definizione di un limite in relazione al confine meridionale. I due fe, leggermente dislocato così da non intac- cerniera a protezione dell’ager patavino. Filippo Balestrazzi 2004; La città invisibile
archeologicamente fin dalle origini dell’abi- confinario (termon). Accanto al problema cippi anepigrafi in pietra (trachite e calcare) care il deposito precedente, e infine, verso la Simmetrica è la situazione documentaria 2005, schede n. 51, pp. 94-95; nn. 23-24,
tato, bisogna invece aspettare il v secolo a.C. linguistico circa la natura degli attori (mediai) entrambi associati a frammenti di grandi fine del iv secolo a.C., un terzo rito prevede di Este dove, allo stato attuale della ricerca, p. 126; nn. 33-34, p. 128; n. 60, pp. 99-102;
perché emergano le evidenze archeologiche che presiedono all’infissione, resta ancora non contenitori per derrate alimentari (doli e la deposizione di una coppa in ceramica sono lacunosi i dati cittadini, mentre i se- Gamba, Gambacurta, Ruta Serafini, Balista
degli atti giuridico-amministrativi che rego- chiarissima la tipologia del limite marcato dai olle) e ossa animali non solo rappresentano semidepurata, di un rocchetto e probabil- gni confinari suburbani attestati presentano 2005; Gamba, Gambacurta, Ruta Serafini
lano la definizione dei confini cittadini. La due segnacoli distanti tra loro poche decine degli indicatori di confine diretti, rafforzati mente di offerte deperibili. Se la diversità senz’altro una valenza più forte. I recen- 2008, p. 57, 59; Sainati 2009.
Gli insediamenti di pianura sono organiz- gli scarichi domestici o produttivi vengono soprattutto dal vi secolo a.C., attraverso
zati, sin dalla loro formazione, in più nu- riversati nelle aree esterne alle abitazioni o una maggiore articolazione interna, in
clei di abitazioni posti sulle zone rilevate, all’interno dei fossati prossimali. cui i vani assumono diverse funzioni o
sicuramente coordinati tra loro, con aree Le modalità costruttive delle strutture destinazioni (Padova, Oderzo). Spesso le
scoperte intermedie adibite a diverse fun- prevedono un ampio utilizzo dei materiali case sono dotate di tettoie esterne in
zioni (recinti per animali, orti, attività ar- maggiormente disponibili in loco, come prossimità degli accessi. All’interno, il
tigianali). Nei centri di dimensione urbana il legno e gli impasti terrosi: le murature riscaldamento degli ambienti e la cottura
si attesta una precisa pianificazione degli portanti vengono erette tramite un’arma- dei cibi avveniva tramite i focolari: questi
spazi in veri e propri quartieri residenziali, tura di pali lignei verticali con graticci vengono posizionati quasi sempre nel vano
all’interno dei quali le abitazioni sono di canne e paletti, riempita di materiale maggiore, sia in prossimità delle murature,
disposte in modo adiacente e simmetrico, terroso (argilla, limo o impasti di limo e sia più frequentemente al centro, e veniva-
divise da viottoli e strade; queste seguono cenere) o tramite mattoncini realizzati in no dotati di vespai in ciottoli con funzione
orientamenti regolari, riconducibili all’e- argilla cruda o in limo scottato. Per le fon- refrattaria, o in frammenti ceramici, o in
sistenza di un’autorità politica in grado dazioni vengono utilizzate diverse tecniche concotti. L’arredo interno era costituito
di coordinare e promuovere le opere di costruttive, in base alla disponibilità della essenzialmente in legno e in fibre intrec-
interesse collettivo. La viabilità interna è materia prima: molto frequenti le canalette ciate (piani di lavoro, panche, mensole,
caratterizzata da una gerarchia degli assi, rettilinee all’interno delle quali vengono ceste). Alcuni spazi della casa sono riser-
cui si accompagnano impianti di deflus- alloggiati i pali verticali del telaio di so- vati alla conservazione e al deposito delle
so e scolo delle acque: da veri e propri stegno, o travi incassate in orizzontale, derrate alimentari, sia all’interno di grandi
fossati con funzione di drenaggio e di ma anche sistemazioni di ciottoli fluviali contenitori fittili (dolii, vasi silos), sia
delimitazione degli isolati abitativi, a più o di blocchi litici; i pali all’interno delle attraverso vasche, coperte e rivestite per lo
piccole canalette di sgrondo, sia interrate canalette strutturali sono spesso costipati più in legno, interrate o seminterrate, vere
sia all’aperto. con semplici riporti terrosi, o con impasti e proprie dispense-magazzino domestiche
La pianificazione prevede la distin- di limo rosaceo a blocchi. Le murature (Oderzo, Padova, Verona, Adria).
zione tra zone residenziali e zone così costituite vengono intonacate con Il panorama delle tipologie delle stoviglie
artigianali/“industriali”, queste ultime di- spalmature di limo impastato con mate- e dei contenitori ceramici appare molto
slocate preferenzialmente in prossimità dei riale vegetale, talvolta anche decorate. I vario per quanto riguarda forme e fun-
corsi d’acqua. Gli abitati difatti dovevano tetti sono displuviati, il colmo è costituito zioni, dimensioni, materiale utilizzato e
essere autonomi dal punto di vista del so- da travi e la copertura probabilmente da motivi decorativi. I contenitori di mag-
stentamento e dell’artigianato: spazi aperti spessi strati di paglia e ramaglie, pressati e giori dimensioni vengono sfruttati per
destinati all’agricoltura e all’allevamento legati. I pavimenti vengono realizzati tra- la conservazione e lo storaggio di cibi
dovevano trovarsi immediatamente all’e- mite stesure di argilla battuta, o attraverso e derrate, possono venire parzialmente
sterno, mentre all’interno si svolgevano le l’abbattimento e lo spianamento delle interrati o semplicemente poggiare sul
varie attività artigianali, dalla produzione pareti delle fasi precedenti. Le capanne, pavimento: i vasi silos vengono realizzati
ceramica a quella metallurgica, alla lavora- insomma, per tecniche costruttive e per soprattutto in materiale concotto, men-
zione del corno e dell’osso. In alcuni casi materiali impiegati dovevano avere strette tre dolii e scodelloni-dolio si ritrovano
all’interno delle stesse abitazioni esistevano analogie con i casoni veneti, ancora visibili esclusivamente in ceramica d’impasto [cat.
spazi dedicati alle attività produttive, tanto nelle nostre campagne fino all’inoltrato 3.3.1-2]. Recipienti piuttosto rari nei con-
da rimandare alla definizione di “case- Novecento. testi abitativi sono i biconici e i situliformi
laboratorio” (Altino, Padova, Este), che re- Le planimetrie delle case sono generica- [cat. 3.2.6-7], maggiormente utilizzati in
stituiscono focolari, vasche o infrastrutture mente rettangolari o quadrangolari: le ambito funerario, spesso con funzione di
utili alla realizzazione di veri e propri cicli grandi abitazioni rettangolari indivise o al ossuario. Olle e scodelloni [cat. 3.2.3-5]
produttivi, effettuati sia all’interno, sia in massimo bipartite della prima età del ferro possono essere usati sia come recipienti
specifiche aree esterne adiacenti. I rifiuti e (Oderzo, Treviso) si evolvono, a partire da dispensa, sia sulle braci per la cottura
3.2.5 3.2.7
Olle [3.2.3] Vasi situliformi
Este, Padova, località Morlungo, Este, Padova, località varie;
collezione Nazari, sparsi, 1879-1884; Vicenza, Santa Corona, recupero,
Este, Padova, via Santo Stefano, anni settanta
Casa di Ricovero, necropoli, tomba 35, impasto, tornitura, superfici lisciate
1984 o verniciate; h da 16,4 a 29,5, ø da 13,8
impasto, tornite, superfici lisciate a 19,5
e lucidate; h 28, ø 24,2; h 18,2; ø 16,3
Il vaso situliforme è forse una delle forme
Le olle, a profilo ovoidale o globoso, come più tipiche della ceramica veneta: noto an-
quelle che qui si presentano, con labbro più che in abitato, è spesso usato come ossuario.
o meno articolato e ingrossato e superfici Gli esemplari più antichi, dell’viii secolo [3.2.6]
semplicemente lisciate, ingubbiate o lucidate a.C., sono apodi e hanno profilo semplice
a stecca, spesso erano decorate sotto il labbro con orlo dritto o poco svasato, a partire dal- [3.2.8]
mediante cordoni orizzontali, semplici o la metà del secolo compaiono le prime de-
taccheggiati. Esse trovavano il loro utilizzo corazioni a borchiette. Con il vii secolo a.C.
primario in ambito domestico, come con- l’orlo è più articolato e il profilo sinuoso,
tenitori di vivande. In casi meno frequenti con una progressiva definizione del piede;
venivano impiegate anche in contesti funera- [3.2.5] l’applicazione di borchiette raggiunge livelli
ri, con funzione di ossuari. vi-iv secolo a.C. di esuberanza, con ricchi motivi geometrici
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, e figure stilizzate di cavalli, oltre ai quali si
mna 25641, 42059 introduce l’ornato a lamelle di stagno. Nel
bibliografia: Soranzo 1885 e inedite. vi secolo a.C., oltre alla presenza di un pie-
cp de ben distinto, si diffonde la decorazione
a cordoni e quella a fasce rosse e nere, che
coinvolge a volte anche i coperchi. Questa [3.2.9]
3.2.6 peculiare decorazione è anche associata a
Piccolo biconico stampiglie geometriche e solo raramente
Este, Padova, località Morlungo, arricchita dalla cordicella impressa, di gusto
collezione Nazari sparsi, 1879-1884 più antico. Dopo il v secolo a.C. questa for-
impasto, modellato, superfici lisciate; ma è progressivamente sostituita da altre. I
h 19,8, ø 10,8 vasi presentati si datano dalla metà dell’viii
al pieno vi secolo a.C.
Nella categoria dei vasi biconici rientra Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, [3.2.11] [3.2.12]
questo piccolo esemplare ad ampia im- mna 25588, 26373, 12061-12062;
[3.2.7]
le cinquanta città 235
le cinquanta città
Museo Naturalistico Archeologico, 3.2.10 no connotare individui di sesso femminile
Vicenza, ig 162261 Due coperchi di rango elevato, anche se non mancano
bibliografia: Museo Ritrovato 1986, p. 35- Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese casi di sepolture di coppia con due esem-
36, A19/1; Soranzo 1885, tav. v, fig. 11; 1965 plari, destinati probabilmente sia all’uomo
Veneto nell’antichità 1984, pp. 685, 749; ceramica d’impasto sia alla donna. Cronologicamente si datano
Veneti antichi 1988, p. 47, fig. 40; Italia tra fine viii e inizi vii secolo a.C.
1988, p. 48, fig. 47. Il coperchio più antico (h 8,5 cm, ø orlo Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
dv 12,4 cm), databile nell’viii secolo a.C. e mna 3575
modellato a mano, presenta una vasca bibliografia: De Min 1978, pp. 61-65.
troncoconico-arcuata con una presa ad cp
3.2.8 anello. Il secondo esemplare (h 6,1 cm,
Olletta ø orlo 10,8 cm), simile al precedente, ma
Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese realizzato al tornio e con presa decorata a 3.2.13
1965 tacche, è di tipologia abbastanza comune Coppa a tre bracci
[3.2.13] ceramica d’impasto, tornita, h 19,6, in ambito veneto dal vi al iii secolo a.C. Este, Padova, fondo Franchini, sparsi [3.2.14]
ø orlo 13,2 SBAVeneto, Padova, ig 361093, 169763 impasto, superfici verniciate; h 29,1, ø 15,5
Inediti.
Labbro lievemente estroflesso, sottolineato lm Rinvenuta in una zona a destinazione ci-
da due cordoni, breve collo cilindrico, miteriale, la coppa ad alto piede, dotata di
corpo ovoidale, fondo piano. Decorazione tre bracci che sorreggono altrettante baci-
a stralucido: ampia banda tra orlo e spalla, 3.2.11 nelle, doveva far parte dei vasi del servizio
motivo orizzontale a spina di pesce sul Coperchio funerario ed essere utilizzata per contenere
ventre, intersecato nella zona inferiore da Dosso del Pol, Gazzo Veronese, Verona, e presentare offerte di cibi liquidi o solidi
serie di linee diagonali; stretta fascia sul necropoli per il defunto. La forma, piuttosto rara, di-
fondo con sotto motivo a raggiera. Data- argilla semidepurata, tornio; ø 10,3, h 3,2 chiara la funzione eminentemente cerimo-
bile al vi secolo a.C. niale. Il contrasto cromatico tra il rosso e il
SBAVeneto, Padova, ig 9153 Dai corredi delle tombe della necropoli di nero nel trattamento delle superfici doveva
[3.2.16] Inedita. Dosso del Pol a Gazzo Veronese proven- essere esaltato dalla brillantezza dei colori,
lm gono numerosi materiali fittili in ceramica ora più spenti. Metà del vi secolo a.C.
depurata di colore giallo-rosato, comu- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
nemente definiti di tipo etrusco-padano. mna 9576
3.2.9 Particolare è un coperchietto a corpo ci- bibliografia: Prosdocimi 1882, p. 24, tav. v,
Olletta ovoidale lindrico con sommità troncoconica e presa fig. 40; Este antica 1992, p. 67, fig. 48.
Dosso del Pol, Gazzo Veronese, Verona, circolare. v-iv secolo a.C. cp [3.2.15]
necropoli Centro Ambientale Archeologico,
ceramica, tornio; ø 7,5, h 6,9 Legnago, Verona, vr 19326
Inedito 3.2.14
Dai corredi delle tombe della necropoli di mb, gr, ls Bicchieri
Dosso del Pol a Gazzo Veronese proven- Este, Morlungo, collezione Nazari, 1879-
gono numerosi materiali fittili in ceramica 1884; Padova, via San Canziano /
depurata di colore giallo-rosato, comune- 3.2.12 via Delle Piazze, us 1613, 1993
mente definiti di tipo etrusco-padano. In Vaso a forma di stivale impasto, modellati e torniti, superfici
particolare si segnala un piccolo vasetto a Este, Padova, località Morlungo, lisciate o verniciate; h da 10,4 a 18,5,
profilo ovoide, con orlo esoverso, distinto, collezione Nazari, sparsi, Tomba iii, 1881 ø da 7,6 a 12
e basso piede ad anello. v-iv secolo a.C. impasto, modellato, superfici lucidate;
Centro Ambientale Archeologico, h 16,5, ø 13,2; lungh. piede 11,5 La campionatura di bicchieri esemplifica
Legnago, Verona, vr 19387 la varietà di forme e decorazioni che carat-
Inedita. Il vaso conformato a forma di stivale, terizzano questi manufatti. Impiegati nelle
mb, gr, ls dall’ampia imboccatura e dal piede appiat- varianti più semplici per uso domestico,
tito, è decorato a motivi geometrici incisi essi si trovano in versioni generalmente
e reca tracce di decorazione a borchiette più raffinate nei corredi funerari, usati
bronzee applicate. Generalmente simili vasi per le libagioni e, in alcuni casi, per la
si trovano in contesti tombali, dove sembra- presentazione di offerte. Sono stati classi-
Il focolare è sempre stato considerato a rilievo o a incisione su una delle facce Per quanto riguarda gli alari in terracot- dato i loro focolari con la rappresentazione affaccia a questo punto l’ipotesi che anche
il fulcro della casa, il luogo dove viene laterali, talvolta con motivi a svastica a ta, molti provengono da Este, alcuni da plastica dell’ariete, in modo che la vittima nel Veneto preromano si possa pensare a
generato il calore, quindi il nutrimento rilievo. Nonostante la frammentarietà dei Padova [cat. 3.2.27], altri dal Veronese e consacrata alle loro divinità domestiche residenze di particolare pregio, decorate
e, per estensione, la vita. Nelle abitazioni reperti, è stato osservato che le decorazioni dal Vicentino [cat. 3.2.26]. A Este i rin- dimorasse per sempre attaccata alla pietra da elementi architettonici figurati, quali
protostoriche spesso si trovava al centro complesse sembrano generalmente limita- venimenti di alari sono particolarmente del focolare; i cordoni e le decorazioni che quelli attestati nei “palazzi” etruschi di
della stanza ma, come documentato da te a una delle facce laterali maggiori, alla concentrati in alcune aree dell’antico cen- compaiono su alcuni esemplari altro non epoca arcaica.
recenti scavi, esso poteva avere varie di- faccia superiore o, in alcuni casi, almeno tro: numerosissimi esemplari sono stati sarebbero se non le raffigurazioni delle Seppure in numero minore, a Este e a Pa-
slocazioni. Collocato talvolta su un piano a una delle laterali minori, ovvero alle rinvenuti infatti nell’area dell’Ospedale ci- ghirlande con cui venivano ornate le vitti- dova sono attestati alari a protome equina,
rialzato in argilla cotta dal fuoco, doveva parti destinate a rimanere a vista. Alari a vile – oggetto di scavi archeologici tra 1992 me da condurre al sacrificio. tipo che risulta ampiamente rappresentato
essere fiancheggiato da alari in terracotta, mattonella analoghi sono stati rinvenuti e 1994 – [cat. 4.1.3] e nell’area del Cimitero Lo stesso significato potrebbero avere le nell’abitato etrusco di Bologna, dove trova
unici elementi dell’arredo funzionale; le a Este e nel territorio, nell’alto vicentino, comunale, interessata da rinvenimenti di raffigurazioni di animali, e in particolare alcuni confronti. Ed è solo il caso a questo
tipologie documentate vanno dai più an- nel Polesine a Frattesina, nel veronese, nel superficie e da vecchi scavi. L’alto numero dell’ariete, nelle decorazioni fittili architet- proposito di ricordare l’importanza del
tichi esemplari “a mattonella” a quelli “a Veneto orientale a Concordia Sagittaria di alari recuperati inducono a riconoscere toniche, allusive al culto degli antenati: l’a- cavallo presso i Veneti antichi, la sua ricor-
panca”, fino ai più caratteristici alari con e, al di fuori dell’ambito veneto, in area in Este un centro di vasta produzione di riete assumerebbe la valenza di protettore rente presenza in raffigurazioni e manufat-
terminazione a protome zoomorfa, a testa villanoviana. Un’ipotesi che è stata fatta questi oggetti, soprattutto tra fine vii e iii e generatore. In alcuni centri dell’Etruria ti fittili e bronzei, la pietas e gli onori a esso
di ariete o di cavallo, tipici della seconda sul loro utilizzo è che fossero usati in secolo a.C. dell’età arcaica è documentata infatti, ac- riservati in numerose sepolture.
età del ferro. coppia sul focolare per contenere le braci Oltre a una valenza funzionale, l’alare canto alla produzione di elementi acrote-
Gli alari variano la loro morfologia duran- e per sorreggere le pentole durante la pre- avrebbe una pregnante valenza simbolica riali a figura umana, una varietà di acroteri nota bibliografica
te i secoli, ma la loro funzione di delimita- parazione dei cibi, in analogia a quanto in relazione alla sacralità del fuoco. Le pro- a figura animale: vi sono sfingi, leoni o Déchelette 1914, p. 1401-1403; Feleppa
re il focolare, reggere gli spiedi e facilitare attestato in un momento più avanzato tomi configurate ad animale in particolare pantere, cavalli, tori, almeno un cinghiale 1968-1969; Lacy 1985, pp. 110-114; Fogolari
la combustione dei ceppi resta immutata. nell’abitato di Santorso [cat. 11.2.7.3] e in rappresenterebbero immagini simboliche e un ariete: si tratta di manufatti modellati 1988, p. 153; Balista, Ruta Serafini 1992, pp.
Cambia anche il materiale che viene uti- altri siti di area centro-europea. Un’altra attestate tra i popoli dell’Italia preromana; a mano, con corpi cavi, fori accuratamente 150-166; Lora, Ruta Serafini 1992, p. 264;
lizzato per produrli, che può essere la ipotesi, suggerita dalla ripetitività del mo- la raffigurazione di animali quali l’ariete, disposti e dettagli plastici applicati. Inter- Capuis 1993, p. 70; Panozzo 1998, pp. 363-
terracotta, la pietra o il metallo. dulo e dalle dimensioni, vuole che gli alari il cavallo, il cane e il toro hanno un signi- pretate come elementi di arredo domesti- 371; Taglioni 1999, pp. 55-61; Gambacurta
La morfologia più antica attestata tra gli fossero disposti in successione a delimitare ficato apotropaico a partire dalla tarda età co, ma anche come terrecotte architettoni- 2003a, pp. 72-73; Aggujaro 2003-2004,
alari fittili è quella detta “a mattonella”, a il focolare, formando un muretto, cioè una del bronzo fino a tutta l’età del ferro. In che, sono le due fiere rinvenute nel 1990 a pp. 118-119.
forma di parallelepipedo rastremato ver- piccola struttura paravento. particolare gli alari a testa d’ariete di Este Oderzo in una fossa di scarico [cat. 4.1.4],
so l’alto con semplici decorazioni sulle Un’evoluzione di questa prima morfologia sono stati datati tra vi-v e iv-iii secolo a.C. datate a fine v-inizi iv secolo a.C. Questi
facce laterali. Sono realizzati in impasto è rappresentata dagli alari “a panca”, con In area veneta questo tipo è maggiormente due esemplari, che in base alla decorazione
sabbioso ricco di inclusi, presentano su- sporgenze che corrono lungo le facce late- attestato rispetto a quello configurato ad dovevano essere presentati in posizione
perfici sommariamente lisciate e spesso rali maggiori e fori più o meno profondi, altre specie animali. In ambito europeo affrontata, sono stati ipoteticamente consi-
fittamente decorate. La loro produzione praticati con lo scopo di reggere gli spiedi. trova confronti con esemplari provenienti derati alari, in analogia con quelli attestati
sembra avere inizio nelle fasi finali dell’età Un tipo più tardo, risalente alla piena età dalla Bulgaria, dalla Slovenia e dalla Fran- in tutta l’area veneta durante l’età del fer-
del bronzo, per perdurare nel corso di del ferro, è quello con corpo principale a cia, dove alari gallo-romani attestano una ro; essi però differiscono dai tipi comuni
tutta l’età del ferro. Una grande quantità panca e terminazione a protome zoomor- continuità di utilizzo del tipo in fase di in quanto risultano cavi all’interno, ac-
di alari a mattonella proviene dall’abitato fa: l’animale più rappresentato è l’ariete, romanizzazione avanzata. L’ariete simbo- costabili a terrecotte architettoniche volte
di Montagnana, Borgo San Zeno. Sono ma non mancano esempi a testa di cavallo, leggia la forza e la fertilità in quanto capo alla decorazione dell’alzato, documentate
configurati a parallelepipedo, con sezione di cane o di altri animali non identificabili, del gregge e rappresenta l’ovino più impor- a Capua e in Etruria. Quanto all’identi-
rettangolare o trapezoidale. Le superfici a volte fantastici. Generalmente veniva- tante presso quelle popolazioni, dove l’e- ficazione degli animali raffigurati, alcuni
possono risultare inornate, o decorate se- no realizzati in terracotta, anche se non conomia agricolo-pastorale riveste il ruolo dettagli farebbero pensare a cavalli, altri a
condo diverse modalità: a tacche oblique mancano esemplari in pietra, tutti a testa principale. La figura dell’ariete sugli alari è felini: si tratta di animali che riassumono
incise lungo i margini, con una scanala- d’ariete, provenienti dal territorio veronese ricollegata al sacrificio dell’animale in ono- caratteristiche diverse, tanto da sembra-
tura mediana o a impressioni circolari o (in maggiore quantità), da Este [catt. 4.1.1- re dei Geni familiari: i Galli, come i Greci re esseri fantastici, sull’esempio di molte
lineari sulla faccia superiore, a meandro 4.1.3] e da Cervarese Santa Croce (Padova). e i Romani prima di loro, avrebbero arre- rappresentazioni dell’arte delle situle. Si
nel cuore della città nel cuore della città
ritualità domestica
silvia rossi
Una particolare forma di espressione reli- di veri e propri “servizi” appositamente del sacro nel mondo veneto antico, poiché sia le stipi domestiche di Padova che quelle
giosa propria della fase pienamente urbana commissionati alle botteghe artigiane della la documentazione è estremamente più di Vicenza dimostrano di rispondere a una
è rappresentata, a partire dalla seconda città. Le forme dei fittili alludono simboli- scarna e il fenomeno risulta ad oggi assai rigida normativa liturgica di un culto che,
metà del vi secolo a.C. e fino alla romaniz- camente alla preparazione-cottura dei cibi, circoscritto nel tempo, essendo solamente seppure privato, doveva essere comunque
zazione, dalle stipi votive domestiche, così al loro consumo e al bere-attingere liquidi. quattro le stipi note e tutte databili tra iv ideologicamente “condiviso” dalla comu-
dette sia per la tipologia dei votivi che per A Padova sono comunemente presenti sco- e iii secolo a.C. nità urbana che ne rispettava i dettami:
la loro ubicazione in contesto abitativo. delloni, olle e relativi coperchietti, coppe e La peculiare composizione di queste sti- occasione, modalità di deposizione, uni-
A oggi il fenomeno sembra avere interes- tazze, cui si affianca anche il mortaio nelle pi, collocate nel cuore della città antica, tarietà degli oggetti votati e del loro valore
sato solo i centri di Padova, dove ricono- due stipi provenienti dall’area ex Pilsen risponde a un assai rigido codice rituale simbolico.
sciamo la più consistente e coerente do- [cat. 4.2.1]. Esclusivamente nelle stipi pa- che comporta la deposizione esclusiva di
cumentazione, e Vicenza, dove sono note tavine poi, accanto al repertorio della cera- tre ollette e un vaso tripode, tutti dotati nota bibliografica
quattro stipi – rinvenute in Contrà Pasini, mica vascolare, sono solitamente presenti di coperchio. Anche questi vasi, sebbene Ruta Serafini 1981; La città invisibile 2005,
in Contrà Santa Corona, a palazzo Thiene modellini in lamina bronzea di utensili da di dimensioni non propriamente ridotte pp. 114-129 e schede nn. 7, 8, 18, 22; Ros-
[cat. 4.2.2] e Stradello degli Stalli (inedita) fuoco, come alari e spiedi, molle, paletta né tanto meno miniaturistici, sembrano si 2005c; Gregnanin 2006; Rossi 2007,
–, per alcuni aspetti simili a quelle di Pa- e ventaglietto, e, dal v secolo a.C., anche comunque prodotti su commissione appo- pp. 116-123.
dova, ma anche con specifiche peculiarità. elementi del servizio da libagione, quali sitamente per l’occasione.
Tali stipi sono espressione di atti di culto situle, colini, attingitoi. La particolare Seppure raramente, all’interno delle stipi
unitari a suggello della fondazione o della composizione dei votivi, che rimanda alla si conservano anche resti di offerte vegetali
ristrutturazione di ambienti abitativi o casa e a rituali del nucleo familiare connes- e animali, come riconosciuto ad esempio
produttivo-artigianali all’interno della cit- si al focolare domestico, ha fatto ipotizzare nelle due stipi patavine più antiche di via
tà. Nei contesti conservati esse sono state anche un probabile ruolo attivo della don- Patriarcato e di via San Fermo. Resti ani-
rinvenute al di sotto di elementi strutturali na nelle cerimonie. In alcune stipi – tre mali sono presenti anche in almeno due
o infrastrutturali significativi, come so- da via San Fermo, una da via Rialto e una delle quattro stipi vicentine – in quella di
glie, pareti divisorie o piani pavimentali, da via Battisti – che rientrano in un arco Stradello degli Stalli, nella quale si con-
con evidente funzione inaugurale e pro- cronologico che va dalla seconda metà del servano anche altre porzioni dello stesso
piziatoria. Il valore sacrale e inviolabile di vi secolo al iv secolo a.C. sono attestati, animale e un dente di suino, e in quella
questi depositi viene ribadito dalla loro all’interno del gruppo dei bronzi in lami- di palazzo Thiene – e in entrambi i casi si
rideposizione, in occasione di rifacimenti na, anche un cavallino e un disco-ruota, tratta di una testa di ovino.
edilizi o cambi di destinazione d’uso degli ricondotti a valenze simboliche di carattere In considerazione dell’importanza rico-
ambienti. propiziatorio e ideologico-sociale, a testi- nosciuta alle attività di allevamento/pa-
Tale pratica risulta ancora attestata in monianza forse dell’appartenenza del nu- storizia e lavorazione della lana a Vicenza
contesti di età romana, quando il valore cleo familiare a una élite socio-economica. e nell’alto vicentino, sia nel corso della
simbolico di queste stipi era ancora in Tra il iv e il iii secolo a.C. il numero degli protostoria che in età romana, tale parti-
qualche misura percepito e rispettato. Gli oggetti deposti nelle stipi patavine aumen- colare porzione dell’animale, deposta con-
oggetti, sempre deposti ordinatamente e ta, forse parallelamente a un più ampio testualmente alle ollette e al vaso tripode,
forse in origine contenuti entro cassette coinvolgimento di soggetti nel rituale, e potrebbe alludere forse al suo sacrificio in
in materiale deperibile, appartengono a così pure la varietà delle forme rappresen- occasione della cerimonia di deposizione,
forme proprie del repertorio veneto, ripro- tate, fino ad arrivare alla fase di piena ro- costituendo così una componente signifi-
poste e prodotte ad hoc in misura ridotta o manizzazione in cui il numero dei fittili è cante e costitutiva del rito piuttosto che
miniaturistiche. considerevolmente maggiore, a scapito dei un semplice elemento a contorno del set
L’omogeneità degli impasti ceramici e l’al- bronzi che tendono invece a scomparire. votivo. Ma si tratta di aspetti che richie-
to grado di standardizzazione morfologica Per Vicenza non è purtroppo possibile dono ulteriori riflessioni. Pur utilizzando
riscontrati entro ciascun contesto consen- tracciare una panoramica altrettanto arti- codici espressivi differenti per un rituale
tono infatti di ipotizzare che si trattasse colata di questa particolare manifestazione che presenta comuni caratteri costitutivi,
nel cuore della città nel cuore della città
aklon: i nomi sulla pietra
anna marinetti
I ciottoloni iscritti costituiscono una classe loni – in particolare nel caso dei primi ri- [cat. 4.3.2, n. 3]), o al nominativo aklon specificazione trova senso solo in relazione [cat. 4.3.3] potrebbe essere la trasposizione
di oggetti ormai ampiamente rappresenta- trovamenti – mancano notizie precise sulla (Lemonei Enopetiarioi aklon [cat. 4.3.1]; a una destinazione non legata alla fisicità del greco mystés che indica l’“iniziato” ai
ta, la cui funzione non è tuttavia ancora del provenienza, e inoltre la loro conformazio- Lantei aklon). di una tomba o, ancora più precisamente, culti; la forma esterna del ciottolone ri-
tutto chiara. Dal punto di vista materiale, ne li rende facilmente dislocabili rispetto Pur realizzate secondo moduli testuali di- riporta a una situazione in cui non vi è chiama quella dell’uovo, simbolo misterico
si tratta di ciottoli di porfido di grandi alla collocazione originaria; tuttavia, anche versi, le iscrizioni si equivalgono dal punto neppure certezza della morte dell’indivi- dell’origine del cosmo; esempi di iscrizioni
dimensioni (da 20 a 35 centimetri nell’asse considerando solamente i pochi ciottoloni di vista pragmatico: segnalano che a un in- duo. Nel caso della pietra di Cartura, si su ciottoloni fluviali – o pietre di analoga
maggiore); la forma ovoidale è l’esito della rinvenuti ancora in situ, è accertato che dividuo è destinato l’oggetto (ciottolone) dovrebbe supporre pertanto una funzione forma – sono note in ambito magnogre-
naturale erosione subita nell’ambiente flu- essi si trovavano sia in aree di necropoli o, meglio, quanto l’oggetto rappresenta di vero e proprio cenotafio; peraltro anche co e italico, e in queste si è riconosciuta
viale di origine. In un caso (Oderzo: cat. (Piovego, cat. 4.3.2), sia in aree di abitato dal punto di vista funzionale. Ekupetaris e per i ciottoloni localizzati in necropoli non una collocazione in ambito misterico. Al
4.3.4), la forma di ciottolone è ricavata (via Piazze, cat. 4.3.1; via Carlo Leoni); ciò aklon non sono il nome del “ciottolone” in si può escludere la connotazione di ceno- momento si tratta di indizi insufficienti
dalla lavorazione di un blocco di porfido, porta a escludere che i ciottoloni avessero quanto oggetto fisico, ma un riferimento tafi: il ciottolone del Piovego [cat. 4.3.2], a trarre conclusioni, e che certamente
con una voluta imitazione degli esemplari esclusivamente la funzione di segnacolo alla sua funzione. Ekupetaris è, in varianti rinvenuto entro l’area della necropoli, non non autorizzano a interpretare i ciottoloni
naturali; forse anche nel caso della pietra funerario in diretto collegamento con la formali, un termine che nelle iscrizioni era associato ad alcuna tomba specifica. I come legati a una classe di iniziati; è tutta-
iscritta di Cartura (Padova) [cat. 7.1.2], che tomba. venetiche ricorre frequentemente, e che ciottoloni presenti in area urbana, forse via da notare che proprio il v secolo vede
riproduce in modo approssimato la foggia Anche per l’impossibilità di ricondurre i è riferito – oltre che a ciottoloni – a all’interno di abitazioni, potrebbero essere il consolidamento e la diffusione di culti
di un ciottolone, si ha a che fare con una ciottoloni a contesti omogenei, i confronti reperti diversi (stele di pietra, recipienti “monumenti in memoria” di esponenti misterici nell’Etruria padana, e pertanto le
replica artificiale. Comprendendo anche portati con oggetti di forma simile prove- di bronzo) connessi con la sfera funera- del gruppo familiare, il capostipite della vie di possibili penetrazioni di tali dottrine
questi ultimi nella classe dei ciottoloni, a nienti da altre aree dell’Italia settentrionale ria; viene pertanto correntemente inteso famiglia o un membro particolarmente fin nel Veneto non sembrano del tutto
oggi si contano una ventina di esemplari. I restituiscono analogie solo parziali: nella come designazione del monumento fune- importante. precluse.
ciottoloni portano un’iscrizione in grafia e vicina Etruria padana, a Marzabotto, le bre proprio di una specifica classe sociale Resta da chiedersi se, rispetto a questa
lingua venetica; l’iscrizione si dispone ge- pietre ovoidali che fungono da elemen- (gli ekupeta- “cavalieri/equites”). Aklon è generica finalità di trasmissione della me- nota bibliografica
neralmente attorno alla circonferenza mas- to sommitale di tombe hanno la stessa termine che compare solo sui ciottoloni, moria, si possa ulteriormente circoscrivere Calzavara Capuis 1978; Chieco Bianchi
sima, con un andamento anche complesso forma dei ciottoloni, ma il contesto è ed è formalmente un nome di strumento l’ambito d’uso dei ciottoloni. Appare scon- Martini 1978; lv i, 1967, pp. 349-355;
(a spirale, o su più righe entro cartiglio) esclusivamente funerario e l’iscrizione è da una radice *ak- “punta, sommità”, con tato che oggetti particolarmente raffinati Prosdocimi 1978; Prosdocimi 1982 [1984];
nel caso delle iscrizioni più lunghe. assente; così pure non offrono confronti il significato di “segnacolo emergente” e, come i ciottoloni fossero destinati a una Prosdocimi 1984; Prosdocimi 1988, pp.
L’orizzonte cronologico, sulla base di alcu- significativi alcuni oggetti iscritti di forma in senso traslato, “indicatore, segnale”; classe sociale elevata, in qualche caso, 288-292, 303-307, 376-381; Marinetti, Pro-
ni dati contestuali e di caratteri alfabetici, simile ai ciottoloni, noti in ambito etrusco quest’ultimo valore astratto pare il più come si è detto, esplicitamente identificata sdocimi 1994; Malnati 2002a.
parrebbe concentrato attorno al v-iv seco- (Marzabotto e Genova). adeguato per le due occorrenze da con- con i “cavalieri”, se è corretta l’interpreta-
lo a.C., anche se non mancano esemplari Le iscrizioni poste sui ciottoloni sono testo abitativo, ove è quindi esclusa una zione di ekupetaris. Un tratto ulteriore di
attribuibili a fasi più tarde, mentre la noti- prevalentemente costituite da nomi pro- diretta connessione del ciottolone con una possibile distinzione sociale è dato da al-
zia di un ciottolone con lettere latine resta pri, talvolta accompagnati da elementi di sepoltura. cuni nomi che compaiono nelle iscrizioni,
inverificabile per la non reperibilità dello lessico che si riferiscono all’oggetto stesso; La provenienza dei ciottoloni da conte- cui si è in prima istanza riconosciuto un
stesso. La distribuzione dei ritrovamenti in un paio di casi l’iscrizione è costituita da sti apparentemente tra loro incompatibili nome proprio ma che, in considerazione
vede concentrata la maggior parte dei sigle di poche lettere. I tipi formulari sono: (necropoli - abitato) pare conciliarsi so- della loro significatività intrinseca, potreb-
ciottoloni a Padova, sia in area urbana sia 1. nome proprio al nominativo (Hostihavos lamente ipotizzandone una funzione ge- bero celare una diversa valenza istituzio-
nel territorio circostante (area Cervarese Toupeio; Kaialoiso Padros Pompeteguaios); nerica di “oggetto, segno in memoria” di nale, quali nomi di cariche o simili: come
/ Trambacche e Saccisica); si segnalano 2. nome proprio al dativo (Iuvantei Ve- un individuo, come tale non legata a un Hostihavos «colui che sta sopra lo straniero
tuttavia anche un ciottolone dal territorio stinioi; Pilpotei Kuprikonioi; Mustai [cat. contesto specifico. Questa via interpre- = garante dello straniero» o Pilpotes «signo-
vicentino (Costabissara), e uno da Oderzo. 4.3.3]; Tivalei Bellenei, [cat. 4.3.2, n. 1]; tativa pare confermata dal caso, peraltro re della città».
Se la forma esterna e la presenza di un’i- Horaioi Laivonioi); 3. nome proprio al del tutto peculiare, della pietra di Cartura Una serie di elementi parrebbe convergere
scrizione identificano nei ciottoloni una dativo associato al nominativo ekupetaris [cat. 7.1.2] che riproduce appunto, anche verso l’ipotesi che i ciottoloni vadano
precisa tipologia di oggetti, non pare tut- (Fugioi Tivalioi Andetioi <vku> ekupetaris se su base artificiale, la forma di un ciot- associati a culti di tipo misterico; in al-
tavia possibile associarli in forma univoca ego [cat. 4.3.2, n. 2]; Voltigen(e)i Andetia- tolone. Qui l’iscrizione dice vivoi olialekve ternativa all’interpretazione come nome
a uno specifico contesto; per alcuni ciotto- ioi ekupetaris Fremaistoi-kve Voltigeneioi murtuvoi «per (lui) sia vivo che morto»: la proprio femminile, la forma (dat.) Mustai
nel cuore della città nel cuore della città
custodi del fuoco, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
custodi della casa mna 25811.
bibliografia: Chieco Bianchi 1988, p. 89,
4.1.1 fig. 102; Aggujaro 2003-2004, scheda 15,
Alare con terminazione p. 44.
a testa di ariete cp
Este, Padova, Morlungo, località
Campasso, Fondo Pelà
impasto, modellatura, superfici lucidate; 4.1.3
h 16, lungh. 22,5 Alare con terminazione
a testa di ariete
Il muso risulta piuttosto corto e appiattito, Este, Padova, Ospedale civile, 1992-1994
con bocca delineata da un solco, narici impasto, modellatura, superfici lisciate;
rese da un tratto a “V”, occhi a bulbo h 17,5, lungh. 26,6, largh. 16,6
sporgente; le corna a voluta, decorate da
segmenti ravvicinati, aderiscono al cranio Muso affusolato percorso da tre solcature
e al loro interno si sviluppa l’orecchio, che probabilmente indicano la muscola-
reso in modo approssimativo, ma efficace. tura; occhi “a mandorla” sporgenti ripro-
Tra le narici e gli occhi cinque bugnette a dotti all’interno delle sacche lacrimali;
“T”. Sulla fronte spicca una decorazione fori circolari impressi a rappresentare le
[4.1.3] costituita da una bugna circoscritta da narici all’estremità di un lieve solco che [4.1.4]
due cordoni plastici a tacche. Dalla som- descrive il naso; corna aderenti al cranio
mità del capo scende lungo il dorso una decorate da profonde scanalature, orecchie
cresta tricostolata e taccheggiata. La resa lanceolate all’interno. Mutilo della parte
realistica dei dettagli anatomici e il forte inferiore e di un corno. Non trova con-
gusto decorativistico rendono singolare il fronti puntuali per quanto riguarda la cura
manufatto. La sua datazione può essere dei dettagli anatomici e per il trattamento
collocata tra iv e iii secolo a.C. delle superfici, ma può essere cronologica-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, mente collocato in un periodo compreso
mna 25801 tra iv e iii secolo a.C., in particolare agli
bibliografia: Baggio 1978, p. 103, fig. 30,2; inizi del iii.
Este antica 1992, p. 48, fig. 23. Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
cp mna 53479.
bibliografia: Aggujaro 2003-2004, Tipo 3,
tavv. iv-v, pp. 63-66.
[4.1.2] [4.1.1] 4.1.2 cp
Alare con terminazione
a testa di ariete
Este, Padova, via Settabile, 4.1.4
Fondo Ca’ Salvi Terrecotte zoomorfe
pietra, scalpellatura; h 25, lungh. 29,7 Oderzo, Treviso, via Savonarola
[4.1.4]
SO.PRI.T., abitato, 1990
L’alare è realizzato eccezionalmente in pietra impasto grossolano, ingobbio rossastro,
e riproduce una testa d’ariete di grandi di- superfici lisciate; h 60, largh. 20,
mensioni. Il muso dell’animale è affusolato, lungh. 30
la bocca, il naso e le narici sono indicate
tramite lievi solcature, gli orecchi sono pic- Coppia di protomi con animali fantastici,
coli e a forma lanceolata, mentre le corna, cave, con base tronco-piramidale aperta
a volute segmentate, aderiscono alla testa. sul fondo e dotata di una finestra sulla
L’esemplare è raffigurato con grande effi- fronte. Raffigurano animali con le fauci
cacia espressiva e il trattamento dei dettagli aperte, grandi occhi sporgenti, zampe con
anatomici suggerisce una datazione alla artigli o zoccoli, criniera a cresta. I dettagli
seconda età del ferro, tra iv e iii secolo a.C. sono rappresentati con cordoni plastici
nel cuore della città nel cuore della città
applicati, lisci, taccheggiati o variamente 4.2.2
sagomati; entrambi mostrano un lato più Stipe votiva
decorato, rispettivamente il destro e il sini- Vicenza, contrà San Gaetano,
stro, che dovevano costituire le parti espo- Palazzo Thiene, abitato, 1995
ste o visibili, suggerendo una loro colloca-
zione affrontata. Rinvenute in un contesto Secondo quella che sembra essere una
secondario all’interno di una fossa, rimane precisa normativa rituale legata alla com-
incerta la loro originaria funzione, forse posizione delle stipi vicentine, anche que-
da ricollegare all’ambito della decorazione sto deposito come quelli di contrà Santa
architettonica o dell’arredo di prestigio, in Corona, contrà Pasini e Stradello degli
relazione a forme di edilizia monumentale. Stalli, è costituito da tre ollette con orlo
Trovano confronto, oltre che nella stessa esoverso, un vaso tripode e i relativi
Oderzo, a Montereale Valcellina. Fine v- coperchi, tutti foggiati al tornio. Faceva
inizi iv secolo a.C. parte del complesso votivo la testa di un
Museo Archeologico “Eno Bellis”, ovino, riconosciuta anche nella stipe di [4.3.1]
Oderzo, Treviso, ig 273358-273359 Stradello degli Stalli. Il contesto di rinve-
bibliografia: Ruta Serafini 1992; Tasca nimento mette questa stipe in relazione a
1996; Gambacurta 2007, tipo 136 e p. 146. una fase di ristrutturazione di una casa,
vg sigillata da un piano di battuto d’argilla
con tracce di bruciato (forse un focolare).
[4.2.1] iv-iii secolo a.C.
ritualità domestica Museo Naturalistico Archeologico,
Vicenza, ig 361217-361225
4.2.1 Inedito.
Stipe votiva sr
Padova, piazza Insurrezione,
area ex Pilsen, stipe A, abitato, 1976
fossa quadrangolare; 80 × 50 aklon: i nomi sulla pietra
nel cuore della città nel cuore della città
“interno” e pet- “signore”: il valore letterale bibliografia: Chieco Bianchi Martini 1978; in una tarda iscrizione (i secolo a.C.) da suffisso -alo- tipico del celtico leponzio;
corrisponde a “signore, capo” nell’ambito Prosdocimi 1988, pp. 290-291, 376-381. Belluno, «enoni ontei appioi sselbois- Padros come derivato da *kwadro- <*kwoturo,
del gruppo sociale-familiare. Come in altri selboi andeticobos ecvpetaris». il numerale “quarto”, con esito p- di *kw
ciottoloni, anche in questo caso potrebbe 3. Trambacche, Padova am rispetto a un atteso venetico kv; Pompete-
trattarsi non di nome proprio, ma di indica- porfido; lungh. 22, largh. 18,5, spess. 15 guaios come formato da pompe- <*kwemkwe
zione di una carica o funzione. v secolo a.C. “cinque” (con esito p- come il precedente)
SBAVeneto, Padova, ig 165103 L’iscrizione è inserita in un cartiglio ret- 4.3.3 e tegua <*tn?ghwa variante di *dn?ghwa
bibliografia: Marinetti, Prosdocimi 1994. tangolare inciso attorno alla circonferenza Ciottolone fluviale iscritto “lingua”: un nome composto “Cinque-
am maggiore, e suddiviso in tre righe; l’an- Territorio della Saccisica, Padova lingue”. In conclusione, il testo pare da
damento è a spirale con inizio nella riga porfido; lungh. 19, largh. 17, spess. 9 attribuirsi a un Celta non (ancora?) vene-
interna. Verso sinistrorso. tizzato, che fa scrivere nella propria lingua,
4.3.2 vo.l.qiχeni.a..n.teqiia.i.io.i..e.kupeqari.s.v L’iscrizione è posta lungo la circonferenza o quanto meno in una varietà di codice
Ciottoloni fluviali iscritti hrema.i..s.qo.i.vkevo.l.qiχene.i.io.i. massima. “convertibile” e comprensibile in Veneto,
[4.3.2.1] degli Andeti Voltigen(e)i Andetiaioi ekupetaris Fremai- mu.s.qa.i. ma non corrispondente alla lingua e agli
1. Padova, Necropoli del Piovego, stoi-kve Voltigeneioi. Mustai usi scrittori locali. v-iv secolo a.C.
scavi CUS, 1976 «Per Voltigene Andetiaio e per Fremaisto «Per Musta (?)». Nome al dativo; la mor- Museo Archeologico “E. Bellis”, Oderzo,
porfido; h 13,5, lungh. 21, largh. 18 Voltigeneio». Epitaffio per due defunti, fologia indicherebbe un femminile, ma Treviso, inv. 256829
indicati con formula binomia al dativo. sono conosciuti anche nomi maschili in bibliografia: Prosdocimi 1984; Prosdocimi
L’iscrizione corre su una sola riga sul punto La struttura dei nomi indica che si tratta -a. In alternativa all’interpretazione come 1988, pp. 303-307.
di massima espansione del ciottolone, con di padre e figlio (Voltigeneio- = figlio di nome proprio, potrebbe trattarsi di un am
verso sinistrorso. Voltigene-). v-iv secolo a.C. nome comune, prestito dal greco mýstes
qivale.i.je.l.lene.i. Museo nazionale atestino, Este, Padova, “iniziato” (nella forma dorica mýstas), con
Tivalei Bellenei. ig 145813 riferimento a culti misterici, secondo una
«Per Tivale Bellene». Formula onomastica bibliografia: Prosdocimi 1984; Prosdocimi delle possibili interpretazioni della funzio-
binomia, al dativo. 1988, pp. 290-291, 376-381. ne dei ciottoloni. v secolo a.C.
v secolo a.C. Biblioteca del Seminario Vescovile,
[4.3.2.3] Museo di Scienze Archeologiche I tre ciottoloni costituiscono l’ecceziona- Sezione Antica, Padova, inv. B (Pa 10)
e d’Arte, Palazzo Liviano, Padova, le documentazione dello sviluppo di un bibliografia: lv I, 1967, pp. 354-355, Pa 10.
ig 48657 gruppo familiare, gli Andeti, che sarà do- am
bibliografia: Calzavara Capuis 1978; cumentato in Veneto fino al i secolo a.C.
Prosdocimi 1978; Prosdocimi 1988, Il capostipite (n. 1) è Tivale- Bellene-, che,
pp. 290-291, 376-381. come si ricava dal nome è uno straniero 4.3.4
di origini celtiche; il figlio (n. 2) Fugio- Ciottolone iscritto
2. Trambacche, Padova Tivalio- assume anche il nome Andetio-, Oderzo, Treviso, territorio, 1980
porfido; lungh. 25,7, largh. 23, spess. 17 forse per la provenienza del padre dalla pietra (granito) sagomata in forma
città di Andes, nome che continuerà nelle di ciottolose; h 35, lungh. 25
[4.3.2.2] [4.3.3] L’iscrizione corre a spirale attorno alla cir- generazioni successive. Alla famiglia degli
conferenza massima del ciottolone, su tre Andeti appartengono anche i personaggi L’iscrizione è posta sulle due facce piane.
linee inquadrate da rotaie. Sulla sommità citati nel n. 3, padre e figlio: la forma Ande- Verso sinistrorso. La puntuazione sillabi-
superiore è incisa una chiave stilizzata. tiaio- del patronimico di Voltigene indica ca è assente; le parole sono divise da un
vhuciio.i.qivaliio.i.a.n.teqiio.i.<vku>.e.ku una discendenza per tramite femminile, punto.
peqari.s.e.co da una Andetia. A queste tre iscrizioni se kaialoiso / pazros.pompeteχuaios.
Fugioi Tivalioi Andetioi <vku> ekupetaris ne associano altre con lo stesso nome fa- Kaialoiso / Padros Pompeteguaios
ego. miliare, in particolare una su una stele da «Di Kaialo. Padro Pompeteguaio». Kaia-
«Io ekupetaris per Fugio Tivalio Andetio». Monselice-Ca’Oddo: Fugiai Andetinai Fu- loiso è una forma onomastica al genitivo;
Designazione del “monumento funebre” giniai eppetaris «monumento funebre per Padros Pompeteguaios è una formula ono-
secondo la modalità dell’“iscrizione par- Fugia Andetina Fuginia»; qui il nome An- mastica binomia al nominativo. Le caratte-
lante”. La formula onomastica è a tre detina indica che si tratta della moglie di ristiche grafiche, l’assenza di puntuazione,
membri, al dativo. Tivalio- è il patronimi- un Andetio; sulla stele è riprodotta la stessa la morfologia -oiso di genitivo, la formu-
co derivato dal nome Tivale- del preceden- “chiave” del ciottolone n. 2, evidentemente la “nominativo + genitivo” differenziano
te n. 1. v-iv secolo a.C. in funzione di simbolo araldico della fa- questo testo dallo standard delle iscrizioni
Museo nazionale atestino, Este, Padova, miglia. Altra documentazione della stessa venetiche. Le forme onomastiche sono
ig 43195 famiglia è nel mutilo ego And[ di Este, e da riportare al celtico: Kaialo- presenta il
[4.3.4]
nel cuore della città nel cuore della città
5. Venuti da molto lontano...
venuti da molto lontano: le importazioni
maria cristina vallicelli
In questi ultimi anni, i nuovi rinvenimen- ma anche oggetti provenienti dall’Egeo e Il tripode in bronzo, raffinato prodotto privilegiano il settore occidentale compreso a opera degli stessi Dauni, che, lungo le rotte centri emporici di Adria e Spina. Da qui le
ti e l’approfondimento degli studi hanno dal Mediterraneo orientale, che diventano di fabbrica vetuloniense della metà del vii tra Adige, Garda e Mincio per spostarsi che diventeranno in seguito quelle del com- importazione greche vengono smistate verso
arricchito e ampliato significativamente il espressione di lusso e di ricchezza delle locali secolo a.C. [cat. 5.3], rinvenuto in una ricca in seguito a est, lungo la via isontina, che mercio greco, avrebbero percorso l’Adriatico l’Etruria padana e le regioni transalpine; la
panorama dei rapporti di scambio e dei élites aristocratiche emergenti. tomba atestina, giunto in area veneta pro- mostrerà una lunga vitalità per tutta l’età del alla ricerca di materie prime, soprattutto ceramica attica, insieme ad altri materiali
flussi commerciali che hanno coinvolto l’a- In questa prima fase i contatti con l’Etruria babilmente per il tramite di Bologna, dove ferro e l’età romana. ambra e metalli, da ridistribuire in tutta esotici, anche di tipo celtico (fibule di tipo
rea veneta già a partire dalla fine dell’età tirrenica sono probabilmente mediati dal è presente un esemplare simile, sottolinea Mancano ancora dati che consentano di far l’Italia meridionale. tardo-halstattiano, ganci di cintura trafora-
del bronzo, facendo superare l’idea di un centro di Bologna e coinvolgono principal- il rango elevato del defunto e una precoce luce sull’organizzazione dei commerci e sui A contatti con le regioni meridionali ri- ti), attestati nei siti lungo le vie fluviali e ter-
mondo sostanzialmente chiuso e restio ad mente Este e l’area veronese, a sottolineare adesione a quegli ideali del banchetto che centri di lavorazione. Di certo un ruolo pri- manda anche il piccolo pendente in bronzo restri, documenta il ruolo di intermediazio-
assimilare apporti e influenze esterne. un flusso di scambi verso i valichi alpini e gli Etruschi avevano a loro volta assimilato mario nella lavorazione e nello smistamento raffigurante una coppia abbracciata rinve- ne che il Veneto antico continua a svolgere.
L’ampia rete di scambi è oggi almeno in l’Europa centrale che privilegia la via dell’A- dal mondo greco. delle ambre baltiche ha rivestito tra viii e nuto a Este [cat. 5.5], che trova confronto Questo nuovo scenario, parallelamente alla
parte ricostruibile attraverso i materiali di dige. Si tratta inizialmente di pochi oggetti, Veicolati dall’area etrusca raggiungono i vii secolo a.C. il centro di Verucchio, come in un tipo piuttosto raro noto da contesti via più occidentale che aveva privilegiato
importazione restituiti principalmente dalle riservati principalmente alla sfera maschile, centri veneti anche quei materiali esotici suggerisce la documentazione eccezionale funerari precoloniali della Calabria e della il centro di Este, determina un maggiore
necropoli ma anche dalle aree di abitato prodotti di pregio dalla forte valenza di sta- di ampia circolazione destinati al mondo per quantità e qualità restituita da questo Sicilia, databili tra viii e inizi vii secolo a.C. coinvolgimento del comparto orientale e
e, in minor misura, di santuario: oggetti tus symbol, la cui circolazione rientra ancora femminile, che caratterizzano il fenomeno sito etrusco a vocazione commerciale, posto Non è facile ricostruire le dinamiche né il l’attivarsi di nuove direttrici di scambio: la
provenienti dall’Asia Minore, dall’Egeo e nella dinamica dello scambio di doni. Ne dell’Orientalizzante tirrenico, nel quale an- a controllo della costa adriatica. In seguito, momento dell’arrivo in area veneta di questo via del Brenta, sulla quale Padova assume un
dall’Italia meridionale, dall’Etruria sia tirre- sono un esempio alcuni bronzi di produzio- che il mondo veneto risulta coinvolto. Tali la presenza di officine di elevata qualità oggetto che alla valenza funeraria associa ruolo emergente, e una rotta nord-adriatica
nica sia padana e dalle regioni d’Oltralpe, te- ne etrusca rinvenuti principalmente a Este sono le 17 figurine egittizzanti in faïence, è ipotizzabile in tutta la penisola, in Ma- probabilmente una funzione di amuleto, costiera ed endolagunare. Nell’ambito di
stimonianza di rapporti commerciali diretti e in area veronese, spade ad antenne e rasoi produzione di matrice orientale, utilizzate gna Grecia, Etruria tirrenica e padana, in con valore simbolico-sacrale e protettivo: quest’ultima recenti rinvenimenti hanno
o mediati che inseriscono il territorio veneto lunati deposti in tombe maschili, mentre come pendenti di collana in una ricca sepol- area picena. Ma anche i centri veneti sono l’uomo accolto dalla divinità dell’oltretom- messo in luce la funzione primaria svolta a
nel vasto circuito di traffici che collegava il nelle tombe femminili compaiono i grandi tura femminile di Este [cat. 5.6]. sicuramente coinvolti nell’ampia rete di ba o la coppia umana come simbolo della partire dal v secolo a.C. da Altino e dal suo
Mediterraneo orientale all’Europa centrale. cinturoni a losanga tipici dell’area tirrenica. Espressione di lusso e di uno stile di vita distribuzione di questo pregiato materiale, vita. È comunque indicativo dell’ampia e santuario, posto a sud della città e collegato
In questo sistema di ricezione e ridistribu- Va inoltre ricordato il bronzetto di guer- aristocratico, sempre declinato al femminile, particolarmente ricercato e diffuso in tutto prolungata circolazione di questi amuleti il alla laguna da un ramo fluviale.
zione di prodotti e materie prime risulta riero da Lozzo Atestino [cat. 5.2], pro- è anche l’aryballos protocorinzio [cat. 5.4], il mondo antico non solo per il suo presti- rinvenimento di uno di essi nell’oppidum Il santuario di Fornace è a oggi l’unico luogo
evidente il ruolo di cerniera svolto dall’area babile produzione vetuloniese della metà destinato a contenere pregiati oli profumati, gio ma anche per le sue presunte proprietà celtico di Jaromer in Boemia, databile tra la di culto nel panorama veneto ad aver resti-
veneta, ruolo sicuramente favorito dalla dell’viii secolo a.C., in cui va riconosciuto anch’esso di probabile provenienza dall’E- magiche e terapeutiche. metà del ii e la metà del i secolo a.C. tuito tra gli ex voto materiali di importazio-
natura e dalla posizione geografica del ter- l’elemento decorativo di un vaso bronzeo o truria tirrenica per il tramite di Bologna. Parallelamente alle vie terrestri transappen- Sempre dall’Italia meridionale potrebbero ne greca ed etrusca: numerosi frammenti di
ritorio abitato dai Veneti antichi, affacciato di un arredo da cerimonia sul tipo dei car- Già nell’viii secolo, ma soprattutto tra vii e niniche, già in questa fase l’area veneta risul- provenire anche due coppe di tipo ionico ceramica attica, bronzetti di raffinata fattura
sull’arco lagunare veneziano e percorso da relli di Bisenzio e di Strettweg, un riutilizzo vi secolo a.C. a connotare i corredi femmi- ta aperta, più marginalmente, ai circuiti di dei decenni centrali del vi secolo a.C., di greca [cat. 5.20], etrusco-padana [catt. 5.21-
una fitta rete di fiumi, quali l’Adige, il Bren- quindi da un oggetto di altissimo prestigio. nili più ricchi sono presenti anche oggetti di scambio adriatici, di cui si leggono le tracce presumibile produzione magno-greca, una 23] e centro-italica [cat. 5.26], indiziano
ta-Sile e il Piave, naturali vie di penetrazione Nonostante le notizie incerte relative al suo ornamento in ambra, con una particolare nei pochi ma significativi frammenti di ce- da Este e una da Padova [cat. 5.8], le uniche la sua frequentazione anche da parte di
verso le regioni transalpine. rinvenimento, il bronzetto appartiene con concentrazione nei due centri egemoni di ramica protodaunia e daunia, appartenenti note fino a ora in area veneta, che anticipa- stranieri. Un santuario, dunque, dalle forti
Un ruolo sicuramente privilegiato ebbero ogni probabilità a un corredo tombale in Este (che fino a ora ha restituito la docu- per lo più a olle e crateri, rinvenuti in alcuni no di qualche decennio l’arrivo di un’altra connotazioni emporiche, luogo privilegiato
da sempre i rapporti con i vicini Etruschi, associazione con un rasoio lunato; la sua mentazione più significativa sia per quantità centri del comparto veneto orientale. Il più classe ceramica di importazione, la ceramica di incontro e di scambio, da cui i materiali
che dalle regioni tirreniche già a partire dal valenza simbolica di esaltazione del ruolo che per complessità e dimensioni dei manu- antico, databile tra fine ix e viii secolo a.C., attica, riflesso del consolidarsi dei commerci di importazione vengono ridistribuiti verso
ix secolo a.C. si erano stabiliti nella pianura guerriero riflette un’adesione all’ideologia fatti) e di Padova [cat. 5.7]. proviene da Concordia Sagittaria [cat. 5.1], greci in Adriatico. i centri dell’interno.
padana dando vita al centro di Bologna e ai funeraria di tipo eroico di derivazione etru- I materiali dai contesti veneti consistono mentre nel vi secolo a.C. si inquadrano i Le prime ceramiche di produzione attica Riflesso dell’ampia rete di contatti nei quali
quali si deve all’inizio del vi secolo a.C. la sca, documentata anche in altre tombe per lo più in perle da collana ed elementi frammenti da Padova [catt. 5.10.1-2] e Oder- sono attestate nei centri veneti a partire si inserisce il centro altinate è anche il rin-
colonizzazione del delta del Po, con i centri maschili coeve di tipo emergente. di rivestimento di fibule, mentre rare sono zo [catt. 5.9.1-4]. dall’ultimo ventennio del vi secolo a.C., ma venimento di una pregiata perla in pasta
portuali di Adria, prima, e di Spina, poi, de- Con il vii secolo a.C. la circolazione di beni le ambre figurate. Come confermato dalle Fortemente selezionata nelle forme, limitate solo nel secolo successivo la loro presenza vitrea decorata da occhi compositi [cat.
stinati a intrattenere anche in Adriatico una di lusso diventa più ampia e coinvolge mag- analisi chimiche sinora condotte, l’ambra ai vasi per contenere e per versare, scambiata diverrà significativa. Esse sono l’indizio del 5.14], prodotta in area caucasica, di cui si
vivace attività di scambio con il mondo greco. giormente la sfera femminile, manifestando ampiamente diffusa in Italia settentrionale a come bene di prestigio in accompagno ad coinvolgimento dell’area veneta nelle nuove conoscono in Italia pochissimi esemplari.
Fin dall’viii secolo a.C. l’area veneta riceve l’affermarsi di un ideale di vita aristocratico, partire dall’età del bronzo è di provenienza altre mercanzie, questa ceramica risulta di- dinamiche di scambio tra Etruschi padani Oggetto dalla forte valenza apotropaica, la
da ambito etrusco non solo manufatti di ancora un volta in consonanza con quanto baltica; essa viene importata attraverso i stribuita lungo entrambe le coste adriatiche e Greci, che privilegiano ora le rotte adria- sua diffusione sembra seguire un percorso
produzione locale, soprattutto in metallo, accade nel mondo etrusco. valichi alpini, lungo percorsi che dapprima tra viii e metà vi 261
secolo a.C., probabilmente tiche e il delta del Po, dove si affermano i da est verso ovest, lungo la via della seta,
5.7
Collane
Padova, necropoli di via Tiepolo,
tomba 5, 1965
ambra baltica
La scena si svolge in modo continuativo Entrambi i lati sono decorati da una gran-
attorno al vaso: la figura maschile avvol- de metopa suddivisa in quattro fasce oriz-
ta in himation stante verso sinistra con zontali, dove quelle superiore e inferiore
bastone retto dalla mano destra sembra presentano una serie di linee verticali con [5.18]
essere la figura centrale, verso cui si muove punto sottostante; al centro due zone di al-
il resto della scena, costituita da due cavalli tezza simile: quella superiore con losanghe
e in mezzo un giovane con breve asta nella alternate verniciate/risparmiate, decorate
mano sinistra, tutti e tre in movimento a loro volta ciascuna (bianco sovradipin-
verso destra. Potrebbe trattarsi di un ma- to su fondo nero/vernice diluita su area
estro che insegna al giovane ad addestrare risparmiata) da losanga e relativo punto
[5.16] i cavalli. Seconda metà del v secolo a.C. centrale, quella inferiore con tralcio di
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, mirto sovradipinto di bianco su superfice
mna 30052-30053 verniciata. Gruppo dei vasi Saint Valentin [5.19]
bibliografia: Este antica 1992, fig. 54, (Howard, Johnson 1954, gruppo iv); terzo
p. 70; Veneti dai bei cavalli 2003, p. 15. quarto del v secolo a.C.
fw-m Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
mna 2797
bibliografia: Favaretto 1976, n. 27, p. 65,
5.17 tav. 21; Veneti Antichi 1988, fig. 47, p. 53.
Glaux attica a figure rosse fw-m
Gazzo Veronese, Verona, tomba 3
ceramica, modellatura al tornio;
[5.15] [5.17] h 7,6, ø orlo 9,5, ø piede 4,9, 5.19
ø anse 0,85 × 0,75 e 1,4 × 0,6 Skyphos attico a figure rosse
Montebello Vicentino, Vicenza
Skyphos di tipo B (detto anche glaux) ceramica, modellatura al tornio;
ricomposto da numerosi frammenti, otto h cons. 4,95, ø piede 7,45
fori di antico restauro in prossimità di
ansa verticale; manca parte dell’ansa verti- Al di sotto di ciascuna ansa una palmetta,
cale; ciascun lato è decorato da una civetta mentre entrambi i lati presentano una
stante verso destra e affiancata da due rami metopa suddivisa in più aree, di cui resta
di olivo. Gruppo degli Skyphoi con Civet- parte di quella inferiore decorata con tral-
te (Johnson 1955, gruppo ii); metà-terzo cio di mirto sovradipinto di bianco, con
quarto del v secolo a.C. andamento da sinistra verso destra; la su-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, perficie inferiore del fondo è caratterizzata
vr 90273 da una larga fascia verniciata in prossimità
bibliografia: Gamba 1986, cc. 655-656. dell’attacco del piede e da una piccola
fw-m circonferenza con punto centrale. Gruppo
dei vasi Saint Valentin (Howard, Johnson
1954, gruppo iv o vi); metà-terzo quarto
del v secolo a.C.
SBA Veneto, Padova, ig 344505
Inedito.
fw-m
I documenti dell’arte delle situle sono liquidi, erano utilizzati in occasioni cerimo- sentazioni di cortei e parate militari, vere e splosione dell’elemento fantastico, con il
quanto di più prezioso ci abbiano lasciato i niali di cui il consumo di bevande alcoliche proprie espressioni di programmi politici, proliferare di esseri mostruosi, a metà tra
Veneti che vissero nel cuore del i millennio costituiva il fulcro. In questa prospettiva come sulla situla della Certosa di Bologna, umani e ferini, come sulle situle atestine
a.C., non tanto per l’abilità manuale degli si può sottolineare che le situle figurate si e immagini di feste di corte, banchetti e Boldù-Dolfin e Capodaglio.
artigiani artisti senza nome che elabora- riconducono a due classi dimensionali, con cerimonie accompagnate dalla musica, fino Pur nell’unitarietà espressiva dei caratteri
vano manufatti pregevoli con tecnologie diversa capacità, forse in relazione a diffe- ad agoni come gare di pugilato e corse di tecnologici e stilistici, l’arte delle situle
innovative, quanto per la restituzione di renti bevande, in genere vino diluito con carri, secondo un repertorio prediletto dalle assume una valenza diversa sui doni votivi
un universo figurativo che spazia dai sim- acqua e profumato con spezie, se non birra. situle della cerchia slovena [cat. 6.11]. in lamina metallica. Molteplici manifesta-
boli vegetali e animali ad un patrimonio La situla Benvenuti, realizzata a Este intor- Quasi completamente circoscritto al mon- zioni della devozione danno luogo ad im-
narrativo dal sapore unico, ancora in parte no al 625 a.C., costituisce l’esemplare più do alpino rimane il tema del lignaggio magini che, a diverso livello, testimoniano
indecifrato. antico e anche il più famoso, definita da esaltato nelle scene erotiche. La raffigu- di una diffusa religiosità (cfr. infra, Tirelli);
È dall’Etruria tirrenica che arriva in Veneto Giulia Fogolari il «poema epico delle genti razione del symplegma (accoppiamento), tra queste spicca il gruppo dei dischi (cfr.
l’idea di raccontare attraverso le immagini venete». È ancora vivace e aperto il dibatti- come atto determinante per la procreazio- infra, Pettenò e catt. 12.2.1-5), non solo per
i momenti salienti della vita della comu- to sulla interpretazione del racconto che si ne, è spesso associata a quella dell’aratura, l’originalità della forma circolare, ma per
nità, le imprese, le favole, i miti. Il più svolge sui tre registri, offrendo diversi qua- di significato analogo nella sfera agraria la potenza evocativa dell’iconografia che
antico documento lungo questo percorso, dri della vita sociale – dalle feste alla guerra [cat. 6.10]. L’importanza della discendenza dal più antico [cat. 6.16], si ripropone con
intrapreso da artigiani attirati da commit- al controllo del territorio. Colpisce che la di rango trova la sua manifestazione più significative varianti. La suggestiva ipotesi
tenze principesche, è rappresentato dal preziosa situla contenesse l’ossuario fittile esplicita, per la sequenza culminante nella che nelle sembianze di una donna con la
tintinnabulo della tomba degli Ori di Bo- di una bambina di circa tre anni, invece scena di parto, nella situla da Pieve d’Alpa- chiave in pugno, posta tra un rapace e
logna [cat. 6.1]. Sul sonaglio bronzeo sono che di un qualche personaggio maschile go [cat. 6.9], alla quale Giovanna Gangemi un lupo, sia da riconoscere una divinità
protagoniste signore di rango, dedite alle identificabile con un’autorità politico-reli- dedica uno specifico approfondimento. cosmogonica, legata alla natura e ai cicli
diverse fasi della filatura-tessitura, attività giosa. È evidente che tali onori, resi nella La fortuna dei soggetti e degli apparati delle stagioni, introduce nella sfera più
di prestigio a loro riservata. celebrazione del funerale di questa bam- decorativi attinti dal mondo vegetale e impalpabile della spiritualità e delle con-
È in questo momento, nella seconda metà bina, riflettono la sua posizione eminente animale, insieme alle figure fantastiche, tra cezioni religiose.
del vii secolo a.C., che si apre una fase di nella trasmissione del potere attraverso la fiere e mostri mitologici, ingenera un’eco Uno squarcio sull’immaginario mitico,
“sperimentazione” in cui il movimento ar- discendenza familiare. sulla più raffinata produzione ceramica lo- che doveva riflettere i valori identitari dei
tistico attinge al repertorio orientalizzante Sulla scia del rilievo attribuito sulla situla cale, che si integra con l’influsso della cera- Veneti, è offerto dal più tardo documento
per elaborare immagini e metafore legate Benvenuti al mondo vegetale e animale si mica greca, in particolare corinzia e attica. di arte delle situle: il modello di sedile
alla ciclicità della natura e alla zoologia pongono documenti come il fodero di pu- Le teorie animali, riprodotte ad incisione della tomba di Nerka Trostiaia [cat. 6.17],
fantastica: teorie di bovini, ovini, capridi, gnale di Castellin di Fisterre nel bellunese o a rilievo, decorano soprattutto esemplari il cui corredo risale alla prima metà del iii
lepri, tra i quali compaiono il lupo, il leone [cat. 6.6] e l’elmo piceno di Pitino San destinati alle sepolture e alla sfera del rito, secolo a.C. La scena dei cavalli al galoppo,
alato, la sfinge, il centauro, il grifo. I co- Severino [cat. 6.7], che testimonia l’ade- come ben esemplificano l’olla-incensiere inseguiti da un lupo, trova rispondenza
perchi delle situle [cat. 6.2-4] e altri oggetti sione del mondo adriatico al medesimo da Padova [cat. 6.13] e la tazza da San con il racconto di Strabone: secondo una
di piccole dimensioni offrono agli artigiani linguaggio figurativo; in questo caso al be- Basilio [cat. 6.14]. Unico il vaso Alfonsi di leggenda locale proprio il lupo avvia i ca-
i primi supporti, utili all’esercizio di inseri- stiario domestico e selvatico si affiancano Este [cat. 6.15] per le scene di caccia e di valli alla domesticazione, ratificando la più
re le forme in un campo definito, nel quale grandi pesci e altri esseri marini a evocare guerra sottolineate dal vivace cromatismo prestigiosa attività di allevamento, per cui
gli spazi vuoti e le cornici si prestano alla l’immaginario locale. rosso/nero, mutuato dalla coeva ceramica i Veneti antichi diventano famosi in tutto
fioritura di elementi vegetali. L’intento narrativo, maturato con l’espe- attica figurata. il Mediterraneo.
Lo sviluppo di soggetti narrativi più artico- rienza della situla Benvenuti, si affer- Un cambiamento piuttosto radicale si
lati e complessi necessita di una più ampia ma ampiamente su numerosi documenti ravvisa sui documenti più tardi, ormai nota bibliografica
superficie, trovando nella dimensione e dall’area padana all’ambito alpino e slo- ascrivibili tra il v e il iv secolo a.C., quan- Arte situle 1961; Frey 1969; Chieco Bianchi
nella forma delle situle il migliore conte- veno, diversificandosi nei temi e in alcune do alle istanze più esplicitamente narrative 1988; Fogolari 1992; Capuis 2001; Zaghetto
sto. Questi recipienti in lamina di bronzo, cifre stilistiche. si sostituisce la cristallizzazione di motivi 2002a; Turk 2005; Gambacurta 2011a.
letteralmente “secchie”, idonei a contenere I soggetti e le scene si articolano tra rappre- decorativi più stilizzati [cat. 6.12] e l’e-
In località Pian de la Gnela di Pieve d’Al- Stante la frammentarietà dei resti, esami- denso carico di stratificazioni semantiche,
pago, a est di Belluno [cfr. cat. 11.3.10], nati da Alfredo Coppa e da Michaela Lucci apre a molteplici problematiche di natura
su segnalazione del gruppo locale “Amici dell’Università La Sapienza di Roma, non ermeneutica su cui si ritornerà in uno stu-
del Museo”, nel mese di agosto del 2002 è stato possibile procedere allo studio dio successivo; in questa sede si espongono
la Soprintendenza per i Beni Archeologici antropologico. Analogamente le analisi solo alcune considerazioni preliminari su-
del Veneto ha proceduto al recupero di radiometriche C14, eseguite da Gilberto scettibili di ogni modifica.
una situla bronzea, che si presenta per la Calderoni della stessa Università, non han- L’analisi delle illustrazioni, che non sem-
prima volta. no sortito risultati attendibili, dato lo stato brano lasciare spazio al gusto decorativo
La situla giaceva in posizione riversa e alterato dei campioni ossei e dei carboni. proprio dell’arte delle situle, induce a una
schiacciata, all’interno di ciò che restava di Sono in corso, a cura di Gianmario Molin lettura dall’alto verso il basso.
una tomba a cremazione in cassetta litica dell’Università di Padova, indagini isotopi- Nel registro superiore è raffigurata una
di arenaria a seguito di riprovevoli attività che e geochimiche per la possibile identifi- teoria di personaggi maschili, già attestata
clandestine, peraltro in un punto forte- cazione di giacimenti minerari che hanno in altre situle in particolare alpine e slove-
mente intaccato già in antico da opere di fornito il piombo utilizzato per l’anima ne (Lucke, Frey 1962; Turk 2005), rivolti
aratura e di disboscamento. dell’orlo della situla. verso sinistra con copricapo “a basco” e
In una situazione stratigrafica caotica e La situla bronzea [cat. 6.9], ritualmente lungo mantello.
in assenza di dati documentari utili, resta privata dell’ansa sui cui attacchi permane Nel fregio successivo la rappresentazione
problematico ascrivere al corredo funerario un motivo decorativo punzonato a occhi del corteo prosegue in senso antiorario,
una fibula del tipo Certosa 3c della classi- di dado, presenta sul corpo una decora- secondo una direzione mirata che troverà
ficazione della Migliavacca (Migliavacca zione con motivi a sbalzo e a cesello (cfr. il suo logico sbocco nell’ultimo registro. Il
1987, pp. 26-29, fig. 3) e un frammento Buson in Appendice), articolata su tre numero elevato dei personaggi è fortemen-
del tratto terminale di uno spiedo, di cui registri intervallati da una duplice serie di te evocativo di un cerimoniale aristocrati-
non è possibile determinare la tipologia, baccellature. co di grande impatto pubblico e si fa por-
arbitrariamente prelevati nel corso della È presumibile che il manufatto, databile tatore di un messaggio forte che anticipa
scoperta e consegnati alla Soprintendenza tra la fine del vi e gli l’inizi del v secolo la portata semantica di tutta la narrazione.
al modo di oggetti recuperati all’interno a.C., sia pervenuto nella conca dell’Alpago Nel terzo registro, entro uno spazio che
della tomba. sotto forma di keimelion (Ampolo 2000, potremmo classificare “interno”, le scene
Da quanto sopra esposto si configura la pp. 27-35) nell’ambito dei circuiti, ad sono racchiuse in veri e propri campi
perdita irrimediabile di ogni valutazione ampio raggio, di merci, di maestranze e di metopali, delimitati da accorgimenti ed
delle implicazioni del campo simbolico del idee attivatisi, in concomitanza con l’avvio oggetti, come del resto nei vasi figurati,
codice funerario. È stato possibile, però, di rotte più orientali della “via dell’am- che fungono da cesura, scandendo così
contestualizzare questa sepoltura (tomba 1), bra”, nel corso della “koinè adriatica”, con i diversi momenti di una vera e propria
nel primo dei due settori indagati nel corso una specifica connotazione circumalpina sequenza filmica. Di difficile lettura resta
di regolari campagne di scavo dal 2003 al orientale che vede intensificarsi i rapporti la prima scena che raffigura un gruppo
2012, che hanno portato alla luce un’area tra la cerchia culturale delle zone alpine e di tre coppie di personaggi stanti, di sesso
cimiteriale in uso dal vii al v secolo a.C. prealpine orientali e l’area slovena (Peroni diverso.
Nel corso del microscavo effettuato, pre- 1976; Nascimbene 2009). Essi si differenziano per la resa degli ele-
liminarmente alle operazioni di restauro Evidenti tracce di restauro in antico atte- menti di abbigliamento sia femminile (co-
della situla, nei Laboratori della Soprin- stano, come di frequente documentato per pricapo più o meno lungo, ovvero mantel-
tendenza di Padova (cfr. Buzzarello in i beni di prestigio, una tesaurizzazione del lo con cappuccio) sia maschile (mantelli,
Appendice), è stato recuperato, subito al di manufatto per qualche generazione prima varianti dei berretti), dal significato non
sotto dell’orlo, un frammento pertinente della sua deposizione in tomba, come os- sempre così scontato, ma soprattutto per la
presumibilmente a uno strumento in ferro suario, nel corso del v secolo a.C. presenza/assenza nelle figure femminili di
(coltello?). La complessità delle scene figurate, per il oggetti di ornamento indicatori di status,
Anche se la lingua degli antichi Veneti si La formazione dell’alfabeto venetico ha coesistenza di più tradizioni grafiche in riale deperibile, ma la loro riproduzione su L’insieme delle due sezioni rivela come la Este vi è stata una funzionalizzazione in
è estinta dopo la conquista romana, essa seguito una trafila complessa. La scrittura uno stesso centro; e ancora, gli apporti do- bronzo; rispetto agli originali, le tavolette funzione delle tavolette alfabetiche fosse direzione sacrale di quanto inizialmente
sopravvive in parte attraverso quanto di è stata presa da fonti etrusche in due mo- vuti all’insegnamento orale della scrittura. bronzee portano in più l’iscrizione di de- quella di guida per costruire le sillabe: costituiva solo una trasmissione di cono-
scritto si è conservato perché trasposto su menti diversi; la “prima fase” alfabetica è Per ricostruire le modalità di trasmissione dica, da parte sia di uomini che di donne. partendo dalla lista consonantica, si uti- scenze tecniche, e può essere che queste
materiale non deperibile (pietra, metallo, attestata da un piccolo gruppo di iscrizio- dell’alfabeto, il Veneto dispone di una La superficie delle tavolette è suddivisa lizzava ciascuna consonante come “punta”, conoscenze fossero convogliate nei san-
ceramica, osso); si tratta di una docu- ni, databili fra la metà e la fine del vi seco- classe particolare di documenti, le tavo- secondo una griglia di caselle e/o linee in- associandola volta per volta a una delle vo- tuari per l’assenza, nella società veneta,
mentazione circoscritta solo ad alcune lo a.C.: il kantharos dallo scolo di Lozzo di lette alfabetiche; si tratta di esercizi usati cisi, all’interno della quale sono disposte le cali, ottenendo così tutte le possibili sillabe di strutture invece presenti nel mondo
categorie di testi, che erano fin dall’origine Este [cat. 7.1.1], una stele da Este, la pietra nell’insegnamento della scrittura che nel lettere; esclusa l’iscrizione, si riconoscono “aperte” (consonante + vocale): v + a = va, etrusco, ad esempio una classe sociale “ari-
progettati per durare nel tempo, quindi da Cartura in territorio patavino [cat. Veneto, a differenza che altrove, si sono due diverse sezioni ortografiche: v + i = vi, v + u = vu eccetera. Associando stocratica” ove la scrittura si poneva come
prevalentemente di iscrizioni di carattere 7.1.2], la barretta bronzea di Altino [cat. conservati perché – riprodotti su bronzo 1. Una sezione con sedici caselle allineate invece ciascuno dei nessi consonantici alle strumento di prestigio e autoaffermazione.
pubblico, religioso, funerario; raramente 7.1.3]. Questo primo alfabeto venetico è – sono diventati una categoria di oggetti verticalmente. Nella linea inferiore vi è la vocali, si ottengono tutte le sillabe forma- Si può pertanto supporre che il santuario
di tipo privato. basato su un modello etrusco settentrio- votivi [catt. 7.2.1-2]. Con l’eccezione di lista delle quindici consonanti dell’alfabeto te di “consonante + r/n/l + vocale”, tipo di Reitia fosse la sede di una vera e propria
Per trasporre la lingua in forma scritta, nale (probabilmente il tipo alfabetico di un esemplare, frammentario, rinvenuto venetico (v z h q k l m n p ś r s t j c), più tra, kle eccetera. Rispetto a queste sillabe ‘scuola’ scrittoria, affidata a gruppi di tipo
nel corso del vi secolo a.C. il Veneto ha Chiusi), rispetto a cui vengono introdotti a Vicenza [cat. 7.2.2], le tavolette alfabe- una sedicesima casella vuota o riempita da basiche, la scrittura segnalava le sillabe sacerdotale. È possibile, anche se non vi
elaborato un proprio alfabeto, prendendo modifiche e adattamenti nella forma e nel tiche provengono tutte dal santuario di una lettera che varia. Subito sopra vi sono più complesse attraverso l’espediente del- sono prove certe, che i dedicanti delle
a modello l’alfabeto etrusco; l’alfabeto ve- valore delle lettere, per adeguare l’alfabeto Este dedicato alla dea Reitia; dallo stesso quattro linee in cui sono ripetute, per la puntuazione, inserendo tra punti le tavolette alfabetiche e degli stili – uomini
netico è stato utilizzato con continuità fino alle esigenze proprie della lingua venetica; santuario proviene anche un’altra classe di sedici volte, le vocali dell’alfabeto venetico lettere che non rientravano nello schema e donne – fossero direttamente legati alla
all’epoca della conquista romana (i secolo l’alfabeto di “prima fase” si caratterizza per votivi ugualmente legati alla scrittura, gli (a i u e o). “consonante-vocale” o “consonante + r,l,n scuola di scrittura presente nel santua-
a.C.), quando è stato progressivamente il fatto che si presenta uguale nelle diverse stili scrittori [catt. 7.2.3-7]. In questa sezione vi sono apparenti in- + vocale”. Così, ad esempio: donasto (sil- rio; se non gli stessi membri del gruppo
sostituito con quello latino. Nel Veneto la aree del Veneto (Este, Padova, Altino) Gli stili, in passato erroneamente iden- congruenze tra il numero delle caselle e le labato do-na-sto) viene scritto zona.s.to; “sacerdotale”, forse ne erano i discepoli
scrittura mostra tratti fondamentali di uni- ed è privo della puntuazione sillabica, tificati come “chiodi” o “spilloni”, sono lettere contenute: alle sedici caselle della Graikoi (sillabato Gra-i-ko-i) viene scritto che, a conclusione del loro apprendistato,
tarietà, anche se con varianti dovute alla che comparirà solo successivamente. La oggetti di bronzo dalla forma allungata, prima linea corrispondono solo quindici cra.i.ko.i., Akutnai (sillabato A-ku-tna-i) celebravano con l’offerta degli strumenti
cronologia e agli usi locali, e le iscrizioni “seconda fase” si data a partire dalla fine a sezione quadrangolare, che hanno a consonanti, e le cinque vocali sono com- viene scritto .a.kutna.i.. della scrittura il raggiunto possesso della
venetiche condividono caratteri generali del vi secolo a.C.; la matrice è etrusca me- una estremità una punta che serviva per presse in quattro linee, in quanto i e u Saper scrivere implicava dunque impa- capacità di scrivere.
comuni: il testo è dato come sequenza ridionale (da Cere o Veio), viene introdot- incidere le lettere sulla cera; dalla parte sono associate in una linea unica. Ciò ave- rare non solo l’alfabeto, nelle sue forme
continua, senza divisione tra le parole; la ta la puntuazione sillabica, e compaiono opposta sono provvisti di una spatola per va in passato portato a una errata lettura e nell’associazione forma/suono, ma an- nota bibliografica
scrittura può andare indifferentemente differenze nella forma di alcune lettere; cancellare quanto già scritto. A Este ne delle linee 2-5 come «akeo», e all’ipotesi che le regole d’uso per la messa in atto Prosdocimi 1988, pp. 262-281, 328-351;
da sinistra a destra (verso sinistrorso), tali differenze riguardano in particolare la sono stati rinvenuti centinaia di esemplari: che si trattasse di un’invocazione o di una dell’alfabeto stesso, specificamente nel “co- Prosdocimi 1990; Marinetti 2002; Ruta
o da destra a sinistra (verso destrorso), foggia di a e i segni per le consonanti t e d, in parte si tratta di semplici riproduzioni formula magico-sacrale. In realtà, il nume- struire” le sillabe partendo dalle singole Serafini 2002c.
o con alternanza fra i due versi, senza e consentono di distinguere la produzione in lamina di bronzo, ma gli stili di mag- ro delle caselle dipende da un modello di lettere; nell’apprendimento della scrittura,
che – almeno a quanto appare – ciò sia scrittoria delle diverse aree del Veneto: le giori dimensioni (da 13 a 26 centimetri) tavoletta elaborata dagli Etruschi, nella cui la sillabazione è una pratica fondamentale
determinato da una precisa motivazione; principali varietà alfabetiche sono quelle dovevano essere quelli realmente usati per lingua ci sono in effetti sedici consonanti in tutte le epoche, di cui abbiamo esempi
la disposizione della scrittura è spesso in Este, di Padova, di Vicenza, di Altino e scrivere; di questi circa venticinque porta- e cinque vocali, e che i Veneti avevano a partire dai papiri con gli esercizi greci
relazione alla forma del supporto (stele, Veneto orientale [fig. 1]. no una iscrizione di offerta alla divinità, e accolto senza modificazioni formali, limi- fino ai sillabari della scuola dell’epoca
ciottolone, cippo, vaso eccetera), per cui Le due “fasi” alfabetiche sono distinte ma tutte le dediche – fatto notevole – sono da tandosi ad adattarvi il proprio alfabeto. moderna.
ci sono iscrizioni a ferro di cavallo, a cor- non del tutto indipendenti, anzi mostrano parte di donne. 2. Una sezione con una sequenza di oltre La presenza in un luogo di culto di stru-
nici concentriche, a spirale, bustrofediche incroci e sovrapposizioni; ciò si spiega per- Le tavolette alfabetiche sono lamine di settanta consonanti, con ripetizioni co- menti originariamente collegati a inse-
(cioè con alternanza di verso destrorso e ché la trasmissione alfabetica, di norma, bronzo, di forma rettangolare, talora con stanti. Si tratta di gruppi costituiti di “con- gnamento, apprendimento e pratica della
sinistrorso). Una caratteristica tipica delle non si basa su un modello di riferimento ansa, di dimensioni variabili, ma com- sonante + r/l/n”, enumerati per esteso e di scrittura riflette una prerogativa dei san-
iscrizioni venetiche è la puntuazione, ossia esclusivo cui attingere, ma si basa su un prese più o meno tra i 20 × 15 e 16 × 13 seguito; in più vi sono compresi il digrafo tuari, che nelle culture antiche non erano
la presenza di punti all’interno dell’iscri- corpus dottrinale complesso: in questo centimetri [catt. 7.2.1-2]. Le tavolette non vh [f ] e il gruppo kv. La sequenza-tipo è: solo strettamente connessi a forme di
zione, che non hanno funzione separatoria caso non solo l’alfabeto etrusco in uso sono gli originari prontuari-guida usati vhr vhn vhl vh zr zn zl qr qn ql kr kn kl religiosità, ma potevano essere anche cen-
ma sono collegati – come si vedrà – a una nella scrittura (iscrizioni), ma anche gli al- per l’insegnamento della scrittura, che kv mr mn ml pr pn pl śr śn sl tr tn tl jr jn tri di elaborazione e diffusione di aspetti
tradizione di insegnamento della scrittura. fabetari teorici completi, fino alla possibile dovevano essere in legno o analogo mate- jn c rcn cl. culturali. Probabilmente nel santuario di
Nell’ideologia etrusco-italica i santuari, critico ne hanno irreversibilmente com- vava tracce di pavimentazione, dotato di
come sottolinea Giovanni Colonna, «sono promesso l’indagine. I pochi casi in parte due aperture maggiori al centro dei lati
prima di tutto un lotto di terreno che la ricostruibili restituiscono l’immagine, pur lunghi e di due vani al centro dei lati brevi,
comunità assegna al dio perché vi abiti» in presenza di alcuni caratteri costanti, posto a racchiudere un’ampia corte scoper-
e in quanto tale il terreno viene «delimi- di complessi fortemente caratterizzati, in ta, occupata da due altari di ceneri in asse
tato da confini ben visibili», definiti o rapporto probabilmente a differenziate con i due vani. Allo spazio centrale ipetro,
da un muro di cinta o dall’infissione di funzioni cultuali, civili e politiche che evidentemente destinato alla celebrazione
cippi. Tale regola, pur nella scarsità e nella i santuari erano deputati a svolgere. Il del culto, faceva riscontro il porticato,
problematicità dell’inquadramento crono- santuario atestino di Meggiaro e quello al- funzionale tanto a ospitare i devoti quanto
logico delle testimonianze disponibili, ri- tinate del dio Altino, sottoposti a indagini a esporre le offerte. Fiancheggiava il lato
sulta puntualmente rispecchiata anche nei sistematiche in anni recenti, hanno resti- orientale dell’edificio un largo percorso
santuari dei Veneti. Muri di contenimento tuito i resti dei rispettivi impianti struttu- stradale che collegava l’approdo fluviale
in pietra, che probabilmente coniugavano rali: entrambi i luoghi di culto risultano all’abitato, mentre nei settori marginali
al significato simbolico anche un uso ripetutamente sottoposti a trasformazioni dell’area sacra erano concentrate le fosse
funzionale, sono documentati infatti nel dell’impianto originario ed a riorganizza- di scarico dove venivano occultati gli esiti
santuario atestino di Pora-Reitia e in quel- zioni spaziali, succedutesi in un arco di dei sacrifici e gli ex voto, periodicamente
lo vicentino individuato tra corso Palladio vita plurisecolare a indiziare forse succes- rimossi dopo l’esposizione. In un compar-
e piazzetta San Giacomo, mentre cippi sive evoluzioni nell’ambito del rituale. Il to periferico, sempre interno all’area sacra,
lapidei anepigrafi, ancora in sito, sono fulcro del santuario di Meggiaro, a partire è stata messa in luce una fossa nella quale
stati messi in luce nel santuario di Altino. dalla fine del vi secolo a.C., è uno spazio erano stati sepolti i resti di una ventina
Sono invece purtroppo privi di un con- rettangolare scoperto, delimitato da otto di cavalli, la cui deposizione rituale evoca
testo puntuale di provenienza i due cippi blocchi di trachite e forse anche da una suggestivamente il sacrificio dell’animale
lapidei, rinvenuti rispettivamente a Padova leggera transennatura lignea, in cui si è praticato dai Veneti in onore di Diomede,
e a Vicenza, la cui funzionalità, insita proposto di riconoscere un sacellum con le come tramandato dalle fonti. Un vasto
nella forma, viene ribadita dalla presenza caratteristiche del templum in terris di ma- quadriportico di stampo ellenistico costi-
del testo scritto, che nuovamente sembra trice etrusco-italica, dove attraverso il volo tuirà l’esito dell’evoluzione strutturale del
riflettere modelli ideologici etrusco-italici. degli uccelli venivano presi gli auspici. santuario in età di romanizzazione, cui
Uno [cat. 8.2] fa menzione infatti di un Una strada, dotata forse di pedana lignea seguirà, nell’arco del i secolo d.C., una
“collegio”, il quale pose istituzionalmente a supportare un percorso processionale o nuova trasformazione con l’apprestamento
per conto della comunità il cippo stesso anche un osservatorio privilegiato da cui di un bosco sacro e la sostituzione di Giove
a sancire la delimitazione di uno spazio, seguire i procedimenti liturgici, delimitava ad Altino.
non coltivato né coltivabile e quindi sa- il margine occidentale dell’area sacra, il cui Una terza fonte di informazioni relativa-
cralizzato e inviolabile. L’altro [cat. 8.1] comparto meridionale era riservato a una mente all’organizzazione strutturale dei
riporta la dedica agli dei che del confine serie di altari di ceneri. Un pozzo completa luoghi di culto è costituita dal santuario
rappresentano la personificazione stessa, i il panorama delle strutture documentate atestino di Pora-Reitia, il cui scavo iniziato
Termonios Deivos, assimilabili al dio Ter- nel santuario atestino. alla fine dell’Ottocento è stato ripreso
minus dei Latini. Diversa è l’organizzazione spaziale del a circa un secolo di distanza. Tra vi e v
Le strutture e l’articolazione degli spazi santuario altinate della divinità eponima secolo a.C. è indiziata la presenza di una
dei santuari risultano ricostruibili solo in Altino, caratterizzato nel suo lungo arco costruzione lignea, mentre successivamen-
pochissime fortunate evenienze, in quanto di vita dalla persistenza di un modello ar- te è documentato un fronte di ben otto
la casualità dei rinvenimenti, la parzialità chitettonico progressivamente più esteso, altari di ceneri, allineati nell’area terrazzata
e la discontinuità degli interventi di sca- la cui impostazione risale alla fine del vi prospiciente un ramo dell’Adige. In età di
vo, i saccheggi intervenuti in passato e il secolo a.C. La struttura consisteva in un romanizzazione, sopra l’area già occupata
contesto ambientale talvolta estremamente portico ligneo quadrangolare che conser- dalla serie degli altari, verrà eretto un
I nuovi scavi e le scoperte eseguite negli ul- recinti con funzioni strutturali, spaziali e In entrambe queste necropoli patavine, tra
timi decenni in Veneto hanno contribuito simboliche. Le necropoli si localizzavano le prime sepolture figurano quelle di per-
in maniera rilevante ad accrescere la cono- ai margini degli abitati, separate spesso da sonaggi emergenti, inumati con attributi
scenza del mondo funerario preromano e corsi d’acqua, limites tra mondo dei vivi e che denotano ricchezza e prestigio sociale,
hanno permesso di integrare i dati già in quello dei morti. tali da far ipotizzare figure assimilabili a
nostro possesso provenienti dalle ricerche Questa sezione della mostra propone una capostipiti, vicino ai quali si collocano le
passate. Le sepolture, infatti, ci trasmetto- selezione, privilegiando i contesti inediti, tombe successive.
no testimonianze delle pratiche funerarie di tombe e oggetti rappresentativi prove- Nel corso dell’viii secolo a.C. il rituale
e l’analisi dei corredi consente spesso di nienti dalle necropoli di pianura, esposti funerario si avvia a una maggiore forma-
identificare genere, età, attività svolte e secondo un percorso cronologico dalla fine lizzazione, con la comparsa di sepolture
rango o ruolo dei defunti. del ix al iv secolo a.C. a più deposizioni, in relazione anche alle
Lo studio approfondito dei contesti, dei Il centro protostorico patavino, oggetto di pratiche di riapertura, e all’inizio di una
dati stratigrafici e le analisi osteologiche, numerosi interventi di scavo negli ultimi specifica produzione fittile funeraria, che
ci permettono inoltre di cogliere anche decenni, ha riservato rilevanti novità per andrà a sostituirsi al vasellame d’uso quo-
aspetti importanti della ritualità funeraria l’archeologia funeraria con la scoperta tidiano.
antica, un tempo meno conosciuti, come e lo scavo tra il 2002 e il 2003 di una È l’esempio della tomba Ricovero 131
per esempio la presenza originaria di offer- nuova area di necropoli, a sud dell’abitato di Este [cat. 9.5], in cui, all’interno di
te o oggetti deperibili, le riaperture delle (palazzo Emo Capodilista, cat. 9.1), che una cassetta irregolare in lastre, erano
tombe per nuove deposizioni, il ricongiun- si aggiunge a quella più nota ed estesa, presenti ben tre ossuari: accanto a vasi
gimento delle ossa dei defunti in un unico nella zona orientale (via Tiepolo - San domestici compaiono anche produzioni
cinerario o la vestizione degli ossuari, tutte Massimo), oggetto di svariati recuperi e con decorazioni pregiate, come il piccolo
pratiche rituali diffuse, più di quanto si importanti scavi agli inizi del Novecento e biconico e lo straordinario vaso a forma
potesse pensare, nel Veneto preromano tra gli anni sessanta e novanta. di bovide, confrontabile con altri vasi zoo-
(cfr. supra, Ruta Serafini). Entrambe queste aree iniziano a essere morfi noti in Veneto e ma anche nel Lazio
Il rito funebre più diffuso fra Veneti anti- utilizzate tra la fine del ix e gli inizi villanoviano e in siti alpini nordorientali e
chi era la cremazione, non mancano però dell’viii secolo a.C. con sepolture sia a danubiani.
anche inumazioni, ma sempre in percen- incinerazione che a inumazione. I corredi Nei corredi aumentano gradualmente i
tuale minore. Gli oggetti di ornamento o in questo periodo sono piuttosto semplici, vasi accessori, usati durante le cerimo-
abbigliamento del defunto erano talvolta limitati nel primo caso ai soli vasi cinerari nie funerarie o per le offerte al defunto,
bruciati con il corpo e collocati dentro con ciotole-coperchio e qualche elemento fino a costituire servizi standardizzati per
l’urna, mentre fuori erano deposti altri personale, come nella tomba Emo 503 contenere e consumare cibi e bevande.
oggetti a volte spezzati ritualmente. [cat. 9.3], nel secondo ad alcuni oggetti L’evoluzione riguarda anche gli attributi
Fra le strutture tombali, oltre alle semplici del defunto. personali, con una differenziazione sempre
fosse, erano presenti anche contenitori in In questa prima fase sono già ben codifica- più marcata fra le sepolture: assistiamo alla
materiali deperibili, come cassette lignee, ti il costume maschile e quello femminile: nascita di un’élite che esibisce il proprio
o durevoli, come lastre litiche o grandi un singolo spillone per l’uomo, come per status, anche in morte, attraverso la molti-
dolii, differenti soluzioni adottate in base l’adulto della tomba Emo 643 [cat. 9.2], e plicazione degli oggetti e con la presenza di
alle risorse del territorio, alle disponibilità una fibula per la donna, come nella tomba elementi pregiati, rari o importati.
economiche del defunto o anche a esigen- Tiepolo 305 [cat. 9.4], dove è sepolta una Nelle necropoli, tra l’avanzato viii e il vii
ze pratiche, per l’eventuale riapertura della giovane filatrice con una fusaiola e un secolo a.C., l’uomo si autorappresenta
tomba per ricongiungimenti parentali. Le orecchino di bronzo e ambra. Di questo nella sepoltura come cacciatore, allevatore
sepolture avevano a volte un segnacolo prezioso materiale era composta anche la o artigiano e, solo in casi eccezionali, come
ed erano coperte da tumuli di dimensio- collana, unico oggetto di corredo, dell’i- armato con la spada, ritrovata in contesti
ni più o meno imponenti, confinati da numata della tomba Emo 664 [cat. 9.1]. funerari veneti oltre che a Este, anche
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
a Gazzo [cat. 9.6] e Rivoli Veronese. La conchiglie, oggetti personali e vasi con doveva rivestire all’interno della comunità. un’importante insegna politica e militare, diviene snodo nevralgico per i traffici in conclude con la tomba Nazari 161 di Este
donna è ritratta ancora come filatrice e dimensioni ridotte. La Ricovero 112 [cat. Nella tomba erano infatti stati deposti, evidenziata nell’iconografia della stele di direzione nord, lungo il bacino fluviale del [cat. 9.28], databile fra la fine del v e il iv
in alcuni casi come tessitrice, con set di 9.10], con l’uovo collocato al di fuori degli accanto a oggetti personali, numerosi vasi Avele Feluske a Vetulonia e delle lastre di Piave, ed est verso l’area friulana e slovena. secolo a.C. Si tratta di una sepoltura pro-
rocchetti e pesi da telaio; talvolta è anche ossuari invece, è riferibile a una coppia di capovolti, secondo una pratica rituale più Murlo. Tra le sepolture di questo centro si espone babilmente di coppia di posizione sociale
portatrice di manufatti prestigiosi sia locali adulti; tra gli oggetti del corredo i molti comune nelle incinerazioni, come simboli- Il centro patavino si caratterizza in questa la Fornasotti 13 [cat. 9.23]: contiene tre di rilievo, i cui ossuari erano contenuti in
che d’importazione, mezzi di esibizione rocchetti connotano la donna come fila- ca forma di defunzionalizzazione. fase per varietà e originalità dei corredi, ossuari relativi a individui probabilmente situle di bronzo. Quella femminile era av-
della ricchezza della famiglia, come per trice e probabile tessitrice. All’Orientaliz- A dimostrazione dell’ampia diffusione nel sia nelle tipologie che nelle decorazioni e femminili, con corredi piuttosto stan- volta in un tessuto, forse una veste appar-
esempio i cinturoni della tomba Pelà 8 di zante è collegabile anche l’iconografia della territorio veneto di una comune ritualità rielaborazioni degli oggetti, mentre a Este dardizzati di pochi vasi d’accompagno e tenuta alla defunta, fermata da un grande
Este, e quelli da Baldaria e Tombazosana scimmia accovacciata, riprodotta in tre fi- funeraria, anche in centri minori, come le composizioni sembrano più omogenee qualche oggetto personale, tra cui una ric- cinturone di bronzo a losanga. Questo
[catt. 9.7-8], ben confrontabili con produ- gurine sull’arco della fibula dalla necropoli nella tomba 29 di Saletto di Montagnana e standardizzate. L’esempio più rappre- ca collana in pasta vitrea, ambra e corallo. elemento, distintivo del rango, compare
zioni villanoviane. di Baldaria [cat. 9.13] che trova confronti a [cat. 9.15], è documentata la riapertura sentativo sembra quello della tomba 8 del Il panorama delle evidenze funerarie nel duplicato: sia integro nella tomba, sia
Un esempio emblematico è quello della Este, Bologna, Verucchio e Vulci. della cassetta lignea, per la deposizione Condominio Sant’Ubaldo [cat. 9.22], rela- Veneto orientale si è recentemente amplia- indossato dalla defunta sulla pira funebre
tomba dei “vasi borchiati” di Padova [cat. Il vii secolo a.C., accanto all’apertura a di un secondo defunto all’interno di un tiva a due defunti con due ossuari distinti. to con la scoperta a Oderzo di una nuova e deposto quindi all’interno del cinerario
9.9], che comprende un corredo di oltre nuovi influssi, presenta anche elementi unico ossuario. Il primo cinerario è una straordinaria cista area di necropoli, quella dell’Opera Pia in frammenti. Altrettanto ricca è la con-
novanta oggetti tra bronzi e vasi fittili, di conservatorismo, condivisi o giunti dal Con l’inizio del secolo successivo si re- fittile che imita prototipi metallici alpini Moro, localizzata a sud dell’abitato antico. notazione, di lunga tradizione, della donna
confrontabile per ricchezza e complessità mondo etrusco, come la caratterizzazione gistrano elementi di novità riguardo al nordorientali, ma presenta la decorazione Tra le oltre settanta sepolture, spesso ca- come filatrice: oltre alla fusaiola è infatti
a Este con la Ricovero 236. La sepoltura di alcune figure emergenti con gli attributi rituale funerario, come la scelta preferen- a fasce rosse e nere, caratteristica in Veneto ratterizzate da modalità rituali con varianti presente uno “scettro” in lamina bronzea,
è riferibile, come quella atestina, a una dell’artigiano del legno: la tomba Emo 318 ziale della sepoltura in dolio a Padova, durante questo periodo. Il secondo è un’ol- locali, spicca la 32 [cat. 9.24], databile tra probabilmente connesso alla stessa attività.
coppia di spicco nella comunità, deten- [cat. 9.11], è pertinente a un personaggio di a differenza della continuità di utilizzo la di forma tipica patavina “cipolliforme”, la fine del vi e gli inizi del v secolo a.C., L’uomo è distinto, invece, da una fibula ad
trice di potere economico e politico, qui indubbio spessore che si autorappresenta delle tradizionali cassette litiche a Este. con protomi d’ariete mobili sulla spalla, probabilmente appartenente a un infante arco serpeggiante. In questa sepoltura figu-
riunita dopo la morte con la riapertura con gli strumenti da ebanista: accetta, L’adozione di questo peculiare contenito- assimilabili ad altri due cinerari di Padova, di alto rango, con una situla in bronzo ra un servizio completo per la cottura della
della tomba. L’uomo è connotato come sega, lima, raspa e martello. Un set di que- re impone nuove strategie di “storaggio” nella tomba “dei cavalli” e nella tomba 2 di come ossuario. carne, alari e spiedi, e per la mescita del
guerriero dallo scudo-coperchio della situ- sto genere rimanda tuttavia a un’ideologia degli elementi di corredo, spesso impilati vicolo i San Massimo [cat. 6.13]. Con il pieno v secolo l’influenza celtica si vino, situle e colatoio: l’ideologia del ban-
la e dall’ascia, arma e anche strumento per più antica, espressa già nell’viii secolo a.C. gli uni sugli altri. Pur nell’adozione di so- Dal vi secolo a.C. si assiste, sempre a Pa- manifesta nella cultura materiale, avviando chetto, di influsso greco, è qui pienamente
il sacrificio, come si evince dalle rappresen- a Este, nelle tombe Ricovero 236 e Randi luzioni comuni, ogni centro si caratterizza dova, all’avvio di una nuova area funeraria un processo che porterà Polibio (ii, 17, 5) recepita nella tradizione rituale veneta ed
tazioni nell’arte delle situle; la donna che 14, ma anche a Veio in due sepolture della per proprie particolarità, come dimostra (cus-Piovego), a est di quella nordorientale, secoli dopo, ad assimilare Celti e Veneti, esibita con scopo di legittimazione sociale.
gli si affianca, filatrice con fusaiole, appare necropoli di Casale del Fosso. Rango per esempio il diverso gusto formale e che durerà fino alla metà del iv secolo a.C. distinti solo per le differenze linguistiche.
complementare per ricchezza del servizio elevato e qualifica di falegname-ebanista decorativo fra il dolio della tomba 17 di via Si espongono per la prima volta le tombe La tomba 40 dell’Opera Pia Moro [cat. nota bibliografica
da libagione. sono elementi comuni tra il mondo veneto Tiepolo [cat. 9.18] e quello dalla necropoli 2 e 97 [catt. 9.19-20], emergenti per la 9.25], a più deposizioni di incinerati, ben Cavallotti Batchvarova 1967, p. 177; Bu-
L’apertura agli influssi orientalizzanti del e quello etrusco, dove il personaggio di veronese di Ca’ del Ferro di Oppeano [cat. ricchezza, qualitativa e quantitativa, dei rappresenta questo momento di compe- ranelli 1979; Italia 1988, p. 50; Terzan
vii secolo a.C. si riflette nella sfera fune- Ulisse, tratteggiato più volte come abile 9.21]. corredi, che si connotano con ampie sfu- netrazione culturale. Accanto a manufatti 1990, p. 232; Iaia 2006; Torelli 2006b, pp.
raria sia direttamente, con la presenza di artigiano (Od., v, 234-251; xxiii, 189-198), Dall’inizio del vi secolo a.C. si intensi- mature aristocratiche, anche per la presenza tipicamente locali, come i vasi, compaiono 413-428; Zaghetto 2006, pp. 41-55; Lücke
materiali importati o comunque di gusto risulta particolarmente apprezzato all’in- ficano i contatti con il mondo etrusco; del oggetti per il banchetto. La tomba 2, infatti alcuni elementi celtici: gli anelli con 2007.
esotico, sia indirettamente, con la trasmis- terno di un fenomeno di selezione del la zona di confine coincide con il basso in dolio, si distingue dalle altre sepolture coppiglia, propri del sistema di armamen-
sione di ideologie: le uova di cigno della mito greco in chiave principesca. In questo veronese a ovest e il corso del fiume Po a patavine maschili per l’inusuale presenza to, e una fibula La Tène. La presenza di
tomba Ricovero 112 di Este e della tomba periodo, accanto al rito incineratorio sem- est. Una testimonianza tangibile di questo di armi da offesa, tra le quali un coltello questi oggetti potrebbe far pensare a im-
13 di Lovara, accostabili alle più preziose pre prevalente, sono documentate inuma- incontro o scontro tra Veneti ed Etruschi è con fodero a decorazione figurata, simile portazioni oppure a matrimoni tra Veneti
uova di struzzo incise o dipinte note in zioni prive di corredo o con pochi elemen- rappresentata dal ritrovamento di un’ascia a quella di esemplari atestini. L’alto rango e Celti, preannunciando nei secoli suc-
ambito etrusco e italico, si ricollegano al ti, salvo casi eccezionali, come quello della bipenne in una tomba della necropoli è riconoscibile anche nella tomba 97 dal cessivi lo stanziamento di gruppi stranieri
significato simbolico di rinascita dopo la tomba Emo 468. Questa sepoltura [cat. di Colombara di Gazzo Veronese [cat. doppio servizio da banchetto e dalla gene- nel territorio. In questa sepoltura sono
morte. Nella tomba di Lovara [cat. 9.14], 9.12] si distingue per complessità di rituale 9.17]. Quest’arma, deposta in una sepol- rale ricchezza decorativa dei vasi di corredo, presenti anche alcuni manufatti enigmati-
dove l’uovo di cigno era deposto all’inter- e presenza di oggetti pregiati, in relazione tura come dono o trofeo di battaglia, è nonostante l’età infantile dei due defunti. ci, in osso con spire di bronzo e pendagli,
no dell’ossuario, sono presenti tipici attri- probabilmente all’anzianità della defunta, un unicum in area padana, estranea alla Tra il vi e il v secolo a.C., in relazione interpretabili forse come amuleti.
buti delle sepolture infantili: un astragalo, settantenne, e al ruolo particolare che tradizione veneta. In Etruria tale oggetto è al fiorire di scambi commerciali, Altino Il percorso espositivo di questa sezione si
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
i monumenti funerari in pietra
giovanna gambacurta
Lo scenario dei luoghi destinati alle se- nenti, forse a segnalare il capostipite di gli esemplari rinvenuti ammontano a più stele sono in genere contraddistinte da uno capo velato e lui un cappello a larghe falde,
polture, all’esterno, ma nelle vicinanze una famiglia rilevante nel panorama so- di una ventina, un numero esiguo, ma specchio figurato delimitato, tranne in rari si presentano quindi in un abbigliamento
delle città, suddivisi in nuclei in relazione ciale. Ma questo scenario, probabilmente probabilmente da non considerare signifi- casi, da una cornice, sulla quale compare tipico dei dignitari del vi secolo a.C.; nelle
a specifici settori dell’abitato, spesso in già delineato almeno nel vii secolo a.C., cativo della percentuale di tombe segnalate l’iscrizione che riporta il nome del defunto, stele da via Belzoni e da San Gregorio, ol-
connessione alle principali vie di transito, diventa più articolato con l’acquisizione rispetto a quelle prive di segnacolo; è pos- accompagnato dall’epiteto ekupetaris / ep(p) tre che in quella della Società Archeologica
in entrata o in uscita dai centri urbani, della scrittura e con l’elaborazione di raf- sibile infatti che i cippi in trachite euganea etaris. Il termine, riconosciuto come un ri- Veneta, il defunto intraprende il viaggio su
doveva presentarsi piuttosto articolato, finate decorazioni figurate, fino a rendere siano stati nei secoli riutilizzati e forse rila- ferimento a una classe sociale che doveva la di un carro piccolo e leggero, dove in cui il
idoneo a rappresentare non solo la pietas il sepolcro un vero e proprio monumento vorati fino a essere non più identificabili. sua fortuna e il suo rilievo al possesso e forse passeggero sale in piedi accanto all’auriga,
verso i defunti, ma le gerarchie sociali e la adatto a celebrare il ricordo di persone che Un unico esemplare di stele, con iscrizione all’allevamento e al commercio dei famosi vicino ai carri trionfali noti nell’arte delle
stessa capacità organizzativa e gestionale desideravano lasciare alla comunità un dedicatoria, conferma una certa estraneità cavalli veneti, connota questi personaggi situle, anche sulla celebre situla Benvenuti.
del corpo civico. chiaro ricordo delle loro opere. di Este a questo tipo di monumento fune- come appartenenti a una classe sociale con Sulle stele di Altichiero, di Albignasego e
L’ingresso alle necropoli poteva essere “se- Uno dei casi più antichi e insieme più rario, più tipico di Padova. un ruolo pregnante nella società patavina, in quella del Maffeiano 610 compare un
gnalato” dalla presenza di grandi cippi in monumentali è rappresentato dal grup- Le stele, monumenti a lastra in genere la cui rilevanza permane stele più tarde, carro a fiancata bassa e pianale più ampio,
pietra, di dimensioni considerevoli, come po statuario di Gazzo Veronese, costituito rettangolari più o meno allungati, nel caso come la stele di Ostiala Gallenia [cat. 14.1], dove i passeggeri vengono trasportati se-
noto a Este nella necropoli della Casa di probabilmente da quattro statue, due solo di Este e in quello di Altino si presentano ormai ricollegabili alle gerarchie sociali della duti, a volte con le loro armi al fianco; si
Ricovero e in quella meridionale del fondo delle quali conservate sufficientemente, re- prive di decorazione nello specchio centra- Padova in avanzata fase di romanizzazione. tratta di carri simili all’essedum celtico, non
Franchini a Morlungo, oppure da aree lative a una grande struttura funeraria nella le, ben identificati solo dall’iscrizione, an- Il modello o meglio l’idea della stele figu- a caso a volte abbinati allo scudo ovale, di
destinate a specifiche ritualità come in via necropoli di un importante centro di fron- che se non è impossibile che le immagini rata giunge nel Veneto dall’Etruria (cfr. A. tradizione pure celtica. Questo dettaglio
Sant’Eufemia, alle porte della necropoli tiera tra il mondo veneto e quello etrusco- fossero dipinte ed oggi non più conservate. Maggiani, supra) nei primi decenni del vi insieme al particolare del tipo dei morsi
orientale di Padova. All’interno le struttu- padano (cfr. supra, Sassatelli e cat. 9.16). Le La stele da Ca’ Oddo, nei pressi di Mon- secolo a.C. probabilmente grazie a quel esibiti dai cavalli, consentono di attribuire
re a tumulo, delimitate da contenimenti statue, che rappresentano una coppia in selice, dedicata a una Fugia Andetinia Pupone Rako che lascia il ricordo di sé nel- queste stele tra iv e iii secolo a.C.
lignei o in pietra, di dimensioni variabili dimensioni di poco inferiori al reale, sono Fuginia, appare come un’eccezione per la stele da Camin [cat. 9.26]: un etrusco, Forse rispecchiano i momenti di maggior
a seconda del periodo e della entità del realizzate con una pietra di provenienza la decorazione schematica che occupa lo “emigrato” dall’Etruria meridionale – am- pericolo della città come quello dell’attacco
nucleo familiare di pertinenza (cfr. supra, appenninica probabilmente a opera di un specchio e che è interpretata come una bito ceretano veiente – nel Veneto, portò dello spartano Cleonimo (302 a.C.) e le
Ruta Serafini), erano visibili e raggiungibili artigiano dell’area etrusca interna, di am- chiave, motivo identificativo che ricorre con sé l’artigianato artistico alla base della schermaglie con i Celti la stele di via Ac-
attraverso percorsi interni, probabilmente bito chiusino, tra la fine del vii e gli inizi anche su di un ciottolone da Trambacche, decorazione della pietra, forse insieme al quette con un cavaliere armato con elmo
piccoli sentieri o stradine in ghiaia che del vi secolo a.C. È palese la volontà della dedicato a un Fugio Tivalio Andetio. La sistema della scrittura cosiddetto di secon- e scudo rotondo, reso un po’ rozzamente
consentivano di raggiungere il luogo della committenza di celebrare il proprio potere prosopogafia degli Andeti, già chiaramente da fase. Dopo questo primo esemplare, a incisione, la stele Checchi con una scena
sepoltura non solo nell’occasione del fune- economico e sociale in un contesto di fron- delineata, conforta l’ipotesi che l’immagi- che raffigura il commiato del defunto reso di battaglia in cui la testa del nemico de-
rale, ma anche per le cerimonie periodiche tiera, ostentando il sincretismo tra caratte- ne sia un riferimento, quasi uno stemma a incisione, i successivi monumenti fune- capitato rotola sotto i cavalli impennati; le
destinate ai defunti, oltre che per le neces- ristiche venete, come l’abbigliamento della per la famiglia [cat. 4.3.2]. La funzione rari, scaglionati nell’arco di cinque secoli, stele Loredan i e ii rivelano invece una più
sarie pratiche di manutenzione. Le tombe figura femminile, e caratteristiche etrusche, di segnacolo/monumento funerario per rappresentano a rilievo per lo più il viaggio dinamica impostazione ellenistica, vicina a
di congiunti o di persone con forti relazio- come l’acconciatura stessa della donna o la i ciottoloni è ancora incerta; rimangono, nell’al di là, intrapreso sul carro [catt. 9.27, una tradizione proveniente dall’Italia me-
ni sociali non si disturbavano a vicenda, ma iscrizione sul fianco sinistro del personaggio infatti, documenti ambigui, collocati a 10.1.1], oppure, in più rari casi e circoscritti ridionale [cat. 10.1.2]. Bighe e quadrighe
si giustapponevano, mostrando un buon maschile, che ne ricorda il nome. volte in città, ma anche in ambito funera- cronologicamente tra v e iii secolo a.C., a fianchi alti e monumentali connotano
grado di consapevolezza della posizione dei A Este, fin dal vi secolo a.C., si afferma rio, a volte sparsi nel territorio, ma di certo qualche immagine di armato e qualche invece le stele di romanizzazione (ii-i seco-
resti precedentemente interrati. Al di là dei l’uso di cippi tronco piramidali o più collegati alla celebrazione di personaggi scena di battaglia [cat. 10.1.2]. lo a.C.), ormai vicine ai carri romani, tra le
piccoli tumuli individuali di copertura, è raramente parallelepipedi con iscrizioni emergenti nel corpo sociale. L’ampio arco cronologico in cui si dispie- quali si annoverano le stele del Lapidario i e
ormai ben documentato in più casi che le poste in senso longitudinale che ricordano Il più rilevante nucleo di stele con decora- gano le figurazioni consente di cogliere ii, quelle del Maffeiano di Verona n. 608 e
singole tombe erano identificabili per la il nome del defunto, purtroppo quasi mai zione figurata proviene, invece, da Padova e l’evoluzione della tipologia di alcuni detta- 609, la stele di via San Massimo e la ben
presenza di segnacoli, dai più semplici in rinvenuti vicini alla tomba cui si riferisco- dal suo circondario, rivelando un’attitudine gli, come il carro, le armi, le caratteristiche nota stele di Ostiala Gallenia [cat. 14.1].
legno, a quelli più durevoli, in pietra. no. Solo eccezionalmente questo tipo di tutta particolare della città nel celebrare in dell’abbigliamento o le bardature equine.
Il segnacolo in pietra era indubbiamente monumento funebre è utilizzato al di fuori modo autonomo ed originale i maggiorenti Nella stele da Camin i personaggi indos- nota bibliografica
riservato alle tombe di personaggi emi- dei centri urbani di pianura, mentre a Este della città, tra il vi e il i secolo a.C. Le sano il mantello a lunghe punte, lei ha il Maggiani 2000; Malnati 2002a, pp. 131-133.
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
le necropoli di pianura bibliografia: Ruta Serafini, Tuzzato 2004, 9.4 9.5
pp. 91-102; La città invisibile 2005, pp. Tomba 305 via Tiepolo / Tomba Casa di Ricovero 131
9.1 144-157; Gamba, Tuzzato 2008, p. 67. via San Massimo Este, Padova, via Santo Stefano,
Tomba Emo 664 dv Padova, via Tiepolo / via San Massimo, necropoli, 1897
Padova, via Umberto i, palazzo Emo necropoli, 1990-1991 tomba a cassetta in lastre di trachite;
Capodilista Tabacchi, 2003 sepoltura in fossa ovale; 85 × 62 circa 60 × 50
fossa subrettangolare; lungh. max. 9.2
conservata 95, largh. 35 Tomba 643 Tra 1990 e 1991 a Padova è stata indagata All’interno della cassetta furono rinvenuti
Padova, via Umberto i, palazzo Emo una zona di necropoli tra via Tiepolo e via i tre vasi situliformi (dei quali è certa la
Fra 2002 e 2003 sono stati indagati circa Capodilista Tabacchi, 2003 San Massimo, con circa 300 tombe a inci- funzione di ossuario solo dell’esemplare
300 metri quadrati di un’importante area fossa sub rettangolare; lungh. 193, nerazione e inumazione, databili tra la fine d’impasto più grossolano pervenutoci con [9.1] [9.4]
di necropoli, posta a sud dell’abitato in- largh. 55 del ix e il ii secolo d.C. Le sepolture più la relativa ciotola di copertura); il vaso
terno all’ansa dell’antico Meduacus e fino antiche, tra la fine del ix e gli inizi dell’viii biconico su piede con anse a maniglia e
a ora indiziata solo da rinvenimenti isolati. L’inumazione appartiene a un uomo fra i secolo a.C., con piccoli tumuli di copertura con complessa decorazione a cordicella
Lo scavo ha individuato 692 tombe, in- 54 e i 68 anni, alto circa 163 cm, deposto individuali, erano localizzate a nord di un impressa campita di pasta bianca; due [9.2]
cinerazioni e inumazioni, articolate dalla supino presumibilmente con un sudario. paleoalveo. Nel secolo successivo, dopo fusaiole, una capocchia di rocchetto e
fine del ix all’inizio del v secolo a.C., con L’unico elemento del corredo è uno spil- ripetuti episodi alluvionali, furono eretti, un manufatto a tre punte. Gli oggetti
un’elevatissima densità. Le sepolture sem- lone a rotolo, di 8,5 cm, forse a chiusura sopra ai precedenti, nuovi tumuli di di- d’abbigliamento e d’ornamento, tutti in
brano formare gruppi, almeno a partire dal del sudario vicino alla clavicola destra. Tale mensioni maggiori che riunivano più tom- bronzo e riferibili a defunte, erano stati
pieno viii secolo, e non mancano tracce di oggetto è diffuso fra il Veneto e il Bolognese be. Agli inizi del vi secolo a.C. la necropoli deposti dentro i vasi situliformi: due fi-
specifici rituali, come inumazioni di cavalli tra ix e prima metà vii secolo a.C.; la data- si estese verso sud con la costruzione di bule ad arco ingrossato e ribassato e forse
o pozzetti con terra di rogo e ceramiche. zione della sepoltura si colloca alla metà o un grande tumulo [cat. 10.3.1]. Tra il v e il l’arco deformato di un terzo esemplare;
L’area subisce già in antico risistemazioni seconda metà dell’viii secolo a.C., anche iii secolo a.C. le sepolture furono deposte due armille a due spire. Tra gli oggetti del
frequenti, con livellamenti e con l’im- per i rapporti stratigrafici con altre tombe. seguendo allineamenti est-ovest, lungo un corredo spicca il vaso su quattro peducci
pianto, a partire dal vii secolo a.C., di un SBAVeneto, Padova, ig 361178 probabile percorso viario. La necropoli configurato a bovide e provvisto di beccuc-
ustrinum di circa 25 metri quadrati. I livelli bibliografia: Gamba, Tuzzato 2008, rimase in uso anche in epoca romana, arric- cio di versamento (h 14,8; ø imboccatura
posteriori al vi secolo a.C. sono troncati pp. 66-67, fig. 9. chita di monumenti funerari anche lapidei. 9,2). D’impasto nero e superfici lucidate,
da interventi di epoca storica; il sepolcreto dv La tomba 305, a inumazione con defunto esso presenta una decorazione impressa a
visse tuttavia almeno fino al ii secolo a.C., supino, era localizzata nel settore nordoc- cordicella e riempita con pasta bianca: un
come testimonia il fondo di una grande cidentale dell’area di necropoli. Il corredo motivo a festone sotto la gorgera e denti
tomba a cassa litica, con materiale celtico. 9.3 si componeva di un orecchino (ø ric. 1,2), di lupo, delimitati da solcatura, sul corpo.
L’inumazione 664 è fra le più antiche di Tomba Emo 503 una fusaiola biconica (h 2,6, ø max 3,4) e Questo tipo di vaso rituale trova confronti,
questa necropoli. Sulla base delle analisi Padova, via Umberto i, palazzo Emo una fibula ad arco ribassato ritorto (lungh. per la funzione, con i vasi zoomorfi della
antropologiche si tratta di una donna di Capodilista Tabacchi, 2003 6,7, h 3,7). Lo studio antropologico dei prima età del ferro sia in Etruria (Falconi- [9.3]
età compresa fra i 49 e i 58 anni, con una pozzetto sub circolare; ø max. 37 resti scheletrici ha permesso di determina- Amorelli 1967, p. 177, W3-4, fig. 56/6;
statura presunta, poiché troncata all’altezza re per il defunto un’età compresa tra i 14 p. 198, fig. 66, Z5Q, 1) sia in area transal-
dei femori, di circa 150 cm. L’unico elemento L’incinerazione è pertinente alla fase d’im- e i 17 anni, ma non di stabilire il genere; pina danubiano-balcanica (Kossack 1954,
del corredo è la collana, di cui rimangono pianto della necropoli meridionale di Pado- gli elementi del corredo identificano un pp. 52, 75, tav. 5,2). La tomba è pertinente
dodici pendagli in ambra di forma lentico- va. Nel pozzetto, riempito di terra di rogo individuo femminile. La fibula rinvenuta a una o più sepolture femminili ed è datata
lare bombata piano convessa, con misure a mista a limo del substrato, era deposta l’urna in prossimità delle vertebre lombari dove- all’viii secolo a.C.
scalare da 1,6 a 2,3 cm. Elementi d’ambra con d’impasto a profilo lievemente ovoidale e va presumibilmente essere utilizzata per la Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
perforazione decentrata sono noti a Este e a fondo concavo, chiusa da una scodella a chiusura di un sudario, la cui presenza è mna 6440-6449, 6451-6455
Saletto a partire dall’viii secolo a.C., sebbene orlo lievemente ingrossato con solcatura indiziata anche dalla posizione delle ossa. bibliografia: Este i 1985, pp. 44-46,
non siano precisamente confrontabili. Una usata capovolta come coperchio. Nell’urna L’orecchino, parzialmente conservato, si tavv. 3-4; Guerrieri, principi ed eroi 2004,
datazione al ix secolo a.C. è proponibile era contenuta, sopra le ossa combuste, una componeva di un filo in bronzo di forma cat. 5.31.
su base stratigrafica, in considerazione del piccola olletta globosa decorata a cordicella circolare e di un elemento in ambra in ebc
forte spessore di sedimento che separa questa impressa, che potrebbe essere l’indicatore di frammenti. La sepoltura è inquadrabile
tomba da quelle sovrapposte, databili alla una deposizione infantile. Le caratteristiche cronologicamente per gli elementi del
metà dell’viii secolo a.C. e anche valutando del corredo e la posizione stratigrafica datano corredo e per il contesto stratigrafico tra
la singolarità di un’inumazione con elementi la tomba tra fine ix e inizio viii secolo a.C. la fine del ix e gli inizi dell’viii secolo a.C.
preziosi, che lascia ipotizzare una figura SBAVeneto, Padova, ig 361172, 361176, 361177 SBAVeneto, Padova, ig 361166-361168
emergente della comunità. Inedita. Inedita.
SBAVeneto, Padova, ig 361175 dv lm
[9.5]
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
9.6 indizierebbero forti legami tra Etruschi e sia per la loro ricchissima decorazione a
Spada ad antenne Veneti. Sono databili alla seconda metà borchiette bronzee, oltre che per l’esclu-
Core, Gazzo Veronese, Verona, necropoli, dell’viii-vii secolo a.C. sività di alcune forme, come ad esempio
tumulo funerario, 1980 Museo Civico Archeologico, Cologna i doppieri e la grande coppa con sostegni
bronzo, fusione piena e lavorazione Veneta, Verona, inv. cc 108, vr 90170 in canna palustre. Alcune tipologie di vasi
a giorno; lungh. 109, largh. 9,5 bibliografia: 3000 anni fa a Verona 1976, compaiono a coppie a rimarcare la pre-
p. 153, fig. 14a; Salzani 1989, pp. 22-23, senza di due distinti corredi, altri, come
Lavori agricoli a Core di Gazzo Veronese fig. 9,3; Rossi 2005a, pp. 267-290, fig. 6,1; situliformi, coppe e tazze, costituiscono
hanno distrutto un piccolo dosso con Salzani 2005, pp. 47-58, fig. 3,1; Damiani tre set standardizzati per il consumo di
all’interno alcune sepolture, probabilmen- 2011, pp. 173-179, fig. 4,1. cibi e bevande. Il ricco corredo permette
te un tumulo funerario. Tra i materiali re- az di datare la tomba tra la fine dell’viii e
cuperati vi è una spada di bronzo con im- gli inizi del vii secolo a.C. e denota il
pugnatura di tipo composito ad antenne. pieno inserimento delle élites della società
La lama è stata intenzionalmente piegata 9.9 patavina nei processi di affermazione del-
e spezzata in tre parti. Con la spada sono Tomba “dei vasi borchiati” le aristocrazie proprie dell’orientalizzante
conservati due frammenti di un fodero Padova, via Tiepolo / via San Massimo, etrusco e italico.
traforato di bronzo e due anelli a croce di necropoli, 1974 Musei Civici, Museo Archelogico,
bronzo. viii secolo a.C. contenitore quadrangolare ligneo Padova, ig 14034-14035, 36327-36329,
Museo Archeologico, Gazzo Veronese, con rinforzo in blocchi di trachite; 36332-36370, 36372-36386, 37023,
Verona, vr 62958 180 × 170 circa 37025-37027, 37032-37036, 37038-37041,
bibliografia: Salzani 1987a, p. 126. 37043-37044, 37046-37057, 37462,
mb, gr, ls Sepoltura con corredo fittile e bronzeo 345646-345648
ricchissimo che testimonia oltre al ruolo e bibliografia: Padova preromana 1976, [9.9]
al prestigio sociale dei defunti anche l’ado- pp. 248-258; Gamba, Gambacurta 2010.
9.7-8 zione di una ritualità funeraria complessa. lm
Cinturoni a losanga di tipo La stessa struttura della tomba risulta ec-
italico cezionale rispetto alle sepolture coeve per
Baldaria di Cologna Veneta, Verona, monumentalità e materiali di costruzione. 9.10
scavo 1892; Tombazosana, Verona, L’analisi del contesto e le analisi osteologi- Tomba Casa di Ricovero 112
recupero 1994 che hanno riconosciuto la pratica rituale Este, Padova, via Santo Stefano,
[9.6] bronzo, lamina, decorazione incisa; largh. della riapertura della tomba per una secon- necropoli, 1989
10, lungh. 32; largh. 12,9, lungh. 40,7 da deposizione e per il ricongiungimento tomba a cassetta di legno, lati lunghi
delle ossa cremate di una coppia di defunti rinforzati da lastre di calcare; 78 × 75 [9.9] [9.9]
Il cinturone da Baldaria presenta due fori in un unico cinerario. Con la seconda
per il fissaggio sull’attacco dove la lamina deposizione, i vasi appartenenti alla prima La cassetta, di forma quadrangolare irrego-
è ripiegata. Il motivo centrale è rappre- furono infranti e conservati nella tomba lare, presentava i lati lunghi rinforzati da
sentato da nove spirali collegate da linee per poter accogliere il nuovo corredo. lastre di calcare. Sulla copertura, costituita
oblique, forse con valore calendariale, e L’ossuario era contenuto in una grande da varie lastre litiche sovrapposte, era de-
motivo a barca d’uccelli negli interspazi. situla bronzea di tipo Kurd, adornata con posto un corredo esterno: un vaso biconico
All’estremità destra figura la ruota solare, un tessuto a testimoniare la vestizione del (decorato a cordicella con cavallo stilizzato
alla sinistra il carro solare, entrambi trai- vaso come rappresentazione simbolica del su un lato e cavallo con cavaliere sull’al-
nati da coppie di uccelli. Il cinturone da defunto. All’interno e intorno erano depo- tro), una coppa rovesciata e un alto piede
Tombazosana presenta semplici motivi sti altri oggetti legati al corredo personale a stelo pertinente a una coppa rinvenuta
spiraliformi, di cui quelli più grandi, alle dei defunti (coltelli, ascia, pendagli ecc.). all’interno della tomba. All’esterno erano
estremità, potrebbero rappresentare il di- Oltre alla situla, di tipologia alpina nor- stati deposti inoltre diciannove rocchetti,
[9.7-8] sco solare. In Veneto oltre a un secondo dorientale, e al suo coperchio realizzato da completamente circondati da terra di rogo.
cinturone da Baldaria nel Veronese, ne è una lamina di scudo, che richiama invece La cassetta conteneva due ossuari, ciascuno
documentato uno a Este (tomba Pelà 8), esemplari centro italici, era presente un se- con i resti di un individuo, e presentava
attestando la diffusione di questi orna- condo nucleo di bronzi legati al consumo tracce di riapertura. Le analisi antropolo-
menti femminili di derivazione etrusco- di liquidi, tra i quali una seconda situla, di giche hanno determinato un uomo e una
villanoviana, lungo la valle dell’Adige. Si tipo Este Benvenuti, due lebeti, due tazze e donna di età matura (41-60 anni). Gli og- [9.10]
tratta di oggetti di prestigio, pertinenti due colini, significativamente in coppie. I getti personali erano però contenuti in uno
all’abbigliamento personale di rango, che fittili risultano eccezionali sia per quantità solo degli ossuari, con un’evidente volontà
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
di ricongiungimento dopo la morte: quelli deposti capovolti, due coppie di tazzine e forse a chiusura del sudario, ipotizzabile
maschili poggiavano infatti sopra al corredo una grande tazza con borchiette, un calice per la posizione delle ossa. Una decina di
e ai resti cremati femminili. La combinazio- su piede e un bicchiere ansato. La parti- vaghi in osso e ambra, alcuni saltaleoni e
ne maschile era caratterizzata da una fibula colare connotazione del defunto è data da anellini in bronzo costituivano una collana
serpeggiante in ferro e da uno spillone in un set da falegname-ebanista, composto multimaterica deposta sul sudario vicino
bronzo con capocchia complessa; alla don- da ascia, sega, lima, raspa, tre coltelli e un alla fibula. Inerenti al rituale potrebbero
na vanno attribuiti sei fibule (di cui una ad martello, disposti lungo tre lati della cas- essere anche due denti, di canide e di sui-
arco configurato a toro e una a cavallino), setta e in parte trattenuti in un probabile no, e un anello in bronzo, probabilmente
numerosi elementi che dovevano comporre astuccio deperibile. Una set complesso di collocati in origine sull’olla globosa. L’arti-
una o più decorazioni complesse, vari brac- questo tipo è noto, fino a ora, solo nel- colazione del corredo e la ritualità, con la
ciali (forse in parte da attribuire all’uomo), l’viii secolo a.C. a Este, con confronti più defunzionalizzazione dei vasi attraverso il
perline in ambra, pasta vitrea e un rametto semplici nel Bolognese e in Etruria, ed capovolgimento, risultano molto partico-
di corallo, lamine di bronzo e fusaiole in è inquadrabile in un’ottica ideologica di lari e distinguono la sepoltura nel panora-
terracotta. Nell’ossuario contenente i resti aristocratico-artigiano, qui forse di stampo ma delle inumazioni di vii secolo a.C. Tali
maschili è stato rinvenuto solo il salvapunte conservatrice. Si segnala anche la presenza caratteri sono da ricollegare probabilmente
in osso pertinente allo spillone dell’uomo di un manico di simpulum. Sul coperchio all’età sorprendentemente avanzata della
(come se fosse sfuggito alla raccolta degli della cassetta è stata rinvenuta una proba- donna ed eventualmente a un suo ruolo
oggetti da riporre nell’altro ossuario). Tra bile incinerazione di infante con armilla particolare in vita, di natura forse eredi-
i vasi del servizio si segnala una scodella in piombo, che doveva essere in stretta taria all’interno di un gruppo familiare,
con due piccole prese che conteneva una relazione con la deposizione principale. La come farebbe presupporre la presenza,
[9.11] scodellina decorata a borchiette, conte- tomba è databile tra il 650 e 625 a.C. nella stessa area della necropoli, di un’altra [9.13]
nente a sua volta un uovo di cigno reale, il SBAVeneto, Padova, ig 309267-309293 inumata con le medesime peculiarità, da-
tutto coperto da una coppa rovesciata. La bibliografia: La città invisibile 2005, p. 157; tata però a fine viii secolo a.C. Il contesto,
tomba appartiene certamente a una coppia figg. 181-185. per la posizione stratigrafica, per i mate-
di elevato ceto sociale; rocchetti e fusaiole dv riali fittili e per la fibula, a navicella quasi
in particolare qualificano la donna come foliata, si data alla metà del vii secolo a.C.
ricca proprietaria di un telaio. Il corredo SBAVeneto, Padova, ig 361179-361191
maschile sembra un po’ più antico di quello 9.12 Inedita.
femminile, ma la tomba nel suo complesso Tomba Emo 468 dv
è databile al vii secolo a.C. Padova, via Umberto i, palazzo Emo
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Capodilista Tabacchi, 2003
mna 54764-54863 fossa rettangolare con presumibile cassa 9.13
bibliografia: Vanzetti 1989-1990; Vanzetti lignea; lungh. 169, largh. 71 Fibula con tre scimmiette
1992, pp. 197-198; Gambacurta, Ruta accovacciate sull’arco
Serafini 2012. L’inumata, probabilmente in una cassa li- Baldaria, Cologna Veneta, Verona, [9.14]
cp gnea, come farebbe pensare la forma molto necropoli, tomba a incinerazione,
regolare della fossa, spicca per l’anzianità, 1892-1893
stimata fra i 69 e i 78 anni, e per il corredo. bronzo, fusione piena; h 2,2, lungh. 6,4
9.11 Gli unici recipienti in posizione retta, forse
[9.12] Tomba Emo 318 contenitori per offerte deperibili, erano i Tra il 1892 e il 1893 lavori per lo scavo
Padova, via Umberto i, palazzo Emo due bicchieri ai lati della testa, chiusi da di un nuovo alveo del fiume Guà hanno
Capodilista Tabacchi, 2002 coperchi a rovescio. Risultano tutti deposti intaccato e in buona parte distrutto una
cassetta lignea; 80 × 95 capovolti gli altri elementi fittili del corre- vasta necropoli in località Baldaria pres-
do: un’olletta, vicina alla gamba sinistra, so Cologna Veneta. I materiali furono
All’interno della cassetta, coperta dalla due tazzine presso la mano destra e, forse recuperati senza tenere distinti i corredi
terra di rogo e molto probabilmente da posta sopra un sostegno deperibile, un’olla funebri. Tra gli elementi più significativi
un tumuletto poi collassato, i resti cremati globosa affiancata da quella che potrebbe vi è una fibula, con tre scimmiette acco-
di un uomo erano contenuti, con due essere la sua scodella coperchio, poi ada- vacciate con le zampe anteriori sul muso,
spilloni a capocchia complessa, in un’olla giatasi con ordine sui femori e sul bacino disposte trasversalmente sull’arco secondo
globosa chiusa da una coppa-coperchio della defunta. A fianco del braccio destro uno schema iconografico orientalizzante.
con stralucido a raggiera. Il corredo si era presente una fusaiola, deposta forse vii secolo a.C.
componeva poi di una coppa su piede e di con il suo fuso deperibile. Una fibula a Museo Civico Archeologico, Cologna
un situliforme con cavallini in borchiette, navicella, infine, era collocata sullo sterno, Veneta, Verona, inv. cc 107
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
bibliografia: Rossi 2005b, pp. 387-394. seriscono pienamente nel quadro culturale 9.16 un’ascia a doppia lama o bipenne. L’ascia
mb, gr, ls veneto contemporaneo, e in particolare, Coppia di statue funerarie era deposta esternamente agli altri ele-
quello atestino e padovano. Gazzo Veronese, Verona, Colombara, menti del corredo, tre bicchieri, un’olletta
La tomba qui presentata, particolarmente necropoli, primi anni ottanta del a fasce rosse e nere e una tazzina ansata,
9.14 esemplificativa della necropoli, era dotata Novecento e presentava il manico intenzionalmente
Tomba 13 di una cassetta lignea. Un vaso biconico arenaria di Montovolo, scultura a tutto spezzato. Questo tipo di arma non è noto
Lovara, Villabartolomea, Verona, con decorazione a borchiette con motivo a tondo, pellicola protettiva organica; nel mondo veneto mentre è ben docu-
necropoli, 1998 “L” pendenti e cerchi fungeva da ossuario, h 98, largh. 48, spess. 31; h 65, largh. 52, mentato presso gli Etruschi, dove aveva un
tomba in fossa terragna, incinerazione chiuso da una coppa collocata eccezio- spess. 32 grande valore simbolico ed era l’insegna
nalmente dritta, invece che capovolta a di magistrati di rango elevato. La sua
Durante gli scavi preliminari alla posa di mo’ di coperchio. Attorno al biconico, Le due statue rappresentano una coppia di presenza in una tomba veneta è stata in-
un metanodotto in località Lovara, è stato nell’angolo settentrionale della cassetta, defunti stanti con lunga tunica decorata terpretata come possibile bottino di guerra
portato alla luce un tratto di abitato con si trovava il corredo fittile, composto da a spina di pesce sul bordo. La figura fem- deposto come offerta votiva al defunto.
attigua necropoli. Tra le sepolture scavate un’olla, due coppe su stelo, una dotata minile indossa anche una mantella copri- vi secolo a.C.
è particolarmente significativa la tomba di una coppa-coperchio, un piccolo si- spalle a punta, pure decorata; con la mano Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
13, riferibile a una bambina di pochi anni, tuliforme che conteneva una tazzina con destra regge un attributo di cui rimane vr 62952
che presenta nel corredo un uovo di cigno decorazione a borchiette con motivo a “L” l’immanicatura ad anello; lacunosa di tut- bibliografia: Malnati 2003a, p. 65.
reale quasi integro. Il resto del corredo, pendenti, e tre ollette bicchiere, una con ta la porzione superiore, mostra sul retro mb, gr, ls
[9.15] in totale 19 elementi, è poco significativo, decorazione incisa a occhi di dado inscritti l’impronta di una lunga treccia desinente a
composto da alcuni vasetti, comuni ogget- in cerchietti. Il vasellame di accompagno nappa, raccolta da un fermaglio. Più fram-
ti d’ornamento, alcune valve di conchiglie, presenta puntuali confronti con Este e mentaria la figura maschile, di proporzioni 9.18
tra cui una forata, e un astragalo. L’uovo ha Padova, sia dal punto di vista tipologico maggiori; se ne conserva la parte inferiore, Tomba via Tiepolo 17
un chiaro significato simbolico-religioso, sia funzionale. Il servizio da banchetto sul cui fianco sinistro corre, a partire Padova, via Tiepolo, necropoli, 1988
probabilmente di rinascita, collegato ad era costituito da ceramiche che rimanda a dal basso, un’iscrizione graffita, molto dolio; h 48,7, ø max 48,3
ambito orfico; vii secolo a.C. rituali potori – il piccolo situliforme con la lacunosa, che restituisce, con ogni proba-
Centro Ambientale Archeologico, tazzina attingitoio e le tre ollette-bicchiere bilità, il nome del defunto: penke-[…]. La Tomba a cremazione rinvenuta in una
Legnago, Verona, vr 60578, 60580-60589, – e dalle forme tipiche per la preparazione volumetria e l’impostazione rinviano alla trincea per la rete fognaria lungo via
60591-60598 e l’offerta di cibi – l’olla e la coppia di cop- scultura chiusina della fine del vii-inizi del Tiepolo, violata in epoca moderna. Oltre
[9.16] bibliografia: Malnati 2002b, p. 175. pe su piede. Il corredo personale si limita vi secolo a.C., momento in cui dall’Etru- al contenitore funerario rimanevano solo
mb, gr, ls a due fibule a navicella (lungh. 4,6 e 4,8), ria arrivano in Veneto influenze culturali, pochi frammenti dei vasi che dovevano
differenti per tipologia e decorazione. Le dalla scrittura all’arte delle situle, per il originariamente comporre il corredo. Il
analisi delle ossa attestano una sepoltura tramite bolognese. Le due statue sono dolio, collocato in una fossa sul cui fondo
9.15 bisoma, un bambino e un adulto, di cui espressione dell’alto rango dei personaggi, era stata deposta la terra del rogo, appare
Tomba Fondo Besola 29 non è possibile specificare il genere, ma le capostipiti di famiglie eminenti, che osten- di forma piuttosto singolare, con corpo
Saletto di Montagnana, Padova, 1980 due fibule, rappresentazione della coppia tano un lusso di derivazione etrusca nella globulare, collo molto allungato terminan-
cassetta lignea; 70 × 60 circa di defunti, rimandano alla sfera femmi- monumentalità e nella scrittura, al confine te in un labbro estroflesso, ed è interamen-
nile. La riapertura della sepoltura per la tra Veneto ed Etruria padana. te decorato a fasce rosse e nere separate da
La necropoli occupava un dosso sabbioso deposizione del secondo defunto all’inter- Museo Civico Archeologico, Gazzo cordoni. Seconda metà del vi secolo a.C.
[9.17]
di origine alluvionale generato dalle eson- no dello stesso vaso ossuario, pratica ben Veronese, Verona, ig vr 86746-86747 SBAVeneto, Padova, ig 206692
dazioni del vicino Adige, sulla direttrice attestata nella cultura veneta e nella stessa bibliografia: Gamba, Gambacurta 2011. bibliografia: Necropoli via Tiepolo 1990,
tra Este e Montagnana. Nella quarantina necropoli di Saletto, spiegherebbe, in que- mg, ggam pp. 105-107.
di tombe recuperate, databili tra il vii e il sto contesto, la particolare posizione della lm
vi secolo a.C., predomina l’incinerazione, coppa collocata non capovolta a chiusura
mentre l’inumazione è attestata da due del cinerario. Metà del vii secolo a.C. 9.17
soli casi, come rito molto marginale. Le Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Ascia bipenne 9.19
tombe sono strutturate prevalentemente ig 56157-56169 Colombara, Gazzo Veronese, Verona, Tomba CUS - Piovego 2
a cassetta lignea, ma non mancano quelle Inedita. necropoli, tomba 2, 1980 Padova, località San Gregorio, necropoli
litiche, e in diversi casi sono state riaperte cs bronzo, fusione piena; lungh. 40,8, dolio; ø 80 circa
per il ricongiungimento dei resti cremati, largh. 15,0
a volte deposti all’interno dello stesso vaso. La necropoli del cus-Piovego fu scavata tra
In generale la ritualità e la tipologia delle Dal corredo funerario di una tomba par- 1975-1977 e 1986-1989 dall’allora Istituto di
strutture funerarie e dei corredi, con l’evi- zialmente compromessa dai lavori agricoli Archeologia dell’Università di Padova. Il
dente richiamo al banchetto funebre, si in- della necropoli di Colombara proviene sepolcreto, sviluppatosi tra la prima metà
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
del vi e la metà del iv secolo a.C., si esten- dano invece all’ambito del focolare e della Laboratori di Archeologia, ig 34719-
deva alla periferia orientale di Padova, sulla dispensa. Il corredo metallico, deposto 34791, 34848, 181185
sponda sinistra del Meducus/Brenta, nella all’interno dell’ossuario, è composto da Inedita.
zona in cui questo usciva dall’abitato per tre coppie di fibule, armi da offesa – ri- mc
proseguire verso il mare. Sul piano del ri- tualmente distorte e/o spezzate – e un aes
tuale funerario la necropoli è caratterizzata rude. La panoplia, non diversa da quella in
dal biritualismo, con una netta prevalenza uso presso i guerrieri del Caput Adriae e 9.20
delle incinerazioni – in fossa strutturata dell’area hallstattiana orientale, compren- Tomba CUS - Piovego 97
con pareti lignee e in dolio – sulle inuma- de: una lancia in ferro; un’ascia con lama Padova, località San Gregorio, necropoli,
zioni – tutte in fossa semplice –; diffuse in ferro e manico in legno arricchito da 1976
sono anche le sepolture di cavalli mentre fettucce ed elementi tubolari in lamina di contenitore a pianta circolare in materiale
caratteri di eccezionalità presenta invece bronzo, analoghi a quelli dell’esemplare deperibile; ø 80 circa [9.22]
una deposizione bisoma di uomo e cavallo. del tumulo 10 di Bad Fischau, Malleiten,
Sul piano dell’organizzazione interna, la in Austria (Mayer 1977 taf. 97, 1440); un La tomba 97 si trovava nel settore orientale
[9.19] necropoli, priva delle strutture tumuli- coltellaccio con lama in ferro, manico e della necropoli – in un raggruppamento
formi ad accumulo che caratterizzano gli fodero, in bronzo, quest’ultimo imprezio- emergente per ricchezza di corredi – collo-
altri coevi sepolcreti urbani di Padova, si sito da una scena di lotta tra una sfinge e cata in un contenitore deperibile a pianta
articola in una pluralità di nuclei – diver- un uccello; anelli in ferro, borchie, anellini circolare affiancato a est dalla terra di rogo.
sificati per densità e ricchezza dei corredi e pendenti a trianello in bronzo appar- L’ossuario conteneva i resti cremati di
– riflesso di una precisa pianificazione tengono invece probabilmente al sistema due bambini, accompagnati da ornamenti
degli spazi messa in atto al momento della di sospensione del coltellaccio. Il tipo personali (vaghi in lamina d’oro, perline
sua fondazione. Il sepolcreto corrisponde dell’ascia, assente nel Caput Adriae e in in pasta vitrea, pendagli, fibule) e da un
probabilmente al luogo di sepoltura di un area hallstattiana orientale, è attestato sia aes rude. Sulla spalla dell’ossuario stavano
nuovo grande gruppo gentilizio sviluppa- nel Veronese, sia soprattutto tra Padova e i due placche di cintura rettangolari, di
tosi a Padova – per gemmazione interna, territori di Treviso e Oderzo (Salzani 1998- un tipo frequente in ambito patavino e
ma, forse, anche per innesto di elementi 1999, fig. 7, 1; Leonardi, Zaghetto 1992, hallstattiano; di queste, una è decorata a
[9.20] alloctoni come farebbe pensare la radice pp. 142-143, 49-50; Gambacurta 2005b, fig. linee incise, borchiette e puntini a sbalzo,
celtica del nome di quel Tival- Bellen-, 11, 41; Gerhardinger 1991, nn. 135, 144). Il l’altra presenta una decorazione a denti di
capostipite degli Andetii, cui è dedicato il coltellaccio appartiene a una classe diffusa lupo perimetrali ed è formata da placche di
ciottolone ritualmente interrato al centro dal Veneto all’area hallstattiana. La deco- riuso. Attorno all’ossuario erano disposti
del complesso – in concomitanza con il razione figurata, pienamente inquadrabile indicatori di attività connessi alla filatura/ [9.22]
passaggio alla sua fase pienamente urbana nella produzione matura dell’arte delle tessitura (i due rocchetti, l’ago e il cosid-
(Calzavara Capuis, Leonardi 1979; Leonar- situle e interpretabile come un’autonoma detto “scettro”) e il servizio da banchetto,
di 2004b). elaborazione veneta – non ha infatti pa- probabilmente doppio, costituito da olle
La tomba 2, priva di terra di rogo, era ralleli in ambito greco ed etrusco – trova e ollette cordonate, situliformi decorati a
contenuta in un grande dolio. L’ossuario puntuali confronti nei foderi delle tombe lamelle di stagno, scodelle, coppe, coppe
e il suo coperchio, riccamente decorati a Randi 1 e Benvenuti 93 di Este (Bianco su stelo e una tazzina decorata a lamelle
lamelle di stagno, erano deposti in posi- Peroni 1976, tavv. 21-22, 165 e 167). La de- di stagno. Centrale, nella ritualità aristo-
zione centrale. Il corredo vascolare, collo- posizione sembra attribuibile a un maschio cratica del consumo del vino, il servizio di
cato sulla spalla e al di sopra del cinerario, adulto; la sistematica duplicazione del bronzo costituito dalla situla, dalla tazza
occupava solo metà del dolio; l’altra metà, corredo vascolare e la presenza di una cop- monoansata e dai due colini per filtrare la
apparentemente vuota, doveva contenere pia di fibule di dimensioni molto ridotte bevanda; di questi, il primo trova diversi
[9.18] [9.21] invece manufatti in materiale deperibile potrebbero tuttavia indicare la presenza di riscontri in ambito veneto, mentre il secon-
(stoffe?). Nel corredo si distinguono due un secondo individuo, forse un infante. do, a due manici, è attestato in numerose
insiemi funzionalmente e semanticamente Mancano per ora le analisi antropologiche. varianti tra la fine del vi e il v secolo a.C.
diversificati: i situliformi, i vasi a bicchie- La tomba, databile agli inizi del v secolo in Etruria propria e padana, in Campania
re, la tazzina – tutti decorati a lamelle di a.C., presenta caratteri di eccezionalità, in e nel Piceno e fa parte dei set di forme da
stagno – e le coppe rimandano infatti alla quanto, come è noto, in Veneto, a livello simposio che dall’Etruria si diffonde nelle
sfera del banchetto; le ollette e le scodelline funerario, in netto contrasto con quanto regioni settentrionali (Frontini 1987, p.
con coperchio assieme alle olle dipinte in si verifica parallelamente nei santuari, la 48; Grassi 2000, pp. 71-74): la particolare
rosso – riproduzioni in formato ridotto del figura del guerriero è assai poco rappresen- conformazione a due anse identiche indica
vasellame da cucina e dei contenitori per tata (Capuis 1993). un accoglimento parziale e selezionato di
la conservazione delle derrate –, riman- Università degli Studi di Padova, forme del simposio greco-etrusco (Capuis
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
1993, pp. 203-206); è opportuno ricordare 9.22 catenella. vi secolo a.C. di Altino, Venezia, al 15298-15331
che vicino alla tomba 97 è stata rinvenuta Tomba condominio Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, bibliografia: Tombolani 1984, p. 842;
l’unica kylix greca della necropoli (Leonar- Sant’Ubaldo 8 ig 36947-36999 Gambacurta 1987.
di 2004a, pp. 279-289; cat. 5.12). Notevole Padova, via G.B. Tiepolo, condominio bibliografia: Padova Preromana 1976, af
importanza riveste inoltre l’attrezzatura per Sant’Ubaldo, 1973 cat. 57, pp. 283-287; La città invisibile
il consumo delle carni, che comprende i fossa 2005, cat. 27 p. 167.
due spiedi, il coltello e la paletta di bronzo. vg 9.24
La tomba presenta caratteri di eccezionali- Recuperata assieme a una ventina di tom- Tomba Opera Pia Moro 32
tà, specie in considerazione del fatto che si be in occasione di lavori edilizi, la tomba, Oderzo, Treviso, Opera Pia Moro,
tratta di una doppia deposizione infantile: dotata di abbondante terra di rogo, spicca 9.23 necropoli, 2005
sia che si intenda connotare i bambini per la ricchezza del corredo. Gli ossuari Tomba Fornasotti 13 fossa subcircolare, ø 70 circa
come potenziali adulti, sia che si tratti di sono due: una cista zonata (h 36,7, ø 44) Altino, Fornasotti, necropoli occidentale,
un’offerta da parte dei genitori, il corredo è con coperchio, eccezionale per tipologia 15 giugno 1978 Lo scavo per il nuovo edificio dell’Opera
proprio di individui di rango. Primo quar- e dimensioni, e un’olla con decorazione a tomba in fossa Pia Moro, a sud del centro di Oderzo, ha
to del v secolo. rilievo. La cista imita i tipi metallici ripren- offerto l’occasione per indagare un settore [9.22]
Università degli Studi di Padova, dendone anche i dettagli, come le maniglie Nella località Fornasotti, situata a sud- di necropoli preromana, posta presso la
Laboratori di Archeologia, ig 181775- orizzontali nelle quali sono infilati due ovest dell’antico insediamento altinate, sponda destra di un paleoalveo che la se-
181850 anelli. Al suo interno si trovano una fusa- tra il 1977 e il 1979 è stata indagata una parava dall’antico nucleo urbano.
Inedita. iola e una cote, che identificano il corredo necropoli protostorica di 27 sepolture, ca- A una fase iniziale, rappresentata da poche
sp come femminile, oltre a una testina fittile ratterizzate da ritualità funerarie differenti. sepolture sparse, segue un’organizzazione
di ariete. Il secondo ossuario è rappresen- Tra le sepolture in fossa, la tomba 13, a “monumentale” in tumuli. Circa 70 tom-
9.21 tato da un’olla (h 30,3, ø 18,7) decorata da incinerazione, apparentemente senza con- be sono raggruppate in 15 tumuli formati
Tomba 4 cordoni sulla spalla e presso il piede, stra- tenitore, è stata rinvenuta alla profondità da riporti di depositi limo-sabbiosi e pro-
Ca’ del Ferro, Oppeano, Verona, ludico a raggiera sulla metà inferiore del di 22 centimetri dal piano di campagna, babili contenimenti lignei: prevalgono le
necropoli, 1971 corpo, fila di bugne sulla massima espan- parzialmente distrutta nella parte supe- incinerazioni, due sono le inumazioni e
tomba in fossa terragna, incinerazione, sione e quattro fori simmetrici sulla spalla, riore dalle arature. Il corredo permette di due anche le sepolture equine, tra cui una
dolio; ø 75, h 105 che originariamente dovevano ospitare le riconoscere tre deposizioni, ciascuna rac- priva di corredo e l’altra riccamente barda-
quattro protomi di ariete ritualmente spez- chiusa in un’olla a corpo ovoidale più o ta (tomba 49, cat. 10.4.2). Le tombe sono [9.22]
Nel 1971 da una tomba distrutta dai lavori zate e deposte all’interno dell’olla stessa. La meno schiacciato. Il primo ossuario (h 30; collocate in semplici fosse apparentemente
agricoli a Ca’ del Ferro di Oppeano, furono tipologia dell’olla con decorazione a rilievo ø 26) conteneva un coperchietto, cinque senza struttura: solo poche sono contenute
recuperati i frammenti di un grande dolio e fori sulla spalla ricorre in ambito patavi- fibule Certosa, tre intere e due frammen- in cassetta litica, in un caso è riconosciuta
a corpo ovoide. Il vaso, molto lacunoso, no in pochi, prestigiosi esemplari. Ricco il tarie, due armille a estremità sovrapposte e una cassetta lignea, anche se è possibile che
presenta cordoni orizzontali intervallati da servizio fittile: due olle-situliformi con co- una a più avvolgimenti, un anello in bron- altre ne fossero dotate.
fasce decorate. Tra il primo e il secondo perchio, presso i quali sono collocate due zo. All’esterno, due grandi fibule Certosa. La necropoli sembra coprire un arco cro-
cordone vi è una decorazione a triangoli coppie di protomi fittili, pure in coppia Nel secondo ossuario (h 29, 5; ø bocca 19) nologico compreso tra la fine del vi e il
diritti. Tra il secondo e il terzo sono incise le ollette su piede e le tazzine; in serie di si trovavano una fibula Certosa, frammenti iv secolo a.C.; lo studio sistematico dei
alcune figure: cavalli, un auriga, una figura tre sono deposte le olle cordonate, le olle di un pendaglio a secchiello in bronzo e corredi potrà puntualizzare la datazione,
umana, svastiche e uccellini impressi. Tra il ovoidali e gli scodelloni, alcuni dei quali una perla in pasta vitrea decorata a occhi. oltre agli aspetti del rituale. Il nucleo di
terzo e il quarto presenta una decorazione dotati di coperchio; completano il corredo Nel terzo ossuario (h 20,2; ø 13,8) erano sepolture rinvenute nel 1990 in via Gari-
a triangoli diritti e tra il quarto e il quinto fittile due rocchetti. La presenza di alcuni conservate due armille, un gancetto di cin- baldi (Protostoria Sile Tagliamento 1996, [9.22]
delle ruote in rilievo con raggi incisi e di- recipienti in serie di tre potrebbe suggeri- turone, un pendaglio a tre anelli in bron- pp. 167-170), che dista poche centinaia di
segnati e alcuni animali incisi: un coniglio, re, in via del tutto ipotetica in assenza di zo, una collana composta da perle in pasta metri verso sud-ovest, rappresenta forse
un uccello e un pesce. vi secolo a.C. analisi antropologiche, la presenza di un vitrea e ambra, una conchiglia Cypraea, un un settore marginale della stessa necropoli,
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, terzo defunto. Unica la coppa su piede anello in osso, un ciottolo frammentario, dedicato alle inumazioni e alle fosse di
ig 35174 a tre bracci che conferma l’eccezionalità una scheggia di selce. All’esterno sono stati rogo.
bibliografia: Salzani 1985b, p. 40. della sepoltura. Tra gli oggetti in bronzo rinvenuti tre bicchieri, tre ollette biconi- La tomba 32 è deposta in una fossa al
mb, gr, ls si annoverano una tazza monoansata in che su piede e un frammento di ciotola. centro di un piccolo tumulo; il corredo è
lamina, un colino e una paletta in lamina Tra i corredi, tutti verosimilmente femmi- protetto da uno scodellone capovolto (ø [9.23]
decorata (lungh. 19,3); in ferro, un manico nili, quello più ricco era deposto all’inter- 32, h 22). L’ossuario è rappresentato da
di piccola situla e un coltello con manico no dell’ossuario più piccolo, presumibil- una piccola situla di bronzo (ø 13-13,5, h
in osso (lungh. 22,5). Insolitamente mo- mente riferibile a una bambina. Seconda 13) con orlo ripiegato attorno a una ver-
desti gli oggetti di ornamento personale: metà del v secolo a.C. ghetta di piombo, spalla carenata, corpo
un frammento di fibula e un segmento di Museo Archeologico Nazionale troncoconico, piede indistinto con fondo
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
piatto, attribuibile al tipo “a spalla distin- globulare, ampia spalla e collo distinto, del
ta” proprio della fase Certosa (Peroni et tutto simile ad altri esemplari opitergini
alii 1975, fig. 11,8); la situla risulta privata del pieno v secolo, conteneva una fibula
intenzionalmente del manico, secondo un di schema Antico La Tène, un’astina e
rituale ben documentato in Veneto per gli vari pendaglietti triangolari in bronzo con
ossuari bronzei. Il coperchio, riccamente frammenti di catenella. L’ultima deposi-
decorato a sbalzo, presenta un motivo zione è costituita da un’olla-ossuario con
molto simile a quello del coperchio della coperchio, contenenti un ricco corredo di
tomba Posmon 165 di Montebelluna e a ornamenti. Si contano tre fibule di tipo
quello di alcune falere di Vadena conser- Certosa e l’ardiglione di una quarta; due
vate al Castello del Buonconsiglio (Mar- sono riconducibili alla stessa variante e
zatico 1997, tav. 141, nn. 1851, 1854-1856). Il sembrano costituire una coppia; recano
corredo personale del defunto è costituito appesi pendagli, la prima un piccolo stru-
da un vago in pasta vitrea blu con occhi mento allungato, forse da toilette, con
bianchi e da un pendaglio a cestello, che estremità a ricciolo, e una barretta a due
confermano la datazione al pieno orizzon- occhielli, forse uno snodo; la seconda un
te Certosa. Anche se il corredo personale pendaglietto con capocchia conica, e due a
[9.24] risulta esiguo, la sepoltura dichiara un stivale. Altri elementi decorativi in bronzo
livello sociale di rilievo per la presenza si riferiscono a tipologie molto particolari.
[9.26] [9.27]
dell’ossuario bronzeo. Non ci sono indica- Uno è costituito da un cilindro decorato
tori per riconoscere il genere del defunto: da incisioni con pendaglietti appesi, altri
tuttavia le piccole dimensioni della situla, due possono essere considerati pendagli-
l’assenza di vasellame di servizio e la sem- amuleto, costituiti da un cilindretto in
plicità degli ornamenti suggeriscono che si osso avvolto da spire di bronzo, anche
possa trattare di una deposizione infantile. decorate, alle quali sono appesi pendagliet-
Fine del vi-inizi del v secolo a.C. ti triangolari. Otto vaghi in pasta vitrea
Museo Archeologico “Eno Bellis”, vanno a costituire parte di una collana,
Oderzo, Treviso, ig 360995-361000 identificando probabilmente la sepoltura
Inedita. come femminile. Elementi del servizio
vg fittile sono difficilmente attribuibili alle
deposizioni: quattro coppe-coperchio, una
presa diteggiata, due olle frammentarie; a
9.25 questi si accompagnano una fibula Certo-
[9.25] Tomba Opera Pia Moro 40 sa, un frammento di scettro e ben quattro
Oderzo, Treviso, Opera Pia Moro, anelli con copiglia. Seconda metà del
necropoli, 2005 v secolo a.C.
cassetta litica subrettangolare, 90 × 70 Museo Archeologico “Eno Bellis”,
Oderzo, Treviso, ig 361014-361049
Si tratta di una delle ultime sepolture Inedita.
deposte nell’ambito del tumulo xi; oltre vg
a essere compromessa dalle arature, è
forse già sconvolta in antico. La tomba
comprende più deposizioni, con almeno 9.26
cinque ossuari: uno, molto frammentato, Stele funeraria
si può ricondurre a un’olla con fondo Camin, Padova, strada del Rovanello,
piano e spalla cordonata; un altro è rappre- fondo De Lazara, 1875
sentato da un’olletta ovoide. Un’olla con pietra di Nanto decorata a incisione;
spalla arrotondata decorata da solcature h 65, largh. 49,5, spess. 8,8
e orlo leggermente ingrossato, dotata di
una coppa-coperchio di cui rimane solo il Stele rettangolare mancante dell’angolo
piede, conteneva come unico elemento di inferiore destro. Al centro dello specchio,
corredo un pendaglio a cestello. Un quarto delimitato inferiormente da una fascia
ossuario, costituito da un’olla con corpo a denti di lupo, è raffigurata una cop-
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
pia affrontata, nel momento dell’estremo un asfodelo, simbolo del prato fiorito sulle un panno di stoffa, le cui tracce vennero
commiato; la donna porge all’uomo un rive dell’Acheronte. Un oggetto, forse una rilevate sia sulla superficie esterna della
piccolo volatile, dono con probabile va- fiasca, è posto a fianco della testa dei due stessa che su quella interna del cinturone.
lenza simbolica. Entrambi sono abbigliati aurighi. Tutta da chiarire rimane la prove- I due vasi-ossuario contenevano, senza
secondo la foggia venetica: la donna indos- nienza di questo manufatto da Levico in possibilità di distinzione, una fusaiola, i
sa una veste a pieghe e un lungo velo che Trentino, anche in ragione delle incerte frammenti di due cinturoni combusti, una
le scende dal capo avvolgendo le spalle; informazioni circa la sua scoperta. La stele fibula ad arco serpeggiante e due Certosa.
nella mano sinistra tiene due oggetti, forse è completa in tutte le sue parti e conserva All’interno della cassetta erano stati inoltre
due fusi; l’uomo indossa invece una corta ancora lo zoccolo originariamente infisso deposti numerosi altri elementi di corredo,
tunica e un mantello e porta un copricapo nel terreno. Si tratta di un manufatto di gli uni riconducibili alla sfera cerimoniale
semilunato; nella mano sinistra tiene un grande valore artistico e trova confronto del banchetto: un bicchiere, tre situle, un
bastone, forse uno scettro. Si tratta di un nell’esemplare rinvenuto ad Albignasego colatoio, una bacinella e una patera tripo-
monumento funerario tipico dell’ambien- che rappresenta l’esempio più completo di, tre spiedi, due alari, un coltello e altri
te patavino, con ogni probabilità conno- di una serie tipologica di stele funerarie strumenti difficilmente classificabili, gli
tante una sepoltura di elevato ceto sociale. patavine. iv-iii secolo a.C. altri facenti parte dell’ornamento e dell’ab-
Fine del vi secolo a.C. Sulla cornice insiste Lungo il listello della cornice, in corri- bigliamento personale: otto fibule Certosa
l’iscrizione: spondenza del lato superiore e del limite e due fermagli di cintura. Si aggiungono
pupone.i.e.corako/.i.e.kupeqari.s. destro corre l’iscrizione: uno scettro e altri tre elementi, citati da
Puponei ego Rakoi ekupetaris v]o.l.qiio.m.mno.i.va.n Soranzo e non rintracciati: uno spillone a
«Io (sono) l’ekupetaris per Pupone Rako». .q-------[-------]--[---]iio[----]-[? nodi, un vasetto e un uovo.
Musei Civici, Museo Archeologico, V]oltiomnoi Vant-------[-------]--[---]iio[- La tomba è a due deposizioni: la pre-
Padova, inv. 3 ---]-[? senza della fusaiola, oggetto tipicamente
bibliografia: Fogolari 1988, pp. 99-102; «Per Voltiomno Vant[…]o …». femminile, e della fibula ad arco serpeg-
Zampieri 1994, p. 107; Malnati 2002a, Ufficio Beni Archeologici, Trento, giante, generalmente maschile, sembrano
pp. 131-132. Levico 1 documentare la sepoltura di una coppia.
am, fv bibliografia: Ciurletti c.s. L’ossuario contenuto nella situla maggiore,
cb, am attorno alla quale era avvolto il cinturone,
è riconducibile a una donna, in virtù della
9.27 relazione con questo vistoso elemento,
Stele funeraria 9.28 proprio dell’abbigliamento cerimoniale
Levico Terme, località Quaere, Trento Tomba Nazari 161 femminile. Il cinturone è tutto ricoperto
pietra tenera di Vicenza, bassorilievo; Este, Padova, Morlungo, sepolcreto da una fitta decorazione a incisione e
h 80, largh. 53, spess. 8, specchio 41 × 46 sudoccidentale, 21 febbraio 1882 sbalzo, articolata in teorie di animali, a
cassetta; 1,75 × 1,15 × 1,45 esclusione dell’estremità della fascia po-
Stele funeraria di forma rettangolare con steriore che ospita due riquadri contigui,
[9.28] incisa una scena raffigurante due auri- La tomba, a cassetta, venne riportata in dove sono raffigurate scene di caccia. Di
ghi su un carro trainato da due cavalli. luce nel corso di una campagna di scavo, contro alari e spiedi, strumenti connessi
I cavalli sono al galoppo, in corsa verso che ebbe come esito il rinvenimento com- alla cottura delle carni, appannaggio fin
sinistra, con le zampe anteriori aperte e plessivo di 405 sepolture, condotta tra il dall’epoca omerica di eroi e guerrieri, com-
molto alzate; la testa dell’animale tocca 1879 e il 1884 dall’abate Francesco Soranzo paiono pressoché esclusivamente in tombe
il bordo superiore della pietra. Il carro è per conto dei fratelli Nazari, proprietari maschili. Il corredo nel suo insieme riflette
identificabile come un essedum, cioè un del terreno. La tenuta Nazari, in località l’alto rango della coppia, forse anche ini-
modello gallico con i caratteristici due Morlungo, insieme ai fondi Franchini e ziata a particolari credenze misteriche e
archetti che ne delimitano la sponda; la Capodoglio, costituisce infatti il nucleo salvifiche, significativamente evocate dalla
ruota è ben delineata e si distinguono gli del sepolcreto atestino sudoccidentale. presenza dell’uovo. v secolo a.C.
archi di legno del cerchio dal cerchione in I due vasi-ossuario erano contenuti all’in- Museo Nazionale Atestino, Padova,
ferro. Appoggiato al bordo del carro è uno terno di due situle di bronzo che, pur in ig 3470-3503; 26823-26828
scudo allungato con ambone centrale a assenza di indicazioni, sembrano facil- bibliografia: Tirelli 1981; Salzani, Drusini,
caratterizzare i personaggi raffigurati come mente identificabili in base alle rispettive Malnati 2000; Capuis, Ruta Serafini
guerrieri. I cavalli hanno una briglia con dimensioni. Attorno alla situla maggiore, 2002.
anello alla tempia; un collare è fissato al decorata da una sequenza di bugne a sbal- mt
giogo e una cinghia passa sotto il torace del zo, era stato deposto il grande cinturone
cavallo. Sotto i cavalli è un grande fiore, bronzeo a losanga: la situla era avvolta in
alla riva delle tenebre alla riva delle tenebre
10. ekvo: il cavallo
«quattro cavalli dalle teste superbe
gettò sulla pira»
luca millo
Il susseguirsi degli scavi archeologici e delle sia in aree sacre sia in tombe [catt. 10.1.1-2; funebre di Patroclo (Il., xxiii, 171 e 242). caso è noto anche a Este, dai resoconti degli quella di un individuo femminile, e quelli pa anteriore e cranio dell’animale, a indiziare
scoperte ha portato sempre più in risalto un 10.5.1-9]; fra tutte ricordiamo le magnifiche Tombe di cavalli deposti in necropoli umane scavi ottocenteschi nel fondo Lachini-Pelà. nell’area di via Sant’Eufemia a Padova, dove un rito di libagione analogo a quello per le
aspetto caratteristico della ritualità funeraria scene figurate che ornano le famose situle compaiono infatti a Padova, Este, Altino, Nel centro atestino, nell’area della Casa di nel vii secolo a.C. in fosse con tracce e resti sepolture umane. L’ipotesi più probabile è
veneta preromana, quello delle sepolture di bronzee, in cui questi animali compaiono ac- Oderzo, Oppeano, Gazzo Veronese e Adria. Ricovero, come a Padova è presente inoltre di combustione furono deposti sia uomini sia quella di un’area funeraria per equini sacri-
cavalli. Le evidenze a riguardo comprendono canto ai propri allevatori e padroni [cat. 6.8]. Il caso più antico fino a oggi documentato anche una tomba equina individuale, con- animali, tra cui tre cavalli completi e parte ficati durante rituali specifici, nell’ambito
sia tombe di singoli cavalli deposti all’interno Un’ulteriore testimonianza del profondo le- è quello della necropoli Emo Capodilista di nessa a un tumulo funerario databile tra la di un quarto. di cerimonie ricorrenti, probabilmente a
di necropoli umane, sia sepolture equine in game tra Veneti e cavalli ci giunge dall’e- Padova, scoperta in tempi recenti e ancora fine del vii e gli inizi del vi secolo a.C. Le deposizioni funerarie equine nelle necro- carattere collettivo.
aree destinate nello specifico a tali animali, e pigrafia venetica: il termine ekupetaris che quasi inedita. In quest’area funeraria nella Nel Veronese altre due sepolture equine poli venete sono interpretabili come specifici Anche ad Altino è stata scoperta un’area che
inoltre anche alcune tombe di uomini depo- ricorre in molte iscrizioni funerarie, ma prima metà dell’viii secolo a.C. fu seppellito compaiono a Oppeano nella necropoli Le atti rituali che comportavano il sacrificio ha restituito come a Este una concentrazione
sti insieme a cavalli. non solo, è stato tradotto come “signore dei un cavallo che mostra tracce di morte violen- Franchine, attiva tra ix e vi secolo a.C., in animale e il suo seppellimento, salvo casi altissima di sepolture di cavalli. Si tratta di
Emerge in maniera macroscopica la prima- cavalli” e interpretato come indicante, piut- ta (analisi preliminare di P. Reggiani). Sopra cui uno dei due animali presentava il cranio eccezionali senza bardature o altri oggetti ben trenta inumazioni animali avvenute tra
ria rilevanza di questo animale nel mondo tosto che il riferimento all’attività dell’alleva- alla tomba equina durante il vii secolo a.C. sfondato. di corredo, eseguiti in relazione a tombe di la metà del v e quella del iii secolo a.C., di
veneto, testimoniata non solo dalle evidenze mento, all’appartenenza a una classe sociale furono eseguite ripetute azioni rituali, testi- Ad Adria invece le inumazioni di cavalli fino individui di rango, distinti dalla comunità cui ventisette localizzate in località Le Bru-
funerarie e materiali, ma anche dalle fonti di alto rango, quella dei cavalieri, distinti moniate dalla presenza di pozzetti contenenti ad ora note sono sei, ma tutte più recenti forse proprio dal possesso del cavallo, che stolade e tre in quella di Portoni, a essa con-
storiche (cfr. Braccesi, supra): i Veneti vengo- non solo dal possesso dell’animale, ma dalla terra di rogo e ceramica, e a poca distanza rispetto a quelle già descritte e riferibili al iv accompagnava i defunti oltre la morte. Le tigua. I cavalli, quasi esclusivamente maschi
no infatti descritti come allevatori di cavalli di posizione sociale e forse anche istituzionale. furono deposte un gruppo consistente di e iii secolo a.C. Una di esse era situata dalla inumazioni equine connesse nello specifico, adulti, risultavano come di consueto deposti
razza molto apprezzata dai Greci. Dal poeta Il cavallo non era quindi solo simbolo di sepolture in un’area circolare, forse origina- necropoli Campelli-Stoppa, mentre le altre invece, alle costruzioni di nuovi tumuli, os- integri e privi di corredo; solo quattro esem-
Euripide (Hipp. 231) sappiano che cavalli ve- ricchezza, ma anche probabilmente di potere riamente occupata da un tumulo. Nel vii cinque provengono da quella di Canal Bian- servate a Padova, Este e probabilmente anche plari erano dotati di bardatura in bronzo e/o
neti portarono alla vittoria Leonte di Sparta sociale e politico, da esibire sia in vita e che secolo a.C. furono inumati altri due cavalli in co. Tre di queste sepolture appartengono alla a Oderzo, potrebbero essere interpretabili ferro e in un unico caso di una bulla bronzea.
durante la 85a Olimpiade, nel 440 a.C. Inoltre in morte. prossimità di una zona adibita a ustrinum e cosiddetta “tomba della Biga”, in cui furono come pratiche rituali specifiche che vedevano A differenza delle altre necropoli venete,
lo storico e geografo greco Strabone (v, 1, 4) L’espressione ekupetaris, o lo stesso termine interessata da altri pozzetti con terra di rogo. ritrovati resti di un carro con due cavalli da il sacrificio dell’animale durante cerimonie quella altinate si caratterizza oltre che per
ci riferisce come questi animali eccellessero con lievi variazioni, ricorre in particolare Anche nell’area funeraria patavina orientale, tiro e un terzo, interpretato o come equus fu- di sacralizzazione e inaugurazione di nuovi l’altissima percentuale di cavalli, anche per la
per velocità, tanto che Dioniso il Vecchio, ti- su stele funerarie con rappresentazioni del localizzata tra via Tiepolo e San Massimo, nalis, cioè da sella, o come cavallo di “volée” spazi funerari, destinati a nuclei familiari presenza di gruppi ricorrenti di inumazioni
ranno di Siracusa nel iv secolo a.C., importò defunto, nella maggior parte dei casi a ca- sono state scoperte due sepolture equine, e quindi riferibile a una triga. probabilmente appartenenti alla classe “dei ravvicinate di due o tre animali, interpretabi-
cavalli dal Veneto per il suo personale alle- vallo o su carro, come allegoria del viaggio collocate ai margini di un grande tumulo fu- Tra le scoperte più recenti vi sono quelle cavalieri”. La presenza di tombe con umani li verosimilmente, pur nell’incertezza dei dati
vamento. Lo stesso autore ci parla del culto verso l’aldilà [catt. 10.1.1; 14.1]. Si tratta di nerario databile al vi secolo a.C. [cat. 10.3.1]. di Oderzo, dove era già nota da tempo una sepolti senza corredo insieme ai cavalli, porta di scavo piuttosto lacunosi, come pariglie per
dei cavalli presso i Veneti (v, 1, 9), con il rito monumenti emblematici destinati forse a In una di esse era stato deposto anche un sepoltura di cavallo dalla necropoli Mutera a ipotizzare l’esistenza di individui di livello bighe e forse trighe. Non si tratta però di
di sacrificio di un cavallo bianco in onore a una classe specifica che si autorappresenta giovane, in posizione piuttosto disordinata, di Colfrancui, databile dopo la seconda sociale inferiore, forse con ruolo di palafre- un’area sepolcrale esclusiva per cavalli, analo-
Diomede. Le testimonianze delle fonti stori- come “cavalieri”, epigraficamente e/o icono- rannicchiato in corrispondenza del ventre metà del vi secolo a.C. Nel 2005 durante lo nieri, destinati a servire il proprio padrone ga a quella scoperta a Este, data la presenza
che, riguardo a culti che coinvolgono questi graficamente, dal vi secolo a.C. e fino all’età dell’animale, nell’altra il cavallo presentava scavo di una nuova area di necropoli attiva e quindi a essere sacrificati per seguirlo nella di numerose tombe umane accanto a quelle
animali, sono state recentemente confermate di romanizzazione. evidenti segni di frattura del cranio. Un’altra tra la fine del vi e il iv secolo a.C., quella morte, accanto al suo destriero. equine. Come nel centro atestino, tuttavia,
dai ritrovamenti archeologici: resti ossei di Ma la dimostrazione simbolica del possesso tomba di uomo e cavallo è stata scoperta, più dell’Opera Pia Moro, sono emersi i resti di Differente sembra il caso invece delle trenta- il numero così alto di sepolture animali e
equini immolati sono stati infatti ritrovati del cavallo, e quindi dell’appartenenza a un a est, anche nella necropoli del Piovego, atti- altri due animali, il primo dei quali sepolto quattro inumazioni di cavalli scoperte a Este una certa omogeneità nella scelta del sesso e
sepolti nel santuario altinate in località For- rango e/o a una classe sociale, in contesti va tra il vi e la metà del iv secolo a.C., dove nella seconda metà v secolo a.C., con una in via Prà, in una vera e propria necropoli dell’età delle vittime, farebbero pensare a un
nace (cfr. Tirelli, supra). Nei santuari veneti, funerari viene espressa anche in maniera però il giovane defunto risulta collocato con ricca bardatura, al di sotto un piccolo tumu- destinata esclusivamente a questi animali e rituale sacrificale piuttosto codificato e perio-
inoltre, figurano frequentemente bronzetti di differente: cioè con il sacrificio dell’animale cura, disteso supino al di sopra dell’animale. lo individuale [cat. 10.4.2]; il secondo, non localizzata in un settore marginale rispetto dico, non privo di un importante significato.
cavalli deposti come offerte votive [catt. 5.20; in onore dei defunti e il seppellimento Qui figurano anche sei singole inumazioni databile con precisione, era invece privo di a quella adibita per gli uomini. Le tombe Presumibilmente ad Altino tale cerimoniale
10.5.2-7]; è stato ipotizzato che tali manufatti accanto alle loro tombe. Tali sacrifici sono equine, di cui almeno due con segni evidenti corredo e localizzato all’esterno di un tumulo erano posizionate in maniera sistematica, doveva essere legato a corse su carri, svolte
simbolici potessero anche costituire un’alter- oramai ben documentati nei maggiori centri di uccisione. funerario con più sepolture umane. raggruppate in aree sub circolari. Un’unica in occasioni speciali, che culminavano con il
nativa al sacrificio di animali reali. del Veneto preromano e richiamano nella Questa particolare modalità di sepoltura Piuttosto anomali invece i casi di Gazzo sepoltura recava come corredo una coppa, sacrificio di alcuni animali e che richiamano
Rappresentazioni di cavalli sono comuni nel- tradizione epica omerica l’uccisione rituale contestuale di uomo e cavallo non sembra Veronese, località Colombara, dove all’inu- databile solo genericamente tra fine vi e nella ritualità la festività romana dell’october
le decorazioni di vasi e altri oggetti, collocati da parte di Achille di quattro cavalli sul rogo un’esclusiva del centro patavino, dato che un mazione di solo una parte di un cavallo seguì iv secolo a.C., deposta rovesciata tra la zam- equus.
Le analisi paleozoologiche fino a oggi esegui- che per variabilità e complessità dei contesti. In Italia il cavallo presso le comunità indi- [cat. 10.4.1], o da palchi di cervo (tomba in quello di Ciringhelli di Vigasio sono a
te sui cavalli inumati nel Veneto preromano Il popolo dei Veneti antichi ci appare, man gene è attestato già nell’età del rame, ma Benvenuti 290), o da elementi ricurvi in tampone [cat. 10.4.3], mentre i montanti di
hanno consentito di riconoscere che gli ani- mano che si accrescono le nostre conoscenze, restituisce presenze significative nel bron- metallo (tomba Pelà 49). Feltre terminano con occhielli [cat. 10.4.4].
mali sacrificati erano in percentuale maggio- sempre più legato a una forte e originale zo medio, con lo svilupparsi dell’addome- Il filetto a barre snodate si ritrova ancora nel- Le bardature di Altino e di Ciringhelli sono
re di sesso maschile, d’età solitamente adulta ritualità, profondamente connessa al loro sticamento e dell’allevamento, soprattutto la seconda metà del v secolo a.C.: l’esemplare accomunate dalla presenza, presso il lato
e di stazza medio-grande, simile a quella animale “simbolo”, il cavallo, rappresentativo in contesti ambientali favorevoli, com’era di Oderzo [cat. 10.4.2], che assembla ele- destro del morso, di piccoli pendenti che
dei cavalli etruschi e dell’Europa orientale. di ricchezza, classe e prestigio, sia in vita, sia senz’altro la Pianura Padana. La diffusione menti in ferro, bronzo e materiale deperibile, risultano più antichi rispetto ai morsi, da
Questa omogeneità è probabilmente frutto oltre la morte. del cavallo domestico è accompagnata da spicca per la complessità e la ricchezza delle identificarsi forse come oggetti tramandati
di una scelta selettiva legata al rispetto di quella dei finimenti equini: nel Veneto anti- parti che lo compongono e lo rendono unico che acquistano una funzione apotropaica di
precise regole del rituale sacrificale. Segni di nota bibliografica co il loro uso è documentato sin dal bronzo sia nel panorama italico sia in quello euro- amuleti. Questo aspetto, che ricorre anche
morte violenta si rilevano solo raramente, Prosdocimi 1882, p. 15; Fogolari, Scarfì 1970,
finale, come rivelano i montanti in corno di peo-alpino. Qualche affinità si riscontra in in un morso di Santa Lucia di Tolmino,
cervo dall’abitato di Frattesina. esemplari dalle Alpi meridionali e orientali, va probabilmente messo in relazione con
nella maggior parte dei casi si tratta di frat- pp. 73-74; Azzaroli 1980; Riedel 1984; Ma-
Il panorama socio-culturale della prima età caratterizzati da filetti snodati, anelli laterali il contesto sacrale e cerimoniale nel quale
ture nella zona frontale del cranio, ma ciò strocinque 1987, p. 83; Riedel 1987; Balista et
del ferro vede l’affermarsi di evidenti for- e montanti a ferro di cavallo. Montanti assi- questi animali erano coinvolti. La diffusione
potrebbe essere giustificabile dal fatto che alii 1992, pp. 20-21; Protostoria Sile e Taglia-
me di differenziazione sociale, basate sul milabili sembrano potersi identificare anche di questo tipo di imboccatura in Veneto è
pratiche quali per esempio l’uccisione per mento 1996, p. 171; Coarelli 1997, pp. 72-73; censo e sulla disponibilità di beni di lusso: in varie rappresentazioni di cavalli dell’arte confermata dall’iconografia delle stele fune-
dissanguamento non lasciano tracce facil- Adige ridente 1998, p. 24; Bolognesi 1998- si manifesta un primo legame tra la nascita delle situle, realizzate tra v e iv secolo a.C. rarie (Albignasego [cat. 10.1.1] e la 610 del
mente rilevabili negli scheletri. L’iconografia 1999, pp. 283-284; Riedel, Tecchiati 2001; del ceto emergente e il possesso del cavallo, tra la Slovenia e l’Austria, come le situle di Maffeiano), che testimoniamo l’utilizzo del
da questo punto di vista non è di aiuto, dato Salzani 2001; Gambacurta 2003b; Marinetti esibito attraverso rappresentazioni di cavalli Vače e di Kuffarn. Poco più tardi, a partire morso a omega oltre che nei cavalli da sella,
che il cavallo non appare in maniera esplicita 2003b; Prosdocimi 2003; Leonardi 2004b, e cavalieri su fittili e su bronzi di vario tipo, dal tardo iv secolo a.C., compare un nuovo anche in quelli da traino. Quest’uso viene
come oggetto di sacrificio nelle rappresen- p. 49; La città invisibile 2005, pp. 133, 157-158; nonché attraverso il sacrificio e la sepoltura esemplare di imboccatura, del tipo a leva confermato dalla presenza di pariglie bardate
tazioni figurate finora note, come invece Reggiani, Rizzi Zorzi 2005; Tagliacozzo, Fac- dell’animale nelle necropoli, deposto con o con appendici laterali a omega, che consente fra le sepolture equine delle Brustolade di
narrato nel racconto straboniano già citato. ciolo 2005; Vitali 2006; Dular 2007; Gamba, senza finimenti, o rappresentato dalla sola nuove tecniche di impiego della cavalleria e Altino e ad Adria. L’origine di questa tipo-
Alcune scene riprodotte su lamine bronzee Tuzzato 2008; Ruta Serafini, Balista 2008, bardatura. I contesti tombali della prima età del traino del carro, permettendo un notevo- logia di imboccatura è collocata in ambito
(una situla da Vače, un coperchio da Mag- pp. 82, 93-96; Cavalieri etruschi dalle valli del del ferro che restituiscono finimenti equini le aumento del controllo del cavallo. Questo italico, mentre nel panorama internazionale
dalenska Gora e una lamina da Mel), in cui Po 2010, p. 18; Fiore, Tagliacozzo 2011, p. 89; sono molto pochi, e si ritrovano soprattutto tipo di imboccatura infatti agisce in modo trova ampia diffusione in area isontina e da-
compaiono individui muniti di ascia accanto Mlinar, Gerbec 2011, pp. 28-32, 44-49; Gam- a Este, dove sono tradizionalmente associati piuttosto severo sulla bocca dell’animale, in nubiana. Oggetti molto più rari sono invece
a cavalli, potrebbero però alludere proprio al ba, Gambacurta, Ruta Serafini c.s. a individui maschili; invece nel mondo villa- quanto le redini non sono fissate diretta- le museruole, che venivano fatte indossare al
rituale del sacrificio equino. noviano questi oggetti risultano ben rappre- mente ai lati del cannone, ma ad aste laterali cavallo senza briglie quando veniva portato
Al di fuori del Veneto, nell’Italia preromana sentati, e sono sepolti anche in associazione che innestano un’azione di leva rispetto al fuori dalla stalla (Xen. Eq., v, 3); quelle a
centro-settentrionale, il numero maggiore a deposizioni femminili. In ambito veneto i barbozzale rigido posto sotto il mento. L’im- uso quotidiano erano realizzate in materiali
di tombe equine è documentato a Bologna, primi elementi di bardatura a diventare parte boccatura viene fissata alla testa dell’animale deperibili, mentre museruole in bronzo così
mentre solo altri rari casi sono attestati sia del corredo funerario si osservano proprio a attraverso i caratteristici montanti a omega. raffinate come quella da Este [cat. 10.4.7],
in Etruria Padana, che in quella Tirrenica,
Este a partire dalla seconda metà dell’viii se- Rispetto alle bardature più antiche, i morsi di purtroppo priva di contesto e riferibile all’età
colo a.C.: morsi a elementi mobili in bronzo questo tipo risultano ben rappresentati nella ellenistica, venivano con ogni probabilità
in Umbria e nelle Marche. Si registra invece
o in ferro che rimandano a tipologie attestate nostra regione, consentendo una disamina di impiegate in ambiti cerimoniali o funerari.
una presenza piuttosto significativa in area
nell’area alpina sudorientale, e che persistono diverse varianti. Si rinvengono sia in bronzo
slovena.
almeno fino a tutto il vi secolo a.C. Sono sia in ferro, il cannone può essere diritto, con nota bibliografica
Per concludere, le innumerevoli sepolture costituiti da un’imboccatura snodata a due asola aperta centrale o snodato: la severità Marchesetti 1893, Tomba 2141, tav. xxx; Von
equine nel Veneto, accanto alle più rare barre concatenate con estremità a occhiello nel suo utilizzo aumenta con l’inserimento Hase 1969, tav. 20, 252-257; Este i 1985, p. 273,
tombe di uomo e cavallo, e alle singolari e tiranti desinenti a bottone; non sempre si di dischi e anelli di vario tipo. I pendenti a 394; Frey 1983-1984, p. 282; Werner 1988, tipi
necropoli di soli equini, rimangono per ora conservano i montanti, costituiti da zanne omega presentano diverse terminazioni: ne- xiii, xv, xvi-xvii, tav. 71b; Modonesi 1990,
nel panorama funerario dell’Italia preromana di cinghiale avvolte da fettucce di bronzo, gli esemplari di Altino e Caporetto appaiono cat. 37 p. 63; Este ii 2006, p. 243, 372, tav.
straordinarie, sia per quantità di esemplari, come quelli della tomba Benvenuti 278 protomi ornitomorfe [catt. 10.4.6.; 10.4.5], 209, 14; Campagnari, Malnati 2010, pp. 7, 11.
…dagli Eneti il paese delle mule selvagge o dagli armati della lamina del Bacchiglio- iv a.C. [catt. 6.16; 12.2.1], tipici dell’area territorio pienamente venetico. La figura- sacrifici equini. A Este l’iconografia del ca-
(Il., ii, 852) ne da Creola [cat. 6.5]. Sembra delinearsi veneta orientale e plavense. La raffigura- zione del cavallo, ben nota nell’immagina- vallo in corsa (iv-iii secolo a.C.), attestata
Se si esclude la testimonianza di Alcma- il sopravvento di un nuovo ceto aristocra- zione del cavallo è documentata ancora rio locale, qui si accompagna a un oggetto nel santuario di Reitia [cat. 10.5.4], troverà
ne, all’incirca contemporanea a quella di tico che va sostituendosi alla più ristretta dal complesso di lamine votive rinvenute per il quale è stato evidenziato il legame la sua massima espressione agli inizi del iii
Omero, è l’Iliade, la prima fonte che ci oligarchia precedente, come pare riflettere a Lagole di Calalzo, un luogo di culto con la sfera della cottura; tuttavia appare secolo a.C., nella raffigurazione riportata
parla del popolo degli ‘Enetoi…, a dare la gamma più ampia degli attributi di montano tra laghetti e sorgenti di acque suggestivo il richiamo per questo manu- sul modello di sedile della tomba atestina
eco ai famosi cavalli veneti, in seguito prestigio. In tal senso le bardature equine sulfuree. La più grande fra le lamine votive fatto che vedrebbe un suo utilizzo nel di Nerka Trostiaia [cat. 6.17], con la teoria
cantati da Pindaro e da Euripide. Già rivelano l’ascesa dei “signori dei cavalli”. della stipe [cat. 10.5.8], quadrangolare con corso di riti agrari, con offerta di focacce, di cavalli inseguiti da un lupo, vivida
alla fine dell’viii-inizi del vii secolo a.C. Tra vi e v secolo a.C. a una più complessa lati inflessi, è probabilmente una delle più nell’ambito di cerimonie, verosimilmente rappresentazione del racconto straboniano
si possono cogliere i primi contatti tra il variabilità dei rituali corrisponde il ricor- antiche (fine v-iv secolo a.C.). Su tre lati di carattere pubblico, ma anche di deli- delle cavalle licofore.
mondo greco e i Veneti, verosimilmente rere della denominazione equpetaris, il cui della lamina corre un’iscrizione dedicatoria mitazione/protezione del territorio. Nello
identificabili con gli Iperborei che abitano significato è assimilabile a gruppi di alto in venetico. Nel riquadro è rappresentato stesso periodo, accanto al repertorio di nota bibliografica
presso l’Eridano, noti per l’eccellenza degli livello socioeconomico, se non a una vera a forte sbalzo un grande cavallo di for- bronzetti di devoti, si ritrovano guerrieri, Fiore, Salerno, Tagliacozzo 2003; Ruta Se-
equini da essi allevati. Il ricordo da parte di e propria classe equestre. me slanciate che occupa interamente lo cavalieri e in particolare cavalli. Uno degli rafini 2004, p. 277; Sakara Sučević 2007,
Strabone del sacrificio di un cavallo bianco Percorriamo ora alcune tra le immagini spazio disponibile. La resa naturalistica esemplari più raffinati [cat. 10.5.2], decora- tav. 1; Campagnari, Malnati 2010, p. 5;
a Diomede da parte dei Veneti mette in più significative del cavallo realizzate nei dell’animale, rappresentato in un passo to da motivi geometrici formati da sottili Teržan 2011, figg. 2-3, 4; Carraro 2012.
luce l’importanza economica, sociale e supporti più diversi. La raffigurazione di di grande eleganza, e l’ottima lavorazio- linee incise che ne descrivono in parte i
rituale dell’allevamento equino che trova un cavallino a tutto tondo che sormonta ne fanno accostare questo esemplare ai finimenti, proviene dal santuario lacustre
riscontro nei votivi dei santuari, in cui l’immanicatura di un magnifico esemplare prodotti dell’arte delle situle soprattutto di San Pietro Montagnon a Montegrotto.
l’immagine del cavallo è centrale per la sua di chiave in bronzo [cat. 10.5.1], di chia- di ambito sloveno. A Lagole le dediche Altre produzioni venete sono caratterizzate
valenza simbolica e cultuale. ra ascendenza hallstattiana, della seconda votive da parte della teuta, la “comunità”, per lo più da bronzetti di gusto e di fattura
La raffigurazione del cavallo nell’icono- metà del vii secolo a.C., costituisce una a una divinità forse con connotazione locale: tra questi, nel corso del v secolo
grafia veneta e del Caput Adriae, già pre- delle più antiche rappresentazioni del Ve- “poliade”, appartengono esclusivamente a.C., si ritrova il modello del cavallo stan-
sente su ceramiche di metà viii-inizio vii neto legate a un probabile contesto a carat- alla sfera tipicamente maschile e guerriera. te, rappresentato con una certa plasticità
secolo a.C., ha il suo supporto privilegiato tere cultuale (Trichiana, monte Nenz). Un Accanto ai ricorrenti votivi dei santuari sia a San Pietro Montagnon [cat. 10.5.3]
nelle situle, e si ritrova su altri manufatti, confronto puntuale si ritrova nella tomba veneti realizzati su lamina di bronzo tra che a Vicenza [cat. 10.5.6]. Un esemplare
dai foderi dei coltelli-pugnale alle placche atestina Benvenuti 122 in cui la chiave vi e v secolo a.C. la rappresentazione da Oderzo è riconducibile a una variante
di cintura, in cui, nella seconda metà del rappresenta il significativo attributo di del cavallo interessa anche altre tipologie intermedia tra una produzione schematica
vi secolo a.C., è possibile cogliere il riflesso una donna della classe aristocratica emer- di oggetti coinvolti nelle pratiche rituali e rigida e una invece più naturalistica e
di una visione favolistica: due cavalli alati gente. Al di là del significato funzionale, la come le palette in bronzo. Tra queste, dettagliata che sembra affermarsi verso la
accompagnano un uomo, anch’esso dotato chiave riveste un particolare interesse per in particolare, si distingue un esemplare fine del v-inizio del iv secolo a.C. [cat.
di ali, che è stato interpretato come pos- gli aspetti simbolici che sottende, collegati rinvenuto a Padova con manico traforato e 10.5.5]. Ad Altino un bronzetto di cavallo
sibile riferimento a un mito eroico di im- alla donna e al possesso di questo oggetto, lama trapezoidale [cat. 10.5.9]. In alto, sul della prima metà del iv, offerto nel san-
pronta adriatica tra Diomede e i Dioscuri. caratterizzato da forti valenze magico- fronte, reca incisa l’immagine di un caval- tuario di Fornace [cat. 10.5.7], con figura
Il tema della dimensione eroica che vede cultuali. Il rapporto con la figurazione del lo, raffigurato con la coda alzata, mentre incedente al passo, criniera ben sagomata
la presenza costante del cavallo, spesso cavallo, per il quale si può ipotizzare una della bardatura compaiono solo le redini; e coda portata in alto, appare ascrivibile
sottolinea la natura guerriera del prota- funzione perlomeno apotropaica rimane alcuni dettagli anatomici come l’occhio, all’orizzonte patavino e di San Pietro Mon-
gonista. L’iconografia, dall’arte delle situle di problematica interpretazione. La con- le orecchie, la criniera, il costato, il sesso, tagnon. Vale la pena sottolineare il ruolo
alla rappresentazione dei bronzetti votivi, notazione simbolico-religiosa della chiave, i garretti sono resi in modo molto vivido. rivestito dal santuario altinate, verosimil-
conferisce particolare risalto all’immagine prerogativa di molte figure divine come Sul retro, lungo i lati della lama, compare mente di valenza emporica, con diverse
del guerriero. Alcuni esempi ci vengono Hera e Artemide, è evidentemente ricono- un’iscrizione retica in alfabeto del tipo “di attestazioni alloctone; nello stesso luogo di
offerti dal vincitore sul cocchio, posto alla scibile anche nelle rappresentazioni di una Magrè” che documenta l’avvenuto dono culto accanto alle deposizioni di bronzetti
testa di un corteo di soldati e prigionieri, “signora degli animali” portatrice di que- rituale e attesta una presenza da parte di connesse alla sfera simbolica del cavallo
celebrato sulla situla Benvenuti [cat. 6.8], sto attributo in alcuni dischi bronzei del uno straniero che usa la lingua retica in sono note pratiche rituali che prevedevano
la galassia pedemontana in quota o nelle vallate più interne, mentre i definito come “area cuscinetto” tra il mondo
bovini prevalevano nei villaggi aperti verso la retico alpino e quello veneto di pianura, o
Oltre la pianura, alla fine del vi secolo a.C., pianura, per i pascoli più estesi. Tra i casi me- anche come “facies di Magrè”. Infatti, in
numerosi villaggi tornano a fiorire sull’in- glio noti e analizzati nelle dinamiche insedia- un contesto di cultura materiale sostanzial-
tera fascia prealpina. Si ipotizza una vera e tive e di popolamento sono la pedemontana mente veneto diventa sempre più massiccia
propria colonizzazione dalle città di pianura, veronese e vicentina. la presenza di elementi retici. In particolare,
interessate alle notevoli risorse del territorio [mariolina gamba] alcune tazze tipo Fritzens-Sanzeno sembrano
e al controllo delle vie di penetrazione verso più di importazione che di imitazione locale.
la regione retica e il mondo centroeuropeo, Tutta la documentazione epigrafica è in
lungo le valli dei fiumi alpini. In due secoli i lessini alfabeto retico. Nel comparto montano dei
il popolamento si intensifica con villaggi, Lessini, intorno ai 1000 metri, si affermano
più o meno estesi, posti sulla sommità, sulle Il popolamento sui monti Lessini e nelle loro importanti abitati sul monte Purga di Velo e
pendici o sulle testate collinari prospicienti la propaggini collinari presenta una sostanziale sul monte Loffa di Sant’Anna d’Alfaedo. In
pianura, in un sistema che sfruttava le alte, continuità per tutta l’età del ferro, con un quest’ultimo sono stati trovati numerosi pesi
le medie e le basse quote a fini agricoli, di forte incremento di insediamenti soprat- da telaio e fusarole, che stanno a indicare
allevamento, di silvicoltura, ma anche per tutto nella seconda metà del i millennio che la lavorazione della lana era una delle
le risorse minerarie. La fitta rete di villaggi a.C. Nella fase iniziale (ix secolo a.C.) vi è attività principali. Il vicino abitato di Castel
garantiva l’approvvigionamento di prodotti una diffusa presenza di villaggi posti sulle Sottosengia, attribuibile agli ultimi secoli
locali e del retroterra montano, bestiame, lat- testate delle dorsali collinari a controllo dello del i millennio a.C., era caratterizzato da
ticini, lana, minerali e legname, in cambio dei sbocco delle vallate e di un ampio tratto di imponenti strutture murarie perimetrali e
prodotti di pianura, cereali, sale, ceramiche pianura. Partendo da est vi è quasi una diret- difensive.
fini ed altri prodotti dell’artigianato urbano. trice pedemontana di insediamenti da monte In area collinare sono documentati abitati sul
Le case unifamiliari, spesso a schiera, sono Zoppega, a monte Castegion di Colognola monte Castegion di Colognola ai Colli, sul
seminterrate con soluzioni comuni all’area ai Colli, a San Briccio di Lavagno, al colle colle del Castello di Montorio e sul colle di
retica e all’ambiente montano in generale: di San Pietro a Verona, a monte Castellon di Castel San Pietro a Verona; ma è soprattutto
muri di blocchi di pietra assemblati a secco Marano, a San Giorgio di Valpolicella e più la Valpolicella che negli ultimi anni ha forni-
e intelaiature lignee portanti le coperture di oltre a Rivoli Veronese, a Castel di Pesina e to la massima documentazione archeologica.
legno e paglia. Le abitazioni erano articolate alla necropoli di Garda. Per i secoli successivi Qui gli abitati sono costituiti da piccoli nu-
in vani, con impalcati a creare più livelli d’uso la documentazione archeologica per ora si clei distinti di casette, posti a breve distanza
interni. Soggette a incendi e crolli, le case presenta più rada, ma ha egualmente atte- tra loro quasi a formare dei “comprensori”,
erano ristrutturate con modifiche, aggiunte stazioni molto significative nella necropoli diversamente dai coevi grandi insediamenti
di vani e rifacimenti dei pavimenti di terra di Ponte Florio, in un’anfora di bronzo, forse di pianura che sono estesi per diversi etta-
battuta o pietrisco. Molte case servivano a proveniente da un sepolcreto tra San Zeno e ri. Un “comprensorio” è riconoscibile nei
scopi produttivi: nelle case-laboratorio si svol- Colognola ai Colli, e nelle tombe di Rivoli vari nuclei abitativi posti sulle colline di
gevano attività artigianali dalle più comuni Veronese, dove la presenza nei corredi di Castelrotto e un altro si trova nell’area tra
e diffuse come la filatura, la tessitura e la oggetti di prestigio, come la situla, il bacile di Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Giorgio
lavorazione delle pelli, alle più specializzate bronzo e la spada, stanno a indicare il ruolo e Gargagnago. Non sono note necropoli di
manifatture ceramiche e metallurgiche. Negli fondamentale della Valle dell’Adige come via questa fase. Invece, sono state recentemente
spazi terrazzati si coltivavano, a rotazione, di comunicazione e di traffici. scavate alcune aree con indicazione di roghi
legumi e cereali: lenticchie, fave, farro, orzo, Tra il v e il i secolo a.C. l’occupazione del votivi (Brandopferplätze) su una collina pres-
miglio e avena; in alcuni casi è attestata la territorio diventa quasi capillare. In questa so San Giorgio di Valpolicella e negli strati
vite. L’allevamento ovicaprino era praticato fase il territorio collinare e montano è stato sottostanti un tempio romano sul monte
A nord dell’ampia pianura, il territorio dei cremazione, che per numero di sepolture hallstattiane dell’arco alpino orientale. Essi che al modello con tre bottoni sull’arco, a un modello più propriamente alpino, tomba di Limade, che sostituisce la spada
Veneti si addentra, attraverso un cancello di (alcune centinaia) e presenza di tumuli fu- fungono da vaso ossuario in sepolture fem- diagnostico della koinè adriatica, associa la retico e hallstattiano. Se l’ascia, come quella del guerriero celtico, inoltre il pendente
dolci rilievi, nell’area montuosa delle Prealpi nerari anche di grandi dimensioni, ben si minili di rango elevato, come la cista della decorazione plastica zoomorfa. Alle fibule si della tomba di Limade [cat. 11.3.9], e certi a secchiello e la fibula tipo Paularo. Nella
e delle Alpi; di contro all’apparente inacces- confronta con i centri egemoni di pianura. tomba 10 di Pieve d’Alpago [cat. 11.3.10], ma associano spesso pendagli complessi, come coltelli di medie dimensioni assommano tomba 29 di Montebelluna è invece soprat-
sibilità, valli ampie e agevoli passi ne fanno Le altre necropoli di quest’area general- soprattutto in quelle maschili, come la tom- quelli composti da targhetta triangolare molteplici valenze (strumento per il taglio tutto la ceramica a parlare un linguaggio
luogo privilegiato di transito. In assenza di mente contano un numero di sepolture più ba 2 di Montebelluna [cat. 11.3.14], o la tom- decorata a incisione e da pendenti a galletto, del legname, per il sacrificio e per la caccia, locale e a denunciare forse una produzione
vie strutturate e se anche di centri abitati contenuto. Anche i tumuli che racchiudono ba di Limade di Caverzano [cat. 11.3.9], dove a protome bovina (come nel pendaglio di oltreché arma da offesa), coltellacci, punte originale: in particolare, tra le ollette, quella
non si conoscono che rari esempi, sono le le deposizioni sono più piccoli, spesso in- i resti combusti di un uomo sono deposti in Safforze) o a mano aperta stilizzata. Que- di lancia o giavellotto si devono intendere con ventre compresso e dotata di piede, e
necropoli a lasciarlo chiaramente intendere, dividuali o atti a ospitare poche sepolture; un lebete. La forma, tipica della metallurgia sti ultimi, riconducibili a modelli piceni, come armi vere e proprie. La presenza di l’olla ossuario che, in impasto, ancora ri-
a restituire l’idea della vita che in questi anche in ragione del materiale disponibile, hallstattiana, in Veneto è documentata solo così come gli anelli digitali con estremità armi anche in corredi infantili ne evidenzia chiama alla cista cordonata di bronzo.
luoghi correva. Assicurare il collegamento si costituiscono prevalentemente di riporti lungo il corso del Piave, che si qualifica bipartite a doppia spirale, segnalano un il significato di status symbol, così come, Tra i manufatti di gusto celtico, gli orecchi-
tra la pianura veneta e le Alpi, oltre le quali terrosi quelli delle necropoli disposte sulla così come via privilegiata dei contatti tra la legame con l’area medio-adriatica. Da lì, talvolta, la presenza di una ricca ornamen- ni a terminazione complessa forse prodotti
si aprivano i mercati centroeuropei del sale, fascia collinare, come Borso del Grappa e pianura e il mondo transalpino. L’uso di un invece, il pendente di pasta vitrea a doppia tazione. È il caso del fodero di coltello della a Este, ben noti a Montebello Vicenti-
dei metalli, dell’ambra, favorire il raccordo Montebello Vicentino, mentre quelli dell’a- simile vaso per l’identificazione del defunto protome zoomorfa del corredo della tomba tomba 13 di località Le Rive a Montebelluna no e ora segnalati anche a Montebelluna
dell’alto Veneto con il Caput Adriae da rea più propriamente montana sfruttano più scomposto con la cremazione e la presenza 10 di Pieve d’Alpago, potrebbe essere stato [cat. 11.3.5], eccezionale per le dimensioni e [cat. 11.3.6], ribadiscono la vitalità di un
un lato, con il Veneto occidentale e con il ampiamente la pietra locale. L’esempio più di un raro falcetto nel suo corredo sono sin- importato dall’area adriatica, nell’ambito raro per l’applicazione a traforo. Confronti percorso pedemontano già importante.
Trentino-Alto Adige dall’altro: tutto questo noto e rappresentativo del grado di com- tomi di un’adesione a modelli “alpini” che di scambi di cui la donna o la sua famiglia esclusivi per ora si trovano nel Veronese ed è Ma a Montebello Vicentino si intravvede
significava controllare il corso di uno dei plessità progettuale, che anch’esse tuttavia vanno ben oltre il semplice dato materiale. erano partecipi. In questo senso depone per questo che si annovera tra gli indicatori qualcosa di diverso. In nuovi settori di ne-
maggiori fiumi dell’Italia Settentrionale, il avevano, sia da un punto di vista urbanisti- Anche nella ricca tomba 13 di località Le anche una preziosa fibula con rivestimento privilegiati dell’esistenza di un percorso che, cropoli, splendidi ganci traforati si accom-
Piave. Così, fin dall’viii secolo a.C. e con co, sia nel rispecchiare le articolate relazioni Rive di Montebelluna [cat. 11.3.5] i resti d’ambra e una ricca collana dello stesso da Montebelluna, attraverso le testate colli- pagnano a lunghe spade nei corredi, pur-
maggiore intensità nei secoli vi-v, su punti sociali e parentali tra i defunti, è la necropoli cremati di più individui sono racchiusi materiale, con perle di dimensioni diverse, nari del Vicentino dominate dagli abitati di troppo smembrati, di uomini in cui sembra
nevralgici del suo corso e lungo percorsi a di Mel, che conserva anche tumuli con pa- in una cista cordonata e in una situla anche molto grandi ed elementi passanti di altura, immetteva nel Veronese. indubbio riconoscere guerrieri celtici, forse
esso correlati, le necropoli documentano una ramenti contenitivi in pietra destinati ad bronzea. Quest’ultima conserva attacchi un tipo noto anche altrove nel Bellunese: Dopo la metà del v secolo a.C., gli elementi mercenari chiamati a rafforzare il presidio
capillare frequentazione. L’apertura naturale accogliere un numero variabile di sepolture. per l’ansa mobile, a croce e conformati a la presenza di ornamenti in resina fossile è così caratteristici di un gusto comune in- del villaggio fiorente ai piedi dei Monti
diventa scelta programmatica e il sistematico La tipologia delle tombe di questo territorio mano stilizzata secondo un gusto tipica- tanto rilevante in questi siti da far pensare fluenzato dai contatti “adriatici” vengono Lessini, allo sbocco della Valle del Chiampo
contatto con ambiti culturali diversi si riflette è quella della cassetta, costituita da lastre mente alpino. che proprio il loro coinvolgimento nella meno. I corredi funerari nelle necropoli di in pianura. Il gancio esposto in mostra,
in una realtà materiale e immateriale osmoti- di pietra oppure di legno, o, ancora, miste Nelle tombe femminili, soprattutto orna- rotta orientale di circolazione dell’ambra ne altura, tuttavia, restituiscono ancora l’im- del tipo a lira zoomorfa, trova puntuali
ca, che ai caratteri veneti assomma influenze di pietra e legno; solo nella necropoli di menti personali e accessori della veste si spieghi la fioritura. Conocchie in lamina di magine di un costume condiviso, in cui confronti in ambito ticinese. L’ottimo stato
composite organicamente rielaborate, come Borso del Grappa il rito locale prevedeva prestano a rappresentare la varietà delle bronzo finemente decorate, fusaiole fittili, però prevalgono gli oggetti di gusto alpino, di conservazione lascia chiaramente ricono-
emerge chiaramente nella composizione dei la semplice deposizione in fossa. Al di là influenze culturali convergenti in questo ter- bronzee o, eccezionalmente, plumbee, aghi e le interpretazioni locali, come ad esempio scere due grandi dragoni che racchiudono
corredi funerari maschili e femminili. delle modalità costruttive, per certi aspetti ritorio, coinvolto a pieno nella circolazione da cucito e coltellino a piccola lama ricurva: il corredo della tomba 77 di Misincinis due uccelli acquatici e sono sormontati da
Il punto di approdo più agevole a questo difformi, ma nella sostanza riconducibili a di modelli e, forse, di manufatti propri della come nelle necropoli di pianura, le donne di [cat. 11.3.13], che a una fibula Certosa di una coppia di cavallucci marini: figure di
territorio è l’imboccatura della media valle un rituale condiviso in tutto il Veneto, sono koinè adriatica del vi-v secolo a.C. Corredi rango elevato portano nel proprio corredo tipo alpino associa un pendente circolare un immaginario che si fonde alla materia
del Piave, dove l’ultimo lembo della pia- i materiali dei corredi funerari a mostrare come quelli della tomba 10 di Pieve d’Alpa- gli strumenti di un lavoro artigianale che con sette globetti caratteristico di que- del manufatto conferendogli un pregnante
nura a nord di Padova si arresta contro le caratteri peculiari, tali da far parlare di una go, della tomba 53 di Mel e della tomba 5 di dava loro un preciso riconoscimento sociale. sta necropoli e soprattutto una coloritura significato simbolico.
pendici collinari del Montello: qui sorge vera e propria koinè alpina, una “cultura Borso del Grappa [catt. 11.3.10; 11.3.7; 11.3.3] Nelle necropoli di altura, come in quelle di marcatamente celtizzante. Di gusto celtico
Montebelluna, ponte tra pianura e altura. comune” che coinvolge i siti disposti dalle parlano un linguaggio condiviso dalle don- pianura, i corredi maschili sono dotati di sono sicuramente le cinture con ganci di nota bibliografica
Il luogo è presidiato fin dal ix-viii secolo prealpi venete a quelle carniche, dove, in vi- ne di rango emergente, capace di amalgama- accessori della veste, come fibule e/o cintu- ferro traforati decorati da motivi zoomorfi e Ruta Serafini 1997a; Ruta Serafini 1997b;
a.C., come rivela un abitato con impianti sta dei valichi alpini, si sviluppa la necropoli re suggestioni composite. Tipiche di questo ra, e talvolta di strumenti che ne mettono in con anelli a copiglia delle tombe 34 di Mi- Bianchin Citton, Manessi Caron 1999; Na-
artigianali specializzati nella produzione di Misincinis di Paularo. costume sono le fibule ad appendici laterali luce le competenze di tipo artigianale. Tut- sincinis [cat. 11.3.12] e 29 di Montebelluna scimbene 1999; Corazza, Vitri 2001; Ruta
ceramica, e sarà occupato stabilmente fino Uno dei tratti caratterizzanti delle necropoli o quelle a sanguisuga con inserti di pasta tavia, l’esibizione di armi li distingue net- [cat. 11.3.4]. In entrambe del resto, questi si Serafini 2001; Vitri 2001; Locatelli 2003b;
alla prima età imperiale (i-ii secolo d.C.). di altura è certo l’abbondanza di vasellame bianca sull’arco, prodotti tipici dell’area tamente, lasciando chiaramente intendere sposano con caratteri alpini o strettamente Manessi, Nascimbene 2003; Bondini 2005;
La massima fioritura, tra il vii e il v se- di bronzo: situle, ciste, lebeti, che denun- alpina. Altre rappresentano rielaborazioni quale ruolo gli uomini avessero nel con- locali: nella tomba di Misincinis, il coltel- Gangemi 2008; Nascimbene 2009.
colo a.C., è espressa dalle sue necropoli a ciano rapporti privilegiati con le culture locali, come la fibula della tomba zumellese trollo del territorio e segnalando l’adesione laccio di tipo retico, simile a quello della
L’area pedemontana e prealpina del Veneto scavo della “casa delle sortes” di San Gior- la loro eventuale assenza, come dimostra
centro occidentale è interessata, a partire gio di Valpolicella [cat. 12.1.2], ritualmente l’associazione ricorrente di metapodi se-
dalla seconda età del ferro per arrivare alla spezzati, con la cura di preservare l’inte- gnati e non. Anche la lunghezza degli ossi
romanizzazione, dalla presenza di parti- grità dell’iscrizione dedicatoria, in retico, era probabilmente rivestita di significato:
colari manufatti collegabili alla sfera del evidenziandone quindi il valore intrinseco. i set, infatti, si compongono spesso di
culto e del rito, tendenzialmente iscritti, La casa di San Giorgio ci porta però a elementi di tre differenti misure.
estranei alla tradizione veneta. considerare altre categorie di manufatto, Set da divinazione del tutto simili a quello
La prima categoria di oggetti è rappre- non legate alla sfera della dedica/offerta, di San Giorgio di Valpolicella sono stati
sentata dalle corna di cervo e capriolo, ma piuttosto a quella della cleromanzia e ritrovati anche in altri siti dell’area pe-
segate longitudinalmente, poi incise con della divinazione. demontana e prealpina: recentemente al
strumenti a punta metallica. Le iscrizioni, La struttura, dopo un primo utilizzo a Bostel di Rotzo, sull’altopiano di Asiago, è
sempre in alfabeto retico, sono dediche scopo artigianale, viene ampliata e ritual- venuto alla luce un gruppo di ossi, alcuni
votive e seguono spesso, in modo più mente ri-fondata con la deposizione di aes iscritti, all’interno di una casa laboratorio
o meno completo, un formulario tipico rude e monete sotto le lastre perimetrali, per la produzione della ceramica, mentre è
comprendente il nome dell’offerente, un ed è destinata ad attività cultuali: a questo nota già da tempo la trentina di metapodi
verbo di dedica-offerta e il nome della proposito è interessante il parallelismo con dalla grande struttura a uso cultuale di
divinità. Questi manufatti sono sovente un epigrafe latina dalla Valpolicella, del Trissino. Sono presenti, a volte nei mede-
forati e quindi forse destinati a essere i secolo a.C., che cita l’udisna, un edificio simi siti, come a Trissino e Santorso, sortes
appesi o affissi durante o dopo il rituale su suolo privato donato poi al pagus per il di altro tipo come le “astine magiche” da
di dedica-offerta. Corna di questo tipo culto (cil v, 3926). Sulla pavimentazione divinazione: manufatti in osso, noti anche
sono note in Trentino, come a Mechel e della “casa delle sortes” sono stati rinvenuti in metallo, di forma romboidale allungata
soprattutto ai Montesei di Serso, ben più numerosi piccoli ossi, dei quali undici con foro centrale, recanti incisioni.
prossimi all’area veneta, e nei Lessini, con con iscrizioni, singole lettere o segni non Le pratiche oracolari, nelle loro diverse
i due esemplari da San Briccio di Lavagno, alfabetici e numeri. Si tratta di metapodi forme, non sono da considerarsi estranee
il frammento dalla grotta di Bocca Lorenza di maiale, porzione dell’animale povera di al mondo veneto, come emerge dalla tra-
e le ventuno corna di Magrè, recupera- carne, selezionati e poi raccolti per essere dizione, in epoca romana, dell’antichità
te a inizio Novecento [cat. 12.1.1]. Per usati come sortes, strumenti per le pratiche dell’oracolo di Gerione a Montegrotto;
quest’ultimo sito possiamo parlare di un cleromantiche e oracolari. sortes su osso, tuttavia, sembrerebbero pe-
deposito votivo pertinente a un santuario Si ricorreva alla divinazione per conoscere culiari della pedemontana.
sulla sommità spianata della collina del il volere della divinità riguardo a que- Questi sortilegi di ossi erano una pratica
castello; gli ex voto erano contenuti da un stioni controverse, accadimenti futuri o rituale domestica o pubblica? Nel caso di
“cassone” in lastre di pietra insieme a ossi per superare momenti di crisi attraverso Trissino, così come anche a San Giorgio,
di animali, resti dei sacrifici svolti durante le indicazioni divine. La cleromanzia, da siamo di fronte a grandi strutture per le
le cerimonie. Le corna riportano iscrizioni kléros/sorte e mantéia/oracolo, è una forma quali è ben plausibile un uso destinato alla
in un alfabeto particolare, detto di Magrè, di divinazione che trae responsi dall’inter- comunità; al contrario altri rinvenimenti,
tipico dell’area meridionale del comparto pretazione delle sorti, cioè dal compiere come a Santorso, sono da riferirsi piutto-
retico. Resta ancora dubbia l’identificazio- un sortilegio (da sors/sorte e lego/scegliere- sto ad ambienti domestici. La cleromanzia
ne della/delle divinità a cui doveva essere raccogliere). Le sortes sono un gruppo poteva quindi essere trasversale a questi
dedicato questo luogo di culto. di piccoli oggetti, come ossi, astragali o due ambiti. Se nei riti privati l’officiante
Erano forate, come le corna, anche le ciottoli, che venivano ritualmente estratti, era probabilmente il pater familias, non
placchette votive in bronzo, delle quali gli quindi sorteggiati, e gettati secondo il possiamo però pensare che potesse esistere
esemplari più noti sono quelli di Sanzeno caso. L’officiante, presumibilmente, otte- il sorteggio oracolare pubblico senza dei
con sagome di animali. Due ex voto di neva i responsi interpretando il verso di sacerdoti o magistrati preposti a questa
questo tipo sono stati trovati anche nello caduta delle sortes e i diversi segni incisi o funzione.
Un caso del tutto particolare di sortes per ti e da annessi, con aree circolari destinate meglio poteva assolvere a questa funzione. dischi figurati in lamina di bronzo La pertinenza territoriale trova riflesso zone da cui provengono i dischi ospitasse-
una cerimonia senza dubbio pubblica è alle pratiche cultuali, come roghi con Siamo quindi di fronte al confine dell’area nella tipologia dei soggetti che decorano i ro antichi luoghi di culto, probabilmente
stato individuato ad Asolo [cat. 12.1.3]. In sacrificio di carni e laminette di bronzo. culturale in cui si praticava questo tipo di Risale agli inizi del secolo scorso l’acquisto, diversi esemplari. I dischi provenienti dal connessi agli attraversamenti stagionali
una fossa, adiacente a una buca di palo, Il sito ha conservato le tracce di un parti- sortilegi, o sono i sortilegi a essere un’in- da parte di Luigi Bailo, di cinque dischi Vicentino si caratterizzano per la costante legati alla transumanza, allo sfruttamento
erano state sigillate offerte di carne da un colare rito, attestato anche in Trentino sul trinseca necessità del confine? (di cui uno non figurato) attualmente presenza di uomini in armi e animali (bo- delle risorse naturali per il pascolo e il
probabile doppio suovetaurilia, sacrificio monte Ozol, consistente nella deposizione conservati presso il Museo Civico di Tre- vini, ovicaprini, cavalli), la cui ricorrenza legnatico.
di maiale, pecora e toro, offerte monetali di un boccale retico volutamente infran- nota bibliografica viso e da allora detti di Montebelluna, su manufatti rinvenuti in una zona di Il disco di Rosà [cat. 12.2.3] e i due di
in dracme, uova e le ceramiche, in fram- to, di un pane di resina vegetale e di un Pellegrini, Sebesta 1965; Perini 1970; Laz- provenienti da una non meglio definita Pedemontana appare estremamente signi- Isola Vicentina [cat. 12.2.4-5] si ritiene che
menti, usate durante il rito. astragalo con incisioni. Questa ritualità, zaro 1986; Champeaux 1990; Sebesta 1993, località; da Isola Vicentina (Vicenza) ven- ficativa; più rara la presenza di soggetti possano essere letti come il riflesso di quel
Da questo bothros provengono nove ossi forse purificatoria, è legata alla conclu- pp. 7-8; Museo Alto Vicentino 1997, pp. nero alla luce due dischi e una lamina, femminili, le cui caratteristiche iconogra- processo, mirato all’integrazione di coloni
incisi; si tratta di un caso davvero anomalo sione dell’utilizzo cultuale di una strut- 92-93; Culti nella Preistoria delle Alpi 1999; sempre in bronzo figurato. Al ritrovamento fiche vanno approfondite. Per quanto con- e genti locali seguito dell’opera di centu-
nel panorama di questi manufatti: le iscri- tura e potrebbe essere interpretata come Ruta Serafini 1999; Culti nella Preistoria del disco di Musile di Piave (Venezia), cerne invece la serie dei dischi pertinenti riazione della pianura veneta.
zioni non sono in retico, ma in venetico, de-sacralizzazione prima dell’abbandono. delle Alpi 2002; Ruta Serafini 2002a; De seguì la scoperta fortuita del disco di Rosà al territorio attraversato dal fiume Piave, si Il disco di Marostica offre diversi piani di
con un alfabeto collegabile all’area monta- È importante in quest’ottica la presenza Guio 2011, p. 171; Sebesta 2011. (Vicenza) [cat. 12.2.3] e, successivamen- osserva invece che sono caratterizzati dal lettura. Il suo ritrovamento sulle pendici
na plavense. In questo rito è riconoscibile dell’astragalo che, con la sua funzione te, l’individuazione di quello di Ponzano ricorrere di una figura femminile, ricca- di un colle, da cui provengono materiali
forse l’infissione di un terminus sacrificalis, divinatoria di sors, scruta il volere divino Veneto (Treviso) [cat. 12.2.2]. Si tratta di mente abbigliata, con variabile attributo probabilmente pertinenti a un luogo di
rappresentato da un palo di cui appunto in questa operazione delicata. Le attività rinvenimenti sporadici o privi di contesto nella mano, cui fanno da contrappunto culto, porta a credere che esso venne dedi-
rimane la buca. Questo tipo di cerimonia, cultuali continuano comunque a interes- stratigrafico significativo, come anche i due elaborati o schematici elementi vegetali. cato presso un’area intimamente connessa
nota dalle fonti letterarie per il mondo sare il santuario e la montagna fino all’età dischi di Auronzo di Cadore, nel bellunese alla realtà territoriale: la reiterata presenza
romano arcaico, era destinata a porre un romana, mantenendosi legate alle ritualità, [cat. 13.5.4], e quello di Marostica ritro- di armati richiama infatti le lamine votive,
confine fra due entità attraverso la con- già note per il Summano, connesse alla fer- vato sulle pendici del colle Pauso, sempre dischi dalla pedemontana vicentina di cui i santuari veneti hanno restituito
sacrazione di un’area. La presenza di due tilità e all’ambito pastorizio-agreste, come nel Vicentino. Infine è stato recuperato, numerose testimonianze.
comunità sarebbe dimostrata dal doppio confermerebbe la lettura iconografica delle durante un sequestro operato dai Carabi- Per quanto concerne i quattro dischi pro- L’iconografia dei dischi di ambito vicenti-
servizio ceramico usato nella cerimonia, due fini statuette in argento rinvenute nieri Nucleo Tutela Patrimonio Artistico venienti dalla Pedemontana vicentina, si no permette di individuare elementi che
bicchiere e coppa, e dal doppio suovetau- negli ultimi anni [cat. 12.1.4]. di Venezia, un nuovo disco proveniente da osserva che mancano elementi certi di riportano all’integrazione tra l’elemento
rilia. Il carattere pubblico del rito sarebbe Un’ultima riflessione riguarda la posizione Nervesa della Battaglia (Treviso). Si tratta datazione; tuttavia l’esame iconografico indigeno e quello romano, elementi rife-
anche confermato dalla possibile lettura su di questi siti con ossicini incisi, tipica- dunque di un totale di tredici manufat- condotto porta a datarli tra la fine del ribili a quel processo che interessò tutta
un osso del toponimo Akelon, nome vene- mente retico-alpini, per i sortilegi e la ti dissimili per dimensioni, per stato di ii secolo a.C. e gli inizi del i secolo d.C. la Venetia centrale, allorquando i Roma-
tico della teuta/comunità di Acelum/Asolo divinazione: osservando la distribuzione conservazione, per tecnica esecutiva; per Inoltre, considerata la loro provenienza, ni iniziarono a occuparne stabilmente le
e dal fatto che, nella successiva sistemazio- territoriale possiamo notare come, fra le quanto concerne i soggetti iconografici, si si può supporre che i rinvenimenti siano fertili terre, attraversate da vie di transu-
ne romana dell’area, il luogo del sacrificio sortes retiche in osso, quelle di area veneta possono riconoscere due nuclei tematici. da correlare a vie di transito che davano manza, la cui vocazione economica era
venne rispettato e inserito in una nicchia: seguano il profilo della pedemontana. Si Osservando la distribuzione topografica accesso ai pascoli. interconnessa alla pianura.
doveva, quindi, essere visibile e ricordato. tratta di un capriccio dovuto alla parzia- dei rinvenimenti, si rileva che si artico- In epoca romana esistevano infatti due
La continuità d’uso e memoria dei luoghi lità delle scoperte, oppure ci troviamo di lano in due macroaree. A ovest, la Pede- strade, le quali riprendevano il tracciato di
sacri preromani anche dopo la romanizza- fronte a una sorta di limite. Quest’area si montana vicentina, da cui provengono antiche vie di transumanza, che, partendo dischi dall’areale plavense
zione è un fenomeno abbastanza diffuso in presenta, archeologicamente, come cernie- i dischi di Isola Vicentina, Marostica e da Padova, si dirigevano a nord lungo
Veneto. È emblematico il caso del monte ra fra Veneti e Reti, fondamentale per i Rosà [catt. 12.2.3-12.2.5]; a est un areale l’asse del fiume Brenta. Quella orientale, Prendendo in esame il secondo nucleo
Summano [cat. 12.1.4], mole che domina contatti con il comparto minerario alpino. che si snoda lungo la valle del Piave, par- più o meno coincidente con l’attuale ss47 di dischi, quello a soggetto femminile,
la pianura vicentina, costituendone il ter- La gestione dei rapporti e degli accordi tendo dai margini superiori del bellunese Valsugana, passava nei pressi di San Pietro si osserva che nonostante la lacunosità
mine visivo settentrionale. Sulla sua cima erano senza dubbio una questione di gran- (Auronzo di Cadore, cat. 13.5.4), attraver- di Rosà per proseguire verso il monte di dati circa il contesto di rinvenimento,
maggiore si trovava un santuario, attivo de importanza, difficilmente scindibile sando, in senso verticale, il territorio tre- Grappa; quella occidentale doveva toccare i votivi di Musile di Piave, di Ponzano
non a caso dal vi secolo a.C., come l’abita- dalla componente sacrale, nella quale la vigiano (Montebelluna, Ponzano Veneto l’attuale centro di Marostica, prima di Veneto [cat. 12.2.2] e di monte Calvario
to di Santorso alle sue pendici. Le strutture volontà divina era presumibilmente in- [cat. 12.2.2], Nervesa della Battaglia) e proseguire e salire verso l’Altopiano di [cat. 13.5.4], sono riferibili a tre specifici
cultuali erano costituite da una serie recin- terpellata: la divinazione era la pratica che veneziano (Musile di Piave). Asiago. Pertanto si può supporre che le ambiti di pertinenza.
Dalle pendici delle Prealpi alle vallate alpine, del Marte agrario, anche se non manca chi che, era probabilmente utilizzate nella sfera per gli uomini, mercanti o soldati. La stes- piccole attività artigianali, tipiche di un san- alpini che consentivano il transito verso la
i viaggiatori incontravano diversi luoghi crede di ravvisarvi una figura femminile, di una ritualità divinatoria: questi percorsi sa trasformazione in epoca romana della tuario autosufficiente, in quanto probabil- valle della Gail in Carinzia, dove si trovava
ove sostare a onorare la divinità, per lo più immagine di una divinità assimilabile ad in parte sconosciuti e incerti per le milizie divinità in Apollo conferma l’ipotesi che mente lontano da un vero centro abitato di il santuario di Gurina, simile a Lagole in
collocati in punti strategici a dominio della Artemide. Le particolari lamine ritagliate in centro-italiche, favorirono l’affermazione di anche precedentemente la divinità avesse riferimento. Spiedi in ferro, graffioni, set di molte manifestazioni, a partire dal ii seco-
pianura sottostante o di passaggi obbligati. forma dentellata, interpretate come modelli pratiche rituali volte a interrogare la divinità una connotazione maschile, dalle indubbie ganci e catene da focolare, coltelli di diversa lo a.C., mercanti e militari trovavano un
Si tratta di santuari che fioriscono in gran di gioghi, non si discostano dalla sfera della sulla fortuna di imprese dall’esito incerto. prerogative medico-sananti. A Trumusiate/ grandezza e tipologia venivano utilizzati altro luogo di devozione, ad Auronzo di
parte dopo il iv secolo a.C., a frequentazio- propiziazione dei cicli stagionali delle messi Imboccata la valle del Piave, dalla fine del Tribusiate venivano offerte dediche a nome per il sacrificio degli animali e la cottura Cadore [cat. 13.5]. Qui il fulcro delle pre-
ne stagionale, lungo i percorsi della transu- e degli armenti. Si tratterebbe di una tipolo- v secolo a.C. e fino al iv d.C., il principale della teuta, cioè di una “comunità”, quindi delle carni, che avveniva i banchetti rituali senze sembra aver avuto il suo apice tra il i
manza delle greggi, dove si celebravano le gia particolare di gioghi che venivano appli- punto di riferimento per la religione era dediche pubbliche da parte di una civitas collettivi, testimoniati anche dai numerosi secolo a.C. e il i d.C., all’internodi uno spa-
feste legate al calendario dell’agricoltura e cati alla fronte degli animali, solo in seguito il santuario di Lagole di Calalzo, luogo che si riconosceva in un culto comune; una resti animali di bovini, suini e ovicaprini. zio terrazzato, ben definito e strutturato con
del mercato degli animali. Luoghi ubicati sostituiti dai gioghi da garrese. La dedica di di devozione ubicato in corrispondenza di di queste compare su un particolare manico Attrezzi per la lavorazione delle pelli e per murature a secco, anche se, come in molti
su transiti strategici, diventano ben presto lamine che propiziano la buona sorte degli sorgenti di acque solforose, sfiammanti e di simpulum, notevole per dimensioni e la piccola metallurgia ricompongono il altri casi, le monete vi vengono dedicate
anche meta di una frequentazione militare, armenti insieme all’offerta del modello del cicatrizzanti, in un contesto naturale parti- tipologia [catt. 13.3.5-9]. Altri bronzetti di quadro di un luogo di culto dalle molte- fino al tardo impero. Simpula e lamine a lati
sia da parte di genti armate provenienti da giogo, simbolo del lavoro agricolo, esem- colarmente affascinante. Qui le cerimonie armati, da quelli più chiaramente connotati plici sfaccettature: punto di sosta, luogo inflessi con iscrizioni votive accomunano
nord, sia postazioni di sosta per le prime plificano la peculiare destinazione di questo del culto erano strettamente legate all’acqua da armamento celtico a quelli in posizione di richiamo devozionale riconosciuto dalle apparentemente Auronzo alla vicina Lagole,
truppe romane che, negli anni attorno alla santuario, accanto a quelle manifestazioni medicamentosa, come testimonia l’oggetto- stante, più o meno schematici [cat. 13.3.2], comunità locali e vicine, piccolo mercato, ma rappresentano una straordinaria ecce-
fondazione di Aquileia e alla costruzione che lo accomunano ad altri luoghi di culto. simbolo del santuario, il simpulum o mestolo completano il quadro dei frequentatori del meta di riferimento per la guarigione. zione due dischi figurati che si riallacciano
delle strade consolari, iniziano a presidiare Fra queste, la più consueta è l’offerta dei in bronzo che, dopo l’uso, veniva ritualmen- santuario. Tra questi se ne distinguono al- Un centro di tale prosperità doveva esercita- alla tradizione dei dischi votivi dell’ambi-
l’arco alpino per difenderlo dai celti dell’area bronzetti, sorta di auto-rappresentazione te spezzato staccando la vasca dal manico, cuni, databili al v-iv secolo a.C., per la re un’attrattiva molto significativa sulle genti to plavense in pianura, da Montebelluna
carnica-carinziana. La presenza di militari dei devoti [cat. 13.3.1-3], che raffigurano sul quale compare l’iscrizione di dedica alla peculiare caratteristica di indossare calzari celtiche che si affacciavano al Cadore da [catt. 6.16; 12.2.1] a Ponzano [cat. 12.2.2], a
a partire dal ii secolo è ben documentata schematicamente uomini armati, volti alla divinità. Accanto ai simpula e ad altro vasel- alati, che Adriano Maggiani accosta ai calzari nord e nordest, così che tra la seconda metà Nervesa e Musile di Piave, pur rappresen-
anche dalle monete, oboli norici e denari in tutela dei campi e dei pascoli, in un terri- lame bronzeo, i devoti offrivano alla divinità di Hermes-Mercurio, proponendo di ravvi- del iv e il iii-ii secolo a.C. Lagole presenta tandone una interpretatio ormai legata alla
argento accanto a qualche più rara dracma torio prezioso per la caccia e il legnatico, lamine con la raffigurazione dei famosi caval- sarvi l’immagine di una divinità assimilabile una connotazione celtica manifesta non solo circolazione dei misteri dionisiaci di epoca
di imitazione greco-massaliota, costituivano contiguo all’incerto confine con il comparto li, a volte riccamente bardati, simbolo iden- al messaggero degli dei del mondo greco nei materiali, ma nei nomi dei dedicanti. Le romana, come ben delineato da Giovanna
spesso l’offerta dei militari di passaggio. celtico della montagna carnica, ben rappre- titario di una rilevante classe sociale, se non e romano. In epoca romana almeno due offerte più significative in questa chiave pos- Gangemi. Anche le lamine a lati inflessi
Se il monte Summano a ovest domina la sentato in mostra dal santuario di Raveo dei Veneti tout-court, oppure bronzetti di statuette di Mercurio vengono dedicate nel sono essere considerate le armi celtiche, con con iscrizioni votive in venetico dedicate a
pianura vicentina e costituiva il controllo [cat. 13.4]. Villa di Villa, località posta lungo armati, anche di dimensioni medio-grandi, santuario, accanto alle immagini di Marte, ogni probabilità spoglie o trofei che rispec- divinità definite Maisterator-, nel senso di
dell’imbocco della valle dell’Astico, verso il una direttrice di transito a controllo delle con un considerevole impiego di metallo, Giove, Ercole e, evidentemente, di Apollo, chiano l’instabilità del confine con il mondo “reggitrici” sono state riconosciute come
Trentino, a est era il santuario di Villa di vie provenienti da nord, doveva, pertanto, corrispondente a un impegno economico cui sono destinate le iscrizioni votive. In carnico. Il nucleo di armi rinvenute a Lagole un tentativo di ripristinare forme e modelli
Villa a tutelare la strada che dal cenedese essere soggetta a un certo clima conflittuale; non trascurabile, come nel caso di armato coerenza con la connotazione maschile del trova un significativo riscontro sul monte venetici in epoca ormai romana, con un in-
conduceva verso la valle del Piave e il Ca- l’incontro/scontro con le genti celtiche è con elmo celtico e cintura, colto nell’atto di santuario, nemmeno in epoca romana sono Sorantri di Raveo nell’alto Friuli [cat. 13.4], tento arcaizzante. Quale motivazione abbia
dore. Tra la fine del iv e il iii secolo a.C. il ben esemplificato dalla offerta della lunga scagliare la lancia [cat. 13.3.1]. La dedica che documentate divinità femminili. santuario prettamente celtico, dove le armi indotto i frequentatori della valle, ancora
santuario, collocato sulle pendici del colle lamina che raffigura quasi a grandezza natu- corre sul fianco del bronzetto ricorda il nome Accompagnano gli strumenti del culto e le sono state rinvenute in differenti località militari e mercanti, in epoca ormai augu-
Castelir, era meta di una frequentazione le- rale un guerriero con scudo celtico, elmo e del dedicante insieme a quello della divinità: immagini dei devoti, alcuni oggetti perso- lungo le pendici del monte. In entrambi i stea, a ridare vita a una lingua, una scrittura
gata alla propiziazione della fertilità dei suoli lunghi capelli, che, forse affisso a uno stipite, Trumusiate/Tribusiate, analogamente alle al- nali, lasciati nel luogo sacro come dono o casi si può ricordare la descrizione di Cesare venetica, fino a riesumare un formulario
e del bestiame [cat. 13.2]. Le numerose lami- accoglieva i viandanti, per alcuni rassicuran- tre iscrizioni che compaiono su vari supporti, ricordo di sé, ad esempio fibule, catenelle, che, nel De Bello Gallico, ricorda la consue- e probabilmente anche un cerimoniale di
ne con mandrie di animali, accompagnati te, per altri minaccioso. simpula, lamine eccetera. La divinità mostra fibbie da cintura e le monete che, dal tudine dei Galli di deporre nei santuari le cui oggetti e iconografie sono espressione,
da una o più figure umane, dichiarano con Alla presenza di militari romani sono rife- nella radice del nome -mus- un legame con ii secolo a.C., vengono progressivamente spoglie delle battaglie, accumulandole in rimane un mistero tutto da indagare.
chiarezza la natura della devozione. La figu- ribili le offerte monetali, che documentano l’ambiente umido-muffoso, in riferimento a sostituire l’offerta di altri doni, fino a mucchi (tumulos) ben visibili a tutti, ai quali
ra, unica o replicata, che accompagna a volte la frequentazione dei luoghi di culto fino alle molte polle d’acqua che sgorgavano nel essere esclusive dei secoli più tardi, tra il nessuno osava avvicinarsi per appropriarse- nota bibliografica
gli animali, è stata interpretata non solo al iv secolo d.C., e le sortes metalliche che luogo, formandone la precipua caratteri- ii e il iv secolo d.C. Furono abbandonati ne, perché la pena prevista era un supplizio Maioli, Mastrocinque 1992; Gambacurta,
nella più ovvia direzione di un mandriano/ accomunano il santuario di Villa di Villa stica. Il luogo, affascinante, ma facilmente nel santuario anche una serie di attrezzi non lontano dalla tortura. Ruta Serafini 2006; Fogolari, Gambacurta
pastore, ma come immagine di una divinità e quello vicino di monte Altare. Le sortes, praticabile solo con cadenza stagionale, era che formavano l’instrumentum necessario Lungo la strada che seguiva la valle del 2001; Righi 2001; Gangemi 2003; Gange-
marziale e agraria a un tempo, sul modello barrette metalliche con incise serie numeri- punto di riferimento nella valle soprattutto al sacrificio e al consumo della carne e alle Piave verso nord, in direzione di quei passi mi 2006; Brizzi 2001.
L’inizio del iii secolo a.C. vede l’affermarsi parlano diffusamente le fonti letterarie ro- ricorre ad alcuno strumento bellico o a
della potenza di Roma in Italia settentrio- mane e in particolare lo storico Tito Livio forme di coercizione. Ma per comprendere
nale. Da allora tutto il territorio situato (10, 2, 9), che racconta come i Patavini, nel appieno che cosa sia stato per i Veneti l’in-
a nord dei corsi dell’Arno e dell’Esino va iv secolo a.C., fossero semper in armis – gresso nell’orbita romana è necessario vol-
incontro a un progressivo assoggettamento sempre pronti alla difesa – proprio a causa gere lo sguardo un po’ indietro nel tempo.
al dominio romano, in un processo dalle della vicinanza dei Galli, evidenziando una I rapporti tra i Veneti e i Romani risalgo-
molteplici sfaccettature che, se da un lato situazione paradigmatica, in realtà estendi- no infatti a tempi antichi e da sempre si
si traduce in un vero e proprio controllo bile a tutto il Veneto antico. sono sviluppati all’insegna dell’alleanza,
politico dei territori via via conquistati, Ma si tratta di una situazione destinata a come ripetutamente testimoniano le fonti
dall’altro comporta forme di omologazio- mutare nei secoli successivi. L’archeolo- letterarie. Di un aiuto – vero o presunto –
ne culturale che si declinano con modalità gia documenta infatti come, al di là dei prestato dai Veneti ai Romani narra infatti
diverse a seconda delle aree coinvolte. momenti di tensione rievocati dalle fonti, Polibio (2, 18, 31) in riferimento alla nota
Molto articolata è, infatti, la realtà etnica i contatti tra Veneti e Celti si siano svilup- invasione di Roma da parte dei Galli (Se-
con cui i Romani si devono confrontare pati su piani diversi, da un lato all’insegna noni) guidati da Brenno. L’episodio risale
nel momento in cui, nel decennio com- degli scambi commerciali, dall’altro dell’o- al 390 a.C.: in quell’occasione l’intervento
preso tra il 290 e il 280 a.C., iniziano ad smosi culturale, come dimostrano la pre- dei Veneti sarebbe stato fondamentale
affacciarsi sulle pianure settentrionali della senza stabile di gruppi celtici in più punti per indurre i Galli a ritirarsi dall’Urbe.
penisola. Nel versante centro-orientale, del territorio veneto – con conseguenti Anche se falsa, la notizia è fondamentale
su cui vogliamo ora focalizzare l’atten- forme di commistione etnica – e il dif- perché dettata dalla tradizione – destinata
zione, erano ormai saldamente stanziate fondersi, nella vita quotidiana così come ad avere significativi sviluppi proprio nel
le numerose tribù celtiche che, discese in nella ritualità funeraria, di un insieme di momento in cui il Veneto si “romanizza” –
modo graduale dalle regioni transalpine a aspetti riconducibili alla cultura celtica che della comunanza di sangue, e quindi della
partire dal vi secolo a.C., nel corso del iv gli studiosi hanno definito “gusto celtiz- consonanza di interessi, tra Veneti e Ro-
avevano intrapreso massicce migrazioni, zante”. Non è quindi un caso che Polibio mani, rafforzata dalla comune ostilità nei
occupando vasti territori. A partire dal iii – primo storiografo che ci descriva l’Italia confronti dei Galli. È poi ancora Polibio
secolo, dunque, lo scenario etnico dell’Ita- padana -–sottolinei come i Veneti del ii (2, 24, 71) a riferire come nel secolo suc-
lia nordorientale vedeva i Boi e i Lingoni secolo a.C. fossero poco diversi dai Celti cessivo, nel 225 a.C., al tempo dell’ultima
stabiliti tra il delta padano e gli Appen- per abitudini e costumi, pur differendone incursione dei Celti contro Roma, i Veneti
nini, gli Insubri e i Cenomani a nord del in modo radicale nella lingua (2, 17, 5-6). fossero nuovamente schierati a fianco di
Po, questi ultimi a stretto contatto con il Alla luce di tutto questo ben si comprende Roma, cui avrebbero fornito, unitamente
mondo dei Veneti. perché il mondo romano, rapportandosi ai Cenomani, il non trascurabile contin-
La discesa delle tribù galliche non era stata all’ampio territorio situato a nord della gente di 20.000 uomini. Di un nuovo af-
priva di ripercussioni sul popolamento fascia appenninica, lo abbia denomina- fiancamento dei Veneti ai Romani è testi-
dei territori coinvolti. La pressione celtica to Gallia Cisalpina. A questa compagine mone infine Silio Italico (8, 602-604) che,
aveva infatti avviato, nel caso dei Veneti, territoriale apparteneva anche quel Vene- in pomposi quanto storicamente imprecisi
un sostanziale ridimensionamento del ter- torum angulus che, sebbene già avviato a versi poetici, racconta come, in occasione
ritorio da loro occupato e aveva innescato una serie di cambiamenti e ospitando al della seconda guerra punica, i Veneti – e
una progressiva perdita di quell’omoge- suo interno comunità celto-cenomani, era i Patavini in particolare – fossero scesi in
neità culturale che ne aveva caratterizzato ancora sostanzialmente “veneto” quando, campo con Roma contro Annibale. Secon-
lo sviluppo fin dalle origini. La contiguità nel ii secolo a.C., i Romani ne iniziano do la tradizione, dunque, i Veneti avreb-
territoriale e le esigenze espansionistiche la conquista. Una conquista che, pur arri- bero aiutato i Romani in due momenti
dei gruppi celtici avevano creato, infatti, vando in breve tempo a un risultato com- drammatici della loro storia: tradizione
una situazione di belligeranza più o meno piuto, ovvero alla completa trasformazione che, per quanto corredata da dati non
latente con l’intero mondo veneto: ne del mondo veneto in realtà romana, non sempre attendibili sul piano storico, deno-