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e dei veneti
le cinquanta città...»
la sacralità del confine: i segni
camilla sainati

I dati archeologici raccolti nell’ultimo tren- tipologia dei segnacoli è varia, sottendendo di metri: se non si tratta del vero e proprio dal rituale che ne ha accompagnato l’infis- dei riti lascia aperto il problema degli attori tissimi ritrovamenti di due stele anepigrafi
tennio, soprattutto in centri come Este, quasi una sorta di gerarchia degli stessi e confine settentrionale della città, si dovrebbe sione, ma permettono anche di rileggere e del significato di questo limite, privato, afferenti le necropoli sudorientali, una delle
Padova, Oderzo, hanno ormai accertato quindi della loro funzione/valenza. La carat- comunque riferire a una forte linea di discon- in qualche modo altre evidenze prossimali, come sembrerebbe suggerire la stipe con i quali consacrata da un rituale di libagione e
come nel corso del vi secolo a.C. lo svi- teristica fondamentale è quella dell’elemento tinuità all’interno dell’abitato. di per sé non direttamente relazionate a bronzi, oppure rionale, se non pubblico, di offerte animali, rafforza l’ipotesi dell’uso
luppo formativo delle città venete possa infisso, solitamente verticale; può trattarsi Non lontana è inoltre la collocazione di un indicatori di confinazione. Si tratta della l’aspetto forte è senz’altro nella necessità di di una delimitazione delle aree sepolcrali
essere considerato pienamente compiuto. di pali in legno o in materiale lapideo ciottolone in porfido con l’iscrizione «te»; di paletta in bronzo con iscrizione retica [cat. doverne ribadire nel tempo, con atti rituali, tramite l’infissione di cippi e stele in tra-
In particolare a Padova emerge come questo (cippi o stele), meglio ancora, in quanto per sé si tratta di un manufatto tipicamente 10.5.9], associata, secondo gli appunti di l’importanza e la sacralità. D’altra parte, la chite. Ancora più marcata tra i due centri
processo, iniziato al passaggio tra ix e viii caratterizzati da una maggiore immobilità patavino solitamente collegato con la sfera scavo ottocenteschi, «ad un masso oblungo pratica della re-infissione e/o re-consacra- veneti è la differenza di segno confinario
secolo, sia avvenuto con una chiara pro- e minore deperibilità. Il messaggio poteva funeraria, anche se un utilizzo come segno di trachite […] a tronco di piramide» e «un zione dei segnacoli, in concomitanza con tra campagna strutturata e agro, dove alle
gettazione ab origine per quanto riguarda essere rafforzato dalla presenza di un’iscrizio- di confinazione potrebbe essere suggerito secondo a sfera schiacciata», a cui vanno la riorganizzazione del quartiere afferente, stipi patavine con bronzetti e/o ceramiche
l’estensione dell’abitato, in parte probabil- ne, ancora più se recante l’indicazione della da analoghi elementi dal centro di Padova aggiunti alcuni frammenti di coppe su stelo è attestata proprio nel centro di Padova, dal da libagioni si contrappone il “sistema” dei
mente agevolato e/o condizionato da quei comunità e/o della magistratura. che riportano il termine aklon-segnacolo rinvenuti a poca distanza. La paletta in cippo decussato rideposto all’incrocio tra santuari atestini dal fortissimo valore simbo-
confini naturali rappresentati dai percorsi La testimonianza archeologica dei cippi pata- [cat. 4.3.1]. In questo caso, l’interpretazione bronzo rimanda al servizio da fuoco delle strada e fossato, al momento di una risiste- lico che circondano la città, proteggendola,
fluviali. vini è, per quello che riguarda lo stato attuale dell’iscrizione «te» come te, abbreviazione di stipi votive patavine, l’elemento in trachite mazione delle strutture prossimali. attraverso il controllo di guadi e accessi.
Segnacoli confinari di recente e recentissi- delle conoscenze, particolarmente ricca, in teuta, lo avvicina ai due cippetti di Oderzo a forma tronco piramidale va con ogni La pianificazione e l’organizzazione degli Nella disomogeneità e frammentarietà dei
ma scoperta, insieme alla rilettura di quelli confronto con gli altri centri veneti: dal di i secolo a.C., che segnano, insieme a un probabilità interpretato come cippo e, per spazi riguardava anche le aree necropolari e, dati archeologici a disposizione, peraltro
già noti, hanno ora permesso di cogliere margine occidentale della città, in prossimità terzo anepigrafe, il confine meridionale tra analogia con quello in porfido, il secondo uscendo dalla città, la definizione del confine ulteriormente arricchiti in questi ultimi
alcuni spiragli di luce su un aspetto anco- del fiume e della possibile direttrice viaria città (necropoli comprese) e prima campa- elemento potrebbe appartenere alla classe tra la campagna strutturata necessaria alla anni da significativi rinvenimenti, emerge
ra poco visibile archeologicamente, come verso Vicenza, proviene il noto cippo iscritto gna [cat. 3.1.3]. Il confronto risulta partico- dei ciottoloni-segnacoli. Se si tiene conto sussistenza della città stessa ed il territorio, con una certa forza la precoce progettua-
quello del sistema giuridico-amministrativo in trachite [cat. 8.1], con riferimento a un larmente significativo di un linguaggio e di che le coppe su stelo sono una forma cera- fino al confine intercittadino. In questo caso lità nell’organizzazione degli spazi urbani,
che sottende la formazione della città nell’e- bosco sacro e con tre parole chiave: confine un sistema ideologico diffuso e consolidato, mica fortemente legata a rituali religiosi e ci si trova di fronte a una sorta di paradosso gerarchicamente definiti da “segni” diver-
spressione di uno dei suoi compiti princi- (termon = termine), comunità (teuters = azione non solo a Padova, ma evidentemente, in funerari, si ripropone anche in questo con- patavino: i segnali infatti appaiono più sfu- sificati ed in certi casi anche ambigui. La
pali, quello appunto della definizione dello collettiva, pubblica) e magistratura (-edios). attesa di altre conferme, nel Veneto prero- testo l’associazione termine confinario - atto mati ma con aspetti maggiormente conno- protezione da parte dell’egida divina viene
spazio urbano e dei limiti territoriali. L’iscrizione rende quindi visibile ciò che i mano. Se le iscrizioni dei tre cippi patavini, rituale a sancire il limite meridionale tra città tati da rituali sacro-religiosi. È il caso delle invocata attraverso cerimonie sacrificali of-
Padova, chiusa per buona parte dall’ansa e dati archeologici permettono solo di intuire riportando congiuntamente i concetti di ter- e campagna, e non a caso la simbologia delle stipi con bronzetti e/o fittili miniaturistici da ficiate da magistrature rappresentanti la
controansa del Meduacus, rappresenta, per e/o ricostruire: l’organizzazione della città, in mine (limite/confine) e comunità, esprimo- derrate alimentari sembra celebrare proprio libagione che sembrano collocarsi in coinci- comunità, siano esse politiche e/o religiose.
quantità e qualità dei dati, un buon punto questo caso la definizione del limite confina- no l’idea (ideologia?) che la definizione del le attività agricole. denza con i limiti delle necropoli, come la Ancora più significativo è il riconoscere
di partenza: fin dall’viii secolo a.C. emerge rio, avviene attraverso un atto pubblico da confine rappresenta un’espressione collettiva Sull’apice settentrionale dell’ansa, all’inter- stipe San Daniele, ai margini della necropoli (anche) in questo sistema di delimitazione
archeologicamente lo sforzo collettivo per parte di magistrature (pubbliche). L’esistenza sancita sul terreno attraverso le proprie ma- no di un quartiere artigianale, tra la fine del meridionale e i due bronzetti di via Loredan confinaria la vicinanza ideale del Vene-
la protezione del limite nord occidentale di un collegio di tre magistrati a Padova è gistrature, la stele di Vicenza [cat. 8.1] con la v secolo a.C. e la fine di quello successivo, si al margine delle necropoli settentrionali. An- to preromano alla sfera culturale etrusco-
dell’argine fluviale, con la realizzazione di d’altronde confermata anche nell’iscrizione dedica agli dei terminali (termonios deivos) assiste allo svolgimento di tre azioni rituali, cora da chiarire è la definizione dei confini italica, dove la città si fonda e si sviluppa
una palizzata lignea ed una massicciata in di un secondo cippo – noto come PA 13 – introduce nella dialettica confine-comunità diverse tra loro, praticamente nello stesso tra l’ambito cittadino e la campagna arata attorno all’infissione di cippi parlanti e i
trachite. L’impegno della comunità per rinvenuto anch’esso dislocato poco lontano un terzo elemento, affatto secondario, quel- punto. La sepoltura di una stipe domesti- o strutturata, per i quali è stata richiamata confini vengono tutelati dal dio Terminus.
la difesa dei propri spazi viene nel tempo dal precedente, oltre l’ansa fluviale. Altri lo dell’esistenza di divinità preposte alla ca con fittili e modellini miniaturistici in la diffusione dei bronzetti, tradizionalmente
ribadito con manutenzioni continue, fino due cippi iscritti di recentissima scoperta, protezione del confine e quindi alla sua bronzo di utensili da focolare precede una ritenuti sporadici. La loro particolare distri- nota bibliografica
alla realizzazione, in piena romanità, di una provenienti dalla controansa orientale della sacralità: comunità - confine - sacralità. sistemazione funzionale ad ampliare il pia- buzione lungo una fascia attorno alla città, Balista, Ruta Serafini 1993; Balista, Ruta
vera e propria cinta muraria. città [cat. 3.1.1], riportano lo stesso testo che Padova ancora una volta offre alcune signi- no di calpestio verso nord. Successivamente nel raggio di 600-800 metri, suggerisce l’e- Serafini 1999; Balista, Gambacurta, Ruta
Se lo sforzo collettivo per la definizione e la conferma la prassi dell’azione pubblica (ter- ficative evidenze archeologiche, soprattutto si verifica l’infissione di un cippo anepigra- sistenza di un possibile “sistema”, una ideale Serafini 2002; Este preromana 2002; Di
difesa del bene comune è quindi attestato mon) a sancisce la definizione di un limite in relazione al confine meridionale. I due fe, leggermente dislocato così da non intac- cerniera a protezione dell’ager patavino. Filippo Balestrazzi 2004; La città invisibile
archeologicamente fin dalle origini dell’abi- confinario (termon). Accanto al problema cippi anepigrafi in pietra (trachite e calcare) care il deposito precedente, e infine, verso la Simmetrica è la situazione documentaria 2005, schede n. 51, pp. 94-95; nn. 23-24,
tato, bisogna invece aspettare il v secolo a.C. linguistico circa la natura degli attori (mediai) entrambi associati a frammenti di grandi fine del iv secolo a.C., un terzo rito prevede di Este dove, allo stato attuale della ricerca, p. 126; nn. 33-34, p. 128; n. 60, pp. 99-102;
perché emergano le evidenze archeologiche che presiedono all’infissione, resta ancora non contenitori per derrate alimentari (doli e la deposizione di una coppa in ceramica sono lacunosi i dati cittadini, mentre i se- Gamba, Gambacurta, Ruta Serafini, Balista
degli atti giuridico-amministrativi che rego- chiarissima la tipologia del limite marcato dai olle) e ossa animali non solo rappresentano semidepurata, di un rocchetto e probabil- gni confinari suburbani attestati presentano 2005; Gamba, Gambacurta, Ruta Serafini
lano la definizione dei confini cittadini. La due segnacoli distanti tra loro poche decine degli indicatori di confine diretti, rafforzati mente di offerte deperibili. Se la diversità senz’altro una valenza più forte. I recen- 2008, p. 57, 59; Sainati 2009.

le cinquanta città   le cinquanta città


abitare in città
veronica groppo

Gli insediamenti di pianura sono organiz- gli scarichi domestici o produttivi vengono soprattutto dal vi secolo a.C., attraverso
zati, sin dalla loro formazione, in più nu- riversati nelle aree esterne alle abitazioni o una maggiore articolazione interna, in
clei di abitazioni posti sulle zone rilevate, all’interno dei fossati prossimali. cui i vani assumono diverse funzioni o
sicuramente coordinati tra loro, con aree Le modalità costruttive delle strutture destinazioni (Padova, Oderzo). Spesso le
scoperte intermedie adibite a diverse fun- prevedono un ampio utilizzo dei materiali case sono dotate di tettoie esterne in
zioni (recinti per animali, orti, attività ar- maggiormente disponibili in loco, come prossimità degli accessi. All’interno, il
tigianali). Nei centri di dimensione urbana il legno e gli impasti terrosi: le murature riscaldamento degli ambienti e la cottura
si attesta una precisa pianificazione degli portanti vengono erette tramite un’arma- dei cibi avveniva tramite i focolari: questi
spazi in veri e propri quartieri residenziali, tura di pali lignei verticali con graticci vengono posizionati quasi sempre nel vano
all’interno dei quali le abitazioni sono di canne e paletti, riempita di materiale maggiore, sia in prossimità delle murature,
disposte in modo adiacente e simmetrico, terroso (argilla, limo o impasti di limo e sia più frequentemente al centro, e veniva-
divise da viottoli e strade; queste seguono cenere) o tramite mattoncini realizzati in no dotati di vespai in ciottoli con funzione
orientamenti regolari, riconducibili all’e- argilla cruda o in limo scottato. Per le fon- refrattaria, o in frammenti ceramici, o in
sistenza di un’autorità politica in grado dazioni vengono utilizzate diverse tecniche concotti. L’arredo interno era costituito
di coordinare e promuovere le opere di costruttive, in base alla disponibilità della essenzialmente in legno e in fibre intrec-
interesse collettivo. La viabilità interna è materia prima: molto frequenti le canalette ciate (piani di lavoro, panche, mensole,
caratterizzata da una gerarchia degli assi, rettilinee all’interno delle quali vengono ceste). Alcuni spazi della casa sono riser-
cui si accompagnano impianti di deflus- alloggiati i pali verticali del telaio di so- vati alla conservazione e al deposito delle
so e scolo delle acque: da veri e propri stegno, o travi incassate in orizzontale, derrate alimentari, sia all’interno di grandi
fossati con funzione di drenaggio e di ma anche sistemazioni di ciottoli fluviali contenitori fittili (dolii, vasi silos), sia
delimitazione degli isolati abitativi, a più o di blocchi litici; i pali all’interno delle attraverso vasche, coperte e rivestite per lo
piccole canalette di sgrondo, sia interrate canalette strutturali sono spesso costipati più in legno, interrate o seminterrate, vere
sia all’aperto. con semplici riporti terrosi, o con impasti e proprie dispense-magazzino domestiche
La pianificazione prevede la distin- di limo rosaceo a blocchi. Le murature (Oderzo, Padova, Verona, Adria).
zione tra zone residenziali e zone così costituite vengono intonacate con Il panorama delle tipologie delle stoviglie
artigianali/“industriali”, queste ultime di- spalmature di limo impastato con mate- e dei contenitori ceramici appare molto
slocate preferenzialmente in prossimità dei riale vegetale, talvolta anche decorate. I vario per quanto riguarda forme e fun-
corsi d’acqua. Gli abitati difatti dovevano tetti sono displuviati, il colmo è costituito zioni, dimensioni, materiale utilizzato e
essere autonomi dal punto di vista del so- da travi e la copertura probabilmente da motivi decorativi. I contenitori di mag-
stentamento e dell’artigianato: spazi aperti spessi strati di paglia e ramaglie, pressati e giori dimensioni vengono sfruttati per
destinati all’agricoltura e all’allevamento legati. I pavimenti vengono realizzati tra- la conservazione e lo storaggio di cibi
dovevano trovarsi immediatamente all’e- mite stesure di argilla battuta, o attraverso e derrate, possono venire parzialmente
sterno, mentre all’interno si svolgevano le l’abbattimento e lo spianamento delle interrati o semplicemente poggiare sul
varie attività artigianali, dalla produzione pareti delle fasi precedenti. Le capanne, pavimento: i vasi silos vengono realizzati
ceramica a quella metallurgica, alla lavora- insomma, per tecniche costruttive e per soprattutto in materiale concotto, men-
zione del corno e dell’osso. In alcuni casi materiali impiegati dovevano avere strette tre dolii e scodelloni-dolio si ritrovano
all’interno delle stesse abitazioni esistevano analogie con i casoni veneti, ancora visibili esclusivamente in ceramica d’impasto [cat.
spazi dedicati alle attività produttive, tanto nelle nostre campagne fino all’inoltrato 3.3.1-2]. Recipienti piuttosto rari nei con-
da rimandare alla definizione di “case- Novecento. testi abitativi sono i biconici e i situliformi
laboratorio” (Altino, Padova, Este), che re- Le planimetrie delle case sono generica- [cat. 3.2.6-7], maggiormente utilizzati in
stituiscono focolari, vasche o infrastrutture mente rettangolari o quadrangolari: le ambito funerario, spesso con funzione di
utili alla realizzazione di veri e propri cicli grandi abitazioni rettangolari indivise o al ossuario. Olle e scodelloni [cat. 3.2.3-5]
produttivi, effettuati sia all’interno, sia in massimo bipartite della prima età del ferro possono essere usati sia come recipienti
specifiche aree esterne adiacenti. I rifiuti e (Oderzo, Treviso) si evolvono, a partire da dispensa, sia sulle braci per la cottura

le cinquanta città   le cinquanta città


del cibo, in associazione ai coperchi o alle ne del Veneto orientale, proiettato verso in argilla grigia: a partire dal iv secolo a.C. allungata formati da un lamina di bronzo
coppe-coperchio [cat. 3.2.10-11]: d’altron- l’area friulana e quella alpina orientale, ma infatti questa nuova classe ceramica svilup- decorata, avvolta spesso su un’anima di
de gli impasti grossolani, ricchi di inclusi e saldamente collegato con il central place pa un’ampia gamma di forme diventando legno. All’attività della tessitura in ambito
perciò refrattari, ben si prestano all’utilizzo di Padova, mentre il Veneto centrale e una delle principali produzioni fittili, per- domestico va ricondotta la presenza del
sul fuoco, che viene attestato spesso attra- occidentale sembra maggiormente per- durando fino all’età romana. telaio verticale, appoggiato alle pareti,
verso l’annerimento delle superfici o con vaso dall’influsso del mondo etrusco ed All’interno della casa, la preparazione del ipotizzata attraverso incassi allineati posti
la presenza di incrostazioni carbonizzate etrusco-padano. cibo e la macinazione dei cereali sono testi- in prossimità dei muri, e dall’associazione
all’interno. Molto più rari vasi tripodi, Vario e vivace appare lo sviluppo dei mo- moniate dal rinvenimento di pestelli e ma- di indicatori come i pesi da telaio.
tipici soprattutto dell’alto vicentino, ma tivi decorativi: tra quelli più antichi, che cine in pietra, anche infisse nel pavimento Alla sfera ludico-infantile vanno forse ri-
noti anche a Oderzo, Altino e Padova. trovano continuità dal bronzo finale alla (Padova, palazzo Zabarella). Le analisi dei collegati piccoli oggetti come pedine in
Utilizzati esclusivamente sul focolare sono prima età del ferro, vi è la decorazione a macroresti sui sedimenti di abitato rivela- pietra o in terracotta, spesso ricavate ri-
invece i fornelli, posti sulle braci per cuo- pettine o a fasci di solcature; nel primo no che la dieta era costituita da svariati tipi tagliando piccole porzioni di pareti di
cere e scaldare i cibi. Il servizio da mensa è ferro spiccano inoltre le impressioni a di cereali (con i quali si facevano pane e recipienti non più in uso, palline fittili
costituito da vasellame fine, spesso decora- cordicella [catt. 3.2.2, 3.2.6, 3.2.15], sia focacce), legumi e frutti, mentre per quan- anche decorate, ruote in terracotta origina-
to, come tazze e tazzine, bicchieri, coppe e in motivi semplici fino ai più complessi to riguarda lo sfruttamento delle risorse riamente pertinenti a modellini di carretti.
scodelle [catt. 3.2.14-23]; le ollette vengono motivi metopali, spesso riempiti con pasta animali i dati archeozoologici denunciano Una particolare ritualità privata sembra
usate per contenere liquidi o solidi in bianca. A partire dalla metà dell’viii secolo la macellazione di bovini, suini, capriovini contraddistinguere le abitazioni di Padova
modeste quantità [catt. 3.2.8-9]. Tra gli a.C. compaiono le borchiette bronzee ap- e cervi, nonché la presenza di numerose e di Vicenza, all’interno delle quali ricorro-
accessori del focolare si ritrovano gli alari, plicate [catt. 3.2.7, 3.2.12], a costituire vari altre specie animali in percentuale minore; no depositi votivi interrati al di sotto delle
sia inornati che decorati, con apofisi o con temi; la tecnica dello stralucido è attestata si consumano inoltre pesci e molluschi, e pavimentazioni [cfr. cat. 4.2], spesso in
protomi zoomorfe anche molto raffinate, dagli inizi del vii secolo a.C. [catt. 3.2.8, senz’altro anche il latte e i suoi derivati. corrispondenza delle soglie o dei focolari,
funzionali a sostenere gli spiedi [catt. 3.2.14, 3.2.17, 3.2.20], ma si evolverà in Attività domestiche riservate alla donna in occasione di ricostruzioni o ristruttura-
3.2.25-27]. Collegati alla sfera domestica e fogge molto diverse nel corso del vi secolo, sono la filatura e la tessitura [cat. 3.3.3]: la zioni edilizie.
a quella produttiva sono gli anelloni fittili, con fasce radiali, graticci, zig-zag, tremoli. prima prevede la trasformazione della fibra
impiegati sia sopra il focolare come soste- Nel vi secolo a.C. esplode la moda delle grezza in filo, che avviene tramite specifici nota bibliografica
gno dei contenitori, sia in connessione ad ceramiche dipinte a fasce rosse e nere, so- attrezzi (conocchie, fusi, fusaiole), mentre Malnati 1999; Ruta Serafini, Balista 1999;
attività tessili, come pesi da telaio. Un tipo prattutto a Este [cat. 3.2.16], e compare la il prodotto finito veniva avvolto sui roc- Balista, Gambacurta, Ruta Serafini 2002;
particolare di arredo domestico è infine il decorazione a stampiglia, con vari motivi chetti. Le fusaiole, per lo più in impasto, Gamba, Gambacurta, Ruta Serafini, Ba-
vassoio a cuppelle [cat. 3.2.24], noto nelle geometrici, cerchielli concentrici in primis, sono realizzate più raramente in pasta vi- lista 2005; Gamba, Gambacurta, Sainati
due varietà con cuppelle ricavate sul fondo fino all’introduzione di figurine umane e trea o in piombo; di forme diverse (tronco- 2005.
o rilevate, interpretato come lucerna a fuo- zoomorfe [cat. 3.2.28]. coniche, biconiche, a vaso, sub-sferiche),
co libero ma forse anche bruciaprofumi. Tra la fine del vi e gli inizi del v secolo a.C. vengono decorate con impressioni o inci-
La produzione ceramica è soggetta nel si attestano le prime importazioni dall’E- sioni di varo tipo, con borchiette bronzee
corso del i millennio a.C. a una continua truria Padana di una particolare produzio- o costolature. I rocchetti, costituiti in
evoluzione delle forme e delle soluzio- ne fittile di uso domestico, caratterizzata terracotta o in legno, vengono anch’essi
ni decorative: se da una parte esiste un da un impasto depurato e da decorazioni spesso variamente decorati. Conocchie e
linguaggio comune che contraddistingue lineari o a tremolo in vernice rossa o fusi invece sono di norma realizzati in
generalmente la facies veneta rispetto alle bruna [catt. 3.2.9, 3.2.11, 3.2.18-19]: questa legno, quindi difficilmente ci pervengono:
culture contermini, dall’altra i centri mag- viene presto localmente riprodotta nel fortunatamente esemplari più pregiati in
giori sembrano sviluppare caratteristiche corso del v secolo e fino al ii secolo a.C., bronzo, anche decorati con materiale pre-
proprie, generate da diversi fattori socio- rielaborando in modo autonomo i modelli zioso, si rinvengono talvolta nelle sepoltu-
culturali come gli influssi esterni, le mode, originali, e recuperando forme tipiche re femminili. Pressoché esclusivamente da
i contatti commerciali, il gusto. Appare della produzione veneta. Molte forme di ricchi corredi femminili provengono inve-
senz’altro chiara una specifica connotazio- tale produzione vengono riprodotte anche ce i cosiddetti “scettri”, di forma cilindrica

le cinquanta città   le cinquanta città


la sacralità del confine: in altre realtà culturali dell’Italia antica, 3.1.3
i segni se non in collegi di natura sacerdotale. In Cippo iscritto
alternativa, mediai potrebbe essere un dati- Oderzo, Treviso, Piazza Vittorio
3.1.1 vo/locativo singolare, forse in accordo o in Emanuele ii, ex cortile Aliprandi, 1982
a. Cippo parallelepipedo parallelismo con e-vortei: ma ciò comporta calcare, incisione; h 26, largh. 14, prof. 9
Padova, via Cesare Battisti, che il soggetto non sia esplicitato. Quanto
palazzo Dondi Dall’Orologio, 2006 al contenuto, sia mediai sia e-vortei sono Cippo di calcare piramidale a base quadra-
trachite; h 78, lungh. 28, largh. 29 passibili di etimologia, ma con esiti tal- ta. L’iscrizione si ripete su tre delle quattro
Ogni faccia porta una riga di scrittura, mente ampi da risultare fin troppo gene- facce. Verso destrorso. Sulla sommità supe-
disposta verticalmente. Verso sinistrorso. rici, se non ancorati a una più circoscritta riore del cippo è inciso un segno a croce:
metiia.i. / θe.r.mo.n. / θe.u.θe.r.s. / [-]-. realtà contestuale. «te». Escluso un valore autonomo di te, il
vo.r.θe.i. La definizione dello spazio di riferimento venetico offre due possibilità per sciogliere
mediai termon teuters [-]-vortei dei cippi resta pertanto da determinare. tale sigla; una è l’abbreviazione della parola
SBAVeneto, Padova, ig 361173 iii secolo a.C. te(rmon), che in venetico indica il cippo
Inediti. confinario (cfr. termon in 3.1.1); oppure
b. Cippo parallelepipedo am l’abbreviazione di una forma dalla base
A. Padova, via San Biagio 35, 2007 teut- che, rimandando a teuta “comunità”,
trachite; h 47, lungh. 29, largh. 29 segnala la valenza “pubblica” del cippo di
Lacunoso della parte superiore. 3.1.2 confine. L’ipotesi di un derivato da teuta
Ogni faccia porta una riga Stele anepigrafe appare preferibile a termon, sia perché
di scrittura, disposta verticalmente. Este, Padova, via C. Battisti, Immobiliare qui un termon mancherebbe di ulteriori
Verso sinistrorso. Vittoria, 1994 specificazioni (confine rispetto a cosa?),
metii[ / θe.r.mo.n. / θe.u.θe-[ / ]e.[medi[ trachite, scalpellatura, levigatura; sia perché la teuta entra comunque negli
]termon teuter[s] e[ ] h max 110; largh. max 80 aspetti di delimitazione del territorio (si
SBAVeneto, Padova, ig 361174 veda il verbo teuters “posero pubblicamen-
La stele, priva di iscrizioni, è composta da te”, sempre in 3.1.1); vi sono confronti in
Le iscrizioni sui due cippi, pur differen- quattro elementi: uno, posto orizzontal- ambiti extravenetici, ad esempio nell’um- [3.1.3]
ziandosi per modalità grafiche e incisorie mente, funge da base agli altri tre, verticali; bro, ove cippi confinari portano la dicitura
che le riportano a mani diverse, sembrano quello centrale, di forma quadrangolare, è toce (<*toutike) stahu “sto pubblicamente”;
presentare lo stesso testo. La successione affiancato da due “pilastrini” laterali. anche nel nostro caso possiamo supporre
B. delle facce, non determinabile su base Rinvenuta nel corso di lavori edilizi nell’a- una forma con significato avverbiale, un
grafica, è qui proposta secondo una tra rea sudorientale dell’antico centro di Este, valore del tipo “(posto) pubblicamente”.
le possibili disposizioni. Il confronto tra la stele avrebbe avuto la funzione di deli- inizi del i secolo a.C.
le due iscrizioni porta alla restituzione: mitare la necropoli meridionale. In base Museo Archeologico “E. Bellis”, Oderzo,
«*metiia.i. / θe.r.mo.n. / θe.u.θe.r.s. /e[-]. alle evidenze di scavi ottocenteschi e recen- Treviso, ig 256827
vo.r.θe.i. mediai termon teuters e-vortei». ti, infatti, a Este i confini delle necropoli bibliografia: Marinetti 1988.
Il contenuto del testo è analogo a quello dovevano essere marcati da gruppi di cippi am
del cippo Pa 14 [cat. 8.2]; il senso gene- o di stele, prospicienti il corso dell’Adige e
rale è la collocazione pubblica (verbo teu- in corrispondenza di tracciati stradali.
ters “posero pubblicamente”) di un cippo Per il contesto di rinvenimento, vi-v se- la ceramica: forme e funzioni
confinario (termon), ma l’interpretazione colo a.C.
puntuale delle forme presenta problemi, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, 3.2.1
a partire dall’identificazione del soggetto mna 57484 Deposito di ceramica
dell’azione. Una prima possibilità è un bibliografia: Gamba, Gambacurta, Ruta Oderzo, Treviso, area dell’ex stadio,
soggetto plurale femminile mediai, paral- Serafini 2008. 2001-2003
lelo al maschile [-]edios di Pa 14; un -ai di cp
[3.1.2] plurale femminile di tema in -a non sareb- In un quartiere nord orientale di Oderzo,
be la forma attesa, ma non è impossibile. occupato dal ix secolo a.C. fino al medio-
Tuttavia, restituire la medesima struttura evo, è emerso un eccezionale deposito di
sintattica di Pa 14 e la conseguente inter- ceramica, indagato solo in parte, formatosi
pretazione porrebbe il problema dell’esi- a partire dalla metà dell’viii secolo a.C., in
stenza di un collegio di donne in funzione prossimità di strutture abitative/produt-
pubblica, per cui non si trovano confronti tive. Una grande fossa rivestita in legno

le cinquanta città   le cinquanta città


viene riempita progressivamente soltanto 3.2.2
con vasi in ceramica, sia frammentati che Boccale
interi. Intorno alla seconda metà del vii Montagnana, Padova, Borgo San Zeno,
secolo a.C. la fossa viene ampliata e conti- Fondo Cioetto, abitato, 1976
nua ad accogliere scarichi di ceramica, fino ceramica, impasto, modellazione a mano;
a costituire un ammasso alto 1,40 metri per h 13,3, ø bocca 12,4
un volume complessivo di 50 metri cubi,
corrispondenti a più di 280.000 unità, solo Grande boccale con orlo svasato, breve gola,
per la porzione indagata. corpo ovoidale con fondo piano, ansa a na-
Incerta la funzione del complesso, con stro verticale impostata sull’orlo e sulla spalla.
rare tracce d’uso riconoscibili, solo in Fasce di diversa altezza, rese con la tecnica
pochi casi riconducibili a deformazione della cordicella impressa, racchiudono motivi
da cottura; da segnalare 21 frammenti a denti di lupo campiti da tratti obliqui e
di importazione daunia. La specificità si decorano la spalla, il fondo e l’ansa del vaso.
conferma nella seriazione delle forme, con Si tratta di un recipiente da mensa usato ve-
un’alta percentuale di scodelle e coperchi, rosimilmente per contenere e servire alimenti
a cui si aggiungono, in seconda fase, le liquidi. L’esemplare proviene da un contesto
tazze, in contrapposizione con lo scarso d’abitato ed è databile al x-ix secolo a.C.
numero di olle. Tali forme e la presenza [3.2.1] Museo Nazionale Atestino, Este, Padova
dei fornelli, unico elemento non vasco- mna 60790
lare, rimandano a diverse fasi della sfera bibliografia: De Min, Bietti Sestieri 1979,
dell’alimentazione: lo storaggio (doli) – la fig. 1, n.7.
preparazione\conservazione dei cibi (olle) ebc
e delle bevande (biconici per le fasi più
antiche, situliformi per le più recenti) – la
cottura (olle e fornelli, in rapporto 1:1) – la 3.2.3
presentazione e il consumo dei cibi (sco- [3.2.2] Scodelloni
delle e coperchi, in rapporto 1:1) e delle Este, Padova, località Morlungo,
bevande (tazze e tazzine). È ipotizzabile collezione Nazari, sparsi, 1879-1884;
che i vasi, dopo i banchetti, venissero get- Megliadino San Fidenzio, Padova,
tati nella fossa e lì conservati. Banchetto località Spin, abitato, 1977
– raccolta\deposizione – iterazione sono impasto, superfici lisciate; h 12,5, ø 15,2;
categorie che rimandano alla sfera rituale. h 18,5, ø 24,5
La prossimità con il quartiere artigianale
può far pensare a convivi periodici che do- Gli scodelloni venivano utilizzati prevalen-
vevano scandire vita e attività della corpo- [3.2.1] temente per contenere e conservare cibi e
razione degli artigiani. In questo senso si derrate, o per cuocere e in tal caso presen-
spiegherebbe anche il dono del vasellame tano superfici interne annerite. Talvolta essi
daunio, analogo all’offerta di ceramiche venivano utilizzati anche in contesti fune-
di importazione nei depositi votivi veneti. rari. Si presentano generalmente con un
viii-vi secolo a.C. profilo troncoconico, lievemente arcuato o
Museo Archeologico “Eno Bellis”, aperto, e una larga imboccatura; il labbro è
Oderzo, Treviso, ig 301749, 301762, diritto o leggermente rientrante negli esem-
301778, 301803, 301827, 301964, 302022, plari più antichi, ispessito e arrotondato in
302042, 302045, 302223, 305303, 305329, quelli più tardi. Frequente è l’applicazione
305393, 305404, 305458, 305646 sotto il labbro, a fini decorativi, di un cor-
bibliografia: Ruta Serafini et alii 2007, done orizzontale liscio o taccheggiato. I due
pp. 211-226. esemplari si datano rispettivamente al pieno
cs vii e alla fine del vi-inizi v secolo a.C.
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
mna 25778, 61287
bibliografia: Soranzo 1885 e inediti.
cp
[3.2.1] [3.2.4]
le cinquanta città   le cinquanta città
3.2.4 boccatura, con ansa a nastro verticale
Olla impostata sulla spalla, basso piede tron-
Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese coconico, ricca decorazione a falsa cordi-
1965 cella impressa: essa consiste in una fascia
ceramica d’impasto, tornita, h 21, formata da due linee parallele unite da
ø orlo 14,4 tratti obliqui disposte a formare triangoli;
sulla carena da una fascia a denti di lupo.
Labbro estroflesso con breve collo a gola, I vasi biconici erano spesso utilizzati come
corpo ovoidale e piede troncoconico distin- ossuari in tombe della prima età del ferro.
to. Decorazione a stralucido: ampia banda L’esemplare è databile al secondo quarto
tra orlo e spalla, motivo radiale sul ventre, dell’viii secolo a.C.
fascia sul fondo. Databile al vi secolo a.C. Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
SBAVeneto, Padova, ig 361090 mna 3593
Inedita Inedito [3.2.10]
lm cp

3.2.5 3.2.7
Olle [3.2.3] Vasi situliformi
Este, Padova, località Morlungo, Este, Padova, località varie;
collezione Nazari, sparsi, 1879-1884; Vicenza, Santa Corona, recupero,
Este, Padova, via Santo Stefano, anni settanta
Casa di Ricovero, necropoli, tomba 35, impasto, tornitura, superfici lisciate
1984 o verniciate; h da 16,4 a 29,5, ø da 13,8
impasto, tornite, superfici lisciate a 19,5
e lucidate; h 28, ø 24,2; h 18,2; ø 16,3
Il vaso situliforme è forse una delle forme
Le olle, a profilo ovoidale o globoso, come più tipiche della ceramica veneta: noto an-
quelle che qui si presentano, con labbro più che in abitato, è spesso usato come ossuario.
o meno articolato e ingrossato e superfici Gli esemplari più antichi, dell’viii secolo [3.2.6]
semplicemente lisciate, ingubbiate o lucidate a.C., sono apodi e hanno profilo semplice
a stecca, spesso erano decorate sotto il labbro con orlo dritto o poco svasato, a partire dal- [3.2.8]
mediante cordoni orizzontali, semplici o la metà del secolo compaiono le prime de-
taccheggiati. Esse trovavano il loro utilizzo corazioni a borchiette. Con il vii secolo a.C.
primario in ambito domestico, come con- l’orlo è più articolato e il profilo sinuoso,
tenitori di vivande. In casi meno frequenti con una progressiva definizione del piede;
venivano impiegate anche in contesti funera- [3.2.5] l’applicazione di borchiette raggiunge livelli
ri, con funzione di ossuari. vi-iv secolo a.C. di esuberanza, con ricchi motivi geometrici
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, e figure stilizzate di cavalli, oltre ai quali si
mna 25641, 42059 introduce l’ornato a lamelle di stagno. Nel
bibliografia: Soranzo 1885 e inedite. vi secolo a.C., oltre alla presenza di un pie-
cp de ben distinto, si diffonde la decorazione
a cordoni e quella a fasce rosse e nere, che
coinvolge a volte anche i coperchi. Questa [3.2.9]
3.2.6 peculiare decorazione è anche associata a
Piccolo biconico stampiglie geometriche e solo raramente
Este, Padova, località Morlungo, arricchita dalla cordicella impressa, di gusto
collezione Nazari sparsi, 1879-1884 più antico. Dopo il v secolo a.C. questa for-
impasto, modellato, superfici lisciate; ma è progressivamente sostituita da altre. I
h 19,8, ø 10,8 vasi presentati si datano dalla metà dell’viii
al pieno vi secolo a.C.
Nella categoria dei vasi biconici rientra Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, [3.2.11] [3.2.12]
questo piccolo esemplare ad ampia im- mna 25588, 26373, 12061-12062;
[3.2.7]
le cinquanta città  235
 le cinquanta città
Museo Naturalistico Archeologico, 3.2.10 no connotare individui di sesso femminile
Vicenza, ig 162261 Due coperchi di rango elevato, anche se non mancano
bibliografia: Museo Ritrovato 1986, p. 35- Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese casi di sepolture di coppia con due esem-
36, A19/1; Soranzo 1885, tav. v, fig. 11; 1965 plari, destinati probabilmente sia all’uomo
Veneto nell’antichità 1984, pp. 685, 749; ceramica d’impasto sia alla donna. Cronologicamente si datano
Veneti antichi 1988, p. 47, fig. 40; Italia tra fine viii e inizi vii secolo a.C.
1988, p. 48, fig. 47. Il coperchio più antico (h 8,5 cm, ø orlo Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
dv 12,4 cm), databile nell’viii secolo a.C. e mna 3575
modellato a mano, presenta una vasca bibliografia: De Min 1978, pp. 61-65.
troncoconico-arcuata con una presa ad cp
3.2.8 anello. Il secondo esemplare (h 6,1 cm,
Olletta ø orlo 10,8 cm), simile al precedente, ma
Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese realizzato al tornio e con presa decorata a 3.2.13
1965 tacche, è di tipologia abbastanza comune Coppa a tre bracci
[3.2.13] ceramica d’impasto, tornita, h 19,6, in ambito veneto dal vi al iii secolo a.C. Este, Padova, fondo Franchini, sparsi [3.2.14]
ø orlo 13,2 SBAVeneto, Padova, ig 361093, 169763 impasto, superfici verniciate; h 29,1, ø 15,5
Inediti.
Labbro lievemente estroflesso, sottolineato lm Rinvenuta in una zona a destinazione ci-
da due cordoni, breve collo cilindrico, miteriale, la coppa ad alto piede, dotata di
corpo ovoidale, fondo piano. Decorazione tre bracci che sorreggono altrettante baci-
a stralucido: ampia banda tra orlo e spalla, 3.2.11 nelle, doveva far parte dei vasi del servizio
motivo orizzontale a spina di pesce sul Coperchio funerario ed essere utilizzata per contenere
ventre, intersecato nella zona inferiore da Dosso del Pol, Gazzo Veronese, Verona, e presentare offerte di cibi liquidi o solidi
serie di linee diagonali; stretta fascia sul necropoli per il defunto. La forma, piuttosto rara, di-
fondo con sotto motivo a raggiera. Data- argilla semidepurata, tornio; ø 10,3, h 3,2 chiara la funzione eminentemente cerimo-
bile al vi secolo a.C. niale. Il contrasto cromatico tra il rosso e il
SBAVeneto, Padova, ig 9153 Dai corredi delle tombe della necropoli di nero nel trattamento delle superfici doveva
[3.2.16] Inedita. Dosso del Pol a Gazzo Veronese proven- essere esaltato dalla brillantezza dei colori,
lm gono numerosi materiali fittili in ceramica ora più spenti. Metà del vi secolo a.C.
depurata di colore giallo-rosato, comu- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
nemente definiti di tipo etrusco-padano. mna 9576
3.2.9 Particolare è un coperchietto a corpo ci- bibliografia: Prosdocimi 1882, p. 24, tav. v,
Olletta ovoidale lindrico con sommità troncoconica e presa fig. 40; Este antica 1992, p. 67, fig. 48.
Dosso del Pol, Gazzo Veronese, Verona, circolare. v-iv secolo a.C. cp [3.2.15]
necropoli Centro Ambientale Archeologico,
ceramica, tornio; ø 7,5, h 6,9 Legnago, Verona, vr 19326
Inedito 3.2.14
Dai corredi delle tombe della necropoli di mb, gr, ls Bicchieri
Dosso del Pol a Gazzo Veronese proven- Este, Morlungo, collezione Nazari, 1879-
gono numerosi materiali fittili in ceramica 1884; Padova, via San Canziano /
depurata di colore giallo-rosato, comune- 3.2.12 via Delle Piazze, us 1613, 1993
mente definiti di tipo etrusco-padano. In Vaso a forma di stivale impasto, modellati e torniti, superfici
particolare si segnala un piccolo vasetto a Este, Padova, località Morlungo, lisciate o verniciate; h da 10,4 a 18,5,
profilo ovoide, con orlo esoverso, distinto, collezione Nazari, sparsi, Tomba iii, 1881 ø da 7,6 a 12
e basso piede ad anello. v-iv secolo a.C. impasto, modellato, superfici lucidate;
Centro Ambientale Archeologico, h 16,5, ø 13,2; lungh. piede 11,5 La campionatura di bicchieri esemplifica
Legnago, Verona, vr 19387 la varietà di forme e decorazioni che carat-
Inedita. Il vaso conformato a forma di stivale, terizzano questi manufatti. Impiegati nelle
mb, gr, ls dall’ampia imboccatura e dal piede appiat- varianti più semplici per uso domestico,
tito, è decorato a motivi geometrici incisi essi si trovano in versioni generalmente
e reca tracce di decorazione a borchiette più raffinate nei corredi funerari, usati
bronzee applicate. Generalmente simili vasi per le libagioni e, in alcuni casi, per la
si trovano in contesti tombali, dove sembra- presentazione di offerte. Sono stati classi-

le cinquanta città   le cinquanta città


ficati, in base alla forma, in due sostanziali 3.2.16 duro la superficie del vaso si creava un
categorie: il bicchiere privo di piede e il Coppe su alto piede contrasto tra zone lucide e opache, ottenen-
bicchiere a calice, con numerose varianti Este, Padova, località Morlungo, do motivi a fasce ampie o strette, a gratic-
(per lo più decorative). Nel primo gruppo collezione Nazari, sparsi, 1879-1884; cio, a zig-zag, a spina di pesce. Realizzata
si distinguono forme a profilo troncoco- località ignota su vasellame in impasto fine e semifine, più
nico, cilindrico o ovoidale. Possono essere impasto, superfici lucidate e decorate tipicamente coppe e tazze ma anche olle e
inornati con cordone o con fila di tacche a fasce rosse e nere; h 28, ø 16,5; h 23,5, doli, è ampiamente diffusa in ambito vene-
sotto l’orlo, zonati con o senza cordoni, ø 17,5 tico e in quello golasecchiano a partire dalla
decorati a stralucido (in questo caso in ge- seconda metà del vii fino al iv-iii secolo
[3.2.17] nere con cordone sotto l’orlo). Il bicchiere Le coppe su alto piede e su stelo cordonato a.C. Pur nell’uniformità di tecnica e stile,
a calice può essere privo di decorazione venivano utilizzate per l’offerta di bevande generalmente si riscontra maggiore varietà [3.2.20] [3.2.21]
oppure zonato, o interamente decorato e di porzioni di cibo nel corso dei riti nel repertorio decorativo di Padova rispetto
da fitti cordoni o solcature. Il tipo privo funebri e nelle pratiche cerimoniali svolte a quello atestino. vi secolo a.C.
di piede compare alla fine del vii secolo nei luoghi di culto. Si presenta una coppa Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
a.C., mentre il bicchiere a calice viene inornata su alto piede a tromba, il cui tipo mna 26406, 26407, ig 39547, 39722
introdotto a partire dal secondo quarto del ha un excursus cronologico a partire dalla Musei Civici, Museo Archeologico,
vi, entrambi i tipi coesistono almeno fino fine dell’viii fino al terzo quarto del vii Padova ig 277834, 277843
al iv secolo a.C. secolo a.C. La coppa su piede cordonato bibliografia: Facchi 1996-1997, pp. 96-102.
Museo Nazionale Atestino, Este, presenta invece una decorazione a fasce albf
[3.2.17] Padova, mna 3583, 25746, 25754-25755, rosse e nere separate da cordoncini sullo
25757, 25767; Musei Civici, Museo stelo e a raggiera in corrispondenza del
Archeologico, Padova, ig 278000 piede, entrambe rese vive dal forte contra- 3.2.18
bibliografia: Este i 1985, p. 131; Facchi sto cromatico, accentuato dalla brillantez- Coppe
1996-1997, n. 380, pp. 160-162. za dei colori. Il tipo fa la sua comparsa in Dosso del Pol, Gazzo Veronese, Verona,
[3.2.22]
cp un momento più tardo rispetto al prece- necropoli
dente, nel pieno vi secolo a.C. ceramica semidepurata, tornio; ø 17,8,
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, h 6,3; ø 12,4, h 4,6; ø 18,5, h 4,6
3.2.15 mna 25877, 31345
Coppe su piede troncoconico bibliografia: Soranzo 1885; Este antica Dai corredi delle tombe della necropoli di
[3.2.18] Este, Padova, località Morlungo, 1992, p. 67, fig. 48. Dosso del Pol a Gazzo Veronese provengono
collezione Nazari, sparsi, 1879-1884 cp numerosi materiali fittili in ceramica depura-
impasto, modellate, superfici lisciate; ta di colore giallo-rosato, comunemente de-
h 19,5, ø 18,3; h 10,9, ø 15,6 finiti di tipo etrusco-padano. Si distinguono
3.2.17 tre coppe a calotta emisferica o troncoconica
Le due coppe su piede troncoconico con Coppe con decorazione su basso piede ad anello. v-iv secolo a.C.
ansa orizzontale insellata impostata sul a stralucido Centro Ambientale Archeologico,
labbro (uno dei due esemplari ne conserva Este, Padova, Morlungo, collezione Nazari, Legnago, Verona, vr 19313, 19315
solo gli attacchi), sono entrambe ricca- sparsi; Padova, via San Canziano, 1993, Inedite. [3.2.23]
mente decorate con la tecnica della cordi- us 1561; Padova, scavo ex Pilsen, 1976 mb, gr, ls
[3.2.19] cella impressa a formare motivi a denti di impasto semifine, decorazione
lupo tra linee parallele in corrispondenza a stralucido; h 7,8, 18,5; h 6,6, ø 13,2;
del piede. Una di esse presenta inoltre una h 11,6; ø 13; h 6,5, ø 18,5; ø 26 3.2.19
decorazione a meandro nella parte esterna Coppa in ceramica
del labbro. Il tipo figura generalmente in Quattro coppe e una tazza con superficie semidepurata a vernice rossa
contesti funerari e cronologicamente è decorata a stralucido. Le coppe presentano, Padova, Palazzo Zambelli, via C. Leoni /
attestato per tutto l’viii sec. a.C. esternamente o su entrambe le superfici, de- corso Milano, 1980-1982
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, corazione a fasce radiali. La tazza, con basso impasto semidepurato con rari inclusi
mna 3592, 25859 piede ad anello e collo distinto, associa alla calcarei, decorazione a fasce dipinte;
bibliografia: Peroni et alii 1975, fig. 31,10. raggiera della vasca una fascia a zig-zag sulla h 6,1, ø 6,8, ø piede 8,8
cp spalla. La decorazione a stralucido veniva
realizzata prima della cottura quando il Coppa con vasca a profilo emisferico e
vaso, parzialmente essiccato, era a “durez- piede ad anello. All’interno della vasca,
za cuoio”: sfregando con uno strumento decorazione a fasce concentriche dipinte [3.2.24]

le cinquanta città   le cinquanta città


con vernice rossa; all’esterno, la vernicia- SBAVeneto, Padova, ig 361095 formare anche motivi geometrici, vegetali, una losanga in prossimità delle orecchie, Parte terminale di alare a testa d’ariete con
tura è presente fino a 2/3 dell’altezza. Segni Inedita. fino a raffigurare animali stilizzati. Esse motivo che ricorda una bardatura equina; la superfici accuratamente lucidate; vistose
pseudoalfabetici graffiti dopo la cottura lm ricoprono un lungo excursus cronologico criniera è resa con solchi paralleli. L’assenza tracce di focatura. Lacunoso nella parte
sul fondo interno. Inizialmente importate e figurano spesso all’interno dei servizi nei di decorazione sull’altro lato fa supporre terminale del muso e nelle corna, di cui si
come vasellame di pregio dall’area etrusco- corredi funerari, come recipienti per attin- una visuale privilegiata per il manufatto, che conserva un accenno. I dettagli anatomici
padana, queste coppe in argilla semidepu- 3.2.22 gere liquidi. I due esemplari che si presen- rappresentava forse l’elemento di destra di del muso e degli occhi, sopra i quali è ben
rata furono prodotte localmente a partire Tre tazze tano sono databili tra vii e vi secolo a.C. una coppia, come suggerito da confronti con marcata l’arcata sopraccigliare, sono resi
dal v secolo a.C., con una diffusione a Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, alari a protome equina di ambito bolognese con particolare naturalismo. Rinvenuto in
livelli più ampi della stratificazione sociale. 1965 mna 26345-26346 (Taglioni 1999, p. 58, fig. 33). Attribuito al ix, uno strato pertinente a un’area di produ-
Fine del v-inizi del iv secolo a.C. ceramica d’impasto bibliografia: Soranzo 1885 e inedite. più probabilmente all’viii secolo a.C. zione ceramica. Fine del vi-inizi del v seco-
SBAVeneto, Padova, ig 244188 cp SBAVeneto, Padova, ig 357919 lo a.C. in base al contesto di rinvenimento.
bibliografia: Pirazzini 1991-1992, p. 40. Il primo esemplare (h 6,9, ø orlo 7,6), bibliografia: Pirazzini 2005, p. 147, fig. 11/9. SBAVeneto, Padova, ig 357916 [3.2.25]
albf modellato a mano, è databile nella seconda albf bibliografia: La città invisibile 2005, fig.
metà dell’viii secolo a.C. e presenta breve 3.2.24 74 e p. 82.
labbro lievemente estroflesso, collo cilin- Vassoio a cuppelle rilevate albf
3.2.20 drico, ansa a nastro sopraelevata, spalla Padova, Ex Storione, 1962 3.2.26
Scodella carenata e ispessita, vasca troncoconica impasto grossolano; h 4,8, ø piatto 46, Frammenti di protome equina
Este, Padova, via Santo Stefano, Casa schiacciata e fondo lievemente concavo. ø ciotole interne 12,8 Vicenza, Santa Corona, recupero casuale, 3.2.28
di Ricovero, necropoli, tomba 5, 1983 La seconda tazza (h 13, ø orlo 9,5) mor- anni settanta Figurine fittili
impasto, tornita, superfici lucidate fologicamente simile alla precedente, Vassoio a base piana con sei cuppelle a impasto, modellazione; lungh. 16,5 Lovara, Villa Bartolomea, Verona, abitato
a stecca; h 6,5, ø 11 ma con spalla meno pronunciata e vasca circolo e una centrale realizzate con un impasto fine, modellate a mano;
troncoconica più profonda, è adornata cercine applicato al piano; breve parete ar- I due frammenti, con criniera alta e liscia e largh. 8,2, lungh. 8,7; largh. 6,7,
La piccola scodella, a profilo sinuoso, pre- con borchiette bronzee: sulla spalla da cuata, bordo arrotondato, superfici liscia- orecchio destro in rilievo, hanno una deco- lungh. 13,7; largh. 9,1, lungh. 12,8 [3.2.26]
senta il labbro lievemente esoverso, le su- una fila orizzontale continua, all’interno te. All’interno e sul bordo delle cuppelle razione figurata incisa a crudo e dipinta a
perfici esterne lucidate a stecca nella parte dell’ansa da un motivo a “T” capovolta. sono presenti tracce di materia carboniosa. grafite su fondo rosso; i dettagli sono resi a Nell’abitato di Lovara presso Villa Bar-
superiore e decorate nella parte inferiore Tale decorazione, a imitazione di quel- I vassoi a cuppelle, per i quali è stata pro- graffito. Sul frammento maggiore sono visi- tolomea è stata scavata una capanna a
del corpo mediante un motivo a reticolo la dei recipienti metallici, compare sulla posta un’interpretazione come lucerne a bili sul lato destro due civette di prospetto, pianta rettangolare delimitata da canalette,
ottenuto a stralucido. Risulta di una tipo- ceramica veneta dalla metà dell’viii se- fuoco libero, sono diffusi in tutto l’ambito delle quali una lacunosa, e parte di una figura all’interno delle quali sono stati rinvenuti
logia scarsamente attestata in ambito ve- colo a.C. L’ultimo vaso descritto (h 8,3, venetico. Il tipo a cuppelle rilevate è cro- umana, sul lato sinistro un disco incompleto. scarichi contenenti diversi frammenti di
neto, ma trova confronto in un esemplare ø orlo 7,5), eseguito al tornio, con breve nologicamente anteriore rispetto a quello Sul secondo frammento è raffigurata la parte intonaco. Tra questi vi erano frammenti
proveniente da una tomba della necropoli labbro estroflesso, corpo globulare, ansa con cuppelle ricavate nella base. Generica- posteriore di un animale, forse un cavallo. di figurine plastiche femminili realizzate
atestina di villa Benvenuti, datata all’avan- verticale sopraelevata e fondo distinto, è mente attribuibile al vi secolo a.C. L’ipotesi che si tratti di un alare contrasta in modo schematico sulla cui faccia po-
zato iv secolo a.C. (Este ii 2006, tav. 88, 25). invece databile tra l’ultimo quarto del vi e Musei Civici, Museo Archeologico, con la decorazione, che rinvia per tecnica, steriore erano presenti impronte di incan-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, il v secolo a.C. Padova, ig 8662 con colori invertiti, al noto vaso Alfonsi [cat. nucciato, tanto da far supporre che fossero
mna 40781 SBAVeneto, Padova, ig 361094, 361089, bibliografia: Padova Preromana 1976, 6.15], mentre la resa delle figure, grossolana, si applicate alla parete. [3.2.27]
Inedita. 169762 p. 127, n. 195 e tav. 20A. avvicina a quella del dolio di Oppeano [cat. La prima ha testa aniconica, braccia aperte
cp Inedite. albf 9.21]. Non è da escludere si tratti di frammen- sollevate, seni e un sottile cordone intorno
lm ti da decorazione architettonica, databili per al collo che indica un ornamento. La se-
tecnica decorativa al vi secolo a.C. conda, di schema simile ma con caratteri
3.2.21 3.2.25 Museo Naturalistico Archeologico, meno accentuati, presenta fianchi molto
Tazza ad ansa sopraelevata 3.2.23 Terracotta a protome Vicenza, ig 162262 pronunciati così come la terza. vii secolo
Padova, via Tiepolo, recupero Fregonese Tazzine ad ansa sopraelevata zoomorfa bibliografia: Museo Ritrovato 1986, a.C.
1965 Este, Padova, località Morlungo, Padova, via san Martino e Solferino n. 79, pp. 35-36, A19,2. Centro Ambientale Archeologico,
ceramica d’impasto, modellata a mano; collezione Nazari, sparsi, 1879-1884 2001-2003, us 459 dv Legnago, Verona, vr 60625-60627
h 12,4, ø orlo 12,6 impasto, tornite, superfici lisciate e impasto fine con rara chamotte; h 26,80, bibliografia: Moffa 2002, p. 172. [3.2.28]
lucidate; h 4,6, ø 6,8; h 4,7; ø 6 lungh. 18, largh. 10 mb, gr, ls
Labbro diritto a profilo continuo con la 3.2.27
vasca troncoconico-arcuata; ansa verticale Le tazzine ad ansa sopraelevata, con va- Probabile parte terminale di un alare in terra- Alare zoomorfo
sopraelevata, fondo piano. Questa tipo- rianti nella forma del labbro (indistinto cotta a modellazione piena raffigurante una Padova, Piazza Castello 18, Casa
logia di tazza è diffusa in Veneto durante nei tipi più antichi, maggiormente arti- testa con criniera, forse un cavallo, o un feli- del Clero (ex Brolo), 2004, us 857
l’viii e il vii secolo a.C., e si ispira nella colato nei più recenti), semplicemente no. Superficie sommariamente lucidata; lievi impasto grossolano; h 11,2, lungh. 15,8,
forma alle tazze emisferiche in lamina di lisciate o lucidate a stecca, sono spesso tracce di focatura. Un lato è decorato a cor- largh. 8,8
bronzo. decorate da file di borchiette bronzee a dicella impressa con linee parallele formanti

le cinquanta città   le cinquanta città


abitare in città necessità familiari e domestiche. Filatura e cibili a precise decorazioni da realizzare sul
tessitura appaiono come mansioni conna- tessuto. viii-v secolo a.C.
3.3.1 turate al mondo femminile e gli strumenti Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
Dolio collegati hanno numerose attestazioni nei mna 3019, 3219, 3220, 3559, 3560, 3621,
Altino, Località “I Portoni”, necropoli corredi funerari di donne e bambine. 3859, 3874, 3875, 9476, 12156, 26436,
settentrionale, giugno 1975 Gli oggetti presentati consentono di se- 26442, 26627, 26639, 26647, 26648,
terracotta, impasto arancione chiaro, guire nelle sue linee essenziali il processo 26657, 26659, 26673, 26713, 26717, 26719,
tornio; h 49,8; ø 29,0 (orlo)/12,0 (fondo) di trasformazione dalla fibra grezza (so- 26738, 26753, 26782
prattutto lana e lino) ai filati, da lavorare a bibliografia: Prosdocimi 1882, p. 25,
È caratterizzato da un fondo piano, corpo maglia o al telaio. La fibra soffice era posta tav. v, 62; Este i 1985, tav. 295, n. 205;
ovoide molto rastremato verso il basso, sulla conocchia: ne esistono in bronzo e in Gambacurta, Ruta Serafini 2007,
spalla sinuosa, collo distinto, orlo ispessito materiale prezioso, come l’ambra, ma più pp. 50-51.
ed estroflesso. Presso il fondo corre un spesso erano semplici aste di legno, con cd
cordone orizzontale; sulla spalla è presente eventuale terminazione mobile (ne è forse
una decorazione a doppia solcatura. La un esempio l’oggetto simile a una grande
superficie reca tracce di steccatura e stralu- fusaiola a profilo concavo).
cido. In base ai dati di archivio, è attribu- Date le dimensioni (circa 20), queste co-
ibile con buona probabilità alla tomba 5, nocchie andavano impugnate: piuttosto
essendo l’unico elemento di corredo rin- immediato è dunque il richiamo ad altri
venuto, oppure il contenitore stesso della oggetti presenti nelle sepolture femminili,
sepoltura. v secolo a.C. gli “scettri” in lamina di bronzo (h me-
Museo Archeologico Nazionale di Altino, dia 25; ø medio 1,3). Potrebbe trattarsi
Venezia, al 7230 di rappresentazioni simboliche allusive a
bibliografia: Gambacurta 2011c. conocchie, o comunque di oggetti di cui
af pare accertato il legame con la sfera della
lavorazione laniera e tessile.
Dalla conocchia si tratteneva un sottile
[3.3.1] [3.3.2] 3.3.2 bioccolo di fibre da fissare al fuso: te-
Dolio nendo il fuso sospeso, gli si imprimeva
Padova, Piazza Castello 18, 2004 un movimento rotatorio (favorito da una
ceramica d’impasto, tornita; h 41, leggera convessità o dal posizionamento
ø orlo 27,4 di un peso/volano, la fusaiola, all’estremità
inferiore) e si procedeva così alla torsione
Dolio a labbro estroflesso con corpo del filo. Molto rari sono i fusi conservati,
ovoidale e fondo piano. Decorazione a ma comunissime sono le fusaiole, soprat-
stralucido: larga banda tra orlo e spalla, tutto in terracotta, talvolta decorate con
motivi radiali sul ventre e fascia sul fondo. incisioni, impressioni, costolature, borchie
Ritrovato in frammenti in un vespaio di metalliche. Di forma tendenzialmente co-
focolare databile tra la fine del vi e gli inizi stante, discoidale o globulare (con curiose
del v secolo a.C. varianti come quella che imita un vaso in
SBAVeneto, Padova, ig 313092 miniatura), esse differiscono però nel peso,
bibliografia: Millo 2006-2007, pp. 35-38. in rapporto con la tensione e torsione (e
lm dunque la resistenza) del filato. La rara
fusaiola in pasta vitrea grigia, simile a
una perla, sembra invece priva di valore
3.3.3 funzionale, a meno che non sia destinata a
Strumenti per la filatura lavorazioni particolarmente delicate.
e la tessitura Il filo prodotto doveva essere avvolto su
Este, Morlungo, Nazari sparsi, 1881-1882 rocchetti cilindrici in legno, osso, o più
spesso in terracotta, questi ultimi usati
Tra le attività ordinariamente svolte all’in- probabilmente anche come pesi per piccoli
terno della casa, uno spazio di rilievo aveva telai. I rocchetti possono presentare forme
la confezione di vestiario e tessuti per le particolari e segni impressi, forse ricondu-
[3.3.3]
le cinquanta città   le cinquanta città
4. nel cuore della città
custodi del fuoco, custodi della casa
carla pirazzini

Il focolare è sempre stato considerato a rilievo o a incisione su una delle facce Per quanto riguarda gli alari in terracot- dato i loro focolari con la rappresentazione affaccia a questo punto l’ipotesi che anche
il fulcro della casa, il luogo dove viene laterali, talvolta con motivi a svastica a ta, molti provengono da Este, alcuni da plastica dell’ariete, in modo che la vittima nel Veneto preromano si possa pensare a
generato il calore, quindi il nutrimento rilievo. Nonostante la frammentarietà dei Padova [cat. 3.2.27], altri dal Veronese e consacrata alle loro divinità domestiche residenze di particolare pregio, decorate
e, per estensione, la vita. Nelle abitazioni reperti, è stato osservato che le decorazioni dal Vicentino [cat. 3.2.26]. A Este i rin- dimorasse per sempre attaccata alla pietra da elementi architettonici figurati, quali
protostoriche spesso si trovava al centro complesse sembrano generalmente limita- venimenti di alari sono particolarmente del focolare; i cordoni e le decorazioni che quelli attestati nei “palazzi” etruschi di
della stanza ma, come documentato da te a una delle facce laterali maggiori, alla concentrati in alcune aree dell’antico cen- compaiono su alcuni esemplari altro non epoca arcaica.
recenti scavi, esso poteva avere varie di- faccia superiore o, in alcuni casi, almeno tro: numerosissimi esemplari sono stati sarebbero se non le raffigurazioni delle Seppure in numero minore, a Este e a Pa-
slocazioni. Collocato talvolta su un piano a una delle laterali minori, ovvero alle rinvenuti infatti nell’area dell’Ospedale ci- ghirlande con cui venivano ornate le vitti- dova sono attestati alari a protome equina,
rialzato in argilla cotta dal fuoco, doveva parti destinate a rimanere a vista. Alari a vile – oggetto di scavi archeologici tra 1992 me da condurre al sacrificio. tipo che risulta ampiamente rappresentato
essere fiancheggiato da alari in terracotta, mattonella analoghi sono stati rinvenuti e 1994 – [cat. 4.1.3] e nell’area del Cimitero Lo stesso significato potrebbero avere le nell’abitato etrusco di Bologna, dove trova
unici elementi dell’arredo funzionale; le a Este e nel territorio, nell’alto vicentino, comunale, interessata da rinvenimenti di raffigurazioni di animali, e in particolare alcuni confronti. Ed è solo il caso a questo
tipologie documentate vanno dai più an- nel Polesine a Frattesina, nel veronese, nel superficie e da vecchi scavi. L’alto numero dell’ariete, nelle decorazioni fittili architet- proposito di ricordare l’importanza del
tichi esemplari “a mattonella” a quelli “a Veneto orientale a Concordia Sagittaria di alari recuperati inducono a riconoscere toniche, allusive al culto degli antenati: l’a- cavallo presso i Veneti antichi, la sua ricor-
panca”, fino ai più caratteristici alari con e, al di fuori dell’ambito veneto, in area in Este un centro di vasta produzione di riete assumerebbe la valenza di protettore rente presenza in raffigurazioni e manufat-
terminazione a protome zoomorfa, a testa villanoviana. Un’ipotesi che è stata fatta questi oggetti, soprattutto tra fine vii e iii e generatore. In alcuni centri dell’Etruria ti fittili e bronzei, la pietas e gli onori a esso
di ariete o di cavallo, tipici della seconda sul loro utilizzo è che fossero usati in secolo a.C. dell’età arcaica è documentata infatti, ac- riservati in numerose sepolture.
età del ferro. coppia sul focolare per contenere le braci Oltre a una valenza funzionale, l’alare canto alla produzione di elementi acrote-
Gli alari variano la loro morfologia duran- e per sorreggere le pentole durante la pre- avrebbe una pregnante valenza simbolica riali a figura umana, una varietà di acroteri nota bibliografica
te i secoli, ma la loro funzione di delimita- parazione dei cibi, in analogia a quanto in relazione alla sacralità del fuoco. Le pro- a figura animale: vi sono sfingi, leoni o Déchelette 1914, p. 1401-1403; Feleppa
re il focolare, reggere gli spiedi e facilitare attestato in un momento più avanzato tomi configurate ad animale in particolare pantere, cavalli, tori, almeno un cinghiale 1968-1969; Lacy 1985, pp. 110-114; Fogolari
la combustione dei ceppi resta immutata. nell’abitato di Santorso [cat. 11.2.7.3] e in rappresenterebbero immagini simboliche e un ariete: si tratta di manufatti modellati 1988, p. 153; Balista, Ruta Serafini 1992, pp.
Cambia anche il materiale che viene uti- altri siti di area centro-europea. Un’altra attestate tra i popoli dell’Italia preromana; a mano, con corpi cavi, fori accuratamente 150-166; Lora, Ruta Serafini 1992, p. 264;
lizzato per produrli, che può essere la ipotesi, suggerita dalla ripetitività del mo- la raffigurazione di animali quali l’ariete, disposti e dettagli plastici applicati. Inter- Capuis 1993, p. 70; Panozzo 1998, pp. 363-
terracotta, la pietra o il metallo. dulo e dalle dimensioni, vuole che gli alari il cavallo, il cane e il toro hanno un signi- pretate come elementi di arredo domesti- 371; Taglioni 1999, pp. 55-61; Gambacurta
La morfologia più antica attestata tra gli fossero disposti in successione a delimitare ficato apotropaico a partire dalla tarda età co, ma anche come terrecotte architettoni- 2003a, pp. 72-73; Aggujaro 2003-2004,
alari fittili è quella detta “a mattonella”, a il focolare, formando un muretto, cioè una del bronzo fino a tutta l’età del ferro. In che, sono le due fiere rinvenute nel 1990 a pp. 118-119.
forma di parallelepipedo rastremato ver- piccola struttura paravento. particolare gli alari a testa d’ariete di Este Oderzo in una fossa di scarico [cat. 4.1.4],
so l’alto con semplici decorazioni sulle Un’evoluzione di questa prima morfologia sono stati datati tra vi-v e iv-iii secolo a.C. datate a fine v-inizi iv secolo a.C. Questi
facce laterali. Sono realizzati in impasto è rappresentata dagli alari “a panca”, con In area veneta questo tipo è maggiormente due esemplari, che in base alla decorazione
sabbioso ricco di inclusi, presentano su- sporgenze che corrono lungo le facce late- attestato rispetto a quello configurato ad dovevano essere presentati in posizione
perfici sommariamente lisciate e spesso rali maggiori e fori più o meno profondi, altre specie animali. In ambito europeo affrontata, sono stati ipoteticamente consi-
fittamente decorate. La loro produzione praticati con lo scopo di reggere gli spiedi. trova confronti con esemplari provenienti derati alari, in analogia con quelli attestati
sembra avere inizio nelle fasi finali dell’età Un tipo più tardo, risalente alla piena età dalla Bulgaria, dalla Slovenia e dalla Fran- in tutta l’area veneta durante l’età del fer-
del bronzo, per perdurare nel corso di del ferro, è quello con corpo principale a cia, dove alari gallo-romani attestano una ro; essi però differiscono dai tipi comuni
tutta l’età del ferro. Una grande quantità panca e terminazione a protome zoomor- continuità di utilizzo del tipo in fase di in quanto risultano cavi all’interno, ac-
di alari a mattonella proviene dall’abitato fa: l’animale più rappresentato è l’ariete, romanizzazione avanzata. L’ariete simbo- costabili a terrecotte architettoniche volte
di Montagnana, Borgo San Zeno. Sono ma non mancano esempi a testa di cavallo, leggia la forza e la fertilità in quanto capo alla decorazione dell’alzato, documentate
configurati a parallelepipedo, con sezione di cane o di altri animali non identificabili, del gregge e rappresenta l’ovino più impor- a Capua e in Etruria. Quanto all’identi-
rettangolare o trapezoidale. Le superfici a volte fantastici. Generalmente veniva- tante presso quelle popolazioni, dove l’e- ficazione degli animali raffigurati, alcuni
possono risultare inornate, o decorate se- no realizzati in terracotta, anche se non conomia agricolo-pastorale riveste il ruolo dettagli farebbero pensare a cavalli, altri a
condo diverse modalità: a tacche oblique mancano esemplari in pietra, tutti a testa principale. La figura dell’ariete sugli alari è felini: si tratta di animali che riassumono
incise lungo i margini, con una scanala- d’ariete, provenienti dal territorio veronese ricollegata al sacrificio dell’animale in ono- caratteristiche diverse, tanto da sembra-
tura mediana o a impressioni circolari o (in maggiore quantità), da Este [catt. 4.1.1- re dei Geni familiari: i Galli, come i Greci re esseri fantastici, sull’esempio di molte
lineari sulla faccia superiore, a meandro 4.1.3] e da Cervarese Santa Croce (Padova). e i Romani prima di loro, avrebbero arre- rappresentazioni dell’arte delle situle. Si

nel cuore della città   nel cuore della città
ritualità domestica
silvia rossi

Una particolare forma di espressione reli- di veri e propri “servizi” appositamente del sacro nel mondo veneto antico, poiché sia le stipi domestiche di Padova che quelle
giosa propria della fase pienamente urbana commissionati alle botteghe artigiane della la documentazione è estremamente più di Vicenza dimostrano di rispondere a una
è rappresentata, a partire dalla seconda città. Le forme dei fittili alludono simboli- scarna e il fenomeno risulta ad oggi assai rigida normativa liturgica di un culto che,
metà del vi secolo a.C. e fino alla romaniz- camente alla preparazione-cottura dei cibi, circoscritto nel tempo, essendo solamente seppure privato, doveva essere comunque
zazione, dalle stipi votive domestiche, così al loro consumo e al bere-attingere liquidi. quattro le stipi note e tutte databili tra iv ideologicamente “condiviso” dalla comu-
dette sia per la tipologia dei votivi che per A Padova sono comunemente presenti sco- e iii secolo a.C. nità urbana che ne rispettava i dettami:
la loro ubicazione in contesto abitativo. delloni, olle e relativi coperchietti, coppe e La peculiare composizione di queste sti- occasione, modalità di deposizione, uni-
A oggi il fenomeno sembra avere interes- tazze, cui si affianca anche il mortaio nelle pi, collocate nel cuore della città antica, tarietà degli oggetti votati e del loro valore
sato solo i centri di Padova, dove ricono- due stipi provenienti dall’area ex Pilsen risponde a un assai rigido codice rituale simbolico.
sciamo la più consistente e coerente do- [cat. 4.2.1]. Esclusivamente nelle stipi pa- che comporta la deposizione esclusiva di
cumentazione, e Vicenza, dove sono note tavine poi, accanto al repertorio della cera- tre ollette e un vaso tripode, tutti dotati nota bibliografica
quattro stipi – rinvenute in Contrà Pasini, mica vascolare, sono solitamente presenti di coperchio. Anche questi vasi, sebbene Ruta Serafini 1981; La città invisibile 2005,
in Contrà Santa Corona, a palazzo Thiene modellini in lamina bronzea di utensili da di dimensioni non propriamente ridotte pp. 114-129 e schede nn. 7, 8, 18, 22; Ros-
[cat. 4.2.2] e Stradello degli Stalli (inedita) fuoco, come alari e spiedi, molle, paletta né tanto meno miniaturistici, sembrano si 2005c; Gregnanin 2006; Rossi 2007,
–, per alcuni aspetti simili a quelle di Pa- e ventaglietto, e, dal v secolo a.C., anche comunque prodotti su commissione appo- pp. 116-123.
dova, ma anche con specifiche peculiarità. elementi del servizio da libagione, quali sitamente per l’occasione.
Tali stipi sono espressione di atti di culto situle, colini, attingitoi. La particolare Seppure raramente, all’interno delle stipi
unitari a suggello della fondazione o della composizione dei votivi, che rimanda alla si conservano anche resti di offerte vegetali
ristrutturazione di ambienti abitativi o casa e a rituali del nucleo familiare connes- e animali, come riconosciuto ad esempio
produttivo-artigianali all’interno della cit- si al focolare domestico, ha fatto ipotizzare nelle due stipi patavine più antiche di via
tà. Nei contesti conservati esse sono state anche un probabile ruolo attivo della don- Patriarcato e di via San Fermo. Resti ani-
rinvenute al di sotto di elementi strutturali na nelle cerimonie. In alcune stipi – tre mali sono presenti anche in almeno due
o infrastrutturali significativi, come so- da via San Fermo, una da via Rialto e una delle quattro stipi vicentine – in quella di
glie, pareti divisorie o piani pavimentali, da via Battisti – che rientrano in un arco Stradello degli Stalli, nella quale si con-
con evidente funzione inaugurale e pro- cronologico che va dalla seconda metà del servano anche altre porzioni dello stesso
piziatoria. Il valore sacrale e inviolabile di vi secolo al iv secolo a.C. sono attestati, animale e un dente di suino, e in quella
questi depositi viene ribadito dalla loro all’interno del gruppo dei bronzi in lami- di palazzo Thiene – e in entrambi i casi si
rideposizione, in occasione di rifacimenti na, anche un cavallino e un disco-ruota, tratta di una testa di ovino.
edilizi o cambi di destinazione d’uso degli ricondotti a valenze simboliche di carattere In considerazione dell’importanza rico-
ambienti. propiziatorio e ideologico-sociale, a testi- nosciuta alle attività di allevamento/pa-
Tale pratica risulta ancora attestata in monianza forse dell’appartenenza del nu- storizia e lavorazione della lana a Vicenza
contesti di età romana, quando il valore cleo familiare a una élite socio-economica. e nell’alto vicentino, sia nel corso della
simbolico di queste stipi era ancora in Tra il iv e il iii secolo a.C. il numero degli protostoria che in età romana, tale parti-
qualche misura percepito e rispettato. Gli oggetti deposti nelle stipi patavine aumen- colare porzione dell’animale, deposta con-
oggetti, sempre deposti ordinatamente e ta, forse parallelamente a un più ampio testualmente alle ollette e al vaso tripode,
forse in origine contenuti entro cassette coinvolgimento di soggetti nel rituale, e potrebbe alludere forse al suo sacrificio in
in materiale deperibile, appartengono a così pure la varietà delle forme rappresen- occasione della cerimonia di deposizione,
forme proprie del repertorio veneto, ripro- tate, fino ad arrivare alla fase di piena ro- costituendo così una componente signifi-
poste e prodotte ad hoc in misura ridotta o manizzazione in cui il numero dei fittili è cante e costitutiva del rito piuttosto che
miniaturistiche. considerevolmente maggiore, a scapito dei un semplice elemento a contorno del set
L’omogeneità degli impasti ceramici e l’al- bronzi che tendono invece a scomparire. votivo. Ma si tratta di aspetti che richie-
to grado di standardizzazione morfologica Per Vicenza non è purtroppo possibile dono ulteriori riflessioni. Pur utilizzando
riscontrati entro ciascun contesto consen- tracciare una panoramica altrettanto arti- codici espressivi differenti per un rituale
tono infatti di ipotizzare che si trattasse colata di questa particolare manifestazione che presenta comuni caratteri costitutivi,

nel cuore della città   nel cuore della città
aklon: i nomi sulla pietra
anna marinetti

I ciottoloni iscritti costituiscono una classe loni – in particolare nel caso dei primi ri- [cat. 4.3.2, n. 3]), o al nominativo aklon specificazione trova senso solo in relazione [cat. 4.3.3] potrebbe essere la trasposizione
di oggetti ormai ampiamente rappresenta- trovamenti – mancano notizie precise sulla (Lemonei Enopetiarioi aklon [cat. 4.3.1]; a una destinazione non legata alla fisicità del greco mystés che indica l’“iniziato” ai
ta, la cui funzione non è tuttavia ancora del provenienza, e inoltre la loro conformazio- Lantei aklon). di una tomba o, ancora più precisamente, culti; la forma esterna del ciottolone ri-
tutto chiara. Dal punto di vista materiale, ne li rende facilmente dislocabili rispetto Pur realizzate secondo moduli testuali di- riporta a una situazione in cui non vi è chiama quella dell’uovo, simbolo misterico
si tratta di ciottoli di porfido di grandi alla collocazione originaria; tuttavia, anche versi, le iscrizioni si equivalgono dal punto neppure certezza della morte dell’indivi- dell’origine del cosmo; esempi di iscrizioni
dimensioni (da 20 a 35 centimetri nell’asse considerando solamente i pochi ciottoloni di vista pragmatico: segnalano che a un in- duo. Nel caso della pietra di Cartura, si su ciottoloni fluviali – o pietre di analoga
maggiore); la forma ovoidale è l’esito della rinvenuti ancora in situ, è accertato che dividuo è destinato l’oggetto (ciottolone) dovrebbe supporre pertanto una funzione forma – sono note in ambito magnogre-
naturale erosione subita nell’ambiente flu- essi si trovavano sia in aree di necropoli o, meglio, quanto l’oggetto rappresenta di vero e proprio cenotafio; peraltro anche co e italico, e in queste si è riconosciuta
viale di origine. In un caso (Oderzo: cat. (Piovego, cat. 4.3.2), sia in aree di abitato dal punto di vista funzionale. Ekupetaris e per i ciottoloni localizzati in necropoli non una collocazione in ambito misterico. Al
4.3.4), la forma di ciottolone è ricavata (via Piazze, cat. 4.3.1; via Carlo Leoni); ciò aklon non sono il nome del “ciottolone” in si può escludere la connotazione di ceno- momento si tratta di indizi insufficienti
dalla lavorazione di un blocco di porfido, porta a escludere che i ciottoloni avessero quanto oggetto fisico, ma un riferimento tafi: il ciottolone del Piovego [cat. 4.3.2], a trarre conclusioni, e che certamente
con una voluta imitazione degli esemplari esclusivamente la funzione di segnacolo alla sua funzione. Ekupetaris è, in varianti rinvenuto entro l’area della necropoli, non non autorizzano a interpretare i ciottoloni
naturali; forse anche nel caso della pietra funerario in diretto collegamento con la formali, un termine che nelle iscrizioni era associato ad alcuna tomba specifica. I come legati a una classe di iniziati; è tutta-
iscritta di Cartura (Padova) [cat. 7.1.2], che tomba. venetiche ricorre frequentemente, e che ciottoloni presenti in area urbana, forse via da notare che proprio il v secolo vede
riproduce in modo approssimato la foggia Anche per l’impossibilità di ricondurre i è riferito – oltre che a ciottoloni – a all’interno di abitazioni, potrebbero essere il consolidamento e la diffusione di culti
di un ciottolone, si ha a che fare con una ciottoloni a contesti omogenei, i confronti reperti diversi (stele di pietra, recipienti “monumenti in memoria” di esponenti misterici nell’Etruria padana, e pertanto le
replica artificiale. Comprendendo anche portati con oggetti di forma simile prove- di bronzo) connessi con la sfera funera- del gruppo familiare, il capostipite della vie di possibili penetrazioni di tali dottrine
questi ultimi nella classe dei ciottoloni, a nienti da altre aree dell’Italia settentrionale ria; viene pertanto correntemente inteso famiglia o un membro particolarmente fin nel Veneto non sembrano del tutto
oggi si contano una ventina di esemplari. I restituiscono analogie solo parziali: nella come designazione del monumento fune- importante. precluse.
ciottoloni portano un’iscrizione in grafia e vicina Etruria padana, a Marzabotto, le bre proprio di una specifica classe sociale Resta da chiedersi se, rispetto a questa
lingua venetica; l’iscrizione si dispone ge- pietre ovoidali che fungono da elemen- (gli ekupeta- “cavalieri/equites”). Aklon è generica finalità di trasmissione della me- nota bibliografica
neralmente attorno alla circonferenza mas- to sommitale di tombe hanno la stessa termine che compare solo sui ciottoloni, moria, si possa ulteriormente circoscrivere Calzavara Capuis 1978; Chieco Bianchi
sima, con un andamento anche complesso forma dei ciottoloni, ma il contesto è ed è formalmente un nome di strumento l’ambito d’uso dei ciottoloni. Appare scon- Martini 1978; lv i, 1967, pp. 349-355;
(a spirale, o su più righe entro cartiglio) esclusivamente funerario e l’iscrizione è da una radice *ak- “punta, sommità”, con tato che oggetti particolarmente raffinati Prosdocimi 1978; Prosdocimi 1982 [1984];
nel caso delle iscrizioni più lunghe. assente; così pure non offrono confronti il significato di “segnacolo emergente” e, come i ciottoloni fossero destinati a una Prosdocimi 1984; Prosdocimi 1988, pp.
L’orizzonte cronologico, sulla base di alcu- significativi alcuni oggetti iscritti di forma in senso traslato, “indicatore, segnale”; classe sociale elevata, in qualche caso, 288-292, 303-307, 376-381; Marinetti, Pro-
ni dati contestuali e di caratteri alfabetici, simile ai ciottoloni, noti in ambito etrusco quest’ultimo valore astratto pare il più come si è detto, esplicitamente identificata sdocimi 1994; Malnati 2002a.
parrebbe concentrato attorno al v-iv seco- (Marzabotto e Genova). adeguato per le due occorrenze da con- con i “cavalieri”, se è corretta l’interpreta-
lo a.C., anche se non mancano esemplari Le iscrizioni poste sui ciottoloni sono testo abitativo, ove è quindi esclusa una zione di ekupetaris. Un tratto ulteriore di
attribuibili a fasi più tarde, mentre la noti- prevalentemente costituite da nomi pro- diretta connessione del ciottolone con una possibile distinzione sociale è dato da al-
zia di un ciottolone con lettere latine resta pri, talvolta accompagnati da elementi di sepoltura. cuni nomi che compaiono nelle iscrizioni,
inverificabile per la non reperibilità dello lessico che si riferiscono all’oggetto stesso; La provenienza dei ciottoloni da conte- cui si è in prima istanza riconosciuto un
stesso. La distribuzione dei ritrovamenti in un paio di casi l’iscrizione è costituita da sti apparentemente tra loro incompatibili nome proprio ma che, in considerazione
vede concentrata la maggior parte dei sigle di poche lettere. I tipi formulari sono: (necropoli - abitato) pare conciliarsi so- della loro significatività intrinseca, potreb-
ciottoloni a Padova, sia in area urbana sia 1. nome proprio al nominativo (Hostihavos lamente ipotizzandone una funzione ge- bero celare una diversa valenza istituzio-
nel territorio circostante (area Cervarese Toupeio; Kaialoiso Padros Pompeteguaios); nerica di “oggetto, segno in memoria” di nale, quali nomi di cariche o simili: come
/ Trambacche e Saccisica); si segnalano 2. nome proprio al dativo (Iuvantei Ve- un individuo, come tale non legata a un Hostihavos «colui che sta sopra lo straniero
tuttavia anche un ciottolone dal territorio stinioi; Pilpotei Kuprikonioi; Mustai [cat. contesto specifico. Questa via interpre- = garante dello straniero» o Pilpotes «signo-
vicentino (Costabissara), e uno da Oderzo. 4.3.3]; Tivalei Bellenei, [cat. 4.3.2, n. 1]; tativa pare confermata dal caso, peraltro re della città».
Se la forma esterna e la presenza di un’i- Horaioi Laivonioi); 3. nome proprio al del tutto peculiare, della pietra di Cartura Una serie di elementi parrebbe convergere
scrizione identificano nei ciottoloni una dativo associato al nominativo ekupetaris [cat. 7.1.2] che riproduce appunto, anche verso l’ipotesi che i ciottoloni vadano
precisa tipologia di oggetti, non pare tut- (Fugioi Tivalioi Andetioi <vku> ekupetaris se su base artificiale, la forma di un ciot- associati a culti di tipo misterico; in al-
tavia possibile associarli in forma univoca ego [cat. 4.3.2, n. 2]; Voltigen(e)i Andetia- tolone. Qui l’iscrizione dice vivoi olialekve ternativa all’interpretazione come nome
a uno specifico contesto; per alcuni ciotto- ioi ekupetaris Fremaistoi-kve Voltigeneioi murtuvoi «per (lui) sia vivo che morto»: la proprio femminile, la forma (dat.) Mustai

nel cuore della città   nel cuore della città
custodi del fuoco, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
custodi della casa mna 25811.
bibliografia: Chieco Bianchi 1988, p. 89,
4.1.1 fig. 102; Aggujaro 2003-2004, scheda 15,
Alare con terminazione p. 44.
a testa di ariete cp
Este, Padova, Morlungo, località
Campasso, Fondo Pelà
impasto, modellatura, superfici lucidate; 4.1.3
h 16, lungh. 22,5 Alare con terminazione
a testa di ariete
Il muso risulta piuttosto corto e appiattito, Este, Padova, Ospedale civile, 1992-1994
con bocca delineata da un solco, narici impasto, modellatura, superfici lisciate;
rese da un tratto a “V”, occhi a bulbo h 17,5, lungh. 26,6, largh. 16,6
sporgente; le corna a voluta, decorate da
segmenti ravvicinati, aderiscono al cranio Muso affusolato percorso da tre solcature
e al loro interno si sviluppa l’orecchio, che probabilmente indicano la muscola-
reso in modo approssimativo, ma efficace. tura; occhi “a mandorla” sporgenti ripro-
Tra le narici e gli occhi cinque bugnette a dotti all’interno delle sacche lacrimali;
“T”. Sulla fronte spicca una decorazione fori circolari impressi a rappresentare le
[4.1.3] costituita da una bugna circoscritta da narici all’estremità di un lieve solco che [4.1.4]
due cordoni plastici a tacche. Dalla som- descrive il naso; corna aderenti al cranio
mità del capo scende lungo il dorso una decorate da profonde scanalature, orecchie
cresta tricostolata e taccheggiata. La resa lanceolate all’interno. Mutilo della parte
realistica dei dettagli anatomici e il forte inferiore e di un corno. Non trova con-
gusto decorativistico rendono singolare il fronti puntuali per quanto riguarda la cura
manufatto. La sua datazione può essere dei dettagli anatomici e per il trattamento
collocata tra iv e iii secolo a.C. delle superfici, ma può essere cronologica-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, mente collocato in un periodo compreso
mna 25801 tra iv e iii secolo a.C., in particolare agli
bibliografia: Baggio 1978, p. 103, fig. 30,2; inizi del iii.
Este antica 1992, p. 48, fig. 23. Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
cp mna 53479.
bibliografia: Aggujaro 2003-2004, Tipo 3,
tavv. iv-v, pp. 63-66.
[4.1.2] [4.1.1] 4.1.2 cp
Alare con terminazione
a testa di ariete
Este, Padova, via Settabile, 4.1.4
Fondo Ca’ Salvi Terrecotte zoomorfe
pietra, scalpellatura; h 25, lungh. 29,7 Oderzo, Treviso, via Savonarola
[4.1.4]
SO.PRI.T., abitato, 1990
L’alare è realizzato eccezionalmente in pietra impasto grossolano, ingobbio rossastro,
e riproduce una testa d’ariete di grandi di- superfici lisciate; h 60, largh. 20,
mensioni. Il muso dell’animale è affusolato, lungh. 30
la bocca, il naso e le narici sono indicate
tramite lievi solcature, gli orecchi sono pic- Coppia di protomi con animali fantastici,
coli e a forma lanceolata, mentre le corna, cave, con base tronco-piramidale aperta
a volute segmentate, aderiscono alla testa. sul fondo e dotata di una finestra sulla
L’esemplare è raffigurato con grande effi- fronte. Raffigurano animali con le fauci
cacia espressiva e il trattamento dei dettagli aperte, grandi occhi sporgenti, zampe con
anatomici suggerisce una datazione alla artigli o zoccoli, criniera a cresta. I dettagli
seconda età del ferro, tra iv e iii secolo a.C. sono rappresentati con cordoni plastici

nel cuore della città   nel cuore della città
applicati, lisci, taccheggiati o variamente 4.2.2
sagomati; entrambi mostrano un lato più Stipe votiva
decorato, rispettivamente il destro e il sini- Vicenza, contrà San Gaetano,
stro, che dovevano costituire le parti espo- Palazzo Thiene, abitato, 1995
ste o visibili, suggerendo una loro colloca-
zione affrontata. Rinvenute in un contesto Secondo quella che sembra essere una
secondario all’interno di una fossa, rimane precisa normativa rituale legata alla com-
incerta la loro originaria funzione, forse posizione delle stipi vicentine, anche que-
da ricollegare all’ambito della decorazione sto deposito come quelli di contrà Santa
architettonica o dell’arredo di prestigio, in Corona, contrà Pasini e Stradello degli
relazione a forme di edilizia monumentale. Stalli, è costituito da tre ollette con orlo
Trovano confronto, oltre che nella stessa esoverso, un vaso tripode e i relativi
Oderzo, a Montereale Valcellina. Fine v- coperchi, tutti foggiati al tornio. Faceva
inizi iv secolo a.C. parte del complesso votivo la testa di un
Museo Archeologico “Eno Bellis”, ovino, riconosciuta anche nella stipe di [4.3.1]
Oderzo, Treviso, ig 273358-273359 Stradello degli Stalli. Il contesto di rinve-
bibliografia: Ruta Serafini 1992; Tasca nimento mette questa stipe in relazione a
1996; Gambacurta 2007, tipo 136 e p. 146. una fase di ristrutturazione di una casa,
vg sigillata da un piano di battuto d’argilla
con tracce di bruciato (forse un focolare).
[4.2.1] iv-iii secolo a.C.
ritualità domestica Museo Naturalistico Archeologico,
Vicenza, ig 361217-361225
4.2.1 Inedito.
Stipe votiva sr
Padova, piazza Insurrezione,
area ex Pilsen, stipe A, abitato, 1976
fossa quadrangolare; 80 × 50 aklon: i nomi sulla pietra

Il complesso è costituito da fittili in impasto 4.3.1 [4.3.1]


di buona qualità e torniti, alcuni decorati Ciottolone fluviale iscritto
con sovradipintura in rosso, in forma di Padova, Via delle Piazze, casa Curzi, 1983
coppe, tra le quali un mortaio, tazze, ollette porfido; 26 × 30 × 14
e coperchietti. Accanto a questi vasi, che al-
ludono alla preparazione, al contenimento e L’iscrizione si sviluppa a partire dalla cir-
al consumo dei cibi, si trovavano modellini conferenza massima del ciottolone, con
bronzei, per lo più in lamina, di utensili andamento a spirale in direzione della
da focolare (alari, spiedi, pinze, flabello, sommità. Verso sinistrorso; la puntuazione
[4.2.2] paletta) e da libagione (situle, attingitoio – unico caso nel corpus venetico – è resa
e colino). Da segnalare anche la presenza con due punti sovrapposti.
di un ago e di un disco-ruota in lamina, lemone:i:e:nopeqiiariio:i:a:klo:n:
attestato in altre stipi patavine. Le pratiche Lemonei Enopetiarioi aklon.
evocate simbolicamente dagli oggetti e la aklon per Lemone Enopetiario. Il termine
loro accurata fattura hanno consentito di aklon, che finora compare esclusivamente
ipotizzare che si tratti dell’opera di una bot- su ciottoloni, da riportare a una radice
tega artigiana locale su commissione di una indeuropea *ak- col valore di “punta, som-
famiglia benestante. iv secolo a.C. mità, apice”, dovrebbe avere qui valore di
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, riferimento fisico, qualcosa come “segna-
ig 38821-38835, 38839-38842, 38844-38846, colo, indicatore”. Il destinatario, maschile,
38849-38856 è designato con una formula onomastica
bibliografia: Ruta Serafini 1981; La città binomia; dei due nomi, Lemon- è attestato
invisibile 2005, p. 124, n. 9. anche a Este; Enopetiario- è un derivato
sr da una forma composta eno-pet-, con eno-

nel cuore della città   nel cuore della città
“interno” e pet- “signore”: il valore letterale bibliografia: Chieco Bianchi Martini 1978; in una tarda iscrizione (i secolo a.C.) da suffisso -alo- tipico del celtico leponzio;
corrisponde a “signore, capo” nell’ambito Prosdocimi 1988, pp. 290-291, 376-381. Belluno, «enoni ontei appioi sselbois- Padros come derivato da *kwadro- <*kwoturo,
del gruppo sociale-familiare. Come in altri selboi andeticobos ecvpetaris». il numerale “quarto”, con esito p- di *kw
ciottoloni, anche in questo caso potrebbe 3. Trambacche, Padova am rispetto a un atteso venetico kv; Pompete-
trattarsi non di nome proprio, ma di indica- porfido; lungh. 22, largh. 18,5, spess. 15 guaios come formato da pompe- <*kwemkwe
zione di una carica o funzione. v secolo a.C. “cinque” (con esito p- come il precedente)
SBAVeneto, Padova, ig 165103 L’iscrizione è inserita in un cartiglio ret- 4.3.3 e tegua <*tn?ghwa variante di *dn?ghwa
bibliografia: Marinetti, Prosdocimi 1994. tangolare inciso attorno alla circonferenza Ciottolone fluviale iscritto “lingua”: un nome composto “Cinque-
am maggiore, e suddiviso in tre righe; l’an- Territorio della Saccisica, Padova lingue”. In conclusione, il testo pare da
damento è a spirale con inizio nella riga porfido; lungh. 19, largh. 17, spess. 9 attribuirsi a un Celta non (ancora?) vene-
interna. Verso sinistrorso. tizzato, che fa scrivere nella propria lingua,
4.3.2 vo.l.qiχeni.a..n.teqiia.i.io.i..e.kupeqari.s.v L’iscrizione è posta lungo la circonferenza o quanto meno in una varietà di codice
Ciottoloni fluviali iscritti hrema.i..s.qo.i.vkevo.l.qiχene.i.io.i. massima. “convertibile” e comprensibile in Veneto,
[4.3.2.1] degli Andeti Voltigen(e)i Andetiaioi ekupetaris Fremai- mu.s.qa.i. ma non corrispondente alla lingua e agli
1. Padova, Necropoli del Piovego, stoi-kve Voltigeneioi. Mustai usi scrittori locali. v-iv secolo a.C.
scavi CUS, 1976 «Per Voltigene Andetiaio e per Fremaisto «Per Musta (?)». Nome al dativo; la mor- Museo Archeologico “E. Bellis”, Oderzo,
porfido; h 13,5, lungh. 21, largh. 18 Voltigeneio». Epitaffio per due defunti, fologia indicherebbe un femminile, ma Treviso, inv. 256829
indicati con formula binomia al dativo. sono conosciuti anche nomi maschili in bibliografia: Prosdocimi 1984; Prosdocimi
L’iscrizione corre su una sola riga sul punto La struttura dei nomi indica che si tratta -a. In alternativa all’interpretazione come 1988, pp. 303-307.
di massima espansione del ciottolone, con di padre e figlio (Voltigeneio- = figlio di nome proprio, potrebbe trattarsi di un am
verso sinistrorso. Voltigene-). v-iv secolo a.C. nome comune, prestito dal greco mýstes
qivale.i.je.l.lene.i. Museo nazionale atestino, Este, Padova, “iniziato” (nella forma dorica mýstas), con
Tivalei Bellenei. ig 145813 riferimento a culti misterici, secondo una
«Per Tivale Bellene». Formula onomastica bibliografia: Prosdocimi 1984; Prosdocimi delle possibili interpretazioni della funzio-
binomia, al dativo. 1988, pp. 290-291, 376-381. ne dei ciottoloni. v secolo a.C.
v secolo a.C. Biblioteca del Seminario Vescovile,
[4.3.2.3] Museo di Scienze Archeologiche I tre ciottoloni costituiscono l’ecceziona- Sezione Antica, Padova, inv. B (Pa 10)
e d’Arte, Palazzo Liviano, Padova, le documentazione dello sviluppo di un bibliografia: lv I, 1967, pp. 354-355, Pa 10.
ig 48657 gruppo familiare, gli Andeti, che sarà do- am
bibliografia: Calzavara Capuis 1978; cumentato in Veneto fino al i secolo a.C.
Prosdocimi 1978; Prosdocimi 1988, Il capostipite (n. 1) è Tivale- Bellene-, che,
pp. 290-291, 376-381. come si ricava dal nome è uno straniero 4.3.4
di origini celtiche; il figlio (n. 2) Fugio- Ciottolone iscritto
2. Trambacche, Padova Tivalio- assume anche il nome Andetio-, Oderzo, Treviso, territorio, 1980
porfido; lungh. 25,7, largh. 23, spess. 17 forse per la provenienza del padre dalla pietra (granito) sagomata in forma
città di Andes, nome che continuerà nelle di ciottolose; h 35, lungh. 25
[4.3.2.2] [4.3.3] L’iscrizione corre a spirale attorno alla cir- generazioni successive. Alla famiglia degli
conferenza massima del ciottolone, su tre Andeti appartengono anche i personaggi L’iscrizione è posta sulle due facce piane.
linee inquadrate da rotaie. Sulla sommità citati nel n. 3, padre e figlio: la forma Ande- Verso sinistrorso. La puntuazione sillabi-
superiore è incisa una chiave stilizzata. tiaio- del patronimico di Voltigene indica ca è assente; le parole sono divise da un
vhuciio.i.qivaliio.i.a.n.teqiio.i.<vku>.e.ku una discendenza per tramite femminile, punto.
peqari.s.e.co da una Andetia. A queste tre iscrizioni se kaialoiso / pazros.pompeteχuaios.
Fugioi Tivalioi Andetioi <vku> ekupetaris ne associano altre con lo stesso nome fa- Kaialoiso / Padros Pompeteguaios
ego. miliare, in particolare una su una stele da «Di Kaialo. Padro Pompeteguaio». Kaia-
«Io ekupetaris per Fugio Tivalio Andetio». Monselice-Ca’Oddo: Fugiai Andetinai Fu- loiso è una forma onomastica al genitivo;
Designazione del “monumento funebre” giniai eppetaris «monumento funebre per Padros Pompeteguaios è una formula ono-
secondo la modalità dell’“iscrizione par- Fugia Andetina Fuginia»; qui il nome An- mastica binomia al nominativo. Le caratte-
lante”. La formula onomastica è a tre detina indica che si tratta della moglie di ristiche grafiche, l’assenza di puntuazione,
membri, al dativo. Tivalio- è il patronimi- un Andetio; sulla stele è riprodotta la stessa la morfologia -oiso di genitivo, la formu-
co derivato dal nome Tivale- del preceden- “chiave” del ciottolone n. 2, evidentemente la “nominativo + genitivo” differenziano
te n. 1. v-iv secolo a.C. in funzione di simbolo araldico della fa- questo testo dallo standard delle iscrizioni
Museo nazionale atestino, Este, Padova, miglia. Altra documentazione della stessa venetiche. Le forme onomastiche sono
ig 43195 famiglia è nel mutilo ego And[ di Este, e da riportare al celtico: Kaialo- presenta il
[4.3.4]
nel cuore della città   nel cuore della città
5. Venuti da molto lontano...
venuti da molto lontano: le importazioni
maria cristina vallicelli

In questi ultimi anni, i nuovi rinvenimen- ma anche oggetti provenienti dall’Egeo e Il tripode in bronzo, raffinato prodotto privilegiano il settore occidentale compreso a opera degli stessi Dauni, che, lungo le rotte centri emporici di Adria e Spina. Da qui le
ti e l’approfondimento degli studi hanno dal Mediterraneo orientale, che diventano di fabbrica vetuloniense della metà del vii tra Adige, Garda e Mincio per spostarsi che diventeranno in seguito quelle del com- importazione greche vengono smistate verso
arricchito e ampliato significativamente il espressione di lusso e di ricchezza delle locali secolo a.C. [cat. 5.3], rinvenuto in una ricca in seguito a est, lungo la via isontina, che mercio greco, avrebbero percorso l’Adriatico l’Etruria padana e le regioni transalpine; la
panorama dei rapporti di scambio e dei élites aristocratiche emergenti. tomba atestina, giunto in area veneta pro- mostrerà una lunga vitalità per tutta l’età del alla ricerca di materie prime, soprattutto ceramica attica, insieme ad altri materiali
flussi commerciali che hanno coinvolto l’a- In questa prima fase i contatti con l’Etruria babilmente per il tramite di Bologna, dove ferro e l’età romana. ambra e metalli, da ridistribuire in tutta esotici, anche di tipo celtico (fibule di tipo
rea veneta già a partire dalla fine dell’età tirrenica sono probabilmente mediati dal è presente un esemplare simile, sottolinea Mancano ancora dati che consentano di far l’Italia meridionale. tardo-halstattiano, ganci di cintura trafora-
del bronzo, facendo superare l’idea di un centro di Bologna e coinvolgono principal- il rango elevato del defunto e una precoce luce sull’organizzazione dei commerci e sui A contatti con le regioni meridionali ri- ti), attestati nei siti lungo le vie fluviali e ter-
mondo sostanzialmente chiuso e restio ad mente Este e l’area veronese, a sottolineare adesione a quegli ideali del banchetto che centri di lavorazione. Di certo un ruolo pri- manda anche il piccolo pendente in bronzo restri, documenta il ruolo di intermediazio-
assimilare apporti e influenze esterne. un flusso di scambi verso i valichi alpini e gli Etruschi avevano a loro volta assimilato mario nella lavorazione e nello smistamento raffigurante una coppia abbracciata rinve- ne che il Veneto antico continua a svolgere.
L’ampia rete di scambi è oggi almeno in l’Europa centrale che privilegia la via dell’A- dal mondo greco. delle ambre baltiche ha rivestito tra viii e nuto a Este [cat. 5.5], che trova confronto Questo nuovo scenario, parallelamente alla
parte ricostruibile attraverso i materiali di dige. Si tratta inizialmente di pochi oggetti, Veicolati dall’area etrusca raggiungono i vii secolo a.C. il centro di Verucchio, come in un tipo piuttosto raro noto da contesti via più occidentale che aveva privilegiato
importazione restituiti principalmente dalle riservati principalmente alla sfera maschile, centri veneti anche quei materiali esotici suggerisce la documentazione eccezionale funerari precoloniali della Calabria e della il centro di Este, determina un maggiore
necropoli ma anche dalle aree di abitato prodotti di pregio dalla forte valenza di sta- di ampia circolazione destinati al mondo per quantità e qualità restituita da questo Sicilia, databili tra viii e inizi vii secolo a.C. coinvolgimento del comparto orientale e
e, in minor misura, di santuario: oggetti tus symbol, la cui circolazione rientra ancora femminile, che caratterizzano il fenomeno sito etrusco a vocazione commerciale, posto Non è facile ricostruire le dinamiche né il l’attivarsi di nuove direttrici di scambio: la
provenienti dall’Asia Minore, dall’Egeo e nella dinamica dello scambio di doni. Ne dell’Orientalizzante tirrenico, nel quale an- a controllo della costa adriatica. In seguito, momento dell’arrivo in area veneta di questo via del Brenta, sulla quale Padova assume un
dall’Italia meridionale, dall’Etruria sia tirre- sono un esempio alcuni bronzi di produzio- che il mondo veneto risulta coinvolto. Tali la presenza di officine di elevata qualità oggetto che alla valenza funeraria associa ruolo emergente, e una rotta nord-adriatica
nica sia padana e dalle regioni d’Oltralpe, te- ne etrusca rinvenuti principalmente a Este sono le 17 figurine egittizzanti in faïence, è ipotizzabile in tutta la penisola, in Ma- probabilmente una funzione di amuleto, costiera ed endolagunare. Nell’ambito di
stimonianza di rapporti commerciali diretti e in area veronese, spade ad antenne e rasoi produzione di matrice orientale, utilizzate gna Grecia, Etruria tirrenica e padana, in con valore simbolico-sacrale e protettivo: quest’ultima recenti rinvenimenti hanno
o mediati che inseriscono il territorio veneto lunati deposti in tombe maschili, mentre come pendenti di collana in una ricca sepol- area picena. Ma anche i centri veneti sono l’uomo accolto dalla divinità dell’oltretom- messo in luce la funzione primaria svolta a
nel vasto circuito di traffici che collegava il nelle tombe femminili compaiono i grandi tura femminile di Este [cat. 5.6]. sicuramente coinvolti nell’ampia rete di ba o la coppia umana come simbolo della partire dal v secolo a.C. da Altino e dal suo
Mediterraneo orientale all’Europa centrale. cinturoni a losanga tipici dell’area tirrenica. Espressione di lusso e di uno stile di vita distribuzione di questo pregiato materiale, vita. È comunque indicativo dell’ampia e santuario, posto a sud della città e collegato
In questo sistema di ricezione e ridistribu- Va inoltre ricordato il bronzetto di guer- aristocratico, sempre declinato al femminile, particolarmente ricercato e diffuso in tutto prolungata circolazione di questi amuleti il alla laguna da un ramo fluviale.
zione di prodotti e materie prime risulta riero da Lozzo Atestino [cat. 5.2], pro- è anche l’aryballos protocorinzio [cat. 5.4], il mondo antico non solo per il suo presti- rinvenimento di uno di essi nell’oppidum Il santuario di Fornace è a oggi l’unico luogo
evidente il ruolo di cerniera svolto dall’area babile produzione vetuloniese della metà destinato a contenere pregiati oli profumati, gio ma anche per le sue presunte proprietà celtico di Jaromer in Boemia, databile tra la di culto nel panorama veneto ad aver resti-
veneta, ruolo sicuramente favorito dalla dell’viii secolo a.C., in cui va riconosciuto anch’esso di probabile provenienza dall’E- magiche e terapeutiche. metà del ii e la metà del i secolo a.C. tuito tra gli ex voto materiali di importazio-
natura e dalla posizione geografica del ter- l’elemento decorativo di un vaso bronzeo o truria tirrenica per il tramite di Bologna. Parallelamente alle vie terrestri transappen- Sempre dall’Italia meridionale potrebbero ne greca ed etrusca: numerosi frammenti di
ritorio abitato dai Veneti antichi, affacciato di un arredo da cerimonia sul tipo dei car- Già nell’viii secolo, ma soprattutto tra vii e niniche, già in questa fase l’area veneta risul- provenire anche due coppe di tipo ionico ceramica attica, bronzetti di raffinata fattura
sull’arco lagunare veneziano e percorso da relli di Bisenzio e di Strettweg, un riutilizzo vi secolo a.C. a connotare i corredi femmi- ta aperta, più marginalmente, ai circuiti di dei decenni centrali del vi secolo a.C., di greca [cat. 5.20], etrusco-padana [catt. 5.21-
una fitta rete di fiumi, quali l’Adige, il Bren- quindi da un oggetto di altissimo prestigio. nili più ricchi sono presenti anche oggetti di scambio adriatici, di cui si leggono le tracce presumibile produzione magno-greca, una 23] e centro-italica [cat. 5.26], indiziano
ta-Sile e il Piave, naturali vie di penetrazione Nonostante le notizie incerte relative al suo ornamento in ambra, con una particolare nei pochi ma significativi frammenti di ce- da Este e una da Padova [cat. 5.8], le uniche la sua frequentazione anche da parte di
verso le regioni transalpine. rinvenimento, il bronzetto appartiene con concentrazione nei due centri egemoni di ramica protodaunia e daunia, appartenenti note fino a ora in area veneta, che anticipa- stranieri. Un santuario, dunque, dalle forti
Un ruolo sicuramente privilegiato ebbero ogni probabilità a un corredo tombale in Este (che fino a ora ha restituito la docu- per lo più a olle e crateri, rinvenuti in alcuni no di qualche decennio l’arrivo di un’altra connotazioni emporiche, luogo privilegiato
da sempre i rapporti con i vicini Etruschi, associazione con un rasoio lunato; la sua mentazione più significativa sia per quantità centri del comparto veneto orientale. Il più classe ceramica di importazione, la ceramica di incontro e di scambio, da cui i materiali
che dalle regioni tirreniche già a partire dal valenza simbolica di esaltazione del ruolo che per complessità e dimensioni dei manu- antico, databile tra fine ix e viii secolo a.C., attica, riflesso del consolidarsi dei commerci di importazione vengono ridistribuiti verso
ix secolo a.C. si erano stabiliti nella pianura guerriero riflette un’adesione all’ideologia fatti) e di Padova [cat. 5.7]. proviene da Concordia Sagittaria [cat. 5.1], greci in Adriatico. i centri dell’interno.
padana dando vita al centro di Bologna e ai funeraria di tipo eroico di derivazione etru- I materiali dai contesti veneti consistono mentre nel vi secolo a.C. si inquadrano i Le prime ceramiche di produzione attica Riflesso dell’ampia rete di contatti nei quali
quali si deve all’inizio del vi secolo a.C. la sca, documentata anche in altre tombe per lo più in perle da collana ed elementi frammenti da Padova [catt. 5.10.1-2] e Oder- sono attestate nei centri veneti a partire si inserisce il centro altinate è anche il rin-
colonizzazione del delta del Po, con i centri maschili coeve di tipo emergente. di rivestimento di fibule, mentre rare sono zo [catt. 5.9.1-4]. dall’ultimo ventennio del vi secolo a.C., ma venimento di una pregiata perla in pasta
portuali di Adria, prima, e di Spina, poi, de- Con il vii secolo a.C. la circolazione di beni le ambre figurate. Come confermato dalle Fortemente selezionata nelle forme, limitate solo nel secolo successivo la loro presenza vitrea decorata da occhi compositi [cat.
stinati a intrattenere anche in Adriatico una di lusso diventa più ampia e coinvolge mag- analisi chimiche sinora condotte, l’ambra ai vasi per contenere e per versare, scambiata diverrà significativa. Esse sono l’indizio del 5.14], prodotta in area caucasica, di cui si
vivace attività di scambio con il mondo greco. giormente la sfera femminile, manifestando ampiamente diffusa in Italia settentrionale a come bene di prestigio in accompagno ad coinvolgimento dell’area veneta nelle nuove conoscono in Italia pochissimi esemplari.
Fin dall’viii secolo a.C. l’area veneta riceve l’affermarsi di un ideale di vita aristocratico, partire dall’età del bronzo è di provenienza altre mercanzie, questa ceramica risulta di- dinamiche di scambio tra Etruschi padani Oggetto dalla forte valenza apotropaica, la
da ambito etrusco non solo manufatti di ancora un volta in consonanza con quanto baltica; essa viene importata attraverso i stribuita lungo entrambe le coste adriatiche e Greci, che privilegiano ora le rotte adria- sua diffusione sembra seguire un percorso
produzione locale, soprattutto in metallo, accade nel mondo etrusco. valichi alpini, lungo percorsi che dapprima tra viii e metà vi 261
secolo a.C., probabilmente tiche e il delta del Po, dove si affermano i da est verso ovest, lungo la via della seta,

venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...


insieme ad altri prodotti di pregio quali Sono presenti, inoltre, i contenitori per oli come attesta la più modesta e sporadica do- tà Ca’ Bianca. Ma è dal santuario in località particolare apprezzamento come prodotto attestati in numero significativo fino alla
tessuti e spezie, fino a raggiungere le cor- profumati (lekythoi). cumentazione dei centri di Castelrotto e San Fornace che provengono le attestazioni più di lusso, a imitazione del quale a partire metà del ii secolo a.C., quando ha inizio
ti hallstattiane del centro Europa. Due Poco attestati risultano i vasi nella più antica Giorgio in Valpolicella nell’Alto Veronese, e consistenti. Si tratta esclusivamente di vasi dalla seconda metà del iv secolo a.C. prende quel graduale processo di trasformazione
esemplari sono presenti anche ad Adria e a tecnica a figure nere, la cui produzione si di Montebello nell’alto vicentino [cat. 5.19]. potori, soprattutto skyphoi, evidentemente avvio una produzione locale, che denota da che integrerà il territorio veneto nel mondo
Spina, nelle quali vanno identificati i pro- esaurisce entro la prima metà del v secolo Dalle necropoli di Gazzo, oltre al vasellame funzionali a specifiche esigenze di culto: il parte degli artigiani veneti l’acquisizione di globale di Roma.
babili centri da cui ceramiche attiche e altre a.C., mentre più numeroso è il vasellame attico [cat. 5.11], provengono anche due materiale, frammentario e disperso sull’in- nuove tecnologie e un processo di rinnova- Dal quadro delineato emerge il ruolo di tra-
importazioni raggiungono Altino. a figure rosse e a vernice nera. Si tratta in piccoli balsamari in pasta vitrea policroma, tera area del santuario, sembra l’esito di mento degli standard produttivi. mite che coinvolge il Veneto antico fin dagli
Non va del resto dimenticato che un facile genere di produzioni seriali e di ampia dif- un aryballos [cat. 5.15] e un amphoriskos, una volontaria e sistematica distruzione del Tra il iv e il iii secolo a.C., nonostante esordi nei traffici e negli scambi che ebbe-
collegamento tra il delta padano e la laguna fusione, di cui sono un esempio i kantharoi produzioni di fabbrica orientale, forse rodia, vasellame dopo il suo utilizzo nell’ambito la crisi del sistema di scambi adriatici tra ro come principali protagonisti Etruschi e
veneziana doveva essere garantito da quei tipo Saint Valentin e gli skyphoi con la civetta riflesso dei medesimi circuiti di scambio e delle cerimonie sacre. Greci ed Etruschi e i profondi mutamenti Greci. Una rete di contatti ad ampio raggio
canali artificiali, le fossae per transversum di Atene della seconda metà del v seco- ridistribuzione. Un ultimo cenno va fatto all’area plavense, determinati nel quadro del popolamento che non determina solo la circolazione e lo
citate da Plinio (NH, 3, 119-121), che gli lo a.C. e gli skyphoi del Gruppo del ragazzo Per quanto riguarda il settore orientale, la dove una certa presenza di ceramica attica dell’Italia settentrionale dall’arrivo dei Celti, scambio di merci e prodotti, ma anche l’in-
Etruschi, maestri di idraulica, avrebbero grasso del iv secolo a.C. documentazione più rilevante proviene da si registra a Oderzo (Treviso), mentre più che scompaginano l’economia e la struttura nescarsi di processi di acculturazione, latori
realizzato trasversalmente ai rami deltizi La documentazione più consistente, anche Padova e da Altino. a oriente solo sporadiche attestazioni sono urbana introdotte dagli Etruschi in area pa- di nuove consuetudini e di nuovi saperi, che
per consentire una sicura navigazione en- per qualità e varietà di forme, proviene Padova ha restituito ceramica attica da ne- note a Concordia Sagittaria (Venezia), sul dana, rimangono comunque attivi i rapporti si riflettono negli ambiti della vita sociale,
dolagunare. dai centri veneti dell’area meridionale gra- cropoli [cat. 5.12] ma soprattutto da abitato, Lemene, ai margini delle lagune costiere. con l’area deltizia padana, dove Adria e Spi- della ritualità, della produzione artigianale
La ceramica attica rappresenta uno dei pro- vitante sul Tartaro e sul basso Adige, che dove è attestata già a partire dall’ultimo Anche alla luce delle nuove acquisizioni, na conservano la loro connotazione etrusca. e, non ultimo, nella diffusione della pratica
dotti più ricercati e apprezzati nel mondo probabilmente risente in modo più diretto ventennio del vi secolo a.C. Rinvenuta in quello della ceramica attica nel Veneto anti- Dal delta padano, infatti, continua ad afflu- scrittoria.
antico, insieme a quel vino greco al cui con- dell’ampia circolazione di vasellame attico diverse aree della città antica, è da ricon- co non si configura come un vero e proprio ire in quantità significativa, per tutto il iv Tra le mercanzie che i Veneti potevano
sumo era essenzialmente destinata. L’area ve- nel vicino comparto etrusco-padano, lungo nettere verosimilmente alla presenza di ceti commercio; essa sembra piuttosto circolare secolo a.C., la ceramica attica a figure rosse offrire ai loro interlocutori, possiamo imma-
neta non dimostra, tuttavia, un particolare la direttrice Po-Mincio, tra Adria e il Forcel- mercantili e artigianali, forse anche etruschi. in accompagno ad altre merci di maggio- tarda e probabilmente anche la maggior ginare quelle merci che non lasciano traccia
interesse nei confronti di questo materiale. lo (Bagnolo San Vito, Mantova). Particolarmente significativa appare a questo re importanza, rimanendo sostanzialmente parte della ceramica a vernice nera volter- archeologica, in quanto deperibili o soggette
Anche se negli ultimi decenni il quadro A Este numerosi frammenti sono stati rin- proposito la documentazione restituita dal una moda esotica. Lo conferma anche la rana, che con il iii secolo a.C. costituisce la a trasformazioni: i metalli di provenienza
delle attestazioni è notevolmente mutato e venuti in abitato; in ambito funerario ri- quartiere abitativo/artigianale presso l’ansa qualità non elevata del materiale rinvenuto, principale importazione etrusca. alpina, il sale, legname, prodotti dell’alleva-
arricchito da nuovi dati, inducendo a rive- sultano prevalenti le kylikes a vernice nera del fiume, messo in luce nel sito di palazzo così come il disinteresse per i soggetti raffi- Emblematica delle relazioni mercantili an- mento ovicaprino e della lavorazione della
dere l’idea di una sorta di chiusura rispetto in sepolture maschili molto ricche, mentre Zabarella, da cui proviene anche l’unico gurati: risultano infatti generalmente assenti cora attive è l’eccezionale corredo della lana, e, non ultimi, i famosi cavalli veneti.
a questo tipo di ceramica, sta di fatto che il nelle tombe femminili, dove le attestazioni frammento di anfora vinaria greca finora le immagini del mito, che tanta parte ebbero tomba di Nerka, dalla necropoli di Casa Ma sicuramente si deve pensare anche a
suo uso non entrò mai a pieno titolo nelle sono più rare, prevalgono gli skyphoi. A attestata nel Veneto antico. sulla ceramica attica e che ben altra attenzio- Ricovero di Este, databile all’inizio del iii un rapporto economico basato su precise
consuetudini locali, contrariamente a quan- questo proposito un cenno merita l’insolito Per quanto riguarda Altino, attualmente ne ricevettero in ambienti più ricettivi nei secolo a.C. Racchiusa in un grande cassone “servitù di passaggio”, che, chiunque fossero
to accade in altre coeve civiltà, prima fra kalathiskos a figure rosse dalla tomba Ca- è l’unico centro che ha restituito ceramica confronti della cultura ellenica. di lastre calcaree con copertura a doppio i vettori, garantisse la rete di scambi e di
tutte quella etrusca. podaglio 5/1793 [cat. 5.16]: forma rara nella attica non solo da abitato e da necropoli Tutt’altra diffusione conosce, a partire dal spiovente, la sepoltura comprende oggetti interrelazioni tra Etruschi e Greci, da un
I materiali fino a ora rivenuti, con una par- ceramica attica, è caratterizzato da una scena ma anche da un’area di culto. In ambito v secolo a.C., un altro vasellame di im- d’ornamento di tipo celtico ed etrusco e lato, e regioni dell’Europa centrale dall’altro.
ticolare concentrazione nei centri di Este, forse di addomesticamento di due cavalli, la funerario, secondo una consuetudine che si portazione, la cosiddetta ceramica etrusco- un servizio bronzeo e fittile da banchetto
Padova e Altino, sono databili indicativa- cui presenza nel mondo veneto, noto per i riscontra anche a Padova, il vasellame attico padana, una ceramica depurata da mensa con numerosi oggetti di importazione: un nota bibliografica
mente tra la fine del vi e la seconda metà suoi allevamenti equini, risulta particolar- solitamente non è presente all’interno dei prodotta nei centri dell’Etruria padana tra cratere attico a figure rosse del Pittore di Bonomi 1987; Capuis 1992, pp. 33, 64; Ca-
del iv secolo a.C. mente suggestiva. corredi tombali, ma risulta sparso nel terre- la metà del vi e il iv secolo a.C., caratte- Filottrano, anteriore di qualche decennio al puis 1993, pp. 206-208 e pp. 233-235; Bono-
Più diffusi in abitato, meno frequenti nelle Significative sono anche le attestazioni di no tra le sepolture, evidentemente utilizzato rizzata da una decorazione costituita da resto del corredo e deposto all’esterno della mi 2000; Capuis 2000; Maggiani 2000 pp.
sepolture, dove si registra una maggiore Oppeano (Verona), importante insediamen- in occasione di cerimonie commemorative bande parallele di colore rosso-rosso bruno. tomba [cat. 5.25], uno skyphos sovraddipinto 89-90; Malnati 2000, pp. 73-74; Bonomi
difficoltà ad accogliere questo tipo di cera- to sulla via dell’Adige, e di Gazzo Veronese, dei defunti, quasi ci fosse una sorta di pre- Nettamente diversa per tecnologia e forme di produzione apula, ceramica a vernice nera 2003b; Capuis, Gambacurta 2003; Colonna
mica, essi consistono essenzialmente in vasi alla confluenza di Tartaro e Tione (a soli 15 clusione a porre questi vasellami esotici nelle vascolari dalla produzione locale, è attestata volterrana e italiota, vasellame in bronzo di 2003, pp. 147-149; Bonomi 2005; Bracce-
destinati alla preparazione e al consumo chilometri dal sito etrusco del Forcello), che tombe. Non mancano, tuttavia, le eccezioni, soprattutto nei centri di Este [cat. 5.24], produzione etrusca. si, Veronese 2005, p. 106; De Min 2007;
del vino, con una netta prevalenza delle documentano la circolazione della ceramica come il frammento di kalpis a figure nere Padova e Altino; la sua presenza in corredi In quest’ultima fase si intensifica, inoltre, la Bonomi 2009; Gamba 2011; Mattioli 2011;
forme per bere (kylikes e skyphoi), indizio lungo le vie fluviali fino a raggiungere i [cat. 5.13], rinvenuto in una sepoltura a inci- funerari ricchi, insieme ad altri materiali di presenza di materiali di tipo celtico, oggetti Wiel-Marin c.s.
dell’adozione di pratiche legate al simposio. centri più interni della fascia pedecollinare, nerazione della necropoli Albertini in locali- pregio quali la ceramica attica, riflette il suo di ornamento e in minore quantità armi,

venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...


le importazioni alla cultura villanoviana tirrenica. Si è pro- co, corpo ovoidale allungato con piccolo
posta la provenienza funeraria, essendo in piede troncoconico, ansa a nastro saldata
5.1 associazione con un rasoio lunato di tipo all’orlo e impostata sulla spalla; decorazio-
Frammento di ceramica villanoviano. viii secolo a.C. ne a fasce bruno rossicce. Si tratta di un
geometrica di tipo proto- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, piccolo contenitore per pregiati unguenti
daunio mna 42745 profumati di un tipo di ampia circolazio-
Concordia Sagittaria, Venezia, bibliografia: Tombolani 1978, p. 109, ne elaborato da botteghe protocorinzie,
via Fornasatta, area Coop, abitato, fig. 31,1; Este antica 1992, p. 63, fig. 43 che ebbe una fiorente produzione di imi-
scavo 1993, us 386/a a p. 64; Capuis 2001a, p. 133, fig. p. 131. tazione nei centri dell’Etruria meridiona-
argilla figulina nocciola, modellazione cp le. Probabilmente giunto a Este dall’E-
a mano; h 4,5, largh. 6, spess. 0,5 truria tirrenica per il tramite di Bologna,
unico elemento esotico di un corredo
Parete lievemente arcuata riferibile a un 5.3 funerario femminile, connota un’adesione
vaso di forma chiusa di piccole dimen- Tripode in lamina di bronzo ai modelli aristocratici espressi dalla con-
sioni; essa è caratterizzata da un ingobbio Este, Padova, Fondo Pelà, necropoli, temporanea società etrusca. Seconda metà
giallognolo e da una decorazione dipinta tomba 49, 1893 del vii secolo a.C.
[5.1] di colore marrone chiaro che forma fasce bronzo, laminazione; h 29, ø 23 Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
di diverso spessore e un motivo a zig-zag. ig mna 8414
L’esemplare proviene da un contesto abita- Bacino emisferico privo della parte infe- bibliografia: Bonomi 2000, p. 120 (con
tivo ed è databile, sulla base del materiale riore; gambe in sottile verga ripiegate a bibliografia precedente); Locatelli 2003a, [5.3]
ceramico di produzione locale, tra la fine occhiello; attacchi ovali fissati alla parte p. 52 fig. 11.
del ix e le fasi iniziali dell’viii secolo a.C. inferiore della vasca con quattro ribatti- mcv
Museo Nazionale Concordiese, ni. Il tripode, di produzione vetuloniese,
Portogruaro, c 39003 giunto a Este probabilmente per il tramite
bibliografia: Protostoria Sile Tagliamento di Bologna – dove è presente un esemplare 5.5
1996, p. 276, fig. 60, n. 226. simile – proviene da una ricca sepoltura Pendaglio a coppia
ebc maschile contenente altri oggetti di im- abbracciata
portazione. Con il pieno vii secolo a.C. le Este, Padova, via Augustea, 1932-1934
importazioni dall’area etrusca comprendo- bronzo, fusione piena; h 5, largh. max 3
5.2 no beni di lusso che riconducono a ideali
Guerriero di vita aristocratici: tra quelle relative alla L’uomo cinge con il braccio destro le spalle
Este, Padova, Scolo di Lozzo, 1929 sfera maschile, il vasellame bronzeo da della donna che gli pone la mano sinistra
bronzo, fusione piena, lavorazione mensa indica l’adozione della moda aristo- sulla testa. Incrociano le braccia esterne
a martello; h 6,7 cratica del banchetto. Le classi emergenti sul davanti, formando su entrambi i lati
mostrano così di omologarsi pienamente, un piccolo anello da sospensione. Le teste
Statuetta di guerriero nudo, stante, fron- sul piano ideologico, all’area etrusca, affi- globulari hanno occhi a punzone, naso a
tale, gambe leggermente divaricate, brac- dando all’uomo l’esibizione dei simboli del rilievo, bocca a incisione. I seni della don-
cia protese. Il braccio destro regge una prestigio sociale. Metà del vii secolo a.C. na, il sesso e le mani sono rifiniti dopo la
verghetta riproducente una spada; all’e- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, fusione; i piedi sono allineati su un’unica
stremità del braccio sinistro è unito, tra- mna 2257 base. La forma e le dimensioni attuali
[5.2] [5.5]
mite ribattino, uno scudo ellittico appena bibliografia: Calzavara Capuis 1986, p. sono l’esito di un intervento antico di re-
convesso. Il capo, a pallottola, è coperto 94; Capuis 2001a, p. 134; Locatelli 2003a, stauro con l’inserimento dell’appiccagnolo
da un elmo a calotta con cresta appun- p. 52. sommitale a creare un nuovo sistema di
tita. Il volto presenta tratti indistinti: un cp sospensione. Si tratta di un tipo diffuso in [5.4]
solco orizzontale indica la bocca e una contesti per lo più funerari, tra Calabria
lieve protuberanza il labbro superiore. La e Sicilia tra l’viii e gli inizi del vii secolo
base è costituita da una lamina con due 5.4 a.C., che indizia l’ampiezza dei contatti
fori per il fissaggio della figurina, inter- Aryballos protocorinzio dell’antica Este, verso l’Italia meridionale.
pretabile quindi come applique. Si tratta Este, Padova, via Caldevigo, necropoli di Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
di un esemplare importato, di probabile Fondo Rebato, tomba 100, 1907-1909 ig 56459
produzione vetuloniese, pervenuto a Este ceramica, modellatura al tornio; h 8, ø 4,8 bibliografia: Gamba 2011
forse per il tramite di Bologna. Il modello (con bibliografia precedente).
schematico rimanda a bronzetti riferibili Ampio orlo espanso, breve collo cilindri- mg

ricorrente   venuti da molto lontano...


5.6
Elementi di pendaglio
Este, Padova, via Santo Stefano, Casa
di Ricovero, necropoli, tomba 234, 1897
osso, faïence, intaglio, fusione; h max 3,2

All’interno della situla di bronzo usata


come ossuario, tra gli oggetti di corredo
della defunta erano stati collocati ventisei
elementi in osso e diciassette pendenti a
forma di statuine egizie in faïence, facenti
parte forse di un’unica collana. Diffuse in
una vasta area del Mediterraneo dall’viii
secolo alla fine del vii, le figurine in faïence,
usate come pendagli, appartengono a una
larga produzione orientale che raggiunge i
centri costieri della Campania e dell’Etruria
meridionale, attraverso il commercio greco.
Il corredo è stato datato intorno al 625 a.C.
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
mna 5044
bibliografia: Este I 1985, tb. 234, pp. 281-
294, tavv. 189-190, 5.
cp

5.7
Collane
Padova, necropoli di via Tiepolo,
tomba 5, 1965
ambra baltica

Tre collane costituite rispettivamente da 104,


130 e 51 vaghi di dimensioni decrescenti (dia-
metro compreso tra 0,5 e 2,9) con foro pas-
[5.6] sante centrale, forma globulare schiacciata,
colore tendente al rosso con modesto grado
di trasparenza, presenza di inclusi; i vaghi
presentano superfici levigate e pentimenti
di lavorazione. Le collane appartengono a
un ricco corredo di tomba femminile, al cui
interno erano deposti numerosi altri oggetti
di ornamento, molti dei quali realizzati in
ambra, indice dell’elevata condizione sociale
della defunta. Il contesto riconduce a un
orizzonte cronologico di vi secolo a.C.
Musei Civici, Museo Archeologico,
Padova, ig 36395-36397
bibliografia: Padova preromana 1976, pp.
272, nn. 71-73; Zampieri 1994, pp. 70-72;
“Gioielli” del Museo Archeologico di Padova
1997, pp. 116-117.
fv
[5.7]
venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...
5.8 5.9.2 5.9.4
Coppa di tipo ionico Askos Olla o cratere
Padova, Riviera A. Mussato, 1987 Oderzo, Treviso, via Roma, Oderzo, Treviso, via Roma,
ceramica, modellatura al tornio; ø 14,2, Ex Stadio Comunale, abitato, 2003 Ex Stadio Comunale, abitato, 2003
h6 ceramica figulina, modellazione a mano; ceramica figulina, modellazione
h 5,1, largh. 6,4 a mano e tornio lento; h 4,3, largh. 6,2
Coppa con decorazione a fasce di tipo
B2, orlo distinto dalla vasca da una risega, Collo cilindrico a profilo leggermente conca- Parete a profilo arcuato decorata in basso
con filetto sull’orlo e interno verniciato a vo verso l’interno. Labbro a piattello discoi- da una fascia orizzontale e nella zona
[5.10.1]
eccezione di una sottile fascia sul bordo, dale decorato sulla parte superiore da smerli mediana da una sottile linea orizzontale;
vasca poco profonda verniciata interna- e intorno alla bocca da fasce concentriche di nella parte superiore, inquadrata da due
mente, anse a bastoncello leggermente colore bruno. Sul collo decorazione inqua- linee orizzontali e delimitata da una fascia
ripiegate verso l’alto. Questo tipo di coppa drata da due linee parallele con scacchiera a obliqua con sottili linee orizzontali so-
di matrice greco-orientale risulta diffu- quadri campiti da sottili linee verticali alter- vrapposte, si sviluppa una decorazione con
[5.8] sa principalmente in Occidente, grazie a nati a quadri liberi con punto centrale bruni. rombi in sequenza orizzontale campiti a
una vasta produzione locale soprattutto a Superfici lisciate da beige a rosate. Produzione puntini; a destra fascia verticale in bruno.
opera di officine magno greche e siceliote daunia monocroma. Metà del vi secolo a.C. Superfici lisciate beige. Produzione daunia
(Boldrini 1994, tipo iv). Purtroppo priva Museo Archeologico “Eno Bellis”, monocroma. vi secolo a.C.
di contesto di rinvenimento, è attualmente Oderzo, Treviso, ig 299252 Museo Archeologico “Eno Bellis”,
la ceramica di ambito greco più antica fino Inedito. Oderzo, Treviso, ig 305268 [5.10.2]
a ora rinvenuta a Padova, dove la presenza rs Inedita.
di ceramica attica risulta significativa solo rs
dagli inizi del v secolo a.C. 580-530 a.C.
Musei Civici, Museo Archeologico, 5.9.3
Padova, ig 357888 Olla o cratere 5.10.1
[5.9.1] [5.9.2] bibliografia: Bonomi 2000, p. 123 Oderzo, Treviso, via Roma, Olla
(con bibliografia precedente). Ex Stadio Comunale, abitato, 2003 Padova, via Santa Sofia, angolo nord
mcv ceramica figulina, modellazione a mano via Cesare Battisti, abitato, 1966
e tornio lento; h 16,5, largh. 12,5 ceramica figulina, modellazione a mano [5.10.3]
e tornio lento; h 7, largh. 16, ø ded. 18,2
5.9.1 Parete a profilo arcuato decorato da losanga
Brocca? inquadrata da tre linee brune parallele con Orlo a tesa con spigolo interno, decorato
Oderzo, Treviso, via delle Grazie, abitato, scacchiera di quadri alternati liberi e pun- intorno alla bocca da due fasce brune. Sulla
1994 teggiati. Ampie fasce in bruno accostate a parete a profilo arcuato, con motivo a fasci
ceramica figulina, modellazione linee parallele inquadrano un motivo in che inquadrano linee sottili e parallele, si
[5.9.3] [5.9.4] a mano e tornio lento; ø ded. 14 sequenza orizzontale di triangoli alternati imposta un’ansa a bastoncello arcuato so-
e contrapposti campiti a punti in bruno. praelevato, decorata da un gruppo di brevi
Orlo a tesa con spigolo interno, labbro Superfici beige lisciate. Il contesto di prove- segmenti compresi tra due fasce brune. Su-
assottigliato. Decorato sulla parte superio- nienza del manufatto si pone tra vii e fine perfici lisciate beige. La presenza nelle aree
re da uno smerlo arcuato con una sottile vi secolo a.C.: la particolare concentrazione di abitato di manufatti d’importazione
linea accostata e, intorno alla bocca, da di vasellame d’importazione del Subgeo- ascrivibili a questa particolare produzione
una fascia bruna. Superfici lisciate beige. metrico Daunio i e ii (olla, olla-cratere, di ceramica fine suggerisce l’inserimento
Produzione daunia monocroma. Prima askos), associato a numerosissimi manufatti di Padova nell’ambito di un ampio bacino
metà del vi secolo a.C. vascolari di produzione veneta [cat. 3.0], di commerci che coinvolge le coste centro-
Museo Archeologico “Eno Bellis”, nell’ambito di una grande struttura a fos- settentrionali dell’Adriatico, il Veneto, il
Oderzo, Treviso, ig 272270 sa, rimanda verosimilmente a un contesto golfo di Trieste e l’Istria, la penisola di Zara
bibliografia: Gambacurta 1996, fig. 23, legato a pratiche rituali svolte nell’area del e la Dalmazia. Produzione daunia mono-
pp. 152-153. quartiere artigianale. Produzione daunia croma. Metà del vi secolo a.C.
Inedita. monocroma. Prima metà del vi secolo a.C. Musei Civici, Museo Archeologico,
rs Museo Archeologico “Eno Bellis”, Padova, ig 37455
Oderzo, Treviso, ig 299149, 299253 bibliografia: Malnati 2000, tav. 10, pp. 74,
Inedita. 86.
rs rs

venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...


5.10.2 dei frammenti più antichi finora rinvenuti glie cuoriformi verticali. La forma richiama 5.14
Dinos (?) a Padova. Produzione peucezia bicroma. gli skyphoi della classe di Cracovia, ma il Perla a occhi compositi
Padova, via dei Borromeo - via Calatafimi, Metà-secondo terzo del vi secolo a.C. motivo decorativo, che esula da quello ca- Altino, Venezia, acquistata dal Museo
Ex birreria Pilsen, abitato, 1976 SBAVeneto, Padova, ig 357939 nonico a palmette e fiori di loto, anche nella nel 1961
ceramica figulina, modellazione a mano Inedita. versione più stilizzata a semplici macchie pasta vitrea, fusione; h 1,8, ø 0,6-2,3
e tornio lento; h 4,5, largh. 9, ø ded. 14,4 rs oblunghe e punti, sembra farne un unicum.
Modesta per qualità, è la sola importazione Grande perla di colore giallo, decorata da
Breve labbro basso arrotondato, aggettante greca presente nella necropoli: privata di occhi compositi, tipo “compound-eye-be-
a profilo assottigliato. Sulla parte superiore 5.11 un’ansa, venne deposta come offerta fune- ads”, alternati su uno e due registri. Ogni
decorato da smerli e intorno alla bocca Coppa a fascia con raria insieme a un’olletta, sul fondo di una grande occhio è delimitato da un profilo
da una fascia bruna; un’altra circonda la decorazione floreale (Floral profonda fossa. Inizi del v secolo a.C. bianco e presenta l’iride turchese. All’inter-
strozzatura del collo. Sulla spalla, al di band-cup) Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte no si dispongono in cerchio sei occhi più
sotto della fascia bruna, gruppo di linee Gazzo Veronese, Verona, la Colombara, del Liviano, Padova, ig 181854 piccoli di colore blu, contornati di bianco,
parallele verticali alternate a un riquadro necropoli, tomba 183, 1999 bibliografia: Leonardi 2004a. di giallo quello centrale. È conservata per
[5.11] con linee orizzontali. Superfici lisciate ceramica, modellatura al tornio; mcv metà. Il manufatto, alla luce delle peculiari
beige-giallastre. Il particolare profilo del ø orlo 15,3; ø piede 6; h 8,1 caratteristiche tipologiche e di decorazione,
labbro, assai raro, si riscontra come per- risulta di produzione caucasica. v secolo a.C.
sistenza nell’ambito di una classe di olle Orlo distinto leggermente concavo, pie- 5.13 Museo Archeologico Nazionale di Altino,
acrome del iv secolo a.C. di Arpi. Tuttavia de a disco su alto stelo, anse orizzontali Kalpis attica a figure nere Venezia, al 34255
la sua forma sembra derivare dal dinos di a bastoncello ripiegate verso l’alto. Tra a fondo bianco bibliografia: Gambacurta 1987, p. 205 ss.
tradizione greca verosimilmente attraver- le anse, fascia a risparmio con fregio di Altino, Venezia, Ca’ Bianca, Fondo (con bibliografia precedente).
so la mediazione formale della ceramica palmette alternate a boccioli di loto di Alberini, necropoli, tomba 6, 1969 af
arcaica di Metaponto e della Lucania. colore rosso scuro, su catena di cerchielli. ceramica, modellatura al tornio;
Produzione daunia monocroma. Metà del La coppa appartiene al corredo di una ø max conservato 11,1, ø collo 4,5, h 6,1
vi secolo a.C. tomba a incinerazione presumibilmente 5.15
Musei Civici, Museo Archelogico, maschile, di cui costituisce l’unico elemen- Simile all’hydria, da cui si distingue per le Aryballos
Padova, ig 48758 to di importazione. Rientra, infatti, in una dimensioni minori e la spalla arrotondata, Gazzo Veronese, Verona, la Colombara,
Inedito. classe di ceramica attica a figure nere la cui si tratta di un vaso per contenere l’acqua, necropoli
rs produzione va dal 540 al 480 a.C. circa, caratterizzato dalla presenza di due anse vetro su nucleo; h 5,4, ø 4,8
con un’ampia diffusione in tutto il Medi- orizzontali e una verticale. Se ne conserva
[5.12] terraneo e attestazioni anche nelle regioni solo la parte superiore, con l’ansa verticale Da un gruppo di tombe sconvolte da
5.10.3 d’oltralpe. Se la forma suggerisce una da- a bastoncello saldata subito sotto l’orlo e lavori agricoli, che si trovano in un’area
Olla o cratere tazione abbastanza alta, lo stile decorativo parte dello spazio metopale a fondo bianco marginale della necropoli di Colombara,
Padova, piazza Castello, abitato, 2004 induce a un inquadramento cronologico che conteneva la decorazione figurata, de- nella zona più vicina alla necropoli di
ceramica figulina, modellazione a mano tra la fine del vi e l’inizio del v secolo a.C. limitato superiormente da brevi linguette Dosso del Pol, provengono i frammenti di
e tornio lento; h 4,5, largh. 9, ø ded. 14,4 Centro Ambientale Archeologico, sfalsate e lateralmente da tre linee parallele. un aryballos in vetro su nucleo, policromo
Legnago, Verona, vr 62183 Appartenente a un corredo funerario in- con sfondo blu e decorazione a bande
Piede a profilo troncoconico arcuato. Su- bibliografia: De Marinis 2001. sieme a un’olla/bicchiere con funzione di orizzontali color giallo dorato e lingue ver-
perficie esterna decorata, presso l’attacco mcv cinerario e ad alcuni frammenti di coppa/ ticali verso il basso marginate in azzurro.
del corpo del vaso, da una larga fascia coperchio, è una forma insolita tra il ma- Presenta una bocca con orlo imbutiforme,
bruno-rossatra alternata, con andamento teriale attico da area altinate, consistente breve collo cilindrico e corpo globulare.
concentrico, a una più sottile di colore 5.12 esclusivamente in vasi per bere, e anche Ricomposto da vari frammenti, è conser-
arancio. In basso, tra due fasce, motivo a Coppa-skyphos attica a figure una delle attestazioni più antiche. 500-480 vata una piccola ansa a nastro verticale sul
[5.13] [5.14] doppi semicerchi contornati superiormente nere a.C., forse attribuibile alla bottega del collo. Produzione rodia. v secolo a.C.
da smerli in bruno-rossastro. Superficie Padova, Piovego, necropoli, 1976 Pittore di Gela. Museo Archeologico, Gazzo Veronese,
lisciata beige-rosata. Si tratta di un’importa- ceramica, modellatura al tornio; Museo Archeologico Nazionale di Altino, Verona, vr 77578
zione peucezia, attestata per la prima volta ø orlo 8,8, ø piede 3,7, h 5,4 Venezia, al 9053 bibliografia: Salzani 1987a, p. 72.
in un contesto stratificato del Veneto, che si bibliografia: Bonomi 2003a, pp. 234- mb, gr, ls
accompagna alla graduale scomparsa della Piccola coppa-skyphos con orlo distinto, 235 (con bibliografia precedente);
ceramica daunia, e che presto si estinguerà piede a tronco di cono con risega mediana, Gambacurta 2009, p. 57, fig. 6 a p. 60.
a sua volta con il progressivo affermarsi anse orizzontali a bastoncello leggermente mcv
della ceramica attica che proprio nello stes- ripiegate verso l’alto, tra le quali è compresa
so sito di piazza Castello vede la presenza una fascia a risparmio con un fregio di fo-

venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...


5.16 5.18
Kalathiskos attico a figure Kantharos sessile attico
rosse a figure rosse
Este, Padova, Capodaglio, necropoli, Este, Padova, Capodaglio, necropoli,
tomba 5, 1973 tomba 31, 1878
ceramica, modellatura al tornio; h 7,3, ceramica, modellatura al tornio;
ø orlo 9,7, ø piede 3 h 10,7, ø orlo 11,3, ansa 2 × 0,7

La scena si svolge in modo continuativo Entrambi i lati sono decorati da una gran-
attorno al vaso: la figura maschile avvol- de metopa suddivisa in quattro fasce oriz-
ta in himation stante verso sinistra con zontali, dove quelle superiore e inferiore
bastone retto dalla mano destra sembra presentano una serie di linee verticali con [5.18]
essere la figura centrale, verso cui si muove punto sottostante; al centro due zone di al-
il resto della scena, costituita da due cavalli tezza simile: quella superiore con losanghe
e in mezzo un giovane con breve asta nella alternate verniciate/risparmiate, decorate
mano sinistra, tutti e tre in movimento a loro volta ciascuna (bianco sovradipin-
verso destra. Potrebbe trattarsi di un ma- to su fondo nero/vernice diluita su area
estro che insegna al giovane ad addestrare risparmiata) da losanga e relativo punto
[5.16] i cavalli. Seconda metà del v secolo a.C. centrale, quella inferiore con tralcio di
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, mirto sovradipinto di bianco su superfice
mna 30052-30053 verniciata. Gruppo dei vasi Saint Valentin [5.19]
bibliografia: Este antica 1992, fig. 54, (Howard, Johnson 1954, gruppo iv); terzo
p. 70; Veneti dai bei cavalli 2003, p. 15. quarto del v secolo a.C.
fw-m Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
mna 2797
bibliografia: Favaretto 1976, n. 27, p. 65,
5.17 tav. 21; Veneti Antichi 1988, fig. 47, p. 53.
Glaux attica a figure rosse fw-m
Gazzo Veronese, Verona, tomba 3
ceramica, modellatura al tornio;
[5.15] [5.17] h 7,6, ø orlo 9,5, ø piede 4,9, 5.19
ø anse 0,85 × 0,75 e 1,4 × 0,6 Skyphos attico a figure rosse
Montebello Vicentino, Vicenza
Skyphos di tipo B (detto anche glaux) ceramica, modellatura al tornio;
ricomposto da numerosi frammenti, otto h cons. 4,95, ø piede 7,45
fori di antico restauro in prossimità di
ansa verticale; manca parte dell’ansa verti- Al di sotto di ciascuna ansa una palmetta,
cale; ciascun lato è decorato da una civetta mentre entrambi i lati presentano una
stante verso destra e affiancata da due rami metopa suddivisa in più aree, di cui resta
di olivo. Gruppo degli Skyphoi con Civet- parte di quella inferiore decorata con tral-
te (Johnson 1955, gruppo ii); metà-terzo cio di mirto sovradipinto di bianco, con
quarto del v secolo a.C. andamento da sinistra verso destra; la su-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, perficie inferiore del fondo è caratterizzata
vr 90273 da una larga fascia verniciata in prossimità
bibliografia: Gamba 1986, cc. 655-656. dell’attacco del piede e da una piccola
fw-m circonferenza con punto centrale. Gruppo
dei vasi Saint Valentin (Howard, Johnson
1954, gruppo iv o vi); metà-terzo quarto
del v secolo a.C.
SBA Veneto, Padova, ig 344505
Inedito.
fw-m

venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...


5.20 per la pelle di cervide, anziché di leone. Ne
Cavallo è ipotizzata una provenienza greco-egineti-
Altino, Venezia, località Fornace, ca, ma appare più probabile una produzio-
santuario, 2002 ne etrusca, padana o, più probabilmente, di
bronzo, fusione piena; h 9, lungh. 9 officine vulcenti. 500-480 a.C.
Museo Archeologico Nazionale di Adria,
Il cavallo risulta intenzionalmente privato Rovigo, ad 9996
della testa e della parte inferiore delle bibliografia: Cristofani 1985; Tombolani
zampe, che appaiono segate. Modellato 1987a; Zanovello 1987.
secondo uno schema naturalistico, l’a- ggam
nimale è raffigurato incedente al passo,
con la criniera appena accennata e la coda
infilata tra le zampe posteriori. Originaria- 5.22
mente due placchette rettangolari, fissate Devoto tipo Marzabotto
da ribattini, di una delle quali, perduta, Altino, Venezia, località Fornace,
resta solo l’impronta, aderivano simme- santuario, 1998
tricamente ai lati del collo. Produzione bronzo, fusione piena; h 8 (con i tenoni)
probabilmente greca. v secolo a.C.
Museo Archeologico Nazionale di Altino, Bronzetto di devoto, nudo e filiforme, con
Venezia, al 46604 le braccia aperte in atto di preghiera. I trat-
bibliografia: Gambacurta 2002f, n. 4, p. 316. ti del volto sono resi schematicamente; sul
mt torace due cerchielli indicano i capezzoli.
[5.20] Lunghi tenoni sotto i piedi. Produzione
etrusco-padana. v secolo a.C.
5.21 Museo Archeologico Nazionale di Altino,
Eracle (?) cacciatore Venezia, al 46596
Porto Viro, Contarina, Rovigo, 1887 bibliografia: Gambacurta 2002f, n. 3,
bronzo, fusione piena; h 16,2 p. 316. [5.21] [5.23]
mt
Rinvenuto in un pozzo, raffigura un per-
sonaggio con base forata, gamba sinistra
lievemente avanzata, lunghi piedi con dita 5.23
distinte. Stringe con il braccio sinistro Paride arciere
la faretra, sorretta da un doppio balteo, Altino, Venezia, località Fornace,
e regge un piccolo cerbiatto, senza testa; santuario, 1998
il braccio destro, spezzato all’altezza del bronzo, fusione piena; h 9
polso, manca della mano e probabilmente
dell’arco. Indossa una pelle di cervide, L’eroe, inginocchiato, è ritratto nell’atto di
annodata con le zampe sulla spalla sinistra incordare l’arco, trattenuto tra le dita del
e fermata in vita da una cintura; la testa piede sinistro. Evidente è la concentrazione
dell’animale copre le pudenda. Una cuffia del volto, dominato dai grandi occhi; le
sottile con lunghe alette è coperta da un rughe che solcano la fronte ne accentuano
cappello conico che lascia scoperte le orec- la tensione. Il principe troiano indossa, al
chie, rigonfio sulla fronte, ornata da una di sopra di una corta tunica, una corazza
frangia a riccioli; occhi con sopracciglia con spallacci, fittamente decorata da file di
marcate, labbra tese in un sorriso di tipo puntini e occhi di dado, e sul capo porta
ionico; lunga barba disposta su due regi- un elmo a forma di rapace, le cui lunghe
stri, coperta da folti baffi. code scendono a coprire la nuca. Gambali a
Rappresenta un’insolita redazione di Eracle reticolo e faretra, stretta sotto il braccio, ne
come eroe-cacciatore, che trova pochi con- completano l’armamento. Le appendici fo-
fronti nel tipo “cipriota”, testimoniato negli rate di fissaggio, presenti sotto i piedi, unita-
esemplari di Ginevra, del Louvre e del Mu- mente alle evidenti tracce di usura rilevabili
seo Gregoriano Etrusco, ma se ne discosta sulle spalle, che costituiscono l’appiglio più
[5.22] [5.26]
venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...
immediato, richiamano la funzione origina- Lato A: figura maschile panneggiata in mo-
ria del bronzetto, in cui è individuabile la vimento verso destra, preceduta da due ca-
presa di un coperchio di cista o forse anche valieri al galoppo sempre verso destra, dove
l’applique dell’ansa di un cratere, solo in il primo barbato indossa un ricco himation
seguito trasformato in un ex voto a sé stante, sovraddipinto di bianco, mentre il secondo
secondo una prassi che conosce numerosi imberbe avvolto da himation volge indietro
precedenti. Rendimento formale e conno- la testa. In primo piano una suonatrice di
tazioni stilistiche riconducono l’esemplare aulos con carnagione sovraddipinta di bianco
alla produzione etrusca di area padana del e vestita di chitone bianco e himation, incede
secondo venticinquennio del v secolo a.C. sempre verso destra. Lato B: tre giovani av-
Museo Archeologico Nazionale di Altino, volti in himation, dei quali i primi due stanti
Venezia, al 46597 verso destra rispettivamente con strigile e di-
bibliografia: Tirelli 2005, pp. 309-313 sco mentre il terzo verso sinistra. Decorazione
(con bibliografia precedente). accessoria: orlo con motivo a onde, labbro
mt con ramo d’olivo, sotto ciascuna ansa doppia
palmetta sovrapposta e collegate da girali
vari; area decorata definita inferiormente da
5.24 una fascia continua con meandro spezzato
Coppe in ceramica etrusco- da campi a scacchiera. Pittore di Filottrano,
padana metà del iv secolo a.C.
Este, Padova, via Santo Stefano, Casa Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
di Ricovero, necropoli, tomba 35, 1984 mna 42401
argilla depurata, tornite, superfici decorate bibliografia: Italia 1988, fig. 79, p. 77; Este
a linee concentriche; h 5,8, ø 13,8; h 5,4, antica 1992, fig. 84, p. 89; Landolfi 2000,
ø 12,1 p. 81, nota 10.
fw-m
Le due coppe su basso piede ad anello di-
stinto, con bacino a calotta e decorazione a
linee concentriche in vernice rosso-arancio, 5.26
rappresentano una tipica produzione di area Guerriero offerente
[5.24] etrusco-padana, che comprende vasellame Altino, Venezia, località Fornace,
fine da mensa (presente anche in corredi santuario, 1997
funerari di pregio), in argilla depurata. Si bronzo, fusione piena; h 8,5
tratta di oggetti che, dalla seconda metà
del v alla metà del iv secolo a.C., vengono L’esemplare, frammentario alle estremità infe-
importati a Este tramite il sistema di colle- riori, riproduce Marte armato, che veste una
gamento tra centri dell’Etruria padana e il corazza anatomica liscia, con l’indicazione
Veneto, costituito dal corso dell’Adige. dell’ombelico e il margine inferiore arroton-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, dato, dalla quale fuoriesce una corta tunica
mna 42158-42159 pieghettata. Il capo è protetto da un elmo di
bibliografia: Gamba 1987, p. 122; Este tipo corinzio con ampia tesa e alto cimiero. Il
antica 1992, fig. 73 a p. 83. guerriero protende con la destra una patera
cp ombelicata, mentre nella sinistra brandiva la
lancia, andata perduta. I tratti somatici sono
resi dettagliatamente, il corpo si dispone
5.25 secondo una linea sinuosa che rispecchia i
Cratere a campana attico a criteri della ponderatio. Produzione centroi-
figure rosse talica. iii-ii secolo a.C.
Este, Padova, Casa di Ricovero, necropoli, Museo Archeologico Nazionale di Altino,
tomba 23, 1984 Venezia, al 45697
ceramica, modellatura al tornio; bibliografia: Tirelli 2002, p. 200, fig. 3e.
h 47, ø orlo 47,3 circa, ø piede 20,3, mt
ø ansa 2 × 1,9
[5.25]
venuti da molto lontano...   venuti da molto lontano...
6. i bagliori del bronzo:
l’arte delle situle
l’arte delle situle
giovanna gambacurta, angela ruta serafini

I documenti dell’arte delle situle sono liquidi, erano utilizzati in occasioni cerimo- sentazioni di cortei e parate militari, vere e splosione dell’elemento fantastico, con il
quanto di più prezioso ci abbiano lasciato i niali di cui il consumo di bevande alcoliche proprie espressioni di programmi politici, proliferare di esseri mostruosi, a metà tra
Veneti che vissero nel cuore del i millennio costituiva il fulcro. In questa prospettiva come sulla situla della Certosa di Bologna, umani e ferini, come sulle situle atestine
a.C., non tanto per l’abilità manuale degli si può sottolineare che le situle figurate si e immagini di feste di corte, banchetti e Boldù-Dolfin e Capodaglio.
artigiani artisti senza nome che elabora- riconducono a due classi dimensionali, con cerimonie accompagnate dalla musica, fino Pur nell’unitarietà espressiva dei caratteri
vano manufatti pregevoli con tecnologie diversa capacità, forse in relazione a diffe- ad agoni come gare di pugilato e corse di tecnologici e stilistici, l’arte delle situle
innovative, quanto per la restituzione di renti bevande, in genere vino diluito con carri, secondo un repertorio prediletto dalle assume una valenza diversa sui doni votivi
un universo figurativo che spazia dai sim- acqua e profumato con spezie, se non birra. situle della cerchia slovena [cat. 6.11]. in lamina metallica. Molteplici manifesta-
boli vegetali e animali ad un patrimonio La situla Benvenuti, realizzata a Este intor- Quasi completamente circoscritto al mon- zioni della devozione danno luogo ad im-
narrativo dal sapore unico, ancora in parte no al 625 a.C., costituisce l’esemplare più do alpino rimane il tema del lignaggio magini che, a diverso livello, testimoniano
indecifrato. antico e anche il più famoso, definita da esaltato nelle scene erotiche. La raffigu- di una diffusa religiosità (cfr. infra, Tirelli);
È dall’Etruria tirrenica che arriva in Veneto Giulia Fogolari il «poema epico delle genti razione del symplegma (accoppiamento), tra queste spicca il gruppo dei dischi (cfr.
l’idea di raccontare attraverso le immagini venete». È ancora vivace e aperto il dibatti- come atto determinante per la procreazio- infra, Pettenò e catt. 12.2.1-5), non solo per
i momenti salienti della vita della comu- to sulla interpretazione del racconto che si ne, è spesso associata a quella dell’aratura, l’originalità della forma circolare, ma per
nità, le imprese, le favole, i miti. Il più svolge sui tre registri, offrendo diversi qua- di significato analogo nella sfera agraria la potenza evocativa dell’iconografia che
antico documento lungo questo percorso, dri della vita sociale – dalle feste alla guerra [cat. 6.10]. L’importanza della discendenza dal più antico [cat. 6.16], si ripropone con
intrapreso da artigiani attirati da commit- al controllo del territorio. Colpisce che la di rango trova la sua manifestazione più significative varianti. La suggestiva ipotesi
tenze principesche, è rappresentato dal preziosa situla contenesse l’ossuario fittile esplicita, per la sequenza culminante nella che nelle sembianze di una donna con la
tintinnabulo della tomba degli Ori di Bo- di una bambina di circa tre anni, invece scena di parto, nella situla da Pieve d’Alpa- chiave in pugno, posta tra un rapace e
logna [cat. 6.1]. Sul sonaglio bronzeo sono che di un qualche personaggio maschile go [cat. 6.9], alla quale Giovanna Gangemi un lupo, sia da riconoscere una divinità
protagoniste signore di rango, dedite alle identificabile con un’autorità politico-reli- dedica uno specifico approfondimento. cosmogonica, legata alla natura e ai cicli
diverse fasi della filatura-tessitura, attività giosa. È evidente che tali onori, resi nella La fortuna dei soggetti e degli apparati delle stagioni, introduce nella sfera più
di prestigio a loro riservata. celebrazione del funerale di questa bam- decorativi attinti dal mondo vegetale e impalpabile della spiritualità e delle con-
È in questo momento, nella seconda metà bina, riflettono la sua posizione eminente animale, insieme alle figure fantastiche, tra cezioni religiose.
del vii secolo a.C., che si apre una fase di nella trasmissione del potere attraverso la fiere e mostri mitologici, ingenera un’eco Uno squarcio sull’immaginario mitico,
“sperimentazione” in cui il movimento ar- discendenza familiare. sulla più raffinata produzione ceramica lo- che doveva riflettere i valori identitari dei
tistico attinge al repertorio orientalizzante Sulla scia del rilievo attribuito sulla situla cale, che si integra con l’influsso della cera- Veneti, è offerto dal più tardo documento
per elaborare immagini e metafore legate Benvenuti al mondo vegetale e animale si mica greca, in particolare corinzia e attica. di arte delle situle: il modello di sedile
alla ciclicità della natura e alla zoologia pongono documenti come il fodero di pu- Le teorie animali, riprodotte ad incisione della tomba di Nerka Trostiaia [cat. 6.17],
fantastica: teorie di bovini, ovini, capridi, gnale di Castellin di Fisterre nel bellunese o a rilievo, decorano soprattutto esemplari il cui corredo risale alla prima metà del iii
lepri, tra i quali compaiono il lupo, il leone [cat. 6.6] e l’elmo piceno di Pitino San destinati alle sepolture e alla sfera del rito, secolo a.C. La scena dei cavalli al galoppo,
alato, la sfinge, il centauro, il grifo. I co- Severino [cat. 6.7], che testimonia l’ade- come ben esemplificano l’olla-incensiere inseguiti da un lupo, trova rispondenza
perchi delle situle [cat. 6.2-4] e altri oggetti sione del mondo adriatico al medesimo da Padova [cat. 6.13] e la tazza da San con il racconto di Strabone: secondo una
di piccole dimensioni offrono agli artigiani linguaggio figurativo; in questo caso al be- Basilio [cat. 6.14]. Unico il vaso Alfonsi di leggenda locale proprio il lupo avvia i ca-
i primi supporti, utili all’esercizio di inseri- stiario domestico e selvatico si affiancano Este [cat. 6.15] per le scene di caccia e di valli alla domesticazione, ratificando la più
re le forme in un campo definito, nel quale grandi pesci e altri esseri marini a evocare guerra sottolineate dal vivace cromatismo prestigiosa attività di allevamento, per cui
gli spazi vuoti e le cornici si prestano alla l’immaginario locale. rosso/nero, mutuato dalla coeva ceramica i Veneti antichi diventano famosi in tutto
fioritura di elementi vegetali. L’intento narrativo, maturato con l’espe- attica figurata. il Mediterraneo.
Lo sviluppo di soggetti narrativi più artico- rienza della situla Benvenuti, si affer- Un cambiamento piuttosto radicale si
lati e complessi necessita di una più ampia ma ampiamente su numerosi documenti ravvisa sui documenti più tardi, ormai nota bibliografica
superficie, trovando nella dimensione e dall’area padana all’ambito alpino e slo- ascrivibili tra il v e il iv secolo a.C., quan- Arte situle 1961; Frey 1969; Chieco Bianchi
nella forma delle situle il migliore conte- veno, diversificandosi nei temi e in alcune do alle istanze più esplicitamente narrative 1988; Fogolari 1992; Capuis 2001; Zaghetto
sto. Questi recipienti in lamina di bronzo, cifre stilistiche. si sostituisce la cristallizzazione di motivi 2002a; Turk 2005; Gambacurta 2011a.
letteralmente “secchie”, idonei a contenere I soggetti e le scene si articolano tra rappre- decorativi più stilizzati [cat. 6.12] e l’e-

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


la situla della tomba 1 di pieve d’alpago
giovanna gangemi

In località Pian de la Gnela di Pieve d’Al- Stante la frammentarietà dei resti, esami- denso carico di stratificazioni semantiche,
pago, a est di Belluno [cfr. cat. 11.3.10], nati da Alfredo Coppa e da Michaela Lucci apre a molteplici problematiche di natura
su segnalazione del gruppo locale “Amici dell’Università La Sapienza di Roma, non ermeneutica su cui si ritornerà in uno stu-
del Museo”, nel mese di agosto del 2002 è stato possibile procedere allo studio dio successivo; in questa sede si espongono
la Soprintendenza per i Beni Archeologici antropologico. Analogamente le analisi solo alcune considerazioni preliminari su-
del Veneto ha proceduto al recupero di radiometriche C14, eseguite da Gilberto scettibili di ogni modifica.
una situla bronzea, che si presenta per la Calderoni della stessa Università, non han- L’analisi delle illustrazioni, che non sem-
prima volta. no sortito risultati attendibili, dato lo stato brano lasciare spazio al gusto decorativo
La situla giaceva in posizione riversa e alterato dei campioni ossei e dei carboni. proprio dell’arte delle situle, induce a una
schiacciata, all’interno di ciò che restava di Sono in corso, a cura di Gianmario Molin lettura dall’alto verso il basso.
una tomba a cremazione in cassetta litica dell’Università di Padova, indagini isotopi- Nel registro superiore è raffigurata una
di arenaria a seguito di riprovevoli attività che e geochimiche per la possibile identifi- teoria di personaggi maschili, già attestata
clandestine, peraltro in un punto forte- cazione di giacimenti minerari che hanno in altre situle in particolare alpine e slove-
mente intaccato già in antico da opere di fornito il piombo utilizzato per l’anima ne (Lucke, Frey 1962; Turk 2005), rivolti
aratura e di disboscamento. dell’orlo della situla. verso sinistra con copricapo “a basco” e
In una situazione stratigrafica caotica e La situla bronzea [cat. 6.9], ritualmente lungo mantello.
in assenza di dati documentari utili, resta privata dell’ansa sui cui attacchi permane Nel fregio successivo la rappresentazione
problematico ascrivere al corredo funerario un motivo decorativo punzonato a occhi del corteo prosegue in senso antiorario,
una fibula del tipo Certosa 3c della classi- di dado, presenta sul corpo una decora- secondo una direzione mirata che troverà
ficazione della Migliavacca (Migliavacca zione con motivi a sbalzo e a cesello (cfr. il suo logico sbocco nell’ultimo registro. Il
1987, pp. 26-29, fig. 3) e un frammento Buson in Appendice), articolata su tre numero elevato dei personaggi è fortemen-
del tratto terminale di uno spiedo, di cui registri intervallati da una duplice serie di te evocativo di un cerimoniale aristocrati-
non è possibile determinare la tipologia, baccellature. co di grande impatto pubblico e si fa por-
arbitrariamente prelevati nel corso della È presumibile che il manufatto, databile tatore di un messaggio forte che anticipa
scoperta e consegnati alla Soprintendenza tra la fine del vi e gli l’inizi del v secolo la portata semantica di tutta la narrazione.
al modo di oggetti recuperati all’interno a.C., sia pervenuto nella conca dell’Alpago Nel terzo registro, entro uno spazio che
della tomba. sotto forma di keimelion (Ampolo 2000, potremmo classificare “interno”, le scene
Da quanto sopra esposto si configura la pp. 27-35) nell’ambito dei circuiti, ad sono racchiuse in veri e propri campi
perdita irrimediabile di ogni valutazione ampio raggio, di merci, di maestranze e di metopali, delimitati da accorgimenti ed
delle implicazioni del campo simbolico del idee attivatisi, in concomitanza con l’avvio oggetti, come del resto nei vasi figurati,
codice funerario. È stato possibile, però, di rotte più orientali della “via dell’am- che fungono da cesura, scandendo così
contestualizzare questa sepoltura (tomba 1), bra”, nel corso della “koinè adriatica”, con i diversi momenti di una vera e propria
nel primo dei due settori indagati nel corso una specifica connotazione circumalpina sequenza filmica. Di difficile lettura resta
di regolari campagne di scavo dal 2003 al orientale che vede intensificarsi i rapporti la prima scena che raffigura un gruppo
2012, che hanno portato alla luce un’area tra la cerchia culturale delle zone alpine e di tre coppie di personaggi stanti, di sesso
cimiteriale in uso dal vii al v secolo a.C. prealpine orientali e l’area slovena (Peroni diverso.
Nel corso del microscavo effettuato, pre- 1976; Nascimbene 2009). Essi si differenziano per la resa degli ele-
liminarmente alle operazioni di restauro Evidenti tracce di restauro in antico atte- menti di abbigliamento sia femminile (co-
della situla, nei Laboratori della Soprin- stano, come di frequente documentato per pricapo più o meno lungo, ovvero mantel-
tendenza di Padova (cfr. Buzzarello in i beni di prestigio, una tesaurizzazione del lo con cappuccio) sia maschile (mantelli,
Appendice), è stato recuperato, subito al di manufatto per qualche generazione prima varianti dei berretti), dal significato non
sotto dell’orlo, un frammento pertinente della sua deposizione in tomba, come os- sempre così scontato, ma soprattutto per la
presumibilmente a uno strumento in ferro suario, nel corso del v secolo a.C. presenza/assenza nelle figure femminili di
(coltello?). La complessità delle scene figurate, per il oggetti di ornamento indicatori di status,

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


come la cintura o fascia decorata, le armille alle situle alpine e slovene (Lucke, Frey iconografico dell’arte delle situle l’ultima che della continuità del lignaggio e quindi appendice forma rettangolare e romboidale fermati
e, in particolare, gli orecchini solitamente 1962; Turk 2005, p 36, fig. 53), si connet- scena in cui è raffigurata, con tinte di spic- degli aspetti, a esso associati, della potenza con piccoli ribattini, a testimonianza di
riferiti a dominae al vertice di un’élite. te strettamente, alla luce della proposta cato realismo, una donna nuda in posizio- riproduttiva. il restauro interventi di restauro antico finalizzati
Le coppie sono rappresentate in sequenze avanzata da Carlo Sebesta (Sebesta 2003, ne eretta, aggrappata a quella che sembra In effetti le modalità di impaginazione a saldare le fratture e a ripristinare l’uso
rispettivamente di incontro, di saluto e p. 615, fig. 6), all’auspicium nuptiarum una trave, nell’atto di partorire, aiutata da delle sequenze erotiche dell’ultimo registro Il restauro della situla di Pieve d’Alpago, dell’oggetto; risultavano conservate solo
di ostentazione maschile di virilità cui descritto da Mario Torelli (Torelli 1986; una figura che la sorregge mentre un’altra sono puntualmente allusive al tema della è stato effettuato presso il laboratorio di parzialmente le anse di attaccatura del
corrisponde la condiscendenza femminile Torelli 2006b). soccorre trasportando acqua calda in un regalità e, meglio ancora, alla successione e restauro della Soprintendenza per i Beni manico, mancante, probabilmente per una
evocata dal gesto di invito della donna. In questa atmosfera solenne e satura di lebete o calderone. alla dinastia della stirpe, venendo a dispor- Archeologici del Veneto, subito dopo il defunzionalizzazione.
Segue una parete cui si appoggia una cop- ritualità, appare emblematico, nell’ottica L’elemento chiave della narrazione, fulcro si come tappe di un percorso simbolico recupero dallo scavo. La superficie era interamente ricoperta da
pia nell’atto di un symplegma in stazione della trasmissione del potere, il gesto della semantico della rappresentazione, è dun- teso a legittimare il potere regale fino alla Il reperto si presentava in un unico blocco, un sottile strato di terra ancora umida, che
eretta, alla presenza di una donna che donna che, durante la mixis in stazione que la scena del parto, senz’altro il simbolo sua sacralizzazione attraverso la domina avvolto con pellicola di polietilene; insie- lasciava tuttavia intravvedere i registri isto-
impugna un’ascia e, volgendo le spalle, eretta, stringe il bordo della spalliera su forte, idealmente riconducibile all’assialità quale ipostasi divina. me a esso sono state consegnate schegge riati, meglio distinguibili a luce radente.
introduce una seconda scena. cui siede la celebrante (ipostasi divina della della figura femminile in trono, che chia- La ierogamia è dunque la soluzione che di arenaria probabilmente della cassetta di Dopo questa prima analisi autoptica si
Qui è rappresentata un’altra donna intenta madre/sacerdotessa?). risce tutto l’ambito. potenzia straordinariamente la forza riso- sepoltura e vari frammenti di lamina. è proseguito con un saggio di pulitura
a triturare con un pestello in un grande Tutto si svolge al cospetto di una enigma- Lasciando per ora ancora aperti gli aspetti lutiva degli eventi nuziali. E il pensiero va Prima di affrontare il restauro, è stata con mezzi meccanici, da cui è emersa la
mortaio, utensile femminile dal rilevante tica statuetta di divinità, o «della presenza relativi alla decodificazione del contenuto alla suggestione del controverso passo di effettuata un’indagine radiografica, preli- consistenza della lamina e la presenza di
valore simbolico di fertilità, il cui bordo soprannaturale della stessa divinità», stante iconografico, i costanti riferimenti alla Erodoto i, 196, a proposito dei costumi minare alla progettazione dell’intervento una buona patina. Si è proceduto quindi
viene significativamente stretto dal per- su una mensola sporgente dalla parete, metafora del potere (il bastone, l’ascia, babilonesi in uso «tra i Veneti degli Illiri». e indispensabile per verificare lo stato di con la pulitura della superficie, effettuata
sonaggio maschile, sempre nudo e calvo che rimanda all’immagine di una statuetta il trono) e alle modalità simboliche di conservazione del reperto. sotto il costante controllo dello stereo
nelle scene di amplesso, mentre la base descritta da Mario Torelli a proposito del trasmissione, rimandano a un’acquisizio- Le radiografie sono state eseguite su en- microscopio binoculare, rimuovendo mec-
funge da supporto alla donna durante lo trono di Verucchio (Torelli 1997, pp. 66- ne di status, come un diritto ereditario trambi i lati, uno dei quali è risultato il- canicamente le incrostazioni terrose miste
svolgersi di un connubio, anch’esso in 68), con funzione di segnalazione di un per discendenza matrilineare secondo la leggibile a causa dello spessore del pane di a prodotti di corrosione, tramite bisturi,
posizione eretta. horos, termine sacrale di uno spazio. lettura proposta per la placca di cinturone terra; tra i frammenti dell’orlo era visibile pennelli e fresine di setola; gradualmente
Alle loro spalle una figura femminile im- Se si potesse estendere questa interpreta- di Brezije (Teržan 2004, pp. 221-229; Turk un oggetto metallico presso l’imboccatura si evidenziavano i particolari della decora-
pugna un bastone, la cui valenza di potere, zione anche al simulacro raffigurato sul- 2005, p 30, fig. 42). della situla, ma soprattutto si è eviden- zione della lamina che, nelle zone meglio
come già per l’ascia, appare evidente. la situla, andrebbe forse approfondita la In realtà, le immagini della situla dell’Al- ziata una decorazione figurata, a cesello conservate, aveva mantenuto il tipico colo-
Funge da elemento divisorio, che introdu- portata semantica della successiva scena pago, attraverso una serie di rimandi sim- e a sbalzo, estesa su tutto il corpo, che si re bruno-dorato del bronzo.
ce la terza scena, il sostegno di un telaio ierogamica che si svolge, al pari della scena bolici incrociati, da cui traspaiono il grado sviluppava in tre registri intervallati da due Sono apparsi così leggibili i tre registri figu-
(?), reso di scorcio, dinanzi al quale una omologa sullo specchio della Galassina, di acculturazione del committente origi- fasce costolate; erano inoltre visibili micro- rati. Per poter procedere con il microscavo
domina di alto rango, assisa su un trono, su un letto, dotato di poggiapiedi, isolato nario, l’esperienza dell’artigiano nonché la fratture e cricche diffuse, indicative di uno era necessario staccare la lamina dalla terra
genericamente assimilabile a un tipo diffu- all’interno di un ambiente compreso tra posizione di grande prestigio di chi aveva stato di conservazione problematico. d’infiltrazione sottostante, operazione par-
so nell’arte delle situle (Steingräber 1979, due pareti che non ammette la presenza di ricevuto in dono il manufatto, si fanno Una volta asportata la pellicola nella par- ticolarmente delicata anche per la presenza
tipo 1c, pp. 26, 96, 151), porta l’indice assistenti o di vasi rituali. Né compaiono interpreti di un messaggio più pregnante te superiore, il reperto appariva piutto- di radici diffuse, che si erano insinuate nelle
verticalmente all’altezza del viso e tende in associazione scene di aratura attestate che tocca la sfera del potere dei príncipi sto compromesso: la situla, in posizione microfratture. Per evitare di compromettere
il pollice sotto il mento. È trasparente nel panorama figurativo del mondo alpi- (Menichetti 1994). orizzontale, era schiacciata su se stessa e la lamina, rinforzate le zone più a rischio di
l’allusione al monito favete linguis nell’ac- no e sloveno con una valenza simbolica In un ritmo incalzante legato alla sfera ero- deformata, con vistose fratture, frammenti frattura con velatino di seta fissato con resina
cezione, tramandata dagli autori latini, mirante ad associare la scena erotica all’a- tica, convivono modelli diffusi nel mondo sconnessi e lacune; lo schiacciamento era acrilica, si è optato per la realizzazione di un
«non dire nulla di profano» documentata ratura secondo moduli antichissimi (Di orientale, in quello etrusco e in quello più accentuato in corrispondenza della sottile guscio di gesso, tramite colatura dello
già nell’Orientalizzante chiusino, sul co- Filippo Balestrazzi 2007, pp. 171-173, fig. alpino-sloveno (Maggiani 1996, fig. 14; saldatura della lamina, coincidente con stesso sulla lamina, protetta da più strati
perchio del notissimo cinerario Gualandi 10) diffusi anche in Etruria, che nel conte- Sebesta 2003, pp. 619-623, fig. 9; Turk una delle linee di frattura. di pellicola di polietilene. L’operazione di
(Torelli 1997, p. 31, fig. 19). sto simbolico della nostra situla sarebbero 2005), che denotano la padronanza di un L’orlo, sagomato su un’anima in piombo, stacco, eseguita con piccoli strumenti sottili e
La sacralità del gesto, recepito nell’imagerie risultati del tutto avulsi da ogni portata retaggio figurativo di ampio respiro, in si presentava contorto, frammentato e taglienti, è stata facilitata dalla terra friabile e
dell’arte delle situle, dallo specchio della semantica. grado di gestire e di veicolare il significato completamente staccato dal corpo; sulla ancora umida; sul retro della lamina era ben
Galassina di Castelvetro (Pizzirani 2009) Rappresenta un unicum nel repertorio dell’importanza per le società aristocrati- spalla erano presenti tasselli di lamina di leggibile la lavorazione dello sbalzo.

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


Rimossa la lamina si è reso visibile, in sua restituzione all’originaria posizione come nella gamba sinistra della donna ap- originale e quella restaurata sono state poi martello e tavola di legno. Così il campo di con uno strato di cera vergine e resina di
posizione orizzontale, il fondo della situla, verticale. poggiata al vaso litico. La decorazione com- defunzionalizzate all’atto della sepoltura fondo dei soggetti è perfettamente piano pino per sigillare la saldatura meccanica.
uscito dalla sua sede originaria e man- Vista la complessità, si è ritenuto opportu- prende motivi eseguiti a cesello profilatore e secondo la ritualità del tempo. La superfi- per lo sbalzo. Si ricuoce la lamina al calor La resina lascia al vino un aroma in più.
tenutosi integro nonostante una leggera no rinviare quest’ultima fase al momento sbalzo. La traccia discontinua lasciata dallo cie decorata appare molto usurata a causa rosso a circa 650° C.
deformazione. dell’esposizione con un progetto che si strumento è così netta, soprattutto lungo le della pulitura periodica con polveri abrasi- La lamina viene poi capovolta per eseguire
La fase successiva ha visto l’asporto della adattasse al tipo di evento e di contesto di curve, che è possibile leggere la “calligrafia” ve molto sottili, specie nelle zone sbalzate lo sbalzo delle figure, modellando ciascu- conclusioni
terra d’infiltrazione, dove erano presenti allestimento. del cesellatore. Lo strumento per definire i sporgenti. Questa manutenzione rendeva na immagine o elemento decorativo con
residui di ossa combuste del defunto e Pertanto le parti in lamina del corpo personaggi segue sempre movimenti dall’al- più leggibile la decorazione accentuando diversi punzoni, secondo le caratteristiche Il contatto diretto con il reperto permette
tracce di carboncini; in prossimità dell’im- della situla, l’orlo e il fondo, sono stati to verso il basso o con rotazione in senso il bassorilievo. delle forme. al restauratore di acquisire numerosi dati
boccatura della situla è stato rinvenuto il temporaneamente collocati in supporti in orario, nel caso dei berretti o della resa A questo punto si procede con la sagoma- che confermano le notevoli conoscenze
piccolo strumento in ferro, già individuato materiale inerte appositamente sagomato degli occhi. tura della lamina per ottenere una forma tecnologiche degli antichi artigiani.
nella radiografia. e facilmente movimentabile in sicurezza. Il corpo troncoconico è formato da un’u- riproduzione sperimentale troncoconica e con la saldatura meccanica Con la sperimentazione, si sono cercati
Si è quindi evidenziato il resto della lami- [silvano buzzarello] nica lamina bronzea, congiunta vertical- delle lamine con chiodi ribattini. nuovi spunti di riflessione in merito alla
na, con un grande frammento relativo al mente da nove ribattini che saldano i Lo studio tecnologico ha permesso di Segue poi l’imbutitura ponendo il tronco fase progettuale, alle tecniche costruttive
registro inferiore staccatosi per il trauma margini sovrapposti per 13 millimetri. I riscoprire le sequenze tecnologiche antiche di cono su un’incudine sporgente (tas- e all’utilizzo della situla, con nuove ipotesi
subito in antico, al momento della sua ca- note di tecnologia e di riproduzione ribattini hanno un diametro di 5,2 milli- attraverso la sperimentazione di strumenti setto). L’operazione consiste nel vibrare sulla storia di questo unico e importante
duta su due grossi sassi presenti all’interno sperimentale metri e un’altezza media di 4,5 millimetri. costruiti in base alle informazioni raccolte una serie di colpi con martello a penna reperto. Per la riproduzione della situla Al-
della sepoltura. La capocchia è posta all’esterno, mentre sul reperto, confrontando i dati con le tra- rettangolare sulla lamina appoggiata al pago, a partire da una lamina preformata
La lamina presentava le stesse problema- L’indagine per la comprensione tecnolo- all’interno è stato martellato il moncone dizioni tecniche e l’esperienza dei moderni tassetto, ruotando poco alla volta il pez- (come probabilmente avevano fatto i suoi
tiche conservative della parte superiore, gica del manufatto è iniziata con l’esame sporgente. Il fondo concavo, non rifinito, bronzisti. Alcuni di questi strumenti sono zo da sagomare. Dopo ogni imbutitura creatori), sono state necessarie centotredici
pertanto si è intervenuti con le medesime autoptico della lamina e delle relative mostra chiare tracce di martellatura radiali stati costruiti per questa situla, altri appar- (l’esperimento ne ha richieste quattordici) ore di lavoro. Calcolando la raffinazione e
procedure. Durante la pulitura, nella parte radiografie, cercando le impronte degli e concentriche. L’orlo arrotondato è avvol- tenevano al patrimonio della “bottega” es- viene eseguita la ricottura, scaldando il la spianatura del metallo in lamina, i tempi
interna sono stati praticati dei rinforzi strumenti, le tracce dell’eventuale usura to attorno a un tondino di piombo che, sendo già stati usati per altri lavori (Buson rame al rosso vivo. Si batte ancora, com- di produzione vanno considerati ben mag-
con resina epossidica, localizzati solo nel- e le peculiarità strutturali della saldatura oltre a irrobustirne il bordo, agevolava con 2006). Si tratta di ceselli profilatori, pun- primendo il metallo e facendolo scorrere giori. La situla, con una capacità di cinque
le fratture più consistenti, avendo cura meccanica. La lamina si presenta con uno il suo peso il pescaggio dei liquidi. zoni, trapani manuali, martelli e tassetti verso l’alto, restringendo allo stesso tempo litri e mezzo, è stata a lungo utilizzata,
di preservare la massima leggibilità della spessore uniforme sul corpo (0,4 millime- La situla, nel corso del suo utilizzo, ha su- per un totale di circa ottanta strumenti in la parte superiore del tronco di cono. Per almeno per qualche generazione. A causa
superficie, per consentire lo studio degli tri), mentre è più sottile sulla spalla (0,25 bito alcune fratture lungo la spalla a causa ferro e legno. facilitare questa operazione si martella la della pulitura periodica e delle sollecitazio-
aspetti tecnologici. millimetri) per effetto della sua lavorazio- delle sollecitazioni meccaniche dovute al Di seguito presento le varie fasi che hanno lamina, modellata in precedenza a onde ni meccaniche per il peso contenuto, si è
Una volta ricollocati i frammenti, era ne su un’incudine sporgente (tassetto). peso trasportato (5,5 litri): in questi punti portato alla costruzione della situla, prece- verticali; questa fase è documentata nella rotta in vari punti sulla spalla e sulle anse
possibile una lettura quasi completa anche Il taglio della lamina è stato prodotto con il calderaio ha applicato almeno otto la- dute da un progetto composto dallo svi- situla non finita deposta nella tomba Al- e quindi restaurata più volte da artigiani
del registro inferiore, a eccezione dell’ul- uno scalpello affilato come si evince dalle minette di bronzo (spesse 0,3 millimetri) luppo del ventaglio con il disegno-sinopia, fonsi 13 di Este. locali. Alla fine del suo uso è stata deposta
tima scena che presentava una vistosa tipiche tracce a V impresse da questo stru- fissate internamente con trentatré ribattini dal profilo del vaso e dal disegno delle Si sagoma l’orlo su un tondino di piombo nella tomba priva di anse e di manico, con
lacuna, cruciale per la sua comprensione. mento sul metallo. La superficie esterna di piccole dimensioni e di scarsa qualità. anse e del manico. Il costruttore di situle per irrobustirne la struttura e poi s’innesta la nuova funzione di vaso ossuario.
Cercando tra i frammenti recuperati sullo appare ben levigata mentre quella interna, Sulla spalla, a scavalco della giunzione doveva avvalersi di un simile progetto per il fondo facendolo aderire saldamente al [stefano buson]
scavo, prevalentemente pertinenti all’orlo, non rifinita, riporta una lavorazione ese- della lamina, si notano gli attacchi rettan- la definizione della forma finale e del con- corpo della situla tramite il ribadimento
ne sono stati individuati alcuni relativi alla guita con un martello a penna rettangolare golari delle anse decorati a punzone con tenuto iconografico. del cordone circolare.
suddetta scena, tra i quali anche quello, verticale (traccia di 3,2 centimetri) distribui- un motivo “a occhi di dado”. Sul lato op- Con uno scalpello si taglia un ventaglio Si costruiscono a parte le anse decorate
minuscolo, che completava la raffigurazio- ta a raggiera su tutto il ventaglio. L’artigiano posto si trovano due spezzoni dell’attacco da una lastra di rame dello spessore di a punzone saldandole poi con ribattini,
ne del parto. ha quindi prima ritagliato il ventaglio e poi originale decorati a punzone, mentre al quattro decimi di millimetro. Poi si traccia previo inserimento del manico. Dopo la
Si poneva quindi il problema di come ha assottigliato la lamina troppo spessa per centro ci sono altre due lamine rettango- la cordonatura, si procede con il disegno ripulita dalle ossidazioni con una sempli-
rendere fruibile la lettura di questo ec- la costruzione della situla. Al microscopio lari, non decorate. Questo significa che lo e l’incisione sulla lamina con uno stilo, ce mistura di aceto e sale, la situla viene
cezionale oggetto, dal momento che le si rilevano tracce del disegno preparatorio, stress meccanico dovuto all’uso ha causato quindi con la decorazione con cesello patinata con olio. L’ultima operazione, in-
evidenti deformazioni diffuse e irregolari eseguito con un tondino metallico a punta la rottura di un’ansa, poi ripristinata con profilatore. Al termine, si appiattisce il dispensabile perché la situla potesse conte-
della lamina rendevano impossibile una stondata fine, talvolta corretto con il cesello, una lamina di recupero più sottile. L’ansa rilievo prodotto dal cesello, battendo con nere bevande, è il rivestimento dell’interno

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


l’arte delle situle Museo Civico Archeologico, Bologna,
inv. 25676
6.1 bibliografia: Morigi Govi 1971, pp. 212-
Tintinnabulo 235; Colonna 1980, pp. 177-190; Textiles
Bologna, Arsenale Militare, necropoli, 2003, pp. 201-202; Le ore e i giorni delle
tomba 5 donne 2007, p. 184.
lamina di bronzo decorata a sbalzo ad
(copia in resina), h 11,5

Il tintinnabulo appartiene a una classe – i 6.2


pendenti con forma ad ascia – attestata nelle Coperchio figurato e situla
più ricche tombe femminili bolognesi fra la Este, Padova, Campo Alto al Cristo,
fine dell’viii e la metà del vi secolo a.C., ma necropoli Rebato, tomba 187, 1907
è eccezionalmente realizzato in lamina di bronzo, lamina, sbalzo, incisione; h 6,
bronzo decorata, rispetto alle più consuete ø 22,2; h 27,6, ø 21,7
versioni in bronzo a fusione piena, talvolta
con inserti in ambra. Il nome di tintinnabulo Di forma troncoconica, con presa a corol-
[6.1.a] [6.1.a] attribuito a questi oggetti deriva dalla con- la, reca sul fregio circolare quattro animali
vinzione dei primi scavatori che si trattasse mansueti: un bue, uno stambecco, un
di una sorta di piccoli gong, basata sulla loro ariete, un capretto rampante che si nu- [6.2]
frequente associazione con il cosiddetto maz- trono di virgulti fioriti, mentre una belva
zuolo, in realtà un elemento troncococonico trattiene una zampa nelle fauci. Il tema si
cavo che doveva fare parte della sospensione riconduce all’alternanza di animali reali
di questi fastosi ornamenti femminili. La (domestici/selvatici) e fantastici, metafora
raffigurazione rappresenta il ciclo completo della ciclicità della vita e della morte.
della lavorazione della lana. Sul lato A, nel Insieme agli esemplari simili da Hallstatt,
registro inferiore, due donne sedute su troni Stična [cat. 6.4], Santa Lucia di Tolmino
preparano le conocchie da affidare alla filatri- [cat. 6.3] e Como, questo manufatto rap-
ce rappresentata nel riquadro superiore. Sul presenta il prologo dell’arte delle situle,
lato B, in basso, altre donne preparano i fili indicando uno dei suoi epicentri proprio
dell’ordito; nel registro superiore, la tessitrice, in Este, dove si predilige l’esuberanza
seduta su un telaio a due piani, tesse, assistita vegetale all’interno di teorie zoomorfe di
da un’ancella che le porge l’appretto. Le sce- ascendenza orientalizzante. Il coperchio
ne richiamano evidentemente le attività della figurato chiude una situla, decorata con
[6.1.b] [6.1.b] signora aristocratica all’interno della casa. semplici motivi geometrici, che costituisce
L’eccezionalità dell’oggetto, che appartiene l’ossuario maschile di una sepoltura di
a un tipo esclusivo del territorio bolognese coppia della migliore aristocrazia locale, al
e di cui si può dunque presumere una volgere del vii secolo a.C.
produzione in loco, è dovuta alla complessa Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, [6.3]
figurazione di carattere narrativo, che da un mna 4858-4859
lato richiama gli avori intagliati dell’Orien- bibliografia: Alfonsi 1922, pp. 46-47;
talizzante della media valle dell’Arno (Co- Arte Situle 1961, p. 84; Frey 1969, p. 101,
meana, Quinto Fiorentino…), dall’altro è tavv. 40-43; Turk 2005, p. 18.
strettamente legata al modo di decorare pro- ars
prio dell’“arte delle situle”. Il tintinnabulo,
più antico rispetto alla produzione atestina,
è stato attribuito a un maestro proveniente 6.3 [6.6]
dall’Etruria settentrionale interna, attivo a Coperchio figurato e situla
Bologna nella seconda metà del vii secolo Santa Lucia di Tolmino-Most na Soči
a.C., e forse trasferitosi in seguito a Este, (Slovenia), necropoli, tomba 3580 (fondo
dove avrebbe svolto un ruolo determinante Fonn 149), 1899
[6.3] nella formazione della stessa arte delle situle bronzo, lamina; ø coperchio 20, h 25,1,
(Colonna 1980). Databile attorno al 630 a.C. ø max 22,8

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


Il coperchio, forse non pertinente origi- bibliografia: Marchesetti 1900, p. 26; della Bassa Carniola. Fine del vii secolo a.C.
nariamente alla situla, presenta una presa Marchesetti 1903, p. 164; Arte situle 1961, Narodni Muzej Slovenije, Ljubljana,
centrale svasata con bottone centrale fuso. p. 102, cat. 40; Frey 1969, p. 53, abb. 29, inv. p 6948/1
Nella fascia decorata, delimitata da due file p. 103; tavv. 60-61; L’arte preistorica 1978, bibliografia: Arte situle 1961, p. 83, tav. 6;
di borchiette a rilievo, sono rappresentati p. 134, fig. 47; Preistoria del Caput Adriae Frey 1969, p. 102, tavv. 54-55; Turk
quattro animali volti a sinistra (un ariete, 1983, p. 186, copertina, tav. xvii a/b, pp. 2004, p. 642 f.; Turk 2005, pp. 17-19,
una pecora, un cane con bocca aperta e 179, 186; Turk 2005, p. 18-22, 70, fig. 104; 47, figg. 11-14, 65; Gabrovec et al. 2006,
lingua fuori, un lupo che azzanna il dorso Cassola Guida, Vitri c.s. pp. 154-157, tav. 131,2.
della pecora) e dei vegetali (una pianta con sv pt
bocciolo, un alberello con quattro rami
a voluta). Alcuni studiosi interpretano la
figurazione come una scena pastorale (un 6.4 6.5
montone e una pecora pascenti vengono Coperchio figurato di situla Lamina figurata
attaccati da un lupo; accorre il cane da Stična, Griže (Slovenia), necropoli, Creola, Padova, alveo del fiume
pastore); è più probabile ritenerla un’al- tumulo Bacchiglione, recupero 1973
lusione al dominio della natura selvaggia bronzo, lamina, sbalzo, incisione; ø 21 bronzo laminato, decorazione a sbalzo
[6.4]
da parte del mondo civilizzato e verosi- e cesello; h 10,6, lungh. 22
milmente alla morte (il lupo azzanna la Coperchio di situla con presa a forma
pecora). La situla a collo distinto su piede di calice e fregio ad andamento circo- La lamina, della quale non si conosce il
concavo a incastro è realizzata con due la- lare, raffigurante una teoria di quattro contesto originario di appartenenza (fu-
mine bronzee sbalzate e inchiodate. Piede stambecchi. Il coperchio appartiene a una nerario, cultuale?) faceva parte in origine
e collo sono decorati da cordoni. ricca sepoltura a incinerazione rinvenuta di un manufatto di maggiori dimensioni;
La tomba (a pozzetto, coperta da una a Sticˇna, importante centro di periodo essa infatti è rotta lungo i margini a
grande lastra di calcare) è stata scavata hallstattiano della Bassa Carniola slovena. esclusione di quello inferiore che è fini-
nella grande necropoli di Santa Lucia di Quanto alla forma, questi coperchi sono to. Considerato il profilo curvilineo e il
Tolmino nell’alta valle dell’Isonzo (fine molto diffusi in Italia settentrionale e nelle diametro della base (valutabile tra 50 e 70
viii-iv secolo a.C.), ai margini di un Alpi orientali dalla seconda metà del vii al cm) potrebbe trattarsi della parte inferio-
gruppo di tombe del vi secolo. La situla, vi secolo a.C. Su di essi compaiono le prime re di una grande cista (tipo Appiano) o
chiusa dal coperchio e protetta da un ul- rappresentazioni di arte delle situle, ancora più probabilmente della fascia esterna di
teriore coperchio di vimini, conteneva una piuttosto semplici e uniformi. Le teorie un grande coperchio di situla o cista; è
«ciotoletta ad alto manico di argilla finis- circolari solitamente raffigurano animali stato comunque ipotizzato possa trattarsi
sima»; all’esterno era deposta una scodella diversi e piante. L’impressione che queste di parte di uno scudo cerimoniale. Una
fittile; il corredo personale, tipico delle raffigurazioni suggeriscono è che con il doppia fascia orizzontale di grossi punti,
[6.4] [6.7]
sepolture femminili più agiate di questa fregio circolare gli artisti-artigiani abbiano compresi tra due file di piccoli punti ot-
fase, era formato da due grandi fibule voluto creare l’immagine dell’eterno ciclo tenuti a punzone, delimitano la raffigura-
con arco semplice in bronzo a noduli e della vita, avvicendando da un lato gli ele- zione. Il cavallo, dotato di redini e morso,
costolature e due molle, e da una grande menti fondamentali del mondo vegetale e avanza superando un elemento vegetale
fibula a occhiali in bronzo. A differenza animale, alternando e separando dall’altro ed è preceduto da due guerrieri che ince-
degli oggetti di corredo, di fattura tipica animali erbivori e carnivori. Il coperchio di dono verso destra, hanno il capo protetto
dell’ambiente alpino sudorientale, situla e Sticˇna appartiene a tutti gli effetti a questa da elmi conici con pennacchio ondulato
coperchio furono probabilmente fabbricati forma espressiva, ma al contempo in parte e imbracciano scudi rotondi con epise-
a Este, dove si individuano i confronti più se ne differenzia. Esso è infatti il solo su cui ma (braccio ripiegato e girandola). L’uno
puntuali [cat. 6.2], ed erano giunti nell’al- sono raffigurati animali dello stesso tipo e porta due coppie di lance in posizione
[6.5] to Isonzo come doni preziosi destinati su cui non compare alcun elemento vegeta- obliqua, l’altro, armato forse di spada, sta
alle élites locali. Si tratta di una delle più le. Inoltre è diverso per quanto riguarda la per suonare il corno. Tutta la rappresen-
evidenti testimonianze di rapporti diretti resa realistica, o piuttosto ideale, del tratto tazione è complessivamente statica, anche
[6.9]
con Este nell’area dell’alto Isonzo, che si con cui sono realizzati gli stambecchi. A se “impreziosita” da campiture di piccoli
collegano con l’arricchimento, alla fine del parte questo, il motivo della teoria circolare punti e da motivi vegetali. La lamina può
vii secolo, di alcune sepolture, per lo più di quattro stambecchi è un persistente lei- essere datata, per i motivi iconografici e
femminili. Santa Lucia fase ic, fine vii- tmotiv nelle civiltà dell’età del bronzo e del la resa della decorazione, seconda metà
inizi vi secolo a.C. ferro del Vicino Oriente (Ugarit, Assyria). vi-prima metà v secolo a.C.
Civico Museo di Storia ed Arte, Trieste, Il coperchio costituisce quindi uno dei più Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
inv. 5443/a significativi esempi di stile orientalizzante ig 31672

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


bibliografia: Padova Preromana 1976, poste sulla sommità della calotta, mentre, suonatore di corno, nudo e quasi gigante-
pp. 19-20, 91-92, tav. 28, n. 148; Bianchin alla base di quest’ultima, sporgono, diame- sco. Nella fascia mediana in uno scenario
Citton, Malnati 2001, figg. 9 a-c; Malnati tralmente opposti, un piccolo gancio e un lussureggiante tra animali fantastici e sel-
2004, 6.14, pp. 653-654. elemento a bocciolo vegetale con foro pas- vatici, un personaggio, preceduto da un
ebc sante. L’elmo si segnala per la decorazione bue, tiene al guinzaglio un cane maestoso.
a sbalzo che ne abbellisce la parte inferiore In alto: un centauro si accinge a pugnalare
della tesa. In sequenza continua, alternati a uno sparviero, due atleti gareggiano con i
6.6 motivi vegetali, si susseguono animali reali manubri, mentre a cerimonie di libagione
Fodero di coltello (bovini, cervi e felini, unitamente ad un pe- si affianca la presentazione di un cavallo
Caverzano, Belluno, Castellin sopra sce) e fantastici (sfingi alate). Attribuibile a al principe in trono. Quest’ultima scena
Fisterre, necropoli, 1882 maestranze di formazione etrusca operanti rappresenta un unicum di significato iden-
bronzo, lamina, sbalzo, incisione; in area medio-adriatica o in area padano titario, mentre altri soggetti ricorreran-
largh. 4, lungh. 22,2 veneta (Bologna o Este), l’elmo completa la no nel linguaggio internazionale dell’arte
raffinata panoplia (corta spada di tipo pice- delle situle, mirato alla celebrazione del
Fodero di coltello con terminazione bifida no, tre lance, un’ascia tutte armi da offesa potere aristocratico. Al di là delle cifre
e passante a ponte per la sospensione alla in ferro, due schinieri in bronzo) di questo stilistiche che contraddistinguono questo
cintura. La superficie a vista è finemente principe piceno, tumulato con una ricca documento straordinario, esordio precoce
decorata nello stile dell’arte delle situ- associazione funeraria. Accanto a un carro e originale dell’artigianato artistico di Este,
le. All’interno di metope, sovrapposte in e a due morsi di cavallo in ferro, si segnala la sua esegesi non è ancora del tutto risolta.
senso longitudinale e incorniciate da file un articolato servizio di ceramiche di pro- L’interpretazione in chiave funeraria di un
di punti sbalzati, sono raffigurati animali duzione locale, unitamente a due kotylai rituale solenne, culminante con il sacrificio
che richiamano il regno della terra (lepre, corinzie d’importazione. Tale associazione del cavallo, può integrarsi con gli aspetti
stambecco e cervo), dell’aria (volatile con attesta il ruolo preminente rivestito dal di una cerimonialità urbana a carattere
becco adunco), delle acque: il pesce che titolare della sepoltura all’interno della istituzionale, dall’opposizione pace/guerra
apre e chiude la sequenza è evocato anche civiltà picena, che, in età tardo orienta- al controllo del territorio. La situla, data-
nella forma complessiva del fodero. Que- lizzante, controllava, dall’alto del colle di bile agli ultimi decenni del vii secolo a.C.,
[6.8] [6.10] ste raffigurazioni volevano forse riassumere Pitino, la sottostante valle del fiume Poten- conteneva l’ossuario fittile di una bambina
le abilità dell’uomo che lo portava e il suo za, importante asse viario nei collegamenti di 1-3 anni, all’interno di un magnifico
rapporto privilegiato con le forze della transappenninici tra la costa adriatica e il corredo tombale a due deposizioni femmi-
natura: perfettamente funzionale, pregiato versante tirrenico. Fine del vii secolo a.C. nili, più recente di una generazione.
per materiale e lavorazione, il manufatto Museo Civico Archeologico “G. Moretti”, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
aveva senz’altro un importante significato San Severino Marche, Macerata, mna 4667-4668
simbolico, lasciando cogliere il rango del inv. 50860 bibliografia: Prosdocimi 1880, pp. 91-96,
suo possessore. Fine del vi secolo a.C. bibliografia: Sgubini Moretti 1999, tav. vi; Ghirardini 1900, col. 7, figg. 1-4;
Museo Civico, Belluno, Inv. 85 mcbl pp. 253-354, scheda 449; Capuis 2001b, Arte situle 1961, pp. 82-83, tav. A; Fogolari
bibliografia: Ghirardini 1883, p. 42; Frey, p. 161; Landolfi 2008, p. 53. 1988, pp. 84-94, Baggio Bernardoni
1969, p. 56, tav. 81, 42; Nascimbene 1999, ml 1981, pp. 99-100; Cassola Guida 1997;
pp. 148-149, fig. 29, 35; Nascimbene 2004, Di Filippo Balestrazzi 2004, pp. 389-393;
p. 654, n. 6.15. Este ii 2006, pp. 320-331, fig. 8, tav. 176;
an 6.8 Principi etruschi 2000, pp. 372-374.
Situla Benvenuti e coperchio ars
Este, Padova, via Santo Stefano, necropoli
6.7 Benvenuti, tomba 126, 1880
Elmo con tesa figurata bronzo, lamina, sbalzo, incisione; h 31,5, 6.9
[6.10] San Severino Marche, Macerata, Pitino ø 25,4 Situla istoriata
Monte Penna, tomba 31, 1976 Pieve d’Alpago, Belluno,
bronzo laminato e fuso con decorazione Su questa situla per la prima volta in Pian de la Gnela, tomba 1, 2002
a sbalzo; h 21,5, ø 29 Veneto è l’uomo l’attore principale di più bronzo, lamina, sbalzo, incisione; h 24,8,
scene narrative articolate su tre registri, ø orlo 19,6, ø max spalla 23,2
A calotta composita di tipo nord-piceno, da leggersi come un racconto unitario. In  
variante Fabriano, l’elmo è costituito da basso è rappresentato un trionfo: una sfila- Di forma troncoconica con spalla arroton-
quattro lamine unite da ribattini. Due ta di prigionieri condotti da armati segue data e orlo avvolto intorno a una anima
statuine bronzee di sfingi ad ali aperte sono il carro del vincitore che incede verso un di piombo, reca una decorazione su tre

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


registri. Nei due fregi superiori è illustrata riore la sfilata di animali con la scena di ito da servitori di sesso maschile, a capo
una teoria di personaggi maschili am- aratura; nel registro superiore la traccia di scoperto. Nella terza fascia una teoria
mantati con copricapo “a basco”, secondo un episodio di libagione (?) e la scena del di animali selvatici: stambecchi e cervi,
una tipologia particolarmente attestata in symplegma, cui assiste una ieratica donna seguiti da uno spaventoso animale, forse
ambito alpino e sloveno. Nell’ultimo re- velata (?). Si tratta di una suppellettile di un lupo, che tiene tra le fauci una gamba
gistro sono raffigurate scene di amplessi lusso, spesso utilizzata in contesti funerari, umana. In base alle analogie con le altre
e, quindi, la rappresentazione di un parto, che trova pieni confronti nel vasellame situle Lower Carniola, per esempio quella
che costituisce un unicum nel repertorio di bronzo figurato con cui le aristocrazie di Magdalenska gora, le immagini della
iconografico dell’arte delle situle. padane del vi e v secolo a.C. – da Felsina, situla di Vače potrebbero raffigurare le res
Una serie di riferimenti simbolici in chiave a Este, ai centri hallstattiani delle Alpi gestae di un governante locale e, forse, la
muliebre (il bastone, l’ascia, il trono) ri- nordorientali – fissavano le immagini dei successione al trono. Inizi del v secolo a.C.
manda alla metafora del potere, a significa- momenti salienti della legittimazione del Narodni muzej Slovenije, Ljubljana, inv.
re un’acquisizione di status come un diritto proprio potere e della trasmissione dina- p 581
ereditario per discendenza matrilineare. stica delle prerogative familiari acquisite. bibliografia: Stare 1955, pp. 72-97, tavv. ci-
La rilevanza della portata semantica si Musei Civici, Treviso, inv. a 623 civ, Insert; Arte situle 1961, pp. 103-104,
spinge a toccare le sfere della regalità dei bibliografia: Gerhardinger 1991; Buson tavv. 30-31, fig. E; Lucke, Frey 1962, p. 78,
principi e, in particolare, la sacralità degli 2004; Gambacurta 2011a; De Min 2012. tavv. 47-51, 73; Huth 2003, p. 168 f.,
aspetti connessi alla successione e alla meg tav. 56; Turk 2005, p. 34 f., 59 f., figg. 52,
dinastia della stirpe, attraverso la domina 90.
ipostasi della divinità. Fine vi secolo a.C. pt
SBAVeneto, ig 317909 6.11
bibliografia: Gangemi infra. Situla
gg Vače (Slovenia centrale), sepoltura 6.12
a inumazione di cui non sono noti Coperchio Capodaglio
altri oggetti Este, Padova, palazzina Capodaglio,
6.10 bronzo laminato, lavorato a sbalzo tomba 38, 1878
Cista figurata e a incisione; h 23,8 bronzo, lamina, sbalzo, incisione; ø 26,5
Montebelluna, Treviso, proprietà Tessari,
necropoli La situla di Vače è il più importante La calotta, lacunosa dell’ansa a nastro
bronzo, lamina rettangolare, sbalzata esempio di arte delle situle in Slovenia. fissata da ribattini, è rimodellata da una
e rifinita a cesello, ricongiunta con sei I motivi decorativi e la loro disposizione placca di cinturone. Sul fregio circolare,
ribattini e in origine ripiegata su un rispondono alle rigide regole del linguag- delimitato da bugnette, si rincorrono una
fondo di lamina circolare a formare gio delle immagini. La prima fascia raffi- cerva e un cervo adulto con grandi corna
l’invaso cilindrico concavo, rinforzato gura una solenne processione con carri e ramificate, un cervo più giovane, con
sul bordo superiore da un filo metallico cavalieri di alto rango; tra loro si trova il corna meno sviluppate, e una seconda
di piombo; h 16, ø max 13,5; sviluppo 40 sovrano, seduto su un carro imponente e cerva; tra questi ultimi compare un piccolo
caratterizzato da un copricapo frigio. La cerbiatto, infine uno stambecco. L’intento
Questo raffinato contenitore pervenne in seconda fascia raffigura tre scene distinte, di rendere le diverse età di animali simili
museo a Treviso nel 1882, sotto forma di in cui il medesimo personaggio si dedica ai potrebbe adombrare la simbologia delle [6.11]
frammenti vari di lamina di bronzo offerti compiti di un sovrano: tiene in mano un stagioni della vita. Questo coperchio ben
in vendita a Luigi Bailo da Teodorico Tes- doppio scettro, riceve una bevanda ceri- rappresenta quella che è stata definita la
sari, che li aveva rinvenuti in scavi oppor- moniale e osserva un incontro di pugilato seconda generazione dell’arte delle situle,
tunamente organizzati in suoi terreni di con manubri. Abbigliamento e copricapi caratterizzata dalla prevalenza di teorie ani-
Santa Maria in Colle, ora Montebelluna, permettono di distinguere quattro gruppi malistiche a scapito di personaggi umani,
per recuperare oggetti di necropoli. Solo di personaggi in base al rango: il sovrano dall’evanescenza dei temi narrativi e dalla
nel 1990, con il riconoscimento in deposi- e il suo primo accompagnatore – forse il crescente stilizzazione. Con la sua situla,
to di qualche altro frammento, ne è stata suo successore –, anch’egli con copricapo simile per decorazione, e altro vasellame
riproposta la ricomposizione – tuttora frigio, ma senza scettro. Essi sono i soli di bronzo per il servizio da banchetto, il
confermata dal rimontaggio di restauro e a sedere su troni. Seguono personaggi coperchio appartiene al corredo di una
dallo studio tecnologico – che consente di di alto rango con cappelli ovali. Sulla ricca sepoltura a più deposizioni, databile
cogliere l’originario sviluppo della figura- base delle raffigurazioni della prima fascia, allo scorcio del v secolo a.C.
zione su due registri, separati da una fascia sono identificabili come guerrieri, fanti Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
ornamentale a nastri intrecciati: nell’infe- o cavalieri. Il rango più basso è costitu- mna 2903

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


bibliografia: Arte Situle 1961, pp. 92-93; misura e alari e spiedi miniaturistici in
Frey 1969, p. 107, tav. 75. ferro che ricordano il rituale del banchet-
ars to. La segnalazione del sesso maschile dei
due defunti è significativamente rafforzata
dall’ornato figurato in cui cervi e cerbiatti
6.13 evocano l’attività della caccia. Seconda
Olla con coperchio, usata metà del vi secolo a.C.
come ossuario Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
Padova, vicolo San Massimo, tomba 2, ig 77966 a, b
1983 bibliografia: Chieco Bianchi 1988, p. 62,
impasto ingubbiato e lucidato a stecca, fig. 50; Ruta Serafini 1993, p. 32 ss., fig. 7.
tornio; h 32,8, ø orlo 19,8, coperchio amcb
ø 23,5
[6.13]
Corpo globulare schiacciato con bugne co- 6.14
niche e cordonature verticali sovrapplicate. Tazza a due anse
Nella stessa tecnica l’ornato sulla spalla, San Basilio di Ariano Polesine, Rovigo,
con cervi e cerbiatti alternati ritagliati da 1983
un’unica sagoma: ai cervi aggiunte le corna ceramica, tornio, decorazione a fasce rosse
modellate a mano. In quattro fori sulla e nere e incisione; h 10,2, ø 11
spalla erano infilate, a mo’ di tappi, proto-
mi plastiche, due di toro incomplete e due La tazza, pertinente a un corredo funerario
di ariete, pressoché intere, che conservano sconvolto, ha piede a disco, corpo tronco-
il collo/tappo attraversato verticalmente da conico, spalla carenata, collo cilindrico, orlo
un foro pervio con apertura a goccia sotto appena svasato. Sulla carena e sul corpo,
la gola dell’animale, funzionale alla comu- l’attacco di due anse a nastro verticali, stac- [6.14]
nicazione tra interno e esterno. Immediato cate intenzionalmente. Su di un’alta fascia
l’accostamento ai vasi per fumigagioni rossa spiccano quattro animali in nero, volti
dell’area picena ma anche agli incensieri a destra, con limiti e dettagli a incisione. Un
etruschi: è probabile che alle ossa cremate canide, con la coda alzata e collare (?), con
fosse aggiunto dell’incenso, attestato in le fauci aperte dalle quali pende una lunga
vari contesti funerari veneti. Sono note lingua, se non una “gamba” semplificata.
altre olle di tipologia simile, esclusive Ha muso appuntito, orecchie grandi e dirit-
dell’area patavina: l’eccezionalità di questo te, muscolatura e zampe possenti. È seguito
esemplare sta nel fatto che era interamente da una sfinge, anch’essa con fauci aperte e
ricoperto da una sottile lamina di stagno, ali a larghe falde. Sull’altro lato gli animali
applicata su un collante vegetale, forse compaiono in forma chiastica: la sfinge, di
per imitare i più ricchi e rari vasi bronzei cui è abraso il treno anteriore, è seguita dal
sbalzati, anche se non si può escludere l’i- canide, con coda larga e appuntita e man-
potesi che il rivestimento metallico servisse tello distinto da linee ondulate. Se le fasce [6.15]
a conservare più a lungo il calore e quindi rosse e nere richiamano i modelli veneti, la
le esalazioni profumate. L’olla, munita di morfologia appare inusuale; l’iconografia
un coperchio decorato da quattro doppie rivela l’influsso sia dell’arte delle situle che
[6.12] girali sovrapplicate, era contenuta in un della produzione etrusco-corinzia e corin-
grande dolio d’impasto (h 70) con pseudo zia, pure presente a San Basilio. Prima metà
anse a maniglia, che fungeva da vaso- del vi secolo a.C.
tomba. All’interno dell’olla, fra le ossa, Museo Archeologico Nazionale di Adria,
sono state rinvenute tre fibule di tipologia Rovigo, ad 45601
esclusivamente maschile, due delle quali bibliografia: De Min, Iacopozzi 1986,
piccolissime, chiaro indizio della deposi- p. 174, 180, tav. i,1.
zione (forse avvenuta in tempi diversi) di ggam
un adulto e di un bambino: a quest’ul-
timo vanno riferiti anche vasi di piccola

i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo


6.15 invece più sfumata la puntuale iconologia, Zampe quadrangolari unite a due a due
Vaso Alfonsi che gli studiosi riferiscono all’ambito gene- e fissate al piano da ribattini; ritagli fun-
Este, Padova, via Santo Stefano, necropoli rale dei culti ctoni e celesti. Alla sicurezza zionali alla piegatura. Sulla seduta file di
Alfonsi, tomba 15, 1907 formale e al fluido scorrere della mano bugnette sbalzate, sulla spalliera file simili
impasto depurato; h 30,5; ø 19 dell’esecutore fin nei dettagli, quali le incorniciano un riquadro allungato con
unghie della mano destra che impugna la quattro cavalli al galoppo con collo eretto,
La forma globulare schiacciata si distacca chiave – esito di una studiata elaborazione dorso inarcato, coda arcuata, seguiti da un
dal repertorio vascolare di Este per trovare compositiva riconducibile a un momento lupo con la coda tra le zampe. Il lupo, ben
riscontro nelle olle-ossuario patavine della maturo dell’arte delle situle e a un modello documentato nel patrimonio figurativo
stessa epoca. Rara la tecnica decorativa: le di riferimento importante, a cui questo di- veneto fin dal vi secolo, a Este ha sempre
figurazioni, profondamente incise, dipinte sco è prossimo, se non coincidente – fanno connotazione di animale feroce mentre a
in rosso, risaltano sulla superficie bruna fronte infatti gli eterogenei significan- Montebelluna, dove su un disco [cat. 6.16]
lucente. In primo piano marciano tre ti della rappresentazione, che esprimono appare contrapposto all’animale del cielo,
guerrieri identici volti a sinistra, dotati di un sincretismo culturale e religioso per gli si è attribuita una funzione ctonia. Per
scudo rotondo con episema a raggi ricur- giustapposizioni, piuttosto che per effet- il lupo del nostro sedile, certamente non
vi, elmo crestato e corno, ascia e doppia tiva fusione e assimilazione di elementi: caratterizzato come feroce, è stata ipotiz-
lancia; tra loro appaiono un grande cervo il conservativo abbigliamento femminile zata, richiamandosi a un passo di Strabo-
e tre cani e poco distanti tre cavalli e altri tipicamente veneto è completato infatti da ne, una funzione domesticatrice (Capuis,
quattro cani, mentre sullo sfondo due un alloctono torquis a tamponi celtico; alla Ruta Serafini 2002). Il mobile, molto
uomini si affrontano con armi da taglio. chiave – qui di tipo retico – già significati- probabilmente un sedile funzionalmente
Le immagini, pur nei disegni sommari, va di autorevolezza femminile nella società collegabile all’uso del telaio verticale, pro-
compongono una scena efficacemente mo- aristocratica omerica, nonché attributo viene da una tomba monumentale in cui
vimentata, riconducibile all’esaltazione di della dea Ecate e di Demetra, si aggiunge è evidente una complessa ritualità. All’in-
qualche impresa guerresca e/o venatoria, il tralcio d’edera di recenziori pratiche terno è stata ricreata l’immagine dell’a-
in una insolita versione di arte popolare. Il rituali dionisiache; le lontane ascendenze bitazione signorile della defunta con un
vaso fungeva da ossuario di una modesta orientali dei due animali rampanti che settore riservato agli strumenti legati alle
sepoltura forse femminile della seconda affiancano la “signora” si concretizzano attività di filatura e tessitura e un ampio
metà del vi secolo a.C. infine nelle figure del corvo e del lupo, spazio dato all’evocazione della cerimonia
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, che le fonti antiche citano come animali del banchetto funebre: significativamente
mna 8090 emblematici della religiosità veneta. Tutto il nome della donna, Nerka Trostiaia, è
bibliografia: Ghirardini 1911; Este i 1985, questo conduce a un contesto di evidente inciso sulla spalla della situla di bronzo che
pp. 395-398. liminarità, culturale, religiosa e geografica, conteneva l’ossuario fittile. Il ricchissimo
ars che la distribuzione di ritrovamento, il corredo, composto da 125 oggetti molti
[6.16]
contesto e la cronologia di altri analoghi dei quali di importazione, attesta il livello
esemplari – distinti da un progressivo aristocratico della famiglia di Nerka che
6.16 sfaldamento formale ed esecutivo – con- coltivava interessi culturali e mercantili di
Disco votivo fermano di iv secolo a.C. ampio raggio. Il sedile, che non ha con-
Località indeterminata del medio corso Musei Civici, Treviso, inv. a 3 fronto né a Este né nel Veneto, riveste un
del Piave (Montebelluna?) bibliografia: Mastrocinque 1987, p. 26; grande interesse perché è il prodotto più
lamina di bronzo sbalzata dal verso, Malnati, Pettenó, Rossignoli 2003, tardo dell’arte delle situle con contesto
rifinita a cesello al recto; ø max 27,6 pp.184-185; Gambacurta 2011a, pp. cronologico certo. Deformato, lesionato,
317-320; Gerhardinger 2011, p. 68, 5.99; con le zampe staccate e contorte. Prima
Si tratta al momento dell’esemplare ico- Marzatico 2011, pp. 330-333, fig. 13b. metà del iii secolo a.C.
nograficamente più completo, antico e di meg Este, Padova, Museo Nazionale Atestino,
accurata fattura, della tipologia dei grandi mna 42351
dischi votivi laminari con figurazione fem- bibliografia: Chieco Bianchi 1987, p. 111,
minile clavigera, dotati di appicagnolo per 6.17 84, figg. 29, 56, 58.
un uso in sospensione, datati dagli studiosi Modello di mobile: sedile? amcb
fra la metà del iv secolo a.C. e la roma- Este, Padova, via Santo Stefano, necropoli
nizzazione e attestati finora solo nell’area Casa di Ricovero, tomba 23, 1984
veneto-orientale plavense. Se l’iconografia bronzo, lamina, incisione e sbalzo;
analitica di questo reperto è ormai am- h ricostruita 29,4, largh. 38,2
piamente delucidata nell’edito, ne resta
[6.17]
i bagliori del bronzo   i bagliori del bronzo
7. parole dal passato:
tra insegnamento e pratica
parole dal passato: tra insegnamento e pratica
anna marinetti

Anche se la lingua degli antichi Veneti si La formazione dell’alfabeto venetico ha coesistenza di più tradizioni grafiche in riale deperibile, ma la loro riproduzione su L’insieme delle due sezioni rivela come la Este vi è stata una funzionalizzazione in
è estinta dopo la conquista romana, essa seguito una trafila complessa. La scrittura uno stesso centro; e ancora, gli apporti do- bronzo; rispetto agli originali, le tavolette funzione delle tavolette alfabetiche fosse direzione sacrale di quanto inizialmente
sopravvive in parte attraverso quanto di è stata presa da fonti etrusche in due mo- vuti all’insegnamento orale della scrittura. bronzee portano in più l’iscrizione di de- quella di guida per costruire le sillabe: costituiva solo una trasmissione di cono-
scritto si è conservato perché trasposto su menti diversi; la “prima fase” alfabetica è Per ricostruire le modalità di trasmissione dica, da parte sia di uomini che di donne. partendo dalla lista consonantica, si uti- scenze tecniche, e può essere che queste
materiale non deperibile (pietra, metallo, attestata da un piccolo gruppo di iscrizio- dell’alfabeto, il Veneto dispone di una La superficie delle tavolette è suddivisa lizzava ciascuna consonante come “punta”, conoscenze fossero convogliate nei san-
ceramica, osso); si tratta di una docu- ni, databili fra la metà e la fine del vi seco- classe particolare di documenti, le tavo- secondo una griglia di caselle e/o linee in- associandola volta per volta a una delle vo- tuari per l’assenza, nella società veneta,
mentazione circoscritta solo ad alcune lo a.C.: il kantharos dallo scolo di Lozzo di lette alfabetiche; si tratta di esercizi usati cisi, all’interno della quale sono disposte le cali, ottenendo così tutte le possibili sillabe di strutture invece presenti nel mondo
categorie di testi, che erano fin dall’origine Este [cat. 7.1.1], una stele da Este, la pietra nell’insegnamento della scrittura che nel lettere; esclusa l’iscrizione, si riconoscono “aperte” (consonante + vocale): v + a = va, etrusco, ad esempio una classe sociale “ari-
progettati per durare nel tempo, quindi da Cartura in territorio patavino [cat. Veneto, a differenza che altrove, si sono due diverse sezioni ortografiche: v + i = vi, v + u = vu eccetera. Associando stocratica” ove la scrittura si poneva come
prevalentemente di iscrizioni di carattere 7.1.2], la barretta bronzea di Altino [cat. conservati perché – riprodotti su bronzo 1. Una sezione con sedici caselle allineate invece ciascuno dei nessi consonantici alle strumento di prestigio e autoaffermazione.
pubblico, religioso, funerario; raramente 7.1.3]. Questo primo alfabeto venetico è – sono diventati una categoria di oggetti verticalmente. Nella linea inferiore vi è la vocali, si ottengono tutte le sillabe forma- Si può pertanto supporre che il santuario
di tipo privato. basato su un modello etrusco settentrio- votivi [catt. 7.2.1-2]. Con l’eccezione di lista delle quindici consonanti dell’alfabeto te di “consonante + r/n/l + vocale”, tipo di Reitia fosse la sede di una vera e propria
Per trasporre la lingua in forma scritta, nale (probabilmente il tipo alfabetico di un esemplare, frammentario, rinvenuto venetico (v z h q k l m n p ś r s t j c), più tra, kle eccetera. Rispetto a queste sillabe ‘scuola’ scrittoria, affidata a gruppi di tipo
nel corso del vi secolo a.C. il Veneto ha Chiusi), rispetto a cui vengono introdotti a Vicenza [cat. 7.2.2], le tavolette alfabe- una sedicesima casella vuota o riempita da basiche, la scrittura segnalava le sillabe sacerdotale. È possibile, anche se non vi
elaborato un proprio alfabeto, prendendo modifiche e adattamenti nella forma e nel tiche provengono tutte dal santuario di una lettera che varia. Subito sopra vi sono più complesse attraverso l’espediente del- sono prove certe, che i dedicanti delle
a modello l’alfabeto etrusco; l’alfabeto ve- valore delle lettere, per adeguare l’alfabeto Este dedicato alla dea Reitia; dallo stesso quattro linee in cui sono ripetute, per la puntuazione, inserendo tra punti le tavolette alfabetiche e degli stili – uomini
netico è stato utilizzato con continuità fino alle esigenze proprie della lingua venetica; santuario proviene anche un’altra classe di sedici volte, le vocali dell’alfabeto venetico lettere che non rientravano nello schema e donne – fossero direttamente legati alla
all’epoca della conquista romana (i secolo l’alfabeto di “prima fase” si caratterizza per votivi ugualmente legati alla scrittura, gli (a i u e o). “consonante-vocale” o “consonante + r,l,n scuola di scrittura presente nel santua-
a.C.), quando è stato progressivamente il fatto che si presenta uguale nelle diverse stili scrittori [catt. 7.2.3-7]. In questa sezione vi sono apparenti in- + vocale”. Così, ad esempio: donasto (sil- rio; se non gli stessi membri del gruppo
sostituito con quello latino. Nel Veneto la aree del Veneto (Este, Padova, Altino) Gli stili, in passato erroneamente iden- congruenze tra il numero delle caselle e le labato do-na-sto) viene scritto zona.s.to; “sacerdotale”, forse ne erano i discepoli
scrittura mostra tratti fondamentali di uni- ed è privo della puntuazione sillabica, tificati come “chiodi” o “spilloni”, sono lettere contenute: alle sedici caselle della Graikoi (sillabato Gra-i-ko-i) viene scritto che, a conclusione del loro apprendistato,
tarietà, anche se con varianti dovute alla che comparirà solo successivamente. La oggetti di bronzo dalla forma allungata, prima linea corrispondono solo quindici cra.i.ko.i., Akutnai (sillabato A-ku-tna-i) celebravano con l’offerta degli strumenti
cronologia e agli usi locali, e le iscrizioni “seconda fase” si data a partire dalla fine a sezione quadrangolare, che hanno a consonanti, e le cinque vocali sono com- viene scritto .a.kutna.i.. della scrittura il raggiunto possesso della
venetiche condividono caratteri generali del vi secolo a.C.; la matrice è etrusca me- una estremità una punta che serviva per presse in quattro linee, in quanto i e u Saper scrivere implicava dunque impa- capacità di scrivere.
comuni: il testo è dato come sequenza ridionale (da Cere o Veio), viene introdot- incidere le lettere sulla cera; dalla parte sono associate in una linea unica. Ciò ave- rare non solo l’alfabeto, nelle sue forme
continua, senza divisione tra le parole; la ta la puntuazione sillabica, e compaiono opposta sono provvisti di una spatola per va in passato portato a una errata lettura e nell’associazione forma/suono, ma an- nota bibliografica
scrittura può andare indifferentemente differenze nella forma di alcune lettere; cancellare quanto già scritto. A Este ne delle linee 2-5 come «akeo», e all’ipotesi che le regole d’uso per la messa in atto Prosdocimi 1988, pp. 262-281, 328-351;
da sinistra a destra (verso sinistrorso), tali differenze riguardano in particolare la sono stati rinvenuti centinaia di esemplari: che si trattasse di un’invocazione o di una dell’alfabeto stesso, specificamente nel “co- Prosdocimi 1990; Marinetti 2002; Ruta
o da destra a sinistra (verso destrorso), foggia di a e i segni per le consonanti t e d, in parte si tratta di semplici riproduzioni formula magico-sacrale. In realtà, il nume- struire” le sillabe partendo dalle singole Serafini 2002c.
o con alternanza fra i due versi, senza e consentono di distinguere la produzione in lamina di bronzo, ma gli stili di mag- ro delle caselle dipende da un modello di lettere; nell’apprendimento della scrittura,
che – almeno a quanto appare – ciò sia scrittoria delle diverse aree del Veneto: le giori dimensioni (da 13 a 26 centimetri) tavoletta elaborata dagli Etruschi, nella cui la sillabazione è una pratica fondamentale
determinato da una precisa motivazione; principali varietà alfabetiche sono quelle dovevano essere quelli realmente usati per lingua ci sono in effetti sedici consonanti in tutte le epoche, di cui abbiamo esempi
la disposizione della scrittura è spesso in Este, di Padova, di Vicenza, di Altino e scrivere; di questi circa venticinque porta- e cinque vocali, e che i Veneti avevano a partire dai papiri con gli esercizi greci
relazione alla forma del supporto (stele, Veneto orientale [fig. 1]. no una iscrizione di offerta alla divinità, e accolto senza modificazioni formali, limi- fino ai sillabari della scuola dell’epoca
ciottolone, cippo, vaso eccetera), per cui Le due “fasi” alfabetiche sono distinte ma tutte le dediche – fatto notevole – sono da tandosi ad adattarvi il proprio alfabeto. moderna.
ci sono iscrizioni a ferro di cavallo, a cor- non del tutto indipendenti, anzi mostrano parte di donne. 2. Una sezione con una sequenza di oltre La presenza in un luogo di culto di stru-
nici concentriche, a spirale, bustrofediche incroci e sovrapposizioni; ciò si spiega per- Le tavolette alfabetiche sono lamine di settanta consonanti, con ripetizioni co- menti originariamente collegati a inse-
(cioè con alternanza di verso destrorso e ché la trasmissione alfabetica, di norma, bronzo, di forma rettangolare, talora con stanti. Si tratta di gruppi costituiti di “con- gnamento, apprendimento e pratica della
sinistrorso). Una caratteristica tipica delle non si basa su un modello di riferimento ansa, di dimensioni variabili, ma com- sonante + r/l/n”, enumerati per esteso e di scrittura riflette una prerogativa dei san-
iscrizioni venetiche è la puntuazione, ossia esclusivo cui attingere, ma si basa su un prese più o meno tra i 20 × 15 e 16 × 13 seguito; in più vi sono compresi il digrafo tuari, che nelle culture antiche non erano
la presenza di punti all’interno dell’iscri- corpus dottrinale complesso: in questo centimetri [catt. 7.2.1-2]. Le tavolette non vh [f ] e il gruppo kv. La sequenza-tipo è: solo strettamente connessi a forme di
zione, che non hanno funzione separatoria caso non solo l’alfabeto etrusco in uso sono gli originari prontuari-guida usati vhr vhn vhl vh zr zn zl qr qn ql kr kn kl religiosità, ma potevano essere anche cen-
ma sono collegati – come si vedrà – a una nella scrittura (iscrizioni), ma anche gli al- per l’insegnamento della scrittura, che kv mr mn ml pr pn pl śr śn sl tr tn tl jr jn tri di elaborazione e diffusione di aspetti
tradizione di insegnamento della scrittura. fabetari teorici completi, fino alla possibile dovevano essere in legno o analogo mate- jn c rcn cl. culturali. Probabilmente nel santuario di

parole dal passato  303


 parole dal passato
alfabeto di prima fase alfabeto di seconda fase alfabeto di seconda fase alfabeto di seconda fase alfabeto di seconda fase
(vi secolo a.C.) (vi-i secolo a.C.) (vi-i secolo a.C.) (vi-i secolo a.C.) (vi-i secolo a.C.)
Este Padova Vicenza Veneto nordorientale

1. Tavola degli alfabeti. a

parole dal passato   parole dal passato


iscrizioni di prima fase Dal punto di vista della grafia, l’iscrizione 9) a proposito di un’usanza dei Veneti. Il verbo votivo dona-. La morfologia è certa
è di eccezionale importanza, perché è pro- verbo atisteit deriva dalla base *sta- di “stare, per quanto riguarda tursanis, nominativo
babilmente la più antica iscrizione venetica porre”, e il preverbo ati- potrebbe portare a singolare maschile di una forma di ap-
7.1.1 databile fino a ora rinvenuta; sulla base della una semantica prossima al latino restituit. Il positivo in -io- + -s > -is; patavnos è pure
Kantharos con iscrizione datazione archeologica della coppa, si può sintagma vivoi olialekve murtuvoi, evidente un nominativo maschile, probabilmente
votiva supporre che l’iscrizione sia stata prodotta nell’opposizione di fondo “vivo/morto”, (anche se non certamente) singolare. In
Este, Padova, Scolo di Lozzo, anni trenta attorno alla metà del vi secolo; la scrittura lascia tuttavia qualche incertezza; una resa tursanis, forma derivata in -ano- da una
del Novecento è l’alfabeto di “prima fase” precedente alla «sia vivo che morto» porta a ipotizzare per base lessicale tursV-, si riconosce una delle
bronzo; h 6, ø 10,3 puntazione (cfr. Marinetti, supra). Fine del questo oggetto la funzione di un cenotafio: varianti in cui si presenta l’etnico “Etru-
vii-inizio del vi secolo a.C. (coppa); metà il vinetikaris rende gli onori funebri a Fonte sco”, cfr. greco τυρσήνος, τυρρήνος. La [7.1.1]
Coppa di bronzo, imitante un kantharos; del vi secolo a.C. (iscrizione). Ersinio, che potrebbe essere ancora in vita; trasposizione dell’etnico “Etrusco” e la sua
vasca carenata dal profilo convesso e orlo Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, altra possibile interpretazione è che il vine- presenza in Veneto è di notevole interesse
assottigliato; sul fondo omphalos; sulla mna 31349 tikaris realizzi il monumento funebre per sia per quanto riguarda la forma del nome,
parete esterna e nell’orlo interno tracce di bibliografia: Prosdocimi 1968-69; Fonte Ersinio mentre questi è ancora vivo, sia in prospettiva di possibile indizio di
due anse a nastro fissate con ribattini. Prosdocimi 1988, pp. 282-284. per quando sarà morto. mobilità sociale; da notare che nella stessa
L’iscrizione si dispone sulla parete esterna, am Se la forma della pietra imita volontaria- Altino si ha, in fase molto più tarda, lo stes-
in due linee bustrofediche continue con mente quella dei ciottoloni, la formula «sia so etnico nella forma turens [cfr. cat. 8.39].
andamento curvilineo. Verso sinistrorso. vivo che morto» pare rafforzare una delle In patavnos con tutta evidenza si ha l’ag-
Alfabeto di prima fase. 7.1.2 possibili funzioni ipotizzate per questi og- gettivo derivato dal nome di “Padova”. È
alkomnomeθlonś ikosenoχenesvilkenishor Pietra ovale con iscrizione getti, ossia di cenotafio o di monumento la prima attestazione in assoluto del nome
vionθetonasan Cartura-Pernumia, Padova, 1971 in memoria (cfr. Marinetti, supra, sezione della città, e ciò comporta due ordini di
Alkomno metlon Śikos Enogenes Vilkenis pietra dei Colli Berici; h 10, lungh. 27, 4.3). Seconda metà del vi secolo a.C. conseguenze: la restituzione del toponimo
horvionte donasan largh. 17 Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, nella forma locale *Patava, rispetto al lati- [7.1.2]
«S´ikos Enogenes Vilkenis donarono il ig 41528 no Patavium, e con essa la possibilità di ri-
metlon agli Alkomno horvionte». L’inter- Pietra lavorata e sagomata in forma ovale, bibliografia: Prosdocimi 1972; Prosdocimi costruire la storia linguistica del toponimo
pretazione delle singole forme non è del con due basi ellittiche di eguale dimensio- 1988, pp. 249-253. stesso fino alla fase romanza e moderna; la
tutto certa. Si tratta di una dedica da parte ne. La forma richiama quella dei ciottoloni am questione del rapporto tra Altino e Padova
di più personaggi, come indica il verbo iscritti [cat. 4.3]. in epoca arcaica, già richiamata da altri
“donare” al plurale (donasan “donarono”): L’iscrizione è posta attorno alla circon- aspetti culturali (scrittura) e materiali. [7.1.3]
tre uomini, designati dal solo nome indivi- ferenza, delimitata inferiormente da un 7.1.3 Per ]voltieś l’identificazione non è del tutto
duale o, meno probabilmente, due uomini solco inciso. Verso sinistrorso. Alfabeto di Barretta con iscrizione univoca. La base lessicale è volti-, da *wel-
con formula onomastica dissimmetrica. prima fase. votiva “volere, desiderare”; può trattarsi di un
L’oggetto della dedica è definito metlon; for- eχovhonθeiersiniioivineθikarisvivoioliiale Altino, Venezia, santuario in località antroponimo in -es (anche se va giustificata
se si tratta del nome stesso della coppa, ma kvemurθuvoiaθisteiθ Fornace, us 2886, 2002 la grafia -eś con ś) nominativo singolare,
non è escluso un termine generico per indi- ego Fontei Ersinioi vinetikaris vivoi olialekve lamina di bronzo; h 1,5, lungh. 7,9 e 7 allora primo elemento della formula ono- [7.1.3]
care la funzione di ex voto. La destinazione murtuvoi atisteit mastica, con tursanis in funzione di appo-
della dedica è stata individuata nella forma «Io per Fonte Ersinio; il vinetikaris pose Due frammenti combacianti di spessa sitivo; in alternativa, in ]voltieś si potrebbe
alkomno, di cui horvionte sarebbe attributo, (per lui) sia vivo che morto». L’iscrizione lamina di bronzo, sagomata a barretta riconoscere (parte di) una specificazione
peraltro di incerta interpretazione. Alkomno è di difficile interpretazione, sia per la rettangolare, lacunosa alle due estremità. circostanziale della formula votiva, indi-
potrebbe essere il nome dei Dioscuri, in complessità del testo, sia per l’incertezza La funzione poteva essere di “etichetta” ap- cante la “volontarietà” (vedi il tipo atestino
accordo con la notizia di Tacito (Germ. sulla funzione dell’oggetto. Dal punto di posta a un’offerta votiva, ma non è escluso op voltio leno); morfologicamente si tratte-
xliii,16) che associa Castore e Polluce al vista sintattico, la presenza sia di ego, che la barretta potesse costituire l’offerta in rebbe allora di un participio (<*voltients).
nome degli Alci; se si tratta della coppia dei prima persona singolare “io”, che di un sé, forse fissata a un supporto deperibile. L’iscrizione è rilevante anche dal punto di
gemelli divini, nella morfologia -o della verbo alla terza persona singolare (atisteit) L’iscrizione è incisa su una delle facce, per vista della scrittura, in quanto costituisce
finale si potrebbe riconoscere una forma di indica che si hanno due frasi. Nella prima tutta la lunghezza della barretta; è mutila uno dei rari documenti in alfabeto “di
duale, all’accusativo, secondo la costruzione vi è l’epitaffio di Fonte Ersinio, secondo della parte iniziale e di quella finale. Verso prima fase”, comune alle diverse aree del
del verbo “donare” con il doppio accusativo. il formulario più semplice dell’“iscrizione sinistrorso. Alfabeto di prima fase. Veneto e attribuibile alla seconda metà del
L’ipotesi di una dedica ai Dioscuri è rafforza- parlante”: ego, che indica il monumento ]volθiieś θursa[]n.ispaθavnosto[ vi secolo a.C. (cfr. Marinetti, supra). Metà
ta dal fatto che la coppa è stata rinvenuta in funebre, e il nome del defunto al dativo. Il ]voltieś tursan.is patavnos do[na- del vi secolo a.C.
prossimità del luogo in cui in epoca romana soggetto della seconda frase è vinetikaris, in «…Voltieś Tursanis patavino donò…» (op- Museo Archeologico Nazionale di Altino,
sorgeva il tempio dei Dioscuri: potrebbe cui si è proposto di riconoscere un nome di pure «…volente Tursanis patavino donò…»). Venezia, al 55508
quindi trattarsi di un’attestazione già in fase funzione (un magistrato?), forse corrispon- Quanto rimane dell’iscrizione è costituito bibliografia: Marinetti 2009a.
antica dello stesso culto. dente al “garante” citato da Strabone (v, 1, di tre forme nominali e dell’iniziale del am

parole dal passato   parole dal passato


lamine alfabetiche e stili Lamina di bronzo, mancante della parte
sinistra; il margine destro è decorato con
7.2.1 puntini a sbalzo. La superficie è divisa
Tavoletta alfabetica da linee in sei righe; nelle cinque righe
Este, Padova, Fondo Baratella, Santuario inferiori è presente l’esercizio alfabetico,
di Reitia, 1881-1886 ridotto alla sola sezione delle sillabe aperte;
bronzo; h 12,5, lungh. 17,5 mancano i nessi consonantici (cfr. Intro-
duzione scrittura); nella riga superiore vi è
Lamina di bronzo di forma rettangolare, l’iscrizione votiva.
con ansa semicircolare sul lato destro. I Esercizio alfabetico:
margini sono decorati con puntini a sbal- vzhθklmn[
zo. La parte inferiore è divisa in riquadri aaaaaaa[
e comprende una sezione dell’esercizio al- uuuuuuuuuu[ in una sola riga
fabetico (cfr. Marinetti, supra); nella parte kkkkkkkkkk[
superiore vi sono due linee concentriche ooooooo[ [7.2.2]
di scrittura, che iniziano sul lato destro: Iscrizione votiva:
all’esterno l’elenco dei nessi consonantici, ia.n.t..s.ton[
che corre attorno ai margini della lamina e Iants don[asto …
lungo l’ansa; all’interno l’iscrizione votiva. «Iants donò…». Dedica di un uomo, desi-
Verso sinistrorso. gnato con il solo nome individuale, forse di
Esercizio alfabetico e lista dei nessi: origine celtica. Il verbo è agevolmente in-
[-----]lmnpśrszϕχ tegrabile come don[asto “donò”; è possibile
aaaaaaaaaaaaaaaa che l’iscrizione sia così conclusa: secondo il
iiiiiiiiiiiiiiii in una sola riga calcolo della lacuna, lo spazio residuo sareb-
uuuuuuuuuuuuuuuu be stato di poche lettere, non sufficiente a
oooooooooooooooo contenere un altro elemento del formulario
[7.2.1] vhrvhnvhlkrknklθrθnθlzrzn/zlmrmnm/ votivo. Se era presente, il nome della divi-
lprpnplśrśnślsrsnslkrknklkvvh/ nità è andato perduto, ma non c’è alcuna
ϕrϕnϕlχrχnχl ragione di supporre che si tratti della me-
Iscrizione: desima divinità menzionata nelle tavolette
meχozona.s.tovo.l.tiiomno.s.iiuva.n.t/.s.a. alfabetiche di Este. iv-iii secolo a.C.
riiu/n.s.śa.i.nate.i.re.i.tiia.i. Museo Naturalistico Archeologico,
mego donasto Voltiomnos Iuvants Ariuns Vicenza, ei 2997; ig 16271
Śainatei Reitiai bibliografia: lv i, 1967, pp. 388-391, Vi 3.
«Mi donò Voltiomno Iuvante Ariuns a am
Śainate Reitia». Iscrizione “parlante”, de-
dica alla dea Śainate Reitia. L’offerente è
un uomo, designato con una formula ono- 7.2.3
mastica anomala, costituita di tre elementi Stilo scrittorio con
in cui è assente qualsiasi marca formale di iscrizione
derivazione. iv-iii secolo a.C. Este, Padova, Fondo Baratella, Santuario
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, di Reitia, 1881-1886
mna 16004 bronzo; lungh. 24,7
bibliografia: lv i 1967, pp. 109-111, Es 25;
Prosdocimi 1990. Stilo; uno dei due fori della spatola porta
am un anellino con due pendagli triangolari.
L’iscrizione è posta su due facce contigue;
le facce non iscritte sono decorate con trat-
7.2.2 ti paralleli. La successione è bustrofedica:
Tavoletta alfabetica il verso è destrorso nella linea 1, sinistrorso
Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1959 nella linea 2.
bronzo; h 6,5, largh. 7,3 vza.n.vhuχia.u.r.kle.i.na/re.i.tie.i.zona.s.to
vdan Fugia Urkleina Reitiei donasto

parole dal passato   parole dal passato


«Fugia Urkeina donò l’abecedario (?) a 7.2.5 coincidenza con l’uso del latino liberi chiodini. Corpo articolato in 14 cordoni
Reitia». Dedica a Reitia di una donna, Stilo scrittorio “figli”. La divinità, generalmente indicata sbalzati e orlo superiore rovesciato in fuori
designata con formula binomia composta Este, Padova, Fondo Baratella, Santuario come Reitia, è qui appellata con l’intero attorno a un’anima di ferro. Dotata di una
di nome individuale Fugia e gamonimico di Reitia, 1881-1886 complesso dei suoi epiteti, Sainate Reitia coppia di maniglie orizzontali e fisse, di di-
Urkleina = moglie di Urkleio. L’oggetto bronzo; lungh. 22,1 Pora. iv-iii secolo a.C. mensione e foggia differenti: una a sezione
donato è indicato come (acc.) vdan-, let- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, quadrangolare e l’altra circolare fissate al
teralmente “abecedario”: è possibile che Stilo; la spatola presenta un foro che con- mna 16052 corpo per mezzo di attacchi rettangolari
questo termine si riferisse non allo stilo in serva due anellini. L’iscrizione è posta su bibliografia: lv i 1967, pp. 149-150, Es 45. con ribattini. Tale circostanza è da impu-
sé, ma a una tavoletta alfabetica che forse una faccia. Verso sinistrorso. am tarsi a un restauro eseguito in antico.
lo accompagnava (cfr. Marinetti, supra). ka.n.taruma.n.nazona.s.tore.i.tia.n. La cista rientra nel “Gruppo Certosa”
iv-iii secolo a.C. Kanta Rumanna donasto Reitian della classificazione di B. Stjernquist la
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, «Kanta Rumanna donò a Reitia». Dedica 7.2.7 cui produzione viene riferita a un’officina
mna 16039 a Reitia di una donna, designata con Stilo scrittorio bolognese attiva tra la fine del vi e gli inizi
bibliografia: lv i, 1967, pp. 152-153, Es 47. formula binomia composta di nome in- Altino, Venezia, sporadico, [7.2.3] del iv secolo a.C.
am dividuale Kanta e gamonimico Rumanna area est del Museo, 1988 Subito sotto l’orlo, in posizione centrale
= moglie di Rumano (“il Romano”?). Il bronzo, fusione piena; lungh. 17,7, rispetto alle due anse e dunque volutamen-
nome della divinità è qui reso non al da- 0,4 × 2,1 te enfatica, la cista risulta caratterizzata
7.2.4 tivo, ma all’accusativo, secondo una delle dalla presenza di un’iscrizione in lingua
Stilo scrittorio possibili costruzioni del verbo “donare”. Stilo scrittorio anepigrafe caratterizzato venetica. Nonostante la presenza di alcuni
Este, Padova, Fondo Baratella, Santuario iv-iii secolo a.C. da un fusto a sezione rettangolare. È ra- chiodini posti a rinforzo della lamina in
di Reitia, 1881-1886 Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, stremato in prossimità della punta, che si occasione di alcuni recenti restauri abbia
bronzo; lungh. 22 mna 16045 presenta vistosamente ritorta verso l’alto. in parte disturbato le singole lettere, non
bibliografia: lv i, 1967, pp. 154-155, Es 49. L’altra estremità è di forma lobata con risulta fortunatamente compromessa la
Stilo; uno dei due fori della spatola porta am appendici ribattute e allargate, non forate. lettura generale del testo: Ego tigvalei bu-
due anellini. L’iscrizione è posta su due L’oggetto, rinvenuto fuori contesto, pro- liioi ekvopetaris = «Io sono il monumento
facce contigue. La successione è bustrofe- viene da una trincea di spolio aperta alla funebre [di rango equestre] per tigval
dica: il verso è destrorso nella linea 1, sini- 7.2.6 fine degli anni ottanta nella stratigrafia [7.2.4] bulio». Si tratta di una tipica “iscrizione
strorso nella linea 2; linea 2 è completata Stilo scrittorio sottostante il quartiere urbano orientale. parlante” nella quale è l’oggetto, supporto
con tratti obliqui paralleli. Este, Padova, Fondo Baratella, Santuario iv-ii secolo a.C. dell’iscrizione, a parlare in prima persona
vhuχiavhrema.i.s.tna.i.zoto/re.i.tia.i. di Reitia, 1881-1886 Museo Archeologico Nazionale di Altino, in questo caso anche attraverso l’espli-
Fugia Fremaistnai doto Reitiai bronzo; lungh. 19,7 Venezia, al 33324 citazione del pronome personale “ego”,
«Fugia diede a Reitia per Fremaistna». De- bibliografia: Gambacurta 2002g, p. 167. seguito da una canonica formula onoma-
dica alla dea Reitia da parte di una donna Stilo; l’attacco della spatola e la parte af stica bimembre con prenome e appositivo.
in favore di un’altra donna; una, la dedi- centrale del fusto sono delimitate da mo- Chiude il termine ekupetaris, ben noto in
cante, è designata col solo nome indivi- danature. L’iscrizione è posta sulle quattro [7.2.5] ambito veneto e qui attestato nella versio-
duale (Fugia), e l’altra (qui la beneficiaria) facce, in righe parallele. Verso destrorso. iscrizioni di seconda fase ne ekvopetaris, tipica di Este.
col solo gamonimico (Fremaistna = moglie L’ultima linea è completata con segni a Tale importante testimonianza ci resti-
di Fremaisto); nel caso della presenza di croce. 7.3.1 tuisce dunque l’identità del titolare del
un beneficiario della dedica è ovviamente meχozona.s.tośa.i./nate.i.re.i.tiia.i.pora.i./ Cista cordonata in lamina sepolcro: un individuo di origine veneta,
da supporre un legame di parentale, e qui .e.χetora.r.i.mo.i.kelo/.u.zeroϕo.s. bronzea con iscrizione probabilmente atestina, appartenente a
è la figlia a dedicare in favore della madre. mego donasto Śainatei Reitiai Porai Egetora venetica un gruppo sociale elevato che, per ragioni
iv-iii secolo a.C. (A)imoi ke louderobos Bologna, Sepolcreto Battistini, tomba 1, non precisabili, ma che non è difficile im-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, «Egetora mi donò a Śainate Reitia Pora 1895 maginare visti gli stretti rapporti tra queste
mna 16044 per Aimo (?) e per i figli». Dedica di una bronzo, lamina; h 34,5, ø 37 due aree, si trasferì a Bologna dove, alla sua
bibliografia: lv i 1967, pp.145-146, Es 42. donna, Egetora, in favore di un uomo morte, si fece seppellire tra gli Etruschi di
am – evidentemente il marito – e dei figli. Rinvenuta nell’area degli antichi sepolcreti quella città. Fine vi-inizi del v secolo a.C.
Aimo- può essere un nome proprio, ma occidentali, all’interno di una tomba a fos- Museo Civico Archeologico, Bologna,
l’assenza di un appositivo, e il fatto che sa quadrata in cui la cista, unico elemento inv. 16463
neppure dei figli siano menzionati i nomi del corredo, fungeva da contenitore delle bibliografia: Montanari 1950-1951, p. 306,
[7.2.6]
propri apre la possibilità che si tratti di ceneri secondo un uso ben documentato fig. 1; Stjernquist 1967, p. 26, n. 31, tavv.
un nome comune che indica il “marito, nel rituale funerario felsineo. x.3, xxxiv.3; Sassatelli c.s.a; Sassatelli c.s.b
compagno”. La forma loudero- al plurale Costituita da due lamine di bronzo so- gm
per indicare i “figli” mostra una perfetta vrapposte e unite ai bordi con due file di
[7.2.7]
parole dal passato   parole dal passato
7.3.2 dello skyphos di tipo attico, una tazza a due zio scrittorio sul castone. L’iscrizione che
Coltello sacrificale anse orizzontali che rappresenta la forma corre attorno all’anello, con lettere di tipo
con iscrizione vascolare più frequente tra i numerosi pseudoetrusco, è verosimilmente falsa.
Altino, Venezia, Santuario in località frammenti di ceramica attica rinvenuti nel vilkeni
Fornace, zona e, us 2402, 2001 santuario, appartenenti esclusivamente a Vilkeni
ferro; lungh. 8,5 e 18 recipienti per bere (Bonomi 2003). «Di Vilkenio». Iscrizione di proprietà,
mcv costituita da un nome proprio. Se il testo
Coltello sacrificale in ferro con breve im- L’iscrizione, graffita, corre in prossimità del è completo, si ha un genitivo in -i (cfr. en-
manicatura a lingua e lama con dorso drit- piede, con andamento circolare, attorno tollouki in cat. 8.1.0); se abbreviato, si po-
to e filo sinuoso; ne restano due frammenti a tutta la circonferenza; è sostanzialmente trebbe integrare un nominativo Vilkeni(s),
non combacianti. L’iscrizione è incisa lun- completa, eccettuata una lacuna di 2 centi- nome documentato anche nel cat. 7.1.1.
go una delle facce, presso il bordo opposto metri; molte lettere sono incomplete nella v-iv secolo a.C.
alla lama, entro un riquadro delimitato loro parte inferiore, anche se per la maggior Musei Civici, Museo Archeologico,
da linee; sono leggibili solo alcune lettere. parte ugualmente riconoscibili. Non c’è in- Padova, Ingr. n. 44749
Verso sinistrorso. Varietà alfabetica locale. dicazione del punto di inizio dell’iscrizione. bibliografia: lv i, 1967, p. 312; Prosdocimi
?ke.i[.]t[?]o.s.------[.]a[.]lt[ Verso sinistrorso; varietà alfabetica locale. 1976, p. 55; Marinetti 1983 [1985],
[7.3.4]
?Keit?os ------Alt[no- .a.[.l].t<.>no.i..e.m.a.--[--].o.zona.?[.]to pp. 296-297.
«Keitos (?) … ad Altno». Se le integrazioni A[l]tnoi em A----o donasto am
sono corrette, la parte finale contiene il nome «Ad Altino questo (=oggetto) A----o donò»
della divinità, da integrare probabilmente al La formula votiva è costituita da “(dat.)
[7.3.1] dativo nella forma Altnoi. Nella parte iniziale teonimo + (accus.) deittico + (nom.) dedi- 7.3.5
pare di riconoscere una forma in -os, nomi- cante + (3a sg. preterito) verbo”. Il dedican- Osso con iscrizione
nativo singolare maschile, forse il nome del te è designato con formula monomembre, Oderzo, Treviso, via Dalmazia, lotto 1042,
dedicante; se integro, si tratta di un nome al nominativo; si tratta di un nome in -o us 379, 2008
Keitos, non altrimenti attestato. Nella lacuna finale, da tema in -on-; la base onomastica osso; lungh. 27,6
centrale ci sarebbe spazio adeguato per il dell’antroponimo non è recuperabile. Il te-
consueto verbo votivo donasto, atteso nella onimo è al dativo e si presenta nella forma Osso di animale, spezzato in due fram-
formula di dedica. Fine v-iv secolo a.C. Altno-, alternativa ad Altino- (vedi avanti). menti combacianti. L’iscrizione è incisa
Museo Archeologico Nazionale di Altino, Il riferimento all’oggetto donato è reso dal su una delle facce piatte. Verso sinistrorso.
Venezia, al 46603 deittico accusativo em “questo”, che trova .u.po-loato.i.iieve.l.mo.n.#e.no(.)no.
bibliografia: Gambacurta 2002b; confronti in forme arcaiche del latino upoplatoi ie velmon enon
Marinetti 2009a. trasmesse dai grammatici. Il verbo votivo è L’iscrizione è di difficile interpretazione,
am la 3a singolare di preterito donasto “donò”. soprattutto perché riferita a un conte-
Primo quarto del iv secolo a.C. sto del tutto insolito per un’iscrizione
[7.3.2] Museo Archeologico Nazionale di Altino, venetica, tra materiali di fondazione del
7.3.3 Venezia, al 46605 muro di un edificio. Secondo un tentativo
Skyphos attico a figure rosse bibliografia: Bonomi 2002; Marinetti di interpretazione adeguato al contesto,
con iscrizione 2002d; Marinetti 2009a (iscrizione). velmon enon, aggettivo + dimostrativo,
Altino, Venezia, località Fornace, am sarebbe la designazione dell’oggetto; upo-
santuario us 2704, 2002 platoi, dativo, sarebbe un composto con
ceramica, modellatura al tornio; la preposizione upo “sotto” e plato-, con
ø piede 4,5; h 2,9 7.3.4 il valore approssimato di “sottosuolo, (il)
Anello con castone iscritto sottoterra”, e indicherebbe la destinazione
Si conserva la parte inferiore della vasca Padova, via G. Barbarigo, 1906 dell’oggetto stesso. Complessivamente, il
[7.3.3] con piede ad anello interamente verniciato argento, corniola; ø est. 3,4, spess. 0,6 senso dovrebbe essere «al sottosuolo (/alla
e fondo esterno risparmiato con cerchiello fondazione?) qui questo voluto (/stabili- [7.3.5]
centrale. Della decorazione restano solo Anello d’argento con castone in corniola. to?) (oggetto) (sott.: è destinato)». iii-ii
alcune tracce indecifrabili relative alla base Sul castone vi è un’iscrizione; le lettere sono secolo a.C.
del campo figurato, delimitato da una disposte con andamento irregolare, parte Museo Archeologico Nazionale di Altino,
fascia risparmiata cui succede la zona infe- orizzontale, parte verticale. La puntazione è Venezia, ig 336547
riore verniciata di nero. Il profilo rettilineo assente: ciò non identifica automaticamente bibliografia: Marinetti 2009b;
e leggermente svasato della vasca ricondu- un alfabeto di prima fase, perché l’assenza Montagnaro 2009.
ce a una variante tarda, con profilo a S, potrebbe dipendere dalla mancanza di spa- am

parole dal passato   parole dal passato


8. eni prekei datai:
i sacri riti e i doni dovuti
i santuari di pianura
margherita tirelli

Nell’ideologia etrusco-italica i santuari, critico ne hanno irreversibilmente com- vava tracce di pavimentazione, dotato di
come sottolinea Giovanni Colonna, «sono promesso l’indagine. I pochi casi in parte due aperture maggiori al centro dei lati
prima di tutto un lotto di terreno che la ricostruibili restituiscono l’immagine, pur lunghi e di due vani al centro dei lati brevi,
comunità assegna al dio perché vi abiti» in presenza di alcuni caratteri costanti, posto a racchiudere un’ampia corte scoper-
e in quanto tale il terreno viene «delimi- di complessi fortemente caratterizzati, in ta, occupata da due altari di ceneri in asse
tato da confini ben visibili», definiti o rapporto probabilmente a differenziate con i due vani. Allo spazio centrale ipetro,
da un muro di cinta o dall’infissione di funzioni cultuali, civili e politiche che evidentemente destinato alla celebrazione
cippi. Tale regola, pur nella scarsità e nella i santuari erano deputati a svolgere. Il del culto, faceva riscontro il porticato,
problematicità dell’inquadramento crono- santuario atestino di Meggiaro e quello al- funzionale tanto a ospitare i devoti quanto
logico delle testimonianze disponibili, ri- tinate del dio Altino, sottoposti a indagini a esporre le offerte. Fiancheggiava il lato
sulta puntualmente rispecchiata anche nei sistematiche in anni recenti, hanno resti- orientale dell’edificio un largo percorso
santuari dei Veneti. Muri di contenimento tuito i resti dei rispettivi impianti struttu- stradale che collegava l’approdo fluviale
in pietra, che probabilmente coniugavano rali: entrambi i luoghi di culto risultano all’abitato, mentre nei settori marginali
al significato simbolico anche un uso ripetutamente sottoposti a trasformazioni dell’area sacra erano concentrate le fosse
funzionale, sono documentati infatti nel dell’impianto originario ed a riorganizza- di scarico dove venivano occultati gli esiti
santuario atestino di Pora-Reitia e in quel- zioni spaziali, succedutesi in un arco di dei sacrifici e gli ex voto, periodicamente
lo vicentino individuato tra corso Palladio vita plurisecolare a indiziare forse succes- rimossi dopo l’esposizione. In un compar-
e piazzetta San Giacomo, mentre cippi sive evoluzioni nell’ambito del rituale. Il to periferico, sempre interno all’area sacra,
lapidei anepigrafi, ancora in sito, sono fulcro del santuario di Meggiaro, a partire è stata messa in luce una fossa nella quale
stati messi in luce nel santuario di Altino. dalla fine del vi secolo a.C., è uno spazio erano stati sepolti i resti di una ventina
Sono invece purtroppo privi di un con- rettangolare scoperto, delimitato da otto di cavalli, la cui deposizione rituale evoca
testo puntuale di provenienza i due cippi blocchi di trachite e forse anche da una suggestivamente il sacrificio dell’animale
lapidei, rinvenuti rispettivamente a Padova leggera transennatura lignea, in cui si è praticato dai Veneti in onore di Diomede,
e a Vicenza, la cui funzionalità, insita proposto di riconoscere un sacellum con le come tramandato dalle fonti. Un vasto
nella forma, viene ribadita dalla presenza caratteristiche del templum in terris di ma- quadriportico di stampo ellenistico costi-
del testo scritto, che nuovamente sembra trice etrusco-italica, dove attraverso il volo tuirà l’esito dell’evoluzione strutturale del
riflettere modelli ideologici etrusco-italici. degli uccelli venivano presi gli auspici. santuario in età di romanizzazione, cui
Uno [cat. 8.2] fa menzione infatti di un Una strada, dotata forse di pedana lignea seguirà, nell’arco del i secolo d.C., una
“collegio”, il quale pose istituzionalmente a supportare un percorso processionale o nuova trasformazione con l’apprestamento
per conto della comunità il cippo stesso anche un osservatorio privilegiato da cui di un bosco sacro e la sostituzione di Giove
a sancire la delimitazione di uno spazio, seguire i procedimenti liturgici, delimitava ad Altino.
non coltivato né coltivabile e quindi sa- il margine occidentale dell’area sacra, il cui Una terza fonte di informazioni relativa-
cralizzato e inviolabile. L’altro [cat. 8.1] comparto meridionale era riservato a una mente all’organizzazione strutturale dei
riporta la dedica agli dei che del confine serie di altari di ceneri. Un pozzo completa luoghi di culto è costituita dal santuario
rappresentano la personificazione stessa, i il panorama delle strutture documentate atestino di Pora-Reitia, il cui scavo iniziato
Termonios Deivos, assimilabili al dio Ter- nel santuario atestino. alla fine dell’Ottocento è stato ripreso
minus dei Latini. Diversa è l’organizzazione spaziale del a circa un secolo di distanza. Tra vi e v
Le strutture e l’articolazione degli spazi santuario altinate della divinità eponima secolo a.C. è indiziata la presenza di una
dei santuari risultano ricostruibili solo in Altino, caratterizzato nel suo lungo arco costruzione lignea, mentre successivamen-
pochissime fortunate evenienze, in quanto di vita dalla persistenza di un modello ar- te è documentato un fronte di ben otto
la casualità dei rinvenimenti, la parzialità chitettonico progressivamente più esteso, altari di ceneri, allineati nell’area terrazzata
e la discontinuità degli interventi di sca- la cui impostazione risale alla fine del vi prospiciente un ramo dell’Adige. In età di
vo, i saccheggi intervenuti in passato e il secolo a.C. La struttura consisteva in un romanizzazione, sopra l’area già occupata
contesto ambientale talvolta estremamente portico ligneo quadrangolare che conser- dalla serie degli altari, verrà eretto un

eni prekei datai   eni prekei datai


lungo edificio, articolato in una sequenza naria che presenta l’iscrizione dedicatoria lamine, che riproducono con il medesimo che affonda le sue origini nella cultura ita-
paratattica di dieci celle, aperte con un alla divinità, coniugata all’immagine di schema le immagini di giovani uomini lica. L’analisi dei resti botanici relativi alle
fronte forse colonnato verso il centro del un lupo accovacciato sulla sommità di un armati alla maniera oplitica, con elmo, offerte alimentari contribuisce ugualmente
santuario, la cui titolarità sembra passare altare [cat. 8.39]. lancia e scudo rotondo [catt. 8.16-18]. ad aprire nuove prospettive in ordine
con l’avvento di Roma da Pora-Reitia a L’immagine della folla dei devoti che Altre lamine, anch’esse in grande quantità, ai procedimenti rituali. Dal santuario di
Minerva. Alle spalle dell’edificio sono stati nell’arco dei secoli si è succeduta nei ritraggono i fedeli con abbigliamenti ricer- Altino proviene infine un documento di
messi in luce i resti di un tracciato stradale. luoghi di culto veneti è riflessa dalle centi- cati e ripetitivi, rappresentati singoli o in eccezionale importanza, costituito da un’i-
Accomuna logicamente tutti tre i santuari naia di esemplari di bronzetti e di lamine processioni, sottintendendo l’esistenza di scrizione, databile tra la fine del vi e l’ini-
la presenza degli altari, «centro, bene espo- figurate offerti alla divinità che i santuari feste e cerimonie che scandivano probabil- zio del v secolo a.C., incisa sull’orlo di un
sto alla vista, dell’azione religiosa, che su di hanno restituito, figure spesso accomunate mente il calendario religioso e civile, con lebete che sembra essere, come sottolinea
esso culminava con il sacrificio» per citare dalla medesima impostazione iconografica, un codice precostituito e iterato che garan- Anna Marinetti «il primo frammento di
nuovamente Giovanni Colonna. Risulta- talvolta invece caratterizzate da particolari tiva l’assetto e la stabilità della comunità rituale attestato nelle iscrizioni venetiche»
no documentati pressoché esclusivamente connotazioni riferibili ad ambiti locali. [catt. 8.20-24]. Connotazioni di ambito [cat. 8.3].
altari di ceneri, sui quali venivano bruciati Va notato che, nella topografia delle aree locale traspaiono da un nucleo di lamine Il panorama, che si delinea da un quadro
gli animali, celebrate libagioni e deposte sacre, i più significativi contesti di prove- di Caldevigo che raffigurano donne tutte documentario indubbiamente eloquente,
offerte, cui si affianca un’unica testimo- nienza dei votivi sono generalmente costi- caratterizzate da una acconciatura adorna contribuisce nel suo insieme a prefigurare
nianza di altare lapideo quadrangolare mo- tuiti dalle fosse di scarico, all’interno delle di un disco/scudo sulla fronte e con ab- scenari di ritualità articolate e complesse,
danato, proveniente dal santuario altinate quali, a seguito dei periodici avvicenda- bigliamento ricco e ripetitivo, come pure probabilmente scandite già dall’epoca ar-
di Cenevere, tipologia quest’ultima desti- menti nel luogo deputato all’esposizione, dagli esemplari di Vicenza, che restituisco- caica secondo ritmi prestabiliti e formule
nata a sacralizzare l’uccisione della vittima. i materiali già offerti alla divinità e quindi no immagini di teorie di uomini e donne codificate e sancite dalla partecipazione
Gli altari di ceneri, ricordati dagli autori di per se stessi divenuti sacri venivano de- e sfilate di dignitari in abiti cerimoniali. istituzionale della comunità, rappresentata
antichi tra cui in particolare Pausania (v finitivamente sepolti. Doni alla divinità per impetrare una gra- dai suoi maggiori esponenti.
13, 8) che ne cita la presenza nel santuario Nella piccola plastica bronzea i fedeli zia, sciogliere un voto o sancire un ringra-
di Zeus a Olimpia, erano costituiti da una vengono colti nell’atto dell’offerta, con ziamento sono anche i molteplici oggetti nota bibliografica
struttura in accumulo, pluristratificata, in la patera protesa nella destra, o in quello pertinenti ai diversi ambiti del quotidiano, Ghirardini 1888; Colonna 1985; Este prero-
cui si alternavano livelli di cenere, carboni, classico della preghiera, con le braccia stese reali e miniaturistici, che si caricano di mana 2002; Malnati 2002a; Altnoi 2009;
ossa animali calcinate e frammenti cerami- e allargate [catt. 8.4, 8.30], come la famosa significati simbolici e rituali spesso di Marinetti, Cresci Marrone 2011; Marinet-
ci, delimitata da una recinzione basale di statuetta bronzea da Caldevigo raffigu- problematica decodificazione. Elementi di ti, Prosdocimi, Tirelli c.s.
elementi lapidei. rante una donna riccamente acconciata e ornamento e di abbigliamento [cat. 8.36],
Comuni a Este e Altino risultano anche abbigliata [cat. 8.33], a lungo interpretata strumenti da lavoro, armi, cui si aggiun-
i donari, monumenti lapidei di dimen- come dea e oggi considerata una devota gono votivi anatomici [cat. 8.34] e astucci
sioni generalmente ridotte, funzionali a orante, o come l’etrusco di provenienza in lamina di bronzo, piccoli contenitori
supportare ed enfatizzare l’offerta voti- padana che lasciò nel santuario altinate la per offerte deperibili, rappresentano doni
va presentata alla divinità. Nel santuario propria immagine, schematica e filiforme votivi tanto quanto gli strumenti stessi e il
di Pora-Reitia sono documentati diversi [cat. 5.22]. Molteplici sono gli armati, vasellame impiegati nei sacrifici, anch’essi
esemplari di pilastrini a cuscino, tipologi- anche stranieri come i rappresentanti della in dimensione reale o miniaturistica [cat.
camente accostabili a quelli di area bolo- compagine celtica [cat. 8.29], ritratti nella 8.43], cui fanno eco i bronzetti di anima-
gnese, che dalla relazione del Ghirardini loro connotazione guerriera con lancia e li, immagini simboliche delle vittime da
risultano sormontati da cavallini votivi, scudo, o a cavallo, esponenti di una classe immolare. Ovicaprini, maiali, buoi, dall’a-
e che trovano riscontro in un esemplare sociale di sicuro rilievo [catt. 8.11-14]. A nalisi dei resti osteologici, risultano in ge-
dal santuario di Altino [cat. 8.40]. Da riprova della volontà della popolazione nerale le vittime maggiormente rappresen-
quest’ultimo santuario proviene anche un maschile di autorappresentarsi prevalen- tate, cui si aggiunge la documentazione,
altro donario, tipologicamente privo di temente in armi, sopravviene l’iconografia proveniente dai santuari di Meggiaro e di
confronti, costituito da un cippo di are- del guerriero iterata nelle numerosissime Altino, di sacrifici di scrofe gravide, rituale

eni prekei datai   eni prekei datai


i santuari di pianura Museo Naturalistico Archeologico, Musei Civici, Museo Archeologico,
Vicenza, ei 3145 Padova, inv. 6.
8.1 bibliografia: lv 1967 i, pp. 382-387; bibliografia: lv 1967, pp. 364-365, Pa 14;
Stele con iscrizione votiva Prosdocimi 1988, pp. 300-301. Lejeune 1974, pp. 256-257, n. 148;
Vicenza, Villa Guiccioli, Colle am Prosdocimi 1979; Veneti antichi 1988,
Ambellicopoli pp. 293-295.
pietra di Nanto; lungh. 131, largh. 39, am
prof. 28. 8.2
Cippo confinario del lucus
Stele, in forma di parallelepipedo rettangolo. Padova, via dei Tadi, Palazzo Frigimelica- 8.3
La collocazione originaria del cippo non è Selvatico-Montesi; dono Selvatico 1827 Orlo di lebete con iscrizione
certa: le notizie del ritrovamento danno la trachite; lungh. 63, largh. 26, spess. 18 votiva
pietra «incastonata in una parete di tufo», ma Altino, Venezia, santuario in località
non è esclusa una sua collocazione in verticale, Cippo parallelepipedo di trachite. L’iscri- Fornace, 2002
come è nel caso dei cippi confinari di Padova. zione si dispone sulle due facce maggiori, bronzo; h 1,1-; lungh. 20 + 5
L’iscrizione corre in prossimità di uno dei lati in entrambi i casi su due linee parallele. Il
lunghi, in una sola riga. Verso sinistrorso. [8.2]
verso è destrorso. Parte dell’orlo di un lebete di bronzo, in
.o.s..q..s.kaqus.ia.i.io.s.tona.s.qo.a.qra.e..s. .e.n.qo.l.lo.u.ki/qe.r.mo.n. / [-]etiio.s./ due frammenti combacianti. Sembra evi-
qe.r.mon.io.s.te.i.vo.s. qe.u.qe.r.s. dente che l’orlo del lebete sia stato voluta-
Osts Katusiaios donasto atraes termonios entollouki termon / [-]edios teuters mente ritagliato per preservare l’iscrizione
deivos «Cippo terminale dell’“interno-del-louko’’». votiva. L’iscrizione è incisa sotto il bordo; è
«Osts Katusiaio donò atraes agli (?) dei ter- Gli [-]edios posero pubblicamente. Iscrizio- mutila nella parte iniziale. Verso sinistror-
minali». La prima parte dell’iscrizione ripor- ne pubblica, riguardante il confine di uno so. La scrittura mostra la compresenza di
ta con evidenza l’azione di dono compiuta spazio sacro. Termon, da confrontare con segni di prima fase e di puntazione.
da Osts Katusiaio. La seconda parte presenta lat. termen (e terminus), indica non il confi- ]o.[--].q.[-].tona.s.qo.a.l.qino.m.śa.i.naqi.
invece difficoltà nel riconoscimento della ne in senso astratto, ma il cippo terminale, m..e.ni<r>p(r)eke.i.taqa.i.
morfologia e delle funzioni sintattiche degli segno fisico del confine; la delimitazione ?]o[--]t[-] donasto Altinom śainatim eni
elementi, in particolare per quanto riguarda riguarda l’entollouko-, composto formato prekei datai
la forma atraes: potrebbe trattarsi di un ver- dalla preposizione ento(d) “dentro” e dal «… donò (ad) Altino śainati nella preghie-
bo, di un nominativo apposizione del sog- [8.2]
nome louko-; entollouko- dovrebbe indicare ra data». Il nome del dedicante è perduto
getto, o di un accusativo che indica l’oggetto uno spazio delimitato all’interno del lucus; nella lacuna; il verbo “donare” è costruito
del dono. In relazione al valore attribuito oppure va inteso come “il lucus interno”. con l’accusativo del teonimo, Altinom. Al
ad atraes, varia anche la possibile funzione Il valore di louko- nel mondo indeuro- nome del dio è qui associato l’appellativo
dell’accusativo termonios deivos, come og- peo originariamente corrisponde a “radura, śainati-, già attestato per le divinità di Este
[8.1] getto o destinazione del dono. Quanto pare spianata”, ma in latino e nelle lingue italiche e di Lagole [catt. 7.2.1 e 13.3.1]. Il sintagma
accertato è il valore di termonios come ag- passa ad indicare uno spazio non coltivato preposizionale che chiude, eni prekei datai,
gettivo di deivos, quindi “divinità terminali, dedicato alle divinità (cfr. lat. lucus, umbro specifica le condizioni dell’azione votiva;
dei confini”. La sacralizzazione dei confini vuko- “bosco sacro”); se anche nel venetico la menzione della “preghiera” (preke-) po-
attraverso la divinizzazione del cippo termi- louko- assume la stessa connotazione, si trebbe riferirsi al voto fatto prima dell’of-
nale trova riscontro in ambito romano che ha qui il riferimento ad uno spazio sacro; ferta o a una formula di ringraziamento
conosce il dio Terminus; a Vicenza si ha una non si può peraltro escludere del tutto una pronunciata nel momento dell’offerta stes-
entità divina collettiva (plurale), il che può diversa pertinenza spaziale (ad esempio sa. Fine vi-inizio v secolo a.C.
trovare confronto in dediche latine dal No- rispetto all’abitato, al coltivato eccetera). Museo Archeologico Nazionale di Altino,
ricum ai (dat. pl.) Termunibus, in cui forse Il verbo teuters deriva dal nome della teuta Venezia, al 52936
il plurale è il riflesso di una ideologia locale “comunità”, e designa pertanto un’azione bibliografia: Marinetti 2009a. [8.3]
di tipo veneto. L’incertezza sul contesto e pubblica. Il sintagma termon teuers “posero am
sull’interpretazione dell’iscrizione non con- pubblicamente” si ritrova anche nei cippi
sentono di determinare la precisa funzione da via Battisti e via San Biagio [cat. 3.1.1].
del cippo, se si tratti cioè di una dedica di Il soggetto è (plurale) [-]edios, forse da 8.4
ambito santuariale, come farebbe supporre integrare come [m]edios sulla base della Devoto orante
l’uso del verbo votivo “donare”, o se avesse forma mediai del cippo da via Battisti; vero- Este, Padova, santuario di Reitia,
avuto un’effettiva funzione confinaria, di similmente si tratta del nome di magistrati/ “indagini” 1887-1888
delimitazione di uno spazio territoriale. funzionari pubblici. v-iv secolo a.C. bronzo, fusione piena; h 17,7

eni prekei datai   eni prekei datai


Nudo, stante, gamba sinistra avanzata e coincidono con le due cavità sulla faccia di fissaggio. Braccio destro al petto, nella
scostata dalla destra flessa; braccia protese superiore del pilastrino. v-iv secolo a.C. mano un oggetto arrotondato non ricono-
verso l’alto, palme aperte in atto di preghiera. Il pilastrino in pietra di Nanto, con capi- scibile; braccio sinistro piegato e proteso,
Volto largo e appiattito, mascelle sviluppate, tello a sezione quadrangolare; presenta la palmo della mano verso l’alto, pollice distin-
mento aguzzo, fronte bassa, naso schiacciato, parte superiore divisa in tre listelli rien- to dalle altre dita. Veste lunga ai polpacci,
occhi ad amigdala con palpebre evidenziate e tranti, divisi da solchi. L’iscrizione è posta stretta in vita; sul capo un velo rigido, lungo
pupilla a rilievo, capelli a fitti solchi ricurvi; sulla fascia superiore del capitello; corre sino alle spalle, che forma aureola attorno al
sulla bocca dischiusa puntini incisi rendono i lungo i quattro lati e prosegue poi con una volto. Arcate sopraorbitali distinte, occhi a
baffi. Trattamento anatomico sommario: arti breve linea verticale. Verso sinistrorso. bulbo sporgente, bocca “a labbra spremute”.
rigidi, tronco quasi cilindrico con muscoli meχov/a.n.t.s.e.χe.s.t.s.zo/na.s.to/re.i.tia.i. Impianto strutturale solido, tendenza alla
pettorali appena accennati e capezzoli e om- mego Vants Egests donasto Reitiai geometrizzazione con parte inferiore del
belico segnati; genitali evidenziati con pelo «Vante Egestio mi donò a Reitia». Iscri- corpo di forma tronco-conica allungata e
inciso. Di notevole impronta realistico-po- zione votiva, in formula “parlante” (mego). volto sferoidale. Intera. iv secolo a.C.
polare, risente influssi della piccola plastica L’offerente è designato con formula bino- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
etrusca e umbro-settentrionale del v secolo mia, nome individuale e appositivo. mna 11042
a.C. Rappezzi antichi mediante colature Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, bibliografia: Chieco Bianchi 2002, p. 81,
sul gluteo sinistro e sul fianco destro; piede mna 11020, 1283 n. 121, tav. 43.
destro rotto. bibliografia: lv 1967 i, Es 73, pp. 181-183 amcb
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, (iscrizione); Chieco Bianchi 2002, p. 46,
mna 11084 n. 6, tav. 5.
bibliografia: Tombolani 1987a, p. 150, n. amcb, am 8.8
[8.4] [8.6] [8.7] 695 bis; Chieco Bianchi 2002, pp. 43-44, Devota offerente
n. 3, tavv. 2-3. Este, Padova, santuario di Reitia,
amcb 8.6 scavi di recupero 1881-1886
Guerriero offerente bronzo, incisione e sbalzo; h 19,3; largh. 7
Altino, Venezia, località Fornace,
8.5 santuario, 1997 Lamina ritagliata con donna a sinistra: coppia
Devoto offerente bronzo, fusione piena; h 7,8 di armille sul braccio sinistro, la mano strin-
Este, santuario di Reitia, scavi di recupero ge per il collo una brocca; il braccio destro
1881-1886 L’offerente è ritratto in nudità eroica, la sporgeva all’altezza del petto in corrispon-
bronzo, fusione piena; h 9,6, con perni mano destra protesa a reggere la patera denza della frattura. Tunica a metà gamba
10,1; h pilastrino 18,6 ombelicata, la sinistra sollevata a soste- e mantello con panneggio diagonale: sotto
nere la lancia, andata perduta. Il volto è la vita un oggetto rotondo (borsa?) “appeso”
Stante a gambe divaricate leggermente contrassegnato da sommarie notazioni a una catenella. Sul capo ricco velo da cui
piegate, sinistra appena avanzata; braccia anatomiche, la capigliatura, aderente, si escono lunghe ciocche ondulate; orecchino
protese piegate al gomito. La mano destra conclude con una treccia rilevata. La figura a barretta con pendente globulare, al collo
offre un bicchiere cilindrico con solco del guerriero, disposto secondo una sorta monile aderente. Scheggiata; foro di fissaggio
sotto l’orlo; la sinistra ha il palmo aperto di stasi gravitante ispirata ai criteri classici all’estremità dell’abito. iv secolo a.C.
e il pollice divaricato. Gonnellino con della ponderatio, riflette modelli di produ- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
cintura a cordoncino; un solco alla base dei zione greco-ellenistica. iii-ii secolo a.C. mna 16521
piedi indica la suola delle calzature. Volto Museo Archeologico Nazionale di Altino, bibliografia: Capuis, Chieco Bianchi 2010,
appiattito: forellini per le pupille, palpebre Venezia, al 45786 p. 96 s., n. 90, tav. 27.
rilevate, bocca a solco, orecchie incavate. bibliografia: Tirelli 2002, p. 194, fig. 3b. amcb
Capelli a trattini verticali sulla fronte, mt
a fitti puntolini incisi attorno al capo.
Tronco appiattito, gambe tubolari, braccia 8.9
[8.5] [8.8] [8.9] informi. Il bronzetto, che ha analogie con 8.7 Devota ammantata
prodotti di ambiente umbro-settentrionale Devota offerente Este, Padova, santuario di Reitia, scavi di
del v secolo a.C., è da data imprecisabile Este, Padova, santuario di Reitia, scavi di recupero 1881-1886
fissato su un pilastrino di calcare con iscri- recupero, 1881-1886 bronzo, punzone e sbalzo; h 7; largh. 3,5
zione, collocazione convincente sia perché bronzo, fusione piena; h 10,3, con perni 12
corrispondente all’Inventario Civico sia Lamina rettangolare, margini a punti; fori
perché le appendici trapezoidali di fissaggio Stante a gambe divaricate: sotto i piedi perni di fissaggio a due angoli. Donna a sinistra

eni prekei datai   eni prekei datai


con mantello a fitto panneggio obliquo con Cavaliere fuso a parte, gambe rigidamente 8.13
becco ondulato sulla fronte, scoperto solo verticali; braccio destro sollevato con mano Cavaliere
un breve tratto della veste a pieghe; piedi a pugno in atto di scagliare una lancia Este, Padova, santuario di Reitia, scavi
nudi. Lesioni e scheggiature. iv secolo a.C. (perduta); braccio sinistro proteso a reggere 1987
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, uno scudo, pure perduto, probabilmente bronzo, incisione, sbalzo; h 12,5; largh. 15
mna 16502 unito mediante saldatura dolce al dorso Lamina ritagliata irregolarmente con ca-
bibliografia: Capuis, Chieco Bianchi 2010, appiattito della mano. Veste corta e svasata, valiere al galoppo: elmo a calotta a bor-
p. 176, n. 488, tav. 89. capo a pallottola informe, naso sporgente, do rilevato, lunga treccia, grande corno,
amcb grandi cavità orbitali con occhi a bulbo. enorme scudo rotondo a bordo distinto;
Tracce di saldatura sulla groppa del cavallo e braccio alzato a brandire la lancia, gam-
sulla parte interna delle gambe del cavaliere. be piegate e arretrate; cavallo bardato
8.10 Trattamento anatomico grossolano e sche- con vistosi montanti del morso, criniera
Guerriero offerente matico, più accurato nel cavallo. Lacuna intrecciata, ciuffo sulla fronte. Fori di
Este, Padova, santuario di Reitia, scavi di delle zampe posteriori e della coda; spezzato fissaggio sul collo e sulla coscia del ca-
[8.11] recupero 1881-1886 il pollice della mano destra. v-iv secolo a.C. vallo. Mancano l’estremità della lancia e
bronzo, fusione piena; h 8,5, con perno Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, la zampa anteriore destra. iv secolo a.C. [8.13]
9,8; lungh. lancia 17 mna 11030 Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
bibliografia: Chieco Bianchi 2002, p. 65, mna 48411
Stante a gambe divaricate; sotto il piede n. 44, tav. 23. bibliografia: Capuis, Chieco Bianchi
destro un lungo perno di fissaggio, piede amcb 2010, p. 86, n. 57, tav. 14.
sinistro rotto. Il braccio destro abbassato amcb
protende con la mano una tazza; il braccio
sinistro, piegato e sollevato, stringe nella 8.12
mano a pugno una lunga lancia in lamina cavaliere in assalto 8.14
ravvolta e ribattuta, con cuspide a losanga. Montegrotto Terme, Padova, santuario Lamina con cavaliere
Corta veste senza maniche con cintura a lacustre, fondo Scapin, 1872 Altino, Venezia, località Fornace,
cordoncino. Capo sferoidale, grandi arca- bronzo a fusione piena, tracce di ritocco a santuario, 2002
te sopraorbitali, occhi a pallottola, fronte lima; h 8,3, lungh. 7,6 bronzo, fusione, cesello e sbalzo; h 9; [8.14]
bassa, bocca a breve solco, mento poco pro- lungh. 12,5
nunciato, orecchie evidenziate quasi fron- Il cavallo è caratterizzato da corpo mol-
tali. Capigliatura a massa compatta rilevata to allungato, piccola testa, zampe anteriori Lamina rettangolare con la raffigurazione
sulla fronte e sulle tempie da un solco. Cu- inarcate di cui la destra è sollevata, posteriori di un cavaliere incedente verso destra su ca-
rata la muscolatura degli arti. iv secolo a.C. corte, coda piccola e piegata ad angolo retto; vallo al passo. Il guerriero indossa un elmo
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, il cavaliere, itifallico, presenta busto spro- con lungo cimiero, brandisce uno scudo
[8.10] [8.12] mna 11016 porzionato, testa piccola, forse con elmo, circolare e regge obliquamente la lancia. Il
bibliografia: Chieco Bianchi 2002, p. 57, impostata su collo molto lungo, braccia alza- cavallo è bardato, la criniera intrecciata, e
n. 27, tav. 15. te, frammentarie. Il braccio destro conserva agghindato con fiocco alla coda. Agli angoli
amcb traccia del foro in cui era inserita la lancia. quattro fori di fissaggio. Profondamente
Tratti somatici estremamente stilizzati, mi- corrosa. Produzione veneta. v secolo a.C.
sure maggiori rispetto alla tipologia, molto Museo Archeologico Nazionale di
8.11 diffusa. Si tratta di un ex voto forse ricondu- Altino, Venezia, al 55509
Cavaliere in assalto cibile al ceto sociale elevato. v-iv secolo a.C. Inedita.
Este, santuario di Reitia, scavi di recupero Musei Civici, Museo Archeologico, mt
1881-1886 Padova, inv. xix-82.
bronzo, fusione piena; h 5,4, lungh. 7; bibliografia: Dämmer 1986, p. 153, n. 17; [8.15]
h cavaliere 5,6 Zampieri 1986, pp. 194-195; Delle antiche 8.15
terme 1997, pp. 60-61. Guerriero
Cavallo in corsa: zampe posteriori tese fv Este, Padova, santuario di Reitia, scavi
indietro, zampa anteriore sinistra puntata 1988
a terra, destra sollevata. Testa con grandi bronzo, incisione e sbalzo; h 18,8
orecchie rizzate, occhi ad amigdala rilevati,
bocca a solco; finimenti a linee incise, cri- Lamina ritagliata con guerriero a sinistra:
niera a brevi solchi sul lato destro del collo. elmo a calotta con alto cimiero e lunga

eni prekei datai   eni prekei datai


coda; enorme scudo rotondo a bordo di- bibliografia: Gambacurta 2002a, n. 7, p. 318.
stinto da cui spuntano le gambe nude con mt
notazione di rotula e malleolo e l’estremità
della lancia. Fori di fissaggio sul bordo del- 8.18
lo scudo. Lacune al margine sinistro. v-iv Teoria di cavalieri
secolo a.C. Este, Padova, santuario di Reitia, scavi di
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, recupero 1880-1886
mna 48481 bronzo, incisione e sbalzo; h 8,2; largh.
bibliografia: Capuis, Chieco Bianchi 2010, 17,8
p. 73, n. 1, tav. 1.
amcb Lamina rettangolare, incompleta, margini
a punti rilevati. Tre cavalieri al galoppo: [8.19] [8.20]
elmi a calotta con cimiero a lunga coda;
8.16 scudi ellittici a bordo distinto con lunga
Guerriero spina e umbone ad alette, lance orizzon-
Este, Padova, santuario di Caldevigo, tali. Cavalli con criniera intrecciata e bar-
rinvenimento casuale 1887 datura semplice, redini sciolte. Vi aderisce
bronzo, incisione e sbalzo; h 13,7; largh. 6,5 per ossidazione un frammento di tavoletta
alfabetica; un altro frammento staccato
Lamina rettangolare con guerriero a si- conserva la zampa posteriore del primo
[8.17] nistra: elmo a calotta con alto cimiero e cavallo. La posizione dei fori di fissaggio
[8.21]
lunga coda, grande scudo rotondo a bordo fa dedurre una teoria di almeno quattro
distinto, doppia lancia; fori di fissaggio agli cavalieri. iv secolo a.C.
angoli. Ritagliata da un cinturone a losanga Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
con animali incisi. Intera. v-iv secolo a.C. mna 16536, 43493
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, bibliografia: Capuis, Chieco Bianchi 2010,
mna 27154 p. 91, n. 70, tav. 21.
bibliografia: Gambacurta 2002h, p. 290, amcb
[8.16] n. 1, fig. 125.
amcb
8.19 [8.22]
Lamina rettangolare
8.17 con teoria di due uomini
Lamina con oplita Vicenza, Piazzetta San Giacomo, 1959
Altino, Venezia, località Fornace, bronzo, sbalzo e incisione; cesello sul
santuario, 1998 diritto; h. 9,20, lungh. 8,80
bronzo, fusione, cesello e sbalzo; h 9,7;
lungh. 6 La lamina rettangolare con due fori per l’in-
fissione, raffigura due uomini a destra, con
Nella lamina, rettangolare, è riprodotta volti e piedi di profilo e corpi di prospetto. I
l’immagine di un guerriero rivolto verso personaggi indossano un cappello a larga tesa,
sinistra, che veste una lunga tunica dall’or- un mantello con bordo decorato e calzano
[8.18] lo ricamato e porta un elmo a calotta con stivali svasati. Problematica è l’interpretazione [8.23]
cimiero a coda, i cui crini sono indicati dell’attributo sulla spalla destra, forse l’estre-
dalla decorazione a reticolo. L’oplita regge mità di un bastone di comando. Si tratta di
obliquamente lancia e giavellotto ed è una scena collettiva di processione, con uo-
protetto da un largo scudo circolare. La la- mini in abiti civili, probabilmente dignitari.
mina, lacunosa lungo i margini, presentava Databile alla fine del v secolo a.C.
quattro fori di fissaggio agli angoli, di cui Museo Naturalistico Archeologico,
solo due conservati. Produzione veneta. Vicenza, ig 16307
Prima metà del v secolo a.C. bibliografia: Arte situle 1961, n. 55; Roth
Museo Archeologico Nazionale di Altino, 1978, tav. 22/1; Zaghetto 2003, p. 58, tipo 9.
Venezia, al 46593 mg
[8.24] [8.28]
eni prekei datai   eni prekei datai
8.20 8.22 8.24 zetto femminile rinvenuto a Oderzo, che
Lamina rettangolare Lamina con donne Lamina rettangolare va ad aggiungersi a una devota di fattura
con teoria di tre donne Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1958 con teoria di tre uomini più accurata (Gerhardinger 2007, fig. p.
Vicenza, Piazzetta San Giacomo, 1959 bronzo, stampi dal dritto; h 4,15, lungh. e tre donne 67). Rinvenuto in deposizione secondaria
bronzo, sbalzo e incisione; cesello sul 13,8 Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1959 all’interno di una fossa di età tardo-antica;
diritto e dal rovescio; h. 4,85, lungh. 5,25 bronzo, sbalzo e incisione; cesello sul iv-iii secolo a.C.
Sequenza di sette donne inscritte in me- diritto; h 5,30, lungh. 9,20 Museo Archeologico “Eno Bellis”,
La lamina rettangolare con due fori per tope a rilievo, abbigliate con zendale, Oderzo, Treviso, ig 361050
l’infissione, raffigura tre donne a destra, tunica forse a pieghe resa con tratti sinuosi La lamina rettangolare con due fori per Inedita.
ritratte di profilo, acconciate con una contrapposti e probabilmente stivali. Le l’infissione, raffigura tre uomini e tre don- vg
lunga treccia. La prima donna indossa un figure son ritratte nell’atto di lanciare o ne a sinistra, con volti e piedi di profilo e
copricapo conico con apice, un mantello “palleggiare” con un oggetto sferico, di corpi di prospetto. I personaggi presen-
e calza un paio di stivale. Le due donne difficile interpretazione, ma da collegarsi tano tratti somatici differenziati: naso, 8.26
al seguito forse con collana rigida, indos- con le pratiche cerimoniali svolte nel mento all’insù e occhio circolare per gli Figura femminile ammantata
sano un corto scialle a punta sul davanti, santuario. La lamina presenta due fori per uomini; occhio a mandorla, naso e mento Montegrotto Terme, Padova, santuario
una gonna con pieghe verticali e calzano l’affissione alle estremità. La datazione, su pronunciati, per le donne. Indossano abiti lacustre, fondo Scapin, 1878
stivali. Si tratta di una scena collettiva di base stilistica, è ascrivibile alla fine del iv- civili, mantello e stivali. Gli uomini por- bronzo a fusione piena; h 5,9
processione, con donne di diverso ruolo/ inizi del iii secolo a.C. tano un basco e le donne, con collana, un [8.25] [8.26] [8.27]
rango. Databile tra la fine del v e il iv se- Museo Naturalistico Archeologico, copricapo ricadente a punta sulla fronte. Si Bronzetto raffigurante una donna, forse
colo a.C. Vicenza, ig 16336 tratta di una scena collettiva di processione una devota, stante e avvolta in pesante
Museo Naturalistico Archeologico, bibliografia: Roth 1978, tav. 23/2; databile al iv secolo a.C. mantello concavo dai bordi rilevati, sotto il
Vicenza, ig 16308 Zaghetto 2002b, p. 309-310, fig. 134/4; Museo Naturalistico Archeologico, quale sporgono i piedi. La resa della figura
bibliografia: Roth 1978, tav. 20/1; Zaghetto 2003, p. 49. Vicenza, ig 16310 è stilizzata; il volto, di piccole dimensio-
Zaghetto 2003, p. 69, tipo 9. dv bibliografia: Zaghetto 2003, p. 59. ni e affilato, è privo di tratti somatici a
mg mg eccezione di una modesta protuberanza,
identificabile con il naso. L’estrema sti-
8.23 lizzazione trova altri riscontri nell’ambito
8.21 Lamina rettangolare 8.25 della piccola bronzistica patavina. L’og-
Lamina con sequenza di con teoria di cinque uomini Devota orante getto è un ex voto appartenente alla stipe
donne e armati e due donne Oderzo, Treviso, via Roma, area votiva individuata lungo la riva dell’antico
Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1958 Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1959 Furlanetto, 2003 bacino lacustre, oggi scomparso, situato
bronzo, stampi dal dritto; h 3,35, lungh. bronzo, sbalzo e incisione; cesello sul bronzo, fusione; h 5,4 tra il monte Castello e il colle Montagnone
13,2 diritto e sul rovescio; h 4,60, lungh. 11,40 nel centro di San Pietro Montagnon, oggi
Bronzetto di devota con braccia protese Montegrotto. iv-iii secolo a.C.
Sequenza composta da due armati al passo La lamina rettangolare con due fori per in avanti, avvolta da una veste svasata che Musei Civici, Museo Archeologico,
verso sinistra, con elmo a tesa con pa- l’infissione, raffigura cinque uomini e due lascia scoperti i piedi e il capo: sono som- Padova, inv. xiii-22
ranuca, paragnatidi e calotta conica con donne a sinistra, con volti e piedi di profilo mariamente indicati i lineamenti del viso, [8.29] [8.29] [8.30] bibliografia: Dämmer 1986, p. 149, n. 3;
pennacchio, scudo ovale con umbone a e corpi di prospetto, entro metope definite mentre la capigliatura è resa con una serie Zampieri 1986, n. 67, p. 141.
spina, lancia e probabile spada. Seguono da sottili linee verticali incise. I personaggi di solcature che convergono sulla nuca, a fv
sette donne con zendale che avvolge il sono raffigurati nudi, con attributi sessuali mo’ di trecce; alla vita sembra riconoscersi
busto, gonna a linee contrapposte e forse stilizzati, forse indossano una cintura, più un cinturone; nella mano destra reggeva
stivali. L’iterazione di figure richiamerebbe alta per le donne. Si tratta di una scena probabilmente l’offerta, non conservata. 8.27
il carattere collettivo delle cerimonie, che collettiva di processione, con uomini in Il bronzetto rientra nella tipologia delle Devota orante
coinvolgevano insieme uomini e donne. testa, in numero maggiore, secondo un ammantate diffuse tra Padova e la zona Este, Padova, santuario di Caldevigo,
Due fori per l’affissione. Fine del iv-inizio cerimoniale che rinvia a riti di iniziazione. costiera alto-adriatica; in particolare si può recupero 1936
del iii secolo a.C. Databile al iv-iii secolo a.C. ricondurre a un gruppo di statuine votive bronzo, incisione e sbalzo; h 6,1; largh.
Museo Naturalistico Archeologico, Museo Naturalistico Archeologico, di fattura non troppo curata e di piccole 6,3
Vicenza, ig 16298 Vicenza, ig 16314 dimensioni, che trova i migliori confronti
bibliografia: Roth 1978, tav. 19/1; Zaghetto bibliografia: Roth 1978, tav. 23/2; a Padova (Zampieri 1983, n. 70), nel ter- Lamina rettangolare. Donna a sinistra
2002b, pp. 308-309, fig. 134/1; Zaghetto Zaghetto 2003, p. 80, tipo 15. ritorio altinate (Tombolani 1981a, n. 42), con ricco velo, veste a pieghe e grembiule,
2003, p. 69. mg a Lova (Groppo 2011b, cat. 8), e a Este cinturone a losanga, collana, stivali con
dv (Ghirardini 1888 p. 76, n. 16, tav. vii,23). alto risvolto. Braccio destro piegato, mano
Si tratta del secondo esemplare di bron- sollevata in preghiera. Margini lacunosi;
[8.31] [8.33]
eni prekei datai   eni prekei datai
fori di fissaggio agli angoli. v-iv secolo a.C. della cintura con spada. Tutti gli elementi (una spugna?); braccio destro proteso, sul Stante, rigidamente frontale, di forme
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, mobili dell'armamento sono andati per- moncherino era certo fissato un attributo, elementari e schematiche, braccia aperte in
mna 27136 duti. Sotto i piedi dell’uno restano tracce forse un oggetto legato all’attività atletica. atto di preghiera. Volto appiattito con boc-
bibliografia: Gambacurta 2002i, p. 292, n. di stagno per il fissaggio a un supporto di Capo sferoidale senza accenno di capi- ca a doppio solco, naso a breve appendice,
14, fig. 126. base, mentre i piedi dell’altro risultano fusi gliatura: volto con ampie cavità orbitali, occhi e orecchie incisi. Gambe lievemente
amcb con la basetta, che presenta sul retro un occhi a bottoncino, naso appiattito, labbra divaricate; sui piedi fori di fissaggio. L’i-
foro di fissaggio all’originario supporto. semiaperte e grandi orecchie a rilievo. potesi di «un originario utilizzo di questo
iv-iii secolo a.C. Particolare risalto reso a muscoli delle bronzetto come applique, ansa o presa di
8.28 Museo Archeologico Nazionale di Altino, braccia, pettorali, dorso, glutei e polpacci, un vaso di bronzo, solo in un secondo
Lamina con armati Venezia, al 45787, 46595 genitali. Per la studiata resa anatomica momento staccato e dedicato come voti-
Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1958 bibliografia: Gambacurta 2002f, n. 10, è stato ascritto ad una corrente colta e vo» (Gambacurta 2002a, p. 293) non trova
[8.32] bronzo, stampi sul dritto; h 4,15, lungh. p. 318; Tirelli 2002, pp. 196-199 e fig. 5a; confrontato col bronzetto del candelabro riscontro tipologico in area veneta. Stivali
5,65 Tirelli 2011 (con bibliografia precedente). di Castiglione delle Stiviere (metà del iv con alto e gonfio risvolto, veste svasata
mt secolo a.C.), prodotto di un atelier della “ricamata” all’orlo, in vita un cinturone a
La laminetta riporta due figure di armato zona e molto vicino per linguaggio figura- losanga: collana a più giri, varie armille; sul
al passo, viste di profilo, inscritte in me- tivo all’area atestina (Sassatelli 1989, p. 55). capo complessa acconciatura con chioma
tope rettangolari rese a punti sbalzati. Si 8.30 Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, compatta ricoperta da una rete e ricadente
riconosce fra l’armamento, di stampo già Devoto orante mna 11002 sulle spalle e alta appendice conica che
[8.35] celtico, l’elmo anatomico con paranuca, Montegrotto Terme, Padova, santuario bibliografia: Chieco Bianchi 2002, p. 48, parte dalla nuca; all’attaccatura dei capelli
cimiero e forse paranaso, lo scudo subret- lacustre, fondo Scapin, 1878 n. 9, tav. 7. linguetta semilunata forata, interpreta-
tangolare con umbone a spina, la lancia e bronzo a fusione piena con appendici di amcb ta come un «diadema semicircolare con
probabilmente una spada e un coltello. È fusione in corrispondenza dei piedi; h 7,3 foro passante» (Tombolani 1981) o come
presente un foro quadrato per l’affissione, «un’appendice semilunata […] destinata a
gesto che doveva essere parte dei rituali Il devoto, itifallico, è raffigurato stante, 8.32 sostenere un diadema in metallo prezioso,
svolti nel santuario. La datazione si colloca con gamba sinistra leggermente avanzata Lamina con cinque pugili probabilmente a forma di disco, come
nel iii secolo a.C. e braccia aperte, nella tipica posizione Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1958 attestato in numerose lamine con figura-
Museo Naturalistico Archeologico, della preghiera. Testa sproporzionata, forse bronzo, stampi sul dritto; h 2,95, lungh. zioni femminili abbigliate e acconciate in
Vicenza, ig 16284 con copricapo, naso prominente, occhi 7,3 modo analogo» (Gambacurta 2002a). Con
bibliografia: Pascucci 1990, p. 72, fig. 16/5; incavati, mento pronunciato. Tratti so- queste due ipotesi contrasta il fatto che
[8.34] [8.36] Zaghetto 2003, p. 28. matici molto accentuati, resa della figura I pugili, inscritti in metope a rilievo, sono tra gli ornamenti femminili del mondo
dv complessivamente schematica. Come nei nudi con una folta capigliatura o casco e veneto è del tutto assente qualsiasi tipo di
casi precedenti, si tratta di un ex voto. v-iv impugnano i tipici manubri. Queste figure diadema: le donne, bronzetti o figure su
secolo a.C. di atleta, poco attestate in contesto votivo, lamina, hanno sempre il capo coperto da
8.29 Musei Civici, Museo Archeologico, si inseriscono in un’ampia tradizione ico- un lembo del mantello o da una sorta di
Guerrieri con armamento Padova, inv. viii-16. nografica nota nell’arte delle situle, dove fazzoletto, a eccezione appunto delle figure
celtico bibliografia: Dämmer 1986, p. 150, n. 7; compaiono spesso impegnate nella lotta. femminili «col disco in testa» che mostra-
Altino, Venezia, località Fornace, Zampieri 1986, p. 128; Zampieri 1994, p. Teorie di pugili, per quanto rare, sono pre- no il capo scoperto con il disco sempre
santuario, 1997 113. senti anche nel santuario atestino di Reitia. associato all’acconciatura con alto cono.
bronzo, fusione piena; h 10,9; 8,7 fv La lamina ha un foro quadrangolare. La da- Più recentemente si è visto nel “disco”
tazione si colloca fra il iv e il iii secolo a.C. vistosamente esibito uno scudo circolare,
I guerrieri sono ritratti con le gambe di- Museo Naturalistico Archeologico, di un tipo ampiamente documentato sulle
varicate e le braccia ripiegate al gomito, 8.31 Vicenza, ig 16305 lamine con guerrieri o come ex voto in sé:
secondo un modello rigido e schematico, Atleta bibliografia: Roth 1978, tav. 21/2; Zaghetto queste devote, il cui alto rango è segnalato
accentuato dai caratteri del volto, rozzi e Este, Padova, santuario di Reitia, scavi di 2002b, p. 309-310, fig. 134/6; Zaghetto dal ricco abbigliamento e dal cinturone a
marcati. Sul capo elmo celtico con apice a recupero 1881-1886 2003, p. 78. losanga, sarebbero raffigurate nell’atto di
bottone e attorno al collo di uno dei due bronzo, fusione piena; h 10,5, con perno dv portare alla divinità l’oggetto connotativo
esemplari torquis mobile in filo d’argento 11,7 più importante del loro uomo, cioè lo scu-
a capi sovrapposti. L’estremità del braccio do (se non uno scudo reale una copia, un
destro è forata per l’inserimento in oriz- Gradiente con gamba destra avanzata: 8.33 modello) nel corso di un solenne rito ceri-
zontale della lancia, sul braccio sinistro è piede destro rotto, sotto il piede sinistro Devota orante moniale di ringraziamento o impetrazione
[8.37] ricavato un perno per l’ancoraggio dello perno di fissaggio rivestito di piombo. Este, santuario di Caldevigo, di salvezza o anche in occasione di una
scudo; il guerriero con torquis presenta sul Braccio sinistro abbassato e piegato, nel rinvenimento casuale 1894 cerimonia iniziatica in cui era previsto che
fianco destro la traccia del punto di attacco la mano a pugno un oggetto tondeggiante bronzo, fusione piena; h 10,3 le fanciulle assumessero come ornamento

eni prekei datai   eni prekei datai


un oggetto maschile per propiziare un loro lamine a dischi giustapposti, in numero 8.37 una base più ampia, divisa da due listelli
ruolo elitario (Capuis, Chieco Bianchi variabile; questi sono decorati da punti Piedi e steli segati di coppe in tre fasce sovrapposte, di cui quella su-
2013). Nel caso della nostra statuetta è a sbalzo lungo la circonferenza e da una Este, Padova, santuario di Reitia, 1881- periore ha un motivo decorativo a zig zag.
plausibile che la “linguetta” servisse per bugna centrale, anch’essa a sbalzo, con 1886 L’iscrizione è posta su una delle facce, in
il fissaggio dello scudo, probabilmente in solcature concentriche negli esemplari più impasto, torniti, superfici lisciate, tre righe divise da un solco inciso. La suc-
lamina e perduto, che posteriormente si complessi. L’azione rituale comprendeva lucidate, a fasce rosse e nere; h da 15 a 27 cessione è bustrofedica; verso sinistrorso.
appoggiava all'appendice conica, forse po- l'affissione con chiodi, di cui restano i meχozona.s.to[/-]uva.n.t.s.e.χ/e.s.t.s.
sticcia e funzionale per sorreggere lo scudo fori quadrati, come per le lamine figurate. Rinvenuti nel santuario di Reitia, questi mego donasto Iuvants Egests
stesso che, reale o no, era certo ingom- Le interpretazioni possono essere varie piedi e steli di coppe erano stati apposi- «Mi donò Iuvants Egests». Iscrizione vo-
brante e pesante. Intera. v-iv secolo a.C. e problematiche: una legata all'ambito tamente staccati dalla bacinella per essere tiva, secondo il formulario “parlante”.
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, maschile, vedendo nei dischi degli scudi offerti, defunzionalizzati, dopo le libagioni Il nome dell’offerente è Iuvants Egests: il
mna 25802 umbonati, pars pro toto di processioni di rituali. Rinvenimenti analoghi sono docu- primo è il nome individuale, il secondo
bibliografia: Tombolani 1981, p. 152 s., opliti, come le laminette più antiche del mentati, oltre che nei santuari di Reitia e è il nome appositivo, probabilmente pa-
fig. 103; Gambacurta 2002a, p. 293, santuario; l’altra, di ambito femminile, del Meggiaro a Este, nel deposito di San tronimico (“Iuvante figlio di Egeste”).
fig. 127; Capuis, Chieco Bianchi 2013, identificando nei dischi rappresentazioni Pietro Montagnon presso Montegrotto Nell’iscrizione manca il nome della divi-
p. 718 e passim. di seni, forse da collegarsi alle figure nude Terme, in stipi votive di Padova, ma anche nità cui è destinata l’offerta; in un cippo
amcb delle lamine. In ogni caso sembra fuori in contesti funerari. Le coppe su stelo sono iscritto del tutto simile a questo, ritrovato
dubbio la natura collettiva del rituale, infatti da ricollegare all’offerta di bevande dislocato sul monte Murale, ma qua-
come suggerisce l’iterazione di elementi. (ma in taluni casi anche di cibi), sia nel si certamente proveniente da quest’area,
8.34 La difficile definizione di questi oggetti e corso dei riti funebri che nelle pratiche l’iscrizione votiva riporta tre forme ono-
Ex voto anatomici la natura del contesto rendono ardua una rituali svolte nei luoghi di culto. Sono mastiche: di queste due sono certamente
Montegrotto Terme, Padova, santuario datazione, che oscilla fra il v e il iii secolo decorati mediante motivi a radiale ottenuti riferite all’offerente; per la terza, il nome
lacustre, fondo Scapin, 1878 a.C. a stralucido, o a fasce rosse e nere separate maschile Einaio[, è stata avanzata la possi-
bronzo a fusione piena Museo Naturalistico Archeologico, da cordoni, che in qualche caso presentano bilità che si tratti del nome della divinità
Vicenza, ig 16449, 16459 bugne applicate a rilievo. Alcuni esemplari del santuario. La tipologia dei cippi votivi
Bronzetti raffiguranti parti di corpo uma- bibliografia: Pascucci 1990, p. 85. presentano fori passanti nello stelo. Si da- iscritti a Este sembra, almeno per ora,
[8.38] [8.38]
no: un braccio destro (lungh. 7,3) e una dv tano dalla fine del vii alla prima metà del essere esclusiva del santuario di Caldevigo.
gamba sinistra (lungh. 4,1), nella quale iv secolo a.C. v-iv secolo a.C.
si conserva l’anima di argilla. Il braccio Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
è privo di particolari, la mano risulta la- 8.36 mna 10974, 13202-13203, 13205-13207, mna 65517
cunosa delle estremità delle dita, pollice Modello di sandalo 13209 bibliografia: Marinetti 2010.
separato. La gamba è a sua volta priva di Altino, Venezia, località Fornace, bibliografia: Dämmer 1990, p. 215; am
dettagli relativi alla muscolatura, piede santuario, 2002 Pascucci 1990, p. 178, nota 56; Gregnanin
senza indicazione delle dita. Si tratta di bronzo, lamina; lungh. 9,5; largh. 4,5 2002, p. 165.
una tipologia di ex-voto molto diffusa cp 8.39
nelle aree sacre, dove i devoti chiedevano Nella suola, costituita da una sottile la- Cippo del lupo
la salute per le parti del corpo affette da mina dai margini irregolari, era infilata, Altino, Venezia, santuario in località
malattie. iv-iii secolo a.C. attraverso tre coppie di occhielli sim- 8.38 Fornace, 2011
Musei Civici, Museo Archeologico, metrici, una lunga fettuccia passante, di Cippo con iscrizione votiva arenaria (siltite), incisione; h 50; largh.
Padova, inv. viii-18 e viii-19 cui si conservano numerose porzioni. La Este, Padova, Caldevigo, Stazione elettrica, 22 × 20
bibliografia: Dämmer 1986, p. 160, nn. 70 fettuccia andava a formare le due fasce 2010
e 73; Zampieri 1994, p. 113; Delle antiche parallele del sandalo, che abbracciavano pietra di Nanto; h 42, largh. base 19 Il cippo è costituito da un blocco paral-
terme 1997, pp. 72-73. il dorso del piede, e quindi, dopo essere lelepipedo di forma irregolare, lavorato a
fv stata fatta passare nella fascia anteriore, do- Cippo di forma parallelepipeda a sezione incisione con scalpello e mazzetta, come
veva legarsi attorno alla caviglia. L’offerta quadrata. È stato rinvenuto in un’area documentano i solchi larghi, profondi e
votiva sembra riconducibile alla sfera ce- con strutture abitative che portano tracce vistosamente irregolari. Una faccia è riser-
8.35 rimoniale femminile. Produzione veneta. di attività rituali, in probabile collega- vata all’iscrizione che si dispiega con anda-
laminette a dischi v secolo a.C. mento con una vicina area santuariale mento spiraliforme su base quadrangolare.
Vicenza, piazzetta San Giacomo, 1958 Museo Archeologico Nazionale di Altino, cui vanno riferiti i materiali votivi della La sagoma schematica di un altare a lati
bronzo, punzonatura; h 2, lungh. 4,3; h Venezia, al 47426 cosiddetta “stipe di Caldevigo”. Il cippo è inflessi di tradizione ellenistica campisce
2,7, lungh. 21 bibliografia: Salerno 2009. stato ritrovato, in collocazione orizzontale, le altre tre facce. Sulla sommità dell’altare,
mt presso una buca che potrebbe anche essere nel lato opposto all’iscrizione, è incisa
Nel santuario sono presenti numerose l’alloggiamento originario. Si imposta su l’immagine di profilo di un lupo, accovac-

eni prekei datai   eni prekei datai


ciato sulle zampe posteriori, il muso rivol- iii-ii secolo a.C.
to a terra. Orecchio, occhio e forse anche Museo Archeologico Nazionale di Altino,
gli artigli della zampa posteriore destra Venezia, al 55403
risultano dettagliatamente indicati. Sulla bibliografia: Marinetti, Prosdocimi, Tirelli
sommità del cippo, decorata da una fascia c.s.
ribassata campita su tre lati da incisioni a mt, am
raggiera, sono ricavati due incassi oblunghi
ospitanti originariamente il bronzetto, di
cui il cippo stesso costituiva il donario. Le 8.40
misure degli incassi, lunghi 5 cm e larghi Pilastrino a cuscino [8.39]
più di 1, sembrano riferibili ad un bron- Altino, Venezia, località Fornace,
zetto le cui dimensioni potrebbero essere santuario, 1998
state maggiori della norma e forse anche, trachite; h 11,1; largh. 17 × 25,3
quindi, sproporzionato rispetto al cippo,
che dobbiamo immaginare, una volta in- Del pilastrino si conserva unicamente la
fisso, visibile soltanto per due terzi circa. sommità, decorata da una cornice mo-
L’iscrizione è disposta in linee concentri- danata, articolata in listello e toro, che
che con andamento a spirale dall’esterno presenta sulla superficie superiore l’incavo [8.40]
verso l’interno. Il verso di scrittura alterna centrale per l’infissione di un bronzetto, di
tra destrorso e sinistrorso. cui il pilastrino costituiva pertanto il do-
krum/ioturen/.s.ton-tośa.i.na/ta.l./tno.mo. nario. L’esemplare altinate trova confronti
Krumio Turens don(a)s•to (oppure donis•to) nei donari del santuario atestino di Reitia,
Śainataltnom a loro volta accostabili a quelli di area bo-
«Krumio Turens donò (?) a Śainate-Altno». lognese. iii-ii secolo a.C.
Dedica al dio Altino, qui è indicato con un Museo Archeologico Nazionale di Altino,
nome composto che fonde il teonimo Alt- Venezia, al 46951
no- con il suo epiteto śainate- [cat. 10.2.1]. bibliografia: Tirelli 2002, p. 196, fig. 4e.
Il dedicante è designato da una formula mt
binomia al nominativo, Krumio Turens.
La base del nome Krumo-, documentato
anche nell’onomastica di Este in fase tar- 8.41
da, trova confronti con una forma latina, Strumenti per la filatura
crumīna, glossata come «sacculi genus» e la tessitura
(Paolo-Festo, 53L), dal significato affine Este, Padova, santuario di Reitia, 1881-
a “saccoccia, sporta”; il nome potrebbe 1886
indicare che si tratta di uno straniero,
di origine sociale modesta o addirittura Il rinvenimento in un contesto sacro carica
servile. L’appositivo Turens è derivato da di un significato più complesso oggetti tipi-
un *turenos, l’“Etrusco”, e ciò parrebbe ci della quotidianità domestica femminile.
confermare la provenienza del personaggio La selezione esposta si presta, comunque, a
dall’Italia centrale: è possibile che “Etru- considerazioni funzionali, poiché riguarda
sco” sia qui usato in valore estensivo di reali strumenti da filatura e tessitura, non
“meridionale” (rispetto al Veneto), e non loro rappresentazioni allusive o simboliche.
di etnico proprio. Secondo una possibile Troviamo così una possibile terminazione
interpretazione, il lupo, la cui figura è da conocchia (h 2,7, ø 3,4), con decorazione
incisa sul cippo, potrebbe rappresentare la impressa sulla parte concava, e una fusaiola [8.42]
condizione dello straniero che si inserisce in terracotta (h 3, ø 3,8), anch’essa decorata,
nella società veneta: in Strabone (215 = da fissare all’estremità inferiore del fuso per
v, 1-9) si narra di un Veneto che si fa favorirne la rotazione. In terracotta sono
“garante” per un lupo, forse trasponendo anche i rocchetti, usati sia per avvolgere il
nel racconto il ricordo di un istituto locale filo (il foro mediano serviva a fissarlo me-
[8.39] di “garanzia” (= modalità di accoglimento glio) sia, probabilmente, come pesi da tela-
sociale) dello straniero (v. anche cat. 7.1.2). io, per mantenere in tensione i fili dell’ordi-

eni prekei datai   eni prekei datai


to. Date le dimensioni ridotte (max 7,2), è termale che costituiva il centro di un’area 8.43
da credere che fossero destinati a tessuti di sacra frequentata dal vi secolo a.C. Si Vasi fittili
media pesantezza. Riferibili all’ininterrotta tratta di un ex voto di fattura fine, con Montegrotto Terme, Padova, santuario
frequentazione del santuario fino alla piena spalla distinta dal collo mediante solcatura lacustre, fondo Scapin
età romana sono i due grandi pesi troncoco- e piede svasato. Nel punto di massima ceramica, modellatura a mano e al tornio
nici in terracotta (max h 15,1; largh. 8,1, peso espansione insiste un motivo decorativo
850 grammi), entrambi decorati (a scacchie- a impressioni, articolato in due fasce se- Riproduzioni di vasi potori – tazzine e
ra e con impressioni a croce e circolari). Le parate da un cordone: la prima fascia è ollette monoansate – dalle dimensioni
decorazioni frequentemente presenti sui caratterizzata da piccoli cerchi concentrici, miniaturistiche (h compresa tra 2,6 e 4;
pesi e sui rocchetti/pesi forse non hanno la seconda da cerchi concentrici alternati a ø orlo tra 3,3 e 5), modellati a mano in
semplice valenza ornamentale, ma potreb- segmenti obliqui a cordicella. Nella parte modo sommario con utilizzo sabbie locali;
bero essere segni ben riconoscibili, legati inferiore motivo radiale a stralucido. Il a questo nucleo si affianca una serie di
alla disposizione dei fili sul telaio: posizio- tipo di decorazione risulta già attestato tazze di dimensioni normali (h compresa
nando i pesi decorati secondo uno schema in ambito veneto. Sulla spalla è posta l’i- tra 5,4 e 8,7; ø orlo tra 6,5 e 8,1; ø piede
prefissato, infatti, poteva essere più agevole scrizione; le lettere sono in parte svanite. tra 2 e 3,4), realizzate a tornio in modo
ottenere motivi particolari, alternando i Verso destrorso. più accurato, caratterizzate da ansa sopra-
colori o le modalità di lavorazione di trama hev--so.ś.ve---[-]o.i.hva.c.s.qo elevata e piccolo piede a disco. In alcuni
e ordito. I grandi pesi troncoconici, spesso Hevasoś (oppure Hevissoś) Ve----oi fagsto casi si notano decorazioni superficiali a
rinvenuti a coppie quasi identiche per peso «Hevasoś (oppure Hevissoś) fece per Ve-- stralucido o elementi decorativi applicati.
e decorazione, servivano forse anche ad --o». La struttura dell’iscrizione è eviden- L’insieme di questi oggetti si configura
appesantire uniformemente alcuni elementi te: un personaggio (Hevasoś/Hevissoś: la come esemplificazione della grande stipe
del telaio. Nel loro insieme, gli oggetti da lettura è incerta) “fa” per un altro (dativo votiva – costituita da oltre dodicimila
filatura e tessitura rinvenuti presso il santua- Ve----oi). I problemi riguardano in primo fittili, tutti ammassati, e alcuni bronzi –
rio di Reitia possono riferirsi alla generica luogo il valore di fagsto, verbo alla terza rinvenuta lungo la sponda del laghetto
consacrazione delle attività femminili alla singolare di preterito “fece”, se si tratti termale di Montegrotto, oggi scomparso.
dea, ma non va escluso che tali attività vi cioè di un “fare” materiale, o di un “fare” Si tratta di vasi potori, destinati cioè al
fossero praticate direttamente: il richiamo per una destinazione; nel primo caso si consumo di liquidi, riconducibili ai riti di
all’usanza delle fanciulle ateniesi di offrire avrebbe una firma di artefice associata libagione o di offerta alle acque che avve-
un peplo ad Atena è reso ancora più vivido qui all’indicazione del committente; nel nivano nell’area sacra di cui il lago era il
dalla presenza del culto di Minerva, in età secondo, una iscrizione di dedica o dono, fulcro. La semplicità degli oggetti e il loro
romana, presso lo stesso santuario. vii seco- più adeguata al contesto di santuario in modesto valore denotano che si tratta di ex
lo a.C. - iv secolo a.C. cui il vaso è stato ritrovato. Nell’ipotesi voto lasciati per devozione dal ceto sociale
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, di dedica, il personaggio designato come popolare. v-iii secolo a.C.
mna 13302-13304, 13318, 13322, 13323, Ve----oi al dativo potrebbe essere un uomo Musei Civici, Museo Archeologico,
13346, 13350 destinatario o beneficiario del dono; tut- Padova, inv. ix-66, 67, 69, 72, 73,
bibliografia: Ghirardini 1888, pp. 155, tavia, di norma, in una dedica santuariale 75, 81, 82, 92, viii-50, 68, 71, 78, 96
168-171, Tav. XIII.; Gambacurta 2002c, p. un dativo è riferito al nome del dio: se così (miniaturistici); viii-128, 136, 142, 145, [8.43]
269, fig. 114, 76; Cipriano, Gambacurta fosse, Ve----oi sarebbe il nome, purtroppo 146, 155, 157, 158, 166, 189, 195, 197, 205,
c.s. incompleto, della divinità maschile tito- 218, 235 (normali)
cd lare del santuario di Montegrotto che in bibliografia: Padova preromana 1976,
epoca romana sarà sostituita da Aponus. pp. 197-211; Zampieri 1994, pp. 111-113;
v-iv secolo a.C. Capuis 1993, pp. 252-253.
8.42 Musei Civici, Museo Archeologico, fv
Olletta biconica Padova, inv. viii-173
Montegrotto Terme, Padova, santuario bibliografia: Prosdocimi 1983 [1985];
lacustre, fondo Scapin, 1872 Dämmer 1986, pp. 78-79; Prosdocimi
ceramica, modellatura al tornio, 1988, pp. 292-293 (iscrizione); Capuis
decorazione a crudo; h 11,5; ø sup. 9,8 1993, p. 253; Delle antiche terme 1997, p.
66.
Piccola olla fittile rinvenuta all’interno am, fv
della grande stipe votiva individuata tra il
monte Castello e il colle Montagnone, in
corrispondenza della riva di un laghetto
[8.41]
eni prekei datai   eni prekei datai
9. alla riva delle tenebre
le necropoli di pianura: tra rito e società
luca millo, diego voltolini

I nuovi scavi e le scoperte eseguite negli ul- recinti con funzioni strutturali, spaziali e In entrambe queste necropoli patavine, tra
timi decenni in Veneto hanno contribuito simboliche. Le necropoli si localizzavano le prime sepolture figurano quelle di per-
in maniera rilevante ad accrescere la cono- ai margini degli abitati, separate spesso da sonaggi emergenti, inumati con attributi
scenza del mondo funerario preromano e corsi d’acqua, limites tra mondo dei vivi e che denotano ricchezza e prestigio sociale,
hanno permesso di integrare i dati già in quello dei morti. tali da far ipotizzare figure assimilabili a
nostro possesso provenienti dalle ricerche Questa sezione della mostra propone una capostipiti, vicino ai quali si collocano le
passate. Le sepolture, infatti, ci trasmetto- selezione, privilegiando i contesti inediti, tombe successive.
no testimonianze delle pratiche funerarie di tombe e oggetti rappresentativi prove- Nel corso dell’viii secolo a.C. il rituale
e l’analisi dei corredi consente spesso di nienti dalle necropoli di pianura, esposti funerario si avvia a una maggiore forma-
identificare genere, età, attività svolte e secondo un percorso cronologico dalla fine lizzazione, con la comparsa di sepolture
rango o ruolo dei defunti. del ix al iv secolo a.C. a più deposizioni, in relazione anche alle
Lo studio approfondito dei contesti, dei Il centro protostorico patavino, oggetto di pratiche di riapertura, e all’inizio di una
dati stratigrafici e le analisi osteologiche, numerosi interventi di scavo negli ultimi specifica produzione fittile funeraria, che
ci permettono inoltre di cogliere anche decenni, ha riservato rilevanti novità per andrà a sostituirsi al vasellame d’uso quo-
aspetti importanti della ritualità funeraria l’archeologia funeraria con la scoperta tidiano.
antica, un tempo meno conosciuti, come e lo scavo tra il 2002 e il 2003 di una È l’esempio della tomba Ricovero 131
per esempio la presenza originaria di offer- nuova area di necropoli, a sud dell’abitato di Este [cat. 9.5], in cui, all’interno di
te o oggetti deperibili, le riaperture delle (palazzo Emo Capodilista, cat. 9.1), che una cassetta irregolare in lastre, erano
tombe per nuove deposizioni, il ricongiun- si aggiunge a quella più nota ed estesa, presenti ben tre ossuari: accanto a vasi
gimento delle ossa dei defunti in un unico nella zona orientale (via Tiepolo - San domestici compaiono anche produzioni
cinerario o la vestizione degli ossuari, tutte Massimo), oggetto di svariati recuperi e con decorazioni pregiate, come il piccolo
pratiche rituali diffuse, più di quanto si importanti scavi agli inizi del Novecento e biconico e lo straordinario vaso a forma
potesse pensare, nel Veneto preromano tra gli anni sessanta e novanta. di bovide, confrontabile con altri vasi zoo-
(cfr. supra, Ruta Serafini). Entrambe queste aree iniziano a essere morfi noti in Veneto e ma anche nel Lazio
Il rito funebre più diffuso fra Veneti anti- utilizzate tra la fine del ix e gli inizi villanoviano e in siti alpini nordorientali e
chi era la cremazione, non mancano però dell’viii secolo a.C. con sepolture sia a danubiani.
anche inumazioni, ma sempre in percen- incinerazione che a inumazione. I corredi Nei corredi aumentano gradualmente i
tuale minore. Gli oggetti di ornamento o in questo periodo sono piuttosto semplici, vasi accessori, usati durante le cerimo-
abbigliamento del defunto erano talvolta limitati nel primo caso ai soli vasi cinerari nie funerarie o per le offerte al defunto,
bruciati con il corpo e collocati dentro con ciotole-coperchio e qualche elemento fino a costituire servizi standardizzati per
l’urna, mentre fuori erano deposti altri personale, come nella tomba Emo 503 contenere e consumare cibi e bevande.
oggetti a volte spezzati ritualmente. [cat. 9.3], nel secondo ad alcuni oggetti L’evoluzione riguarda anche gli attributi
Fra le strutture tombali, oltre alle semplici del defunto. personali, con una differenziazione sempre
fosse, erano presenti anche contenitori in In questa prima fase sono già ben codifica- più marcata fra le sepolture: assistiamo alla
materiali deperibili, come cassette lignee, ti il costume maschile e quello femminile: nascita di un’élite che esibisce il proprio
o durevoli, come lastre litiche o grandi un singolo spillone per l’uomo, come per status, anche in morte, attraverso la molti-
dolii, differenti soluzioni adottate in base l’adulto della tomba Emo 643 [cat. 9.2], e plicazione degli oggetti e con la presenza di
alle risorse del territorio, alle disponibilità una fibula per la donna, come nella tomba elementi pregiati, rari o importati.
economiche del defunto o anche a esigen- Tiepolo 305 [cat. 9.4], dove è sepolta una Nelle necropoli, tra l’avanzato viii e il vii
ze pratiche, per l’eventuale riapertura della giovane filatrice con una fusaiola e un secolo a.C., l’uomo si autorappresenta
tomba per ricongiungimenti parentali. Le orecchino di bronzo e ambra. Di questo nella sepoltura come cacciatore, allevatore
sepolture avevano a volte un segnacolo prezioso materiale era composta anche la o artigiano e, solo in casi eccezionali, come
ed erano coperte da tumuli di dimensio- collana, unico oggetto di corredo, dell’i- armato con la spada, ritrovata in contesti
ni più o meno imponenti, confinati da numata della tomba Emo 664 [cat. 9.1]. funerari veneti oltre che a Este, anche

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
a Gazzo [cat. 9.6] e Rivoli Veronese. La conchiglie, oggetti personali e vasi con doveva rivestire all’interno della comunità. un’importante insegna politica e militare, diviene snodo nevralgico per i traffici in conclude con la tomba Nazari 161 di Este
donna è ritratta ancora come filatrice e dimensioni ridotte. La Ricovero 112 [cat. Nella tomba erano infatti stati deposti, evidenziata nell’iconografia della stele di direzione nord, lungo il bacino fluviale del [cat. 9.28], databile fra la fine del v e il iv
in alcuni casi come tessitrice, con set di 9.10], con l’uovo collocato al di fuori degli accanto a oggetti personali, numerosi vasi Avele Feluske a Vetulonia e delle lastre di Piave, ed est verso l’area friulana e slovena. secolo a.C. Si tratta di una sepoltura pro-
rocchetti e pesi da telaio; talvolta è anche ossuari invece, è riferibile a una coppia di capovolti, secondo una pratica rituale più Murlo. Tra le sepolture di questo centro si espone babilmente di coppia di posizione sociale
portatrice di manufatti prestigiosi sia locali adulti; tra gli oggetti del corredo i molti comune nelle incinerazioni, come simboli- Il centro patavino si caratterizza in questa la Fornasotti 13 [cat. 9.23]: contiene tre di rilievo, i cui ossuari erano contenuti in
che d’importazione, mezzi di esibizione rocchetti connotano la donna come fila- ca forma di defunzionalizzazione. fase per varietà e originalità dei corredi, ossuari relativi a individui probabilmente situle di bronzo. Quella femminile era av-
della ricchezza della famiglia, come per trice e probabile tessitrice. All’Orientaliz- A dimostrazione dell’ampia diffusione nel sia nelle tipologie che nelle decorazioni e femminili, con corredi piuttosto stan- volta in un tessuto, forse una veste appar-
esempio i cinturoni della tomba Pelà 8 di zante è collegabile anche l’iconografia della territorio veneto di una comune ritualità rielaborazioni degli oggetti, mentre a Este dardizzati di pochi vasi d’accompagno e tenuta alla defunta, fermata da un grande
Este, e quelli da Baldaria e Tombazosana scimmia accovacciata, riprodotta in tre fi- funeraria, anche in centri minori, come le composizioni sembrano più omogenee qualche oggetto personale, tra cui una ric- cinturone di bronzo a losanga. Questo
[catt. 9.7-8], ben confrontabili con produ- gurine sull’arco della fibula dalla necropoli nella tomba 29 di Saletto di Montagnana e standardizzate. L’esempio più rappre- ca collana in pasta vitrea, ambra e corallo. elemento, distintivo del rango, compare
zioni villanoviane. di Baldaria [cat. 9.13] che trova confronti a [cat. 9.15], è documentata la riapertura sentativo sembra quello della tomba 8 del Il panorama delle evidenze funerarie nel duplicato: sia integro nella tomba, sia
Un esempio emblematico è quello della Este, Bologna, Verucchio e Vulci. della cassetta lignea, per la deposizione Condominio Sant’Ubaldo [cat. 9.22], rela- Veneto orientale si è recentemente amplia- indossato dalla defunta sulla pira funebre
tomba dei “vasi borchiati” di Padova [cat. Il vii secolo a.C., accanto all’apertura a di un secondo defunto all’interno di un tiva a due defunti con due ossuari distinti. to con la scoperta a Oderzo di una nuova e deposto quindi all’interno del cinerario
9.9], che comprende un corredo di oltre nuovi influssi, presenta anche elementi unico ossuario. Il primo cinerario è una straordinaria cista area di necropoli, quella dell’Opera Pia in frammenti. Altrettanto ricca è la con-
novanta oggetti tra bronzi e vasi fittili, di conservatorismo, condivisi o giunti dal Con l’inizio del secolo successivo si re- fittile che imita prototipi metallici alpini Moro, localizzata a sud dell’abitato antico. notazione, di lunga tradizione, della donna
confrontabile per ricchezza e complessità mondo etrusco, come la caratterizzazione gistrano elementi di novità riguardo al nordorientali, ma presenta la decorazione Tra le oltre settanta sepolture, spesso ca- come filatrice: oltre alla fusaiola è infatti
a Este con la Ricovero 236. La sepoltura di alcune figure emergenti con gli attributi rituale funerario, come la scelta preferen- a fasce rosse e nere, caratteristica in Veneto ratterizzate da modalità rituali con varianti presente uno “scettro” in lamina bronzea,
è riferibile, come quella atestina, a una dell’artigiano del legno: la tomba Emo 318 ziale della sepoltura in dolio a Padova, durante questo periodo. Il secondo è un’ol- locali, spicca la 32 [cat. 9.24], databile tra probabilmente connesso alla stessa attività.
coppia di spicco nella comunità, deten- [cat. 9.11], è pertinente a un personaggio di a differenza della continuità di utilizzo la di forma tipica patavina “cipolliforme”, la fine del vi e gli inizi del v secolo a.C., L’uomo è distinto, invece, da una fibula ad
trice di potere economico e politico, qui indubbio spessore che si autorappresenta delle tradizionali cassette litiche a Este. con protomi d’ariete mobili sulla spalla, probabilmente appartenente a un infante arco serpeggiante. In questa sepoltura figu-
riunita dopo la morte con la riapertura con gli strumenti da ebanista: accetta, L’adozione di questo peculiare contenito- assimilabili ad altri due cinerari di Padova, di alto rango, con una situla in bronzo ra un servizio completo per la cottura della
della tomba. L’uomo è connotato come sega, lima, raspa e martello. Un set di que- re impone nuove strategie di “storaggio” nella tomba “dei cavalli” e nella tomba 2 di come ossuario. carne, alari e spiedi, e per la mescita del
guerriero dallo scudo-coperchio della situ- sto genere rimanda tuttavia a un’ideologia degli elementi di corredo, spesso impilati vicolo i San Massimo [cat. 6.13]. Con il pieno v secolo l’influenza celtica si vino, situle e colatoio: l’ideologia del ban-
la e dall’ascia, arma e anche strumento per più antica, espressa già nell’viii secolo a.C. gli uni sugli altri. Pur nell’adozione di so- Dal vi secolo a.C. si assiste, sempre a Pa- manifesta nella cultura materiale, avviando chetto, di influsso greco, è qui pienamente
il sacrificio, come si evince dalle rappresen- a Este, nelle tombe Ricovero 236 e Randi luzioni comuni, ogni centro si caratterizza dova, all’avvio di una nuova area funeraria un processo che porterà Polibio (ii, 17, 5) recepita nella tradizione rituale veneta ed
tazioni nell’arte delle situle; la donna che 14, ma anche a Veio in due sepolture della per proprie particolarità, come dimostra (cus-Piovego), a est di quella nordorientale, secoli dopo, ad assimilare Celti e Veneti, esibita con scopo di legittimazione sociale.
gli si affianca, filatrice con fusaiole, appare necropoli di Casale del Fosso. Rango per esempio il diverso gusto formale e che durerà fino alla metà del iv secolo a.C. distinti solo per le differenze linguistiche.
complementare per ricchezza del servizio elevato e qualifica di falegname-ebanista decorativo fra il dolio della tomba 17 di via Si espongono per la prima volta le tombe La tomba 40 dell’Opera Pia Moro [cat. nota bibliografica
da libagione. sono elementi comuni tra il mondo veneto Tiepolo [cat. 9.18] e quello dalla necropoli 2 e 97 [catt. 9.19-20], emergenti per la 9.25], a più deposizioni di incinerati, ben Cavallotti Batchvarova 1967, p. 177; Bu-
L’apertura agli influssi orientalizzanti del e quello etrusco, dove il personaggio di veronese di Ca’ del Ferro di Oppeano [cat. ricchezza, qualitativa e quantitativa, dei rappresenta questo momento di compe- ranelli 1979; Italia 1988, p. 50; Terzan
vii secolo a.C. si riflette nella sfera fune- Ulisse, tratteggiato più volte come abile 9.21]. corredi, che si connotano con ampie sfu- netrazione culturale. Accanto a manufatti 1990, p. 232; Iaia 2006; Torelli 2006b, pp.
raria sia direttamente, con la presenza di artigiano (Od., v, 234-251; xxiii, 189-198), Dall’inizio del vi secolo a.C. si intensi- mature aristocratiche, anche per la presenza tipicamente locali, come i vasi, compaiono 413-428; Zaghetto 2006, pp. 41-55; Lücke
materiali importati o comunque di gusto risulta particolarmente apprezzato all’in- ficano i contatti con il mondo etrusco; del oggetti per il banchetto. La tomba 2, infatti alcuni elementi celtici: gli anelli con 2007.
esotico, sia indirettamente, con la trasmis- terno di un fenomeno di selezione del la zona di confine coincide con il basso in dolio, si distingue dalle altre sepolture coppiglia, propri del sistema di armamen-
sione di ideologie: le uova di cigno della mito greco in chiave principesca. In questo veronese a ovest e il corso del fiume Po a patavine maschili per l’inusuale presenza to, e una fibula La Tène. La presenza di
tomba Ricovero 112 di Este e della tomba periodo, accanto al rito incineratorio sem- est. Una testimonianza tangibile di questo di armi da offesa, tra le quali un coltello questi oggetti potrebbe far pensare a im-
13 di Lovara, accostabili alle più preziose pre prevalente, sono documentate inuma- incontro o scontro tra Veneti ed Etruschi è con fodero a decorazione figurata, simile portazioni oppure a matrimoni tra Veneti
uova di struzzo incise o dipinte note in zioni prive di corredo o con pochi elemen- rappresentata dal ritrovamento di un’ascia a quella di esemplari atestini. L’alto rango e Celti, preannunciando nei secoli suc-
ambito etrusco e italico, si ricollegano al ti, salvo casi eccezionali, come quello della bipenne in una tomba della necropoli è riconoscibile anche nella tomba 97 dal cessivi lo stanziamento di gruppi stranieri
significato simbolico di rinascita dopo la tomba Emo 468. Questa sepoltura [cat. di Colombara di Gazzo Veronese [cat. doppio servizio da banchetto e dalla gene- nel territorio. In questa sepoltura sono
morte. Nella tomba di Lovara [cat. 9.14], 9.12] si distingue per complessità di rituale 9.17]. Quest’arma, deposta in una sepol- rale ricchezza decorativa dei vasi di corredo, presenti anche alcuni manufatti enigmati-
dove l’uovo di cigno era deposto all’inter- e presenza di oggetti pregiati, in relazione tura come dono o trofeo di battaglia, è nonostante l’età infantile dei due defunti. ci, in osso con spire di bronzo e pendagli,
no dell’ossuario, sono presenti tipici attri- probabilmente all’anzianità della defunta, un unicum in area padana, estranea alla Tra il vi e il v secolo a.C., in relazione interpretabili forse come amuleti.
buti delle sepolture infantili: un astragalo, settantenne, e al ruolo particolare che tradizione veneta. In Etruria tale oggetto è al fiorire di scambi commerciali, Altino Il percorso espositivo di questa sezione si

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
i monumenti funerari in pietra
giovanna gambacurta

Lo scenario dei luoghi destinati alle se- nenti, forse a segnalare il capostipite di gli esemplari rinvenuti ammontano a più stele sono in genere contraddistinte da uno capo velato e lui un cappello a larghe falde,
polture, all’esterno, ma nelle vicinanze una famiglia rilevante nel panorama so- di una ventina, un numero esiguo, ma specchio figurato delimitato, tranne in rari si presentano quindi in un abbigliamento
delle città, suddivisi in nuclei in relazione ciale. Ma questo scenario, probabilmente probabilmente da non considerare signifi- casi, da una cornice, sulla quale compare tipico dei dignitari del vi secolo a.C.; nelle
a specifici settori dell’abitato, spesso in già delineato almeno nel vii secolo a.C., cativo della percentuale di tombe segnalate l’iscrizione che riporta il nome del defunto, stele da via Belzoni e da San Gregorio, ol-
connessione alle principali vie di transito, diventa più articolato con l’acquisizione rispetto a quelle prive di segnacolo; è pos- accompagnato dall’epiteto ekupetaris / ep(p) tre che in quella della Società Archeologica
in entrata o in uscita dai centri urbani, della scrittura e con l’elaborazione di raf- sibile infatti che i cippi in trachite euganea etaris. Il termine, riconosciuto come un ri- Veneta, il defunto intraprende il viaggio su
doveva presentarsi piuttosto articolato, finate decorazioni figurate, fino a rendere siano stati nei secoli riutilizzati e forse rila- ferimento a una classe sociale che doveva la di un carro piccolo e leggero, dove in cui il
idoneo a rappresentare non solo la pietas il sepolcro un vero e proprio monumento vorati fino a essere non più identificabili. sua fortuna e il suo rilievo al possesso e forse passeggero sale in piedi accanto all’auriga,
verso i defunti, ma le gerarchie sociali e la adatto a celebrare il ricordo di persone che Un unico esemplare di stele, con iscrizione all’allevamento e al commercio dei famosi vicino ai carri trionfali noti nell’arte delle
stessa capacità organizzativa e gestionale desideravano lasciare alla comunità un dedicatoria, conferma una certa estraneità cavalli veneti, connota questi personaggi situle, anche sulla celebre situla Benvenuti.
del corpo civico. chiaro ricordo delle loro opere. di Este a questo tipo di monumento fune- come appartenenti a una classe sociale con Sulle stele di Altichiero, di Albignasego e
L’ingresso alle necropoli poteva essere “se- Uno dei casi più antichi e insieme più rario, più tipico di Padova. un ruolo pregnante nella società patavina, in quella del Maffeiano 610 compare un
gnalato” dalla presenza di grandi cippi in monumentali è rappresentato dal grup- Le stele, monumenti a lastra in genere la cui rilevanza permane stele più tarde, carro a fiancata bassa e pianale più ampio,
pietra, di dimensioni considerevoli, come po statuario di Gazzo Veronese, costituito rettangolari più o meno allungati, nel caso come la stele di Ostiala Gallenia [cat. 14.1], dove i passeggeri vengono trasportati se-
noto a Este nella necropoli della Casa di probabilmente da quattro statue, due solo di Este e in quello di Altino si presentano ormai ricollegabili alle gerarchie sociali della duti, a volte con le loro armi al fianco; si
Ricovero e in quella meridionale del fondo delle quali conservate sufficientemente, re- prive di decorazione nello specchio centra- Padova in avanzata fase di romanizzazione. tratta di carri simili all’essedum celtico, non
Franchini a Morlungo, oppure da aree lative a una grande struttura funeraria nella le, ben identificati solo dall’iscrizione, an- Il modello o meglio l’idea della stele figu- a caso a volte abbinati allo scudo ovale, di
destinate a specifiche ritualità come in via necropoli di un importante centro di fron- che se non è impossibile che le immagini rata giunge nel Veneto dall’Etruria (cfr. A. tradizione pure celtica. Questo dettaglio
Sant’Eufemia, alle porte della necropoli tiera tra il mondo veneto e quello etrusco- fossero dipinte ed oggi non più conservate. Maggiani, supra) nei primi decenni del vi insieme al particolare del tipo dei morsi
orientale di Padova. All’interno le struttu- padano (cfr. supra, Sassatelli e cat. 9.16). Le La stele da Ca’ Oddo, nei pressi di Mon- secolo a.C. probabilmente grazie a quel esibiti dai cavalli, consentono di attribuire
re a tumulo, delimitate da contenimenti statue, che rappresentano una coppia in selice, dedicata a una Fugia Andetinia Pupone Rako che lascia il ricordo di sé nel- queste stele tra iv e iii secolo a.C.
lignei o in pietra, di dimensioni variabili dimensioni di poco inferiori al reale, sono Fuginia, appare come un’eccezione per la stele da Camin [cat. 9.26]: un etrusco, Forse rispecchiano i momenti di maggior
a seconda del periodo e della entità del realizzate con una pietra di provenienza la decorazione schematica che occupa lo “emigrato” dall’Etruria meridionale – am- pericolo della città come quello dell’attacco
nucleo familiare di pertinenza (cfr. supra, appenninica probabilmente a opera di un specchio e che è interpretata come una bito ceretano veiente – nel Veneto, portò dello spartano Cleonimo (302 a.C.) e le
Ruta Serafini), erano visibili e raggiungibili artigiano dell’area etrusca interna, di am- chiave, motivo identificativo che ricorre con sé l’artigianato artistico alla base della schermaglie con i Celti la stele di via Ac-
attraverso percorsi interni, probabilmente bito chiusino, tra la fine del vii e gli inizi anche su di un ciottolone da Trambacche, decorazione della pietra, forse insieme al quette con un cavaliere armato con elmo
piccoli sentieri o stradine in ghiaia che del vi secolo a.C. È palese la volontà della dedicato a un Fugio Tivalio Andetio. La sistema della scrittura cosiddetto di secon- e scudo rotondo, reso un po’ rozzamente
consentivano di raggiungere il luogo della committenza di celebrare il proprio potere prosopogafia degli Andeti, già chiaramente da fase. Dopo questo primo esemplare, a incisione, la stele Checchi con una scena
sepoltura non solo nell’occasione del fune- economico e sociale in un contesto di fron- delineata, conforta l’ipotesi che l’immagi- che raffigura il commiato del defunto reso di battaglia in cui la testa del nemico de-
rale, ma anche per le cerimonie periodiche tiera, ostentando il sincretismo tra caratte- ne sia un riferimento, quasi uno stemma a incisione, i successivi monumenti fune- capitato rotola sotto i cavalli impennati; le
destinate ai defunti, oltre che per le neces- ristiche venete, come l’abbigliamento della per la famiglia [cat. 4.3.2]. La funzione rari, scaglionati nell’arco di cinque secoli, stele Loredan i e ii rivelano invece una più
sarie pratiche di manutenzione. Le tombe figura femminile, e caratteristiche etrusche, di segnacolo/monumento funerario per rappresentano a rilievo per lo più il viaggio dinamica impostazione ellenistica, vicina a
di congiunti o di persone con forti relazio- come l’acconciatura stessa della donna o la i ciottoloni è ancora incerta; rimangono, nell’al di là, intrapreso sul carro [catt. 9.27, una tradizione proveniente dall’Italia me-
ni sociali non si disturbavano a vicenda, ma iscrizione sul fianco sinistro del personaggio infatti, documenti ambigui, collocati a 10.1.1], oppure, in più rari casi e circoscritti ridionale [cat. 10.1.2]. Bighe e quadrighe
si giustapponevano, mostrando un buon maschile, che ne ricorda il nome. volte in città, ma anche in ambito funera- cronologicamente tra v e iii secolo a.C., a fianchi alti e monumentali connotano
grado di consapevolezza della posizione dei A Este, fin dal vi secolo a.C., si afferma rio, a volte sparsi nel territorio, ma di certo qualche immagine di armato e qualche invece le stele di romanizzazione (ii-i seco-
resti precedentemente interrati. Al di là dei l’uso di cippi tronco piramidali o più collegati alla celebrazione di personaggi scena di battaglia [cat. 10.1.2]. lo a.C.), ormai vicine ai carri romani, tra le
piccoli tumuli individuali di copertura, è raramente parallelepipedi con iscrizioni emergenti nel corpo sociale. L’ampio arco cronologico in cui si dispie- quali si annoverano le stele del Lapidario i e
ormai ben documentato in più casi che le poste in senso longitudinale che ricordano Il più rilevante nucleo di stele con decora- gano le figurazioni consente di cogliere ii, quelle del Maffeiano di Verona n. 608 e
singole tombe erano identificabili per la il nome del defunto, purtroppo quasi mai zione figurata proviene, invece, da Padova e l’evoluzione della tipologia di alcuni detta- 609, la stele di via San Massimo e la ben
presenza di segnacoli, dai più semplici in rinvenuti vicini alla tomba cui si riferisco- dal suo circondario, rivelando un’attitudine gli, come il carro, le armi, le caratteristiche nota stele di Ostiala Gallenia [cat. 14.1].
legno, a quelli più durevoli, in pietra. no. Solo eccezionalmente questo tipo di tutta particolare della città nel celebrare in dell’abbigliamento o le bardature equine.
Il segnacolo in pietra era indubbiamente monumento funebre è utilizzato al di fuori modo autonomo ed originale i maggiorenti Nella stele da Camin i personaggi indos- nota bibliografica
riservato alle tombe di personaggi emi- dei centri urbani di pianura, mentre a Este della città, tra il vi e il i secolo a.C. Le sano il mantello a lunghe punte, lei ha il Maggiani 2000; Malnati 2002a, pp. 131-133.

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
le necropoli di pianura bibliografia: Ruta Serafini, Tuzzato 2004, 9.4 9.5
pp. 91-102; La città invisibile 2005, pp. Tomba 305 via Tiepolo / Tomba Casa di Ricovero 131
9.1 144-157; Gamba, Tuzzato 2008, p. 67. via San Massimo Este, Padova, via Santo Stefano,
Tomba Emo 664 dv Padova, via Tiepolo / via San Massimo, necropoli, 1897
Padova, via Umberto i, palazzo Emo necropoli, 1990-1991 tomba a cassetta in lastre di trachite;
Capodilista Tabacchi, 2003 sepoltura in fossa ovale; 85 × 62 circa 60 × 50
fossa subrettangolare; lungh. max. 9.2
conservata 95, largh. 35 Tomba 643 Tra 1990 e 1991 a Padova è stata indagata All’interno della cassetta furono rinvenuti
Padova, via Umberto i, palazzo Emo una zona di necropoli tra via Tiepolo e via i tre vasi situliformi (dei quali è certa la
Fra 2002 e 2003 sono stati indagati circa Capodilista Tabacchi, 2003 San Massimo, con circa 300 tombe a inci- funzione di ossuario solo dell’esemplare
300 metri quadrati di un’importante area fossa sub rettangolare; lungh. 193, nerazione e inumazione, databili tra la fine d’impasto più grossolano pervenutoci con [9.1] [9.4]
di necropoli, posta a sud dell’abitato in- largh. 55 del ix e il ii secolo d.C. Le sepolture più la relativa ciotola di copertura); il vaso
terno all’ansa dell’antico Meduacus e fino antiche, tra la fine del ix e gli inizi dell’viii biconico su piede con anse a maniglia e
a ora indiziata solo da rinvenimenti isolati. L’inumazione appartiene a un uomo fra i secolo a.C., con piccoli tumuli di copertura con complessa decorazione a cordicella
Lo scavo ha individuato 692 tombe, in- 54 e i 68 anni, alto circa 163 cm, deposto individuali, erano localizzate a nord di un impressa campita di pasta bianca; due [9.2]
cinerazioni e inumazioni, articolate dalla supino presumibilmente con un sudario. paleoalveo. Nel secolo successivo, dopo fusaiole, una capocchia di rocchetto e
fine del ix all’inizio del v secolo a.C., con L’unico elemento del corredo è uno spil- ripetuti episodi alluvionali, furono eretti, un manufatto a tre punte. Gli oggetti
un’elevatissima densità. Le sepolture sem- lone a rotolo, di 8,5 cm, forse a chiusura sopra ai precedenti, nuovi tumuli di di- d’abbigliamento e d’ornamento, tutti in
brano formare gruppi, almeno a partire dal del sudario vicino alla clavicola destra. Tale mensioni maggiori che riunivano più tom- bronzo e riferibili a defunte, erano stati
pieno viii secolo, e non mancano tracce di oggetto è diffuso fra il Veneto e il Bolognese be. Agli inizi del vi secolo a.C. la necropoli deposti dentro i vasi situliformi: due fi-
specifici rituali, come inumazioni di cavalli tra ix e prima metà vii secolo a.C.; la data- si estese verso sud con la costruzione di bule ad arco ingrossato e ribassato e forse
o pozzetti con terra di rogo e ceramiche. zione della sepoltura si colloca alla metà o un grande tumulo [cat. 10.3.1]. Tra il v e il l’arco deformato di un terzo esemplare;
L’area subisce già in antico risistemazioni seconda metà dell’viii secolo a.C., anche iii secolo a.C. le sepolture furono deposte due armille a due spire. Tra gli oggetti del
frequenti, con livellamenti e con l’im- per i rapporti stratigrafici con altre tombe. seguendo allineamenti est-ovest, lungo un corredo spicca il vaso su quattro peducci
pianto, a partire dal vii secolo a.C., di un SBAVeneto, Padova, ig 361178 probabile percorso viario. La necropoli configurato a bovide e provvisto di beccuc-
ustrinum di circa 25 metri quadrati. I livelli bibliografia: Gamba, Tuzzato 2008, rimase in uso anche in epoca romana, arric- cio di versamento (h 14,8; ø imboccatura
posteriori al vi secolo a.C. sono troncati pp. 66-67, fig. 9. chita di monumenti funerari anche lapidei. 9,2). D’impasto nero e superfici lucidate,
da interventi di epoca storica; il sepolcreto dv La tomba 305, a inumazione con defunto esso presenta una decorazione impressa a
visse tuttavia almeno fino al ii secolo a.C., supino, era localizzata nel settore nordoc- cordicella e riempita con pasta bianca: un
come testimonia il fondo di una grande cidentale dell’area di necropoli. Il corredo motivo a festone sotto la gorgera e denti
tomba a cassa litica, con materiale celtico. 9.3 si componeva di un orecchino (ø ric. 1,2), di lupo, delimitati da solcatura, sul corpo.
L’inumazione 664 è fra le più antiche di Tomba Emo 503 una fusaiola biconica (h 2,6, ø max 3,4) e Questo tipo di vaso rituale trova confronti,
questa necropoli. Sulla base delle analisi Padova, via Umberto i, palazzo Emo una fibula ad arco ribassato ritorto (lungh. per la funzione, con i vasi zoomorfi della
antropologiche si tratta di una donna di Capodilista Tabacchi, 2003 6,7, h 3,7). Lo studio antropologico dei prima età del ferro sia in Etruria (Falconi- [9.3]
età compresa fra i 49 e i 58 anni, con una pozzetto sub circolare; ø max. 37 resti scheletrici ha permesso di determina- Amorelli 1967, p. 177, W3-4, fig. 56/6;
statura presunta, poiché troncata all’altezza re per il defunto un’età compresa tra i 14 p. 198, fig. 66, Z5Q, 1) sia in area transal-
dei femori, di circa 150 cm. L’unico elemento L’incinerazione è pertinente alla fase d’im- e i 17 anni, ma non di stabilire il genere; pina danubiano-balcanica (Kossack 1954,
del corredo è la collana, di cui rimangono pianto della necropoli meridionale di Pado- gli elementi del corredo identificano un pp. 52, 75, tav. 5,2). La tomba è pertinente
dodici pendagli in ambra di forma lentico- va. Nel pozzetto, riempito di terra di rogo individuo femminile. La fibula rinvenuta a una o più sepolture femminili ed è datata
lare bombata piano convessa, con misure a mista a limo del substrato, era deposta l’urna in prossimità delle vertebre lombari dove- all’viii secolo a.C.
scalare da 1,6 a 2,3 cm. Elementi d’ambra con d’impasto a profilo lievemente ovoidale e va presumibilmente essere utilizzata per la Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
perforazione decentrata sono noti a Este e a fondo concavo, chiusa da una scodella a chiusura di un sudario, la cui presenza è mna 6440-6449, 6451-6455
Saletto a partire dall’viii secolo a.C., sebbene orlo lievemente ingrossato con solcatura indiziata anche dalla posizione delle ossa. bibliografia: Este i 1985, pp. 44-46,
non siano precisamente confrontabili. Una usata capovolta come coperchio. Nell’urna L’orecchino, parzialmente conservato, si tavv. 3-4; Guerrieri, principi ed eroi 2004,
datazione al ix secolo a.C. è proponibile era contenuta, sopra le ossa combuste, una componeva di un filo in bronzo di forma cat. 5.31.
su base stratigrafica, in considerazione del piccola olletta globosa decorata a cordicella circolare e di un elemento in ambra in ebc
forte spessore di sedimento che separa questa impressa, che potrebbe essere l’indicatore di frammenti. La sepoltura è inquadrabile
tomba da quelle sovrapposte, databili alla una deposizione infantile. Le caratteristiche cronologicamente per gli elementi del
metà dell’viii secolo a.C. e anche valutando del corredo e la posizione stratigrafica datano corredo e per il contesto stratigrafico tra
la singolarità di un’inumazione con elementi la tomba tra fine ix e inizio viii secolo a.C. la fine del ix e gli inizi dell’viii secolo a.C.
preziosi, che lascia ipotizzare una figura SBAVeneto, Padova, ig 361172, 361176, 361177 SBAVeneto, Padova, ig 361166-361168
emergente della comunità. Inedita. Inedita.
SBAVeneto, Padova, ig 361175 dv lm
[9.5]
alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
9.6 indizierebbero forti legami tra Etruschi e sia per la loro ricchissima decorazione a
Spada ad antenne Veneti. Sono databili alla seconda metà borchiette bronzee, oltre che per l’esclu-
Core, Gazzo Veronese, Verona, necropoli, dell’viii-vii secolo a.C. sività di alcune forme, come ad esempio
tumulo funerario, 1980 Museo Civico Archeologico, Cologna i doppieri e la grande coppa con sostegni
bronzo, fusione piena e lavorazione Veneta, Verona, inv. cc 108, vr 90170 in canna palustre. Alcune tipologie di vasi
a giorno; lungh. 109, largh. 9,5 bibliografia: 3000 anni fa a Verona 1976, compaiono a coppie a rimarcare la pre-
p. 153, fig. 14a; Salzani 1989, pp.  22-23, senza di due distinti corredi, altri, come
Lavori agricoli a Core di Gazzo Veronese fig. 9,3; Rossi 2005a, pp. 267-290, fig. 6,1; situliformi, coppe e tazze, costituiscono
hanno distrutto un piccolo dosso con Salzani 2005, pp. 47-58, fig. 3,1; Damiani tre set standardizzati per il consumo di
all’interno alcune sepolture, probabilmen- 2011, pp. 173-179, fig. 4,1. cibi e bevande. Il ricco corredo permette
te un tumulo funerario. Tra i materiali re- az di datare la tomba tra la fine dell’viii e
cuperati vi è una spada di bronzo con im- gli inizi del vii secolo a.C. e denota il
pugnatura di tipo composito ad antenne. pieno inserimento delle élites della società
La lama è stata intenzionalmente piegata 9.9 patavina nei processi di affermazione del-
e spezzata in tre parti. Con la spada sono Tomba “dei vasi borchiati” le aristocrazie proprie dell’orientalizzante
conservati due frammenti di un fodero Padova, via Tiepolo / via San Massimo, etrusco e italico.
traforato di bronzo e due anelli a croce di necropoli, 1974 Musei Civici, Museo Archelogico,
bronzo. viii secolo a.C. contenitore quadrangolare ligneo Padova, ig 14034-14035, 36327-36329,
Museo Archeologico, Gazzo Veronese, con rinforzo in blocchi di trachite; 36332-36370, 36372-36386, 37023,
Verona, vr 62958 180 × 170 circa 37025-37027, 37032-37036, 37038-37041,
bibliografia: Salzani 1987a, p. 126. 37043-37044, 37046-37057, 37462,
mb, gr, ls Sepoltura con corredo fittile e bronzeo 345646-345648
ricchissimo che testimonia oltre al ruolo e bibliografia: Padova preromana 1976, [9.9]
al prestigio sociale dei defunti anche l’ado- pp. 248-258; Gamba, Gambacurta 2010.
9.7-8 zione di una ritualità funeraria complessa. lm
Cinturoni a losanga di tipo La stessa struttura della tomba risulta ec-
italico cezionale rispetto alle sepolture coeve per
Baldaria di Cologna Veneta, Verona, monumentalità e materiali di costruzione. 9.10
scavo 1892; Tombazosana, Verona, L’analisi del contesto e le analisi osteologi- Tomba Casa di Ricovero 112
recupero 1994 che hanno riconosciuto la pratica rituale Este, Padova, via Santo Stefano,
[9.6] bronzo, lamina, decorazione incisa; largh. della riapertura della tomba per una secon- necropoli, 1989
10, lungh. 32; largh. 12,9, lungh. 40,7 da deposizione e per il ricongiungimento tomba a cassetta di legno, lati lunghi
delle ossa cremate di una coppia di defunti rinforzati da lastre di calcare; 78 × 75 [9.9] [9.9]
Il cinturone da Baldaria presenta due fori in un unico cinerario. Con la seconda
per il fissaggio sull’attacco dove la lamina deposizione, i vasi appartenenti alla prima La cassetta, di forma quadrangolare irrego-
è ripiegata. Il motivo centrale è rappre- furono infranti e conservati nella tomba lare, presentava i lati lunghi rinforzati da
sentato da nove spirali collegate da linee per poter accogliere il nuovo corredo. lastre di calcare. Sulla copertura, costituita
oblique, forse con valore calendariale, e L’ossuario era contenuto in una grande da varie lastre litiche sovrapposte, era de-
motivo a barca d’uccelli negli interspazi. situla bronzea di tipo Kurd, adornata con posto un corredo esterno: un vaso biconico
All’estremità destra figura la ruota solare, un tessuto a testimoniare la vestizione del (decorato a cordicella con cavallo stilizzato
alla sinistra il carro solare, entrambi trai- vaso come rappresentazione simbolica del su un lato e cavallo con cavaliere sull’al-
nati da coppie di uccelli. Il cinturone da defunto. All’interno e intorno erano depo- tro), una coppa rovesciata e un alto piede
Tombazosana presenta semplici motivi sti altri oggetti legati al corredo personale a stelo pertinente a una coppa rinvenuta
spiraliformi, di cui quelli più grandi, alle dei defunti (coltelli, ascia, pendagli ecc.). all’interno della tomba. All’esterno erano
estremità, potrebbero rappresentare il di- Oltre alla situla, di tipologia alpina nor- stati deposti inoltre diciannove rocchetti,
[9.7-8] sco solare. In Veneto oltre a un secondo dorientale, e al suo coperchio realizzato da completamente circondati da terra di rogo.
cinturone da Baldaria nel Veronese, ne è una lamina di scudo, che richiama invece La cassetta conteneva due ossuari, ciascuno
documentato uno a Este (tomba Pelà 8), esemplari centro italici, era presente un se- con i resti di un individuo, e presentava
attestando la diffusione di questi orna- condo nucleo di bronzi legati al consumo tracce di riapertura. Le analisi antropolo-
menti femminili di derivazione etrusco- di liquidi, tra i quali una seconda situla, di giche hanno determinato un uomo e una
villanoviana, lungo la valle dell’Adige. Si tipo Este Benvenuti, due lebeti, due tazze e donna di età matura (41-60 anni). Gli og- [9.10]
tratta di oggetti di prestigio, pertinenti due colini, significativamente in coppie. I getti personali erano però contenuti in uno
all’abbigliamento personale di rango, che fittili risultano eccezionali sia per quantità solo degli ossuari, con un’evidente volontà

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
di ricongiungimento dopo la morte: quelli deposti capovolti, due coppie di tazzine e forse a chiusura del sudario, ipotizzabile
maschili poggiavano infatti sopra al corredo una grande tazza con borchiette, un calice per la posizione delle ossa. Una decina di
e ai resti cremati femminili. La combinazio- su piede e un bicchiere ansato. La parti- vaghi in osso e ambra, alcuni saltaleoni e
ne maschile era caratterizzata da una fibula colare connotazione del defunto è data da anellini in bronzo costituivano una collana
serpeggiante in ferro e da uno spillone in un set da falegname-ebanista, composto multimaterica deposta sul sudario vicino
bronzo con capocchia complessa; alla don- da ascia, sega, lima, raspa, tre coltelli e un alla fibula. Inerenti al rituale potrebbero
na vanno attribuiti sei fibule (di cui una ad martello, disposti lungo tre lati della cas- essere anche due denti, di canide e di sui-
arco configurato a toro e una a cavallino), setta e in parte trattenuti in un probabile no, e un anello in bronzo, probabilmente
numerosi elementi che dovevano comporre astuccio deperibile. Una set complesso di collocati in origine sull’olla globosa. L’arti-
una o più decorazioni complesse, vari brac- questo tipo è noto, fino a ora, solo nel- colazione del corredo e la ritualità, con la
ciali (forse in parte da attribuire all’uomo), l’viii secolo a.C. a Este, con confronti più defunzionalizzazione dei vasi attraverso il
perline in ambra, pasta vitrea e un rametto semplici nel Bolognese e in Etruria, ed capovolgimento, risultano molto partico-
di corallo, lamine di bronzo e fusaiole in è inquadrabile in un’ottica ideologica di lari e distinguono la sepoltura nel panora-
terracotta. Nell’ossuario contenente i resti aristocratico-artigiano, qui forse di stampo ma delle inumazioni di vii secolo a.C. Tali
maschili è stato rinvenuto solo il salvapunte conservatrice. Si segnala anche la presenza caratteri sono da ricollegare probabilmente
in osso pertinente allo spillone dell’uomo di un manico di simpulum. Sul coperchio all’età sorprendentemente avanzata della
(come se fosse sfuggito alla raccolta degli della cassetta è stata rinvenuta una proba- donna ed eventualmente a un suo ruolo
oggetti da riporre nell’altro ossuario). Tra bile incinerazione di infante con armilla particolare in vita, di natura forse eredi-
i vasi del servizio si segnala una scodella in piombo, che doveva essere in stretta taria all’interno di un gruppo familiare,
con due piccole prese che conteneva una relazione con la deposizione principale. La come farebbe presupporre la presenza,
[9.11] scodellina decorata a borchiette, conte- tomba è databile tra il 650 e 625 a.C. nella stessa area della necropoli, di un’altra [9.13]
nente a sua volta un uovo di cigno reale, il SBAVeneto, Padova, ig 309267-309293 inumata con le medesime peculiarità, da-
tutto coperto da una coppa rovesciata. La bibliografia: La città invisibile 2005, p. 157; tata però a fine viii secolo a.C. Il contesto,
tomba appartiene certamente a una coppia figg. 181-185. per la posizione stratigrafica, per i mate-
di elevato ceto sociale; rocchetti e fusaiole dv riali fittili e per la fibula, a navicella quasi
in particolare qualificano la donna come foliata, si data alla metà del vii secolo a.C.
ricca proprietaria di un telaio. Il corredo SBAVeneto, Padova, ig 361179-361191
maschile sembra un po’ più antico di quello 9.12 Inedita.
femminile, ma la tomba nel suo complesso Tomba Emo 468 dv
è databile al vii secolo a.C. Padova, via Umberto i, palazzo Emo
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Capodilista Tabacchi, 2003
mna 54764-54863 fossa rettangolare con presumibile cassa 9.13
bibliografia: Vanzetti 1989-1990; Vanzetti lignea; lungh. 169, largh. 71 Fibula con tre scimmiette
1992, pp. 197-198; Gambacurta, Ruta accovacciate sull’arco
Serafini 2012. L’inumata, probabilmente in una cassa li- Baldaria, Cologna Veneta, Verona, [9.14]
cp gnea, come farebbe pensare la forma molto necropoli, tomba a incinerazione,
regolare della fossa, spicca per l’anzianità, 1892-1893
stimata fra i 69 e i 78 anni, e per il corredo. bronzo, fusione piena; h 2,2, lungh. 6,4
9.11 Gli unici recipienti in posizione retta, forse
[9.12] Tomba Emo 318 contenitori per offerte deperibili, erano i Tra il 1892 e il 1893 lavori per lo scavo
Padova, via Umberto i, palazzo Emo due bicchieri ai lati della testa, chiusi da di un nuovo alveo del fiume Guà hanno
Capodilista Tabacchi, 2002 coperchi a rovescio. Risultano tutti deposti intaccato e in buona parte distrutto una
cassetta lignea; 80 × 95 capovolti gli altri elementi fittili del corre- vasta necropoli in località Baldaria pres-
do: un’olletta, vicina alla gamba sinistra, so Cologna Veneta. I materiali furono
All’interno della cassetta, coperta dalla due tazzine presso la mano destra e, forse recuperati senza tenere distinti i corredi
terra di rogo e molto probabilmente da posta sopra un sostegno deperibile, un’olla funebri. Tra gli elementi più significativi
un tumuletto poi collassato, i resti cremati globosa affiancata da quella che potrebbe vi è una fibula, con tre scimmiette acco-
di un uomo erano contenuti, con due essere la sua scodella coperchio, poi ada- vacciate con le zampe anteriori sul muso,
spilloni a capocchia complessa, in un’olla giatasi con ordine sui femori e sul bacino disposte trasversalmente sull’arco secondo
globosa chiusa da una coppa-coperchio della defunta. A fianco del braccio destro uno schema iconografico orientalizzante.
con stralucido a raggiera. Il corredo si era presente una fusaiola, deposta forse vii secolo a.C.
componeva poi di una coppa su piede e di con il suo fuso deperibile. Una fibula a Museo Civico Archeologico, Cologna
un situliforme con cavallini in borchiette, navicella, infine, era collocata sullo sterno, Veneta, Verona, inv. cc 107

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
bibliografia: Rossi 2005b, pp. 387-394. seriscono pienamente nel quadro culturale 9.16 un’ascia a doppia lama o bipenne. L’ascia
mb, gr, ls veneto contemporaneo, e in particolare, Coppia di statue funerarie era deposta esternamente agli altri ele-
quello atestino e padovano. Gazzo Veronese, Verona, Colombara, menti del corredo, tre bicchieri, un’olletta
La tomba qui presentata, particolarmente necropoli, primi anni ottanta del a fasce rosse e nere e una tazzina ansata,
9.14 esemplificativa della necropoli, era dotata Novecento e presentava il manico intenzionalmente
Tomba 13 di una cassetta lignea. Un vaso biconico arenaria di Montovolo, scultura a tutto spezzato. Questo tipo di arma non è noto
Lovara, Villabartolomea, Verona, con decorazione a borchiette con motivo a tondo, pellicola protettiva organica; nel mondo veneto mentre è ben docu-
necropoli, 1998 “L” pendenti e cerchi fungeva da ossuario, h 98, largh. 48, spess. 31; h 65, largh. 52, mentato presso gli Etruschi, dove aveva un
tomba in fossa terragna, incinerazione chiuso da una coppa collocata eccezio- spess. 32 grande valore simbolico ed era l’insegna
nalmente dritta, invece che capovolta a di magistrati di rango elevato. La sua
Durante gli scavi preliminari alla posa di mo’ di coperchio. Attorno al biconico, Le due statue rappresentano una coppia di presenza in una tomba veneta è stata in-
un metanodotto in località Lovara, è stato nell’angolo settentrionale della cassetta, defunti stanti con lunga tunica decorata terpretata come possibile bottino di guerra
portato alla luce un tratto di abitato con si trovava il corredo fittile, composto da a spina di pesce sul bordo. La figura fem- deposto come offerta votiva al defunto.
attigua necropoli. Tra le sepolture scavate un’olla, due coppe su stelo, una dotata minile indossa anche una mantella copri- vi secolo a.C.
è particolarmente significativa la tomba di una coppa-coperchio, un piccolo si- spalle a punta, pure decorata; con la mano Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
13, riferibile a una bambina di pochi anni, tuliforme che conteneva una tazzina con destra regge un attributo di cui rimane vr 62952
che presenta nel corredo un uovo di cigno decorazione a borchiette con motivo a “L” l’immanicatura ad anello; lacunosa di tut- bibliografia: Malnati 2003a, p. 65.
reale quasi integro. Il resto del corredo, pendenti, e tre ollette bicchiere, una con ta la porzione superiore, mostra sul retro mb, gr, ls
[9.15] in totale 19 elementi, è poco significativo, decorazione incisa a occhi di dado inscritti l’impronta di una lunga treccia desinente a
composto da alcuni vasetti, comuni ogget- in cerchietti. Il vasellame di accompagno nappa, raccolta da un fermaglio. Più fram-
ti d’ornamento, alcune valve di conchiglie, presenta puntuali confronti con Este e mentaria la figura maschile, di proporzioni 9.18
tra cui una forata, e un astragalo. L’uovo ha Padova, sia dal punto di vista tipologico maggiori; se ne conserva la parte inferiore, Tomba via Tiepolo 17
un chiaro significato simbolico-religioso, sia funzionale. Il servizio da banchetto sul cui fianco sinistro corre, a partire Padova, via Tiepolo, necropoli, 1988
probabilmente di rinascita, collegato ad era costituito da ceramiche che rimanda a dal basso, un’iscrizione graffita, molto dolio; h 48,7, ø max 48,3
ambito orfico; vii secolo a.C. rituali potori – il piccolo situliforme con la lacunosa, che restituisce, con ogni proba-
Centro Ambientale Archeologico, tazzina attingitoio e le tre ollette-bicchiere bilità, il nome del defunto: penke-[…]. La Tomba a cremazione rinvenuta in una
Legnago, Verona, vr 60578, 60580-60589, – e dalle forme tipiche per la preparazione volumetria e l’impostazione rinviano alla trincea per la rete fognaria lungo via
60591-60598 e l’offerta di cibi – l’olla e la coppia di cop- scultura chiusina della fine del vii-inizi del Tiepolo, violata in epoca moderna. Oltre
[9.16] bibliografia: Malnati 2002b, p. 175. pe su piede. Il corredo personale si limita vi secolo a.C., momento in cui dall’Etru- al contenitore funerario rimanevano solo
mb, gr, ls a due fibule a navicella (lungh. 4,6 e 4,8), ria arrivano in Veneto influenze culturali, pochi frammenti dei vasi che dovevano
differenti per tipologia e decorazione. Le dalla scrittura all’arte delle situle, per il originariamente comporre il corredo. Il
analisi delle ossa attestano una sepoltura tramite bolognese. Le due statue sono dolio, collocato in una fossa sul cui fondo
9.15 bisoma, un bambino e un adulto, di cui espressione dell’alto rango dei personaggi, era stata deposta la terra del rogo, appare
Tomba Fondo Besola 29 non è possibile specificare il genere, ma le capostipiti di famiglie eminenti, che osten- di forma piuttosto singolare, con corpo
Saletto di Montagnana, Padova, 1980 due fibule, rappresentazione della coppia tano un lusso di derivazione etrusca nella globulare, collo molto allungato terminan-
cassetta lignea; 70 × 60 circa di defunti, rimandano alla sfera femmi- monumentalità e nella scrittura, al confine te in un labbro estroflesso, ed è interamen-
nile. La riapertura della sepoltura per la tra Veneto ed Etruria padana. te decorato a fasce rosse e nere separate da
La necropoli occupava un dosso sabbioso deposizione del secondo defunto all’inter- Museo Civico Archeologico, Gazzo cordoni. Seconda metà del vi secolo a.C.
[9.17]
di origine alluvionale generato dalle eson- no dello stesso vaso ossuario, pratica ben Veronese, Verona, ig vr 86746-86747 SBAVeneto, Padova, ig 206692
dazioni del vicino Adige, sulla direttrice attestata nella cultura veneta e nella stessa bibliografia: Gamba, Gambacurta 2011. bibliografia: Necropoli via Tiepolo 1990,
tra Este e Montagnana. Nella quarantina necropoli di Saletto, spiegherebbe, in que- mg, ggam pp. 105-107.
di tombe recuperate, databili tra il vii e il sto contesto, la particolare posizione della lm
vi secolo a.C., predomina l’incinerazione, coppa collocata non capovolta a chiusura
mentre l’inumazione è attestata da due del cinerario. Metà del vii secolo a.C. 9.17
soli casi, come rito molto marginale. Le Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Ascia bipenne 9.19
tombe sono strutturate prevalentemente ig 56157-56169 Colombara, Gazzo Veronese, Verona, Tomba CUS - Piovego 2
a cassetta lignea, ma non mancano quelle Inedita. necropoli, tomba 2, 1980 Padova, località San Gregorio, necropoli
litiche, e in diversi casi sono state riaperte cs bronzo, fusione piena; lungh. 40,8, dolio; ø 80 circa
per il ricongiungimento dei resti cremati, largh. 15,0
a volte deposti all’interno dello stesso vaso. La necropoli del cus-Piovego fu scavata tra
In generale la ritualità e la tipologia delle Dal corredo funerario di una tomba par- 1975-1977 e 1986-1989 dall’allora Istituto di
strutture funerarie e dei corredi, con l’evi- zialmente compromessa dai lavori agricoli Archeologia dell’Università di Padova. Il
dente richiamo al banchetto funebre, si in- della necropoli di Colombara proviene sepolcreto, sviluppatosi tra la prima metà

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
del vi e la metà del iv secolo a.C., si esten- dano invece all’ambito del focolare e della Laboratori di Archeologia, ig 34719-
deva alla periferia orientale di Padova, sulla dispensa. Il corredo metallico, deposto 34791, 34848, 181185
sponda sinistra del Meducus/Brenta, nella all’interno dell’ossuario, è composto da Inedita.
zona in cui questo usciva dall’abitato per tre coppie di fibule, armi da offesa – ri- mc
proseguire verso il mare. Sul piano del ri- tualmente distorte e/o spezzate – e un aes
tuale funerario la necropoli è caratterizzata rude. La panoplia, non diversa da quella in
dal biritualismo, con una netta prevalenza uso presso i guerrieri del Caput Adriae e 9.20
delle incinerazioni – in fossa strutturata dell’area hallstattiana orientale, compren- Tomba CUS - Piovego 97
con pareti lignee e in dolio – sulle inuma- de: una lancia in ferro; un’ascia con lama Padova, località San Gregorio, necropoli,
zioni – tutte in fossa semplice –; diffuse in ferro e manico in legno arricchito da 1976
sono anche le sepolture di cavalli mentre fettucce ed elementi tubolari in lamina di contenitore a pianta circolare in materiale
caratteri di eccezionalità presenta invece bronzo, analoghi a quelli dell’esemplare deperibile; ø 80 circa [9.22]
una deposizione bisoma di uomo e cavallo. del tumulo 10 di Bad Fischau, Malleiten,
Sul piano dell’organizzazione interna, la in Austria (Mayer 1977 taf. 97, 1440); un La tomba 97 si trovava nel settore orientale
[9.19] necropoli, priva delle strutture tumuli- coltellaccio con lama in ferro, manico e della necropoli – in un raggruppamento
formi ad accumulo che caratterizzano gli fodero, in bronzo, quest’ultimo imprezio- emergente per ricchezza di corredi – collo-
altri coevi sepolcreti urbani di Padova, si sito da una scena di lotta tra una sfinge e cata in un contenitore deperibile a pianta
articola in una pluralità di nuclei – diver- un uccello; anelli in ferro, borchie, anellini circolare affiancato a est dalla terra di rogo.
sificati per densità e ricchezza dei corredi e pendenti a trianello in bronzo appar- L’ossuario conteneva i resti cremati di
– riflesso di una precisa pianificazione tengono invece probabilmente al sistema due bambini, accompagnati da ornamenti
degli spazi messa in atto al momento della di sospensione del coltellaccio. Il tipo personali (vaghi in lamina d’oro, perline
sua fondazione. Il sepolcreto corrisponde dell’ascia, assente nel Caput Adriae e in in pasta vitrea, pendagli, fibule) e da un
probabilmente al luogo di sepoltura di un area hallstattiana orientale, è attestato sia aes rude. Sulla spalla dell’ossuario stavano
nuovo grande gruppo gentilizio sviluppa- nel Veronese, sia soprattutto tra Padova e i due placche di cintura rettangolari, di
tosi a Padova – per gemmazione interna, territori di Treviso e Oderzo (Salzani 1998- un tipo frequente in ambito patavino e
ma, forse, anche per innesto di elementi 1999, fig. 7, 1; Leonardi, Zaghetto 1992, hallstattiano; di queste, una è decorata a
[9.20] alloctoni come farebbe pensare la radice pp. 142-143, 49-50; Gambacurta 2005b, fig. linee incise, borchiette e puntini a sbalzo,
celtica del nome di quel Tival- Bellen-, 11, 41; Gerhardinger 1991, nn. 135, 144). Il l’altra presenta una decorazione a denti di
capostipite degli Andetii, cui è dedicato il coltellaccio appartiene a una classe diffusa lupo perimetrali ed è formata da placche di
ciottolone ritualmente interrato al centro dal Veneto all’area hallstattiana. La deco- riuso. Attorno all’ossuario erano disposti
del complesso – in concomitanza con il razione figurata, pienamente inquadrabile indicatori di attività connessi alla filatura/ [9.22]
passaggio alla sua fase pienamente urbana nella produzione matura dell’arte delle tessitura (i due rocchetti, l’ago e il cosid-
(Calzavara Capuis, Leonardi 1979; Leonar- situle e interpretabile come un’autonoma detto “scettro”) e il servizio da banchetto,
di 2004b). elaborazione veneta – non ha infatti pa- probabilmente doppio, costituito da olle
La tomba 2, priva di terra di rogo, era ralleli in ambito greco ed etrusco – trova e ollette cordonate, situliformi decorati a
contenuta in un grande dolio. L’ossuario puntuali confronti nei foderi delle tombe lamelle di stagno, scodelle, coppe, coppe
e il suo coperchio, riccamente decorati a Randi  1 e Benvenuti 93 di Este (Bianco su stelo e una tazzina decorata a lamelle
lamelle di stagno, erano deposti in posi- Peroni 1976, tavv. 21-22, 165 e 167). La de- di stagno. Centrale, nella ritualità aristo-
zione centrale. Il corredo vascolare, collo- posizione sembra attribuibile a un maschio cratica del consumo del vino, il servizio di
cato sulla spalla e al di sopra del cinerario, adulto; la sistematica duplicazione del bronzo costituito dalla situla, dalla tazza
occupava solo metà del dolio; l’altra metà, corredo vascolare e la presenza di una cop- monoansata e dai due colini per filtrare la
apparentemente vuota, doveva contenere pia di fibule di dimensioni molto ridotte bevanda; di questi, il primo trova diversi
[9.18] [9.21] invece manufatti in materiale deperibile potrebbero tuttavia indicare la presenza di riscontri in ambito veneto, mentre il secon-
(stoffe?). Nel corredo si distinguono due un secondo individuo, forse un infante. do, a due manici, è attestato in numerose
insiemi funzionalmente e semanticamente Mancano per ora le analisi antropologiche. varianti tra la fine del vi e il v secolo a.C.
diversificati: i situliformi, i vasi a bicchie- La tomba, databile agli inizi del v secolo in Etruria propria e padana, in Campania
re, la tazzina – tutti decorati a lamelle di a.C., presenta caratteri di eccezionalità, in e nel Piceno e fa parte dei set di forme da
stagno – e le coppe rimandano infatti alla quanto, come è noto, in Veneto, a livello simposio che dall’Etruria si diffonde nelle
sfera del banchetto; le ollette e le scodelline funerario, in netto contrasto con quanto regioni settentrionali (Frontini 1987, p.
con coperchio assieme alle olle dipinte in si verifica parallelamente nei santuari, la 48; Grassi 2000, pp. 71-74): la particolare
rosso – riproduzioni in formato ridotto del figura del guerriero è assai poco rappresen- conformazione a due anse identiche indica
vasellame da cucina e dei contenitori per tata (Capuis 1993). un accoglimento parziale e selezionato di
la conservazione delle derrate –, riman- Università degli Studi di Padova, forme del simposio greco-etrusco (Capuis

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
1993, pp. 203-206); è opportuno ricordare 9.22 catenella. vi secolo a.C. di Altino, Venezia, al 15298-15331
che vicino alla tomba 97 è stata rinvenuta Tomba condominio Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, bibliografia: Tombolani 1984, p. 842;
l’unica kylix greca della necropoli (Leonar- Sant’Ubaldo 8 ig 36947-36999 Gambacurta 1987.
di 2004a, pp. 279-289; cat. 5.12). Notevole Padova, via G.B. Tiepolo, condominio bibliografia: Padova Preromana 1976, af
importanza riveste inoltre l’attrezzatura per Sant’Ubaldo, 1973 cat. 57, pp. 283-287; La città invisibile
il consumo delle carni, che comprende i fossa 2005, cat. 27 p. 167.
due spiedi, il coltello e la paletta di bronzo. vg 9.24
La tomba presenta caratteri di eccezionali- Recuperata assieme a una ventina di tom- Tomba Opera Pia Moro 32
tà, specie in considerazione del fatto che si be in occasione di lavori edilizi, la tomba, Oderzo, Treviso, Opera Pia Moro,
tratta di una doppia deposizione infantile: dotata di abbondante terra di rogo, spicca 9.23 necropoli, 2005
sia che si intenda connotare i bambini per la ricchezza del corredo. Gli ossuari Tomba Fornasotti 13 fossa subcircolare, ø 70 circa
come potenziali adulti, sia che si tratti di sono due: una cista zonata (h 36,7, ø 44) Altino, Fornasotti, necropoli occidentale,
un’offerta da parte dei genitori, il corredo è con coperchio, eccezionale per tipologia 15 giugno 1978 Lo scavo per il nuovo edificio dell’Opera
proprio di individui di rango. Primo quar- e dimensioni, e un’olla con decorazione a tomba in fossa Pia Moro, a sud del centro di Oderzo, ha
to del v secolo. rilievo. La cista imita i tipi metallici ripren- offerto l’occasione per indagare un settore [9.22]
Università degli Studi di Padova, dendone anche i dettagli, come le maniglie Nella località Fornasotti, situata a sud- di necropoli preromana, posta presso la
Laboratori di Archeologia, ig 181775- orizzontali nelle quali sono infilati due ovest dell’antico insediamento altinate, sponda destra di un paleoalveo che la se-
181850 anelli. Al suo interno si trovano una fusa- tra il 1977 e il 1979 è stata indagata una parava dall’antico nucleo urbano.
Inedita. iola e una cote, che identificano il corredo necropoli protostorica di 27 sepolture, ca- A una fase iniziale, rappresentata da poche
sp come femminile, oltre a una testina fittile ratterizzate da ritualità funerarie differenti. sepolture sparse, segue un’organizzazione
di ariete. Il secondo ossuario è rappresen- Tra le sepolture in fossa, la tomba 13, a “monumentale” in tumuli. Circa 70 tom-
9.21 tato da un’olla (h 30,3, ø 18,7) decorata da incinerazione, apparentemente senza con- be sono raggruppate in 15 tumuli formati
Tomba 4 cordoni sulla spalla e presso il piede, stra- tenitore, è stata rinvenuta alla profondità da riporti di depositi limo-sabbiosi e pro-
Ca’ del Ferro, Oppeano, Verona, ludico a raggiera sulla metà inferiore del di 22 centimetri dal piano di campagna, babili contenimenti lignei: prevalgono le
necropoli, 1971 corpo, fila di bugne sulla massima espan- parzialmente distrutta nella parte supe- incinerazioni, due sono le inumazioni e
tomba in fossa terragna, incinerazione, sione e quattro fori simmetrici sulla spalla, riore dalle arature. Il corredo permette di due anche le sepolture equine, tra cui una
dolio; ø 75, h 105 che originariamente dovevano ospitare le riconoscere tre deposizioni, ciascuna rac- priva di corredo e l’altra riccamente barda-
quattro protomi di ariete ritualmente spez- chiusa in un’olla a corpo ovoidale più o ta (tomba 49, cat. 10.4.2). Le tombe sono [9.22]
Nel 1971 da una tomba distrutta dai lavori zate e deposte all’interno dell’olla stessa. La meno schiacciato. Il primo ossuario (h 30; collocate in semplici fosse apparentemente
agricoli a Ca’ del Ferro di Oppeano, furono tipologia dell’olla con decorazione a rilievo ø 26) conteneva un coperchietto, cinque senza struttura: solo poche sono contenute
recuperati i frammenti di un grande dolio e fori sulla spalla ricorre in ambito patavi- fibule Certosa, tre intere e due frammen- in cassetta litica, in un caso è riconosciuta
a corpo ovoide. Il vaso, molto lacunoso, no in pochi, prestigiosi esemplari. Ricco il tarie, due armille a estremità sovrapposte e una cassetta lignea, anche se è possibile che
presenta cordoni orizzontali intervallati da servizio fittile: due olle-situliformi con co- una a più avvolgimenti, un anello in bron- altre ne fossero dotate.
fasce decorate. Tra il primo e il secondo perchio, presso i quali sono collocate due zo. All’esterno, due grandi fibule Certosa. La necropoli sembra coprire un arco cro-
cordone vi è una decorazione a triangoli coppie di protomi fittili, pure in coppia Nel secondo ossuario (h 29, 5; ø bocca 19) nologico compreso tra la fine del vi e il
diritti. Tra il secondo e il terzo sono incise le ollette su piede e le tazzine; in serie di si trovavano una fibula Certosa, frammenti iv secolo a.C.; lo studio sistematico dei
alcune figure: cavalli, un auriga, una figura tre sono deposte le olle cordonate, le olle di un pendaglio a secchiello in bronzo e corredi potrà puntualizzare la datazione,
umana, svastiche e uccellini impressi. Tra il ovoidali e gli scodelloni, alcuni dei quali una perla in pasta vitrea decorata a occhi. oltre agli aspetti del rituale. Il nucleo di
terzo e il quarto presenta una decorazione dotati di coperchio; completano il corredo Nel terzo ossuario (h 20,2; ø 13,8) erano sepolture rinvenute nel 1990 in via Gari-
a triangoli diritti e tra il quarto e il quinto fittile due rocchetti. La presenza di alcuni conservate due armille, un gancetto di cin- baldi (Protostoria Sile Tagliamento 1996, [9.22]
delle ruote in rilievo con raggi incisi e di- recipienti in serie di tre potrebbe suggeri- turone, un pendaglio a tre anelli in bron- pp. 167-170), che dista poche centinaia di
segnati e alcuni animali incisi: un coniglio, re, in via del tutto ipotetica in assenza di zo, una collana composta da perle in pasta metri verso sud-ovest, rappresenta forse
un uccello e un pesce. vi secolo a.C. analisi antropologiche, la presenza di un vitrea e ambra, una conchiglia Cypraea, un un settore marginale della stessa necropoli,
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, terzo defunto. Unica la coppa su piede anello in osso, un ciottolo frammentario, dedicato alle inumazioni e alle fosse di
ig 35174 a tre bracci che conferma l’eccezionalità una scheggia di selce. All’esterno sono stati rogo.
bibliografia: Salzani 1985b, p. 40. della sepoltura. Tra gli oggetti in bronzo rinvenuti tre bicchieri, tre ollette biconi- La tomba 32 è deposta in una fossa al
mb, gr, ls si annoverano una tazza monoansata in che su piede e un frammento di ciotola. centro di un piccolo tumulo; il corredo è
lamina, un colino e una paletta in lamina Tra i corredi, tutti verosimilmente femmi- protetto da uno scodellone capovolto (ø [9.23]
decorata (lungh. 19,3); in ferro, un manico nili, quello più ricco era deposto all’inter- 32, h 22). L’ossuario è rappresentato da
di piccola situla e un coltello con manico no dell’ossuario più piccolo, presumibil- una piccola situla di bronzo (ø 13-13,5, h
in osso (lungh. 22,5). Insolitamente mo- mente riferibile a una bambina. Seconda 13) con orlo ripiegato attorno a una ver-
desti gli oggetti di ornamento personale: metà del v secolo a.C. ghetta di piombo, spalla carenata, corpo
un frammento di fibula e un segmento di Museo Archeologico Nazionale troncoconico, piede indistinto con fondo

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
piatto, attribuibile al tipo “a spalla distin- globulare, ampia spalla e collo distinto, del
ta” proprio della fase Certosa (Peroni et tutto simile ad altri esemplari opitergini
alii 1975, fig. 11,8); la situla risulta privata del pieno v secolo, conteneva una fibula
intenzionalmente del manico, secondo un di schema Antico La Tène, un’astina e
rituale ben documentato in Veneto per gli vari pendaglietti triangolari in bronzo con
ossuari bronzei. Il coperchio, riccamente frammenti di catenella. L’ultima deposi-
decorato a sbalzo, presenta un motivo zione è costituita da un’olla-ossuario con
molto simile a quello del coperchio della coperchio, contenenti un ricco corredo di
tomba Posmon 165 di Montebelluna e a ornamenti. Si contano tre fibule di tipo
quello di alcune falere di Vadena conser- Certosa e l’ardiglione di una quarta; due
vate al Castello del Buonconsiglio (Mar- sono riconducibili alla stessa variante e
zatico 1997, tav. 141, nn. 1851, 1854-1856). Il sembrano costituire una coppia; recano
corredo personale del defunto è costituito appesi pendagli, la prima un piccolo stru-
da un vago in pasta vitrea blu con occhi mento allungato, forse da toilette, con
bianchi e da un pendaglio a cestello, che estremità a ricciolo, e una barretta a due
confermano la datazione al pieno orizzon- occhielli, forse uno snodo; la seconda un
te Certosa. Anche se il corredo personale pendaglietto con capocchia conica, e due a
[9.24] risulta esiguo, la sepoltura dichiara un stivale. Altri elementi decorativi in bronzo
livello sociale di rilievo per la presenza si riferiscono a tipologie molto particolari.
[9.26] [9.27]
dell’ossuario bronzeo. Non ci sono indica- Uno è costituito da un cilindro decorato
tori per riconoscere il genere del defunto: da incisioni con pendaglietti appesi, altri
tuttavia le piccole dimensioni della situla, due possono essere considerati pendagli-
l’assenza di vasellame di servizio e la sem- amuleto, costituiti da un cilindretto in
plicità degli ornamenti suggeriscono che si osso avvolto da spire di bronzo, anche
possa trattare di una deposizione infantile. decorate, alle quali sono appesi pendagliet-
Fine del vi-inizi del v secolo a.C. ti triangolari. Otto vaghi in pasta vitrea
Museo Archeologico “Eno Bellis”, vanno a costituire parte di una collana,
Oderzo, Treviso, ig 360995-361000 identificando probabilmente la sepoltura
Inedita. come femminile. Elementi del servizio
vg fittile sono difficilmente attribuibili alle
deposizioni: quattro coppe-coperchio, una
presa diteggiata, due olle frammentarie; a
9.25 questi si accompagnano una fibula Certo-
[9.25] Tomba Opera Pia Moro 40 sa, un frammento di scettro e ben quattro
Oderzo, Treviso, Opera Pia Moro, anelli con copiglia. Seconda metà del
necropoli, 2005 v secolo a.C.
cassetta litica subrettangolare, 90 × 70 Museo Archeologico “Eno Bellis”,
Oderzo, Treviso, ig 361014-361049
Si tratta di una delle ultime sepolture Inedita.
deposte nell’ambito del tumulo xi; oltre vg
a essere compromessa dalle arature, è
forse già sconvolta in antico. La tomba
comprende più deposizioni, con almeno 9.26
cinque ossuari: uno, molto frammentato, Stele funeraria
si può ricondurre a un’olla con fondo Camin, Padova, strada del Rovanello,
piano e spalla cordonata; un altro è rappre- fondo De Lazara, 1875
sentato da un’olletta ovoide. Un’olla con pietra di Nanto decorata a incisione;
spalla arrotondata decorata da solcature h 65, largh. 49,5, spess. 8,8
e orlo leggermente ingrossato, dotata di
una coppa-coperchio di cui rimane solo il Stele rettangolare mancante dell’angolo
piede, conteneva come unico elemento di inferiore destro. Al centro dello specchio,
corredo un pendaglio a cestello. Un quarto delimitato inferiormente da una fascia
ossuario, costituito da un’olla con corpo a denti di lupo, è raffigurata una cop-

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
pia affrontata, nel momento dell’estremo un asfodelo, simbolo del prato fiorito sulle un panno di stoffa, le cui tracce vennero
commiato; la donna porge all’uomo un rive dell’Acheronte. Un oggetto, forse una rilevate sia sulla superficie esterna della
piccolo volatile, dono con probabile va- fiasca, è posto a fianco della testa dei due stessa che su quella interna del cinturone.
lenza simbolica. Entrambi sono abbigliati aurighi. Tutta da chiarire rimane la prove- I due vasi-ossuario contenevano, senza
secondo la foggia venetica: la donna indos- nienza di questo manufatto da Levico in possibilità di distinzione, una fusaiola, i
sa una veste a pieghe e un lungo velo che Trentino, anche in ragione delle incerte frammenti di due cinturoni combusti, una
le scende dal capo avvolgendo le spalle; informazioni circa la sua scoperta. La stele fibula ad arco serpeggiante e due Certosa.
nella mano sinistra tiene due oggetti, forse è completa in tutte le sue parti e conserva All’interno della cassetta erano stati inoltre
due fusi; l’uomo indossa invece una corta ancora lo zoccolo originariamente infisso deposti numerosi altri elementi di corredo,
tunica e un mantello e porta un copricapo nel terreno. Si tratta di un manufatto di gli uni riconducibili alla sfera cerimoniale
semilunato; nella mano sinistra tiene un grande valore artistico e trova confronto del banchetto: un bicchiere, tre situle, un
bastone, forse uno scettro. Si tratta di un nell’esemplare rinvenuto ad Albignasego colatoio, una bacinella e una patera tripo-
monumento funerario tipico dell’ambien- che rappresenta l’esempio più completo di, tre spiedi, due alari, un coltello e altri
te patavino, con ogni probabilità conno- di una serie tipologica di stele funerarie strumenti difficilmente classificabili, gli
tante una sepoltura di elevato ceto sociale. patavine. iv-iii secolo a.C. altri facenti parte dell’ornamento e dell’ab-
Fine del vi secolo a.C. Sulla cornice insiste Lungo il listello della cornice, in corri- bigliamento personale: otto fibule Certosa
l’iscrizione: spondenza del lato superiore e del limite e due fermagli di cintura. Si aggiungono
pupone.i.e.corako/.i.e.kupeqari.s. destro corre l’iscrizione: uno scettro e altri tre elementi, citati da
Puponei ego Rakoi ekupetaris v]o.l.qiio.m.mno.i.va.n Soranzo e non rintracciati: uno spillone a
«Io (sono) l’ekupetaris per Pupone Rako». .q-------[-------]--[---]iio[----]-[? nodi, un vasetto e un uovo.
Musei Civici, Museo Archeologico, V]oltiomnoi Vant-------[-------]--[---]iio[- La tomba è a due deposizioni: la pre-
Padova, inv. 3 ---]-[? senza della fusaiola, oggetto tipicamente
bibliografia: Fogolari 1988, pp. 99-102; «Per Voltiomno Vant[…]o …». femminile, e della fibula ad arco serpeg-
Zampieri 1994, p. 107; Malnati 2002a, Ufficio Beni Archeologici, Trento, giante, generalmente maschile, sembrano
pp. 131-132. Levico 1 documentare la sepoltura di una coppia.
am, fv bibliografia: Ciurletti c.s. L’ossuario contenuto nella situla maggiore,
cb, am attorno alla quale era avvolto il cinturone,
è riconducibile a una donna, in virtù della
9.27 relazione con questo vistoso elemento,
Stele funeraria 9.28 proprio dell’abbigliamento cerimoniale
Levico Terme, località Quaere, Trento Tomba Nazari 161 femminile. Il cinturone è tutto ricoperto
pietra tenera di Vicenza, bassorilievo; Este, Padova, Morlungo, sepolcreto da una fitta decorazione a incisione e
h 80, largh. 53, spess. 8, specchio 41 × 46 sudoccidentale, 21 febbraio 1882 sbalzo, articolata in teorie di animali, a
cassetta; 1,75 × 1,15 × 1,45 esclusione dell’estremità della fascia po-
Stele funeraria di forma rettangolare con steriore che ospita due riquadri contigui,
[9.28] incisa una scena raffigurante due auri- La tomba, a cassetta, venne riportata in dove sono raffigurate scene di caccia. Di
ghi su un carro trainato da due cavalli. luce nel corso di una campagna di scavo, contro alari e spiedi, strumenti connessi
I cavalli sono al galoppo, in corsa verso che ebbe come esito il rinvenimento com- alla cottura delle carni, appannaggio fin
sinistra, con le zampe anteriori aperte e plessivo di 405 sepolture, condotta tra il dall’epoca omerica di eroi e guerrieri, com-
molto alzate; la testa dell’animale tocca 1879 e il 1884 dall’abate Francesco Soranzo paiono pressoché esclusivamente in tombe
il bordo superiore della pietra. Il carro è per conto dei fratelli Nazari, proprietari maschili. Il corredo nel suo insieme riflette
identificabile come un essedum, cioè un del terreno. La tenuta Nazari, in località l’alto rango della coppia, forse anche ini-
modello gallico con i caratteristici due Morlungo, insieme ai fondi Franchini e ziata a particolari credenze misteriche e
archetti che ne delimitano la sponda; la Capodoglio, costituisce infatti il nucleo salvifiche, significativamente evocate dalla
ruota è ben delineata e si distinguono gli del sepolcreto atestino sudoccidentale. presenza dell’uovo. v secolo a.C.
archi di legno del cerchio dal cerchione in I due vasi-ossuario erano contenuti all’in- Museo Nazionale Atestino, Padova,
ferro. Appoggiato al bordo del carro è uno terno di due situle di bronzo che, pur in ig 3470-3503; 26823-26828
scudo allungato con ambone centrale a assenza di indicazioni, sembrano facil- bibliografia: Tirelli 1981; Salzani, Drusini,
caratterizzare i personaggi raffigurati come mente identificabili in base alle rispettive Malnati 2000; Capuis, Ruta Serafini
guerrieri. I cavalli hanno una briglia con dimensioni. Attorno alla situla maggiore, 2002.
anello alla tempia; un collare è fissato al decorata da una sequenza di bugne a sbal- mt
giogo e una cinghia passa sotto il torace del zo, era stato deposto il grande cinturone
cavallo. Sotto i cavalli è un grande fiore, bronzeo a losanga: la situla era avvolta in

alla riva delle tenebre   alla riva delle tenebre
10. ekvo: il cavallo
«quattro cavalli dalle teste superbe
gettò sulla pira»
luca millo

Il susseguirsi degli scavi archeologici e delle sia in aree sacre sia in tombe [catt. 10.1.1-2; funebre di Patroclo (Il., xxiii, 171 e 242). caso è noto anche a Este, dai resoconti degli quella di un individuo femminile, e quelli pa anteriore e cranio dell’animale, a indiziare
scoperte ha portato sempre più in risalto un 10.5.1-9]; fra tutte ricordiamo le magnifiche Tombe di cavalli deposti in necropoli umane scavi ottocenteschi nel fondo Lachini-Pelà. nell’area di via Sant’Eufemia a Padova, dove un rito di libagione analogo a quello per le
aspetto caratteristico della ritualità funeraria scene figurate che ornano le famose situle compaiono infatti a Padova, Este, Altino, Nel centro atestino, nell’area della Casa di nel vii secolo a.C. in fosse con tracce e resti sepolture umane. L’ipotesi più probabile è
veneta preromana, quello delle sepolture di bronzee, in cui questi animali compaiono ac- Oderzo, Oppeano, Gazzo Veronese e Adria. Ricovero, come a Padova è presente inoltre di combustione furono deposti sia uomini sia quella di un’area funeraria per equini sacri-
cavalli. Le evidenze a riguardo comprendono canto ai propri allevatori e padroni [cat. 6.8]. Il caso più antico fino a oggi documentato anche una tomba equina individuale, con- animali, tra cui tre cavalli completi e parte ficati durante rituali specifici, nell’ambito
sia tombe di singoli cavalli deposti all’interno Un’ulteriore testimonianza del profondo le- è quello della necropoli Emo Capodilista di nessa a un tumulo funerario databile tra la di un quarto. di cerimonie ricorrenti, probabilmente a
di necropoli umane, sia sepolture equine in game tra Veneti e cavalli ci giunge dall’e- Padova, scoperta in tempi recenti e ancora fine del vii e gli inizi del vi secolo a.C. Le deposizioni funerarie equine nelle necro- carattere collettivo.
aree destinate nello specifico a tali animali, e pigrafia venetica: il termine ekupetaris che quasi inedita. In quest’area funeraria nella Nel Veronese altre due sepolture equine poli venete sono interpretabili come specifici Anche ad Altino è stata scoperta un’area che
inoltre anche alcune tombe di uomini depo- ricorre in molte iscrizioni funerarie, ma prima metà dell’viii secolo a.C. fu seppellito compaiono a Oppeano nella necropoli Le atti rituali che comportavano il sacrificio ha restituito come a Este una concentrazione
sti insieme a cavalli. non solo, è stato tradotto come “signore dei un cavallo che mostra tracce di morte violen- Franchine, attiva tra ix e vi secolo a.C., in animale e il suo seppellimento, salvo casi altissima di sepolture di cavalli. Si tratta di
Emerge in maniera macroscopica la prima- cavalli” e interpretato come indicante, piut- ta (analisi preliminare di P. Reggiani). Sopra cui uno dei due animali presentava il cranio eccezionali senza bardature o altri oggetti ben trenta inumazioni animali avvenute tra
ria rilevanza di questo animale nel mondo tosto che il riferimento all’attività dell’alleva- alla tomba equina durante il vii secolo a.C. sfondato. di corredo, eseguiti in relazione a tombe di la metà del v e quella del iii secolo a.C., di
veneto, testimoniata non solo dalle evidenze mento, all’appartenenza a una classe sociale furono eseguite ripetute azioni rituali, testi- Ad Adria invece le inumazioni di cavalli fino individui di rango, distinti dalla comunità cui ventisette localizzate in località Le Bru-
funerarie e materiali, ma anche dalle fonti di alto rango, quella dei cavalieri, distinti moniate dalla presenza di pozzetti contenenti ad ora note sono sei, ma tutte più recenti forse proprio dal possesso del cavallo, che stolade e tre in quella di Portoni, a essa con-
storiche (cfr. Braccesi, supra): i Veneti vengo- non solo dal possesso dell’animale, ma dalla terra di rogo e ceramica, e a poca distanza rispetto a quelle già descritte e riferibili al iv accompagnava i defunti oltre la morte. Le tigua. I cavalli, quasi esclusivamente maschi
no infatti descritti come allevatori di cavalli di posizione sociale e forse anche istituzionale. furono deposte un gruppo consistente di e iii secolo a.C. Una di esse era situata dalla inumazioni equine connesse nello specifico, adulti, risultavano come di consueto deposti
razza molto apprezzata dai Greci. Dal poeta Il cavallo non era quindi solo simbolo di sepolture in un’area circolare, forse origina- necropoli Campelli-Stoppa, mentre le altre invece, alle costruzioni di nuovi tumuli, os- integri e privi di corredo; solo quattro esem-
Euripide (Hipp. 231) sappiano che cavalli ve- ricchezza, ma anche probabilmente di potere riamente occupata da un tumulo. Nel vii cinque provengono da quella di Canal Bian- servate a Padova, Este e probabilmente anche plari erano dotati di bardatura in bronzo e/o
neti portarono alla vittoria Leonte di Sparta sociale e politico, da esibire sia in vita e che secolo a.C. furono inumati altri due cavalli in co. Tre di queste sepolture appartengono alla a Oderzo, potrebbero essere interpretabili ferro e in un unico caso di una bulla bronzea.
durante la 85a Olimpiade, nel 440 a.C. Inoltre in morte. prossimità di una zona adibita a ustrinum e cosiddetta “tomba della Biga”, in cui furono come pratiche rituali specifiche che vedevano A differenza delle altre necropoli venete,
lo storico e geografo greco Strabone (v, 1, 4) L’espressione ekupetaris, o lo stesso termine interessata da altri pozzetti con terra di rogo. ritrovati resti di un carro con due cavalli da il sacrificio dell’animale durante cerimonie quella altinate si caratterizza oltre che per
ci riferisce come questi animali eccellessero con lievi variazioni, ricorre in particolare Anche nell’area funeraria patavina orientale, tiro e un terzo, interpretato o come equus fu- di sacralizzazione e inaugurazione di nuovi l’altissima percentuale di cavalli, anche per la
per velocità, tanto che Dioniso il Vecchio, ti- su stele funerarie con rappresentazioni del localizzata tra via Tiepolo e San Massimo, nalis, cioè da sella, o come cavallo di “volée” spazi funerari, destinati a nuclei familiari presenza di gruppi ricorrenti di inumazioni
ranno di Siracusa nel iv secolo a.C., importò defunto, nella maggior parte dei casi a ca- sono state scoperte due sepolture equine, e quindi riferibile a una triga. probabilmente appartenenti alla classe “dei ravvicinate di due o tre animali, interpretabi-
cavalli dal Veneto per il suo personale alle- vallo o su carro, come allegoria del viaggio collocate ai margini di un grande tumulo fu- Tra le scoperte più recenti vi sono quelle cavalieri”. La presenza di tombe con umani li verosimilmente, pur nell’incertezza dei dati
vamento. Lo stesso autore ci parla del culto verso l’aldilà [catt. 10.1.1; 14.1]. Si tratta di nerario databile al vi secolo a.C. [cat. 10.3.1]. di Oderzo, dove era già nota da tempo una sepolti senza corredo insieme ai cavalli, porta di scavo piuttosto lacunosi, come pariglie per
dei cavalli presso i Veneti (v, 1, 9), con il rito monumenti emblematici destinati forse a In una di esse era stato deposto anche un sepoltura di cavallo dalla necropoli Mutera a ipotizzare l’esistenza di individui di livello bighe e forse trighe. Non si tratta però di
di sacrificio di un cavallo bianco in onore a una classe specifica che si autorappresenta giovane, in posizione piuttosto disordinata, di Colfrancui, databile dopo la seconda sociale inferiore, forse con ruolo di palafre- un’area sepolcrale esclusiva per cavalli, analo-
Diomede. Le testimonianze delle fonti stori- come “cavalieri”, epigraficamente e/o icono- rannicchiato in corrispondenza del ventre metà del vi secolo a.C. Nel 2005 durante lo nieri, destinati a servire il proprio padrone ga a quella scoperta a Este, data la presenza
che, riguardo a culti che coinvolgono questi graficamente, dal vi secolo a.C. e fino all’età dell’animale, nell’altra il cavallo presentava scavo di una nuova area di necropoli attiva e quindi a essere sacrificati per seguirlo nella di numerose tombe umane accanto a quelle
animali, sono state recentemente confermate di romanizzazione. evidenti segni di frattura del cranio. Un’altra tra la fine del vi e il iv secolo a.C., quella morte, accanto al suo destriero. equine. Come nel centro atestino, tuttavia,
dai ritrovamenti archeologici: resti ossei di Ma la dimostrazione simbolica del possesso tomba di uomo e cavallo è stata scoperta, più dell’Opera Pia Moro, sono emersi i resti di Differente sembra il caso invece delle trenta- il numero così alto di sepolture animali e
equini immolati sono stati infatti ritrovati del cavallo, e quindi dell’appartenenza a un a est, anche nella necropoli del Piovego, atti- altri due animali, il primo dei quali sepolto quattro inumazioni di cavalli scoperte a Este una certa omogeneità nella scelta del sesso e
sepolti nel santuario altinate in località For- rango e/o a una classe sociale, in contesti va tra il vi e la metà del iv secolo a.C., dove nella seconda metà v secolo a.C., con una in via Prà, in una vera e propria necropoli dell’età delle vittime, farebbero pensare a un
nace (cfr. Tirelli, supra). Nei santuari veneti, funerari viene espressa anche in maniera però il giovane defunto risulta collocato con ricca bardatura, al di sotto un piccolo tumu- destinata esclusivamente a questi animali e rituale sacrificale piuttosto codificato e perio-
inoltre, figurano frequentemente bronzetti di differente: cioè con il sacrificio dell’animale cura, disteso supino al di sopra dell’animale. lo individuale [cat. 10.4.2]; il secondo, non localizzata in un settore marginale rispetto dico, non privo di un importante significato.
cavalli deposti come offerte votive [catt. 5.20; in onore dei defunti e il seppellimento Qui figurano anche sei singole inumazioni databile con precisione, era invece privo di a quella adibita per gli uomini. Le tombe Presumibilmente ad Altino tale cerimoniale
10.5.2-7]; è stato ipotizzato che tali manufatti accanto alle loro tombe. Tali sacrifici sono equine, di cui almeno due con segni evidenti corredo e localizzato all’esterno di un tumulo erano posizionate in maniera sistematica, doveva essere legato a corse su carri, svolte
simbolici potessero anche costituire un’alter- oramai ben documentati nei maggiori centri di uccisione. funerario con più sepolture umane. raggruppate in aree sub circolari. Un’unica in occasioni speciali, che culminavano con il
nativa al sacrificio di animali reali. del Veneto preromano e richiamano nella Questa particolare modalità di sepoltura Piuttosto anomali invece i casi di Gazzo sepoltura recava come corredo una coppa, sacrificio di alcuni animali e che richiamano
Rappresentazioni di cavalli sono comuni nel- tradizione epica omerica l’uccisione rituale contestuale di uomo e cavallo non sembra Veronese, località Colombara, dove all’inu- databile solo genericamente tra fine vi e nella ritualità la festività romana dell’october
le decorazioni di vasi e altri oggetti, collocati da parte di Achille di quattro cavalli sul rogo un’esclusiva del centro patavino, dato che un mazione di solo una parte di un cavallo seguì iv secolo a.C., deposta rovesciata tra la zam- equus.

ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo


«…per le briglie allora i miei cavalli lega»
veronica groppo

Le analisi paleozoologiche fino a oggi esegui- che per variabilità e complessità dei contesti. In Italia il cavallo presso le comunità indi- [cat.  10.4.1], o da palchi di cervo (tomba in quello di Ciringhelli di Vigasio sono a
te sui cavalli inumati nel Veneto preromano Il popolo dei Veneti antichi ci appare, man gene è attestato già nell’età del rame, ma Benvenuti 290), o da elementi ricurvi in tampone [cat. 10.4.3], mentre i montanti di
hanno consentito di riconoscere che gli ani- mano che si accrescono le nostre conoscenze, restituisce presenze significative nel bron- metallo (tomba Pelà 49). Feltre terminano con occhielli [cat. 10.4.4].
mali sacrificati erano in percentuale maggio- sempre più legato a una forte e originale zo medio, con lo svilupparsi dell’addome- Il filetto a barre snodate si ritrova ancora nel- Le bardature di Altino e di Ciringhelli sono
re di sesso maschile, d’età solitamente adulta ritualità, profondamente connessa al loro sticamento e dell’allevamento, soprattutto la seconda metà del v secolo a.C.: l’esemplare accomunate dalla presenza, presso il lato
e di stazza medio-grande, simile a quella animale “simbolo”, il cavallo, rappresentativo in contesti ambientali favorevoli, com’era di Oderzo [cat. 10.4.2], che assembla ele- destro del morso, di piccoli pendenti che
dei cavalli etruschi e dell’Europa orientale. di ricchezza, classe e prestigio, sia in vita, sia senz’altro la Pianura Padana. La diffusione menti in ferro, bronzo e materiale deperibile, risultano più antichi rispetto ai morsi, da
Questa omogeneità è probabilmente frutto oltre la morte. del cavallo domestico è accompagnata da spicca per la complessità e la ricchezza delle identificarsi forse come oggetti tramandati
di una scelta selettiva legata al rispetto di quella dei finimenti equini: nel Veneto anti- parti che lo compongono e lo rendono unico che acquistano una funzione apotropaica di
precise regole del rituale sacrificale. Segni di nota bibliografica co il loro uso è documentato sin dal bronzo sia nel panorama italico sia in quello euro- amuleti. Questo aspetto, che ricorre anche
morte violenta si rilevano solo raramente, Prosdocimi 1882, p. 15; Fogolari, Scarfì 1970,
finale, come rivelano i montanti in corno di peo-alpino. Qualche affinità si riscontra in in un morso di Santa Lucia di Tolmino,
cervo dall’abitato di Frattesina. esemplari dalle Alpi meridionali e orientali, va probabilmente messo in relazione con
nella maggior parte dei casi si tratta di frat- pp. 73-74; Azzaroli 1980; Riedel 1984; Ma-
Il panorama socio-culturale della prima età caratterizzati da filetti snodati, anelli laterali il contesto sacrale e cerimoniale nel quale
ture nella zona frontale del cranio, ma ciò strocinque 1987, p. 83; Riedel 1987; Balista et
del ferro vede l’affermarsi di evidenti for- e montanti a ferro di cavallo. Montanti assi- questi animali erano coinvolti. La diffusione
potrebbe essere giustificabile dal fatto che alii 1992, pp. 20-21; Protostoria Sile e Taglia-
me di differenziazione sociale, basate sul milabili sembrano potersi identificare anche di questo tipo di imboccatura in Veneto è
pratiche quali per esempio l’uccisione per mento 1996, p. 171; Coarelli 1997, pp. 72-73; censo e sulla disponibilità di beni di lusso: in varie rappresentazioni di cavalli dell’arte confermata dall’iconografia delle stele fune-
dissanguamento non lasciano tracce facil- Adige ridente 1998, p. 24; Bolognesi 1998- si manifesta un primo legame tra la nascita delle situle, realizzate tra v e iv secolo a.C. rarie (Albignasego [cat. 10.1.1] e la 610 del
mente rilevabili negli scheletri. L’iconografia 1999, pp. 283-284; Riedel, Tecchiati 2001; del ceto emergente e il possesso del cavallo, tra la Slovenia e l’Austria, come le situle di Maffeiano), che testimoniamo l’utilizzo del
da questo punto di vista non è di aiuto, dato Salzani 2001; Gambacurta 2003b; Marinetti esibito attraverso rappresentazioni di cavalli Vače e di Kuffarn. Poco più tardi, a partire morso a omega oltre che nei cavalli da sella,
che il cavallo non appare in maniera esplicita 2003b; Prosdocimi 2003; Leonardi 2004b, e cavalieri su fittili e su bronzi di vario tipo, dal tardo iv secolo a.C., compare un nuovo anche in quelli da traino. Quest’uso viene
come oggetto di sacrificio nelle rappresen- p. 49; La città invisibile 2005, pp. 133, 157-158; nonché attraverso il sacrificio e la sepoltura esemplare di imboccatura, del tipo a leva confermato dalla presenza di pariglie bardate
tazioni figurate finora note, come invece Reggiani, Rizzi Zorzi 2005; Tagliacozzo, Fac- dell’animale nelle necropoli, deposto con o con appendici laterali a omega, che consente fra le sepolture equine delle Brustolade di
narrato nel racconto straboniano già citato. ciolo 2005; Vitali 2006; Dular 2007; Gamba, senza finimenti, o rappresentato dalla sola nuove tecniche di impiego della cavalleria e Altino e ad Adria. L’origine di questa tipo-
Alcune scene riprodotte su lamine bronzee Tuzzato 2008; Ruta Serafini, Balista 2008, bardatura. I contesti tombali della prima età del traino del carro, permettendo un notevo- logia di imboccatura è collocata in ambito
(una situla da Vače, un coperchio da Mag- pp. 82, 93-96; Cavalieri etruschi dalle valli del del ferro che restituiscono finimenti equini le aumento del controllo del cavallo. Questo italico, mentre nel panorama internazionale
dalenska Gora e una lamina da Mel), in cui Po 2010, p. 18; Fiore, Tagliacozzo 2011, p. 89; sono molto pochi, e si ritrovano soprattutto tipo di imboccatura infatti agisce in modo trova ampia diffusione in area isontina e da-
compaiono individui muniti di ascia accanto Mlinar, Gerbec 2011, pp. 28-32, 44-49; Gam- a Este, dove sono tradizionalmente associati piuttosto severo sulla bocca dell’animale, in nubiana. Oggetti molto più rari sono invece
a cavalli, potrebbero però alludere proprio al ba, Gambacurta, Ruta Serafini c.s. a individui maschili; invece nel mondo villa- quanto le redini non sono fissate diretta- le museruole, che venivano fatte indossare al
rituale del sacrificio equino. noviano questi oggetti risultano ben rappre- mente ai lati del cannone, ma ad aste laterali cavallo senza briglie quando veniva portato
Al di fuori del Veneto, nell’Italia preromana sentati, e sono sepolti anche in associazione che innestano un’azione di leva rispetto al fuori dalla stalla (Xen. Eq., v, 3); quelle a
centro-settentrionale, il numero maggiore a deposizioni femminili. In ambito veneto i barbozzale rigido posto sotto il mento. L’im- uso quotidiano erano realizzate in materiali
di tombe equine è documentato a Bologna, primi elementi di bardatura a diventare parte boccatura viene fissata alla testa dell’animale deperibili, mentre museruole in bronzo così
mentre solo altri rari casi sono attestati sia del corredo funerario si osservano proprio a attraverso i caratteristici montanti a omega. raffinate come quella da Este [cat. 10.4.7],
in Etruria Padana, che in quella Tirrenica,
Este a partire dalla seconda metà dell’viii se- Rispetto alle bardature più antiche, i morsi di purtroppo priva di contesto e riferibile all’età
colo a.C.: morsi a elementi mobili in bronzo questo tipo risultano ben rappresentati nella ellenistica, venivano con ogni probabilità
in Umbria e nelle Marche. Si registra invece
o in ferro che rimandano a tipologie attestate nostra regione, consentendo una disamina di impiegate in ambiti cerimoniali o funerari.
una presenza piuttosto significativa in area
nell’area alpina sudorientale, e che persistono diverse varianti. Si rinvengono sia in bronzo
slovena.
almeno fino a tutto il vi secolo a.C. Sono sia in ferro, il cannone può essere diritto, con nota bibliografica
Per concludere, le innumerevoli sepolture costituiti da un’imboccatura snodata a due asola aperta centrale o snodato: la severità Marchesetti 1893, Tomba 2141, tav. xxx; Von
equine nel Veneto, accanto alle più rare barre concatenate con estremità a occhiello nel suo utilizzo aumenta con l’inserimento Hase 1969, tav. 20, 252-257; Este i 1985, p. 273,
tombe di uomo e cavallo, e alle singolari e tiranti desinenti a bottone; non sempre si di dischi e anelli di vario tipo. I pendenti a 394; Frey 1983-1984, p. 282; Werner 1988, tipi
necropoli di soli equini, rimangono per ora conservano i montanti, costituiti da zanne omega presentano diverse terminazioni: ne- xiii, xv, xvi-xvii, tav. 71b; Modonesi 1990,
nel panorama funerario dell’Italia preromana di cinghiale avvolte da fettucce di bronzo, gli esemplari di Altino e Caporetto appaiono cat. 37 p. 63; Este ii 2006, p. 243, 372, tav.
straordinarie, sia per quantità di esemplari, come quelli della tomba Benvenuti 278 protomi ornitomorfe [catt. 10.4.6.; 10.4.5], 209, 14; Campagnari, Malnati 2010, pp. 7, 11.

ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo


«magnifici, focosi, scintillanti»:
le immagini dei cavalli
rosario salerno

…dagli Eneti il paese delle mule selvagge o dagli armati della lamina del Bacchiglio- iv a.C. [catt. 6.16; 12.2.1], tipici dell’area territorio pienamente venetico. La figura- sacrifici equini. A Este l’iconografia del ca-
(Il., ii, 852) ne da Creola [cat. 6.5]. Sembra delinearsi veneta orientale e plavense. La raffigura- zione del cavallo, ben nota nell’immagina- vallo in corsa (iv-iii secolo a.C.), attestata
Se si esclude la testimonianza di Alcma- il sopravvento di un nuovo ceto aristocra- zione del cavallo è documentata ancora rio locale, qui si accompagna a un oggetto nel santuario di Reitia [cat. 10.5.4], troverà
ne, all’incirca contemporanea a quella di tico che va sostituendosi alla più ristretta dal complesso di lamine votive rinvenute per il quale è stato evidenziato il legame la sua massima espressione agli inizi del iii
Omero, è l’Iliade, la prima fonte che ci oligarchia precedente, come pare riflettere a Lagole di Calalzo, un luogo di culto con la sfera della cottura; tuttavia appare secolo a.C., nella raffigurazione riportata
parla del popolo degli ‘Enetoi…, a dare la gamma più ampia degli attributi di montano tra laghetti e sorgenti di acque suggestivo il richiamo per questo manu- sul modello di sedile della tomba atestina
eco ai famosi cavalli veneti, in seguito prestigio. In tal senso le bardature equine sulfuree. La più grande fra le lamine votive fatto che vedrebbe un suo utilizzo nel di Nerka Trostiaia [cat. 6.17], con la teoria
cantati da Pindaro e da Euripide. Già rivelano l’ascesa dei “signori dei cavalli”. della stipe [cat. 10.5.8], quadrangolare con corso di riti agrari, con offerta di focacce, di cavalli inseguiti da un lupo, vivida
alla fine dell’viii-inizi del vii secolo a.C. Tra vi e v secolo a.C. a una più complessa lati inflessi, è probabilmente una delle più nell’ambito di cerimonie, verosimilmente rappresentazione del racconto straboniano
si possono cogliere i primi contatti tra il variabilità dei rituali corrisponde il ricor- antiche (fine v-iv secolo a.C.). Su tre lati di carattere pubblico, ma anche di deli- delle cavalle licofore.
mondo greco e i Veneti, verosimilmente rere della denominazione equpetaris, il cui della lamina corre un’iscrizione dedicatoria mitazione/protezione del territorio. Nello
identificabili con gli Iperborei che abitano significato è assimilabile a gruppi di alto in venetico. Nel riquadro è rappresentato stesso periodo, accanto al repertorio di nota bibliografica
presso l’Eridano, noti per l’eccellenza degli livello socioeconomico, se non a una vera a forte sbalzo un grande cavallo di for- bronzetti di devoti, si ritrovano guerrieri, Fiore, Salerno, Tagliacozzo 2003; Ruta Se-
equini da essi allevati. Il ricordo da parte di e propria classe equestre. me slanciate che occupa interamente lo cavalieri e in particolare cavalli. Uno degli rafini 2004, p. 277; Sakara Sučević 2007,
Strabone del sacrificio di un cavallo bianco Percorriamo ora alcune tra le immagini spazio disponibile. La resa naturalistica esemplari più raffinati [cat. 10.5.2], decora- tav. 1; Campagnari, Malnati 2010, p. 5;
a Diomede da parte dei Veneti mette in più significative del cavallo realizzate nei dell’animale, rappresentato in un passo to da motivi geometrici formati da sottili Teržan 2011, figg. 2-3, 4; Carraro 2012.
luce l’importanza economica, sociale e supporti più diversi. La raffigurazione di di grande eleganza, e l’ottima lavorazio- linee incise che ne descrivono in parte i
rituale dell’allevamento equino che trova un cavallino a tutto tondo che sormonta ne fanno accostare questo esemplare ai finimenti, proviene dal santuario lacustre
riscontro nei votivi dei santuari, in cui l’immanicatura di un magnifico esemplare prodotti dell’arte delle situle soprattutto di San Pietro Montagnon a Montegrotto.
l’immagine del cavallo è centrale per la sua di chiave in bronzo [cat. 10.5.1], di chia- di ambito sloveno. A Lagole le dediche Altre produzioni venete sono caratterizzate
valenza simbolica e cultuale. ra ascendenza hallstattiana, della seconda votive da parte della teuta, la “comunità”, per lo più da bronzetti di gusto e di fattura
La raffigurazione del cavallo nell’icono- metà del vii secolo a.C., costituisce una a una divinità forse con connotazione locale: tra questi, nel corso del v secolo
grafia veneta e del Caput Adriae, già pre- delle più antiche rappresentazioni del Ve- “poliade”, appartengono esclusivamente a.C., si ritrova il modello del cavallo stan-
sente su ceramiche di metà viii-inizio vii neto legate a un probabile contesto a carat- alla sfera tipicamente maschile e guerriera. te, rappresentato con una certa plasticità
secolo a.C., ha il suo supporto privilegiato tere cultuale (Trichiana, monte Nenz). Un Accanto ai ricorrenti votivi dei santuari sia a San Pietro Montagnon [cat. 10.5.3]
nelle situle, e si ritrova su altri manufatti, confronto puntuale si ritrova nella tomba veneti realizzati su lamina di bronzo tra che a Vicenza [cat. 10.5.6]. Un esemplare
dai foderi dei coltelli-pugnale alle placche atestina Benvenuti 122 in cui la chiave vi e v secolo a.C. la rappresentazione da Oderzo è riconducibile a una variante
di cintura, in cui, nella seconda metà del rappresenta il significativo attributo di del cavallo interessa anche altre tipologie intermedia tra una produzione schematica
vi secolo a.C., è possibile cogliere il riflesso una donna della classe aristocratica emer- di oggetti coinvolti nelle pratiche rituali e rigida e una invece più naturalistica e
di una visione favolistica: due cavalli alati gente. Al di là del significato funzionale, la come le palette in bronzo. Tra queste, dettagliata che sembra affermarsi verso la
accompagnano un uomo, anch’esso dotato chiave riveste un particolare interesse per in particolare, si distingue un esemplare fine del v-inizio del iv secolo a.C. [cat.
di ali, che è stato interpretato come pos- gli aspetti simbolici che sottende, collegati rinvenuto a Padova con manico traforato e 10.5.5]. Ad Altino un bronzetto di cavallo
sibile riferimento a un mito eroico di im- alla donna e al possesso di questo oggetto, lama trapezoidale [cat. 10.5.9]. In alto, sul della prima metà del iv, offerto nel san-
pronta adriatica tra Diomede e i Dioscuri. caratterizzato da forti valenze magico- fronte, reca incisa l’immagine di un caval- tuario di Fornace [cat. 10.5.7], con figura
Il tema della dimensione eroica che vede cultuali. Il rapporto con la figurazione del lo, raffigurato con la coda alzata, mentre incedente al passo, criniera ben sagomata
la presenza costante del cavallo, spesso cavallo, per il quale si può ipotizzare una della bardatura compaiono solo le redini; e coda portata in alto, appare ascrivibile
sottolinea la natura guerriera del prota- funzione perlomeno apotropaica rimane alcuni dettagli anatomici come l’occhio, all’orizzonte patavino e di San Pietro Mon-
gonista. L’iconografia, dall’arte delle situle di problematica interpretazione. La con- le orecchie, la criniera, il costato, il sesso, tagnon. Vale la pena sottolineare il ruolo
alla rappresentazione dei bronzetti votivi, notazione simbolico-religiosa della chiave, i garretti sono resi in modo molto vivido. rivestito dal santuario altinate, verosimil-
conferisce particolare risalto all’immagine prerogativa di molte figure divine come Sul retro, lungo i lati della lama, compare mente di valenza emporica, con diverse
del guerriero. Alcuni esempi ci vengono Hera e Artemide, è evidentemente ricono- un’iscrizione retica in alfabeto del tipo “di attestazioni alloctone; nello stesso luogo di
offerti dal vincitore sul cocchio, posto alla scibile anche nelle rappresentazioni di una Magrè” che documenta l’avvenuto dono culto accanto alle deposizioni di bronzetti
testa di un corteo di soldati e prigionieri, “signora degli animali” portatrice di que- rituale e attesta una presenza da parte di connesse alla sfera simbolica del cavallo
celebrato sulla situla Benvenuti [cat. 6.8], sto attributo in alcuni dischi bronzei del uno straniero che usa la lingua retica in sono note pratiche rituali che prevedevano

ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo


monumenti in pietra bibliografia: lv 1967 i, pp. 331-336; mobili e attacchi a croce, decorato sotto
Fogolari 1988, p. 103; Zampieri 1994, l’orlo con motivi lineari geometrici a buli-
10.1.1 p. 109; Malnati 2002a, p. 132; Marinetti no. L’iscrizione è posta sulla parete esterna,
Stele funeraria 2003b (iscrizione). attorno alla circonferenza, appena sotto la
Padova, via Ognissanti, successivamente am, fv fascia decorata. Verso destrorso.
conservata per lungo tempo vhrema.i..s.qo.i.ka.i.qiiariio.i..e.kupeqa
ad Albignasego jo.s.
calcare di Costozza, bassorilievo; 10.1.2 Fremaistoi Kaitiarioi ekupetabos
h 77,5, largh. 49,5, spess. 8,8 Stele funeraria «(Lo/gli) ekupetabos per Fremaisto Kai-
Padova, via Leonardo Loredan, 1913 tiario». L’iscrizione, apparentemente sem- [10.2.1]
Stele rettangolare con scheggiature. Al calcare di Costozza, altorilievo; h 84, plice, presenta molteplici possibilità di
centro dello specchio figurato, delimitato largh. 86,5, spess. 26 interpretazione, anche in relazione alla sua
da cornice, una coppia di cavalli incedente possibile funzione; sembra improbabile
verso sinistra, con morsi e bardature ben Stele rettangolare ricomposta; perduti per il lebete una destinazione funeraria
caratterizzati; sul carro, di tipo celtico con alcuni particolari del rilievo. Al centro o votiva: forse si tratta di una iscrizione
bassa sponda a doppio archetto, si trovano dello specchio figurato uno scontro tra di dono. Il destinatario è indicato con
l’auriga e una donna, entrambi con teste un cavaliere e un fante. Il guerriero, lo- formula binomia. Ekupetabo- – forma de- [10.2.1]
sproporzionate. Al carro è agganciato uno ricato, avanza verso destra su un cavallo rivata dalla stessa base ekupeta- presente in
scudo allungato. Lo spazio soprastante i impennato, brandendo lo scudo allungato ekupetaris [cat. 10.1.1] – dovrebbe indicare
cavalli è riempito da un grande uccello in nella mano sinistra e la spada nell’altra; il qualcosa o qualcuno che sta in relazione
volo; sotto i cavalli si trova invece un asfo- fante, nudo, è anch’esso armato di scudo con il cavaliere, eques: può qualificare il
delo, il fiore tipico del regno dei morti. La e spada, ma è accovacciato nel tentativo lebete stesso o la classe di oggetti cui il
scena simboleggia il viaggio verso l’aldilà. di proteggersi dall’attacco. La composi- lebete appartiene; oppure, ekupetabos è il
Linearismo, elementi decorativi e aperti zione, nel suo insieme, si differenzia dalle titolo di un personaggio che ha a che fare
riferimenti al mondo celtico denotano altre steli patavine. L’impeto della scena, con i “cavalieri”. In altri contesti (ad esem-
l’apertura della società patavina a influssi la torsione dei corpi, gli evidenti effetti pio nelle forme ekupetaris), il riferimento
stranieri. L’iscrizione corre entro una fascia chiaroscurali denotano una correlazione a “cavalieri” è inteso nel senso di classe
delimitata da solchi, lungo il lato superiore con l’arte ellenistica, di qui l’ipotesi che la sociale; qui però potrebbe valere anche
e il lato sinistro della stele. La lettura della [10.1.1] stele sia opera di una maestranza greca o nel senso letterale, in quanto il lebete è
prima parte è molto compromessa per l’u- magnogreca (tarantina). La scena, secondo tipicamente premio nell’ambito di giochi
sura della pietra. Verso sinistrorso. alcuni, potrebbe raffigurare una celtoma- sportivi. Riassumendo, le possibilità per
[(-)--].s.θerope.i..a[.-]uχeriio.i..e.k/[up] chia, ipotesi che trova giustificazione nella ekupetabos sembrano essere:
eθari.s..e.χo pressione esercitata dai Celti sul mondo 1. oggetto come riconoscimento di rango
[(-)--]steropei A[-]ugerioi ekupetaris ego veneto a partire dal iv secolo a.C. Si tratta sociale (equites); 2. personaggio (funzio-
«Io (sono l’) ekupetaris per [--]sterope A[-] di un monumento funerario con ogni pro- nario?) che ha a che fare con gli equites;
ugerio». Iscrizione secondo il formulario babilità riferibile a una sepoltura di elevato 3. oggetto come premio per una gara di
“parlante” (ego); il defunto è indicato con ceto sociale. Inizi del iii secolo a.C. cavalli; 4. personaggio (funzionario?) che
formula binomia, al dativo; le basi sono Musei Civici, Museo Archeologico, ha a che fare con gare di cavalli.
purtroppo incomplete, ma in ]sterope- è Padova, inv. 594 vi secolo a.C. (lebete); v secolo a.C.
probabilmente da riconoscere un nome di bibliografia: Fogolari 1988, pp. 102-103; (iscrizione).
origine greca. Ekupetaris (con le varianti Zampieri 1994, p. 109; Malnati 2002a, Museo del Fiume Bacchiglione, Cervarese
epetaris, eppetaris, ekvopetaris) è termine che p. 132; Braccesi 2010. Santa Croce, Padova, ig 280816
ricorre su stele, su ciottoloni, su oggetti di fv bibliografia: Bianchin Citton, Malnati [10.2.2]
bronzo, per cui dovrebbe valere in termini 2001 (oggetto); Marinetti 2004
generali “monumento (funebre)”; alla base (iscrizione).
vi è una forma *ekupet- (da *ekvo- “cavallo” ekvo: il nome am
e *pet- “signore”) che si suppone identifichi
una classe sociale, quella dei “cavalieri/equi- 10.2.1
tes”: ekupetaris pertanto sarebbe indicazione Lebete con iscrizione
del monumento pertinente a uno specifico Cervarese Santa Croce, Padova,
rango sociale. iv secolo a.C. corso del Bacchiglione
Musei Civici, Museo Archeologico, bronzo, h 16, ø 29,5
Padova, ig 185646, inv. 834 Lebete in lamina di bronzo con manici
[10.1.2]
ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo
10.2.2 corrisponde a un cordolo di limo grigio, che L’ossuario situliforme, a fasce rosse e nere
Pilastrino con iscrizione funge da contenimento, sulla cui sommità distinte da cordoni, conteneva quattro
votiva viene reimpostata, poco dopo, una stac- anelli in bronzo, una conchiglia, resti di
Este, Fondo Baratella, Santuario cionata, di cui rimane traccia dell’incasso. un elemento organico, oltre a due fibule
di Reitia, 1880-1886 Contestualmente vengono effettuate alcune ad arco serpeggiante con fermapieghe a
pietra di Nanto; h 61,5 deposizioni marginali esterne con forti im- disco, una terza di tipo a drago e il fram-
plicazioni rituali: un inumato privo di cor- mento di una quarta. Il corredo ceramico
Pilastrino con capitello a sezione quadran- redo e due inumazioni equine sul margine si componeva di una coppa, tre ollette e
golare e cuscino modanato; sulla sommità sud-est. Il cavallo della tomba 117 è sepolto una scodella, coperte da tre piattelli mo-
restano infissi due perni in bronzo. L’iscri- [10.3.1] [10.3.1] rannicchiato sul fianco destro e mostra evi- noansati e un coperchietto. Sopra a uno
zione è posta sulla faccia superiore, lungo i denti segni di frattura al centro della fronte. di questi piattelli un elemento organico è
bordi, su tre lati; è quasi totalmente illeg- Il cavallo della tomba 57 è sepolto con le interpretabile come residuo di un’offerta
gibile nella parte iniziale. Verso sinistrorso. zampe stese, coricato sul fianco sinistro e di cibo. Probabilmente all’interno di un
[-------------].s.e./kvo[.]n[.]zona.s.to/ accoglie in corrispondenza del ventre un contenitore in materiale deperibile, legno
re.i.ti[--]mego giovane individuo maschile rannicchiato, o cuoio, era stato deposto un set di utensili [10.3.2]
[-------------]s ekvon donasto Reitiai mego con il braccio sinistro alzato sopra la testa. da artigiano in ferro, destinato forse alla
«[-------------]s donò me, il cavallo, a Rei- Un riporto limoso, con superficie inclinata lavorazione del cuoio o dell’osso, che com-
tia». Iscrizione votiva, in formula “parlan- copre queste tombe, venendo a formare prendeva un punteruolo, un succhiello,
te” (mego). Il nome dell’offerente è andato una vera e propria ala esterna. Le otto due coltelli e un altro utensile, oltre a una
perduto; l’oggetto dell’offerta è il “cavallo” sepolture rinvenute in questa porzione di cote in pietra. Completavano il corredo
(ekvon), cioè una statuina di bronzo che tumulo, tutte a dolio, si dispongono lungo due rare punte di freccia in ferro e un amo
doveva essere fissata alla sommità del pi- il perimetro della staccionata, su una fila in bronzo, oggetti che, accanto alle attività
lastrino. L’ipotesi che si tratti di un’offerta esterna e una interna. La grande struttura artigianali, rinviano anche a quelle della
legata a gare ippiche non ha particolare funeraria testimonia non solo la proget- caccia e della pesca; la conchiglia invece è
fondamento. v-iii secolo a.C. tualità dell’acquisizione di uno spazio a frequentemente deposta in tombe infan-
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, destinazione familiare, espressione dei le- tili. In attesa di analisi antropologiche, si
mna 1275 gami di prossimità sociale degli individui ipotizza la presenza di un uomo e forse di
bibliografia: lv 1967 i, pp. 177-179. [10.3.2] e delle famiglie sepolte, ma lascia anche un bambino. La sepoltura è inquadrabile
am intravedere il codice sotteso alla necessità di cronologicamente per gli elementi del
delimitazione tra mondo dei vivi e mondo corredo e per il contesto stratigrafico nel
dei morti, sacralizzata dal sacrificio dei due secondo quarto del vi secolo a.C.
le sepolture equini, uno dei quali accompagnato da un SBAVeneto, Padova, ig 361100-361134,
[10.3.3]
giovane uomo su cui pure incombe il dub- 361169
10.3.1 bio dell’uccisione rituale. Inedita.
Il tumulo A e le tombe 57 e 117 SBAVeneto, Padova lm
Padova, necropoli via Tiepolo / bibliografia: Gambacurta, Locatelli,
via San Massimo, 1990-1991 Marinetti, Ruta Serafini 2005, pp. 17-19.
ggam, ars 10.3.3
Il settore della necropoli orientale patavina Tomba 51 via Tiepolo /
tra via Tiepolo e via San Massimo scavata via San Massimo
nel 1990-1991 ha restituito circa 300 se- 10.3.2 Padova, via Tiepolo / via San Massimo,
polture che coprono un arco cronologico Tomba 49 via Tiepolo / necropoli, tumulo A, 1990-1991
dall’viii secolo a.C. alla prima età romana [10.3.3] via San Massimo dolio; h 68, ø orlo 47,5
imperiale. Nelle fasi più antiche l’area è or- Padova, via Tiepolo / via San Massimo,
ganizzata con tumuli di dimensioni medio- necropoli, tumulo A, 1990-1991 Sepoltura in dolio con terra di rogo po-
piccole, realizzati mediante l’apporto di dolio; h 56, ø orlo 42,5 sta originariamente sopra a un coperchio
sabbie e limi contenuti da delimitazioni deperibile e collassata all’interno dopo il [10.3.4]
lignee. Nel vi secolo a.C. viene realizzato Sepoltura in dolio con terra di rogo col- suo degrado. Le ossa erano contenute
un tumulo di grandi dimensioni (A), del locata originariamente sopra al coperchio in un vaso cinerario a corpo globulare
diametro ricostruito di circa 20 metri e ligneo e penetrata all’interno, dopo il cedi- schiacciato su piede espanso, a fasce rosse
dell’altezza residua di poco più di 1 metro; mento dello stesso. Sono state rilevate trac- e nere distinte da cordoni e richiuso da un
con sedimenti sabbiosi e limosi e limiti ce di un segnacolo, probabilmente ligneo, coperchio con analogo motivo decorativo.
deperibili. Il primo elemento strutturale infisso in corrispondenza della tomba. Al suo interno erano deposte due fibule,
[10.3.3]
ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo
un frammento di anello e di un altro ele- ne aree vuote rilevate durante lo scavo del quentemente in Veneto dal vi al iii secolo a disco, accessorio di norma maschile,
mento di bronzo, due vaghi in oro e uno cinerario testimoniano l’originaria presenza a.C. nelle sepolture femminili e sono inter- potrebbe essere l’indicatore di un secondo
in pasta vitrea, oltre a un set da toeletta in di alcuni oggetti deperibili non conservati. pretabili come rappresentazioni simboliche defunto o costituire un’offerta funebre. Il
ferro, costituito da pinzetta e nettaunghie La tomba può essere datata nel terzo quarto della dote delle defunte o in alternativa secondo ossuario, forse deposto in seguito,
o nettaorecchie, uniti tramite un anello. del vi secolo a.C. in base alle caratteristiche come oboli di Caronte, necessari per pagare è di dimensioni ridotte e senza corredo in-
Il corredo fittile si componeva di quattro dell’ossuario e alla collocazione stratigrafica. il viaggio verso il mondo dell’oltretomba. terno, caratteristiche costanti in casi di in-
ollette a cordoni, solcature o motivi a stra- SBAVeneto, Padova, ig 361052-361053 Le evidenze stratigrafiche documentano dividui infantili. Vicino erano stati deposti
lucido, due bicchieri e due coperchietti. Inedita. che la terra di rogo fu cosparsa intorno al una coppa e un vasetto miniaturistico, che
Erano inoltre presenti due coppe decorate lm dolio all’altezza della spalla; il coperchio conteneva le ossa di un piccolo animale.
a stralucido radiale e una terza in ceramica deperibile, probabilmente ligneo, era ac- Tra gli oggetti del corredo comune figu-
semidepurata con presa laterale trilobata in compagnato in questo caso da un ulteriore rano tre rocchetti, tre ollette con impilate
corrispondenza di un foro. Al suo interno 10.3.5 elemento di chiusura della tomba che for- altrettante coppe-scodelle, due bicchieri,
sono state ritrovate ossa di pesce, residui di Tomba 64 via Tiepolo / mava con il primo una intercapedine, dove [10.3.5] [10.3.6] due vaghi d’ambra e alcuni frammenti di
un’offerta alimentare per il defunto. Resti via San Massimo erano state deposte offerte di cibo o oggetti catenella in bronzo, oltre a un occhiello
di un elemento organico e alcuni spazi Padova, via Tiepolo / via San Massimo, deteriorabili non conservati. In attesa delle per fermaglio di cintura, pertinente forse
vuoti nella disposizione dei vasi testimo- necropoli, tumulo A, 1990-1991 analisi antropologiche, le dimensioni del a quello trovato nel primo ossuario. Uno
niano deposizioni di oggetti deperibili non dolio; h max 21, ø fondo 16,2 dolio e del contenitore cinerario portano a spazio vuoto accanto all’ossuario centrale
conservati. Completavano il corredo due ipotizzare la sepoltura di un individuo d’età indizia la deposizione in origine di offerte
fusaiole e tre rocchetti, decorati a cuppelle Sepoltura in dolio profondamente scon- infantile. Gli aes rude potrebbero riferirsi a deperibili. Un anello spezzato e alcuni
o incisioni, oltre a un coltello in ferro e volta da interventi posteriori. Si conservava un individuo femminile o, in alternativa, frammenti ceramici nella terra di rogo te-
ai resti di una lamina in bronzo, forse solo la parte inferiore del contenitore e costituire un’offerta dei parenti al defunto. stimoniano offerte, libagioni o altre azioni
un astuccio cilindrico. Alcuni frammenti pochi frammenti degli oggetti di corredo. Terzo quarto del vi secolo a.C. rituali, durante il rogo funebre o all’atto di
ceramici e di bronzo, tra cui una punta di L’ossuario era forse contenuto in una situla SBAVeneto, Padova, ig 361096-361099 chiusura della tomba. Analisi antropolo-
freccia e un nettaorecchie con terminazione bronzea di cui rimaneva solo il fondo. Tra Inedita. giche sulle ossa cremate potranno chiarire
a cucchiaino, ritrovati nella terra di rogo i fittili erano presenti almeno due coppe, lm meglio numero, età e genere dei defunti.
presuppongono offerte o rituali eseguiti una scodella e alcune ollette. L’unico og- Terzo quarto del vi secolo a.C. anche sulla
sulla pira funebre o all’atto di chiusura getto conservato del corredo personale del base della collocazione stratigrafica.
della tomba. La sepoltura, riferibile a una defunto è una fibula, ad arco serpeggiante 10.3.7 SBAVeneto, Padova, ig 360956-360993
defunta, è inquadrabile cronologicamente con fermapieghe a disco, che permette di Tomba 45 via Tiepolo / [10.3.7] Inedita.
in base al corredo e alla collocazione strati- ipotizzare la presenza di almeno un defunto via San Massimo lm
grafica poco dopo la metà del vi secolo a.C. di sesso maschile. La tomba è databile per Padova, via Tiepolo / via San Massimo,
SBAVeneto, Padova, ig 361135-361165 gli oggetti di corredo e per la posizione stra- necropoli, tumulo A, 1990-1991
Inedita. tigrafica nel terzo quarto del vi secolo a.C. dolio; h 73, ø orlo 54 le bardature
lm SBAVeneto, Padova, ig 361054-361057
Inedita. Sepoltura in dolio con terra di rogo posta 10.4.1
lm originariamente sopra a un coperchio de- Elementi di bardatura equina
10.3.4 peribile e ritrovata all’interno della tomba. [10.3.7] [10.3.7] Este, Padova, villa Benvenuti, necropoli,
Tomba 96 via Tiepolo / Erano presenti due ossuari, un situliforme tomba 278, 1904
via San Massimo 10.3.6 e un’olletta, entrambi decorati a fasce rosse bronzo, zanna di cinghiale, fusione,
Padova, via Tiepolo / via San Massimo, Tomba 50 via Tiepolo / e nere distinte da cordonature, coperti da intaglio; morso lungh. 26, montanti
necropoli, tumulo A, 1990-1991 via San Massimo coppe capovolte. Il primo, collocato in lungh. 15,5, borchie ø 3, occhielli
contenitore deperibile in fossa; ø 30 circa Padova, via Tiepolo / via San Massimo, posizione centrale, conteneva ornamenti lungh. 2,6, gancio lungh. 4,5
necropoli, tumulo A, 1990-1991 personali in bronzo che identificano al-
Sepoltura in contenitore di materiale de- dolio; h 42, ø orlo 28,7 meno un individuo femminile e forse un Rinvenuto tra gli oggetti di corredo di
peribile con terra di rogo posta originaria- bambino: una placca da cintura, un anello, una tomba molto probabilmente di una
mente sopra e penetrata all’interno dopo Il contenitore era un piccolo dolio con un’e- due fermatrecce, una fibula ad arco ribassa- coppia, le cui ceneri sono state ricongiunte
il suo degrado. L’unico vaso presente era laborata decorazione a stralucido, che in- to allungato e l’ago di una seconda; inoltre, in un unico ossuario (un altro piccolo vaso
l’ossuario, decorato a stralucido a fasce cludeva solo un ossuario a bicchiere a fasce due vaghi di collana in ambra e un elemen- conterrebbe i resti di un bambino di 6-7
radiali, rinvenuto senza coperchio, forse rosse e nere distinte da cordoni, chiuso da to in osso “a rastrelliera”, probabilmente anni), è da riferire alla prima deposizio-
richiuso da un tessuto o da un elemento un coperchietto deperibile. All’interno di connesso all’attività di filatura. Il fermaglio ne, maschile. Compongono la bardatura
ligneo. All’interno, oltre alle ossa combuste, quest’ultimo erano presenti due frammenti a placca è frequente nelle necropoli venete un morso, due montanti in zanna di
era stato deposto un elemento di collana a di aes rude. Questi lingottini di bronzo, con in relazione a individui infantili. Una fi- cinghiale, un gancio e cinque occhielli di
tubetto spiraliforme in filo di bronzo. Alcu- valore premonetale, vengono deposti fre- bula ad arco serpeggiante con fermapieghe riscontro, cinque passanti. I due montanti
[10.3.7] [10.3.7]
ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo
e un anello sono stati deposti sul coperchio 10.4.3 l’appartenenza al tipo del morso “italico” nella necropoli di Altino, databili tra iii e
della cassetta, tra la terra di rogo, insieme Bardatura equina a leva con pendenti laterali (Gambacurta ii secolo a.C. W.M. Werner data al ii seco-
a due zanne alludenti all’attività venatoria, Ciringhelli di Vigasio, Verona, 2003b, pp. 95-97, figg. 6-7a; Righi 2004, lo a.C. il morso assai simile con appendici
forse a segnalare il ruolo del defunto. La fondo Castelbarco, 1929 p. 685, n. 8.32b); la conformazione della a omega proveniente da Roje in Slovenia.
tomba è stata datata al 625 a.C. circa, an- ferro; barre laterali lungh. 21, barbozzale placchetta dei montanti e i pendenti con Una datazione al La Tène D1 (tardo ii-inizi
che se non si esclude una lieve anteriorità lungh. 13,6, montanti ø 8,4, pendaglio h 3 terminazioni aperte non conformate a i secolo a.C.), è stata proposta recentemente
per la deposizione maschile. protome zoomorfa richiamano tuttavia al da D. Božič sulla base della tipologia dello
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Durante i lavori in una cava presso il fondo tipo “tracio” (Schönfelder 2002, fig. 157, sperone. iii-ii secolo a.C.
mna 4321-4326; 4342-4344b della contessa L. Castelbarco Erba, venne n. 5). Esemplari simili sono noti in diverse Civico Museo di Storia ed Arte, Trieste,
bibliografia: Este ii 2006, tomba 278, intercettata un’area funeraria: i materiali, località, tra cui Adria, Altino e nell’alto inv. 18388, 18392
pp. 339-348, tavv. 191, g-i, 195, 26-32. in parte recuperati dagli operai, vennero Isonzo, ma anche in area danubiana e in bibliografia: Frey 1983-1984, pp. 277-289;
cp donati al Museo Civico di Verona. Non si alcuni siti francesi. iii secolo a.C. Božič 2004, pp. 6-8; Righi 2004, p. 685;
conosce quindi alcun dato dell’associazio- Museo Civico, Feltre, fa 247 Mlinar, Gerbec 2011.
ne dei contesti funerari, ma il nucleo dei Inedito. Confronti: Werner 1984, pp. 141-151;
10.4.2 manufatti è riferibile al tardo La Tène (ii-i an Gambacurta 2003b, pp. 90-113.
Bardatura equina secolo a.C.): vasellame bronzeo, armi, og- grig, sv
Oderzo, Treviso, Opera Pia Moro, getti di ornamento, vasellame e un morso
necropoli, tomba 49, 2005 di cavallo. Quest’ultimo è del tipo a leva, 10.4.5
ferro e bronzo; filetto largh. 11, montanti [10.4.1] con appendici laterali a omega e termina- Morso equino del tipo a leva 10.4.6
h 10,5, largh. 13, montanti in bronzo zioni a tampone, barbozzale rigido, aste (Hebelstangetrense) e sperone Bardatura equina
largh. 6,5, borchie ø 1,5-2,5 laterali con piastra rettangolare a tre fori, Caporetto-Kobarid (Slovenia), fondo Altino, Venezia, Le Brustolade, necropoli,
filetto ad asola aperta. Secondo una pratica Maler, necropoli, sepoltura di cavallo tomba di cavallo 1, 1977
Bardatura di un cavallo maschio di circa già documentata nel morso del cavallo 1 presso la tomba 32, scavi Marchesetti 1886 ferro, bronzo e argento; morso largh. 17,8,
12-15 anni, sepolto in una fossa in un tu- di Altino [cat. 10.4.6], al filetto è fissata ferro, bronzo; in 7 pezzi; appendici a omega h 15, pendaglio h 2,5,
mulo a lui destinato. La bardatura è costi- una catenella con pendaglietto più antico largh. ricostruita 14 fibula in argento lungh. 2,6, anello in
tuita dal morso e dalle componenti esterne (seconda metà del v secolo a.C.), con bronzo ø 13,8, falere ø 5-6,3
della testiera. Alle estremità del filetto funzione apotropaica, che trova un preciso Il morso, pressoché completo salvo piccole
snodato sono agganciati due anelli con confronto nella tomba 40 dell’Opera Pia lacune, è costituito da filetto, leva e mon- La necropoli delle Brustolade costituisce
tirante desinente a bottone che si collega- Moro di Oderzo [cat. 9.25]. ii-i secolo a.C. tanti in ferro ed è fornito di due appendici il nucleo nordoccidentale della vasta area
vano ai montanti in ferro, con forma ad Museo Civico Archeologico al Teatro superiori a omega in bronzo desinenti in funeraria settentrionale di Altino, dove
arco, terminanti con globetti e decorati da romano, Verona, vr 36514 protomi ornitomorfe (cigno o anatrella). ben 27 sepolture equine si alternano a
ipotizzabili intarsi in materiale deperibile. bibliografia: Salzani 1985a, tav. 8,2; Salzani Era deposto presso lo scheletro di cavallo, tombe umane, soprattutto a inumazione.
In prossimità dei montanti si trovano altri 1987a, p. 105. nei livelli superiori della necropoli. Erano La tomba della pariglia dei cavalli 1 e 2,
due elementi arcuati in bronzo, ai quali vg associati anche uno sperone e un elemento entrambi maschi adulti, appartiene alla
dovevano essere fissate le parti in cuoio [10.4.2] a “D” in bronzo, probabile elemento di fase più recente, che copre l’arco crono-
della testiera attraverso i numerosi ribatti- fibbia. A Caporetto sono state individuate logico tra il v e il iii-ii secolo a.C. La
ni. Le fasce in cuoio che consentivano di 10.4.4 dal Marchesetti altre due sepolture di cavalli bardatura del cavallo 1, meglio conservata
fissare la bardatura alla testa dell’animale Morso equino in necropoli e nel 2010 un’area a probabile di quella dell’altro, è costituita da un
erano collegate da ganci in ferro, singoli o Feltre, Cimitero urbano, 1896 destinazione cultuale con deposizioni di ca- morso in ferro del tipo detto “a omega”,
doppi, e decorate da molteplici borchie in ferro, bronzo; lungh. 21 circa, valli e armi lateniane databili tra tardo iv e i con filetto ad asola aperta e barbozzale
ferro. La complessità e la singolarità degli largh. 12 circa secolo a.C. I morsi a leva sono presenti nella rigido a barra ispessita, montanti mobili
elementi che la compongono rendono la penisola italiana, ma diffusi anche a nord con appendici a omega dalle terminazio-
bardatura un esemplare unico, forse con Morso equino rinvenuto durante la co- delle Alpi in territori celtici e nei Balcani, ni ornitomorfe, presso una delle quali
funzione cerimoniale. La sepoltura si col- struzione della cappella funeraria a sud fino in Grecia. Secondo O.H. Frey erano è inserito un pendaglio fusiforme più
loca nella seconda metà del v secolo a.C. della chiesetta, in una zona da cui pro- destinati a cavalli di razza venduti o donati antico, quindi forse tramandato come
sulla base dei frammenti fittili e di una vengono un esemplare simile e altri ele- a personaggi di alto rango. L’esemplare di amuleto. Coeva al morso, invece, la fibula
fibula deposti nel sedimento di copertura. menti di morso equino. È caratterizzato Caporetto-Kobarid, nell’alta valle dell’I- medio La Tène in argento, probabilmente
Museo Archeologico “Eno Bellis”, da filetto in ferro ad asola centrale a “U”, sonzo, trova stretti confronti con quello, agganciata alle redini. Un ulteriore ele-
Oderzo, Treviso, ig 327358 montanti laterali mobili in bronzo con datato al iv secolo a.C., proveniente dalla mento del morso è rappresentato da un
bibliografia: Groppo 2011a. terminazioni ad asole aperte, barbazzale tomba ipogea di Canosa di Puglia e asso- anello in bronzo, mentre abbelliscono la
vg rigido pure in bronzo. Al filetto sono ciato al noto elmo a calotta con paranuca, bardatura due falere in bronzo collocate
raccordati due caratteristici pendenti con decorato con motivi lateniani. Affinità sono presso le tempie dell’animale. Fine iii-
terminazioni ad anello che ne definiscono riscontrabili anche con i morsi rinvenuti ii secolo a.C.
[10.4.3] [10.4.3]
ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo
Museo Archeologico Nazionale di Altino, di pendagli a coda di rondine. Riferibile e, più di recente, un utilizzo delle acque
Venezia, ig 42353-42359 a una tipologia hallstattiana, è un oggetto termali nella cura di animali contagiati da
bibliografia: Gambacurta 2003b; ricollegabile a figure femminili di rango, cui epidemie. vi-v secolo a.C.
Gambacurta 2011b. l’immagine del cavallo conferisce un parti- Musei Civici, Museo Archeologico,
vg colare prestigio, come testimonia l’esem- Padova, inv. xiii-28
plare del tutto simile deposto nella tomba bibliografia: Padova preromana 1976,
atestina Benvenuti 122 (seconda metà del p. 201; Dämmer 1986, p. 156, n. 29;
10.4.7 vii secolo a.C.). Oltre che nella sfera fune- Zampieri 1986, pp. 210-211; Delle antiche
Bardatura equina raria, in ambito sacro la chiave rappresenta terme 1997, pp. 56-57; Bassani 2011.
Este, Padova, Campagna Franchini un attributo di rilievo, pertinente a divinità fv
bronzo; lungh. max 24,2, largh. max 12,5 femminili, sia nel mondo classico, in re-
[10.4.4] [10.4.5] lazione a Ecate, Hera e Artemide, sia nel
L’esemplare, rinvenuto ancora indossato Veneto, dove compare sui dischi di bronzo 10.5.3 [10.5.2]
dal cavallo (si conserva infatti una parte di Montebelluna, Ponzano, Musile di Piave. Cavallino
del cranio), è stato interpretato come mu- Seconda metà del vii secolo a.C. Montegrotto Terme, Padova, stipe
seruola, e confrontato con alcuni manufat- Museo Civico, Belluno, ig 260816 Braggion, 1911
ti dalla Magna Grecia. Si tratta di oggetti bibliografia: Ruta Serafini 1996a. bronzo, fusione piena; h 5,2, lungh. 9,2
molto rari, il cui uso è documentato in ggam
scene di bardatura raffigurate su vasi at- Rinvenuto durante gli scavi condotti da
tici, dove in realtà i cavalli indossano non Alfonsi per conto dell’allora Soprinten-
preziose museruole in bronzo, ma attrezzi 10.5.2 denza alle Antichità delle Venezie presso lo
[10.4.5] Cavallino stabilimento termale Braggion, nell’attuale
simili a imbuti di vimini; Senofonte ne
Montegrotto Terme, Padova, santuario centro di Montegrotto, rientra tra i votivi
raccomandava l’uso quando si strigliava
lacustre, fondo Scapin, 1872 del bacino termale lacustre ove era ubicato
l’animale, o quando lo si conduceva all’a- [10.5.3]
bronzo, fusione piena con incisioni il santuario di San Pietro Montagnon. Il
perto senza morso, per evitare che potesse
a bulino; h 7,6, lungh. 9,8 cavallino, stante, è rappresentato in modo
mordere (Xen., Eq., 5, 3). Il reperto di
piuttosto plastico e si può ricondurre a
Este proviene da antiche raccolte senza
Bronzetto raffigurante un cavallo stante; una varietà intermedia tra una produ-
contesto, ma è molto probabile che sia da
il corpo, ben modellato, risulta eccessi- zione schematica e rigida [cat. 10.5.7], e
riferire a una sepoltura equina, come gli vamente allungato, con groppa inarcata, una invece più naturalistica e dettagliata
esemplari con i quali si confronta. Analo- pettorali evidenziati e collo massiccio; [catt. 10.5.2, 10.5.4]. È raffigurato con la
[10.4.6] gamente a questi può essere datato in età zampe tozze e leggermente divaricate, con bocca aperta, resa con un profondo taglio
ellenistica. evidente sproporzione tra quelle anterio- orizzontale, orecchie appuntite, criniera
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, ri, molto corte, e quelle posteriori più arcuata e sottile, collo prominente, cor-
mna 3230 lunghe; ginocchia e garretti pronunciati, po allungato, garretti posteriori delineati,
bibliografia: De La Genière 1997. resa sommaria degli zoccoli; il muso è coda inarcata. v secolo a.C. [10.5.4]
cp sottile, con occhi a bulbo, naso appena Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
segnato, bocca realizzata con una solcatu- ig 11679, mna 36043
ra, orecchie piccole e appuntite; criniera bibliografia: Padova Preromana 1976,
le immagini dei cavalli plastica e assottigliata, coda conservata in tav. 42, 7, cat. 29, B, 7; Dämmer 1986,
piccola parte. La superficie dell’animale è tavv. 13, 28.
10.5.1 decorata a incisione con motivi geometrici vg
Chiave hallstattiana che, forse concepiti come sottolineatura
Trichiana, Belluno, 1994 di dettagli anatomici, assumono valenza
bronzo, fusione piena; h 38,5 ornamentale. Il bronzetto appartiene alla 10.5.4
stipe votiva rinvenuta lungo la riva del la- Cavallo
[10.4.7] [10.5.1] Rinvenuta in una fossetta isolata, con ghetto termale di San Pietro Montagnon, Este, Padova, santuario di Reitia, scavi di
probabile destinazione votiva, la chiave è oggi scomparso. Si tratta di uno degli recupero 1881-1886
costituita da un lungo fusto con gancio oggetti più interessanti del deposito che bronzo, fusione piena; h 12,8, lungh. 11
all’estremità e immanicatura a cannone, ha restituito, oltre a molti fittili, alcune
sormontata da un cavallino a fusione piena decine di bronzetti, tra cui diversi cavalli. In vivace movimento rampante, di belle
e desinente a flabello traforato, cui è aggan- Questi oggetti hanno indotto a ipotizzare proporzioni slanciate. Corpo fusiforme
ciato un ricco pendaglio a placca triangola- nell’area sacra un culto legato al cavallo con collo allungato, criniera segnata da
re, dal quale pendono catenelle con coppie
ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo
solchi obliqui sul lato destro del capo e del tentativo di resa naturalistica nella posa garretti e zoccoli. L’iscrizione testimonia
collo. Testa ben modellata con orecchie delle zampe anteriori, modellate ad accen- che la lamina venne offerta in dono alla
ritte in avanti, ganasce rilevate, occhi a nare un movimento di galoppo. La forma divinità Trumusiate da parte di Kellos Pit-
bottoncino con palpebre rilevate, bocca assottigliata della groppa lascia ipotizzare tamnikos. Fine del v-iv secolo a.C.
a profondo solco, froge incavate. Arti la presenza in origine di un probabile Museo Archeologico della Magnifica
modellati plasticamente, accentuata la mu- cavaliere. Si tratta dell’unica testimonianza Comunità di Cadore, Pieve di Cadore,
scolatura degli arti posteriori con evidente da Vicenza di un soggetto tanto caro e Belluno, ig 357
ricerca di effetto dinamico. Mancano la frequente nelle offerte votive degli antichi bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001,
coda, la zampa posteriore sinistra e parte Veneti. La datazione si colloca attorno al n. 91 pp. 159, 339; Akeo 2002, cat. 51,
delle zampe anteriori. iv secolo a.C. v secolo a.C. p. 226.
Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, Museo Naturalistico Archeologico, vg
[10.5.5] mna 11033 Vicenza, ei 164
bibliografia: Chieco Bianchi 2002, p. 67, Inedito.
n. 46, tav. 25. mf 10.5.9 [10.5.8] [10.5.8]
amcb Paletta rituale figurata
e iscritta
10.5.7 Padova, piazza del Santo, chiostro
10.5.5 Cavallino del Capitolo, 1899
Cavallino Altino, Venezia, località Fornace, bronzo, fusione piena; largh. 9,3,
Oderzo, Treviso, 1887 santuario lungh. 27,7
bronzo, fusione piena, dettagli a lima; bronzo, fusione piena; h 5,2, lungh. 6,5
h 8,6, lungh. 13,4 La paletta è stata rinvenuta in occasione
L’animale è raffigurato incedente al pas- di lavori di scavo all’interno del convento
Rinvenuto in un luogo imprecisato del ter- so, con la criniera ben sagomata e la del Santo, a sud della basilica. Si tratta di
[10.5.6]
ritorio opitergino, il cavallino è raffigurato coda portata alta. L’esemplare, modellato una paletta di tipo B con manico traforato,
stante, reso in maniera piuttosto naturalisti- schematicamente, è di produzione veneta. lama trapezoidale con gli angoli della base
ca con cura dei dettagli anatomici. Il muso iv secolo a.C. smussati e arrotondati. Sul retro si osser-
è allungato, gli occhi sporgenti, le orecchie Museo Archeologico Nazionale, Altino, vano un asterisco e due “V” sovrapposte
appuntite, la criniera a cresta, il collo legger- Venezia, al 46590 nella parte inferiore del manico, mentre
mente sinuoso, un lungo corpo cilindrico; bibliografia: Gambacurta 2002f, n. 13, lungo i lati della lama compare un’iscrizio-
nelle zampe sono indicati gli zoccoli, i gar- p. 320. ne retica in alfabeto del tipo “di Magrè”
retti posteriori e le ginocchia, mentre la coda (etsualeutikukaian. /nakinatarisakvil), che
è mozzata. Trova il miglior confronto ad testimonia l’avvenuta offerta rituale di un
Altino (Tombolani 1981, n. 51, pp. 76-77). Si 10.5.8 dono e attesta l’uso della lingua retica in
tratta di uno dei pochi votivi finora attestati Lamina figurata territorio pienamente venetico. In alto,
a Oderzo, quasi tutti da rinvenimenti for- Lagole di Calalzo, Belluno, santuario, sulla fronte, è incisa l’immagine di un
[10.5.7] tuiti e da collezioni ottocentesche, rappre- 1953 cavallo, raffigurato con le gambe allargate,
sentati soprattutto da bronzetti di guerrieri. bronzo, laminazione e decorazione il muso allungato, la coda alzata; sono resi
v-iv secolo a.C. a sbalzo; h 23, largh. 25 alcuni dettagli anatomici come il naso,
Museo Archeologico “Eno Bellis”, l’occhio, le orecchie, la criniera, il costato, [10.5.9] [10.5.9]
Oderzo, Treviso, mc 268 Rinvenuta negli scavi condotti da Gio- il sesso, i garretti, mentre della bardatura
bibliografia: Tombolani 1984, p. 846. vanni Battista Frescura, è riconducibile compaiono solo le redini. Seconda metà
vg alle lamine del tipo “a pelle di bue”, di del iv secolo a.C.
forma quadrangolare, con lati inflessi e Musei Civici, Museo Archeologico,
appiccagnolo per l’affissione. Su tre lati Padova, ingr. 42506, mc xix-90
10.5.6 della cornice esterna corre l’iscrizione ve- bibliografia: Padova Preromana 1976,
Cavallino netica, mentre nello specchio è raffigurato cat. 28, 33, tav. 36A; Akeo 2002, cat. 20,
Vicenza, provenienza incerta un cavallo. L’animale è rappresentato di pp. 186-187; La città invisibile 2005,
bronzo, fusione piena; h 6,5, lungh. 11 profilo, al galoppo, appare muscoloso ma cat. 23 p. 126 e figg. 138, 155.
slanciato, riccamente bardato e ben curato vg
Il bronzetto dalle proporzioni anatomiche nei dettagli: sono indicati il morso e le
allungate, caratterizzato da una particola- redini, una lunga criniera, orecchie ritte
re volumetria geometrica, testimonia un e appuntite, coda inarcata verso l’alto,

ekvo: il cavallo   ekvo: il cavallo


11. la galassia pedemontana
il sistema dei villaggi sulle alture
mariolina gamba, luciano salzani

la galassia pedemontana in quota o nelle vallate più interne, mentre i definito come “area cuscinetto” tra il mondo
bovini prevalevano nei villaggi aperti verso la retico alpino e quello veneto di pianura, o
Oltre la pianura, alla fine del vi secolo a.C., pianura, per i pascoli più estesi. Tra i casi me- anche come “facies di Magrè”. Infatti, in
numerosi villaggi tornano a fiorire sull’in- glio noti e analizzati nelle dinamiche insedia- un contesto di cultura materiale sostanzial-
tera fascia prealpina. Si ipotizza una vera e tive e di popolamento sono la pedemontana mente veneto diventa sempre più massiccia
propria colonizzazione dalle città di pianura, veronese e vicentina. la presenza di elementi retici. In particolare,
interessate alle notevoli risorse del territorio [mariolina gamba] alcune tazze tipo Fritzens-Sanzeno sembrano
e al controllo delle vie di penetrazione verso più di importazione che di imitazione locale.
la regione retica e il mondo centroeuropeo, Tutta la documentazione epigrafica è in
lungo le valli dei fiumi alpini. In due secoli i lessini alfabeto retico. Nel comparto montano dei
il popolamento si intensifica con villaggi, Lessini, intorno ai 1000 metri, si affermano
più o meno estesi, posti sulla sommità, sulle Il popolamento sui monti Lessini e nelle loro importanti abitati sul monte Purga di Velo e
pendici o sulle testate collinari prospicienti la propaggini collinari presenta una sostanziale sul monte Loffa di Sant’Anna d’Alfaedo. In
pianura, in un sistema che sfruttava le alte, continuità per tutta l’età del ferro, con un quest’ultimo sono stati trovati numerosi pesi
le medie e le basse quote a fini agricoli, di forte incremento di insediamenti soprat- da telaio e fusarole, che stanno a indicare
allevamento, di silvicoltura, ma anche per tutto nella seconda metà del i millennio che la lavorazione della lana era una delle
le risorse minerarie. La fitta rete di villaggi a.C. Nella fase iniziale (ix secolo a.C.) vi è attività principali. Il vicino abitato di Castel
garantiva l’approvvigionamento di prodotti una diffusa presenza di villaggi posti sulle Sottosengia, attribuibile agli ultimi secoli
locali e del retroterra montano, bestiame, lat- testate delle dorsali collinari a controllo dello del i millennio a.C., era caratterizzato da
ticini, lana, minerali e legname, in cambio dei sbocco delle vallate e di un ampio tratto di imponenti strutture murarie perimetrali e
prodotti di pianura, cereali, sale, ceramiche pianura. Partendo da est vi è quasi una diret- difensive.
fini ed altri prodotti dell’artigianato urbano. trice pedemontana di insediamenti da monte In area collinare sono documentati abitati sul
Le case unifamiliari, spesso a schiera, sono Zoppega, a monte Castegion di Colognola monte Castegion di Colognola ai Colli, sul
seminterrate con soluzioni comuni all’area ai Colli, a San Briccio di Lavagno, al colle colle del Castello di Montorio e sul colle di
retica e all’ambiente montano in generale: di San Pietro a Verona, a monte Castellon di Castel San Pietro a Verona; ma è soprattutto
muri di blocchi di pietra assemblati a secco Marano, a San Giorgio di Valpolicella e più la Valpolicella che negli ultimi anni ha forni-
e intelaiature lignee portanti le coperture di oltre a Rivoli Veronese, a Castel di Pesina e to la massima documentazione archeologica.
legno e paglia. Le abitazioni erano articolate alla necropoli di Garda. Per i secoli successivi Qui gli abitati sono costituiti da piccoli nu-
in vani, con impalcati a creare più livelli d’uso la documentazione archeologica per ora si clei distinti di casette, posti a breve distanza
interni. Soggette a incendi e crolli, le case presenta più rada, ma ha egualmente atte- tra loro quasi a formare dei “comprensori”,
erano ristrutturate con modifiche, aggiunte stazioni molto significative nella necropoli diversamente dai coevi grandi insediamenti
di vani e rifacimenti dei pavimenti di terra di Ponte Florio, in un’anfora di bronzo, forse di pianura che sono estesi per diversi etta-
battuta o pietrisco. Molte case servivano a proveniente da un sepolcreto tra San Zeno e ri. Un “comprensorio” è riconoscibile nei
scopi produttivi: nelle case-laboratorio si svol- Colognola ai Colli, e nelle tombe di Rivoli vari nuclei abitativi posti sulle colline di
gevano attività artigianali dalle più comuni Veronese, dove la presenza nei corredi di Castelrotto e un altro si trova nell’area tra
e diffuse come la filatura, la tessitura e la oggetti di prestigio, come la situla, il bacile di Sant’Ambrogio di Valpolicella, San Giorgio
lavorazione delle pelli, alle più specializzate bronzo e la spada, stanno a indicare il ruolo e Gargagnago. Non sono note necropoli di
manifatture ceramiche e metallurgiche. Negli fondamentale della Valle dell’Adige come via questa fase. Invece, sono state recentemente
spazi terrazzati si coltivavano, a rotazione, di comunicazione e di traffici. scavate alcune aree con indicazione di roghi
legumi e cereali: lenticchie, fave, farro, orzo, Tra il v e il i secolo a.C. l’occupazione del votivi (Brandopferplätze) su una collina pres-
miglio e avena; in alcuni casi è attestata la territorio diventa quasi capillare. In questa so San Giorgio di Valpolicella e negli strati
vite. L’allevamento ovicaprino era praticato fase il territorio collinare e montano è stato sottostanti un tempio romano sul monte

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


Castellon di Marano; alcune recenti revisioni a secco e roghi votivi, erano diffusi soprattutto gli impianti di drenaggio dell’acqua, con ca- documentano la mobilità di uomini e donne. con funzione di laboratori e per le attività
hanno proposto di interpretare come area nelle Alpi centro orientali, in Trentino e in nalette costruite sotto i pavimenti, destinate Un’area cultuale con strutture murarie gra- metallurgiche: fusione dei metalli, forgiatura
di roghi votivi anche il deposito di Campo Tirolo, ma anche nelle montagne venete. Il allo scorrimento e alla raccolta dell’acqua in donate megalitiche, caratterizza il villaggio del ferro, e per la manifattura ceramica. La
Paraiso presso Breonio, che un tempo era ruolo del territorio aumenta di importanza appositi pozzi-cisterna. Il villaggio era limita- tra il ii e il i secolo a.C., dove il rinvenimento presenza di ben quattro fornaci in uno stesso
giudicato come ripostiglio di fonditore. per la sua esposizione, quando, attorno al iv to a ovest e a sudest da due necropoli coeve, di un set di falangi di maialetto, anche con vano, con canaletta per l’acqua necessaria alle
[luciano salzani] secolo a.C., la tribù celtica dei Cenomani, che riflettono una strutturazione sociale per signature retiche, indizia pratiche locali di lavorazioni, indica una produzione ceramica
occupata la Lombardia orientale, punta sulla gruppi familiari con alcuni personaggi emer- tipo divinatorio. specializzata e redditizia. Un “tesoretto” di
pianura veronese. Ciò è reso più esplicito genti. Altro caso interessante è Trissino, in L’abitato di Santorso, alle falde del monte lingottini di bronzo, dentro un’olla, e na-
la pedemontana vicentina dalla stele di Isola Vicentina [cat. 11.1.1], dal posizione dominante la valle dell’Agno, este- Summano, costituisce il termine orientale scosti in una buca nel vano scala, era forse
valore forse confinario, con la dedica in lingua so lungo i gradoni rocciosi, con serie ordinate del distretto metallifero di Schio-Recoaro, a la “rendita” del ricco artigiano [cat. 11.2.8.1].
Nella pedemontana vicentina i villaggi man- venetica, di un personaggio di origine celtica, di case semincassate nella roccia, a pianta controllo dello sbocco dell’Astico e delle vie Il suo abbandono per una fuga improvvisa o
terranno una spiccata matrice culturale veneta ma straniero venetizzato e divenuto influente quadrangolare, anche a due piani, utilizzate di transito e di transumanza che dalla pianura un allontanamento forzato, è dovuto forse
nonostante un’osmosi con elementi retici, all’interno della comunità veneta. Anche se il come case-laboratorio, dotate di aie acciotto- raggiungevano l’altopiano di Asiago e di qui all’incipiente avanzata romana, pressante per
rappresentata, dalla fine del vi secolo a.C., Veneto ha resistito all’urto della pressione, a late, stalle e magazzini per derrate alimentari, il mondo alpino. Nell’età del ferro (vi-ii se- il controllo delle fasce di confine. Monete
dalla facies culturale Magrè. Nella pedemon- detta delle fonti, la documentazione arche- attrezzi da lavoro e animali domestici. Tra colo a.C.) il centro è caratterizzato da un’in- romane circolano sempre più numerose,
tana convergono interessi diversi: da un lato ologica attesta fitti contatti culturali e com- i vasi interi, rinvenuti suggellati dai crolli tensa attività metallurgica, ben distinta in denunciando i nuovi interessi e la presenza
l’interesse da parte di gruppi veneti di Vicenza merciali con il mondo celtico. Significativa è delle abitazioni, abbandonate all’improvviso aree funzionali all’interno di case-laboratorio di genti centro-italiche attratte dal territorio
e di Padova, come attestano per esempio le la presenza di un nucleo celtico a Montebello a causa di un incendio, figurano i contenitori [catt. 11.2.7.1, 12.2.7.5]. La trasformazione del- ricco di risorse. Il tesoretto di 365 vittoriati
ceramiche depurate e dipinte di tipo patavi- Vicentino [cat. 11.3.1.2], una delle più antiche da dispensa, olle e doli in impasto, decorati a le risorse minerarie e la lavorazione della lana romani, rinvenuto presso l’abitato di Castel-
no, dall’altro lo spostamento di genti retiche, attestazioni, accanto ad alcune testimonianze cordoni e a stralucido secondo la tradizione [cat. 11.2.7.2] rappresentavano gli elementi lare di Caltrano, non è disgiunto da probabili
dal Trentino, attraverso le vallate dell’Adi- di Montebelluna (Treviso), che privilegiano veneta, o con archetti e solcature di tipo più fondamentali di interazione e reciprocità tra pagamenti di dazi e pedaggi verso l’imbocco
ge, dell’Agno-Chiampo e dell’Astico. Con la fascia pedemontana. Guerrieri celtici sono locale, accanto alle ceramiche da mensa, tra l’ambito pedemontano-montano e quello di della valle dell’Astico. Il nuovo assetto poli-
la mediazione di Vicenza, per definire e attestati dalle armi nei corredi di alcune sepol- cui le tazze carenate con fondo ombelicato, pianura, con i rispettivi sistemi economici. tico ed economico che si stava affermando
istituzionalizzare i rapporti tra i diversi gruppi ture di Montebello, e dalle raffigurazione di in impasto depurato, tipiche del comparto L’abitato del Bostel, a Castelletto di Rotzo, in pianura, grazie alla mediazione delle élites
pedemontani e le città di pianura, si crea una armati su una serie di lamine votive di Vicenza locale collinare [cat. 11.2.6.1]. Al mondo su un pianoro ben esposto sulla scarpata oc- locali con il nuovo interlocutore politico ro-
sorta di “stato cuscinetto” sotto la sfera di [catt. 8.19-8.24], di Montecchio Maggiore alpino rinviano i manufatti in ferro: i manici cidentale dell’altopiano di Asiago, controlla mano, sembra infine portare a un progressivo
influenza delle città di pianura, alla base della e Montebello Vicentino, lungo la direttrice di un secchio in legno e le maniglie di una il territorio e domina la confluenza della Val abbandono dei villaggi collinari del vicenti-
crescita e della floridezza del territorio. La di collegamento, tra le propaggini beriche a porta, mentre la cista cordonata in lamina di d’Assa con quella dell’Astico. Rivestì tra il no. L’intero sistema del popolamento finirà
presenza di genti retiche, legate a esperienze sud e quelle lessineo-vicentine a nord, con il bronzo [cat. 11.2.6.2], importata dai centri di v e il ii secolo a.C. una funzione nodale nella per crollare anche a seguito di probabili even-
metallurgiche, evidente in molte attestazioni confine occidentale, più tardi ripresa dalla via pianura, rinvenuta in frammenti sul fondo rete di scambi basati sulle risorse pastorali ti traumatici: tracce di distruzione da incen-
linguistiche – si pensi alle corna di cervo iscrit- Postumia. di un fornetto fusorio – destinata quindi alla e minerario/metallurgiche. Le casette, del dio sono evidenti dovunque nei villaggi, con
te in alfabeto retico di Magrè [cat. 12.1.1] e ai Dell’esteso villaggio di Montebello Vicen- fonditura – testimonia l’emergere di qualche tipo incassato nel terreno, consentivano l’e- la conseguente dislocazione verso la pianura
più recenti rinvenimenti di ossa animali con tino, uno dei più importanti, sull’unghia famiglia per prestigio e potere d’acquisto. dificazione di un secondo piano. Il recente potenziata da nuove logiche di sfruttamento
signature retiche da Trissino e Santorso [cat. pedecollinare prospiciente la pianura ricca di L’intensa attività metallurgica è confermata rinvenimento di un piccolo vano scala in- agricolo del territorio definito ora da assetti
12.1.4] –, definisce il comparto come “frontie- acqua, l’intensa fase di vita della seconda età da una matrice di fusione, scorie, scarti di terno, confermerebbe la tipologia abitativa agrari centuriati e percorso da grandi strade
ra” tra Veneti e Reti. La funzione è designata del ferro (v-iii secolo a.C.) è attestata dai resti lavorazione e gocciolature di bronzo. Una su due livelli. Si accedeva alla casa tramite consolari come la Postumia.
e ribadita da una serie di luoghi di culto il cui di numerose case-laboratorio seminterrate, a sgorbia in ferro e due raschietti, di cui un corridoio che dava su scale di pietra [mariolina gamba]
fulcro era costituito dal santuario rinvenuto di pianta quadrangolare, divise in più ambienti, uno completo dell’immanicatura in corno, poste in genere sull’ingresso, presso l’angolo
recente sulla sommità del monte Summano, a di cui una adibita alla lavorazione minuta del rinviano alla lavorazione del legno e delle nordovest. Il rinvenimento di chiavi in ferro nota bibliografica
circa 1300 metri, frequentato dal vi secolo a.C. bronzo, un’altra alla manifattura ceramica, pelli [cat. 11.2.6.2]. Pendagli a cestello di [cat. 11.2.8.3], alcune con immanicatura in Ruta Serafini 1984, pp. 753-776; Salzani 1984,
all’età romana [cat. 12.1.4.5]. Simili santuari con le testimonianze eccezionali dell’intero bronzo [cat. 11.2.6.2], gioielli femminili di osso, consente di posizionare le porte di pp. 777-808; Salzani 2003, pp. 85-86; Leo-
sommitali, caratterizzati da strutture con muri ciclo produttivo [cat. 11.2.5.1]. Accurati erano area lombarda, diffusi in area veneta e alpina, legno e quindi di articolare le case, anche qui nardi 2011, pp. 27-35.

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


le necropoli d’altura: tra rito e società
alexia nascimbene

A nord dell’ampia pianura, il territorio dei cremazione, che per numero di sepolture hallstattiane dell’arco alpino orientale. Essi che al modello con tre bottoni sull’arco, a un modello più propriamente alpino, tomba di Limade, che sostituisce la spada
Veneti si addentra, attraverso un cancello di (alcune centinaia) e presenza di tumuli fu- fungono da vaso ossuario in sepolture fem- diagnostico della koinè adriatica, associa la retico e hallstattiano. Se l’ascia, come quella del guerriero celtico, inoltre il pendente
dolci rilievi, nell’area montuosa delle Prealpi nerari anche di grandi dimensioni, ben si minili di rango elevato, come la cista della decorazione plastica zoomorfa. Alle fibule si della tomba di Limade [cat. 11.3.9], e certi a secchiello e la fibula tipo Paularo. Nella
e delle Alpi; di contro all’apparente inacces- confronta con i centri egemoni di pianura. tomba 10 di Pieve d’Alpago [cat. 11.3.10], ma associano spesso pendagli complessi, come coltelli di medie dimensioni assommano tomba 29 di Montebelluna è invece soprat-
sibilità, valli ampie e agevoli passi ne fanno Le altre necropoli di quest’area general- soprattutto in quelle maschili, come la tom- quelli composti da targhetta triangolare molteplici valenze (strumento per il taglio tutto la ceramica a parlare un linguaggio
luogo privilegiato di transito. In assenza di mente contano un numero di sepolture più ba 2 di Montebelluna [cat. 11.3.14], o la tom- decorata a incisione e da pendenti a galletto, del legname, per il sacrificio e per la caccia, locale e a denunciare forse una produzione
vie strutturate e se anche di centri abitati contenuto. Anche i tumuli che racchiudono ba di Limade di Caverzano [cat. 11.3.9], dove a protome bovina (come nel pendaglio di oltreché arma da offesa), coltellacci, punte originale: in particolare, tra le ollette, quella
non si conoscono che rari esempi, sono le le deposizioni sono più piccoli, spesso in- i resti combusti di un uomo sono deposti in Safforze) o a mano aperta stilizzata. Que- di lancia o giavellotto si devono intendere con ventre compresso e dotata di piede, e
necropoli a lasciarlo chiaramente intendere, dividuali o atti a ospitare poche sepolture; un lebete. La forma, tipica della metallurgia sti ultimi, riconducibili a modelli piceni, come armi vere e proprie. La presenza di l’olla ossuario che, in impasto, ancora ri-
a restituire l’idea della vita che in questi anche in ragione del materiale disponibile, hallstattiana, in Veneto è documentata solo così come gli anelli digitali con estremità armi anche in corredi infantili ne evidenzia chiama alla cista cordonata di bronzo.
luoghi correva. Assicurare il collegamento si costituiscono prevalentemente di riporti lungo il corso del Piave, che si qualifica bipartite a doppia spirale, segnalano un il significato di status symbol, così come, Tra i manufatti di gusto celtico, gli orecchi-
tra la pianura veneta e le Alpi, oltre le quali terrosi quelli delle necropoli disposte sulla così come via privilegiata dei contatti tra la legame con l’area medio-adriatica. Da lì, talvolta, la presenza di una ricca ornamen- ni a terminazione complessa forse prodotti
si aprivano i mercati centroeuropei del sale, fascia collinare, come Borso del Grappa e pianura e il mondo transalpino. L’uso di un invece, il pendente di pasta vitrea a doppia tazione. È il caso del fodero di coltello della a Este, ben noti a Montebello Vicenti-
dei metalli, dell’ambra, favorire il raccordo Montebello Vicentino, mentre quelli dell’a- simile vaso per l’identificazione del defunto protome zoomorfa del corredo della tomba tomba 13 di località Le Rive a Montebelluna no e ora segnalati anche a Montebelluna
dell’alto Veneto con il Caput Adriae da rea più propriamente montana sfruttano più scomposto con la cremazione e la presenza 10 di Pieve d’Alpago, potrebbe essere stato [cat. 11.3.5], eccezionale per le dimensioni e [cat.  11.3.6], ribadiscono la vitalità di un
un lato, con il Veneto occidentale e con il ampiamente la pietra locale. L’esempio più di un raro falcetto nel suo corredo sono sin- importato dall’area adriatica, nell’ambito raro per l’applicazione a traforo. Confronti percorso pedemontano già importante.
Trentino-Alto Adige dall’altro: tutto questo noto e rappresentativo del grado di com- tomi di un’adesione a modelli “alpini” che di scambi di cui la donna o la sua famiglia esclusivi per ora si trovano nel Veronese ed è Ma a Montebello Vicentino si intravvede
significava controllare il corso di uno dei plessità progettuale, che anch’esse tuttavia vanno ben oltre il semplice dato materiale. erano partecipi. In questo senso depone per questo che si annovera tra gli indicatori qualcosa di diverso. In nuovi settori di ne-
maggiori fiumi dell’Italia Settentrionale, il avevano, sia da un punto di vista urbanisti- Anche nella ricca tomba 13 di località Le anche una preziosa fibula con rivestimento privilegiati dell’esistenza di un percorso che, cropoli, splendidi ganci traforati si accom-
Piave. Così, fin dall’viii secolo a.C. e con co, sia nel rispecchiare le articolate relazioni Rive di Montebelluna [cat. 11.3.5] i resti d’ambra e una ricca collana dello stesso da Montebelluna, attraverso le testate colli- pagnano a lunghe spade nei corredi, pur-
maggiore intensità nei secoli vi-v, su punti sociali e parentali tra i defunti, è la necropoli cremati di più individui sono racchiusi materiale, con perle di dimensioni diverse, nari del Vicentino dominate dagli abitati di troppo smembrati, di uomini in cui sembra
nevralgici del suo corso e lungo percorsi a di Mel, che conserva anche tumuli con pa- in una cista cordonata e in una situla anche molto grandi ed elementi passanti di altura, immetteva nel Veronese. indubbio riconoscere guerrieri celtici, forse
esso correlati, le necropoli documentano una ramenti contenitivi in pietra destinati ad bronzea. Quest’ultima conserva attacchi un tipo noto anche altrove nel Bellunese: Dopo la metà del v secolo a.C., gli elementi mercenari chiamati a rafforzare il presidio
capillare frequentazione. L’apertura naturale accogliere un numero variabile di sepolture. per l’ansa mobile, a croce e conformati a la presenza di ornamenti in resina fossile è così caratteristici di un gusto comune in- del villaggio fiorente ai piedi dei Monti
diventa scelta programmatica e il sistematico La tipologia delle tombe di questo territorio mano stilizzata secondo un gusto tipica- tanto rilevante in questi siti da far pensare fluenzato dai contatti “adriatici” vengono Lessini, allo sbocco della Valle del Chiampo
contatto con ambiti culturali diversi si riflette è quella della cassetta, costituita da lastre mente alpino. che proprio il loro coinvolgimento nella meno. I corredi funerari nelle necropoli di in pianura. Il gancio esposto in mostra,
in una realtà materiale e immateriale osmoti- di pietra oppure di legno, o, ancora, miste Nelle tombe femminili, soprattutto orna- rotta orientale di circolazione dell’ambra ne altura, tuttavia, restituiscono ancora l’im- del tipo a lira zoomorfa, trova puntuali
ca, che ai caratteri veneti assomma influenze di pietra e legno; solo nella necropoli di menti personali e accessori della veste si spieghi la fioritura. Conocchie in lamina di magine di un costume condiviso, in cui confronti in ambito ticinese. L’ottimo stato
composite organicamente rielaborate, come Borso del Grappa il rito locale prevedeva prestano a rappresentare la varietà delle bronzo finemente decorate, fusaiole fittili, però prevalgono gli oggetti di gusto alpino, di conservazione lascia chiaramente ricono-
emerge chiaramente nella composizione dei la semplice deposizione in fossa. Al di là influenze culturali convergenti in questo ter- bronzee o, eccezionalmente, plumbee, aghi e le interpretazioni locali, come ad esempio scere due grandi dragoni che racchiudono
corredi funerari maschili e femminili. delle modalità costruttive, per certi aspetti ritorio, coinvolto a pieno nella circolazione da cucito e coltellino a piccola lama ricurva: il corredo della tomba 77 di Misincinis due uccelli acquatici e sono sormontati da
Il punto di approdo più agevole a questo difformi, ma nella sostanza riconducibili a di modelli e, forse, di manufatti propri della come nelle necropoli di pianura, le donne di [cat.  11.3.13], che a una fibula Certosa di una coppia di cavallucci marini: figure di
territorio è l’imboccatura della media valle un rituale condiviso in tutto il Veneto, sono koinè adriatica del vi-v secolo a.C. Corredi rango elevato portano nel proprio corredo tipo alpino associa un pendente circolare un immaginario che si fonde alla materia
del Piave, dove l’ultimo lembo della pia- i materiali dei corredi funerari a mostrare come quelli della tomba 10 di Pieve d’Alpa- gli strumenti di un lavoro artigianale che con sette globetti caratteristico di que- del manufatto conferendogli un pregnante
nura a nord di Padova si arresta contro le caratteri peculiari, tali da far parlare di una go, della tomba 53 di Mel e della tomba 5 di dava loro un preciso riconoscimento sociale. sta necropoli e soprattutto una coloritura significato simbolico.
pendici collinari del Montello: qui sorge vera e propria koinè alpina, una “cultura Borso del Grappa [catt. 11.3.10; 11.3.7; 11.3.3] Nelle necropoli di altura, come in quelle di marcatamente celtizzante. Di gusto celtico
Montebelluna, ponte tra pianura e altura. comune” che coinvolge i siti disposti dalle parlano un linguaggio condiviso dalle don- pianura, i corredi maschili sono dotati di sono sicuramente le cinture con ganci di nota bibliografica
Il luogo è presidiato fin dal ix-viii secolo prealpi venete a quelle carniche, dove, in vi- ne di rango emergente, capace di amalgama- accessori della veste, come fibule e/o cintu- ferro traforati decorati da motivi zoomorfi e Ruta Serafini 1997a; Ruta Serafini 1997b;
a.C., come rivela un abitato con impianti sta dei valichi alpini, si sviluppa la necropoli re suggestioni composite. Tipiche di questo ra, e talvolta di strumenti che ne mettono in con anelli a copiglia delle tombe 34 di Mi- Bianchin Citton, Manessi Caron 1999; Na-
artigianali specializzati nella produzione di Misincinis di Paularo. costume sono le fibule ad appendici laterali luce le competenze di tipo artigianale. Tut- sincinis [cat. 11.3.12] e 29 di Montebelluna scimbene 1999; Corazza, Vitri 2001; Ruta
ceramica, e sarà occupato stabilmente fino Uno dei tratti caratterizzanti delle necropoli o quelle a sanguisuga con inserti di pasta tavia, l’esibizione di armi li distingue net- [cat. 11.3.4]. In entrambe del resto, questi si Serafini 2001; Vitri 2001; Locatelli 2003b;
alla prima età imperiale (i-ii secolo d.C.). di altura è certo l’abbondanza di vasellame bianca sull’arco, prodotti tipici dell’area tamente, lasciando chiaramente intendere sposano con caratteri alpini o strettamente Manessi, Nascimbene 2003; Bondini 2005;
La massima fioritura, tra il vii e il v se- di bronzo: situle, ciste, lebeti, che denun- alpina. Altre rappresentano rielaborazioni quale ruolo gli uomini avessero nel con- locali: nella tomba di Misincinis, il coltel- Gangemi 2008; Nascimbene 2009.
colo a.C., è espressa dalle sue necropoli a ciano rapporti privilegiati con le culture locali, come la fibula della tomba zumellese trollo del territorio e segnalando l’adesione laccio di tipo retico, simile a quello della

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


venetkens riguarda i caratteri della lingua, in meu fasto si
nota un fenomeno fonetico di indebolimen-
to/scomparsa della velare rispetto a mego e
11.1.1 fagsto normali in venetico; ciò potrebbe anche
Stele iscritta indicare una cronologia abbastanza recente,
Isola Vicentina, Vicenza, 1992 anche se una possibile presenza alloveneta
arenaria; lungh. 67, h 60, spessore 27 (celtica?) potrebbe diversamente spiegare il
fenomeno. ii secolo a.C.
Lastra di forma quadrangolare. L’iscri- Museo Naturalistico Archeologico,
zione, integra, è posta sulla faccia su Vicenza, ig 252823 [11.2.1.1]
quattro righe di scrittura, di cui la prima bibliografia: Marinetti 1999.
delimitata da un solco. Verso sinistrorso am
con successione bustrofedica irregolare, e
capovolgimento di lettere.
iaq.s.vene.q.k/e.n.s.o.sq.s.ke.e.no/cenes. la galassia pedemontana
laions./me.u.vhasqo
Iats venetkens osts ke enogenes laions meu fasto 11.2.1
«Iats, venetkens osts ed enogenes laions, mi fece Tazze retiche
(fare)». La stele è stata ritrovata fuori contesto, dalla Valpolicella
e ciò impedisce ipotesi sulla sua funzione, che Sant’Ambrogio di Valpolicella, Verona, [11.2.2.1]
potrebbe essere sia votiva, che funeraria, con- Ca’ dei Rossi; San Giorgio di Valpolicella,
finaria, o altro ancora La struttura formulare Verona, Casaletti
dell’iscrizione lascia aperte diverse possibilità; h 11,8, ø 7,8; h 11,8, ø 7,8
il verbo “fare” (qui fasto) è attestato a Padova
(nella forma fagsto) in ambito votivo [cat. Gli abitati della tarda età del ferro della
8.42], ma la semantica del “fare” non esclude Valpolicella e della Lessinia occidenta-
l’uso del verbo in testi di diversa funzio- le presentano documentazioni di influs-
ne. L’iscrizione comprende cinque forme si dall’area retica. Probabili importazioni [11.2.2.1]
apparentemente onomastiche, al singolare, sono indicate nella presenza di tazzine
coordinate (tre + due) dalla congiunzione ke rinvenute recentemente nell’abitato proto-
“e”; potrebbe trattarsi di due personaggi, ma storico di Ca’ dei Rossi di Sant’Ambrogio e
il verbo al singolare indica che si tratta qui di Casaletti di San Giorgio. La prima tazzi-
di una sola persona. Le singole forme sono na è a profilo a “S” con orlo esoverso, collo
in buona parte già note nel corpus venetico; concavo e spalla decorata da file verticali di
da segnalare la forma venetkens in cui per la piccole tacche. Manca di parte del fondo,
prima volta compare in un documento locale che doveva essere ombelicato. La seconda
(= venetico) la base dell’etnico “Veneto” (qui presenta un profilo analogo e si differenzia
tuttavia non nel valore primario “Veneto”, per la decorazione, che è a file verticali
ma come forma derivata); un altro etnico impresse a falsa cordicella; vi secolo a.C.
potrebbe riconoscersi in laions, se in rapporto SBAVeneto, Verona, vr 90196-90197
con la base laivo- già attestata, da confrontare Inedite.
forse con il nome del popolo celtico dei Lae- mb, gr, ls
vi. Una possibile spiegazione di una designa-
zione onomastica così complessa e anomala
riconosce in osts ed enogenes non due nomi 11.2.2.1
propri, ma il riferimento allo “straniero” (osts Forno mobile per ceramica
[11.2.2.2]
< indeuropeo *ghostis), e all’“indigeno, nati- San Giorgio di Valpolicella, Verona,
vo” (enogenes), associati rispettivamente ai due località Casaletti, 2008
etnici, venetkens e laions. Si avrebbe pertanto impasto; base h 30, ø 60,5, coperchio
la menzione di Iats (nome individuale di h 20, ø 60,5
origine celtica), integrato nella realtà veneta
(“straniero venetizzato”) ma di diversa origine L’abitato protostorico di San Giorgio di
(“nativo del popolo dei Laevi”). Per quanto Valpolicella sorgeva sulla cima e sulle pro-
[11.1.1]
la galassia pedemontana   la galassia pedemontana
paggini del colle omonimo, in corrispon- l’inserimento di questa zona in circuiti ai 1000 metri s.l.m. ed è delimitato su tre no rinvenuti da Raffaello Battaglia, associati
denza dell’area occupata dall’odierno paese. produttivo-economici di interesse etrusco. lati da pareti rocciose verticali. Le ricerche ad altri 45, alla base della parete settentrio-
Nelle immediate vicinanze dell’attuale pieve vi-v secolo a.C. in questo sito iniziarono nel 1884 a opera nale di una costruzione seminterrata da lui
si sviluppava una zona principalmente arti- Antiquarium della Pieve, San Giorgio di S. De Stefani che, durante gli scavi definita come santuario; egli li interpretò
gianale, dedicata alla lavorazione del corno di Valpolicella, Sant’Ambrogio protratti fino al 1888, avrebbe portato in come oggetti rituali o simbolici. Dieci pesi
e alla metallurgia. Subito a nord, all’esterno di Valpolicella, Verona, vr 90172 luce ventisette casette di tipo seminterrato portavano incise lettere o brevi iscrizioni che
dell’abitato, su una piccola altura oggi bibliografia: Neri 2003, pp. 106-108. lungo il ciglio orientale del Castejon. Di egli ritenne paleovenete. Dallo stesso abitato
chiamata Torre, sorgeva un’area sacra dove mb, gr, ls questi scavi rimane scarsa documentazione, dell’età del ferro provengono un centinaio
venivano accesi roghi votivi. L’area era com- alcuni appunti, una pianta generale del sito circa di pesi rinvenuti nel corso degli scavi
[11.2.2.3] [11.2.3.1] posta da un podio rialzato e da una rampa e la pianta di una casa caratterizzata da un condotti a più riprese a partire dalla fine
d’accesso, entrambi costruiti con mura pe- 11.2.2.3 accesso tramite una scala a “L”. Le ricerche dell’Ottocento. Alcune decine di questi pesi,
rimetrali in pietra e riempimento interno Alare a testa d’ariete furono riprese nel 1930 dalla Soprintenden- probabilmente utilizzati per tendere l’ordito
a massicciata. L’abitato si estendeva sulle Sant’Ambrogio di Valpolicella, Verona, za alle Antichità delle Venezie, condotte sul in telai, risultano iscritti con segni incisi
pendici meridionali del colle fino all’attuale La Grola, 2004 campo da R. Battaglia. In questa fase furo- in parte coincidenti con segni alfabetici
nucleo abitato di Casaletti, dove sono state calcare, incisione; largh. 7,8, lungh. 11,8, no messe in luce una grande capanna, alcu- di base, utilizzati anche come numerali e
rinvenute numerose capanne a forma ret- h 4,2 ne terrazze su vari piani e una recinzione in diffusi in area retica. A volte i segni di base
tangolare. Da una di queste proviene un lastre di pietra che delimitava il perimetro sono “ampliati” mediante altri piccoli segni,
forno mobile per ceramica, costituito da In un muretto a secco di un terrazzamen- settentrionale dell’abitato. Altri scavi, di cui chiamati “diacritici”; altri sono costituiti da
base e coperchio in argilla separabili. La to è stato recuperato un alare in pietra non si ha alcuna documentazione, furono più segni associati fra loro (“legature”), altri
base è a forma cilindrica, con pareti verticali che era stato riutilizzato. Nel 2006 sono eseguiti negli anni cinquanta del 1900 a sembrano riferirsi a simboli. Un caso parti-
piene, di discreto spessore, e un poderoso state eseguite estese ricerche di superficie opera di F. Zorzi. I risultati complessivi di colare è costituito dal peso più piccolo degli
[11.2.3.2] [11.2.4.1]
fondo traforato da numerosi fori circolari nell’area allo scopo recuperare il contesto queste ricerche permettono di inquadrare altri, che presenta su una faccia una stella a
passanti del diametro di 2 centimetri circa di provenienza dell’alare, ma non sono l’insediamento in un arco cronologico che otto raggi, e sull’altro un breve sequenza di
disposti uniformemente e con regolarità su stati ottenuti risultati significativi né è sta- va dal v al i secolo a.C. Tra i materiali si segni (ikd?) incisi con ductus sinistrorso su
tutta la superficie. Il coperchio è di forma to possibile individuare un insediamento riconoscono anche fasi di occupazione del una guida di due righe parallele.
cilindrica, con pareti e fondo pieni di note- protostorico nella zona. L’alare è in calcare sito più antiche riferibili all’Eneolitico e alla Museo Civico di Storia Naturale, Verona,
vole spessore (3,3 cm), caratterizzato da un giallo chiaro, a forma d’ariete fortemente media età del bronzo. Dagli scavi di R. Bat- ig 14437; 14456; 14470; 14488
grosso foro centrale sul fondo con funzione stilizzato, con sulle facce laterali le corna taglia proviene un alare in calcare che raf- bibliografia: Battaglia 1934, x,4; De
di camino. v-iv secolo a.C. rappresentate da spirali in rilievo. La ti- figura una testa d’ariete stilizzata. Le facce Stefani 1884, pp. 255-259; De Stefani 1885,
Antiquarium della Pieve, San Giorgio pologia di questo alare è circoscritta prin- laterali non sono esattamente speculari ma pp. 129-164; Zorzi 1961, p. 263; Salzani
di Valpolicella, Sant’Ambrogio cipalmente alla Lessinia occidentale e alla leggermente diverse e presentano le corna a 1987, pp. 55-62.
[11.2.4.2] [11.2.4.2] di Valpolicella, Verona, ig vr 81596-81597 Valpolicella. iv-i secolo a.C. spirali in rilievo. iv-i secolo a.C. mm, sm
Inedito. Antiquarium della Pieve, San Giorgio Museo Civico di Storia Naturale, Verona,
mb, gr, ls di Valpolicella, Sant’Ambrogio vr 16400
di Valpolicella, Verona, ig vr 90171 bibliografia: Battaglia 1934, pp. 116-143. 11.2.4.1
bibliografia: Salzani 2009, p. 91. mb, gr, ls intonaco con decorazione
11.2.2.2 mb, gr, ls figurata
Lingotto di rame San Pietro in Cariano, Verona,
tipo “ramo secco” 11.2.3.2 Archi di Castelrotto, abitato,
San Giorgio di Valpolicella, Verona, 11.2.3.1 Pesi prima metà anni ottanta del xx secolo
località Casaletti, 2002 Alare a testa d’ariete Sant’Anna d’Alfaedo, Verona, Monte argilla, stampo; largh. 10,3, lungh. 9,4
rame, fusione; h 4,2, largh. 7,8, Sant’Anna d’Alfaedo, Verona, Castejon Loffa
[11.2.4.2] [11.2.4.2] lungh. 11,8 del Loffa, 1930 arenaria, peso 2027,59, h 19,5, largh. 10,5, Le colline di Castelrotto rappresentano
calcare, incisione; h 4,2, largh. 7,8, spessore 4,8, ø del foro 1,1; peso 2466,7, h una delle ultime propaggini meridionali
Durante ricerche di superficie nell’area lungh. 11,8 17, largh. 12,5, spessore 5,5, ø del foro 1,5; della Valpolicella, verso il corso dell’Adige.
contigua a quelle interessate dalle campa- peso 2141,89, h 19,5, largh. 10, spessore Questa posizione è così significativa e stra-
gne di scavo, è stato recuperato un lingotto Uno degli abitati d’altura più significativi 5,5, ø del foro 1; peso 452, h 8,8, largh. tegica da essere stata utilizzata per un lungo
di rame di 1885 grammi del tipo aes signa- dei monti Lessini è sicuramente quello 6,8, spessore 5,1, ø del foro 1,4 arco di tempo durante l’età del ferro. Sulla
tum “ramo secco”. Il disegno è presente del monte Loffa, subito a nordovest di sommità e lungo le pendici delle colline si
su entrambe le facce. Si tratta del terzo Sant’Anna d’Alfaedo. L’abitato protostorico I quattro pesi piramidali e troncopiramidali, sviluppava un sistema di piccoli nuclei di
rinvenimento di questo tipo di lingotti nel si trova nella parte meridionale del monte arrotondati alla sommità e con gli angoli abitati, di cui quello in località Archi era
territorio veronese, oltre a quelli di Op- su un pianoro calcareo, denominato Ca- smussati recano un foro passante a 1 cm cir- il principale. Gli scavi qui condotti hanno
peano e Gazzo Veronese, che documenta stejon, che si eleva a quota poco superiore ca dalla sommità; due sono anepigrafi. Furo- messo in luce strutture abitative, cisterne

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


e strutture di tipo produttivo-artigianale. soprattutto di tipo ornamentale. Vi sono di Padova, che misero in luce numerose 11.2.5.2
Dall’interno di una delle strutture abitative presenti due fibule, una di tipo Certosa e casette seminterrate di tipo alpino. Due La produzione ceramica
proviene un frammento di intonaco che una di tipo hallstattiano occidentale con di esse, in cui un incendio e un crollo ave- Montebello Vicentino, Vicenza,
presenta in rilievo una decorazione. Questa staffa a testa di anatrella, anelli per ganci di vano “sigillato” le evidenze archeologiche località varie
è composta dalla parte inferiore di un ani- cintura, una pinzetta e vari tipi di penda- sottostanti, erano dedicate ad attività arti- impasti fini e grossolani; coppe, da h 7,7
male, probabilmente un cavallo, con sotto il glio. I pendagli sono a stivaletto, a secchiel- gianali: di lavorazione metallurgica l’una e a 8,1, ø da 13, 2 a 20,3; olle h da 11 a 25, 5,
ventre un motivo riempitivo a spirale sem- lo a fondo profilato, a globetto, a piastra di produzione ceramica l’altra (la “casa del ø da 11 a 28; brocca h 13,5, ø 10,6; boccale,
pre in rilievo. Il frammento presenta tracce triangolare e a tre anelli. La maggior parte vasaio”). In un vano della struttura, dotata h 15,2; bicchieri carenati, h da 8,5 a 10,
di colorazione rossa. v secolo a.C. di questi materiali si inquadra tra il v e il di un piano a fuoco e di un sistema di ø da 12,7 a 11,7; contrappeso, h 17
SBAVeneto, Verona, vr 90191 iv secolo a.C., mentre l’elemento più recen- drenaggio che portava a una cisterna per [11.2.4.3] [11.2.5.1]
bibliografia: Salzani 1982, pp. 359-402. te è rappresentato da una fibula di bronzo fornire all’artigiano una costante riserva La campionatura di ceramica è testimo-
mb, gr, ls di schema medio La Tène. v-iii secolo a.C. d’acqua, si rinvennero reperti riferibili a nianza dell’ampia varietà della produzione,
SBAVeneto, Verona, vr 90178-90182, tutto il ciclo della produzione vascola- vascolare e non, del sito, talvolta esito
90184, 90186-90187 re, a esclusione della cottura: un blocco di rielaborazione di forme e decorazioni
11.2.4.2 bibliografia: Salzani 1982, pp. 359-402. subcircolare di argilla, dal quale si stima tipiche della pianura o di prodotti di
Ceramiche mb, gr, ls potessero essere foggiati una novantina di matrice alloctona, spesso con interessanti
San Pietro in Cariano, Verona, vasi; un coperchio riutilizzato e contenente commistioni culturali. La componente
Archi di Castelrotto, abitato sabbia, da impastare assieme all’argilla, e veneta, che si esprime nella frequenza
11.2.5.1 numerosi vasi crudi messi a essiccare, tra della decorazione a rosso/nero, ad esem-
Dall’abitato di Archi di Castelrotto proviene La “casa del vasaio” cui due coppe, ancora inglobate nel blocco pio nella tazza lenticolare, e in forme con
una ricca documentazione di vasellame ce- Montebello Vicentino, Vicenza, Pignare, di terra. Sul pavimento della casa vi erano precisi confronti nei vicini centri urbani,
ramico. Tra le forme più significative, sono lotto Caicchiolo 2, 1979 inoltre blocchetti e frantumi di calcare, come l’olletta decorata a pseudocordicella
ben rappresentate tazze ombelicate a corpo impasto crudo; h 33, ø 60, coppe h 8, i cui fossili erano impiegati come inclusi e stampiglia, appare comunque predomi-
allungato, olle ovoidi decorate a fasce rosse ø 23, h 30, ø 36; impasto; olle h 25, ø 25; per gli impasti grossolani e strumenti litici, nante anche nelle manifestazioni epigrafi-
[11.2.5.2]
e nere, terrine troncoconiche a fondo piano, ø 22; h 13,5, ø 9; pietra; lungh. 6,5, largh. tra cui macinelli, pestelli e ciottoli leviga- che almeno fino al v secolo a.C., quando si
scodelle troncoconiche con orlo rientrante, 2, ø 2,4 ti dall’uso, interpretabili come lisciatoi. manifesta più chiaramente l’adesione alla
tazze con profilo a “S” decorate a occhi di Uno di questi, discoidale, rinvenuto al tradizione locale pedemontana, soprattut-
dado, olle ovoidi con orlo distinto e spalla Posto sulla testata di una dorsale collinare di sotto delle coppe crude, poteva essere to nella ceramica in impasto grossolano.
arrotondata, colini, e una cista cordonata. che gode di una esclusiva prospezione stato usato come brunitoio per la deco- Di interesse una coppa a orlo esoverso, di
La tipologia di tutti questi reperti, associata verso la pianura e l’imbocco del corridoio razione a stralucido. Un nucleo di ocra foggia e impasto uguali a quelli di alcuni
alla documentazione stratigrafica, permette lessineo-berico, l’abitato fu frequentato testimonia la realizzazione di pigmenti vasi crudi rinvenuti nella “casa del vasa-
la distinzione di almeno due fasi abitative. dall’età del bronzo recente fino alle soglie per il rivestimento del vasellame. La casa io”, recante un’iscrizione venetica impressa
La prima riferibile al v secolo a.C. e la se- della romanizzazione, con uno iato tra viii ha restituito anche molti vasi cotti: una prima della cottura. Esito di imitazione
conda al iv secolo a.C. Dal punto di vista e vii secolo a.C.; il precoce ripopolamento delle olle, rotta forse intenzionalmente alla locale di forme dell’area alpina sono invece
culturale, la tipologia generale è riconduci- tra la fine del vii e l’inizio del vi seco- massima espansione, poteva fungere come una brocca con ansa bifora, che trova un
bile al mondo veneto; influssi di tipo retico lo a.C. lo rende una vera e propria testa contenitore d’acqua o di sostanze utili confronto puntuale con un esemplare in
centro-alpino si manifestano principalmen- di ponte della colonizzazione collinare da all’artigiano, le altre, intere al momento [11.2.5.3] [11.2.6.2] [11.2.6.2] bronzo da Sanzeno, e il boccale mono-
te durante le fasi più recenti. v-iv secolo a.C. parte dei centri urbani di pianura. Pur in del crollo e per lo più prive di tracce d’uso, ansato con vernice rossa. Particolarmente
SBAVeneto, Verona, vr 90185, 90189- posizione marginale rispetto ai poli veneti potevano essere prodotti finiti pronti alla diffusi nella pedemontana vicentina sono i
90190, ig 120894, ig 135790, ig 135793, planiziari, Montebello riveste un ruolo commercializzazione. Nulla si sa riguar- bicchieri carenati, anche con fondo umbi-
ig 135803, ig 154416 di central place a livello locale, con un do all’ubicazione della fornace, che non licato, talvolta con sigle alfabetiche. vi-iii
[11.2.6.2]
bibliografia: Salzani 1982, pp. 359-402. controllo del territorio adiacente e una doveva comunque situarsi molto distante, secolo a.C.
mb, gr, ls notevole vivacità di traffici derivata dalla dato il ritrovamento in superficie di un SBAVeneto, Padova, ig 344503-344504,
posizione cruciale tra mondo venetico di supporto ceramico da forno. La datazione 344506-344508, 344510-344511, 132300;
pianura e collinare e mondo alpino cui si dell’area produttiva, sulla base del materia- Museo Naturalistico Archeologico,
11.2.4.3 aggiunge, a partire dalla seconda metà del le ceramico rinvenuto, si può assegnare alla Vicenza, ig 190256, ig 190258, ig 190262
Ornamenti v secolo a.C., quello celtico. seconda metà del v-inizi del iv secolo a.C. bibliografia: Ruta Serafini 1984, p. 765;
San Pietro in Cariano, Verona, Conosciuto fin dall’Ottocento per le ri- Università degli Studi di Padova, Museo ritrovato 1986, schede A25, A26,
Archi di Castelrotto, abitato cerche di Paolo Lioy e successivamente Laboratorio di Archeologia, Padova, A27.
bronzo per le raccolte da parte di locali, il sito fu ig 344491-344498, ig 344500-344501 In parte inediti.
oggetto tra il 1975 e il 1981 di indagini si- Inediti. gl, albf
L’abitato ha restituito anche interessanti stematiche, condotte dalla Soprintendenza gl, albf
esempi di produzione di oggetti in bronzo, Archeologica del Veneto e dall’Università
[11.2.6.1]
la galassia pedemontana   la galassia pedemontana
11.2.5.3 gli ambienti di servizio subirono ristruttu- 11.2.6.2 L’abitato di Santorso si sviluppa alle pendici
Fusaiole in piombo e in pietra razioni e rifacimenti, prima di essere sosti- Materiali metallici e vari del Monte Summano; lungo la fascia pede-
e perla di pasta vitrea tuiti, ormai in fase di romanizzazione, da Trissino, Vicenza, abitato 1989-1994; montana di raccordo tra la pianura alluvio-
Montebello Vicentino, Vicenza, Pignare ambienti modesti a destinazione agricola. santuario, 1983 nale vicentina e l’areale alpino, delimitata
C, lotto Passeretti, lotto Caicchiolo 2, I materiali rinvenuti rispecchiano da un ferro, forgiatura; lungh. 25,8, largh. 2,1; dalla val d’Astico a est e dal distretto mine-
1975-1979; raccolta Munaretto lato la vocazione artigianale del villaggio, pietra locale, intaglio e incisione; h 2,9, rario Recoaro-Schio a ovest. Tale posizione
piombo; h da 1,4 a 1,6, ø 2,5; pietra; h 3, dall’altro la sua collocazione in un’area di ø 3,4; ferro e palco di cervo, forgiatura e è probabilmente all’origine dello sviluppo
ø 4; pasta vitrea, lungh. 2,3 “frontiera”, in cui componenti culturali intaglio; h 5, lungh. 8; bronzo, fusione; dell’antico centro di Santorso a partire dalla
diverse si fondevano e venivano rielaborate lungh. 5,7, spessore 1,8; bronzo, fusione; seconda età del ferro (vi-ii secolo a.C.).
Oggetti semplici come le fusaiole rinve- localmente. lungh. 9,6, ø max 0,3; h 2,6, ø 1,8 Caratteristiche del sito sono le case-labora-
nute nell’abitato testimoniano la varietà Tra i fittili, accanto a elementi tipicamente torio seminterrate, all’interno delle quali si
[11.2.7.1] dei rapporti culturali e delle produzioni veneti, importati dai centri di pianura, Tra i numerosi materiali che documentano sono rinvenute tracce di attività metallur-
artigianali del sito. Non si esclude che come le olle lucidate a stecca e decorate le vivaci attività artigianali del villaggio, la giche, accompagnate da una cospicua pre-
Montebello fosse un centro di produzione a stralucido, sono presenti pochi esem- sgorbia in ferro a sezione quadrangolare ed senza di manufatti in metallo. Spazi ben
e di diffusione delle fusaiole in piombo, qui plari di coppe in impasto, rielaborazioni estremità superiore espansa rimanda alla definiti erano destinati all’attività tessile,
particolarmente numerose, con confronti locali di forme della produzione padana lavorazione del legno, mentre nella pre- la stessa presenza di grandi telai e numerosi
in Veneto, ma anche in ambito hallstattiano a vernice rossa. Molto più frequenti delle parazione delle pelli per la concia erano contrappesi fa supporre una produzione,
e celtico. Le fusaiole in pietra sono esclu- coppe sono le tazze ombelicate, almeno probabilmente utilizzati due raschietti, uno almeno in parte, destinata al commercio.
sive del comparto alpino e pedemontano, otto nella casa D, a costituire il servizio dei quali conserva l’immanicatura in palco di Il numeroso vasellame rinvenuto all’interno
dove è attestata la loro produzione. La da mensa. Talvolta contrassegnate da si- cervo. Numerosi sono gli indicatori di attivi- degli spazi abitativi, era utilizzato per la
fusaiola, rinvenuta nella “casa del vasaio”, gle alfabetiche, o differenziate da piccoli tà metallurgiche in situ, come il lingottino conservazione e la cottura degli alimenti. Si
[11.2.7.2] [11.2.7.5] ha modanature tornite e forma espansa che dettagli, sono diffusissime nell’area alto semifinito di bronzo. All’ambito della filatu- tratta in gran parte di manufatti di impasto
ricorda le olle cordonate venete del vi e vicentina e lessinea e trovano confronto ra attiene la fusaiola troncoconica in pietra grossolano, per lo più di produzione locale,
v secolo a.C.La perla a tre coni, forse dalla nell’ambiente retico trentino; l’accenno di locale, decorata a incisioni su tutta la super- con le forme tipiche della fascia alpino-retica
necropoli, appartiene a un tipo presente in piede ad anello, sembra a tutt’oggi una ca- ficie, che trova confronti negli abitati d’altura o pedemontana veronese-vicentina; come il
particolare a Santorso, nella pedemontana ratteristica esclusiva di Trissino. Molto ben del Veronese e del Vicentino, mentre l’ago in bicchiere carenato a corpo tozzo, o il vaso
vicentina, dove è attestata la lavorazione documentata nell’alto Vicentino è pure bronzo rimanda alle operazioni di cucitura tripode, con ampia imboccatura, con l’inne-
della pasta vitrea, e diffuso in area retica. la decorazione ad “archetti” che compare degli indumenti. Il pendaglio a secchiello in sto di tre peducci per porre il vaso sulle bra-
SBAVeneto, Padova, ig 99341, 135324; sulla spalla di olle, presenti in diverse classi bronzo, elemento dell’ornamento femminile ci. Diverso il caso del bicchiere biansato con
Museo Naturalistico Archeologico, dimensionali. La brocca o boccale con di origine golasecchiana ben documentato fitta decorazione a unghiate tipiche dell’am-
Vicenza, ig 30664 grande ansa a bastoncello, richiama invece in area veneta e alpina, proviene dall’area del bito alpino, di sicura produzione locale, la
bibliografia: Ruta Serafini 1984, p. 767; da vicino, per la forma e la presenza di vicino luogo di culto e trova confronto in un cui forma richiama gli skyphoi della Magna
Museo ritrovato 1986, scheda A34. due piccole apofisi sull’orlo, alcuni boccali altro esemplare dall’abitato. v-iii secolo a.C. Grecia e dell’Etruria. iv-iii secolo a.C.
In parte inediti. rostrati tipo Meluno. Trova confronti nel Museo di Archeologia e Scienze Naturali Museo Archeologico dell’Alto Vicentino,
[11.2.7.3] gl, albf mondo retico, nell’alto Vicentino e nel “G. Zannato”, Montecchio Maggiore, Santorso, Vicenza, ig 218744, 218771,
Veronese il piccolo boccale a pareti spesse, Vicenza, ig 272145, 272151, 272464; 218783.
decorato da una costolatura e tre pastiglie Museo Naturalistico Archeologico, bibliografia: Lora, Ruta Serafini 1992,
11.2.6.1 che formano un motivo antropomorfo. Vicenza, ig 361227-361228, 179110 p. 263, fig. 11, 5-8; Museo Alto Vicentino
Ceramiche v-iii secolo a.C. bibliografia: Rodighiero, Ruta Serafini, 1997, pp. 56-57, 63-66.
Trissino, Vicenza, cimitero, abitato, Museo di Archeologia e Scienze Naturali Valle, Lora 1991, p. 154; p. 156, fig. 15; adv
1989-1994 “G. Zannato”, Montecchio Maggiore, Lora, Ruta Serafini 1992, p. 260, fig. 6/13;
impasto, lavorazione al tornio; olle, Vicenza, ig 272098, 272148; Ruta Serafini, Valle, Pirazzini 1999, p.
ø da 16 a 25,4, h max da 13 a 17; coppa, Museo Naturalistico Archeologico, 144, figg. 15/56, 16/62; p. 147, fig. 17/72. 11.2.7.2
ø 19,5, h 7,4; tazze umbilicate: ø 10,8, Vicenza, ig 361230, 361232-361235 abr Filatura e tessitura
h da 6,4 a 8,3; brocca, largh. max 23, bibliografia: Rodighiero, Ruta Serafini, Santorso, Vicenza, peep, struttura
h 20,3; impasto, modellazione a mano; Valle, Lora 1991, pp. 154-156, figg. 16-21; C1, 1982; casa laboratorio, 1984-1985;
boccale, largh. max 12,2, h 6,3 Lora, Ruta Serafini 1992, pp. 256-260, 11.2.7.1 ritrovamenti di superficie, 1981
[11.2.7.4] figg. 6-7; Ruta Serafini, Valle, Pirazzini Ceramiche bronzo; ago: lungh. 10; impasto; rocchetti:
Sui terrazzi naturali del Colle dell’Angelo, 1999, p. 138; p. 144, figg. 10/9, 16/59. Santorso, Vicenza, casa laboratorio, lungh. 7, largh. max 6; pesi: ø max 14,8,
nella valle dell’Agno, l’insediamento di abr scavi peep 1984-1985 ø min 12,3, h max 5,4, h min 3,6
Trissino fu attivo a partire dal v secolo a.C. impasto, lavorazione al tornio; bicchiere: h
Le case-laboratorio seminterrate, disposte 10, ø 12,5; vaso tripode: h 19, ø 25; bicchiere La presenza di strumenti tessili, quali pesi,
a schiera, con acciottolati esterni, i granai e biansato: h 10, ø 8,5, largh. max 14 rocchetti, fusaiole e aghi da cucito, testimo-

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


nia la diffusione di questa attività nell’an- geriscono il loro utilizzo come accessori del Le tracce di lavorazione e la vicinanza alle 11.2.8.1
tico abitato di Santorso, confermando una focolare. I due esemplari, forse a formare aree estrattive, fanno supporre che molti Dolio contenente
predisposizione per il settore destinata a una coppia, sono del tipo terminante ad dei manufatti in metallo siano di produ- 50 lingottini e lamine
perdurare fino all’età moderna. Il rinveni- apofisi. Presentano ricche decorazioni a zione locale, come la fibula di tipo Cer- in bronzo
mento di due telai lignei (iv secolo a.C.) motivi geometrici incisi a fasce orizzontali: tosa, priva di decorazioni, e l’armilla con Rotzo, Vicenza, Bostel, Struttura C2,
all’interno di due case, struttura C1 sco- il primo è caratterizzato da sequenze di estremità sovrapposte a testa di serpente ripostiglio, 2009
perta nel 1982 e casa-laboratorio scoperta linee parallele e di triangoli, il secondo stilizzato e la fibula di tipo La Tène. Di ceramica, modellatura al tornio; h 54,
nel 1984-1985, evidenzia un’organizzazione da sequenze di linee parallele, di spirali e probabile importazione anche altri oggetti ø max 41; ø collo 30; bronzo, fusione
degli spazi interni con locali destinati alla disegni geometrici entro sequenze a spina di ornamento come la perla a tre punte, e laminazione; misure varie
tessitura. Nella casa-laboratorio tale spazio di pesce. iv secolo a.C. con decorazione a spirale, originariamente
si trovava sul lato posteriore indicando una Museo Archeologico dell’Alto Vicentino, riempita da pasta vitrea di colore contra- Il Bostel di Rotzo si presenta come un ampio
ripartizione funzionale che relegava le atti- Santorso, Vicenza, ig 223209, 223215 stante con confronti a Montebello Vicen- pianoro ai margini occidentali dell’Altopiano
vità tipicamente femminili sul retro (Teržan bibliografia: Museo Alto Vicentino 1997, tino (Museo Ritrovato, 1986, p. 45, A34, fig. dei Sette Comuni (a 850 metri s.l.m.), pro-
2004, p. 221). I diversi pesi rinvenuti alline- p. 53, fig. 3; Lora, Ruta Serafini 1992, p. p. 84, A34). Dal vi al iii secolo a.C. teso a strapiombo sulla confluenza della Val
ati lungo una parete, accanto a resti lignei 261, fig. 10,1. Museo Archeologico dell’Alto Vicentino, d’Assa nella Val d’Astico; tale collocazione
combusti, sono indizio della presenza di un adv Santorso, Vicenza, ig 147378, 213514, determina un’eccellente visibilità verso gli
telaio appoggiato al muro. Tutti i pesi sono 213561, 213570 sbocchi vallivi assicurando, sin da epoche re-
di tipo a ciambella con foro passante cen- bibliografia: Panozzo 1987, p. 52; Lora, mote, una condizione strategica di controllo
trale o lievemente decentrato, realizzati in 11.2.7.4 Ruta Serafini 1992, p. 260, fig. 9, 2, p. 263 del fondovalle, importantissima via di co-
impasto grossolano con abbondanti inclusi Macine e macinello fig. 11, 1; Museo Alto Vicentino 1997, p. 84, municazione tra la pianura veneta e la zona
litici e fossili, presentano prevalentemente Santorso, Vicenza, centro storico 5, p. 76, 23, p. 80, 15b, p. 51, 3. [11.2.7.6] [11.2.8.1] montana trentina. Sul pianoro, tra la fine
superfici scabre. In alcuni casi sono presenti e casa laboratorio, scavi peep 1984-1985 adv del v e il i secolo a.C. è attivo un villaggio
delle decorazioni di forma circolare di vario trachite dei colli Euganei; macine lungh. stanziale che, dal punto di vista culturale, si
tipo o realizzate con l’impressione del ma- da 50 a 52, largh. da 28 a 29; porfido colloca in quella fascia geografica corrispon-
nico di una paletta di bronzo, di un tipo rosso; macinello ø 14 11.2.7.6 dente alla zona prealpina e pedemontana
attestato a Padova. Si potrebbe ipotizzare Testina fittile applicata vicentino-veronese, posta a confine tra la cul-
quindi un controllo sull’artigianato locale Macine e macinelli venivano usati per la a vaso tura veneta di pianura e quella retica alpina,
da parte del centro patavino. In tutti i casi macinazione dei cereali o per la frantu- Santorso, Vicenza, casa laboratorio, con spiccate rielaborazioni locali (Leonardi,
in cui è stato possibile risalire al peso ori- mazione dei minerali destinati alle attività scavi peep 1984-1985 Ruta Serafini 1981 e 1994; Bressan 2009).
ginale del pezzo integro, si è osservata una metallurgiche. La macina in trachite a impasto; h 9, largh. 7 La scoperta del sito archeologico risale alla
misurazione costante che si discosta di poco manubrio presenta una decorazione incisa fine del xviii secolo e avviene per merito
dai 1000 grammi, suggerendo una produ- a doppio archetto lungo il dorso e due Testina maschile, modellata in rilievo, dell’abate A. Dal Pozzo, studioso di stampo
zione di tessuti con trame e filati omogenei. incisioni circolari, concentriche all’innesto volto ovale, mento pronunciato, labbra illuminista, proprietario di alcuni terreni
iv-iii secolo a.C. dei manubri. Il macinello, di forma circo- sottili, naso sporgente e narici incava- sull’area. Nel corso di una sistemazione
Museo Archeologico dell’Alto Vicentino, lare appiattita, presenta superfici usurate. te, occhi sporgenti a mandorla, arco so- fondiaria vengono alla luce i resti di diverse
Santorso, Vicenza, ig 147426, 147352, iv-iii secolo a.C. pracciliare appena accennato, padiglione casette, riferibili a un esteso insediamento.
213575, 223096, 223098, 223099, 223100, Museo Archeologico dell’Alto Vicentino, auricolare marcato; parte inferiore di un Le numerose trincee esplorative realizzate
223102, 223104, 223105, 223108, 233913, Santorso, Vicenza, ig 79152, 361239 copricapo a calotta, distinto dalla fronte in seguito sul pianoro, nel corso di ricerche
233914, 233915, 223927 bibliografia: De Ruiz, Kozlovic, Pirocca con solco lievemente impresso. Superfici [11.2.8.2] promosse nel 1912 e nel 1969, confermano la
bibliografia: Balista et alii 1985, p. 42, 1978, p. 42, fig. 1; Museo Alto Vicentino lisciate con tracce di colore rosso. Proba- notevole vastità del sito e mettono in luce
figg. 25-26; Panozzo 1987, p. 37. 1997, p. 73. bile ornamento di vaso con funzione di due strutture, denominate “Sala del Trono”
adv adv presa, confrontabile con vasi in bronzo di e “Casetta A”. È il Dipartimento di Arche-
produzione dell’Europa centro-orientale. ologia dell’Università di Padova a condurre,
iv secolo a.C. dal 1993, nuove ricerche archeologiche sul
11.2.7.3 11.2.7.5 Museo Archeologico dell’Alto Vicentino, sito. In particolare, a partire dal 2001, è stato
Alari Bronzi e ornamenti Santorso, Vicenza, ig 183847 [11.2.8.4] intrapreso lo scavo di due edifici, denominati
Santorso, Vicenza, casa laboratorio, Santorso, Vicenza, casa laboratorio, scavi bibliografia: Museo Alto Vicentino 1997, C1 e C2, individuati in prossimità della pro-
scavi peep 1984-1985 peep 1984-1985, scuole medie, via Pozzati pp. 70-71. minenza al centro dell’area (De Guio 2011).
impasto; h max 23, largh. da 18 a 28 bronzo; lesina h 1,9, lungh. 11,4; fibula adv Da un piccolo ambiente, localizzato nell’an-
lungh. 5,5; gancio lungh. 12, largh. 4; golo a sud-est della struttura C2, interpretata
All’interno di un vano-ripostiglio, si rin- armilla h 3, ø 5,1; fibula lungh. 6,5, come abitazione, provengono i ritrovamenti
vennero alcuni alari di impasto grossolano largh. 4,5; pasta vitrea; perla h 3,2, più notevoli: in particolare un grande dolio
con tracce di esposizione al fuoco che sug- lungh. 5, largh. 3 che conteneva al suo interno ben 125 tra la-
[11.2.8.3] [11.2.8.4]
la galassia pedemontana   la galassia pedemontana
minette e lingottini bronzei, in buono stato logico retico, a cui appartiene il Bostel, posto ig 31820, 31847; Museo Archeologico partiene a una tipologia abbastanza diffu-
di conservazione. Il dolio, realizzato in argilla al confine con la cultura di pianura veneta; dell’Altopiano dei Sette Comuni, Rotzo, sa, seppur con diverse varianti, nell’areale
a impasto refrattario grossolano, presenta essi sono realizzati al tornio, infine ceramica Vicenza, ig 31822 culturale sia veneto sia alpino. All’ambien-
cinque linee circolari incise all’altezza della grigia, e recano segni alfabetici retici sul bibliografia: Leonardi, Ruta Serafini 1981, te domestico e all’attività femminile della
spalla. La cottura è avvenuta probabilmen- corpo. Il boccaletto corrisponde a fogge ela- pp. 7-75. lavorazione dei tessuti appartiene l’ago in
te entro un forno circolare costruito sulle borate localmente, di ispirazione planiziaria, cb bronzo con cruna. v-i secolo a.C.
dimensioni dell’oggetto. I reperti bronzei ma con decorazioni tipiche dell’areale alpino. Museo Nazionale Atestino, Este, Padova,
[11.2.8.6]
in esso recuperati erano addossati prevalen- I boccaletti tripodi, destinati all’uso dome- ig 213399, 320453
temente alle pareti del dolio stesso, quasi a stico da fuoco, di cui spesso si rinvengono 11.2.8.4 bibliografia: Leonardi, Ruta Serafini 1981,
rivestirlo internamente. Si ipotizza che gli solo i peducci, sono caratteristici della sfera Bulle ed elementi di collana p. 31, fig. 26, 31.
elementi metallici fossero stati posizionati, alpina e prealpina vicentina. Alla stessa area Rotzo, Vicenza, Bostel, “Casetta A”, 1969; cb
in origine, nell’interstizio tra un contenitore appartiene il grande piatto-teglia con due struttura C1, 2004
in fibra vegetale, riempito di granaglie, e la anse verticali. In ceramica grigia è la brocca, bronzo, laminazione e sbalzo, ø 4,2, ø 2,8;
[11.2.8.5] [11.2.8.6] parete interna del dolio; la successiva “sosti- monoansata, a profilo ovoidale, la cui morfo- pasta vitrea, h 3,5, lungh. 2, ø 1,3; h 2, ø 1,2 11.2.8.6
tuzione” graduale del materiale organico con logia e tipologia di impasto trovano riscontri Moneta
un limo, filtrato all’interno, avrebbe man- a Padova, come pure la coppa-coperchio con Delle bulle, in lamina di bronzo, due sono Rotzo, Vicenza, Bostel
tenuto in posizione i manufatti in bronzo. l’anello della presa taccheggiato. I manufatti bivalve di forma subcircolare, con appic- 1. AR; g 2,10; mm 15; h 6. Pautasso 1966,
Lo straordinario contesto era sicuramente si collocano in un arco temporale abbastanza cagnolo ad anello: una presenta le valve tipo 3, cfr. nn. 431-432
finalizzato alla tesaurizzazione del metallo. ampio, dal iv al i secolo a.C. appiattite, decorate da un motivo “a disco
ii-i secolo a.C. Museo Archeologico dell’Altopiano dei solare”, formato da un umbone centrale e Popolazioni Celtiche dell’Italia
Museo Archeologico dell’Altopiano dei Sette Comuni, Rotzo, Vicenza, ig 300445, linee concentriche a borchiette; l’altra è a nordoccidentale, dracma d’imitazione
Sette Comuni, Rotzo, Vicenza, ig 358058 320442, 361237; Museo Nazionale valve rigonfie, con piccoli forellini a punzo- massaliota, ii secolo a.C.
[11.2.9.1] (dolio) e ig 334419-334420, 334422, 334424- ne e apice modanato sul margine inferiore. D/ Testa femminile a d.
Atestino, Este, Padova, ig 213374, 213376,
334427, 334443-334444, 334461-334465, 213378, 31801, 31804, 31810 Si tratta di elementi ornamentali, collegati R/ Pseudo-legenda; leone stilizzato (simile
334470-334473, 334477-334480, 357992- bibliografia: Leonardi, Ruta Serafini 1981, alle fibule mediante catenelle, il cui tipo è a uno scorpione) gradiente a d.
357993, 357995, 358001, 358003, 358005, pp. 7-75; Migliavacca, Padovan, Ferrari ben documentato in ambito alpino retico. Museo Archeologico dell’Altopiano dei
358009, 358012, 358014-358015, 358018- 2011, pp. 176-180. In pasta vitrea sono tre elementi di collana: Sette Comuni Vicentini, Rotzo, Vicenza,
358019, 358021, 358025-358026, 358032, cb uno è di forma ellissoidale, con collarino ri- ig 42699
[11.2.9.1] 358034-358039, 358041-358043, 358050, gonfio taccheggiato; uno, di colore arancio, Inedita.
358052-358053, 358058 (lamine e lingottini) presenta decorazioni “a occhi di dado” a li- ma [11.2.9.2]
Inediti. 11.2.8.3 nee concentriche bianche e azzurre; la terza è
cb Chiavi e maniglia di colore blu trasparente, di forma circolare
Rotzo, Vicenza, Bostel, “Casetta A”, 1969 e costolata. Questo tipo di ornamenti hanno 11.2.9.1
chiavi, ferro, osso; lavorazione a forgia, ampia circolazione e coprono un lungo arco Lastre fittili ornate
11.2.8.2 h 31, lungh. 38; h 8, lungh. 15; maniglia, cronologico, dal v al i secolo a.C. Montereale Valcellina, Pordenone,
Ceramiche ferro, lavorazione a forgia, h 14, lungh. 9,5 Museo Archeologico dell’Altopiano dei via Castello
Rotzo, Vicenza, Bostel, scavi 1912; Sette Comuni, Rotzo, Vicenza, ig 31828, terracotta; h 25,6, h 14, h 8, h 20
“Casetta A”, 1969; Struttura C1, 2004 Dallo scavo di un’abitazione (la “Casetta 31833, 31839, 31845, 334389
ceramica, modellatura al tornio; coppa- A” degli scavi Frescura) provengono questi bibliografia: Leonardi, Ruta Serafini 1981, L’abitato, oggi noto dalle indagini con-
coperchio, h 9, ø 21; bicchiere carenato, particolari manufatti, le chiavi, ascrivibili pp. 7-75. dotte dalla Soprintendenza per i Beni
h da 10,5 a 12,2, ø 11,5 a 12; boccale alla sfera culturale retica e corrispondenti cb Archeologici dal 1985 al 2000, era situato
con spalla decorata, h 13, ø 12,6; boccale alla tipologia di chiavi “Fritzens-Sanzeno”, sul terrazzo alluvionale e sulle colline che
a tripode, h 7,5, ø 8,2, piede di boccale nelle varianti con immanicatura decorata e si elevano in corrispondenza dello sbocco
a tripode, h 11, ø 4; olla ovoidale, h 17,5, terminante ad anello, e con impugnatura a 11.2.8.5 del torrente Cellina in pianura. Il sito fu
ø 16,2; brocca a corpo allungato, h 26,5, piastra rivestita in corno di cervo. Ascia a zappetta e ago frequentato, con qualche discontinuità,
ø 15; teglia, h 6,5, ø 38 La maniglia presenta due grandi borchie a Rotzo, Vicenza, Bostel, “Casetta A”, 1969; dal bronzo recente fino al periodo della
calotta, decorate da borchiette, poste nel struttura C2, 2004 romanizzazione ed ebbe il suo massimo
L’insieme dei reperti fittili denota una loro punto in cui essa si piega ad angolo retto ferro, lavorazione a forgia, h 14, lungh. al sviluppo nell’età del ferro, periodo in cui
principale funzione domestica con la presen- per aggrapparsi alla porta: le borchie han- taglio 7, h 14; bronzo, fusione, lungh. 10,3 Montereale (forse la Caelina menzionata
za di forme di influenza sia veneta sia retica. no dunque funzione sia estetica sia pratica, da Plinio) fu verosimilmente inserito nel
La percentuale maggiore dei contenitori per una maggiore tenuta della maniglia Legata alla lavorazione del legno, l’ascia ad territorio controllato dai Veneti. Il centro,
ceramici è costituita dai bicchieri carenati, ti- stessa sulla porta. v-i secolo a.C. alette unilaterali ravvicinate, con lama tra- ordinato su assi nordest-sudovest, rag-
pici dello specifico ambito culturale e crono- Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, pezoidale e taglio leggermente arcuato, ap- giunse la sua massima espansione (circa

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


venti ettari) e caratteristiche preurbane 11.2.9.2 Nei riempimenti e sul pavimento del vano bibliografia: Ruta Serafini, Serafini 1994;
tra il tardo vi e il v secolo a.C. Le case di Ceramiche interrato della “Casa dei dolii” sono stati Bondini 2003, tav. viii b, 1; Bondini
questo periodo erano architettonicamente Montereale Valcellina, Pordenone, recuperati numerosi oggetti di metallo in 2005, pp. 267-268, fig. 21, n. 225.
evolute e provviste di ampi vani interrati: via Castello, “Casa dei dolii” diverso stadio di lavorazione. Si espongono ab
la cosiddetta “Casa dei dolii” è l’unico impasto; coppa h 6, ø. 19; coppa-mortaio due manufatti che, rotti o smontati, erano
vano di questo tipo scavato interamente. ø ric. 28; ollette, h 11,4; h 14,3, ø 15,3; destinati a essere rifusi e uno che verosimil-
L’edificio, distrutto per incendio, era costi- h cons. 9; bicchieri, h 8,5; 6,8; h cons. 5; mente era in uso. I primi sono un manico di 11.3.2
[11.2.9.3] [11.2.9.3] [11.2.9.3] [11.2.9.3]
tuito da più vani: quelli fuori terra erano olla, h 20,8; coppa-coperchio, 8,9 coltellaccio a manico pieno e pomo globula- Spada con fodero
destinati oltre che ad abitazione anche a re con lama in ferro di tipo ben noto in am- Montebello Vicentino, Vicenza
lavorazioni artigianali (di metalli e fittili) L’attenzione da parte degli abitanti della bito veneto e un pendaglio a figura umana ferro; lungh. svolta 72,3, largh. 4,5,
e all’immagazzinamento di derrate, quello “Casa dei dolii” a modelli e usi mediati, stilizzata con anatrelle contrapposte (motivi lungh. ponticello 5,4, lungh. puntale 13,2
sotterraneo era utilizzato principalmente attraverso il Veneto occidentale, dall’ambito pertinenti alla simbologia solare), che trova
per la conservazione di alimenti liquidi etrusco-padano è ben visibile nel repertorio puntuali confronti in Veneto e Trentino-Alto Spada piegata a “U” con codolo a sezione
(olio?) contenuti in dolii e di materiali ceramico da mensa. Tra il vasellame fittile Adige. Il terzo è una fibula Certosa con arco rettangolare, taglienti paralleli ed estremità
grezzi o da riciclare. Il magazzino, di sei fine vi sono una coppa in argilla depurata so- decorato da nodulo e costolatura e staffa con appuntita. Fodero costituito da due lami-
metri di lato e profondo circa due metri, vradipinta di probabile produzione padana e incisione a “V”, tipo di ampia diffusione, ne ripiegate una sull’altra; del ponticello
era rivestito sul fondo da argilla rossa e pie- recipienti d’impasto che imitano modelli del presente in Veneto, ma frequente in partico- di sospensione rimangono i due perni di
trisco e lungo le pareti, a 50 centimetri dal repertorio veneto-padano, tra cui una coppa- lare nel Caput Adriae. v secolo a.C. attacco in bronzo; puntale con due ingros-
taglio nelle ghiaie, da tavole e pali di quer- mortaio decorata a stralucido con motivi Museo Archeologico, Montereale samenti e quattro trafori; due fascette, una
cia e di olmo fondati su travi orizzontali. [11.3.1] lineari separati da cordoni plastici. Tali forme Valcellina, Pordenone, aq 344875, 445282, su un fianco e una trasversale sul lato po-
L’uso di scavare delle cantine si diffuse in sono rare nella destra Tagliamento e assumo- 445302-445303 steriore, costituiscono rinforzi aggiunti. La
pianura padana con l’arrivo degli Etruschi no in questo contesto una connotazione di bibliografia: Montereale 1986, pp. 443-444, spada, tra le più antiche dell’Italia setten-
nel v secolo a.C. e fu adottato nei territori pregio e indicano l’appartenenza dei residen- fig. 20, nn. 76, 78, 90; Museo Montereale trionale, è databile al La Tène A recente:
dove giungevano i loro interessi, anche in ti a un elevato livello sociale. Ollette di im- 2011, pp. 61-63. fine v-inizi iv secolo a.C.
quelli montani come nel caso di Rosslauf, pasto fine con spalla espansa, sovradipinte in sc Museo di Archeologia e Scienze Naturali
in Alto Adige. Numerosi frammenti di rosso o con una banda in grafite e costolature “G. Zannato”, Montecchio Maggiore,
lastre, rinvenute con frammenti ceramici sul collo, sono elaborazioni locali di modelli Vicenza, ig 249512
del tardo vi-v secolo a.C. nei riempimenti diffusi in un territorio vasto, specie nelle le necropoli d’altura bibliografia: Bondini 2005, pp. 259, 301,
superiori di una grande fossa al centro aree di influenza veneta. Carattere peculiare fig. 17, n. 208.
del terrazzo, potrebbero essere pertinenti [11.3.2] hanno invece i vasi di uso domestico come 11.3.1 ab
alla “Casa dei dolii”. Si tratta di pannelli bicchieri con ampio orlo svasato e spalla Gancio di cintura traforato
di rivestimento architettonico, dotati di angolata, olle ovoidi e coppe-coperchio con Montebello Vicentino, Vicenza
elementi per il fissaggio alla parete, simili superfici del ventre solcate in senso verticale ferro; lungh. 15,5, largh. 5,6 11.3.3
a quelli documentati nelle case dell’abitato dal trascinamento degli inclusi secondo una Corredi funerari
di Santa Lucia di Tolmino/Most na Soči interpretazione locale di modelli comuni in Gancio costituito da una placca traforata Borso del Grappa ,Treviso, località
con cui vi sono affinità anche nelle opere Friuli. v secolo a. C. di forma triangolare allungata, terminante Cassanego, necropoli, 1994-1995
di carpenteria. Le lastre sono decorate su Museo Archeologico, Montereale a uncino, con fascetta rettangolare ribat- tomba in casetta litica?
una faccia da cordoni contigui disposti Valcellina, Pordenone, aq 445261, 445247, tuta alla base e chiodo per il fissaggio alla
in serie di spirali che si intersecano; sulla 445286, 445311, 445314-445316, 445318- cintura. Il motivo decorativo rappresenta Tra il vasellame spicca una situla su piede
faccia opposta è applicato un cordolo a 445319, 344798, 344907 tre coppie di animali sovrapposti: dal basso in lamina di bronzo inornata (h 28,5;
sezione trapezoidale. v secolo a.C. bibliografia: Montereale 1986, p. 433, palmipedi, dragoni e cavallucci marini. ø orlo 20) e parte di un probabile co-
Museo Archeologico, Montereale figg. 16, 48, 50-51, 53-54, 57; Museo Dei motivi a “occhio di dado” marcano gli perchio. All’abbigliamento sono riferibili:
Valcellina, Pordenone, aq 343.034-343.038 Montereale 2011, pp. 54-59. occhi degli animali e l’estremità delle fauci fibule a navicella, di cui l’esemplare com-
bibliografia: Montereale 1986, p. 428, sc dei dragoni, il cui corpo è bordato da file di pleto con staffa lunga desinente ad attrezzo
fig. 15, 46; Vitri 1995; Montereale punti; la base del gancio, la fascetta, il chio- da toilette (lungh. 6); fibule a sanguisuga
Valcellina 1996; Museo Montereale 2011, do e la parte superiore sono decorati da file con inserti di corallo o altro materiale or-
p. 46. 11.2.9.3 di puntini che compongono motivi diversi. ganico; una fibula ad arco ribassato con fit-
sc materiali METALLIci Il raffinato schema iconografico richiama te solcature incise. Oggetti di ornamento
Montereale Valcellina, Pordenone, quello di alcuni esemplari ticinesi. La Tène sono: coppia di armille tubolari a quattro
via Castello, “Casa dei dolii” A: metà v-inizi iv secolo a.C. spire unite da perni e motivi a occhi di
Bronzo; manico di coltellaccio, Museo di Archeologia e Scienze Naturali dado, zig-zag, campiture a reticolo (ø 6,9 e
lungh. 12,4; pendaglio a figura umana, “G. Zannato”, Montecchio Maggiore, 6,8); coppia di armille in verghetta piano-
h 4,5; fibula Certosa, lungh. 5,2 Vicenza, ig 249362 convessa a dieci spire e gruppi di lineette
[11.3.3]
la galassia pedemontana   la galassia pedemontana
alternate da motivi a “X” (ø 6,5 e 6,7); due puntuale confronto nell’ossuario della tom- ricco corredo riflette le molteplici influen- lotto 12, un settore della necropoli, messa
fermatrecce a sei spire (ø 1, 6 e 1,7); un ba 26 di Posmon, conteneva un’olla più ze culturali presenti a Montebelluna, fu in luce negli scavi d’emergenza effettuati
fermatrecce a cinque spire e linee incise piccola (h 9,9, ø 7,9), analoga nell’impasto deposta una situla bronzea con attacchi dalla Soprintendenza. Il sepolcreto ha re-
(ø 1,9); due anelli con dorso costolato(ø 1,9 all’esemplare più grande, sotto cui era stato a croce (h 22,5), che era stata probabil- stituito più di 320 tombe, inquadrabili, a
e 1,8); un anello con fasci di sottili incisio- sistemato, a contatto con le ossa combuste, mente avvolta da un tessuto ornato da un primo esame dei corredi, in un lungo
ni (ø 1,9); un anello in lamina ripiegata un gancio di cintura di ferro traforato (lun- anellini e bottoncini bronzei a calotta, arco cronologico compreso fra la fine del
con lieve solcatura mediana (ø 2,2); un gh. 14,3, largh. 6), ornato dal motivo dei rinvenuti al suo interno. Il corredo ester- vii secolo a.C. e la fine del i secolo d.C. La
anello a sezione angolata con fasci di linee draghi affrontati secondo lo schema della no, appoggiato sopra il prezioso ossuario, tomba 264, sigillata da uno spesso strato
trasversali (ø 2,1) e infine un anello da lira zoomorfa, già documentato a Monte- era costituito da un coltello con fodero di terra di rogo, sul quale erano stati de-
cui pendono 4 catenelle a doppia maglia belluna, ma molto più frequente in contesti in ferro e da una punta di giavellotto in posti uno skyphos, rotto intenzionalmente,
(lungh. max. 23). Oggetti d’ornamento funerari ticinesi. Intorno all’ossuario, vicino ferro. All’interno della situla erano stati e un’olletta, che costituivano i resti del
sono pure i due pendenti a triplice anello ad altri oggetti era stato deposto un servizio deposti un’eccezionale armilla bronzea a banchetto funebre, era multipla. Sul fondo
e la grande bulla (h 9,5; ø 7,); quest’ultima ceramico, formato da tre ollette di proba- più giri, probabilmente defunzionalizzata, [11.3.4] [11.3.8] della cassetta litica, che, secondo gli scava-
è formata da due valve circolari unite da bile produzione indigena, e da una coppa, uno scettro-conocchia, pendenti e fibule, tori, non presentava tracce di riapertura,
anellini e dall’appiccagnolo a passanastro che rappresenta una rielaborazione locale ma anche una punta di lancia in ferro. era stata sistemata nell’angolo nordovest
da cui pende un pendaglietto triangolare di un tipo di derivazione etrusco-padana, Sulla base dell’analisi del complesso cor- una piccola olla ossuario a sacco (h 11,8,
decorato. In pasta di vetro azzurra e gial- ascrivibile all’ultimo venticinquennio del v redo, è stata pertanto proposta l’ipotesi ø 10,6), ornata da motivi a impressione,
lognola sono le due fusaiole configurate a secolo a.C. Per quanto attiene agli accessori che nell’ossuario fossero stati riuniti i resti inquadrabile alla metà del v secolo a.C.,
vaso con solcature (h 1,1 e 0,9). I corredi d’abbigliamento e agli oggetti d’ornamento cremati di due coniugi, esponenti dell’élite simile ad altri esemplari locali. All’interno
funerari sono pertinenti a una o più se- di bronzo, due fibule Certosa rimandano locale. Nella parte centrale della tomba, dell’ossuario, munito di coperchio in cera-
polture femminili di prestigio rinvenute all’ambito ticinese, all’area alpina orientale accanto a materiale ceramico, si trovavano mica grigia, erano state inserite in mezzo
ormai sconvolte in un’area adibita nuova- sono riferibili la fibula Certosa di tipo Ter- una cista cordonata (h 21,6, ø 22,4) di alla terra di rogo tre fibule, di cui due
mente a sepolcreto in età altomedioevale; zan iiia e il pendente di forma triangolare ascendenza hallstattiana di poco più antica di ferro e una bronzea d’ambito celtico,
essi sono databili complessivamente al traforato, al gusto celtico due fibule, ascri- e il relativo coperchio (ø 18,7), entrambi classificabile nel tipo Adam xiiic, già do-
vi-prima metà v secolo a.C. vibili alla forma Adam xiiic. Fine v secolo in bronzo, riferibili forse a una donna cumentato a Montebelluna e per il quale
SBAVeneto, Padova, ig 259926-259943, a.C.-primo quarto iv secolo a.C. d’alto rango sociale. All’interno di questo è stata ipotizzata una produzione trentina
259945-259946, 259948, 259949-259951 Museo di Storia Naturale e Archeologia, ossuario erano stati deposti una placca di dalla Val di Non. Il corredo esterno era
bibliografia: Ori delle Alpi 1997, p. 544, Montebelluna, Treviso, ig 7744-7748, cintura in bronzo di produzione locale, [11.3.5] costituito da due ollette, che affiancavano
fig. 5 e pp. 555-556, cat. nn. 81-103; 16901-16922, 16957 un gancio di cintura traforato in ferro del l’ossuario, e da un frammento di aes rude,
Bianchin Citton 1999, p. 90. bibliografia: Manessi, Nascimbene 2003, tipo a lira zoomorfa di tradizione celtica e che contraddistingue a Este le sepolture
ebc pp. 249-258. alcuni vaghi in pasta vitrea. v secolo a.C. femminili. Una delle ollette trova con-
al Museo di Storia Naturale e Archeologia, fronti puntuali con altri pezzi locali. Sopra
Montebelluna, Treviso, ig 292343, 292347- questa deposizione, lungo il lato sud della
11.3.4 292349, 292353-292356, 292358-292361, cassetta, era stata sistemata la seconda olla
Tomba 29 11.3.5 292364-292365, 292367, 292369-292371, ossuario fittile (h 25, ø 20,5), inquadrabile
Montebelluna, Treviso, via Valderoa, Tomba 13 292375, 292379, 292384-292385, 292388, nella seconda metà del v secolo a.C., co-
necropoli Posmon, 1962 Montebelluna, Treviso, via Cima 292398-292400, 292403, 292405-292408, perta da una coppa emisferica in ceramica
cassetta litica di arenaria bianca; h 32, Mandria, necropoli Posmon, 1997 292411, 292414-292417, 292421-292423, semidepurata. Nel ricco corredo interno
lastra di base 40 × 25 tomba in cassetta lignea 292430-292431 erano conservati una coppia d’orecchini di
bibliografia: Guerrieri, Principi ed Eroi [11.3.6] bronzo con perla e terminazione a riccio
Grazie alla documentazione di scavo, no- La tomba fu scoperta con altre sepolture 2004, pp. 660-662, 7.9. di tradizione celtica, solo accostabili ad
nostante la tomba sia stata rinvenuta molto durante sondaggi preventivi nell’area in al esemplari di Este e di Montebello Vicen-
tempo fa, è stato possibile ricostruire, al- cui fra il 2000 e il 2002 fu scavata l’estesa tino, tre vaghi di pasta vitrea con occhi e
meno parzialmente, la disposizione degli necropoli di via Cima Mandria. La tomba gocce applicate e uno d’osso, due fram-
elementi di corredo nella cassetta. I resti era stata inserita in una più ampia fossa 11.3.6 menti di fibule Certosa di bronzo, una
cremati, che, secondo lo studio antropo- già utilizzata come ustrino. Dopo che fu Tomba 264 fibula di ferro di tipo La Tène, un ardi-
logico, dovevano appartenere a un adulto, spento il rogo, sul pacchetto concotto fu Montebelluna, Treviso, via Cima glione di fibula bronzea, tre anelli di ferro
molto probabilmente di sesso maschile, costruita la cassetta lignea con il quarto Mandria, necropoli Posmon, 2000-2002 come due punteruoli. Alcuni elementi del
erano stati deposti soprattutto sul fondo lato inclinato verso l’interno, sepolto a tomba in cassetta litica d’arenaria corredo personale inducono a ipotizzare
dell’ossuario cordonato (h 21, ø 17,8) con bloccarne la struttura, che venne coperta e di calcare che nell’olla fosse sepolto un defunto di
coperchio, che si rifaceva nella forma ci- da un piccolo accumulo di ciottoli, in par- sesso femminile. Vicino all’ossuario, ma
lindrica alla cista metallica oppure alla te appoggiati e in parte infissi nel terreno. La tomba è stata rinvenuta con un’altra nell’angolo sudest della cassetta, era stata
sua imitazione fittile. L’olla, che trova un Nell’angolo sudovest della tomba, il cui sepoltura più antica nel “tumulo” xlii del deposta una cuspide di giavellotto di ferro
[11.3.7]
la galassia pedemontana   la galassia pedemontana
(lungh.  42,6), forse un dono del marito 11.3.8 mineralizzate, trovavano posto altri oggetti, respiro noto come “koinè adriatica”. Sulla
oppure, in assenza delle analisi antropo- Fibula a sanguisuga indicatori del sesso maschile del defunto e base dello studio antropologico (A. Coppa),
logiche, si può solo avanzare l’ipotesi che con pendenti a testa bovina capaci di rappresentarne le attività svolte in si tratta di una sepoltura pertinente a un indi-
nell’olla fossero state riunite, secondo un Safforze, Belluno, tomba a cremazione, vita: il punteruolo (lungh. 16), utile nello viduo di sesso femminile di età compresa tra
frequente rituale veneto, le ossa combuste 1939 svolgimento di attività artigianali come la la- i 20 e i 30 anni. La diversa collocazione degli
della donna e del coniuge. Prima metà del bronzo, fusione piena; h 13,2, lungh. 9 vorazione delle pelli, un raro falcetto, allusivo oggetti deposti entro la cassetta litica palesa
iv secolo a.C. alla pratica dell’agricoltura, un’ascia (h 13,6, una distinzione funzionale e ideologica tra le
Museo di Storia Naturale e Archeologia, Fibula a sanguisuga, con staffa lunga termi- largh. 6), i coltelli (lungh. 29,5 e 19,7) di cui varie categorie di materiali, in particolare tra
Montebelluna, Treviso, ig 304656- nante a vaso e arco decorato da cavità riempite uno con fodero (lungh. 23,6 cm), e la punta elementi di abbigliamento e di ornamento
304666, 304668-304683, 304685 in pasta bianca e linee incise. Nell’ardiglione vi di giavellotto (lungh. 17) classificabili come collocati all’interno della cista-ossuario e la
Inedita. è un pendente di forma triangolare, decorato “armi”, ma usate anche nella caccia. Fine del presenza, all’esterno della cista, di una co-
al a occhi di dado, che riprende quelli di di- vi-inizi del v secolo a.C. nocchia bronzea di raffinata fattura (h 29,2, ø
mensione minore, di forma schematicamente Museo Civico, Belluno, ig 260804-260815 1,7), che trova confronti a Este e a Montebel-
antropomorfa, particolarmente frequente in bibliografia: Bonomi, Ruta Serafini, luna, di una fusaiola in piombo e di un ago in
11.3.7 ambito prealpino veneto e in territorio slo- Serafini 1995; Ruta Serafini 1996; bronzo. Come del resto in tutto il panorama
Tomba 53 veno. Da questo pendono quattro raccordi Nascimbene 1999, pp. 155-161. delle pratiche funerarie della tarda protostoria
[11.3.9]
Mel, Belluno, necropoli, 1961 a morso di cavallo miniaturistico, ciascuno an italiana, è attestato un “codice” funerario teso
tomba a cremazione in cassetta litica terminante con una protome bovina stilizzata. a evidenziare il ruolo di filatrice, forse da cor-
Tale decorazione contribuisce a documentare relare alla fascia di età, ricoperto in vita dalla
La tomba era costituita da una cassetta l’apertura della media e alta valle del Piave ver- 11.3.10 defunta nel contesto del gruppo sociale di
formata da quattro lastre di arenaria sem- so l’alto Friuli e l’ambito orientale, ritrovando- Tomba 10 appartenenza, riproponendo la coincidenza
plicemente sbozzate; al di sopra della lastra si puntualmente a Santa Lucia di Tolmino e Pieve d’Alpago, Belluno, Pian de La Gnela delle attività connesse alla lavorazione della
di copertura, più grande rispetto al fondo, nella Slovenia interna; permette una datazione tomba a cassetta litica con lastre in lana con uno status di prestigio, demandato
erano sovrapposte altre lastrine di pietra e puntuale tra la seconda metà del vi e l’inizio arenaria, lungh. 46, largh. 45 e con lastrone alla domina, che doveva implicare il possesso
terra, tra cui furono ritrovati frammenti di del v secolo a.C. di copertura in calcare, lungh. 66, largh. 88 delle greggi nonché il controllo delle attività
un vaso fittile che documentano un rituale Museo Civico, Belluno, ig 6599 artigianali, con un probabile surplus destinato
di offerta compiuto nel sigillare la sepoltu- bibliografia: Calzavara Capuis 1984, La necropoli occupa la porzione settentrio- a diventare merce di scambio. Attesta stretti
ra. L’interno era tutto occupato dall’olla di p. 860; Protostoria Sile Tagliamento 1996, nale di un vasto terrazzo lungo il versante contatti con l’area hallstattiana e il Veneto
impasto (ø 21,6, h 25,6) che conteneva i resti pp. 414-415; Ruta Serafini 1997, cat. 76; sudorientale del monte Dolada in una fascia alpino orientale l’utilizzo della cista bronzea
cremati e il corredo di una donna. Formano Nascimbene 2009, p. 297. altimetrica compresa tra 925 e 920 metri cordonata (h 19,4, ø 22,4) in funzione di
infatti una parure femminile gli anelli (ø aa s.l.m. Le indagini archeologiche hanno porta- ossuario, ritualmente defunzionalizzata con
[11.3.10] [11.3.11] 1,5-2,9), gli orecchini circolari (ø 2,4 e 2,8) e to alla luce una decina di tombe a cremazione l’asportazione dei manici. Assume una con-
le armille (ø 5,5 e 5,3) in verghetta e in filo di in cassette litiche di arenaria distribuite in due notazione di status simbol la coppia di armille
bronzo. A questi si aggiungono due fibule, 11.3.9 settori diversi, separati da una depressione tubolari in lamina bronzea a capi sovrapposti
funzionali alla chiusura della veste, di cui Tomba di Limade geomorfologica. Lo stato di conservazione con decorazione incisa che trovano una dif-
una riccamente decorata a incisione e da Belluno, Caverzano, località Limade, 1995 delle sepolture, che si collocano in un arco fusione limitata in Slovenia e nell’arco alpino
[11.3.10] [11.3.11] bottoncini e uccellini plastici sull’arco. Alla tomba a cremazione in cassetta litica cronologico compreso tra il vii e il v secolo orientale con una particolare concentrazione
toilette femminile è funzionale la spatoletta a.C., non consente osservazioni sull’aspetto nella valle del Piave. Esibisce a sua volta son-
bronzea (lungh. 7,6), mentre il piccolo La tomba era costituita da una cassetta for- esteriore della necropoli, pur in presenza tuosità e ricchezza la considerevole presenza
coltello in ferro (lungh. 9,7 cm) qualifica mata da lastre di pietra arenaria semplice- nel settore ii di labili tracce di copertura di numerosi elementi in ambra, in un caso
l’impegno e l’abilità della donna nel lavoro mente squadrate, dello spazio necessario ad tumuliforme. Il contesto sepolcrale è inserito utilizzata come rivestimento dell’arco di una
artigianale. Come di consueto a Mel, il accogliere un solo vaso ossuario. Le ossa in una zona di grande rilevanza strategica fibula bronzea (lungh. 8,8, h 2,8) che trova i
corredo includeva una tazzina fittile, che combuste del defunto, raccolte in un tessuto posta a controllo degli itinerari che dalla confronti più puntuali in contesti ascrivibili
doveva consentire simbolicamente alla de- assieme a un corredo personale di fibule pianura veneta orientale e dal Friuli, e quindi alla cultura di Golasecca iib. Rimandano a
funta di partecipare alla libagione funebre. (lungh. 5,4 e 4,7) e cintura (gancetto in ferro dal territorio sloveno, risalivano in direzio- un’ampia circolazione le fibule a sanguisuga
Seconda metà del vi secolo a.C. h 4; lungh. 1,7), erano deposte all’interno del ne dell’importante nodo viario della vicina con staffa lunga caratterizzata da elementi
Museo Civico Archeologico, Mel, calderone in lamina di bronzo decorato da media valle del Piave, dove è documentata incastonati e pendagli complessi, i pendenti
Belluno, ig 9352-9362 un’alta fascia cesellata a motivi geometrici una costellazione di contesti sepolcrali coevi, a trianello e gli anelli con estremità a dop-
Per la fibula con bottoni e uccellini sotto l’orlo (ø 30,2, h 16), privato degli attac- anch’essi contraddistinti dalla presenza di pia spirale, questi ultimi attestati in Veneto
sull’arco cfr. da ultimo Nascimbene 2009, chi per la sospensione del manico secondo manufatti di marcato carattere alpino, ma esclusivamente lungo l’asse plavense, mentre
p. 144, fig. 38,2; p. 146, tabella 16, n. 2. un ben noto rituale di defunzionalizzazione. anche di diffusa circolazione e in particolare sembrano riconducibili all’ambito piceno i
an All’esterno del vaso ossuario, anch’essi avvolti di tipologie medio adriatiche penetrate in pendenti in pasta vitrea blu a doppia protome
da un tessuto di cui restavano impronte concomitanza con quel fenomeno di ampio zoomorfa. Le analisi dei resti organici (M.

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


Rottoli, E. Castiglioni) dei materiali rinve- 26,3), probabilmente prodotto in una bottega ta il defunto come guerriero-cacciatore. La tra quelle conservate nella necropoli: denota
nuti, a seguito dello scavo microstratigrafico veneta, che attesta gli stretti legami esistenti tomba rientra in una serie di sepolture con il consolidarsi di costumi locali entro un oriz-
all’interno della cista, hanno evidenziato resti nel vi secolo a.C. tra bacino del Bût e Veneto gancio traforato, anelli a snodo con coppiglia zonte privo di contatti a lunga distanza, che
combusti di offerte alimentari tra cui quella pedemontano. Del corredo, probabilmente e spesso coltellaccio rinvenute in ambito caratterizza soprattutto il versante meridiona-
[11.3.12] [11.3.12] di una focaccia ricoperta da semi di papavero. incompleto, rimangono parti di orlo e ansa alpino e prealpino veneto (vedi Montebello le delle Alpi orientali, l’Isontino e l’Istria: vedi
Lo stato di conservazione non ha consentito a nastro di una o due tazze in lamina bron- Vicentino e Montebelluna-Posmon) e retico, la distribuzione della fibula Certosa in due
di rapportare a uno stesso tipo di fibra le nu- zea frammentate ritualmente, alcune con che rivelano legami con il mondo celtico. pezzi, tipo Terzan viif e la forte caratterizza-
merose tracce di tessuto, recuperate, insieme linee incise orizzontali parallele, e un piccolo Le componenti a Paularo sono molteplici e zione dell’anello la cui variante a sette globetti
a quelle di cuoio, all’interno e lungo la parete coltello a dorso ricurvo e codolo a spina in dimostrano l’inserimento della Carnia insie- è nota sinora solo a Paularo. Tardo v-prima
esterna della cista. Fine vi secolo a.C-inizio v ferro, deposto con funzione simbolica come me al Veneto settentrionale nel v secolo a.C. metà iv secolo a.C.
secolo a.C. in numerose altre sepolture sia maschili sia (periodo del maggior sviluppo), in un sistema Museo Civico “Iulium Carnicum”,
SBAVeneto, Padova, ig 305868-305873, femminili della necropoli. vi secolo a.C. di relazioni che connota l’area compresa tra Zuglio, Udine, aq 441483-441484
312347-312388, 317917-317918 Museo Civico “Iulium Carnicum”, mondo golasecchiano alpino e hallstattiano bibliografia: Vitri 2001, p. 28, fig. 7;
bibliografia: Gangemi 2008, pp. 139-152. Zuglio, Udine, aq 44028-44031 orientale: il gancio ha confronti in area al- Corazza, Vitri 2001, fig. 10.
Per confronto: Teržan 1976, c. 42.
gg bibliografia: Progetto Misincinis 2004, pina occidentale, il coltello “tipo Oppeano”
sv
c. 558. soprattutto in quella centrale; gli anelli con
sv coppiglia sono tipici di sepolture celtiche
11.3.14
11.3.11 con spada dell’Italia settentrionale; le fibule,
Tomba 2
Tomba 153 prodotte forse localmente, sono distribuite
[11.3.12] [11.3.12] [11.3.13] Montebelluna, Treviso, via Cima
Misincinis di Paularo, Udine, necropoli, 11.3.12 in una ristretta area a cavallo dei valichi tra
Mandria, necropoli Posmon, 1997
1999 Tomba di guerriero Carnia e Carinzia. v secolo a. C.
tomba in cassetta lignea
Misincinis di Paularo, Udine, necropoli, Museo Civico “Iulium Carnicum”,
Il sepolcreto è l’unico dell’età del ferro esplo- tomba 34, 1999 Zuglio, Udine, aq 442050-442061
La sepoltura multipla in cassetta lignea, pro-
rato sistematicamente in Carnia; scoperto bibliografia: Vitri 2001, pp. 29-30,
tetta da lastre di arenaria, in cui erano stati
casualmente nel corso della costruzione di La tomba, sicuramente maschile, è stata figg. 9-10; Corazza, Vitri 2001, pp. 58-66.
probabilmente riuniti membri della stessa fa-
un’abitazione, è stato scavato, per la parte rinvenuta parzialmente dislocata; l’ossuario Per confronto: Ruta Serafini 2001,
miglia di alto rango sociale, conteneva quattro
conservata, dalla Soprintendenza per i Beni fittile, rinvenuto in frammenti con poche pp. 42-43, pp. 199-202, figg. 2-5; Manessi,
ossuari, di cui tre disposti lungo il lato orien-
Archeologici del Friuli Venezia Giulia dal ossa combuste, doveva essere protetto da Nascimbene 2003, pp. 225-230.
tale e uno in quello occidentale. Molto ricchi
1995 al 2001. Era situato su di un pendio grandi lastre in pietra. Oggetti legati all’ab- sv
sono i corredi, con carattere spiccatamente
rivolto a sud (a circa 700 metri s.l.m.) lungo bigliamento erano due fibule con molla a
celtico. Un’olla fittile (h 12), riferibile a una
il percorso, attivo già nell’età del bronzo, balestra e staffa a protome animale “tipo Pau-
donna, conteneva, oltre ad altri oggetti, tre
che dal bacino del Bût conduce attraverso laro” (lungh. 7,1 e 6,8), cui va collegato anche 11.3.13
torques a nodi, peculiare ornamento dell’area
passi alpini (Lanza e Lodin) nella valle, ora un pendaglio a secchiello (ø 2), destinate a Tomba 77
del Caput Adriae e in un’altra olla in ceramica
austriaca, del Gail. L’abitato doveva essere fissare il mantello. Al cinturone in materiale Misincinis di Paularo, Udine, necropoli,
[11.3.14] grigia (h 20), munita di coperchio, pertinente
un modesto agglomerato di case abitate da deperibile cui era appeso il coltellaccio in fer- 1997
a una sepoltura maschile, erano state deposte
contadini-pastori, dediti forse anche ad atti- ro vanno riferiti una fascetta di rivestimento
tre fibule, di cui due in bronzo e una in ferro,
vità artigianali, nonché di scambio e ricerca in bronzo (lungh. 5,7) e il gancio in ferro di Sepoltura probabilmente maschile rinvenuta
che rimandano anch’esse al Caput Adriae.
di minerali. La sequenza delle sepolture a chiusura traforato con figurazioni animalisti- quasi completamente dislocata, come molte
Accanto a quest’ultimo ossuario, nell’angolo
incinerazione (circa duecento), organizza- che di difficile lettura, probabilmente riparato tombe della fase più recente. L’ossilegio, in
sudoccidentale della cassetta, vi erano due
te a gruppi, verisimilmente famigliari, con in antico (lungh. cons. 9,5). Al sistema di so- origine probabilmente conservato in un con-
fibule d’argento, di cui una decorata nello
corredi anche di una certa ricchezza copre spensione dell’arma vanno attribuiti i quattro tenitore deperibile, era disperso nel terreno
stile plastico (lungh. 9,3), un torquis a nodi
quasi l’intera età del ferro, dalla fine dell’viii anelli con attacco a snodo, decorati a incisioni colluviato. Del corredo, costituito esclusiva-
in argento e elementi della panoplia celtica.
al iv secolo a.C. Il rituale praticato prevedeva (ø 8 circa). Il coltellaccio, a codolo arcuato, mente di oggetti di abbigliamento in bronzo,
ii secolo a.C.
per quasi tutte le sepolture l’ossilegio con guardiamano con fascetta decorata a nerva- sono ben conservati solo la fibula di tipo
Museo di Storia Naturale e Archeologia,
deposizione delle ossa in un contenitore ture e lama sinuosa, conservava il fodero con Certosa con arco asimmetrico e molla appli-
Montebelluna, Treviso, ig 291156, 292163,
ceramico o in materiale deperibile, per lo più passante applicato a margini dentellati con cata con bottone della staffa forato e riempito
292167-292169, 292172, 292174, 292177,
protetto da cassetta lignea o litica ricoperta estremità a doppio occhiello e dischi di bron- di pasta bianca (lungh. 8,5) e il pendaglio ad
292183, 292185-292186, 292188-292189,
da tumuletto in terra. La tomba 153 è stata zo applicati (lungh. 36). Un’altra fascetta va anello (ø 4,4) con sette globetti e decorazione
292195, 292199, 292200, 292204-292205,
rinvenuta, parzialmente dislocata, ai margini probabilmente riferita al manico in materiale a fasci di solcature e occhi di dado, rinvenuto
292207-292208, 292212-292213
della necropoli; un recipiente ceramico in organico (largh. 3,9). La presenza nella tomba appeso alla fibula. Erano presumibilmente
bibliografia: Guerrieri, Principi ed Eroi
frammenti, utilizzato come ossuario, conser- di almeno una lancia è attestata dall’estremità pertinenti al corredo una fibula del tipo con
2004, pp. 668-669, 8.6.
vava parte dell’ossilegio. Si tratta di un vaso di una cuspide probabilmente di grandi staffa zoomorfa e un anellino costolato molto
al
situliforme cordonato a fasce rosse e nere (h dimensioni (lungh. 5,8). Il corredo conno- frammentari. È una delle tombe più recenti

la galassia pedemontana   la galassia pedemontana


12. cercando un oracolo
per gli uomini
oracoli e sortilegi
diego voltolini

L’area pedemontana e prealpina del Veneto scavo della “casa delle sortes” di San Gior- la loro eventuale assenza, come dimostra
centro occidentale è interessata, a partire gio di Valpolicella [cat. 12.1.2], ritualmente l’associazione ricorrente di metapodi se-
dalla seconda età del ferro per arrivare alla spezzati, con la cura di preservare l’inte- gnati e non. Anche la lunghezza degli ossi
romanizzazione, dalla presenza di parti- grità dell’iscrizione dedicatoria, in retico, era probabilmente rivestita di significato:
colari manufatti collegabili alla sfera del evidenziandone quindi il valore intrinseco. i set, infatti, si compongono spesso di
culto e del rito, tendenzialmente iscritti, La casa di San Giorgio ci porta però a elementi di tre differenti misure.
estranei alla tradizione veneta. considerare altre categorie di manufatto, Set da divinazione del tutto simili a quello
La prima categoria di oggetti è rappre- non legate alla sfera della dedica/offerta, di San Giorgio di Valpolicella sono stati
sentata dalle corna di cervo e capriolo, ma piuttosto a quella della cleromanzia e ritrovati anche in altri siti dell’area pe-
segate longitudinalmente, poi incise con della divinazione. demontana e prealpina: recentemente al
strumenti a punta metallica. Le iscrizioni, La struttura, dopo un primo utilizzo a Bostel di Rotzo, sull’altopiano di Asiago, è
sempre in alfabeto retico, sono dediche scopo artigianale, viene ampliata e ritual- venuto alla luce un gruppo di ossi, alcuni
votive e seguono spesso, in modo più mente ri-fondata con la deposizione di aes iscritti, all’interno di una casa laboratorio
o meno completo, un formulario tipico rude e monete sotto le lastre perimetrali, per la produzione della ceramica, mentre è
comprendente il nome dell’offerente, un ed è destinata ad attività cultuali: a questo nota già da tempo la trentina di metapodi
verbo di dedica-offerta e il nome della proposito è interessante il parallelismo con dalla grande struttura a uso cultuale di
divinità. Questi manufatti sono sovente un epigrafe latina dalla Valpolicella, del Trissino. Sono presenti, a volte nei mede-
forati e quindi forse destinati a essere i secolo a.C., che cita l’udisna, un edificio simi siti, come a Trissino e Santorso, sortes
appesi o affissi durante o dopo il rituale su suolo privato donato poi al pagus per il di altro tipo come le “astine magiche” da
di dedica-offerta. Corna di questo tipo culto (cil v, 3926). Sulla pavimentazione divinazione: manufatti in osso, noti anche
sono note in Trentino, come a Mechel e della “casa delle sortes” sono stati rinvenuti in metallo, di forma romboidale allungata
soprattutto ai Montesei di Serso, ben più numerosi piccoli ossi, dei quali undici con foro centrale, recanti incisioni.
prossimi all’area veneta, e nei Lessini, con con iscrizioni, singole lettere o segni non Le pratiche oracolari, nelle loro diverse
i due esemplari da San Briccio di Lavagno, alfabetici e numeri. Si tratta di metapodi forme, non sono da considerarsi estranee
il frammento dalla grotta di Bocca Lorenza di maiale, porzione dell’animale povera di al mondo veneto, come emerge dalla tra-
e le ventuno corna di Magrè, recupera- carne, selezionati e poi raccolti per essere dizione, in epoca romana, dell’antichità
te a inizio Novecento [cat. 12.1.1]. Per usati come sortes, strumenti per le pratiche dell’oracolo di Gerione a Montegrotto;
quest’ultimo sito possiamo parlare di un cleromantiche e oracolari. sortes su osso, tuttavia, sembrerebbero pe-
deposito votivo pertinente a un santuario Si ricorreva alla divinazione per conoscere culiari della pedemontana.
sulla sommità spianata della collina del il volere della divinità riguardo a que- Questi sortilegi di ossi erano una pratica
castello; gli ex voto erano contenuti da un stioni controverse, accadimenti futuri o rituale domestica o pubblica? Nel caso di
“cassone” in lastre di pietra insieme a ossi per superare momenti di crisi attraverso Trissino, così come anche a San Giorgio,
di animali, resti dei sacrifici svolti durante le indicazioni divine. La cleromanzia, da siamo di fronte a grandi strutture per le
le cerimonie. Le corna riportano iscrizioni kléros/sorte e mantéia/oracolo, è una forma quali è ben plausibile un uso destinato alla
in un alfabeto particolare, detto di Magrè, di divinazione che trae responsi dall’inter- comunità; al contrario altri rinvenimenti,
tipico dell’area meridionale del comparto pretazione delle sorti, cioè dal compiere come a Santorso, sono da riferirsi piutto-
retico. Resta ancora dubbia l’identificazio- un sortilegio (da sors/sorte e lego/scegliere- sto ad ambienti domestici. La cleromanzia
ne della/delle divinità a cui doveva essere raccogliere). Le sortes sono un gruppo poteva quindi essere trasversale a questi
dedicato questo luogo di culto. di piccoli oggetti, come ossi, astragali o due ambiti. Se nei riti privati l’officiante
Erano forate, come le corna, anche le ciottoli, che venivano ritualmente estratti, era probabilmente il pater familias, non
placchette votive in bronzo, delle quali gli quindi sorteggiati, e gettati secondo il possiamo però pensare che potesse esistere
esemplari più noti sono quelli di Sanzeno caso. L’officiante, presumibilmente, otte- il sorteggio oracolare pubblico senza dei
con sagome di animali. Due ex voto di neva i responsi interpretando il verso di sacerdoti o magistrati preposti a questa
questo tipo sono stati trovati anche nello caduta delle sortes e i diversi segni incisi o funzione.

cercando un oracolo   cercando un oracolo


«oscillavano lievi…»: i dischi votivi
elena pettenò

Un caso del tutto particolare di sortes per ti e da annessi, con aree circolari destinate meglio poteva assolvere a questa funzione. dischi figurati in lamina di bronzo La pertinenza territoriale trova riflesso zone da cui provengono i dischi ospitasse-
una cerimonia senza dubbio pubblica è alle pratiche cultuali, come roghi con Siamo quindi di fronte al confine dell’area nella tipologia dei soggetti che decorano i ro antichi luoghi di culto, probabilmente
stato individuato ad Asolo [cat. 12.1.3]. In sacrificio di carni e laminette di bronzo. culturale in cui si praticava questo tipo di Risale agli inizi del secolo scorso l’acquisto, diversi esemplari. I dischi provenienti dal connessi agli attraversamenti stagionali
una fossa, adiacente a una buca di palo, Il sito ha conservato le tracce di un parti- sortilegi, o sono i sortilegi a essere un’in- da parte di Luigi Bailo, di cinque dischi Vicentino si caratterizzano per la costante legati alla transumanza, allo sfruttamento
erano state sigillate offerte di carne da un colare rito, attestato anche in Trentino sul trinseca necessità del confine? (di cui uno non figurato) attualmente presenza di uomini in armi e animali (bo- delle risorse naturali per il pascolo e il
probabile doppio suovetaurilia, sacrificio monte Ozol, consistente nella deposizione conservati presso il Museo Civico di Tre- vini, ovicaprini, cavalli), la cui ricorrenza legnatico.
di maiale, pecora e toro, offerte monetali di un boccale retico volutamente infran- nota bibliografica viso e da allora detti di Montebelluna, su manufatti rinvenuti in una zona di Il disco di Rosà [cat. 12.2.3] e i due di
in dracme, uova e le ceramiche, in fram- to, di un pane di resina vegetale e di un Pellegrini, Sebesta 1965; Perini 1970; Laz- provenienti da una non meglio definita Pedemontana appare estremamente signi- Isola Vicentina [cat. 12.2.4-5] si ritiene che
menti, usate durante il rito. astragalo con incisioni. Questa ritualità, zaro 1986; Champeaux 1990; Sebesta 1993, località; da Isola Vicentina (Vicenza) ven- ficativa; più rara la presenza di soggetti possano essere letti come il riflesso di quel
Da questo bothros provengono nove ossi forse purificatoria, è legata alla conclu- pp. 7-8; Museo Alto Vicentino 1997, pp. nero alla luce due dischi e una lamina, femminili, le cui caratteristiche iconogra- processo, mirato all’integrazione di coloni
incisi; si tratta di un caso davvero anomalo sione dell’utilizzo cultuale di una strut- 92-93; Culti nella Preistoria delle Alpi 1999; sempre in bronzo figurato. Al ritrovamento fiche vanno approfondite. Per quanto con- e genti locali seguito dell’opera di centu-
nel panorama di questi manufatti: le iscri- tura e potrebbe essere interpretata come Ruta Serafini 1999; Culti nella Preistoria del disco di Musile di Piave (Venezia), cerne invece la serie dei dischi pertinenti riazione della pianura veneta.
zioni non sono in retico, ma in venetico, de-sacralizzazione prima dell’abbandono. delle Alpi 2002; Ruta Serafini 2002a; De seguì la scoperta fortuita del disco di Rosà al territorio attraversato dal fiume Piave, si Il disco di Marostica offre diversi piani di
con un alfabeto collegabile all’area monta- È importante in quest’ottica la presenza Guio 2011, p. 171; Sebesta 2011. (Vicenza) [cat. 12.2.3] e, successivamen- osserva invece che sono caratterizzati dal lettura. Il suo ritrovamento sulle pendici
na plavense. In questo rito è riconoscibile dell’astragalo che, con la sua funzione te, l’individuazione di quello di Ponzano ricorrere di una figura femminile, ricca- di un colle, da cui provengono materiali
forse l’infissione di un terminus sacrificalis, divinatoria di sors, scruta il volere divino Veneto (Treviso) [cat. 12.2.2]. Si tratta di mente abbigliata, con variabile attributo probabilmente pertinenti a un luogo di
rappresentato da un palo di cui appunto in questa operazione delicata. Le attività rinvenimenti sporadici o privi di contesto nella mano, cui fanno da contrappunto culto, porta a credere che esso venne dedi-
rimane la buca. Questo tipo di cerimonia, cultuali continuano comunque a interes- stratigrafico significativo, come anche i due elaborati o schematici elementi vegetali. cato presso un’area intimamente connessa
nota dalle fonti letterarie per il mondo sare il santuario e la montagna fino all’età dischi di Auronzo di Cadore, nel bellunese alla realtà territoriale: la reiterata presenza
romano arcaico, era destinata a porre un romana, mantenendosi legate alle ritualità, [cat. 13.5.4], e quello di Marostica ritro- di armati richiama infatti le lamine votive,
confine fra due entità attraverso la con- già note per il Summano, connesse alla fer- vato sulle pendici del colle Pauso, sempre dischi dalla pedemontana vicentina di cui i santuari veneti hanno restituito
sacrazione di un’area. La presenza di due tilità e all’ambito pastorizio-agreste, come nel Vicentino. Infine è stato recuperato, numerose testimonianze.
comunità sarebbe dimostrata dal doppio confermerebbe la lettura iconografica delle durante un sequestro operato dai Carabi- Per quanto concerne i quattro dischi pro- L’iconografia dei dischi di ambito vicenti-
servizio ceramico usato nella cerimonia, due fini statuette in argento rinvenute nieri Nucleo Tutela Patrimonio Artistico venienti dalla Pedemontana vicentina, si no permette di individuare elementi che
bicchiere e coppa, e dal doppio suovetau- negli ultimi anni [cat. 12.1.4]. di Venezia, un nuovo disco proveniente da osserva che mancano elementi certi di riportano all’integrazione tra l’elemento
rilia. Il carattere pubblico del rito sarebbe Un’ultima riflessione riguarda la posizione Nervesa della Battaglia (Treviso). Si tratta datazione; tuttavia l’esame iconografico indigeno e quello romano, elementi rife-
anche confermato dalla possibile lettura su di questi siti con ossicini incisi, tipica- dunque di un totale di tredici manufat- condotto porta a datarli tra la fine del ribili a quel processo che interessò tutta
un osso del toponimo Akelon, nome vene- mente retico-alpini, per i sortilegi e la ti dissimili per dimensioni, per stato di ii secolo a.C. e gli inizi del i secolo d.C. la Venetia centrale, allorquando i Roma-
tico della teuta/comunità di Acelum/Asolo divinazione: osservando la distribuzione conservazione, per tecnica esecutiva; per Inoltre, considerata la loro provenienza, ni iniziarono a occuparne stabilmente le
e dal fatto che, nella successiva sistemazio- territoriale possiamo notare come, fra le quanto concerne i soggetti iconografici, si si può supporre che i rinvenimenti siano fertili terre, attraversate da vie di transu-
ne romana dell’area, il luogo del sacrificio sortes retiche in osso, quelle di area veneta possono riconoscere due nuclei tematici. da correlare a vie di transito che davano manza, la cui vocazione economica era
venne rispettato e inserito in una nicchia: seguano il profilo della pedemontana. Si Osservando la distribuzione topografica accesso ai pascoli. interconnessa alla pianura.
doveva, quindi, essere visibile e ricordato. tratta di un capriccio dovuto alla parzia- dei rinvenimenti, si rileva che si artico- In epoca romana esistevano infatti due
La continuità d’uso e memoria dei luoghi lità delle scoperte, oppure ci troviamo di lano in due macroaree. A ovest, la Pede- strade, le quali riprendevano il tracciato di
sacri preromani anche dopo la romanizza- fronte a una sorta di limite. Quest’area si montana vicentina, da cui provengono antiche vie di transumanza, che, partendo dischi dall’areale plavense
zione è un fenomeno abbastanza diffuso in presenta, archeologicamente, come cernie- i dischi di Isola Vicentina, Marostica e da Padova, si dirigevano a nord lungo
Veneto. È emblematico il caso del monte ra fra Veneti e Reti, fondamentale per i Rosà [catt. 12.2.3-12.2.5]; a est un areale l’asse del fiume Brenta. Quella orientale, Prendendo in esame il secondo nucleo
Summano [cat. 12.1.4], mole che domina contatti con il comparto minerario alpino. che si snoda lungo la valle del Piave, par- più o meno coincidente con l’attuale ss47 di dischi, quello a soggetto femminile,
la pianura vicentina, costituendone il ter- La gestione dei rapporti e degli accordi tendo dai margini superiori del bellunese Valsugana, passava nei pressi di San Pietro si osserva che nonostante la lacunosità
mine visivo settentrionale. Sulla sua cima erano senza dubbio una questione di gran- (Auronzo di Cadore, cat. 13.5.4), attraver- di Rosà per proseguire verso il monte di dati circa il contesto di rinvenimento,
maggiore si trovava un santuario, attivo de importanza, difficilmente scindibile sando, in senso verticale, il territorio tre- Grappa; quella occidentale doveva toccare i votivi di Musile di Piave, di Ponzano
non a caso dal vi secolo a.C., come l’abita- dalla componente sacrale, nella quale la vigiano (Montebelluna, Ponzano Veneto l’attuale centro di Marostica, prima di Veneto [cat. 12.2.2] e di monte Calvario
to di Santorso alle sue pendici. Le strutture volontà divina era presumibilmente in- [cat. 12.2.2], Nervesa della Battaglia) e proseguire e salire verso l’Altopiano di [cat.  13.5.4], sono riferibili a tre specifici
cultuali erano costituite da una serie recin- terpellata: la divinazione era la pratica che veneziano (Musile di Piave). Asiago. Pertanto si può supporre che le ambiti di pertinenza.

cercando un oracolo   cercando un oracolo


Nel primo caso il recupero del pezzo sul La lettura sembra adattarsi a tutti i sogget- denza la polifuzionalità di tali oggetti, Più difficile comprendere se si tratti di og-
fondo di un pozzo, al cui interno sono ti femminili presenti anche sugli altri di- difficilmente relegabili a un’unica sfera in- getti espressione di una cultualità veneta,
stati rinvenuti anche dei materiali proba- schi, nei quali, non di meno, si ravvisano terpretativa. Tale lettura sembra suggerita cioè se vennero realizzati come uno dei
bilmente da connettere alla lavorazione alcuni tratti distintivi, non tanto nell’abbi- anche dal fatto che dei tredici esemplari modi per affermare l’identità locale, oppu-
del vino e con una valenza votiva, fa sup- gliamento, quanto piuttosto nell’oggetto considerati, ben sei risultano lacunosi del- re se i nuovi “coloni”, i Romani, avessero
porre una dedica connessa a un rituale di che reggono in mano. la parte superiore, lì dove doveva trovarsi preso a prestito elementi propri della tra-
fondazione della struttura. Al momento Nei “dischi di Montebelluna” si tratta sem- l’elemento di sospensione; si ritiene che dizione autoctona per “investirli”di nuovi
rimane difficile stabilire se la realizzazione pre di una chiave di tipo celtico; è plausibile tratti di oggetti spezzati (intenzionalmente significati. I votivi sembrano comunque
dell’oggetto sia contestuale alla cerimonia che anche l’elemento che regge la figura o meno?), quindi defunzionalizzati per espressione del complesso processo di tra-
e quindi alla costruzione del pozzo, oppu- del disco di Ponzano Veneto [cat. 12.2.2] assumere una nuova funzione, una diversa sformazione che ha interessato il Vene-
re se il votivo abbia avuto una precedente sia una chiave, forse resa in maniera poco destinazione d’uso. to antico, la romanizzazione. Fenomeno
funzione e, in un secondo momento, sia puntuale; totalmente diverso appare invece Va poi considerato un ulteriore aspetto; transizionale dagli esiti differenziati, dalle
stato reimpiegato in un nuovo contesto. l’attributo della “Signora” del disco di Mu- mentre i dischi provenienti dalla Pede- numerose problematiche connesse all’in-
Rimanda invece ad ambito funerario il sile di Piave, nel quale si riconosce un vir- montana vicentina si caratterizzano per la contro e all’integrazione di alloctoni e
disco di Ponzano Veneto; tuttavia il suo gulto, un bocciolo, o forse uno strumento resa a punzone dei soggetti figurati – tec- indigeni; fenomeno che diede vita a una
stato di conservazione porta a escludere da connettere alla pratica del parto. nica che riporta alle numerose lamine che commistione di idee, culti, manifestazio-
che la realizzazione sia coeva a quella del Sebbene connotato da un soggetto icono- i santuari, pertinenti alla realtà cultuale del ni religiose, nonché a nuove espressioni
corredo della tomba. Plausibilmente si grafico simile, il disco Auronzo [cat. 13.5.4] Veneto antico, hanno restituito – quelli artistiche.
tratta di un elemento devozionale, forse si contraddistingue per il diverso schema dall’area plavense sono tracciati a incisione
connesso a quei sacelli presenti nel terri- compositivo della figura; la figura presenta e a sbalzo. La realizzazione tecnica diffe- nota bibliografica
torio, successivamente reimpiegato come il busto frontale, mentre le braccia sono renziata può essere legata a maestranze di- Fogolari 1956; Gerhardinger 1991; Di Fi-
copertura dell’ossuario. di profilo, così come forse lo era la testa. verse o a un diverso orizzonte cronologico, lippo Balestrazzi 1994; Gambacurta, Ca-
Come accennato, i due dischi del monte La presenza dell’attributo sessuale, il seno, questione complessa, altrove discussa. puis 1998, pp. 113-115; Capuis 1999, pp.
Calvario dovevano essere oggetti devozio- sottolinea la sfera muliebre. Cambiano In ogni caso, appare plausibile l’ipotesi 157-163; Vigilia di romanizzazione 1999;
nali pertinenti al santuario. anche gli attributi, il grappolo d’uva e il che si venne a creare una nuova serie Zaghetto 2002b, pp. 31-43; Veneti dai bei
A suo tempo Giulia. Fogolari aveva iden- kantharos, contenitore che aveva un valore di manufatti, tutti di forma discoidale, cavalli 2003; Gangemi 2003b; Malnati,
tificato nella figura femminile dei dischi cultuale. Va aggiunto che anche il disco ma differenziati in due nuclei a seconda Pettenò, Rossignoli 2003; Nelle campagne
“di Montebelluna” Reitia, divinità del pan- di Nervesa della Battaglia presenta il me- del soggetto iconografico; in altre parole, della rosa 2004; Pettenò 2004, pp. 68-69;
theon veneto dalle numerosissime valenze; desimo schema compositivo e si connota come affermano Gambacurta e Capuis, Croce Da Villa 2005; Pettenò 2006a; Pet-
di recente Loredana Capuis ha condotto per attributi (la corona di alloro e il ramo si tratterebbe di “votivi” prodotti da una tenò 2006b, pp. 342-343; D’Isep, Pettenò,
un’analisi a partire dagli attributi della di palma) che lo assimilano alla Vittoria «cerchia/bottega condizionata da una di- Vigoni 2011.
donna, gli animali, la chiave, il torquis, romana. versa committenza/ ideologia» da con-
presenti nel disco cosiddetto “Montebel- nettere «ad un omogeneo mutamento di
luna 1” [cat. 6.16], segni simbolici, nei significato/ messaggio», a seconda dell’area
quali genti e culture diverse potevano alcune considerazioni di provenienza.
comprendere con facilità: l’idea/imma- Sebbene le modalità di rinvenimento non
gine della “Grande Madre”. La presenza I dischi figurati rinvenuti nel territorio abbiano concorso a stabilire una datazione
della chiave ne farebbe una “signora delle veneto sembrano dunque rivestire una va- certa, sembra quanto meno probabile che
chiavi”, attributo che si presta a definire lenza sacra, che si poteva esplicitare in una l’orizzonte cronologico cui riferire i dischi
il ruolo di una serie di divinità, tra cui dimensione votiva legata alla presenza di vada compreso tra la fine del iii secolo
Artemide, Afrodite, Demetra, Persefone, piccoli sacelli ai margini o agli incroci del- a.C. e gli inizi del i secolo d.C., vale a
Ecate, “Signore” della vita e della morte le strade, di santuari, essere connessa a riti dire nel periodo dalla romanizzazione del
che regolano il ciclo della natura, la sorte di fondazione, oppure alla sfera funeraria. Veneto antico alla sua “trasformazione” in
di animali e uomini. La diversità di situazioni individuate evi- x Regio Augustea.

cercando un oracolo   cercando un oracolo


oracoli e sortilegi 1.4 pitanmelka-----q- 12.1.3
1.5 ritiemetinu / triahis. Deposito votivo
12.1.1 1.6 pitieikuniqu Asolo,Treviso, villa Freja, teatro romano,
Corna di cervo iscritte 1.7 lastejuticinu deposito rituale, 1993
Magrè, località Castello, Vicenza, 1912 1.8 es.stuatel.pakinua
corno lavorato e iscritto; lungh. da 7,3 1.9 ..]stuvatinace Il deposito rituale era deposto all’interno
a 14 1.10 ustiqu / zezeve di una fossa connessa ad una buca di palo
1.11 knusesusinu e conteneva numerose porzioni di diverse
A seguito della segnalazione, da parte di 1.12 valtejnu specie di animali offerte alla divinità, tra
Giovanni Piccoli, del rinvenimento di 1.13 ut le quali anche delle uova, alcuni fittili
alcune corna con iscrizioni sulla collina 1.14 estualeajir. frammentari, quattro dracme venetiche e
del Castello di Magrè, il Pellegrini diresse Museo Nazionale Atestino, Este, Padova, una coppa in ceramica grigia intera e capo-
un intervento di scavo, nel quale individuò mna 58809-58819, 60455-60456. volta. Il numero e la varietà degli animali [12.1.1] [12.1.2]
due lastre di pietra, pertinenti a una pro- bibliografia: Gambacurta 2002e; Pellegrini sacrificati (due buoi, tre ovicaprini, dieci
babile struttura a cassone. All’interno era 1918; Ruta, Marinetti 2002; Ruta Serafini maiali, tre cani, un coniglio, un’anatra,
contenuto del sedimento ricco di carboni 2002c. pesci di acqua dolce) rivela un rituale a
e ossa animali, nel quale furono recuperate am, dv carattere pubblico di grande rilievo. Il de-
le corna iscritte, 21 in totale, un’ascia in posito spicca per la presenza di un gruppo
pietra e alcuni frammenti di bronzo, fra di nove ossa di maiale, sette con sigle e
cui un manico di simpulum, un anellone. 12.1.2 due con iscrizioni, che testimoniano pra-
Il contesto è chiaramente un’area cultuale, La casa delle sortes tiche oracolari in cui è coinvolto il culto
con offerte di carni sul fuoco e con la San Giorgio di Valpolicella, Verona, delle dee madri e forse quello di Tribusiati/
deposizione di ex voto in una probabile località Casaletti, abitato 2002 Trumusiati, nonché l’esistenza del toponi-
stipe. Le corna, segate longitudinalmente, mo Akelon. Il palo o il segnacolo sembra
sono spesso prive di punta e presentano In località Casaletti è stata scavata una potersi riferire a un rituale con valenza
la superficie completamente levigata: le casetta seminterrata a struttura rettangolare confinaria, segnalato anche in superficie.
iscrizioni, eseguite con una lama metallica, della quale sono state individuate due fasi di L’assottigliamento del muro della porticus
sono in alfabeto retico meridionale, detto utilizzo. Nella fase più antica, l’edificio ave- può corrispondere a una nicchia, proprio [12.1.3] [12.1.4]
di Magrè. Questi manufatti presentano va pianta di 600 × 700 ed era adibito all’at- in relazione a un segnacolo ancora visibile
un foro all’estremità più stretta, forse per tività metallurgica di fusione del bronzo. e rispettato in piena età imperiale romana.
essere raccolti insieme tramite un legaccio, Nella fase più recente l’edificio è stato am- Inizi i secolo a.C.
oppure per essere appesi/affissi durante o pliato fino a 700 × 770. Dalla pavimenta- Museo Civico, Asolo, Treviso, ig 292006-
dopo il rituale: da Mechel, in Trentino, zione dell’edificio relativa a questa seconda 292014, 298587, 298594, 298599-298605,
proviene infatti un frammento di corno fase, provengono numerosi materiali. Sono 298611, 298614-298617
iscritto affine, con un chiodo ancora nel stati recuperati numerosi piccoli ossi ani- bibliografia: Asolo 2000; Akeo 2002,
foro. Si tratta probabilmente di una speci- mali, fra i quali undici piccoli ossi animali cat. 58, pp. 235-238; Gambacurta 2005a. [12.1.4] [12.1.4]
fica tipologia di ex voto, come suggerisce con iscrizioni e incisioni e due frammenti vg
la lettura delle iscrizioni, che seguono di barrette di bronzo, sempre con analoghe
in alcuni casi il formulario tipico della incisioni. Sotto le lastre perimetrali della se-
dedica: al nome dell’offerente (fra i quali conda fase sono state trovate alcune monete 12.1.4
Pizie, Pitale, Laste) si affianca un verbo di in bronzo e dell’aes rude, come anche nel Deposito votivo
offrire/dedicare (zinake, nelle sue varianti), riempimento della vasca e sul pavimento, Santorso, Vicenza, Monte Summano,
sottintendendo quasi sempre il teonimo, che ha restituito anche dracme padane e un santuario, 2010
sul quale permangono ancora molti dubbi. denario di imitazione. Le evidenze archeo- [12.1.4] [12.1.4] [12.1.4]
Tutte le corna recano nella pare posteriore logiche, epigrafiche e osteologiche indicano All’interno del complesso cultuale, entro
una segnatura in caratteri non alfabetici un contesto di carattere rituale nel quale un’area delimitata da un’imponente strut-
o una sigla. Differenze nell’incisione dei gli ossi iscritti dovevano avere funzione di tura muraria si raccoglievano le offerte ali-
caratteri alfabetici fanno pensare a più sortes. Fine del ii-i secolo a.C. mentari o, verosimilmente, si svolgevano
autori; si propone una datazione fra iii- SBAVeneto, Verona, vr 65196-65222. pratiche oracolari. Qui è stato messo in
ii secolo a.C., come confermerebbe anche bibliografia: Biondani 2003, pp. 101-106; luce un deposito organico con carboni e
la tipologia del simpulum. Marinetti 2003a, pp. 111-117; Salzani 2003 faune segmentate associato a vasellame tra
1.2 piqiekerpinake pp. 95-101. cui coppe e un boccale di tradizione retica,
1.3 pitalelemaisqinake mb, gr, ls defunzionalizzato ritualmente, che riman-

cercando un oracolo   cercando un oracolo


da al consumo di bevande fermentate, e due statuine miniaturistiche dal santuario
costituisce l’esito del rito di chiusura di un di Pora/Reitia a Este. I dati iconografici e
ciclo di frequentazione dell’avanzata età stilistici inducono a una datazione tra ii e
del ferro (iv-iii secolo a.C.). Dallo stesso i secolo a.C.
deposito provengono reperti di valenza SBAVeneto, Padova, ig 340005
sacrale: un astragalo ovicaprino con segna- bibliografia: Gamba Pettenò 2007,
ture incise (sors) e un nucleo di materia re- pp. 174-182; Gamba 2009, pp. 100-102;
sinosa aromatica assimilabile per funzione Gamba 2012, pp. 85-86.
all’incenso, in corso di analisi, connesso a mg
pratiche divinatorie e di purificazione.
SBAVeneto, ig 349307, 356633, 356688
bibliografia: Gamba 2012, pp. 85-87. i dischi votivi
rs
12.2.1
Disco votivo
12.1.5 Località indeterminata del medio corso
Divinità femminile in trono del Piave (Montebelluna?)
e Marte a riposo lamina di bronzo sbalzata e punzonata dal
Monte Summano, Santorso, Vicenza, verso, rifinita a cesello al recto; ø max 24,5
[12.1.5] luogo di culto, 2007 e 2008
argento, fusione piena a cera Rispetto al disco cat. 6.16 – pertinente
persa; elementi accessori, realizzati come questo allo stesso lotto di cinque di-
singolarmente in microfusione, assemblati schi figurati, giunti nel museo “trivigiano”
tramite saldatura; h 3,3, largh.0,85, di Luigi Bailo nel secondo decennio del
lungh. 1,75, peso gr 6,93; h 3,5 Novecento – questo disco votivo appare
già prodotto di un lavoro “meno struttu-
Le statuette con alcuni tratti comuni nella rato”. Abbandonati alcuni elementi quali-
resa dei volti e nella parte posteriore meno ficanti come gli animali e il tralcio d’edera,
accurata, perché non visibile, erano in ori- l’esecutore di questo esemplare ripropone
gine saldate a sostegni forse entro edicole. la figura femminile velata rivolta a sini-
La dea in trono e suppedaneo, con patera stra, con chiave di tipo retico saldamente
nella destra e ramo nella sinistra, indossa impugnata nella destra, ma pare incapace
una lunga tunica, cinta sotto il seno e fis- di gestirne il profilo del volto, insistendo
sata sulle spalle con fibule. L’acconciatura piuttosto sull’effetto decorativo delle file di
raccolta è impreziosita da un diadema. punti a sbalzo, di varie grandezze, allineati
Due serpenti si avvinghiano in grembo, in file o isolati, sia a delimitare la spec-
un terzo si allunga verso la patera, altri chiatura centrale, sia a sottolineare bordi
due si attorcigliano sui due alberi dello e costolature della punta del mento, della
sfondo. I simbolici attributi riconducono gonna pieghettata, dei malleoli in evidenza
alle valenze agrarie e ctonie che connotano negli stivali svasati, dei lunghi steli e delle
Bona Dea, connessa a Igea/ Salus. Il Marte infiorescenze, che ricordano crochi o gigli
[12.1.5] [12.2.1]
nudo, con mantello sulla spalla, stante con grande pistillo. L’arrivo congiunto in
sulla destra, regge con la mano destra museo a Treviso dei cinque dischi votivi
uno scudo circolare e umbone centrale. (quattro con la figura femminile velata
Il braccio sinistro piegato si appoggiava clavigera e uno con motivi geometrici
a una lancia. Porta un elmo con cimiero “solari”) dovrebbe coincidere con un pro-
crestato. Il volto, giovanile e imberbe, è babile unico recupero dei reperti, da un
incorniciato da lunghi capelli ondulati. Le unico contesto cultuale di lunga durata
iconografie, i tratti stilistici, la basetta ret- che resta purtroppo imprecisato, ma a cui
tangolare indiziano una produzione locale, vanno riferite le attività di varie genera-
avvalorata anche dalla presenza di filoni zioni di artigiani, impegnati a riprodurre
argentiferi nel bacino minerario alto vicen- con progressive varianti l’archetipo della
tino. Significativi gli unici confronti con figurazione.

cercando un oracolo   cercando un oracolo


Musei Civici, Treviso, inv. a1 12.2.3 si tratta di elementi interpretabili come legge la foggia dell’armatura e l’abbiglia-
bibliografia: Mastrocinque 1987, p. 26; Disco figurato occhi. A sinistra si intravede la parte della mento, a cavallo, resi di profilo a sinistra.
Malnati, Pettenò, Rossignoli 2003, pp. Rosà, Vicenza, San Pietro, via Colosseo, veste (una gonna a pieghe con orlo) e i Chiude la composizione il terzo registro
184-185; Gambacurta 2011a, pp. 317-320; 1994 piedi, con stivali, di una figura femmini- dove si riconoscono altri due animali, del
Gerhardinger 2011, p. 68, 5.99. bronzo, incisione, sbalzo, punzone; le, di profilo a sinistra. Non è chiaro se tutto simili a quello posto poco più in
meg ø 19,1; lunghezza, compresa l’appendice regga degli attributi nelle mani, mentre ai alto, ma contraddistinti dal vello irsuto sul
pentagonale, 23,7 piedi si legge un contenitore (un’anfora, dorso; si tratta probabilmente di cinghiali.
un orcio, una cista?). A destra si trova un Sebbene la raffigurazione sia intera, risulta
12.2.2 Rinvenuto fortuitamente, il disco si tro- guerriero, di profilo a sinistra, con elmo scarsamente leggibile, come per il prece-
Disco figurato vava in un settore con tracce di frequenta- a calotta; imbraccia uno scudo rettango- dente disco. Fine ii-inizi i secolo a.C.
Ponzano Veneto, Treviso, Paderno, 1995 zione agraria antica. È integro, con alcune lare, con umbone, da cui partono delle SBAVVeneto, Padova, ig 167467
bronzo, piombo, incisione, sbalzo; [12.2.2] [12.2.2] lacune esito di danneggiamento antico; linee a raggiera e impugna una lancia. Tra Inedito.
ø max 15,5/16; elemento di sospensione presenta un’appendice forata di forma le due figure, non affrontate, è appena ep
largh. 2 pentagonale. La cornice è composta da riconoscibile un animale, probabilmente
due cerchi concentrici di punti che rac- un cavallo; anche nella parte inferiore del
Rinvenuto fortuitamente, fu riutilizzato chiudono un motivo ad onda irregolare. disco si leggono altri quattro animali (su-
come coperchio di un olla ossuario di Al centro, entro cartigli, due figure affron- ini?), disposti in maniera diagrammatica.
una sepolture forse isolata. Lacunoso del tate; i cartigli sono inquadrati da quattro Sebbene la raffigurazione sia intera, risulta
margine superiore e di parte del settore borchie composte da cerchi concentrici a scarsamente leggibile a causa del lacunoso
inferiore destro, presenta una fascetta di sbalzo. Linee di punti sono funzionali a stato di conservazione e della corsiva resa
sospensione, fissata con un ribattino di evidenziare la scena centrale. La figura di iconografica. Fine ii-inizi i secolo a.C.
piombo. La cornice è composta da due sinistra è profilo a destra, con copricapo e SBAVeneto, Padova, ig 167466
cordoncini concentrici a sbalzo, che rac- mantello che copre le spalle e la schiena; Inedito.
chiudono una fila irregolare di puntini. con una mano regge un oggetto (una cop- ep
Una fila di punti di maggiori dimensioni pa? un bicchiere? un fuso?), mentre ai pie-
margina la figura dietro la schiena, passa di vi è un contenitore (un’anfora, un orcio,
sopra la testa fino ad aprirsi in tre raggi una cista?). La figura a destra, di profilo a 12.2.5
davanti al volto. La figura femminile è [12.2.3] [12.2.3] sinistra, porta un elmo a calotta; imbraccia Disco figurato
stante, di profilo a sinistra. I tratti del volto uno scudo rettangolare e impugna una Isola Vicentina, Vicenza, fondo
sono resi mediante l’indicazione del naso, lancia. Fine del ii-inizi del i secolo a.C. Antoniazzi, 1984
dell’occhio e della guancia (?); nella parte Museo Civico, Bassano del Grappa, bronzo, incisione, sbalzo, punzone, ø 10,6
posteriore si intravede parte della capiglia- Vicenza, ig 260787
tura, poco definita. Il corpo è avvolto da bibliografia: Malnati, Pettenò, Rossignoli Rinvenuto fortuitamente, insieme al pre-
un lungo mantello, che dalla testa scende 2003, pp. 176-188; Pettenò 2004, pp. 65- cedente, in un contesto probabilmente re-
sulla spalle ed è reso mediante pieghe ver- 75; Pettenò 2006b, pp. 341. sidenziale risulta frammentario: lacunoso
ticali, decorate al centro da file di puntini. ep di parte dell’orlo ed è privo dell’elemento
È difficile dire se la resa delle calzature sia di sospensione. La cornice è composta
corsiva o se piuttosto i piedi siano scalzi. da una fila di punti rilevati; sul margine
Il braccio (destro o sinistro?) è proteso e la 12.2.4 superiore si leggono due stampiglie ovali
mano regge un elemento ad arco, segnato [12.2.4] [12.2.4] Disco figurato con bottone rilevato al centro, a loro volta
da una serie di punti e desinente a tre den- Isola Vicentina, Vicenza, fondo interpretabili come occhi. Nella campitu-
ti, interpretabile come una grande chiave. Antoniazzi, 1984 ra centrale sono disposte le figure su tre
Sia alle spalle, sia davanti al soggetto, bronzo, incisione, sbalzo, punzone; ø 9,1 registri. Quello superiore consta di tre
che sembra chiaramente connotarsi come soggetti realizzati con uno stesso punzone:
una divinità clavigera, una serie di punti Rinvenuto fortuitamente, in un conte- una figura maschile, di profilo a sinistra,
suggeriscono elementi vegetali ramiformi. sto probabilmente residenziale, è lacunoso con le gambe flesse, la destra leggermente
i secolo a.C. - i secolo d.C. lungo il margine superiore destro e sinistro avanzata. Porta l’elmo a calotta con cimie-
Barchessa Rubbi Serena, Ponzano Veneto, e risulta privo dell’elemento di sospensio- ro rialzato; regge una lancia, di cui non si
Treviso, ig 349519 ne. La cornice esterna è composta da una legge la forma della cuspide, e uno scudo
bibliografia: Capuis, Gambacurta 1998, fila di punti rilevati; sul margine superiore rettangolare, con umbone centrale. Alla
pp. 108-120; Capuis 1999, pp. 159-163; sinistro si legge una stampiglia ovale con sinistra, si vede un animale, forse un suino.
Pettenò 2011, p. 609. bottone rilevato al centro, mentre a sini- Nel registro immediatamente inferiore due
ep [12.2.5] [12.2.5] stra se ne scorge solo la parte inferiore; vi sono due figure maschili, di cui non si

cercando un oracolo   cercando un oracolo


13. in salita al bosco sacro,
folto di alberi
in salita al bosco sacro, folto di alberi
giovanna gambacurta

Dalle pendici delle Prealpi alle vallate alpine, del Marte agrario, anche se non manca chi che, era probabilmente utilizzate nella sfera per gli uomini, mercanti o soldati. La stes- piccole attività artigianali, tipiche di un san- alpini che consentivano il transito verso la
i viaggiatori incontravano diversi luoghi crede di ravvisarvi una figura femminile, di una ritualità divinatoria: questi percorsi sa trasformazione in epoca romana della tuario autosufficiente, in quanto probabil- valle della Gail in Carinzia, dove si trovava
ove sostare a onorare la divinità, per lo più immagine di una divinità assimilabile ad in parte sconosciuti e incerti per le milizie divinità in Apollo conferma l’ipotesi che mente lontano da un vero centro abitato di il santuario di Gurina, simile a Lagole in
collocati in punti strategici a dominio della Artemide. Le particolari lamine ritagliate in centro-italiche, favorirono l’affermazione di anche precedentemente la divinità avesse riferimento. Spiedi in ferro, graffioni, set di molte manifestazioni, a partire dal ii seco-
pianura sottostante o di passaggi obbligati. forma dentellata, interpretate come modelli pratiche rituali volte a interrogare la divinità una connotazione maschile, dalle indubbie ganci e catene da focolare, coltelli di diversa lo a.C., mercanti e militari trovavano un
Si tratta di santuari che fioriscono in gran di gioghi, non si discostano dalla sfera della sulla fortuna di imprese dall’esito incerto. prerogative medico-sananti. A Trumusiate/ grandezza e tipologia venivano utilizzati altro luogo di devozione, ad Auronzo di
parte dopo il iv secolo a.C., a frequentazio- propiziazione dei cicli stagionali delle messi Imboccata la valle del Piave, dalla fine del Tribusiate venivano offerte dediche a nome per il sacrificio degli animali e la cottura Cadore [cat. 13.5]. Qui il fulcro delle pre-
ne stagionale, lungo i percorsi della transu- e degli armenti. Si tratterebbe di una tipolo- v secolo a.C. e fino al iv d.C., il principale della teuta, cioè di una “comunità”, quindi delle carni, che avveniva i banchetti rituali senze sembra aver avuto il suo apice tra il i
manza delle greggi, dove si celebravano le gia particolare di gioghi che venivano appli- punto di riferimento per la religione era dediche pubbliche da parte di una civitas collettivi, testimoniati anche dai numerosi secolo a.C. e il i d.C., all’internodi uno spa-
feste legate al calendario dell’agricoltura e cati alla fronte degli animali, solo in seguito il santuario di Lagole di Calalzo, luogo che si riconosceva in un culto comune; una resti animali di bovini, suini e ovicaprini. zio terrazzato, ben definito e strutturato con
del mercato degli animali. Luoghi ubicati sostituiti dai gioghi da garrese. La dedica di di devozione ubicato in corrispondenza di di queste compare su un particolare manico Attrezzi per la lavorazione delle pelli e per murature a secco, anche se, come in molti
su transiti strategici, diventano ben presto lamine che propiziano la buona sorte degli sorgenti di acque solforose, sfiammanti e di simpulum, notevole per dimensioni e la piccola metallurgia ricompongono il altri casi, le monete vi vengono dedicate
anche meta di una frequentazione militare, armenti insieme all’offerta del modello del cicatrizzanti, in un contesto naturale parti- tipologia [catt. 13.3.5-9]. Altri bronzetti di quadro di un luogo di culto dalle molte- fino al tardo impero. Simpula e lamine a lati
sia da parte di genti armate provenienti da giogo, simbolo del lavoro agricolo, esem- colarmente affascinante. Qui le cerimonie armati, da quelli più chiaramente connotati plici sfaccettature: punto di sosta, luogo inflessi con iscrizioni votive accomunano
nord, sia postazioni di sosta per le prime plificano la peculiare destinazione di questo del culto erano strettamente legate all’acqua da armamento celtico a quelli in posizione di richiamo devozionale riconosciuto dalle apparentemente Auronzo alla vicina Lagole,
truppe romane che, negli anni attorno alla santuario, accanto a quelle manifestazioni medicamentosa, come testimonia l’oggetto- stante, più o meno schematici [cat. 13.3.2], comunità locali e vicine, piccolo mercato, ma rappresentano una straordinaria ecce-
fondazione di Aquileia e alla costruzione che lo accomunano ad altri luoghi di culto. simbolo del santuario, il simpulum o mestolo completano il quadro dei frequentatori del meta di riferimento per la guarigione. zione due dischi figurati che si riallacciano
delle strade consolari, iniziano a presidiare Fra queste, la più consueta è l’offerta dei in bronzo che, dopo l’uso, veniva ritualmen- santuario. Tra questi se ne distinguono al- Un centro di tale prosperità doveva esercita- alla tradizione dei dischi votivi dell’ambi-
l’arco alpino per difenderlo dai celti dell’area bronzetti, sorta di auto-rappresentazione te spezzato staccando la vasca dal manico, cuni, databili al v-iv secolo a.C., per la re un’attrattiva molto significativa sulle genti to plavense in pianura, da Montebelluna
carnica-carinziana. La presenza di militari dei devoti [cat. 13.3.1-3], che raffigurano sul quale compare l’iscrizione di dedica alla peculiare caratteristica di indossare calzari celtiche che si affacciavano al Cadore da [catt. 6.16; 12.2.1] a Ponzano [cat. 12.2.2], a
a partire dal ii secolo è ben documentata schematicamente uomini armati, volti alla divinità. Accanto ai simpula e ad altro vasel- alati, che Adriano Maggiani accosta ai calzari nord e nordest, così che tra la seconda metà Nervesa e Musile di Piave, pur rappresen-
anche dalle monete, oboli norici e denari in tutela dei campi e dei pascoli, in un terri- lame bronzeo, i devoti offrivano alla divinità di Hermes-Mercurio, proponendo di ravvi- del iv e il iii-ii secolo a.C. Lagole presenta tandone una interpretatio ormai legata alla
argento accanto a qualche più rara dracma torio prezioso per la caccia e il legnatico, lamine con la raffigurazione dei famosi caval- sarvi l’immagine di una divinità assimilabile una connotazione celtica manifesta non solo circolazione dei misteri dionisiaci di epoca
di imitazione greco-massaliota, costituivano contiguo all’incerto confine con il comparto li, a volte riccamente bardati, simbolo iden- al messaggero degli dei del mondo greco nei materiali, ma nei nomi dei dedicanti. Le romana, come ben delineato da Giovanna
spesso l’offerta dei militari di passaggio. celtico della montagna carnica, ben rappre- titario di una rilevante classe sociale, se non e romano. In epoca romana almeno due offerte più significative in questa chiave pos- Gangemi. Anche le lamine a lati inflessi
Se il monte Summano a ovest domina la sentato in mostra dal santuario di Raveo dei Veneti tout-court, oppure bronzetti di statuette di Mercurio vengono dedicate nel sono essere considerate le armi celtiche, con con iscrizioni votive in venetico dedicate a
pianura vicentina e costituiva il controllo [cat. 13.4]. Villa di Villa, località posta lungo armati, anche di dimensioni medio-grandi, santuario, accanto alle immagini di Marte, ogni probabilità spoglie o trofei che rispec- divinità definite Maisterator-, nel senso di
dell’imbocco della valle dell’Astico, verso il una direttrice di transito a controllo delle con un considerevole impiego di metallo, Giove, Ercole e, evidentemente, di Apollo, chiano l’instabilità del confine con il mondo “reggitrici” sono state riconosciute come
Trentino, a est era il santuario di Villa di vie provenienti da nord, doveva, pertanto, corrispondente a un impegno economico cui sono destinate le iscrizioni votive. In carnico. Il nucleo di armi rinvenute a Lagole un tentativo di ripristinare forme e modelli
Villa a tutelare la strada che dal cenedese essere soggetta a un certo clima conflittuale; non trascurabile, come nel caso di armato coerenza con la connotazione maschile del trova un significativo riscontro sul monte venetici in epoca ormai romana, con un in-
conduceva verso la valle del Piave e il Ca- l’incontro/scontro con le genti celtiche è con elmo celtico e cintura, colto nell’atto di santuario, nemmeno in epoca romana sono Sorantri di Raveo nell’alto Friuli [cat. 13.4], tento arcaizzante. Quale motivazione abbia
dore. Tra la fine del iv e il iii secolo a.C. il ben esemplificato dalla offerta della lunga scagliare la lancia [cat. 13.3.1]. La dedica che documentate divinità femminili. santuario prettamente celtico, dove le armi indotto i frequentatori della valle, ancora
santuario, collocato sulle pendici del colle lamina che raffigura quasi a grandezza natu- corre sul fianco del bronzetto ricorda il nome Accompagnano gli strumenti del culto e le sono state rinvenute in differenti località militari e mercanti, in epoca ormai augu-
Castelir, era meta di una frequentazione le- rale un guerriero con scudo celtico, elmo e del dedicante insieme a quello della divinità: immagini dei devoti, alcuni oggetti perso- lungo le pendici del monte. In entrambi i stea, a ridare vita a una lingua, una scrittura
gata alla propiziazione della fertilità dei suoli lunghi capelli, che, forse affisso a uno stipite, Trumusiate/Tribusiate, analogamente alle al- nali, lasciati nel luogo sacro come dono o casi si può ricordare la descrizione di Cesare venetica, fino a riesumare un formulario
e del bestiame [cat. 13.2]. Le numerose lami- accoglieva i viandanti, per alcuni rassicuran- tre iscrizioni che compaiono su vari supporti, ricordo di sé, ad esempio fibule, catenelle, che, nel De Bello Gallico, ricorda la consue- e probabilmente anche un cerimoniale di
ne con mandrie di animali, accompagnati te, per altri minaccioso. simpula, lamine eccetera. La divinità mostra fibbie da cintura e le monete che, dal tudine dei Galli di deporre nei santuari le cui oggetti e iconografie sono espressione,
da una o più figure umane, dichiarano con Alla presenza di militari romani sono rife- nella radice del nome -mus- un legame con ii secolo a.C., vengono progressivamente spoglie delle battaglie, accumulandole in rimane un mistero tutto da indagare.
chiarezza la natura della devozione. La figu- ribili le offerte monetali, che documentano l’ambiente umido-muffoso, in riferimento a sostituire l’offerta di altri doni, fino a mucchi (tumulos) ben visibili a tutti, ai quali
ra, unica o replicata, che accompagna a volte la frequentazione dei luoghi di culto fino alle molte polle d’acqua che sgorgavano nel essere esclusive dei secoli più tardi, tra il nessuno osava avvicinarsi per appropriarse- nota bibliografica
gli animali, è stata interpretata non solo al iv secolo d.C., e le sortes metalliche che luogo, formandone la precipua caratteri- ii e il iv secolo d.C. Furono abbandonati ne, perché la pena prevista era un supplizio Maioli, Mastrocinque 1992; Gambacurta,
nella più ovvia direzione di un mandriano/ accomunano il santuario di Villa di Villa stica. Il luogo, affascinante, ma facilmente nel santuario anche una serie di attrezzi non lontano dalla tortura. Ruta Serafini 2006; Fogolari, Gambacurta
pastore, ma come immagine di una divinità e quello vicino di monte Altare. Le sortes, praticabile solo con cadenza stagionale, era che formavano l’instrumentum necessario Lungo la strada che seguiva la valle del 2001; Righi 2001; Gangemi 2003; Gange-
marziale e agraria a un tempo, sul modello barrette metalliche con incise serie numeri- punto di riferimento nella valle soprattutto al sacrificio e al consumo della carne e alle Piave verso nord, in direzione di quei passi mi 2006; Brizzi 2001.

in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro


cordignano, colle castelir dignano, che ha restituito un nucleo con- Frammenti di lamina con teoria di figure
sistente di offerte votive, tra cui bronzetti stanti, volta verso destra, con copricapo a
13.1.1 schematici di guerrieri, lamine e frammenti punta e tunica a pieghe, nella mano destra
Lamina con guerriero ceramici, cui si aggiunge materiale di epoca un elemento ovale (scudo?) posato a terra
Villa di Villa, Cordignano, Treviso, successiva che documenta la frequentazione e nella sinistra la lancia in verticale. Ben-
colle Castelir, 1999 del sito fino in età romana e tardo antica. ché il deposito votivo nel suo complesso
bronzo; lamina, h 170 circa, largh. 4 Le ricerche, tuttora in corso da parte dell’U- sia caratterizzato da lamine figurate con
niversità di Padova, hanno contribuito a immagini stilizzate legate prevalentemente
La lamina, rinvenuta fortuitamente, ripie- far luce sulla lunga durata del sito, che si all’ambito della natura dei campi e degli
gata in undici avvolgimenti, era costituita configura come area sacra, dal v secolo a.C. armenti, la figura in questione sembra
da cinque segmenti diversi, da 27,7 a 41,5, al iv secolo d.C. L’identificazione come san- interpretabile come divinità maschile ar-
uniti da coppie di ribattini; con fori di affis- tuario di tipo territoriale è connessa, non a mata, comunque vicina alla sfera agricolo-
sione. È raffigurato un guerriero in altezza caso, al controllo di un’area di congiunzione pastorale, accostabile al tipo del Marte
naturale, sproporzionato per la costrizione tra la direttrice pedemontana orientale e i agrario. iii-ii secolo a.C.
in larghezza. La testa, piccola, ma non priva percorsi che dalla costa nord adriatica por- SBAVeneto, Padova, ig 72025
di dettagli, con naso e mento prominenti, tano verso l’alta valle del Piave, favorendo bibliografia: Maioli, Mastrocinque 1992, [13.2.1]
lunghi capelli con ciocche scomposte è di- il collegamento con i principali valichi e il tav. 16, B. 3,1.
visa dal margine dello scudo da una doppia territorio centroalpino. aa
linea curva; la gamba sinistra di profilo è Le lamine, di forma sub rettangolare,
forse dotata di brache, ma lacunosa del riproducono a punzone immagini di qua-
piede; incisioni sullo stinco e sul polpaccio drupedi in serie, o singoli, unite a figure 13.2.3
potrebbero indicare ferite. Le proporzioni umane. Diversità di dimensioni, di cura lamine a ritaglio
risultano falsate: la testa troppo piccola nell’esecuzione e irregolarità nell’accosta- Villa di Villa, Cordignano, Treviso,
rispetto allo scudo, enfatizzato e riconduci- mento delle stampiglie, ne determinano la deposito votivo, 1976
bile al gruppo dei grandi scudi ovali piatti, varietà tipologica. La figura antropomorfa, bronzo; lamina ritagliata e impressa, [13.2.2]
celtici, a spina allungata, privi di umbone. variamente stilizzata ma sempre circondata h 3-4, lungh 8,8-15
Nel luogo di culto di Villa di Villa la la- dalle mandrie, è stata interpretata anche
mina, forse affissa su strutture deperibili, come divinità strettamente connessa alla Lamine rettangolari ritagliate e dentellate,
costituiva l’offerta di un guerriero celta, natura, come pastore e guerriero con fun- particolarmente rappresentative dell’area
per uno scampato pericolo nell’incontro/ zione di protezione degli armenti. Quale sacra, in parte ottenute dal riutilizzo di
scontro con i Romani, tra la fine del iii e gli custode e difensore “in armi” l’immagine è lamine con bovini e cavalli impressi a
inizi del ii secolo a.C., epoca cui riconduce stata riferita a Quirinus e, quando in cop- stampiglia. Il riutilizzo documenta un pro-
l’iconografia della testa che trova confronto pia, come divinità gemellare. Una recente gressivo sviluppo nelle consuetudini del [13.2.3]
nella coeva circolazione monetale. proposta fa riferimento a una iconografia culto, poste continuativamente nel segno
SBAVeneto, Padova, ig 304092 di matrice greca, identificabile come una di attività di tipo pastorale. Tali pezzi do-
[13.1.1] bibliografia: Gambacurta, Ruta Serafini variante locale di Artemide aetolis. iii-i se- vevano infatti costituire la memoria di un
2006. colo a.C. elemento simbolico, dal significato perdu-
ggam, ars SBAVeneto, Padova, ig 38690, 38689, to. La sagoma merlata con elementi laterali
38694, 38695, 71893, 71901 è stata interpretata come stilizzazione di
bibliografia: Maioli, Mastrocinque 1992, un giogo da buoi di tipo frontale. No-
il santuario di villa di villa tav. 15, B. 2,4 e 2,8-9; tav. 16, B. 2,1; nostante queste lamine siano più recenti [13.2.3]
tav. 17, B. 2,2-3; Maggiani 2001, pp. 130- rispetto agli esemplari con figure animali,
13.2.1 131. rimangono cronologicamente poco defini-
lamine con figure impresse aa bili. ii-i secolo a.C.
umane e di bovini SBAVeneto, Padova, ig 38708, 38711,
Villa di Villa, Cordignano, Treviso, 27022
deposito votivo, 1976 13.2.2 bibliografia: Maioli, Mastrocinque 1992,
bronzo; lamine con decorazione Lamina a nastro con teoria tav. 18, C. 1,9; tav. 20, C. 1,1; tav. 21,
a stampo, h 5-13, largh. 6,5-13,2 di personaggi C. 2,1.
Villa di Villa, Cordignano, Treviso, aa
Le lamine provengono dall’area sacra di deposito votivo, 1976
Villa di Villa, rinvenuta casualmente per i bronzo; lamina con decorazione
lavori di cava sul Monte Castelir di Cor- a stampo, h 2,9, largh. max 8,2

in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro


il santuario di lagole posteriore lungo la gamba destra, sulla 13.3.3 13.3.5
spalla sinistra. Verso sinistrorso. Guerriero a cavallo Manico di simpulum iscritto
13.3.1 j.roi.coko.s.zonomzoto śa.i.nate.i./ Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno,
Guerriero con iscrizione trumusicate.i. / tir santuario, 1949 santuario, 1949
votiva Broijokos donom doto Śainatei Trumusijatei bronzo, fusione; h 5,5, lamina scudo bronzo, fusione piena; lungh. 26,
Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, <tir> 3,2 × 2,5 largh. 2,4
santuario, 1949 «Broijokos in dono diede a Śainate Tru-
bronzo, fusione a cera persa; h 15,5 musiate». Il dedicante è designato col solo Cavaliere simile ai piccoli guerrieri veneti Manico di simpulum a nastro, con ribat-
appositivo; il nome è celtico, da *brogio-, “stanti” di Lagole con cavallo piccolo e tozzo tino e borchia per attacco della vasca. Si
Il bronzetto di guerriero è uno dei più nota formante onomastica e toponoma- apparentemente al passo. Il guerriero è all’at- distingue tra gli ex voto del santuario per
significativi ex voto del sito di Lagole che stica. A Lagole il formulario dedicatorio tacco, con armamento di influsso celtico: lan- tipologia e notevoli dimensioni. Rastre-
corrisponde a un’area molto suggestiva alterna tra doto donom (o donom doto) cia nella mano destra e scudo nella sinistra. La mazione centrale, sezione trapezoidale e
connessa al culto dell’acqua terapeutica di «diede in dono», donasto «donò» (iscrizio- resa del corpo è stilizzata, con cerchietti inca- caratteristiche dell’estremità superiore sa-
sorgenti solforose nell’alta valle del Piave, ni con influenze di Este), tolar «portò». vati per gli occhi e ampio incavo per la bocca. gomata a spalla arrotondata suggeriscono il
significativamente posta lungo la principa- iv secolo a.C. Questo tipo di produzione a Lagole, come in riferimento a tipologie di simpula etruschi,
le direttrice di collegamento con le zone Museo Archeologico della Magnifica numerose altre aree sacre, dà riscontro della dove la defunzionalizzazione rituale avrebbe
alpine. Tra le offerte più rappresentative, Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, ben nota rinomanza del cavallo nella tradizio- staccato una terminazione presumibilmen-
i manici e le vasche di simpulum, spezzati Belluno, ig 7310 ne veneta antica, di cui sono testimonianza te a testa di volatile. L’iscrizione è posta
ritualmente, costituiscono il simbolo delle bibliografia: lv 1967 i, pp. 509-512, Ca 23 significativa i numerosi bronzetti di cavalli e sulle due facce del manico, lacunosa a una
cerimonie di libagione legate all’acqua e (iscrizione); Fogolari, Gambacurta 2001, cavalieri offerti nei santuari del Veneto, come estremità. Il verso nella prima faccia è si-
ricordano raffinate tradizioni diffuse nel n. 43. ad Altino, a San Pietro Montagnon e a Este nistrorso, e nella seconda tendenzialmente
mondo antico. Valore unico hanno le nu- aa, am [cat. 10]. Fine del iv-iii secolo a.C. destrorso, con capovolgimento di lettere.
merose offerte arricchite da formule votive Museo Archeologico della Magnifica turiconei.okicai.co.i.e.jos.kea.lerou.teu.
iscritte in lingua venetica, ma anche vene- Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, ta[ ]/an.śores. ≥≥≥ kvi-->VXV< X|
tico-latina e latina, in alcuni casi dedicate 13.3.2 Belluno, ig 48706 Turijonei Okijaijoi Ebos ke Alero u teuta[m
a Trumusiate sainate, sostituita da Apollo Guerrieri schematici bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, n. 36. ] anśores ...... kvi(dor?) ....... .......
in epoca romana. Significative le lamine Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, aa «Per Turijone Okijaio, Ebos e Alero a
[13.3.1] [13.3.2] in bronzo, per lo più a lati inflessi, tra cui santuario, 1949 nome della comunità... (in qualità di)
esemplari preziosi con la raffigurazione di bronzo, fusione piena; h 4,5 e 6,5 anśores». Il testo presenta alcune partico-
cavalli e dedicate a nome della comunità. 13.3.4 larità rispetto alle altre dediche da Lagole;
Oltre ad armi defunzionalizzate e oggetti Due bronzetti nudi schematici, con gambe Devoto (?) si tratta di una dedica, in cui il nome della
d’uso comune, sono numerosi gli elementi divaricate, tronco e testa rigidi e raffigura- Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, divinità non è esplicitato, ma evidente-
figurati, come i bronzetti di guerrieri, an- zione stilizzata del volto, che nel primo ha santuario, 1951 mente presupposto, e ove è menzionato il
che schematici. forma di maschera. Il tipo è ampiamente argento, fusione a stampo aperto beneficiario della stessa, Turijon- Okijaio-;
Il guerriero è nudo con elmo conico dota- diffuso nel mondo veneto; doveva preve- e cesello; h 5,1, spess. 2-3,5 i dedicanti sono due personaggi, Ebos e
to di visiera, paranuca e puntale a bottone, dere in origine anche lo scudo e la lancia in Alero, che operano a nome della “comu-
di ascendenza celtica, simile ai numero- lamina e quindi difficilmente conservati. I Figura molto esile e affusolata di devoto o nità” (teuta), in qualità di anśores, termine
si esemplari rinvenuti nell’alta Valle del dettagli sono rappresentati con cerchietti guerriero, per la posizione simile ai bronzetti che designa con ogni probabilità funzionari
Piave, tra cui Vallesella, Lozzo e Pozzale. impressi a punzone e suggeriscono con- stanti, con gambe divaricate, braccio sinistro o magistrati della comunità stessa. Il verbo
Il braccio destro piegato verso l’alto e il fronti nella stessa produzione di Lagole e inarcato in basso e il destro teso, ma spezza- di dedica è stato riconosciuto in kvi, allora
sinistro abbassato dovevano reggere un’ar- nelle aree sacre di Villa di Villa e Monte to. Capo composto da un ovale, sul quale i abbreviazione di kvidor. Nonostante i pro-
matura; il volto ha caratteri simili agli Altare nel trevigiano. L’esemplare di di- tratti del volto sono ottenuti a punzone. Sia blemi che questo testo solleva, è evidente
altri bronzetti di medie dimensioni che mensioni maggiori appartiene al gruppo la scelta dell’argento sia la rappresentazione la rilevanza “sociale” di questa iscrizione,
potrebbero essere stati il modello per il “veneto orientale”, e si distingue per i tratti del volto, con grossi occhi sporgenti resi confermata anche dall’eccezionalità del sup-
[13.3.2] [13.3.3] [13.3.4] tipo “schematico” di guerriero ampiamen- leggeremente più accurati e le estremità con incavi circolari, riconducono a caratteri porto rispetto agli altri simpula ritrovati a
te presente a Lagole. La resa è accurata, di allungate. iv-ii secolo a.C. di celtismo, evocati da mascherine celtiche Lagole. iv secolo a.C.
influenza centroitalica, con modellato di Museo Archeologico della Magnifica note a Mel (Calzavara Capuis 1984, p. 855) e Museo Archeologico della Magnifica
seni, ventre, muscoli dei glutei, polpacci Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, a Gurina. ii-i secolo a.C. Comunità di Cadore, Pieve di Cadore,
e genitali pronunciati. Lacunoso del piede Belluno, ig 13, 1 Museo Archeologico della Magnifica Belluno, ig 133
sinistro. Lo rende unico la lunga iscrizione bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, bibliografia: lv 1967 i, pp. 512-5214, Ca 24;
che corre lungo tutto il fianco destro. nn. 2, 27. Belluno, ig 130 bibliografia: Prosdocimi 1988, pp. 311-312;
L’iscrizione è disposta in tre sezioni: lungo aa bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, n. 41. Fogolari, Gambacurta 2001, n. 190.
il fianco destro della statuetta, nella parte aa aa, am

in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro


13.3.6 Nome individuale e appositivo del dedi- Futtos è uno dei più frequenti a Lagole. con ribattino ancora in situ nel secondo.
Manici di simpula iscritti cante derivano dalla stessa base; per l’oscil- iv-iii secolo a.C. Tracce esterne di stagnatura e un terzo
Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, lazione -o-/-ou-si è supposta un’influenza Museo Archeologico della Magnifica ribattino all’interno della prima vasca do-
santuario, 1949, 1951 della grafia latina. Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, cumentano una precedente immanicatura,
bronzo, fusione; h 15,5, largh. 0,3, Come per molti ex voto dell’area sacra, Belluno, ig 3, 239 secondo una pratica, frequentemente rico-
spess. 0,5/0,9; h 16,6, largh. 0,3, mancando dati stratigrafici, la datazione bibliografia: lv 1967 i, pp. 498-500, nosciuta a Lagole, che prevede il riutilizzo
spess. 0,7; h 17, largh. 0,6, spess. 0,25 è complessa: un riferimento cronologico è Ca 15; Prosdocimi 1988, p. 311; Fogolari, di manici e vasche non solo prima della
fornito dalla terminazione bifida di esem- Gambacurta 2001, nn. 196, 239. dedica, ma anche obliterandola successi-
Campione rappresentativo di manici plari presenti in contesti alpini della Val aa, am vamente. I simpula di Lagole mostrano la
iscritti che si differenziano rispetto ai coevi d’Adige, del iv secolo a.C., anche se come caratteristica del manico verticale rispetto [13.3.5]
nell’area veneta antica, richiamando forte- offerta votiva, il simpulum perdura almeno alla vasca, accostandosi ai prototipi etru-
mente modelli etruschi e riprendendone la fino alla prima età imperiale. 13.3.8 schi. iv-iii secolo a.C.
verticalità rispetto alla vasca e il tema della Museo Archeologico della Magnifica Manici di simpulum, Museo Archeologico della Magnifica [13.3.7]
terminazione a testa di volatile, espressa in Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, uno iscritto Comunità di Cadore, Pieve di Cadore,
modo molto stilizzato. Si distinguono tra Belluno, ig 48755, 71, 48757 Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, Belluno, ig 335, 322
loro per l’estremità inferiore biforcuta, o a bibliografia: lv 1967 i, pp. 547-549, santuario, 1951 bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001,
losanga, e in particolare per il tipo di fis- Ca 66 - Ca 67; p. 488, Ca 7; Prosdocimi bronzo, battitura e ritaglio lamina; nn. 300, 304.
saggio alla vasca: in un caso è conservato il 1988, p. 314; Fogolari, Gambacurta 2001, lungh. 10-12,4, largh. 1,1-1,35, aa
chiodo nel punto di massima espansione. nn. 176, 183, 192. spess. 0,2-0,5
Il manico è a nastro o a sezione rettango- aa, am [13.3.8]
lare, con iscrizione posta sul dorso o lungo Manici a nastro emblematici della progres- 13.3.10 [13.3.6]
lo spessore, anche su entrambi i lati. siva semplificazione morfo-tipologica dei Fibula tipo “Ostalpine
6.1 L’iscrizione si svolge sui due spessori; è 13.3.7 simpula di Lagole, connessa alla tradizionale Tierkopffibeln”
in parte perduta. Verso sinistrorso. Manici di simpulum, ripetizione delle azioni rituali, che compor- Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno,
hucene.s.inico.n[.]ti[kos/[----] uno iscritto terebbe una progressiva perdita dell’interesse santuario, 1951
mśa.i.nate.i. iixi Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, per l’oggetto. Il primo, di fattura migliore e bronzo, ferro; lungh. 5,6
Fugenes Inijontikos [.?.dono]m Śainatei iixi santuario, 1949 maggior peso, termina a protome di palmi-
«Fugenes Inijontikos … in dono a bronzo, fusione e martellatura; pede stilizzata, ha estremità inferiore dritta Fibula tipo “Ostalpine Tierkopffibeln”, con
Śainate». Dedica alla divinità, qui indicata h 12-16,6, largh. 0,3-0,95, spess. 0,1-0,7 e iscrizione sul retro a puntini impressi con molla bilaterale a quattro avvolgimenti per [13.3.9]
con il solo epiteto di Śainate. L’integra- dedica ad Apollo in latino. L’altro rappresen- lato su perno mobile in ferro. La staffa
zione [doto dono]m pare poco compatibile Manici di simpulum, di cui uno iscritto, ta invece la produzione legata al riutilizzo di termina con una stilizzazione di protome
con lo spazio scrittorio, ma dono]m è co- del tipo a nastro di spessore minimo, in- lamine e scarti di lavorazione: è composto animale e all’altra estremità conserva una
munque ovvio. Il dedicante è indicato con teressanti per l’aspetto legato al fissaggio da due frammenti saldati con ribattini e la- decorazione di due fasci di incisioni a “V”.
formula binomia; il nome individuale è della vasca: il primo infatti ha termina- cunoso dell’estremità inferiore. i secolo d.C. È lacunosa di ardiglione. L’esemplare è il
derivato dal ricchissimo filone onomastico zione inferiore a trapezio, caratterizzata da Museo Archeologico della Magnifica più antico dell’area sacra ed è riferibile a una
venetico dalla base F(o)ug-. tre fori posti a triangolo con parte di un Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, tipologia che caratterizza l’ambito alpino
6.2 L’iscrizione è incisa sui due spessori. chiodo ancora in situ; il secondo manico è Belluno, ig 48751, 69 orientale tra la fine del vi e il v secolo a.C. [13.3.9]
Verso sinistrorso. frammentario, ma conserva ancora il foro bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, Museo Archeologico della Magnifica
?]suro.s.resun.[ ]o.s.tona.s.to / trumu[ per il ribattino nella parte bassa, ha un nn. 227 e 288. Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, [13.3.6]
?]Suros Resun[k]os donasto Trumu[siatin segno inciso sul retro. L’estremità superiore aa Belluno, ig 153
«Suros Resunkos donò (a) Trumusia- di entrambi prevedeva la protome di pal- bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001,
te». Formulario votivo col verbo donasto mipede stilizzata. n. 347.
(«donò») e l’accusativo del nome della di- L’iscrizione è disposta su fronte e retro. 13.3.9 aa [13.3.1o]
vinità Trumusiate-. Il dedicante è indicato Verso sinistrorso con capovolgimento di Vasche di simpula
con formula binomia. a e u. Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno,
6.3 L’iscrizione è sul retro. Verso sinistror- hutto.s.aplisikos.trikikos (oppure santuario, 1953 13.3.11
so, con rovesciamento di s. trikiśos.).toler/[----]--icate.i.zonom bronzo, fusione; h 2,1-2,5, ø 7,3-7,7 Fibula medio La Tène
hovohouvoniko.s.zotozono.m.trum[---- Futtos Aplisikos Trikikos (oppure Trikiśos) Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno,
--].e.[ toler [Tr--us]ijatei donom Vasche di simpula in bronzo a calotta asim- santuario
Fovo Fouvonikos doto donom Trum[usijat] «Futtos Aplisikos Trikikos portò a Trumu- metrica, ritualmente staccate dal manico. bronzo; lungh. 7,2, largh. spirale 4,5 [13.3.6] [13.3.11]
e[i siate in dono». Dedica alla divinità Trumu- La tipologia dei manici è documentata nel
«Fovo Fouvonikos diede in dono a Tru- siate-. Il dedicante è designato con formula diverso attacco: a nastro, fissato con due Fibula ad arco a ovale ripiegato verso la
musiate». Dedica alla divinità Trumusiate-. onomastica trinomia; il nome individuale ribattini in ferro, e di forma trapezoidale staffa e molla con spirale a 18 avvolgimenti,

in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro


a balestra, e corda esterna. Decorazione a Grande coltello in ferro a lama sinuosa con Complesso da sospensione per focolare 13.3.17
noduli e con tre incisioni ravvicinate vici- solcatura presso il dorso, lacunoso della pun- rappresentato da un gancio in ferro di Punta di lancia
no la molla. Costituisce una interessante ta. Immanicatura a lingua con tre ribattini grandi dimensioni con gambo allungato ed Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno,
testimonianza del contatto tra Lagole e per il fissaggio del manico, originariamente estremità ripiegata verso l’alto, funzionale a santuario, 1951
l’ambito orientale: l’esemplare, di tipologia in osso o corno. Nel contesto santuariale reggere un calderone, per mezzo della cate- ferro, forgiatura; h 41,5, largh. 5,3,
medio latèniana, sembra infatti riferibile al i grandi coltelli erano utilizzati come stru- na in ferro di cui rimangono alcuni anelli a ø immanicatura 1,8
tipo “Pizzughi”, diffuso prevalentemente mento del sacrificio, oltre che per la macel- sezione quadrangolare saldati e due sciolti;
in territorio istriano e che trova confronti lazione e l’offerta delle carni. i secolo a.C. un gancio di piccole dimensioni poteva Grande punta di lancia in ferro con im-
per l’ambito veneto antico anche in una Museo Archeologico della Magnifica essere utilizzato per la sospensione di mate- manicatura a cannone, lama foliata a
sepoltura di Altino. iii-ii secolo a.C. Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, riali o l’esposizione delle carni. Come altri massima espansione nella parte inferiore e
Museo Archeologico della Magnifica Belluno, ig 469 attrezzi da fuoco provenienti dal santuario, venatura centrale rilevata. Il tipo testimo-
Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, [13.3.15] bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, l’insieme è legato all’offerta e al consumo nia, oltre ai rapporti con gli altri santuari
Belluno, ig 48737 n. 523. delle carni ed è ampiamente in uso nei dell’ambito alpino nordorientale, come
bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, aa contesti di ambito alpino di lunga durata, Raveo [cat. 13.4], le relazioni con l’area
n. 349. come ad esempio nel sito tardo laténiano di nord adriatica, attraverso la Valle del Piave,
aa Neuchâtel. iii-i secolo a.C. leggibili non solo nel confronto con esem-
13.3.14 Museo Archeologico della Magnifica plari di ambito padano, ma in particolare
Piccolo coltello Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, con la necropoli “le Brustolade” di Altino,
13.3.12 o roncoletta Belluno, ig 514, 30649, 466, 527 dove l’arma si trova in associazione con
Spiedo in ferro Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, una spada latèniana in un contesto funera-
Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, santuario, 1949 nn. 557, 564, 555. rio della fine del iv-inizi del iii secolo a.C.
santuario ferro, forgiatura; lungh. 12,3, aa (Gambacurta 2011c, p. 83, fig. 4).
ferro, forgiatura; lungh. 95, largh. 2,9, [13.3.14] [13.3.15] lungh. manico 2,5, largh. lama 1,8 Museo Archeologico della Magnifica
spess. 0,8 Comunità di Cadore, Pieve di Cadore,
Piccolo coltello in ferro probabilmente 13.3.16 Belluno, ig 494
Spiedo piegato con testa subtriangolare utilizzato anche come roncola, con lama Spada bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001,
ribattuta, foro per sospensione e parte a dorso angolato e tagliente concavo. Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, n. 503.
dell’asta a sezione quadrangolare. Il tipo L’immanicatura è di piccole dimensioni, santuario, 1951 aa
imita i prototitpi etrusco-italici ampia- principalmente in osso, decorato da tre ferro, forgiatura; lungh. 66, largh. 5,7
mente diffusi in territorio alpino tramite solcature parallele e fissata da un ribat-
la Val d’Adige. Gli spiedi in ferro di La- tino; porta un ulteriore rivestimento in Spada spezzata in tre frammenti, lacunosa 13.3.18
gole sono quasi tutti spezzati o incurvati lamina di bronzo tenuta da un ribattino della punta. Lama allungata e stretta, con Paraguance trilobato
[13.3.12] [13.3.13]
ritualmente. Spiedi, anello reggispiedi con più piccolo, non passante. Il tipo sembra nervatura centrale appena rilevata, imma- Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno,
coltelli, alari, forchettoni, ganci e catene, avere un buon riscontro in ambito alpino nicatura a codolo e spalla campanulata, santuario, 1949-1950
rappresentano l’ampio complesso di attivi- tardo laténiano e avere lunga durata. iii- caratteristiche degli esemplari del La Téne ferro, forgiatura; h 15, largh. 11,1
tà connesse a fuoco, sacrificio e consumo i secolo a.C. B1. È possibile che sia conservata parte del
delle carni che si svolgeva presso il santua- Museo Archeologico della Magnifica fodero. La spada è stata intenzionalmente Paraguance trilobato in doppia lamina,
rio. iii-i secolo a.C. Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, defunzionalizzata al momento dell’offerta con snodo a cerniera per il fissaggio alla
Museo Archeologico della Magnifica Belluno, ig 529 nel luogo di culto e doveva far parte di calotta dell’elmo, di tipologia diffusa nel
Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, spoglie militari, come nel santuario di contesto alpino orientale, come nel san-
Belluno, ig 530 n. 531. Raveo, nell’alto Friuli [cat. 13.4]. Fine del tuario di Raveo, in Friuli [cat. 13.4]. Pre-
bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, aa iv-metà del iii secolo a.C. senta tre chiodi con ribattino, disposti
n. 539. Museo Archeologico della Magnifica a triangolo, che fissano le lamine e sono
aa Comunità di Cadore, Pieve di Cadore, nascosti da borchie attorno alle quali si
13.3.15 Belluno, ig 491 forma un motivo decorativo a solcature
Gancio da calderone, gancio bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001, concentriche. Conserva il gancio di so-
13.3.13 piccolo e catena da focolare n. 500. spensione del sottogola. iv-iii secolo a.C.
Coltello a lama sinuosa Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, aa Museo Archeologico della Magnifica
Lagole di Calalzo di Cadore, Belluno, santuario, 1953 Comunità di Cadore, Pieve di Cadore,
santuario ferro, forgiatura; gancio h 24, largh. 9; Belluno, ig 471
ferro, forgiatura; lungh. tot. 33,3, gancio piccolo h 11, largh. 9,2, spess. 1,2; bibliografia: Fogolari, Gambacurta 2001,
lungh. immanicatura 11, largh. 3 catena lungh. 15, ø 4,5, spess. 0,6 n. 490.
aa
[13.3.18] [13.3.16] [13.3.17]
in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro
13.3.19 fibule, attrezzi, ganci da parete, simpula, comune nel i millennio a.C. in un’area 13.4.4
Monete un frammento di lamina votiva. Qualche vastissima, ma presente su oggetti in la- Frammento di lamina
Località Lagole, Calalzo di Cadore, oggetto attesta frequentazioni più antiche. mina bronzea di area alpina sudorientale con iscrizione
Belluno, santuario Le indagini sistematiche hanno permesso soprattutto tra vi e v secolo a.C. Con- Monte Sorantri di Raveo, Udine,
argento, conio di individuare inoltre, a sud-ovest dell’in- fronti per forma e decorazione, pur non rinvenimento di superficie
gresso dell’abitato, resti mal conservati puntuali, sono istituibili con elementi di bronzo; 6,5 × 3
19.1 ar; g 3,34; mm 18; h 2. rrc, 340/1 attribuibili ad attività cultuale (buche di corredi di Santa Lucia di Tolmino- Most
Roma, Repubblica l. piso l.f l.n frvgi, palo, una fossa con materiali lateniani e na Soči (vedi una cista di analoghe dimen- Il frammento appartiene a una laminetta
denario, 90 a.C., zecca di Roma romani contenente anche orli di recipienti sioni con decorazione a punti sbalzati dalla [13.3.19] [13.3.19] votiva, probabilmente affissa a una delle
D/ Testa laureata di Apollo a d. con sigle in caratteri venetici e romani). tomba 585 databile al v secolo, cfr. Teržan, strutture lignee del luogo di culto. Come
R/ l piso frvgi; cavaliere a d. con palma Si ritiene che sul monte fosse ubicato, tra Lo Schiavo, Trampuš-Orel 1984, ii, p. 49, tutti gli oggetti di questo tipo, essa conte-
e frusta seconda età del ferro e prima età romana t. 585,4), con reperti di ambito funerario neva il nome del dedicante e – forse – il
imperiale, un luogo di culto militare in cui e cultuale di Este (ad esempio la tomba nome della divinità. Quanto si legge è
19.2 ar; g 3,52; mm 17; h 5. rrc, 345/1 erano venerate divinità guerriere ancora di Nerka Trostiaia), della fascia collinare e poca cosa, ossia ]loial[, in una grafia che
Roma, Repubblica, cn. lentvl, denario, ignote, con aspetti confrontabili in tutto il montana veneta orientale, dell’area retica di massima è venetica ma che non rispetta
88 a.C., zecca di Roma mondo celtico. trentina. Rinvenuta a nord dell’area di l’ortografia classica e dunque è presumi-
[13.4.1]
D/ Busto elmato di Marte a d., visto di Il coltellaccio proviene dal versante di culto lateniana va attribuito a una diversa bilmente alquanto recente. Se, come pare
spalle, con lancia e spada sulle spalle. un’altura situata a sud-ovest del monte e e più antica area sacra o a necropoli. v se- possibile, il frammento ci restituisce parte
R/ Vittoria in biga a d., in esergo, cn testimonia la frequentazione, cultuale o colo a.C.? di un nome proprio, è possibile comparare
lentvl funeraria, nell’età del ferro, di un’ampia Museo Archeologico Nazionale la formazione con i numerosi nomi celtici
area. Con manico pieno in bronzo e lama di Cividale, Udine, cv 37562 dell’Italia settentrionale antica in -alo-,
Museo Archeologico della Magnifica in ferro, incompleto, doveva essere dotato bibliografia: Concina 2001, fig. 5 n. 3; ipotesi che ben si adatterebbe alle caratte-
Comunità di Cadore, Palazzo della di fodero in legno su cui era applicata Vitri 2001, p. 23. ristiche culturali del luogo di culto militare
Magnifica Comunità del Cadore, una lamina in bronzo bivalve, ritagliata e grig di monte Sorantri. ii-i secolo a.C.?
Pieve di Cadore, Belluno, ig 574, 572 decorata a sbalzo con triple file di punti Museo Archeologico Nazionale
bibliografia: RMRVe 2006, i/3, 2/5(4)/1-2; e borchiette e con passante applicato. Ri- di Cividale, Udine, cv 37593
Gorini, 2001, nn. 647-248. entra in una tipologia attestata in Veneto 13.4.3 bibliografia: Crevatin, Righi, Vitri c.s.
ma nella fase Este iii C (Bianco Peroni 1976, Simpulum [13.4.2] [13.4.4] fc
tav. 20, 156, pp. 41-43) in necropoli ma an- Monte Sorantri di Raveo, Udine,
che in ambito cultuale a Lagole (Fogolari, rinvenimento di superficie
il santuario di raveo Gambacurta 2001, n. 522, p. 289) in par- ferro; lungh. 31,2, ø vasca 8 13.4.5
ticolare nell’alto Trevigiano e nel Bellunese Due fibule filiformi
13.4.1 (Nascimbene 1999, fig. 29, 357). Fine del Il manico in lamina dell’attingitoio in fer- Monte Sorantri di Raveo, Udine,
Coltellaccio con fodero vi-v secolo a.C. ro, con apice ripiegato preceduto da un al- rinvenimento di superficie
Monte Quas, località Saustris presso Museo Archeologico Nazionale largamento a bordi rialzati, presenta nella ferro; lungh. 14,2, 10
Raveo, Udine, rinvenimento di superficie di Cividale, Udine, cv 37589 parte mediana una frattura ricomposta in [13.4.3]
ferro e bronzo; lungh. cons. 21,8 bibliografia: Concina 2001, fig. 5 n. 4, antico. È confrontabile con un esemplare Fibule in ferro con prolungamento del-
p. 57 n. 9; Vitri 2001, p. 57. proveniente dall’insediamento celtico di la staffa ripiegato e fissato sull’arco con
Il monte Sorantri di Raveo in Carnia, di grig, sv Rajecké Teplice nella regione carpatica fascetta, molla a quattro spire e corda
quasi 900 metri s.l.m., con alcune altu- della Slovacchia (Pieta 1996, pp. 183-195). interna, spezzate ritualmente. Le fibule di
re circostanti, si inserisce in un sistema Gli attingitoi sono oggetti d’uso comune, grandi dimensioni in ferro erano portate
insediativo-cultuale che comprende vari 13.4.2 spesso presenti anche in ambito sacrale dai guerrieri e serravano il pesante man-
rilievi alla confluenza del Degano nel Piccola cista (vedi i numerosi esemplari del santuario di tello invernale. Documentano una fase
Tagliamento. Sono stati raccolti, tra 1998 Monte Sorantri di Raveo, Udine, Lagole). La Tène D2: i secolo a.C. intermedia di frequentazione dell’area, cui
e 2011, all’esterno delle cinta dell’abitato rinvenimento di superficie Museo Archeologico Nazionale [13.4.5] sinora sono riferibili scarsi materiali. La
posto sulla sommità del monte, di cui bronzo; ø 8 circa di Cividale, Udine, cv 34899 Tène C1: seconda metà del iii secolo a.C.
è nota per ora solo la fase romana, più bibliografia: Righi 2001, fig. 20, n. 81, Museo Archeologico Nazionale
di un centinaio di frammenti di armi Del piccolo recipiente cilindrico rimango- p. 118. di Cividale, Udine, cv 36458, 36436
sia da offesa sia da difesa, per lo più con no il corpo schiacciato costituito da una grig bibliografia: Righi 2001, fig. 19, nn. 72-73,
tracce di defunzionalizzazione, in un caso lamina sbalzata e inchiodata e il fondo li- p. 118; Giumlia Mair 2003, p. 613.
con chiodo per il fissaggio su un sup- scio a incastro. La decorazione geometrica grig
porto ligneo (La Tène B2 e La Tène D1 sbalzata, in tre fasce a tripla fila di punti
e prima età romana imperiale); inoltre e piccole borchie, rientra in un repertorio
[13.4.5] [13.4.6]
in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro
13.4.6 13.4.8 bibliografia: Righi 2001, fig. 11, nn. 18, 19, romana, per il convergere in questa zona
Paraguance trilobata di elmo Spada lateniana con marchio 20, p. 116. di un antico percorso in direzione di Litta-
Monte Sorantri di Raveo, Udine, Monte Sorantri di Raveo, Udine, grig mum e quindi del Norico, anche attraverso
rinvenimento di superficie rinvenimento di superficie l’utilizzo di vie di valico.
ferro; lamina interna largh. 10,5, h 14,4 ferro; largh. lama 4,2 Significativa è in tal senso la presenza di
13.4.10 numerario argenteo repubblicano e di
Lamina interna e frammento di lamina Lama in ferro a fili paralleli e sezione lentico- Frammento di umbone numerosi oboli norici, come pure di fibule
esterna decorata a sbalzo (“coccarda” con lare, piegata e spezzata; mancano il codolo, di scudo Nauheim e Almegren 65 nonché di olle
tre cerchi a rilievo), pertinenti a para- parte delle crociera e circa un terzo delle pun- Monte Sorantri di Raveo, Udine, tipo Aueberg, veicolati, verosimilmente, in
gnatide trilobata. Si tratta di frammenti ta. Sotto la crociera, a sinistra, una semiluna rinvenimento di superficie maniera preponderante dall’elemento mi-
defunzionalizzati di un elmo in ferro di o una protome umana impressa a punzone ferro; h 14,5, largh. cons. 10 litare. Oltre a rivestire un ruolo di frontie-
tipo “Förk-Trbinc”, «a calotta tondeggiante a cui è attribuibile valore apotropaico. La ra strategica, l’area sacra, in quanto centro
e apice a bottone con paranuca riportato» [13.5.1] superficie della lama presenta solcature ser- Frammento di umbone (rinforzo centrale di scrittura, dovette rappresentare un polo
nella classificazione di Giovanna Gamba- peggianti nel senso delle lama. Esami metal- in ferro) di scudo, di un tipo di transizione di aggregazione politica e culturale.
curta (Gambacurta 1995), la cui diffusione è lografici hanno rivelato che le solcature sono tra i tipi “Skorba” e “Arquà Mokronog”. Nella sua prima sistemazione struttura-
attestata nel La Tène B2 tra penisola iberica frutto di una particolare tecnica di fusione Si conservano parte di una delle alette e le sull’estremità meridionale del pianoro
e area danubiana centrale. Particolarmente detta “piling”, creata dal suo artefice, coniu- parte dell’elemento centrale a botticella. sommitale, l’area sacra si configura sem-
numerosi gli esemplari rinvenuti in area gando strisce di acciaio con diversa carbura- Sono evidenti sulle superfici i colpi atti plicemente come uno spazio delimitato da
alpina centro-orientale in contesti retici e [13.4.7] [13.4.8] zione, ottenendo così un particolare effetto a defunzionalizzarlo. Gli umboni di tipo un basso recinto murario. Nel corso dell’e-
soprattutto celtici (Adam 2001, fig. 1 e pp. ottico. I due fili della lama mostrano chiari Skorba e Arquà Mokronog sono diffusi in tà imperiale dovette concretizzarsi la strut-
342-343). Fine del iv-metà del iii secolo a.C. segni di incrocio in combattimento con altre ambito celtico principalmente tra le Alpi turazione monumentale del luogo di culto
Museo Archeologico Nazionale spade. La parziale piegatura e le fratture della bergamasche e la Slovenia centrale. La che investe non solo il terrazzo sommitale
di Cividale, Udine, cv 37394, 37395 spada, l’unica sinora rinvenuta sul monte, Tène D1, fine del ii secolo a.C.-inizi del del rilievo con strutture murarie e ambien-
bibliografia: Righi 2001, fig. 13, n. 39b, rivelano l’utilizzo sacrificale dell’arma. La i secolo a.C. ti, fulcro delle attività di culto, ma anche
40, p. 116. Tène D1: fine del ii secolo a.C. Museo Archeologico Nazionale le sue propaggini meridionali e occidentali
grig [13.5.1] Museo Civico “Iulium Carnicum”, di Cividale, Udine, cv 36466 con opere di terrazzamento adattate alle
Zuglio, Udine, cv 36430 bibliografia: Righi 2001, fig. 16, n. 60, originarie articolazioni geomorfologiche,
bibliografia: Righi 2001, fig. 7 n. 1, p. 114; p. 117. secondo consuetudini particolarmente dif-
13.4.7 Giumlia Mair 2003, pp. 610-611, figg. 3,4. grig fuse nel mondo medio italico. Particolare
Punta di lancia grig interesse riveste la presenza di manufatti
Monte Sorantri di Raveo, Udine, in bronzo di tradizione preromana, recanti
rinvenimento di superficie il santuario di auronzo iscrizioni votive in lingua e alfabeto veneti-
ferro; lungh. cons. 28, largh 2,3 13.4.9 ci, quali una coppa e tre manici di simpula,
[13.4.9] Talloni di giavellotto 13.5.1 del tipo, di lunga durata, attestato anche a
La punta di lancia, con immanicatura a Monte Sorantri di Raveo, Udine, Lamine con iscrizione votiva Lagole di Calalzo e a Valle di Cadore.
cannone e lama allungata con massima rinvenimento di superficie Auronzo di Cadore, Belluno, Le lamine quadrangolari del tipo a “pelle
espansione al centro, parzialmente piegata ferro; lungh. 10, 8, 7,5 località monte Calvario di bue”, peculiari del comparto vene-
e molto lacunosa, è una delle rare armi d’a- bronzo, lamina, sbalzo; h 17,5, largh. 20,3, to alpino orientale, presentano anch’esse
sta rinvenute sul monte Sorantri. Si tratta [13.5.1] I tre elementi – rinforzi inferiori di gia- spess. 0,5; h 18,2, largh. 20,1, spess. 0,4 iscrizioni venetiche, nonostante l’assenza
di un tipo di difficile datazione che trova vellotto del tipo in lamina piegata a car- di motivi figurativi sembri tradire tratti
solo generici confronti in ambito lateniano toccio – sono muniti del foro circolare in Sulla sommità dell’altura di monte Calva- di anomalia che adombrano interferenze
alpino (Vitri 2001, p. 48. fig. 11,7; Fogolari, cui passava il chiodo che li fissava all’asta rio, sita a est-nord-est dell’attuale centro di elementi esterni nella tradizione locale
Gambacurta 2001, p. 286, n. 504). La Tène lignea. Significativa la presenza sul monte storico, a seguito del ritrovamento fortuito riconducibili alla politica di Roma e in
C1-C2: iii-ii secolo a.C.? Sorantri di numerosi talloni (ne sono di materiali afferenti alla sfera votiva, di particolare alla restaurazione augustea. La
Museo Civico “Iulium Carnicum”, stati rinvenuti venti circa) verisimilmente tradizione preromana e di epoca romana, tradizione venetica dei dischi bronzei figu-
Zuglio, Udine, cv 36431 riferibili alla fase lateniana più recente, le indagini archeologiche, intraprese a rati presenta a sua volta peculiarità diverse
bibliografia: Righi 2001, fig. 7, n. 3, p. 116. cui fa riscontro la scarsità delle cuspidi: la partire dal 2001, hanno portato alla luce i nelle raffigurazioni che, pur inserendosi
grig scelta di sacrificare una parte soltanto del resti di un’area sacra, in uso, sulla base di nel filone di una continuità religiosa di
giavellotto trova riscontro in vari luoghi quanto finora documentato, dall’età ro- carattere ctonio e vegetativo, indirizzano a
di culto nel mondo celtico. La Tène D 1: mana tardo repubblicana al periodo tardo una interpretatio romana in chiave misteri-
tardo ii-inizi del i secolo a.C.? imperiale. La presenza del luogo di culto ca, nel segno di Dioniso/Bacco.
Museo Archeologico Nazionale di sembra trovare la sua ragione di essere nel- Due lamine di bronzo quadrangolari “a
Cividale, Udine, cv 37407, 37408, 37409 la logica dell’espansione politico-militare pelle di bue” a specchio liscio. La cornice
[13.4.10] [13.5.1]
in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro
comprende una fila di punti sbalzati fra 13.5.2 bibliografia: Gangemi 2002, p. 224 13.5.5
due cordoni. In entrambi i casi l’iscrizione Simpulum (oggetto); Marinetti 2002c, p. 224 Monete
corre sotto la cornice su due lati e il verso Auronzo di Cadore , Belluno, località (iscrizione). Auronzo di Cadore, Belluno,
è destrorso. Dal punto di vista grafico, monte Calvario, 2000 am monte Calvario, santuario
è da rilevare nelle iscrizioni da Auronzo bronzo, fusione; h 14,2, largh. 1,5,
l’uso del grafo f per indicare la b interna, spess. 0,2 1. AR; g 0,89, mm 12. Dembski 2001,
a differenza di Lagole dove per rendere f si 13.5.4 n. 38.
usa il segno h. Manico di simpulum a nastro con termi- Disco figurato 2. AR; g 0,74; mm 11. Dembski 2001,
1.1 zono.m.mai.s.terator.fo.s./.o.s.t.i.ś. nazione superiore allargata e ripiegata per Auronzo di Cadore, Belluno, n. 35.
[13.5.2] tole.r. fungere da appiccagnolo, terminazione monte Calvario 3. AR; g 0,71; mm 11. Göbl 1973, D/ FF1,
donom Maisteratorbos Ostiś toler inferiore ripiegata con tracce della sal- bronzo, incisione, sbalzo; ø max 21,3, R/ ?.
«Dono ai Maisterator- Ostiś portò». Iscri- datura a stagno per l’attacco della vasca; spessore 0,8 4. AR; g 0,71; mm 11. Göbl 1973, D/ FF1,
zione di dedica. Il formulario votivo è ritualmente spezzato dopo il rito. Riporta R / IId.
analogo a quello delle dediche di Lagole, una iscrizione venetica votiva con verso Rinvenimento sporadico – cui sono seguite 5. AR; g 0,60; mm 11. Göbl 1973, D/ FF1,
con il verbo toler “portò” accompagnato sinistrorso: indagini archeologiche, che hanno consen- R/ IAh.
dall’oggetto, donom. Il dedicante è desi- turicotriticonico.smai.s.terato.r.fos tito di individuare i resti di un santuario, Popolazioni celtiche del Norico occiden-
gnato con il nome individuale, Ostiś. Il Turijo Tritijonijos Maisteratorbos databile tra la tarda età repubblicana e il tale, gruppo di cinque oboli, metà del
nome della divinità va identificato nella «Turio Tritionio ai Maisteratores». i secolo d.C. – il disco, realizzato a incisione i secolo a.C. circa.
forma maisteratorbos, dativo plurale, “ai Dedica ai Maisterator- da parte di un e a sbalzo, è lacunoso della parte superiore D/ Tipo non determinato (globosità ap-
maisterator-”; dal punto di vista formale, personaggio designato con formula bino- e di quella destra. La cornice si articola in piattita).
si tratta di un nome di agente dalla base mia; il nome individuale Turion- compare un cordone sbalzato, cui seguono tre fili di R/ Croce con globo al centro e talvolta
verbale maistera, corrispondente del ver- anche a Lagole. puntini. Al centro campeggia una figura globetti negli angoli.
bo latino magisterare (Paolo-Festo 113 L Museo Corte Metto, Sezione femminile stante, con il corpo frontale, men- Museo Corte Metto, Sezione
[13.5.5] «Magisterare moderari», 139L «Magisterare archeologica, Auronzo di Cadore, tre il volto, con buona probabilità, doveva archeologica, Auronzo di Cadore,
[13.5.3]
regere et temperare est»). L’appellativo Belluno, ig 292456 essere di profilo. La donna, attorniata da Belluno, ig 299853, 299860-299863
Maisterator- potrebbe indicare pertanto bibliografia: Gangemi 2002, p. 224 numerosi elementi vegetali (fiori con stelo e bibliografia: RMRVe 2006, i/3, 1/3(3)/11,
divinità “reggitrici, supreme” o simili. (oggetto); Marinetti 2002c, p. 224 terminazioni a foggia triangolare, a bocciolo, 8, 12, 5, 3.
1.2 ]o.m.ma.i.s.terato.r.fo.s./ (iscrizione). semplici arbusti con foglie, una sorta di pian- ma
fo.u.vatole.r./<II£// am ta), indossa un lungo abito in cui si riconosce
don]om Maisteratorbos Fouva toler il mantello riccamente decorato che ricade
«Dono ai Maisterator- Fouva portò». De- fino alle ginocchia, con terminazioni irrego-
dica ai Maisterator- (su cui cfr. n. 1), da 13.5.3 lari. Una veste più sottile, forse una tunica,
parte di una persona, identificata col solo Vasca di simpulum anch’essa riccamente decorata scende fino ai
nome individuale, Fouva; è possibile che Auronzo di Cadore , Belluno, località piedi, che paiono calzati di stivali. Priva del
si tratti di una donna, dal momento che il monte Calvario, 2000 volto, nella parte superiore del corpo due
corrispondente nome, secondo il tema in bronzo, fusione; h 3,4, ø 7,9, spess. 0,4 punti sono funzionali alla resa dei seni, come
-o- (Fouvos) è ben attestato a Lagole: non frequentemente attestato nelle figure femmi-
[13.5.4] è tuttavia da escludere un maschile in - a. Vasca di simpulum a calotta emisferica, nili riprodotte sulle lamine votive. Regge con
i secolo a.C. - inizio i secolo d.C. orlo appiattito e rifinito a lima. Conserva la sinistra un grappolo d’uva e con la destra
Museo Corte Metto, Sezione parte terminale di un manico losanga, un kantharos, elementi molto significativi dal
archeologica, Auronzo di Cadore, fissato alla vasca tramite un ribattino. punto di vista iconografico, che sembrano
Belluno, ig 292457-292458 Rimanda a un restauro antico la traccia fungere da trait d’union con l’altro disco,
bibliografia: Gangemi 2002, pp. 222-223 di saldatura a stagno sul fondo. Iscrizioni di medesimo rinvenimento, raffigurante un
(oggetti); Marinetti 2002c, pp. 222-223 venetiche sulla parte terminale del manico soggetto maschile circondato da una serie di
(iscrizioni); Gangemi 2006; Prosdocimi e sul bordo esterno della vasca. Riporta elementi (strumenti sacrificali, animali, un
2006; Gangemi 2009; Marinetti, due iscrizioni venetiche di mani diverse, la grappolo d’uva), interpretati come pertinenti
Prosdocimi 2011. prima con verso sinistrorso, la seconda con alla sfera dionisiaca. Tarda età repubblicana -
am verso destrorso: i secolo a.C.
a) ]toter Museo Corte Metto, Sezione
b) ?pu--is archeologica, Auronzo di Cadore,
Museo Corte Metto, Sezione Belluno, ig 297638
archeologica, Auronzo di Cadore, bibliografia: Gangemi 2003b, p. 103.
Belluno, ig 292455 ep

in salita al bosco sacro   in salita al bosco sacro


14. «pavimentarono vie,
incanalarono acque,
divisero terre»
l’arrivo dei romani
francesca veronese

L’inizio del iii secolo a.C. vede l’affermarsi parlano diffusamente le fonti letterarie ro- ricorre ad alcuno strumento bellico o a
della potenza di Roma in Italia settentrio- mane e in particolare lo storico Tito Livio forme di coercizione. Ma per comprendere
nale. Da allora tutto il territorio situato (10, 2, 9), che racconta come i Patavini, nel appieno che cosa sia stato per i Veneti l’in-
a nord dei corsi dell’Arno e dell’Esino va iv secolo a.C., fossero semper in armis – gresso nell’orbita romana è necessario vol-
incontro a un progressivo assoggettamento sempre pronti alla difesa – proprio a causa gere lo sguardo un po’ indietro nel tempo.
al dominio romano, in un processo dalle della vicinanza dei Galli, evidenziando una I rapporti tra i Veneti e i Romani risalgo-
molteplici sfaccettature che, se da un lato situazione paradigmatica, in realtà estendi- no infatti a tempi antichi e da sempre si
si traduce in un vero e proprio controllo bile a tutto il Veneto antico. sono sviluppati all’insegna dell’alleanza,
politico dei territori via via conquistati, Ma si tratta di una situazione destinata a come ripetutamente testimoniano le fonti
dall’altro comporta forme di omologazio- mutare nei secoli successivi. L’archeolo- letterarie. Di un aiuto – vero o presunto –
ne culturale che si declinano con modalità gia documenta infatti come, al di là dei prestato dai Veneti ai Romani narra infatti
diverse a seconda delle aree coinvolte. momenti di tensione rievocati dalle fonti, Polibio (2, 18, 31) in riferimento alla nota
Molto articolata è, infatti, la realtà etnica i contatti tra Veneti e Celti si siano svilup- invasione di Roma da parte dei Galli (Se-
con cui i Romani si devono confrontare pati su piani diversi, da un lato all’insegna noni) guidati da Brenno. L’episodio risale
nel momento in cui, nel decennio com- degli scambi commerciali, dall’altro dell’o- al 390 a.C.: in quell’occasione l’intervento
preso tra il 290 e il 280 a.C., iniziano ad smosi culturale, come dimostrano la pre- dei Veneti sarebbe stato fondamentale
affacciarsi sulle pianure settentrionali della senza stabile di gruppi celtici in più punti per indurre i Galli a ritirarsi dall’Urbe.
penisola. Nel versante centro-orientale, del territorio veneto – con conseguenti Anche se falsa, la notizia è fondamentale
su cui vogliamo ora focalizzare l’atten- forme di commistione etnica – e il dif- perché dettata dalla tradizione – destinata
zione, erano ormai saldamente stanziate fondersi, nella vita quotidiana così come ad avere significativi sviluppi proprio nel
le numerose tribù celtiche che, discese in nella ritualità funeraria, di un insieme di momento in cui il Veneto si “romanizza” –
modo graduale dalle regioni transalpine a aspetti riconducibili alla cultura celtica che della comunanza di sangue, e quindi della
partire dal vi secolo a.C., nel corso del iv gli studiosi hanno definito “gusto celtiz- consonanza di interessi, tra Veneti e Ro-
avevano intrapreso massicce migrazioni, zante”. Non è quindi un caso che Polibio mani, rafforzata dalla comune ostilità nei
occupando vasti territori. A partire dal iii – primo storiografo che ci descriva l’Italia confronti dei Galli. È poi ancora Polibio
secolo, dunque, lo scenario etnico dell’Ita- padana -–sottolinei come i Veneti del ii (2, 24, 71) a riferire come nel secolo suc-
lia nordorientale vedeva i Boi e i Lingoni secolo a.C. fossero poco diversi dai Celti cessivo, nel 225 a.C., al tempo dell’ultima
stabiliti tra il delta padano e gli Appen- per abitudini e costumi, pur differendone incursione dei Celti contro Roma, i Veneti
nini, gli Insubri e i Cenomani a nord del in modo radicale nella lingua (2, 17, 5-6). fossero nuovamente schierati a fianco di
Po, questi ultimi a stretto contatto con il Alla luce di tutto questo ben si comprende Roma, cui avrebbero fornito, unitamente
mondo dei Veneti. perché il mondo romano, rapportandosi ai Cenomani, il non trascurabile contin-
La discesa delle tribù galliche non era stata all’ampio territorio situato a nord della gente di 20.000 uomini. Di un nuovo af-
priva di ripercussioni sul popolamento fascia appenninica, lo abbia denomina- fiancamento dei Veneti ai Romani è testi-
dei territori coinvolti. La pressione celtica to Gallia Cisalpina. A questa compagine mone infine Silio Italico (8, 602-604) che,
aveva infatti avviato, nel caso dei Veneti, territoriale apparteneva anche quel Vene- in pomposi quanto storicamente imprecisi
un sostanziale ridimensionamento del ter- torum angulus che, sebbene già avviato a versi poetici, racconta come, in occasione
ritorio da loro occupato e aveva innescato una serie di cambiamenti e ospitando al della seconda guerra punica, i Veneti – e
una progressiva perdita di quell’omoge- suo interno comunità celto-cenomani, era i Patavini in particolare – fossero scesi in
neità culturale che ne aveva caratterizzato ancora sostanzialmente “veneto” quando, campo con Roma contro Annibale. Secon-
lo sviluppo fin dalle origini. La contiguità nel ii secolo a.C., i Romani ne iniziano do la tradizione, dunque, i Veneti avreb-
territoriale e le esigenze espansionistiche la conquista. Una conquista che, pur arri- bero aiutato i Romani in due momenti
dei gruppi celtici avevano creato, infatti, vando in breve tempo a un risultato com- drammatici della loro storia: tradizione
una situazione di belligeranza più o meno piuto, ovvero alla completa trasformazione che, per quanto corredata da dati non
latente con l’intero mondo veneto: ne del mondo veneto in realtà romana, non sempre attendibili sul piano storico, deno-

«pavimentarono vie, ...»   «pavimentarono vie, ...»


ta il costante atteggiamento filoromano da verso le strade passano anche i beni mate- Poco dopo, nel 42 a.C., l’intera provincia “miste” o che evidenziano, nella scelta utilizzata nell’iscrizione il venetico – essa
parte del mondo veneto. Atteggiamento riali, le persone, le idee. Nel territorio dei della Gallia Cisalpina, divenuta ormai dei materiali di accompagnamento del può essere considerata il monumento più
che tale si rivela ancora in occasione della Veneti ne sono testimonianza concreta la anacronistica, viene soppressa e il territorio defunto, il desiderio, da parte del mondo significativo di questo processo di accultu-
guerra sociale contro i popoli italici, all’i- via Bologna-Aquileia, voluta nel 174 a.C. diventa parte integrante dell’Italia romana. veneto, di autorappresentarsi secondo le razione. Un processo i cui più profondi ri-
nizio del i secolo a.C., come si evince dal dal console Marco Emilio Lepido; la via Da allora anche le città dei Veneti avviano proprie forme espressive, pur accogliendo svolti attendono ancora di essere compresi,
ritrovamento di ghiande missili opitergine, Postumia da Genova ad Aquileia, voluta piani di riassetto urbanistico e architet- nel corredo oggetti tipicamente romani così come attendono di essere chiariti i
piccoli proiettili in piombo scagliati con dal console Spurio Postumio Albino nel tonico in seguito a cui, senza soluzioni nelle forme e nelle tecniche di realizzazio- tanti, non meno profondi, significati della
una fionda, nelle terre di Ascoli Piceno. 148 a.C.; e infine la via Annia da Adria ad di continuità con le fasi precedenti, gli ne. Così come, ancora, non è infrequente, stele da cui la veneta Ostiala, moglie del
Qui infatti i frombolieri veneti di Oderzo Aquileia, realizzata nel 151 o 131 a.C. da un antichi centri si dotano di quelle strutture, in contesti necropolari veneti, l’attestazio- romano Gallenio, dritta sul carro guarda,
erano scesi in campo a fianco dei Romani magistrato della gens Annia, a oggi di non pubbliche e private, che ne fanno a tutti gli ne di modalità di sepoltura dei defunti enigmaticamente, verso lo spettatore.
negli scontri dell’89 a.C. certa identificazione. E ne è conferma – effetti città romane. che richiamano, nell’uso degli spazi, nelle
Con il ii secolo a.C., dunque, in conco- per quanto concerne la centuriazione – il Il processo di “romanizzazione” è dunque tipologie tombali, nei testi delle iscrizio- nota bibliografica
mitanza con l’avanzata di Roma verso la ricorso ai magistrati di Roma per risolvere rapidissimo e nel giro di poco più di un ni, pratiche funerarie di tipo romano, in Bandelli 1998; Vigilia di romanizzazione
Cisalpina, i Veneti non oppongono alcuna antichi e mai sopiti conflitti confinari tra secolo il Veneto diventa romano non solo una sorta di spontanea adesione da parte 1999; Rigoni 2003; Brecciaroli Taborelli
resistenza, anzi i rapporti tra Roma e il i due grandi centri della pianura veneta, dal punto di vista politico-istituzionale, veneta a usi romani, in una prospettiva di 2007; Braccesi 2009; Capuis 2009; Bracce-
Veneto si intensificano e per molti aspetti Padova ed Este. Lo confermano tre cippi, ma anche e soprattutto da quello cultu- adeguamento alla nuova realtà che, non si, Veronese c.s.; Di Filippo Balestrazzi c.s.
il Veneto si avvia a un definitivo cambia- databili all’incirca alla metà del ii secolo rale: ne sono espressione Catullo, nato a a caso, è stata definita “autoromanizza-
mento. Un primo intervento di Roma in a.C., su cui si legge che il proconsole Lu- Verona, e Tito Livio, nato a Padova. Nel zione”. Ma se è principalmente la società
territorio veneto risale al 186 a.C., quando cio Cecilio Metello – Calvo o Diademato giro di poco più di un secolo, dunque, la dei Veneti ad adeguarsi alla realtà romana,
un gruppo di Galli transalpini erompe dal che sia – stabilisce i confini tra i Patavini società veneta cambia profondamente la nel mondo delle necropoli non è neppure
confine orientale. Espulsi i Galli, nell’ager e gli Atestini in base a una decisione del propria dimensione identitaria, adottando, sconosciuto il processo contrario, che vede
Gallorum nel 181 viene fondata Aquileia, la Senato [in apertura]. Un altro cippo di presumibilmente con gradi diversi di con- esponenti del mondo romano ricorrere,
prima colonia di diritto latino in territorio poco posteriore parla invece di un’analoga sapevolezza a seconda dei centri e dei ceti nel momento della sepoltura, a pratiche
veneto, e la parte restante del territorio disputa tra Vicentini e Patavini, risolta con sociali, l’identità romana. La “romanizza- di tipo veneto: “romanizzazione” e “vene-
confiscato viene assegnata ai veterani ro- la medesima modalità dal console Sesto zione” è perciò un processo complesso di tizzazione” sono dunque due aspetti di un
mani. E così, con il progressivo affermarsi Atilio Sarano. trasformazione (e di autotrasformazione), unico, radicale, processo di trasformazione
di Roma nella terra dei Veneti, se a un lato Leggendo questi documenti non si può di cui oggi si intravede forse solo in filigra- culturale che coinvolge entrambi i gruppi
per loro si avvia un processo di accultu- non rilevare come il ricorso a un alto na la reale portata, soprattutto per quanto etnici e che si dipana su molteplici livelli,
razione, dall’altro l’autonomia politica va magistrato romano per la risoluzione di concerne i risvolti socio-antropologici. Si inerenti, certo, a usi e costumi, ma anche
perdendosi. un conflitto locale comprovi, da parte dei tratta infatti di un processo di integrazione e soprattutto all’universo dei valori e alle
A cambiare è tutto, a partire dall’aspetto Veneti, il riconoscimento della necessità etnica concretizzatosi su piani diversi a ideologie.
del territorio, solcato dalle grandi direttrici di una garanzia esterna e con essa forse di partire da forme di unione matrimoniale, Simboleggia in modo pregnante questo
di comunicazione, volute dai Romani per un’autorità politica superiore. L’antica alle- per arrivare ad aspetti di carattere religioso, processo la stele detta di Ostiala Gal-
collegare tra loro i centri più importanti, anza, o comunanza di intenti, andava così rituale e linguistico, con sovrapposizioni di lenia [cat. 14.1], rinvenuta a Padova, in
e suddiviso negli appezzamenti agrari dei tramutandosi in subalternità e il mondo tradizioni difficili da cogliere. via San Massimo, in un’area della città
sistemi centuriati. Le strade – le viae pu- veneto si avviava senza traumi a entrare Forse l’ambito che oggi consente di perce- caratterizzata dalla presenza di una ne-
blicae – realizzate da consoli e pretori per nell’orbita del mondo romano, in un pire la complessità del processo è la ritua- cropoli utilizzata a partire dalle prime
favorire lo spostamento degli eserciti, di- processo che, sul piano istituzionale, vede lità funeraria, archeologicamente meglio fasi vita dell’insediamento protostorico.
ventano a tutti gli effetti lo strumento con negli anni 89 e 49 a.C. i momenti cruciali: documentata e perciò, per molti aspetti, Con la commistione di mondo veneto e
cui i Romani rendono visibile la presa di il primo per il conferimento del diritto prezioso indicatore delle fasi della trasfor- mondo romano che la stele presenta dal
possesso dei nuovi territori, ma al contem- latino alle comunità transpadane, incluse mazione: vi sono infatti corredi funerari punto di vista iconografico – in particolare
po divengono anche il mezzo grazie a cui i quindi quelle venete, il secondo per il con- – a Este, come a Padova e ad Altino, ma nell’abbigliamento dei personaggi – e dal
nuovi territori si avviano al cambiamento ferimento della civitas optimo iure, ovvero in realtà in ogni centro del territorio ve- punto di vista linguistico – con l’utilizzo
e si “romanizzano”: oltre agli eserciti, attra- della vera e propria cittadinanza romana. neto – che denotano il crearsi di dinastie dell’alfabeto latino pur essendo la lingua

«pavimentarono vie, ...»   «pavimentarono vie, ...»


14.1 riferimento al defunto. Anche la formula
stele funeraria onomastica dell’uomo è latina: prenome
Padova, via San Massimo, 1962 abbreviato (?), gentilizio e filiazione. La
calcare di Costozza, bassorilievo; formula femminile, nome individuale e
h 62,5; largh. 48; spess. 11 aggettivo derivato dal nome/gentilizio del
marito, è invece di tradizione locale; il
Stele rettangolare, lacunosa in corrispon- nome Ostiala (attestato anche ad Altino),
denza dell’angolo superiore sinistro. Al dalla base Osti-, rientra in un filone ono-
centro dello specchio figurato, delimitato mastico venetico ben conosciuto. Tipica-
da cornice, una biga di tipo romano con mente venetica è infine la designazione
estremità a voluta, trainata da due cavalli del monumento funebre come ekupetars
incedenti verso sinistra. Sulla biga l’auriga, (cfr. ekupetaris nei catt. 9.26-27, 10.1.1-2).
un uomo e una donna. L’auriga e l’uomo, i secolo a.C.
raffigurati di profilo, vestono secondo la Musei Civici, Museo Archeologico,
foggia romana: l’uno con una tunica, l’al- Padova, ig 185647, inv. 813
tro con la toga. La donna, al centro, rivolta bibliografia: lv 1967, i pp. 344-348, Pa 6;
verso lo spettatore e con le mani serrate Fogolari 1988, p. 105; Prosdocimi 1988,
una nell’altra, è invece vestita secondo la pp. 286-288; Zampieri 1994, p. 109;
foggia venetica, con ampio scialle fissato Malnati 2002a, p. 133; Akeo 2002, p. 217,
sul petto ed enigmatico copricapo a disco; n. 41; Di Filippo Balestrazzi c.s.
di incerta lettura la sequenza di elementi am, fv
verticali situati in corrispondenza nella
parte inferiore (veste? staccionata lignea?).
Sotto le zampe anteriori dei cavalli uno
scudo circolare. La scena è tradizional-
mente interpretata come viaggio agli Inferi
con la defunta protagonista; tuttavia sono
stati messi in discussione sia la valenza
funeraria del monumento sia, più di re-
cente, il significato della raffigurazione, da
intendersi, sulla base di una diversa lettura
di alcuni dettagli, come “ratto della dea”,
con riferimento al mito di Artemide tauri-
ca: un mito barbaro riutilizzato come atto
fondante di una nuova identità da parte
della società patavina – o di alcuni dei suoi
membri – che andava romanizzandosi.
L’iscrizione è collocata entro la cornice,
con inizio nell’angolo superiore destro, e
prosecuzione sul lato sinistro; nella parte
iniziale è mutila. Alfabeto latino; verso
destrorso.
[...galle]ni.m’.f.ostialae.gallen/
iaeeqvpetars
«Ekupetars di … Gallenio figlio di M(anio)
(e) di Ostiala Gallenia». Epitaffio di una
coppia di coniugi, i cui nomi, al genitivo,
sono collegati per asindeto. L’iscrizione,
prodotto della fase di transizione dalla ve-
neticità alla romanizzazione, mostra com-
presenza di tratti di entrambe le culture;
sono latini l’alfabeto, la morfologia, l’uso
formulare del genitivo, negli epitaffi, in
[14.1]
«pavimentarono vie, ...»   «pavimentarono vie, ...»
bibliografia 1967
Falconi-Amorelli M.T., Veio (Isola Farnese).
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li”. Settima campagna di scavo (ottobre-no- «Padusa», viii, 1-2, pp. 3-86 (ried. in dell’età del bronzo all’arrivo dei Romani
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