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Tabelle fu un antico feudo ricadente in territorio di Nardò (Le). Come spesso accade e nonostante il ruolo storico avuto nei secoli passati, molti luoghi spariscono dalla memoria comune diventando parte dei ricordi obliati. Questo è ciò che potrebbe accadere anche per Tabelle ma il lavoro di Riccardo Viganò rappresenta uno dei primi contributi importanti per riportare alla luce le vicende di un feudo già attivo dall’XI secolo.
Lo studio si propone per essere una guida ma dagli spunti e dalle riflessioni dell’autore si ha la netta sensazione di leggere la prima parte di un vero e proprio saggio microstorico. Difatti è lo stesso autore a sollecitare ulteriori indagini, specialmente dal punto di vista archeologico, le quali potrebbero dare certezza alle tante ipotesi che il Viganò formula nel corso dell’esposizione. “Genesi, storia e archeologia di un feudo”, pertanto, sono da considerarsi gli spazi d’indagine nei quali l’autore si è mosso non superando mai il limite di ciò che può essere documentato. È proprio questo rigore scientifico utilizzato nella ricerca che permette di dare peso alle presupposizioni formulate.
Chi comprende l’importanza del nostro vivere quale propagazione di ciò che la storia ha promosso per l’avvenire di una certa società, non è solo sensibile alla ricostruzione del passato locale ma, soprattutto, è fortemente intenzionato a far rivivere, attraverso la narrazione, quei luoghi dove il passato è lo sfondo di una umanità della quale noi conserviamo i retaggi. È questa, credo, la filosofia del “fare” ricerca microstorica ed è la stessa che si sposa con l’irrefrenabile passione del Viganò ovvero quella di scrutare nei meandri del tempo al fine di rimuovere la polvere dei secoli.
La microstoria non è nuova a indagini che abbracciano un lungo periodo pur evadendone le periodizzazioni fondamentali, com’è evidente in tale guida, e l’importanza di questo lavoro risiede proprio nella volontà di voler ricostruire minuziosamente la storia di una piccola comunità che sfuggendo alla storia di vasta scala è comunque effetto di essa.
Molti elementi contenuti nel testo si rivelano indizi minimi, a volte casi individuali, ma se interpolati con le conoscenze storiche che già si possiedono dei nostri luoghi, sarà facile confermare l’esistenza di un fenomeno dal carattere generale che proviene dalla grande storia e si realizza, secondo precisi schemi e modelli sociali, nel locale.
Lo studio del Viganò, dunque, apre la strada ad un ampio studio microstorico che potrà portare a conoscere molto meglio il territorio di Tabelle e ciò sarà fattibile solo se il territorio sarà investigato sia dal punto di vista archeologico e statistico-quantitativo, sia da quello storico-sociologico. L’intersezione delle notizie assunte con quelle forniteci dalla storia “tradizionale” potrà allora dare l’effettiva dimensione della portata di quei fatti che tanto influirono sulla vita della comunità di Tabelle.
Tabelle fu un antico feudo ricadente in territorio di Nardò (Le). Come spesso accade e nonostante il ruolo storico avuto nei secoli passati, molti luoghi spariscono dalla memoria comune diventando parte dei ricordi obliati. Questo è ciò che potrebbe accadere anche per Tabelle ma il lavoro di Riccardo Viganò rappresenta uno dei primi contributi importanti per riportare alla luce le vicende di un feudo già attivo dall’XI secolo.
Lo studio si propone per essere una guida ma dagli spunti e dalle riflessioni dell’autore si ha la netta sensazione di leggere la prima parte di un vero e proprio saggio microstorico. Difatti è lo stesso autore a sollecitare ulteriori indagini, specialmente dal punto di vista archeologico, le quali potrebbero dare certezza alle tante ipotesi che il Viganò formula nel corso dell’esposizione. “Genesi, storia e archeologia di un feudo”, pertanto, sono da considerarsi gli spazi d’indagine nei quali l’autore si è mosso non superando mai il limite di ciò che può essere documentato. È proprio questo rigore scientifico utilizzato nella ricerca che permette di dare peso alle presupposizioni formulate.
Chi comprende l’importanza del nostro vivere quale propagazione di ciò che la storia ha promosso per l’avvenire di una certa società, non è solo sensibile alla ricostruzione del passato locale ma, soprattutto, è fortemente intenzionato a far rivivere, attraverso la narrazione, quei luoghi dove il passato è lo sfondo di una umanità della quale noi conserviamo i retaggi. È questa, credo, la filosofia del “fare” ricerca microstorica ed è la stessa che si sposa con l’irrefrenabile passione del Viganò ovvero quella di scrutare nei meandri del tempo al fine di rimuovere la polvere dei secoli.
La microstoria non è nuova a indagini che abbracciano un lungo periodo pur evadendone le periodizzazioni fondamentali, com’è evidente in tale guida, e l’importanza di questo lavoro risiede proprio nella volontà di voler ricostruire minuziosamente la storia di una piccola comunità che sfuggendo alla storia di vasta scala è comunque effetto di essa.
Molti elementi contenuti nel testo si rivelano indizi minimi, a volte casi individuali, ma se interpolati con le conoscenze storiche che già si possiedono dei nostri luoghi, sarà facile confermare l’esistenza di un fenomeno dal carattere generale che proviene dalla grande storia e si realizza, secondo precisi schemi e modelli sociali, nel locale.
Lo studio del Viganò, dunque, apre la strada ad un ampio studio microstorico che potrà portare a conoscere molto meglio il territorio di Tabelle e ciò sarà fattibile solo se il territorio sarà investigato sia dal punto di vista archeologico e statistico-quantitativo, sia da quello storico-sociologico. L’intersezione delle notizie assunte con quelle forniteci dalla storia “tradizionale” potrà allora dare l’effettiva dimensione della portata di quei fatti che tanto influirono sulla vita della comunità di Tabelle.
Tabelle fu un antico feudo ricadente in territorio di Nardò (Le). Come spesso accade e nonostante il ruolo storico avuto nei secoli passati, molti luoghi spariscono dalla memoria comune diventando parte dei ricordi obliati. Questo è ciò che potrebbe accadere anche per Tabelle ma il lavoro di Riccardo Viganò rappresenta uno dei primi contributi importanti per riportare alla luce le vicende di un feudo già attivo dall’XI secolo.
Lo studio si propone per essere una guida ma dagli spunti e dalle riflessioni dell’autore si ha la netta sensazione di leggere la prima parte di un vero e proprio saggio microstorico. Difatti è lo stesso autore a sollecitare ulteriori indagini, specialmente dal punto di vista archeologico, le quali potrebbero dare certezza alle tante ipotesi che il Viganò formula nel corso dell’esposizione. “Genesi, storia e archeologia di un feudo”, pertanto, sono da considerarsi gli spazi d’indagine nei quali l’autore si è mosso non superando mai il limite di ciò che può essere documentato. È proprio questo rigore scientifico utilizzato nella ricerca che permette di dare peso alle presupposizioni formulate.
Chi comprende l’importanza del nostro vivere quale propagazione di ciò che la storia ha promosso per l’avvenire di una certa società, non è solo sensibile alla ricostruzione del passato locale ma, soprattutto, è fortemente intenzionato a far rivivere, attraverso la narrazione, quei luoghi dove il passato è lo sfondo di una umanità della quale noi conserviamo i retaggi. È questa, credo, la filosofia del “fare” ricerca microstorica ed è la stessa che si sposa con l’irrefrenabile passione del Viganò ovvero quella di scrutare nei meandri del tempo al fine di rimuovere la polvere dei secoli.
La microstoria non è nuova a indagini che abbracciano un lungo periodo pur evadendone le periodizzazioni fondamentali, com’è evidente in tale guida, e l’importanza di questo lavoro risiede proprio nella volontà di voler ricostruire minuziosamente la storia di una piccola comunità che sfuggendo alla storia di vasta scala è comunque effetto di essa.
Molti elementi contenuti nel testo si rivelano indizi minimi, a volte casi individuali, ma se interpolati con le conoscenze storiche che già si possiedono dei nostri luoghi, sarà facile confermare l’esistenza di un fenomeno dal carattere generale che proviene dalla grande storia e si realizza, secondo precisi schemi e modelli sociali, nel locale.
Lo studio del Viganò, dunque, apre la strada ad un ampio studio microstorico che potrà portare a conoscere molto meglio il territorio di Tabelle e ciò sarà fattibile solo se il territorio sarà investigato sia dal punto di vista archeologico e statistico-quantitativo, sia da quello storico-sociologico. L’intersezione delle notizie assunte con quelle forniteci dalla storia “tradizionale” potrà allora dare l’effettiva dimensione della portata di quei fatti che tanto influirono sulla vita della comunità di Tabelle.
neretino in Terra dOtranto EBOOK GRATUITI PICCOLA GUIDA ALLA STORIA DI TABELLE Culturasalentina.it Prefazione di Vincenzo DAurelio 2
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Prefazione
Tabelle fu un antico feudo ricadente in territorio di Nard (Le). Come spesso accade e nonostante il ruolo storico avuto nei secoli passati, molti luoghi spariscono dalla memoria comune diventando parte dei ricordi obliati. Questo ci che potrebbe accadere anche per Tabelle ma il lavoro di Riccardo Vigan rappresenta uno dei primi contributi importanti per riportare alla luce le vicende di un feudo gi attivo dallXI secolo. Lo studio si propone per essere una guida ma dagli spunti e dalle riflessioni dellautore si ha la netta sensazione di leggere la prima parte di un vero e proprio saggio microstorico. Difatti lo stesso autore a sollecitare ulteriori indagini, specialmente dal punto di vista archeologico, le quali potrebbero dare certezza alle tante ipotesi che il Vigan formula nel corso dellesposizione. Genesi, storia e archeologia di un feudo, pertanto, sono da considerarsi gli spazi dindagine nei quali lautore si mosso non superando mai il limite di ci che pu essere documentato. proprio questo rigore scientifico utilizzato nella ricerca che permette di dare peso alle presupposizioni formulate. Chi comprende limportanza del nostro vivere quale propagazione di ci che la storia ha promosso per lavvenire di una certa societ, non solo sensibile alla ricostruzione del passato locale ma, soprattutto, fortemente intenzionato a far rivivere, attraverso la narrazione, quei luoghi dove il passato lo sfondo di una umanit della quale noi conserviamo i retaggi. questa, credo, la filosofia del fare ricerca microstorica ed la stessa che si sposa con lirrefrenabile passione del Vigan ovvero quella di scrutare nei meandri del tempo al fine di rimuovere la polvere dei secoli. La microstoria non nuova a indagini che abbracciano un lungo periodo pur evadendone le periodizzazioni fondamentali, com evidente in tale guida, e limportanza di questo lavoro risiede proprio nella volont di voler ricostruire minuziosamente la storia di 4
una piccola comunit che sfuggendo alla storia di vasta scala comunque effetto di essa. Molti elementi contenuti nel testo si rivelano indizi minimi, a volte casi individuali, ma se interpolati con le conoscenze storiche che gi si possiedono dei nostri luoghi, sar facile confermare lesistenza di un fenomeno dal carattere generale che proviene dalla grande storia e si realizza, secondo precisi schemi e modelli sociali, nel locale. Lo studio del Vigan, dunque, apre la strada ad un ampio studio microstorico che potr portare a conoscere molto meglio il territorio di Tabelle e ci sar fattibile solo se il territorio sar investigato sia dal punto di vista archeologico e statistico-quantitativo, sia da quello storico-sociologico. Lintersezione delle notizie assunte con quelle forniteci dalla storia tradizionale potr allora dare leffettiva dimensione della portata di quei fatti che tanto influirono sulla vita della comunit di Tabelle.
Vincenzo DAurelio Societ di Storia Patria per la Puglia sez. del Basso Salento N. G. De Donno
Maglie, 22 settembre 2014
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RICCARDO VIGAN
PICCOLA GUIDA ALLA STORIA DI TABELLE Genesi, storia e archeologia di un feudo neretino in Terra dOtranto
Galatone (LE), 2014 6
Referenze Foto: Fernando Spirito, n. 6-7-8-18-26 Massimo Negro (per gentile concessione), Riccardo Vigan, Carlo Rizzo n. 1. Rilievi: Leonardo Beccarisi, Riccardo Vigan. 7
La storia nostra storia della nostra anima; e storia dell'anima umana la storia del mondo. (Benedetto Croce, La storia come pensiero e come azione, 1938)
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ABBREVIAZIONI:
ACVN: ARCHIVIO CURIA VESCOVILE NARD ADO: ARCHIVIO DIOCESI DI OTRANTO APG: ARCHIVIO PARROCCHIALE GALATONE ASDN: ARCHIVIO STORICO DIOCESANO NARD ASL: ARCHIVIO DI STATO LECCE c: CARTA cc: CARTE f: FOGLIO ff: FOGLI
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1. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E FISICO
Il sito dove una volta sorgeva il casale medievale di Tabelle 1
geograficamente posto a tre chilometri a Nord Est dallodierno abitato di Galatone, nella provincia di Lecce, e diviso per la sua estensione dai territori comunali della stessa Galatone e il territorio comunale della citt di Galatina. Quello che rimane a noi solo una piccolissima parte dellantico casale e coincide in parte con le masserie li Doganieri e Monacelle. Loriginale estensione del feudo, allo stato delle nostre conoscenze attuali, difficilmente calcolabile. I pochi dati ci indicano che territorialmente confinava con i feudi di San Cosma, Secl e Fulcignano fino ai limiti del territorio di Collemeto. Facevano parte del territorio di Tabelle le contrade Padulaci, Tardii, Spina, Rutti, Macarlama e le masserie Doganieri, Caserosse, Malevindi, Monacelle, Latronica e Spina. 2
Il casale era diviso, in alcuni punti, da limiti territoriali ricadenti nel feudo di Fulcignano, nel Limes Noncupato - conosciuto anche come Limitone delle zuse -, nel feudo di Tabelluccio con il Paretone e con la motta medievale - ora non pi esistente - e la Specchia di Mosco 3 . Larea archeologica topograficamente suddivisa sia nellattuale territorio dei comuni di Galatina sia in quello di Galatone. Vi erano presenti, inoltre, numerosi feudi e casali oggi non pi esistenti 4 .
1 Il feudo era conosciuto anche con altri nomi come Tauella, Tavelle, Tanelle. 2 V. ZACCHINO, Galatone antica, medioevale, moderna. Congedo Ed., Galatina 1990, p. 59. 3 Archivio Storico Diocesano Nard, da ora ASDN, Acta 1578, f.129. 4 I casali tutti nellodierno territorio galatonese erano conosciuti con i seguenti nomi: Fulcignano, Corillo, Morice, Renda, San Cosma con limportante abazia di san Nicola di Pergoleto. 10
Traccia di essi rimane solo nella denominazione dei toponimi mentre gli originali impianti strutturali si sono evoluti in edifici o masserie 5 . Tra questi, escluso Nard, il solo centro di Galatone presente nella forma evoluta di un centro urbano moderno. In passato, come ancor oggi, il casale era attraversato dal canale dellAsso ovvero da uno di quei corsi dacqua pi importanti del Salento leccese 6 . Geograficamente il bacino dellAsso occupa una superficie di 280 kmq e comprende i centri abitati di Collepasso, Aradeo, Neviano, Secl, Galatone e Nard attraversando i territori comunali di Cutrofiano, Galatina e Santa Barbara. A nord-est passa dal Villaggio Resta e dalla Masseria dellAlto per correre, poi, lungo le serre Campilatini, Fiusco e SantEleuterio. 7
Con una direzione in senso nord ovest - sud est, il ramo principale drenato da una serie di canali, principalmente dal Colaturo e dal Sirgole - da cui ha origine - i quali raccolgono le acque pluviali di altri due fossi presenti: il Ruga ed il Fontana. Il canale dellAsso, dopo aver attraversato il territorio di Nard, convogliato artificialmente termina a Nord presso la voragine naturale presente il contrada Parlatano dove le acque vengono disperse nelle falde. Geograficamente il nostro canale, attraversando il casale di Tabelle, costeggia la linea di demarcazione tra i comuni di Galatina e Galatone. La presenza di questo canale fu uno dei fattori principali che permise del casale. Le acque trasportate dallAsso, che in alcuni punti si impaludava, potevano assicurare la nascita di un ambiente capace al paesaggio macchioso e boschivo, ricco di fauna e tipico del Salento, alla nascita di un insediamento umano. Anche la toponomastica indicativa di tale ambiente, sia paludoso con i toponimi come
5 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., pp. 60 e segg. 6 Il Canale fu conosciuto attraverso le documentazioni darchivio del XVIII secolo come Raschione o anche Reale. 7 G. LAGNA, Gestione dei bacini Idrici: il torrente Asso, sta in Atti del convegno: difesa del suolo e gestione delle acque pubbliche nel Salento, Galatone 25 maggio, 1996, p. 13. 11
Padulaci e Macarlama 8 , che carsici come il toponimo li rutti che testimonia la presenza nel territorio di inghiottitoi naturali o vore. La composizione del terreno argillosa e molto fertile, dovuta a continue esondazioni stagionali, con roccia affiorante che ne caratterizza il paesaggio. La natura calcarenitica di et pleistocenica del sito influenzer la vita del feudo in periodo moderno con la presenza di importanti attivit estrattive subito dopo la scomparsa del casale. Un altro fattore topograficamente importante la strategica posizione dello stesso casale allincrocio di antichi ed importanti assi viari pubblici 9 , sia medievali e sia moderni, con importanti direttive come Nard, Galatina, Cutrofiano, Otranto e S. Maria di Leuca.
1. Galatone, Canale Asso
8 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit. p. 59. Cfr. R. VIGAN, Contrada Monacelle: La cripta De Giorgi, Il Giornale di Galatone n28 luglio- agosto 2000. 9 CODICE GALATONESE 5, c.43: [] nel feo di Tabelle in loco de Via Tabelle, iuxta le terre di Cola di Tabelle per tramontana, e dui vie publice per girocco e tramontana []. 12
2. Tabelle nel Salento
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3. Veduta aerea del sito del canale Asso e del sito di Tabelle. In rosso la viabilit medievale
2. GENESI E MORTE DI UN CASALE MEDIOEVALE
Nel caso di Tabelle si riscontrano tutte le peculiarit che distinguono un casale medievale. Questi era un insediamento stabile, dotato di tutti quegli strumenti assolutamente necessari per la conservazione e la trasformazione dei prodotti agricoli, con uneconomia fondamentalmente chiusa in un periodo dove ogni contatto era limitato solo alle comunit strettamente circonvicine. Fatti salvi i diritti dei feudatari, il prodotto fondamentalmente serviva alla sussistenza interna degli abitanti dello stesso casale. In linea di massima il casale medievale aveva un territorio di sua pertinenza ben delimitato, con la presenza di uno o pi luoghi di culto, pi luoghi per la sepoltura della popolazione, granai, recinti, stalle per gli animali, pozzi e cisterne per immagazzinare stagionalmente le riserve idriche. Questa sommaria descrizione di una casale medievale rispecchia in pieno quello che era limpianto del casale di Tabelle. 14
La prima e pi antica testimonianza scritta del casale medievale risale a un documento del 1092 quando il normanno Goffredo, conte di Conversano e signore di Nard, donava allabate del monastero di Santa Maria di Neritono, il benedettino Everardo, i casali di Tabelle, Arneo e Lucugnano. 10 Altre attestazioni precedenti sono inesistenti considerata anche la carenza di documenti darchivio relativi al periodo Altomedievale. Nel 1092 il nucleo insediativo doveva essersi gi formato. Non sappiamo quanti e quali tipi di costruzioni vi fossero nel casale non essendo stati ancora effettuati degli scavi archeologici. Un qualche indizio su di esse, per, ci pu venire dalle numerose buche, ipoteticamente da palo, di forma circolare e ricavate nel banco roccioso. Esse farebbero pensare a delle strutture, probabilmente in legno e laterizi o materiale deperibile come copertura, destinate ad uso abitativo 11 . Del tutto sconosciuta, invece, lorigine del casale. Come gi stato affermato in passato 12 , i ritrovamenti di superficie e le tante cavit naturali fanno attribuire linizio della frequentazione umana dellarea adiacente al canale dellAsso ad un periodo compreso tra let del bronzo e il periodo protostorico.
In pi casi chiese (e villaggi) medievali sembrano occupare lo stesso luogo di insediamenti apparentemente databili allEt del Bronzo. possibile che qualche fattore, come la presenza di acqua sorgiva, la localizzazione di questi siti, forse anche come luoghi di culto associati allacqua. 13
Si pu quasi certamente affermare unorigine bizantina che in prima analisi verrebbe confermata dai nomi dei santi legati strettamente alla
10 ASDN, Doc. n. XXVI. 11 R. VIGAN, Il caso archeologico esemplare di Contrada Monacelle, Il Giornale di Galatone, n24 novembre-dicembre 1999. 12 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., pp. 59-60 13 P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale dopo il Mille nella Puglia meridionale, sta in Archeologia Medievale, XXXVII, 2010, pp. 215-228. 15
stessa liturgia bizantina e ai quali erano titolati i nove luoghi di culto appartenenti a tale feudo 14 . Ma tale attribuzione, soprattutto, viene attestata dalla ceramica di quel periodo, precisamente VIII sec., ritrovata in loco 15 . La nascita del nostro casale, dunque, sarebbe legata alla civilt greco-bizantina ascrivibile ad un periodo compreso tra i secoli VII e IX secolo. Il casale, pertanto, un esempio specifico della ristrutturazione agraria bizantina che segna il passaggio dalla agricoltura latifondistica romano-tardoantica ad una cultura autarchica strettamente legata ai vari nuclei familiari. Difatti:
[] la coincidenza, in alcuni casi, tra insediamenti rurali esistenti in et bizantina e piccoli insediamenti rurali di et tardo antica (principalmente fattorie?) potrebbe indicare anche qualche forma di continuit fondiaria, ancora tutta da esplorare. Per esempio, il villaggio medievale abbandonato di Apigliano ( da notare il toponimo cosiddetto prediale), gi in via di formazione durante il corso del VII secolo secondo le datazioni ottenute al 14C, insiste su una piccola area di frammenti fittili di et tardo romana che, per la sua ristretta distribuzione, stata interpretata come i resti di una possibile fattoria monofamiliare. Il villaggio di Quattro Macine, anchesso esistente dallet bizantina (VII o VIII secolo), giace a pochi metri di distanza da unaltra ristretta area di frammenti fittili databile allet tardo antica. Ancora, il villaggio bizantino in loc. SantElia (Corigliano dOtranto) si sviluppato nelle vicinanze di un insediamento (villaggio?) caratterizzato da ceramica databile principalmente tra IV e VI secolo. Il villaggio bizantino stesso sembra essere stato abbandonato entro il IX o gli inizi del X secolo [] 16
14 In particolare S. Nicola di Myra, S. Eleuterio, S. Costantino, S. Demetrio, S. Onofrio; ZACCHINO V., Galatone antica op. cit., p. 59. 15 v. G. RESTA, Il palazzo marchesale di Galatone: note storiche ed architettoniche contestualizzate sino allanno 2002, Congedo Ed., Galatina 2003; R. VIGAN, Il caso archeologico art. cit.; R. VIGAN, La cripta De Giorgi art. cit.; R. VIGAN, I materiali archeologici quotidiani di Contrada Monacelle, Il Giornale di Galatone n30 novembre dicembre 2000. 16 P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., pp. 215-228. 16
Sicuramente il casale di Tabelle non era lunico ad essere interessato da questo fenomeno perch, se si esclude il casale di Fulcignano 17 , ve ne erano certamente altri. Daltronde vi furono molti altri casi del genere nel Salento ed essi non dovettero essere solo villaggi ma:
[] altri esempi di siti con apparente continuit insediativa, vale la pena notare anche alcuni centri monastici noti dalle fonti documentarie di et basso medioevale, che presentano abbondante ceramica di et bizantina e che giacciono sopra o nelle vicinanze di sostanziali insediamenti di et tardo antica. il caso almeno di San Nicola di Casole (Otranto), la cui fondazione stata tradizionalmente assegnata allet normanna, di San Nicola di Pergoleto (Galatone) e di San Giovanni Malcantone (Otranto). Viene il sospetto che alcuni di questi erano fondazioni monastiche tardo antiche, come nel caso del monastero dei SS. Cosma e Damiano, identificato nel sito di Le Centoporte a Giurdignano, e che forse rappresentano la punta delliceberg di un paesaggio monastico esistente ben prima del Mille. Nel contesto della continuit insediativa, possiamo, infine, osservare come il Salento detiene unalta presenza di toponimi prediali, stimabili intorno al 36% degli attuali toponimi comunali. 18
La riorganizzazione territoriale port alla predilezione di siti con le caratteristiche fisiche precedentemente descritte come, ad esempio, la presenza di acqua, la fertilit del suolo, visibilit e, soprattutto, furono prediletti quei siti dove era presente una buona viabilit che, generalmente, era stata realizzata in periodi storici precedenti e garantiva una buona possibilit di movimento.
[] verosimile che pure una parte della rete stradale secondaria (le vie di campagna) stata in buona parte tracciata durante il Medioevo per collegare i villaggi e per
17 Nellarea in cui sorgeva il casale di Fulcignano non sussistono, al momento, dati archeologici che attestino delle preesistenze di periodo romano o tardo antico. 18 P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., pp. 215-228. 17
fornire accesso ai campi e ad altre aree di risorse disponibili nel territorio (sorgenti, boschi, cave, approdi, ecc), nonch per articolare la rete commerciale e di mercato. Anche in questo caso in questo caso, possiamo ipotizzare una certa misura di continuit dallet romana, visto anche gli stretti rapporti intercorrenti tra confini e viabilit. Come stato dimostrato, alcune tracce della centuriazione impiantata nel II secolo a.C. rimangono a tuttoggi visibili nel paesaggio. Le linee di demarcazione fra le centurie dovevano essere spesso tracciate da viottoli campestri di accesso agli appezzamenti agricoli. Le tracce sopravvissute presumibilmente indicano una continuit duso dei percorsi, mentre quelle non pi visibili indicherebbero il loro abbandono. 19
In questo periodo cos scarno di fonti, non ci si pu esonerare dallipotizzare che il casale di Tabelle non abbia condiviso il destino del territorio neretino e dellintera regione ovvero il tempo delle conquiste da parte degli arabi dalle quali pass illeso. Tra la seconda met del IX secolo, difatti, con la fondazione dellemirato di Taranto (840) fino alla seconda met dellXI secolo, il territorio soffr le conseguenze delle guerre endemiche tra gli Arabi intenti a costituire una stabile colonia continentale e i Bizantini protesi a difendere i propri territori in modo efficace. 20
[] Secondo le cronache dello storico Ibn al-Athr, il principe aglabita Abd Allah, fautore della guerra sacra e figlio del pi feroce Ibrahim Ibn Ahamad, dopo limpresa della distruzione delle mura di Messina e la conquista di Taormina, il 20 Luglio del 901 d.C. si rec poi a Naritinu, e se ne insignor alla fine di ragb. Ei di esempi di giustizia e di buona condotta verso i sudditi. Non mancarono altre incursioni: le cronache di Lupus Protospatarius narrano che Nard fu presa dassalto nellanno 924 d.C. da una
19 P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., pp. 215-228. 20 G. D. DE PASCALIS, Nard il centro storico, Besa, Nard 1999, pp. 19-20. 18
spedizione tra le maggiori che uno stato musulmano lanciasse nel nostro Mezzogiorno [] 21
Durante tale periodo i Normanni approfittarono della situazione di confusione politico-militare, scaturita dalle continue rivolte anti bizantine in Puglia, per conquistare quei territori. La caduta nel 1056 di Otranto, ultima roccaforte, port allinevitabile insediamento al potere dei conquistatori e con essi, di conseguenza, al mutamento politico-strutturale ed alla trasformazione agraria del Salento medievale. I Normanni, come nuovi e incontrastati padroni, stabilirono istituzioni feudali del tutto inesistenti nellassetto politico-sociale precedente le quali cambiarono radicalmente il regime delle terre, i rapporti di produzione e le relazioni sociali. Nel Salento, partendo dalla nascita delle contee di Lecce e Nard, vi fu una ridistribuzione della propriet terriera, una diffusa ed estesa feudalit laica e la nascita di grandi signorie ecclesiastiche. Linvestitura di Nard a contea trasformava questo centro nella principale entit territoriale locale divenendone il centro maggiore. Dunque la contea, tra le altre 22 , esercitava la sua giurisdizione su Tabelle e sul confinante casale di Fulcignano, e sottoposta al governo di Goffredo, signore di Nard e conte di Conversano, il quale donava Tabelle, come anticipato, al monastero di Santa Maria di Neritono. Le fonti continuano a fare menzione del nostro casale durante il periodo svevo. In un documento dellagosto 1223, fatto transuntare nel 1695 dal vescovo neretino Orazio Fortunato, limperatore Federico II di Svevia concedeva al medesimo monastero il casale di Tabelle 23 . Divenuta Tabelle signoria fondiaria della chiesa abbaziale di Nard, questultima ne esercit sia la cura animarum sia la riscossione delle prestazioni decimali ad essa dovute. Questa tassazione viene confermata da alcuni documenti come il Registro delle Obbedienze, compilato dellabate Federico, e da un successivo atto
21 G. D. DE PASCALIS, Nard op. cit., pp. 19-20. 22 La contea aveva un territorio di pertinenza che andava dallArno a Lucugnano e da qui sino a Matino e Racale. 23 ASDN, Doc. n XXVII, Pergamena 143. 19
datato 1373 e intitolato le Rationes Decimarum 24 . Questultimo ci informa che il protopapa della chiesa di Santa Lucia di Tabelle era soggetto al pagamento di una ratio decimarum pari a due ducati 25 . Dopo il XIV la signoria di Tabelle, sino allora appartenuta alla sola della chiesa abbaziale di Nard, viene frammentata in diverse propriet e ci a causa di diverse donazioni fatte a favore della piccola nobilt terriera e laica. Ipoteticamente una delle cause di questa frammentazione fu la seconda scomunica (1239) inviata a Federico II dal pontefice Gregorio IX. Scomunica che port sicuramente a pesanti ritorsioni da parte dellimperatore verso la chiesa e, principalmente, verso i suoi possedimenti presenti nel Regno dello Svevo. Proprio nellanno 1239, Tabelle infeudata da Guido Sambiasi 26 e nel 1316 a Vinciguerra e a suo figlio Guido. La signoria laica del territorio continu fino al XVI secolo con Giovanni de Sancto Blasio 27 . Sar di questo periodo la costruzione di due piccole fortificazioni ai due estremi e opposti confini del casale che assolveranno, come si vedr in seguito, alla funzione di controllo sia del territorio e sia della viabilit di Tabelle. Oltre i documenti prima citati vi anche la Cedula Taxationis del 1276 una tassazione voluta in Terra dOtranto da Carlo I DAngi per la circolazione della nuova moneta di denari che indica come abitati i casali di Tabelle, di Fulcignano e di Galatone e San Cosma. Lo scomparso cedolario angioino 28 racconta, inoltre, che nel
24 Registro delle Obbedienze dellabate Federico (1149-170): Summarium, Roma, 1737, p. 23. 25 Rationes Decimarum, Italiae nei Sec XII e XIV: Apulia, Lucania, Calabria, Domenico Vendola (a cura di), Citt del vaticano 1939, rist. 1970, p.123. 26 v. A. FOSCARINI, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d'Otranto estinte e viventi, Lecce 1903, (rist. an.) Forni Ed., Bologna 1987, I. 27 M.A. VISCEGLIA I materiali archeologici quotidiani di Contrada Monacelle, Il Giornale di Galatone n30 novembre dicembre 2000, p. 263. 28 Documento perduto ma trascritto dal Coco. A. P. COCO, Cedularia Terrae Idronti (1378) con note di geografia, demografia e paleontologia 20
territorio di Nard solo 20 casali, tra cui Tabelle 29 , risultano ancora abitati nonostante fosse gi iniziato, secondo alcune ipotesi, uno spopolamento dei centri agricoli a causa della trasformazione agraria in atto nel feudo di Nard. Lo spopolamento, per, avvenne con buona probabilit in epoca successiva a differenza di quanto precedentemente scritto 30 . Difatti lipotesi cozza pesantemente con i risultati di ricognizioni sistematiche avvenute negli ultimi anni sul sito del casale. Tra le cause scatenanti labbandono si deve considerare s considerare la crisi agraria del Duecento 31 ma anche loppressione fiscale perpetuata dal regnante sulla popolazione. La recessione, dovuta alle scelte politico-economiche della feudalit legata alla monarchia Sveva, aveva orientato leconomia agricolo- rurale verso la monocultura estensiva di cereali e verso lallevamento perch richiedevano un pi basso uso di manodopera. La minor richiesta di forza lavoro, pertanto, port la popolazione a cercare impiego oltre il feudo e quindi si verific una sorta di migrazione che, conseguentemente, svuot linsediamento. In aggiunta, la fiscalit penalizzava sempre pi la popolazione rurale e ci portava i contadini a cercare rifugio verso altri casali e verso le cosiddette Terre chiuse limitrofe. Centri di tale genere, difatti, potevano garantire un rifugio sicuro e, forse, una maggior stabilit economica. Inoltre, si aggiungano le continue guerre e le scorrerie ad esse legate che martoriarono nella prima met del XV, il regno di Giovanna II. Negli atti che riguardano la Visite Pastorali svolte dai vescovi neretini De Pennis e De Giustinis, rispettivamente negli anni 1452 e 1485, Tabelle assieme a numerosi casali non compare.
linguistica di terra d'Otranto nei secoli XIII e XIV, Lodeserto Ed., Taranto 1915, pp.16 - 28. 29 Otto casali in meno di quelli riportati nel documento del 1273. 30 Si ipotizzava un iniziale spopolamento del casale e la dispersione dei contadini che inizi dalle repressioni operate nel 1156 da Guglielmo il Malo contro le rivolte antinormanne. V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p. 62. 31 v. C. D. POSO, Nard e il suo territorio nel basso medioevo, sta in Annali del dipartimento delle scienze storiche e sociali (Universit di Lecce), VI(1988-1989), Lecce 1990. 21
possibile che alcuni villaggi furono abbandonati per via della nuova ondata di peste che colp il territorio nel 1481, ma per questo non abbiamo molti dati. Altri, nelle vicinanze di Otranto, potevano essere scomparsi per via delle scorrerie turche in seguito alla presa della citt nel 1480 da parte delle forze ottomane. 32
4. Galatone, Masseria Doganieri, veduta dell'antico sito del casale
32 P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., p. 226. 22
3. TABELLE: VIABILIT E LUOGHI DI CULTO
Nel Medioevo il centro dellabitato di Tabelle era attraversato da vie ritenute importanti sia per i commerci verso i centri come Lecce, Copertino, Nard, San Pietro in Galatina, Cutrofiano e Otranto sia per il passaggio dei tanti fedeli che si recavano in pellegrinaggio verso il principali luoghi di culto del Salento come, ad esempio, Santa Maria di Leuca.
La nostra terra salentina era soggetta a questa rete di percorsi obbligati, dal vicino oriente e dalla terra santa, dal Gargano e a Roma e viceversa. Si spiega cos lesistenza di Ospedali, Ospizi, Xenodochia. A Galatone, a dimostrazione dellantica posizione nodale sui percorsi pellegrini e commerciali, ne rimangono tracce di varie epoche, pi o meno conservate, a Fulcignano, presso la chiesa di Odegitria, in via Ospedale, nei dintorni del santuario del SS. Crocefisso, e nei vari conventi maschile e femminili. 33
Il viaggiatore, in qualunque direzione si muovesse era, difatti, obbligato ad attraversare linterno del casale di Tabelle. Lungo questa interna via del casale, difesa dalla piccola fortificazione del Doganieri, si costruirono cinque delle dieci chiese di Tabelle le quali erano, con la chiesa archipresbiteriale di Santa Lucia, sub titolo di Santa Maria, San Nicola di Myra, San Marco, Sant Eleuterio, San Costantino, San Demetrio, Sant Onofrio, San Vito della latronica 34 , San Pietro di Tabelle. La presenza di questi edifici religiosi fa ipotizzare allesistenza di una vera e propria rete ospedaliera e infatti:
La creazione e lo sviluppo della rete ospedaliera medievale derivavano da un concetto di assistenza assai diverso da quello moderno: non un luogo di cura, ma un edificio dove
33 G. RESTA, Il palazzo marchesale di Galatone op. cit., p. 32. 34 T. VANNA, Il regno delle due Sicilie descritto e illustrato, Napoli 1854, p. 44, alla voce Galatina; V. ZACCHINO Galatone antica op. cit., p. 61 nota 142. 23
veniva offerta ospitalit temporanea a poveri e pellegrini e dove erano esercitate, alloccorrenza, rudimentali pratiche mediche svolte nellambito della carit cristiana. 35
La presenza della chiesetta di San Nicola di Myra testimoniata da quanto scritto nel Codice Galatonese 5, compilato tra il 1501e il 1526, in cui si legge: [...] lecclesia de santo Nicola di tabelle extra moenia dictae terrae, diruta [] 36 . Nella visita pastorale effettuata dellarcivescovo di Otranto nel 1538, il quale su di essa vantava una collatio che fu causa di uno scontro con il primate di Nard, ancora descritta come diruta 37 . Anche nello Inventario d Benefici eclesiastici del 1678, ovvero centoquaranta anni dopo la visita pastorale, indicato che la Ecclesia S. Nicola di Tabelle [] ad presens diruta 38 . Un importante documento notarile rogato nel 1775 dal notaio neretino Bona Nicola, non solo ci puntualizza che ledificio ancora esistente ma, soprattutto, ci fa conoscere il sito dove la chiesa insisteva. Latto ci indica che il famoso faenzaro neretino Domenico Perrone possedeva orte due di terra [in] feudo Tavelle in loco detto Santo Nicolicchio prope ecclesia iuxta massaria col nome di Santo Nicolicchio 39 . La visita pastorale del 1538, aggiunge oltre allesistenza della chiesa di San Nicola, anche la chiesetta di San Pietro di Tabelle totaliter diruta e quella di Santa Maria che, al contrario della precedente, in quegli anni era ancora in piedi e,
35 M. AURORA M. LAVORINI, Allostello del Pellegrino, in Medioevo, 1(2002). 36 Archivio Parrocchiale Galatone, da ora APG, Codice Galatonese 5, c. 53. 37 Archivio Diocesano Otranto, da ora ADO, Visitatio Hidruntynae Diocesis facta anno 1538, f. 55v. Larcidiocesi idruntina vantava la collatio sulle chiese di San Nicola e di Santa Maria. Larcidiocesi si spinse ad accusare di usurpazione la chiesa di Nard; V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p. 63. 38 APG, Inventario d Benefici eclesiastici 1678, c. 29. 39 ASL, sezione notarile Nard, Protocollo 66/27, notaio Bona Michele, anno 1775, c, 160 r/v. Il toponimo sembra coincidere con la masseria Monacelle. Lipotesi suffragata anche da testimonianze orali. 24
secondo lo storico locale Vittorio Zacchino, ancora tale sino met dellOttocento 40 . Attualmente la cripta denominata De Giorgi 41 , ricadente nel territorio di Galatina, di diversa conformazione rispetto alle altre cripte presenti nellarea salentina. Originariamente era un inghiottitoio carsico molto simile alla cripta della Madonna della Grottella presente in Nard. Laspetto della cripta galatinese fu sicuramente modificato intorno ai secoli XI-XII per essere destinata ad un uso cultuale. Di forma tronco-piramidale, lantica copertura a blocchi piatti e bandati 42 stata negli anni Ottanta del secolo scorso sostituita con copertura in cemento. Vi si accede attraverso una rampa di gradini e si sviluppa per una lunghezza massima di ventidue metri terminante con un cunicolo naturale di circa novanta cm che prosegue fino al distacco della volta. Le ridotte dimensioni dellambiente e delliconostasi fanno pensare ad una cripta ad uso privato. Le maestranze che hanno scavato loriginale cavit carsica per ricavarne un luogo di culto, hanno sfruttato il pi possibile le caratteristiche naturali del banco roccioso per la suddivisione dello spazio sacro. Liconostasi presenta palinsesti o affreschi sovrapposti, di cui il pi recente parrebbe ascrivibile al tardo XV secolo, mentre il pi antico mostra caratteri bizantineggianti e in particolarmente nelle corone dei santi e nei tratti dei panneggi. Linterrompersi delliconostasi con taglio e stacco netto allingresso su parte delle strutture murarie della cripta fa ipotizzare un edificio di culto costruito sub Divo perch al di sopra della cripta e, contestualmente, dirimpetto a unimportante strada del casale stesso. Successivamente allabbandono dellabitato medioevale e alla trasformazione in cave di una buona parte di esso, la rimanente cripta divenne riparo per pastori e cava monti sino alla definitiva occlusione effettuata con gli scarti delle stesse cave.
40 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p 61. 41 R. VIGAN, La cripta De Giorgi art. cit. 42 AA.VV., Unindagine conoscitiva sulla campagna di Galatone, sta in Antiqua, VIII, 28(1983), pp. 29-32. 25
La disostruzione avvenne attorno agli anni 1940-43 quando gli attuali proprietari la utilizzarono come rifugio antiaereo 43 . Le funzioni religiose di questi edifici dovettero sicuramente essere raccolte nella rimanente chiesa archipresbiteriale di Santa Lucia di Tabelle. Attualmente sconsacrato, questo edificio religioso lunico ad essere sopravvissuto in alzato. Esso il risultato di continue modifiche e di ristrutturazioni operate tra il XVI e XVII secolo. Si presenta come una costruzione di piccole dimensioni con volumi semplici e volta a botte e pertanto molto diversa dalla struttura quadrata originaria con una tettoia lignea a doppio spiovente. Dellantica chiesa, tuttavia, rimangono conservate solo due facciate ossia quella laterale sinistra e quella posteriore. La prima mostra una piccola porta architravata, ora tamponata, sormontata da un archetto cieco a tutto sesto e nella cui lunetta sono presenti tracce di affresco: un aura perlata e un piatto con gli occhi della santa titolare. Il tutto dipinto secondo il gusto bizantineggiante. Straordinariamente di questa porta si trovano confronti con la cappella della masseria del Crocefisso a Lecce 44 ed con la pi vicina chiesa galatonese della Madonna dellOdegitria. Il secondo lato in corrispondenza di unabside interna non sporgente con una monofora interna non strombata ma, attualmente, decentrata anche se doveva un tempo costituire, insieme allaltare ed alla porta frontale, lasse simmetrico del precedente edificio sacro. In seguito la struttura ha subito, grazie alle numerose e pesanti ristrutturazioni, un accorciamento del corpo di fabbrica che ha cos trasformato loriginale pianta quadrata in quella rettangolare attualmente visibile. Lungo il lato dellantica parete, ora mancante, si notano, affioranti dal terreno, alcuni conci di fondazione. La facciata destra stata, quindi, ricostruita ex novo, ravvicinata al lato parallelo ed inspessita per ottenete una nuova volta la cui forma a botte ha reso ceca la monofora laterale.
43 R. VIGAN, I materiali archeologici art. cit. 44 C. MARTINO, Nuovi confronti per la cappella extra urbana di masseria del Crocefisso, sta in Quaderni del Museo della Ceramica di Cutrofiano, Congedo Ed., Galatina, 12(2009), pp.96-106. 26
La chiesa curata sia nei dettagli e sia nella scelta del materiale costruttivo nello specifico stata utilizzata calcarenite carparina estratta da cave dellimmediate vicinanze ma presenta nelle strutture posteriori una grande grossolanit nellesecuzione muraria. Ci, probabilmente, fu dovuto alla necessit di fare una veloce ricostruzione per restituire il luogo di culto alla numerosa popolazione di pastori, contadini e cavamonti presenti nelle masserie vicine. Lessenzialit del prospetto frontale, risalente alla seconda fase ricostruttiva, evidenzia fortemente un unico elemento decorativo corrispondente allarchitrave dellingresso ricavata da un blocco calcareo scolpito sulla superficie esterna. Il rilievo, ormai corroso dal tempo, si sviluppa in senso orizzontale, con un motivo a denti di sega e sotto al quale vi sono otto figure scolpite. Cinque di questo sono di chiara simbologia vegetale mentre le restanti altre suggeriscono stemmi e volti regali oltre ad una croce greca 45 ; il tutto sembrerebbe essere legato al potere temporale. Guardando linsieme si pu notare il senso di estraneit dellarchitrave e dellingresso, erroneamente ritenuto come accesso originario, con la semplicit della restante facciata. Ci conferma lipotesi del riutilizzo di questo pezzo proveniente da un altro edificio pubblico oppure dal portale originale. Allinterno la chiesetta mostra una struttura a vano unico, semplice ed essenziale, con pavimentazione in coccio pesto. in gran parte distrutta da atti vandalici che ne hanno sconvolto le eventuali stratigrafie interne. Laltare di fattura barocca, anche questo in gran parte distrutto, conserva sottostrati di scialbature di calce e tracce di affresco. Dietro si trova una nicchia che appartiene alla fase pi antica delledificio, anchesso coperto da una spesso strato di calce, e mostra tracce di affresco nelle tonalit giallo e rosse raffiguranti tralci . Una volta sconsacrata, la chiesa diviene abitazione stagionale e deposito di tabacco, in tempi recenti un fienile e ci fino agli ultimi anni ottanta quando, per interessamento dellArcheoclub locale, la
45 V. ZACCHINO Galatone antica op. cit., p. 61 27
struttura venne sottoposta ad alcuni interventi di restauro volti a garantirne la staticit 46 .
5. Viabilit medievale Nard-Tabelle-Otranto ricavata sulla base del lavoro di A. Costantini
46 AA.VV., Unindagine conoscitiva art. cit., pp. 29-32. 28
6. Tabelle, tracciato dell'antica viabilit 29
7. Tabelle, cripta De Giorgi, particolare dell'apparato decorativo
8. Tabelle, cripta De Giorgi, particolare dellaffresco con cavallo 30
9. Tabelle, cripta De Giorgi, particolare dei resti raffgurante una iconostasi
10. Vista della chiesa di Santa Lucia di Tabelle
31
11. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare facciata est
12. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare dell'ingresso originario 32
13. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare della lunetta
14. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, vista facciata nord 33
15. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare della monofora
16. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, fregio 34
35
36
17. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare del fregio con decori vegetali
18. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare del fregio con decori antropomorfi 37
19. Interno chiesa di Santa Lucia di Tabelle
20. Ingresso principale chiesa di Santa Lucia di Tabelle 38
21. Pianta della cripta De Giorgi a Tabelle
4. TABELLE IN PERIODO POST MEDIEVALE E MODERNO
Come prima anticipato, nei documenti della visita pastorale del 1485 effettuata dal vescovo neretino De Justinis, Tabelle non menzionato. Tuttavia, nonostante i limiti delle fonti documentarie, la mancata attestazione pu agevolmente indicare che, come avvenuto in molti casali del territorio neretino, Tabelle sub un concreto processo di spopolamento. Il casale pur disabitato, per, continua ad essere sottoposto allesercizio della cura animarum da parte dellarchipresbiteriato rurale. Certamente non si pu assolutamente parlare di un totale abbandono perch se vengono lasciate le abitazioni non detto che 39
sono necessariamente abbandonate anche le terre che, quindi, continuavano ad essere coltivate. Nel XVI secolo si determin la riattivazione dellarea sotto la fisionomia di impianto masseriale, nuova espressione di una forma di utilizzazione del suolo e di ri- organizzazione dellabitato a carattere permanente. Il feudo di Tabelle, certamente, non dovette rimanere a lungo abbandonato se nella met del XVI, essendo questi uno dei feudi pi cospicui di Nard, attir lattenzione del vescovo Ambrogio Salvio il quale promosse la riorganizzazione dellassetto agrario ed economico.
il Vescovo Ambrogio Salvio (1569-1577) estese la sua accorta politica alla situazione agraria e patrimoniale di tabelle, concedendo quelle terre in enfiteusi e concordando con i contadini la rotazione delle colture e le decime dovute alla mensa vescovile. 47
I successori del presule, seguendone lesempio, continuarono a interessarsi di Tabelle in funzione prevalentemente patrimoniale lasciandone memoria negli atti delle loro visite pastorali come, ad esempio, quelli compilati dai monsignori Bovio nel 1578 48 , Chigi nel 1636 49 e Sanfelice nel 1719. 50
Nella documentazione riguardante la visita pastorale del 1637 svolta dal vicario Granafei per conto di monsignor Fabio Chigi - il futuro pontefice Alessandro VII - sono inseriti i Capitoli della Bagliva che forniscono un quadro dettagliato della ruralit del periodo 51 .
47 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p.63: Contro le decisioni dei baglivi incaricati della sorveglianza del feudo si poteva ricorrere in appello alla corte Marchesale di Galatone. Alla fine del cinquecento, un contenzioso tra luniversit di Galatone e il vescovo Fabio Fornari, in materia di decime sulle olive, benne composto una transazione in virt della quale luniversit si impegnava a versare la somma di venti ducati annui alla mensa vescovile. 48 ASDN, Acta 1578, f. 129 49 ASDN, Acta 1637, ff. 40-54 50 ASDN, Acta 1719, f. 35 51 ASDN, Acta 1637, ff. 40-54. I capitoli della Bagliva di Tabelle sono contenuti allinterno del documento scritto su carta bambagina; V. 40
Altre carte del XVII sec., invece, ci informano sulla presenza, nel territorio di Tabelle, di duecento quaranta coloni e i relativi censi da loro dovuti. Tra questi documenti, compilati sempre dal Granafei, ve n uno, transuntato nel 1778, nel quale viene riportata una preziosa testimonianza relativa al pagamento delle decime sul vino e sul mosto:
Tenentur etium Coloni Habente Vinea in dicto Feudo ad dictam decimam Vini Musti, asportandam per eos in Civitate Neritonem intus cellarium [] vel in terra Galatone intus cellarium Arrenditioni eiusdem feudi 52 .
Nella trascrizione dello stesso documento vi sono le testimonianze, riportate anche in un atto notarile del 1778, di cinque cittadini della terra di Galatone sulla inveterata e adusa modalit di pagamento delle decime dovute per il vino e il mosto:
[] debbano j possessori del medesimo pagare la decima di tutto il frutto del vino, che nasce dentro lo stesso feudo, qual decima di vino gli stessi possessori debbano trasportarla a loro spese nel cellaro del vescovo esistente in questa suddetta terra di Galatone, e questo lo sanno perch qualunque anno del tempo delle vendemmie il de cimatore, o sia laffittatore, del detto feudo lanno essi confitati attestati per pi, e pi anni veduto coi loro propri occhi assiso nella porta della terra suddetta per ricevere dette decime, e farli dalli stessi possessori, e conduttori trasportare nel suo cellaro, siccome si praticato sino allanno passato nella guisa appunto, che suol fare laltro possessore di detta terra di Galatone, fando la persona da lui destinata unitamente col detto affittatore del detto feudo della Reverenda Mensa nella suddetta porta a
ZACCHINO, I Capitoli della bagliva di Tabelle, sta in Studi linguistici Salentini, 1(1965), Lecce 1970. 52 ASL, Scritture Atti Diversi, busta, Fascicolo 62/20, anno 1778.
41
recevere le suddette rispettive decime di jusso, e farlo portare al di lui cellaro [] 53
La presenza di molte vasche o palmenti, di indubbia fattura moderna, nellarea dellex casale indicano una grande produzione di vino e mosti. Scavate nella roccia su vari livelli, esse venivano impermeabilizzate con un rivestimento in opus signinum o coccio pesto. Di questo rivestimento sono stati rinvenuti pi di quattro strati che ancora oggi garantiscono una buona impermeabilizzazione. Alcune vasche presentano anche gradini allinterno ed allesterno atti a facilitare laccesso ad una piccolissima fossa, di forma variabile, posta in fondo e destinata a raccogliere lultima parte del mosto. I Capitoli della Bagliva ci danno anche lindicazione circa la variet e la quantit dei prodotti agricoli, come grano, orzo, fave, avena, lino, cotone, avena e cipolle, coltivati dai coloni del feudo. Inoltre nello Inventario dei Beni del defunto marchese Cosimo Pinelli sono elencati i prodotti che nel territorio di Tabelle erano soggetti a decima:
Grano, orgio, fave, avena,lini, vini musti, lenticchia zafarana, e ogli, ma anche cepolle, miloni, cocomeri, cucuzze, ciciri, fasoli, dolica, bombace, pastinache. 54
Per la costruzione delle masserie, certamente, il casale medievale dovette essere smantellato mutandone, di conseguenze, laspetto. Il materiale derivante dalla demolizione dellantico casale fu spesso riutilizzato per linnalzamento dei nuovi edifici. Ci potrebbe essere testimoniato da una lastra di pietra originariamente lavorata per essere usata come tavola per il gioco del filetto e successivamente reimpiegata per la costruzione di una struttura ad uso agricolo. Il tavoliere costituito da tre quadrati concentrici i cui lati sono tagliati da un segmento che li lega tra loro. Caratteristica fondamentale di questo manufatto che non graffito, come nella maggior parte
53 ASL, Scritture Atti Diversi, busta, Fascicolo 62/20, anno 1778. 54 Cfr. ZACCHINO V., I Capitoli della bagliva di Tabelle, sta in Studi linguistici Salentini, 1(1965), Lecce 1970. 42
degli esemplari ritrovati nel Salento, ma scolpito nella lastra di carparo e ci fa di esso un unicum nel suo genere. 55
Forse dalla fine del XVI secolo gran parte del territorio di Tabelle divenne oggetto di importanti attivit estrattive. Da un documento notarile redatto il 16 luglio del 1606, si viene a conoscere che loggetto di tale attivit estrattiva era la cosiddetta pietra negra la quale, probabilmente, corrisponde al nostro carparo 56 . Per lo svolgimento di tale attivit, la viabilit del casale dovette essere modificata totalmente comportando lallargamento in alcuni punti e, in tal modo, assunse le fattezze dellattuale sistema stradale. Anche le cisterne, ottimo indicatore cronologico discriminante, sono coinvolte avendo anchesse subito un notevole cambiamento. Se quelle di pi antiche risalenti al medievale erano di forma circolare, piriforme in sezione, coperte con una vera lapidea quadrangolare, scavate completamente nel banco roccioso e poi impermeabilizzate con intonaco di calce idraulica, quelle costruite o riadattate nel periodo successivo allabbandono del casale (XV e XVII secolo), sono di forma oblunga, con sezione tronco piramidale, profonde e con la copertura fatta di grossi lastroni. Queste ultime, pertanto, offrivano la possibilit di conservare pi acqua rispetto a quelle pi antiche. Il riutilizzo di piccole cavit dinterstrato, caratteristica presente in tutta larea, generatesi in corrispondenza di un piano di
55 Lesemplare fu ritrovato nel 1983 dallassociazione culturale galatonese Archeoclub, si tratta di un gioco molto diffuso nellantichit conosciuto anche come tris, smerelli o mulino. AA.VV., Un indagine conoscitiva art. cit., pp. 29-32. Per un elenco del resto dei ritrovamenti nella zona Cfr. G. GRAVILI, Il Gioco, sta in P. Arthur (a cura di) Da Apigliano a Martano (LE). Tre anni di archeologia medioevale (1997-1999), Congedo Ed., Galatina, 1999. 56 ASL, Atti del notaio G. B. De Martinis. Il documento oltre le cave di Tabelle menziona un'altra in contrada Vasce, nel feudo di Galatone. Daltronde limportanza di tale materiale nelledilizia sacra oltre che civile, estratto a Tabelle riportato nellatto di convenzione per il completamento della chiesa dei frati conventuali di Nard, redatto nel 1598, nella parte riguardante il materiale di costruzione riportata ()che lo carparo sia di Tavelle() (cfr. notaio Santoro Tollemeto di Nard anno 1598, cc.64r- 69r. Latto gi stato pubblicato). 43
strato e, soprattutto, lungo i piani di separazione tra un bancone e laltro come nei casi della grotta detta del Noce e di molte altre presenti lungo le rive del canale dellAsso, in gran parte vennero precedentemente utilizzate come abitazioni e depositi per essere, poi, riadattate a stalle per gli animali o a rifugi temporanei. La scomparsa di Tabelle quale terra legata al sistema feudale tradizionale diede luogo alla frammentazione del suo territorio e alla costituzione di due aree ben distinte. Una di queste conserv lantico nome di Tabelle e laltra fu detta Tabelluccio. Questultima, dal XVI secolo, fu infeudata da famiglie appartenenti alla nobilt galatinese: i De Magistris e, dal 1678, i Leuzzi che col titolo di barone la detennero sino al 1806 57 . Una ulteriore parcellizzazione del feudo di Tabelle si comp nei primi dellOttocento. Durante il decennio francese nel Regno di Napoli, difatti, lo Stato dispose lincameramento dei beni ecclesiastici che, in parte, furono poi acquisiti dalla ricca borghesia agraria.
57 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p. 64. 44
22.Tabelluccio, Galatina, Chiesa dell'Esaltazione della Croce o Cristo di Tabelle
23. Tabelluccio, Galatina, Chiesa dell'esaltazione della croce o Cristo di Tabelle, particolare del campanile 45
24. Tabelle Localit "le Bonesere", viabilit moderna
25. Tabelle, Antico palmento 46
26. Tabelle,interno grotta del noce
47
287. Tabelluccio, Galatina, Chiesa dell'esaltazione della croce o Cristo di Tabelle, interno, Affresco Crocifissione
5. LE MASSERIE
5.1 - Masseria Monacelle o Munacddhe
In alcuni documenti e nella memoria di pochi anziani, conosciuta anche col nome di Santu Nicolicchiu. Lattuale struttura, ormai fatiscente, non che una piccola parte delloriginario complesso della masseria scampato da quella furia edificatoria che distrusse anche il cimitero e le ultime evidenze della chiesa di San Nicola di Myra. In particolare, resta di questo monumento solo il piccolo nucleo centrale ed un arco ad ogiva. Con unestensione pari a un ettaro, Monacelle fu edificata su un pendio del canale Asso e 29. Particolare, Ecce Homo 27. Particolare Vergine Maria 48
recintata da un muro a secco aggettante, di cui si pu ancora vedere qualche rudere, la cui tecnica costruttiva quella detta volgarmente paralupi. Vi una cavit artificiale profonda la cui assenza di strutture in superficie fa pensare che possa essere stata adibita a stalla per gli armenti. Poco distante vi un altro ipogeo che, probabilmente adibito allo stesso uso della precedente, mostra un ambiente campaniforme con una rampa daccesso. La copertura della cavit doveva essere costituita da grossi blocchi simili per tipologia a quelli utilizzati, come prima descritto, per le coperture delle cisterne di quel periodo. Attualmente la stanza completamente distrutta.
5.2 - Masseria Doganieri
Posta ad occidente dellantico casale di Tabelle, al di l del canale dellAsso, strategicamente il punto pi alto del territorio e allesatto incrocio di due importanti vie di comunicazione, essa economicamente e strutturalmente pi importante della precedente. Lattuale nome de li Doganieri si potrebbe far risalire allesistenza di un luogo destinato a dogana o ad una abitazione di baglivi ovvero di quegli addetti al controllo doganale ed alla riscossione dei dazi fiscali sui pedaggi e sulle merci in passaggio su tali feudi. Nonostante siano rare le fonti documentarie che ci possano raccontare la nascita e la vita di questo impianto, quelle poche che esistono forniscono preziose indicazioni. Nel 1722 la masseria era nei possedimenti del conservatorio, eretto dal vescovo Sanfelice, di Santa Maria della Purit di Nard. Nel catasto Onciario di Galatone, redatto nel 1745, limpianto viene registrato col prediale Donfederico e risulta di propriet della famiglia Castriota di Parabita. Viene cos descritta:
Massaria in Tabelle detta Donfederico, e parte in Tabelluccio, consistente in curti ad uso de bestiami, casa 49
numero quattro, una per uso dei massari, altra per uso de merci e due superiori, con stalle per uso de bovi, cisterne numero tre, aia e giardino murato. 58
La nascita dellimpianto destinato ad uso di masseria si deve collocare in uno spazio temporale compreso tra la seconda met del XVI e il XVII secolo e, sicuramente, non prima dello spopolamento di Tabelle quanto, invece, nellambito di quella trasformazione dellhabitat rurale che sub il casale. Il complesso edilizio riferibile alla tipologia delle masserie con una piccola e modesta costruzione unicellulare intorno alla quale si sviluppa lintero complesso 59 . Simile a tale struttura la masseria di Nard detta li Pagani. Il nucleo centrale della costruzione consiste in una massiccia torre a base quadrangolare. Questo edificio, come si osserva dallinterno del cortile, munito di una caditoia posta in asse con la porta di ingresso del pian terreno. Probabilmente era un edificio destinato ad accogliere merci. La struttura arricchita dalla presenza di unelegante torre colombaia a base quadrata, coronata da merli graziosamente disposti e databili probabilmente ai primi anni del XVIII secolo. Il piano terra del corpo centrale composto da tre vani coperti da volte a spigolo. Da essi si accede alla corte mediante un vano carraio posto nella parte centrale delledificio. Anche il primo piano coperto da volte a spigolo, consta di un vano addossato alla torre oltre ad altri quattro allineati e accoppiati. Quasi sicuramente il primo impianto della masseria fu di tipo monocellulare, costruito ex novo sulle rovine di una precedente costruzione basso medioevale che doveva consistere, probabilmente, in una fortificazione. Se cos fosse, questa doveva essere a capo dei limiti geografici del casale, nello specifico sarebbe ricaduta nei pressi del cosiddetto Paritone mentre, verso lesterno, il confine del feudo di Tabelle era rappresentato dalla specchia di Mosco.
58 ASL, Catasto Onciario Galatone, 1745, vol. II., f. 805. 59 A. COSTANTINI 1995, Le Masserie fortificate, Congedo Ed., Galatina, 1995 pp. 53. 50
Il nucleo originario della masseria era costituito probabilmente da una recinzione fabbricata a secco con legno e pietre e conteneva una piccola torre diversa da quella attuale perch eretta ex novo. I segni dellimpianto medievale sono riconoscibili dalla cospicua presenza di numerosi granai a grappolo e da una cisterna circolare. In tutta larea del casale sono riscontrabili strutture, nello specifico muri e muraglie, spesso costituite da blocchi di riutilizzo. Il costone roccioso, sul quale si erge massiccia la costruzione, presenta pesanti interventi antropici i quali modificarono laspetto naturale del luogo e ci anche attraverso lintercettazione di diverse cavit naturali che furono in parte distrutte. In breve, quindi, la conformazione rocciosa del costone sub una vera e propria squadratura che permise di ricavare un corpo avanzato con pareti a spiombo. Ci permise di impiantare una grossa torre aggettante sul canale dellAsso. A sud- est vi , invece, un possente muraglione lungo metri novanta e spesso otto, rialzato dal piano su cui giace la campagna sottostante. Questi fa corpo unico con il costone roccioso dal quale avanza per altri settanta metri. Il canale dellAsso, da parte sua, fungeva da struttura difensiva rappresentando una sorta di fossato naturale. Inoltre, le importanti arterie della viabilit di allora venivano fatte convogliare negli immediati dintorni della torre e questo testimonia il costante controllo sia del territorio in generale e sia dei flussi di uomini e di merci. In sintesi, dunque, dirigendosi verso Galatone o partirsi da esso significava necessariamente passare da questo luogo recintato, probabilmente, da un muro o da unopera il legno oppure realizzato con ambedue le tecniche costruttive come a formare quello che si definisce un bailey cio un cortile chiuso circondato da una recinzione di legno e sormontato dalla torre ricavata sul promontorio di roccia. probabile che la fortificazione avesse pi di un bailey; in genere erano uno interno e uno esterno. Delle antiche abitazioni non resta traccia anche per via dei successivi lavori per la realizzazione della masseria i quali hanno arrecato molti danni alla stratigrafia dellarea. Da qualche lacerto di muro ancora esistente e dai molti buchi da palo realizzati nel banco roccioso, si pu comunque desumere che, per tipologia costruttiva, le case si 51
avvicinassero molto alle tecniche di realizzazione delle comuni abitazioni del casale con le loro tettoie usate come copertura dei granai. La fortificazione, pertanto, venne realizzata sul punto considerato strategicamente pi funzionale al controllo dei tre punti fondamentali della comunit ovvero un corso dacqua, una strada e un agglomerato urbano. Inoltre, insistendo di per s sul luogo geograficamente pi alto dellintero territorio del feudo, era inutile la creazione di un terrapieno artificiale che, invece, fu necessario per innalzare la motta tuttora visibile a Specchia di Mosco. Nella vicinissima Nard, per esempio, gi durante il periodo normanno esistevano alcune motte, come Specchia Normanna - ora in agro di Copertino e, in particolare, venne anche realizzato un enorme terrapieno nella stessa citt:
La citt di Nard, per esempio, conserva ancora i resti di un enorme terrapieno costruito sulle antiche mura nellarea dellattuale chiesa dellImmacolata. Solo nel 1271 la motta sembra essere stata definitivamente dismessa quando il terreno viene donato dallallora potente signore di Nard, Filippo de Toucy (It. Tuzziaco), ai monaci dellordine dei Francescani. 60
In ambito rurale la realizzazione di questi terrapieni non era cosa rara poich dalla loro altezza era garantita unampia visione del territorio circostante e difatti:
In ambito rurale, motte di dimensioni minori sono attestate nellarea del Bosco di Belvedere e verso la sommit di una serra che dominala pianura di Presicce, in localit Pozzo Mauro. ipotizzabile che queste fortificazioni siano state uti-lizzate per controllare le risorse del territorio come il Bosco di Belvedere e la piana che collegava Gallipoli e Lecce con S. Maria di Leuca, finibus terrae, ultimo punto delle penisola salentina ed importante centro di pellegrinaggio. Altre motte probabilmente rimangono da identificare o sono state distrutte, come Specchia dellAlto ad Alliste, che apparentemente sovrastava un sito di et romana, o le varie
60 P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., p. 226. 52
localit che sono note con il toponimo motta a Vaste (Poggiardo), Aurio (Surbo), Nociglia[] 61
Non noto sia stato lartefice principale della prima fase costruttiva. Tuttavia, pur non dovendo a priori il concorso degli abati di Nard, essa fu con buona probabilit eretta dai signorotti feudatari che la ressero fino agli inizi del XVI secolo. A tal proposito da ricordare che proprio Tabelle fu infeudata per oltre due secoli da famiglie neretine della piccola nobilt terriera come, ad esempio, i Sambiasi, i Vinciguerra e i Sancto Blasio.
Questo tipo di fortificazioni, da un punto di vista meramente politico possono distinguersi in diverse categorie: di quelli che avendo il pubblico potere governa direttamente; quelli che a grandi linee ha infeudato i suoi i suoi sodales,ufficiali,vassalli,parenti,e fedeli; infine sono le fortezze private, illegali,erette illecitamente o allinsaputa del potere centrale o territoriale, da avventurieri, o come nel nostro caso da potenti. 62
Le fortificazione, a causa dello spopolamento del casale, perder poi di importanza e proprio in questa fase inizia la trasformazione della stessa in masseria. Questa dovette restare in uso fino agli inizi del Cinquecento come testimonia la presenza di vasche, palmenti e materiale ceramico databile proprio agli inizi del XVI secolo (dei torchi non rimane altro che i contrappesi). In questi stessi anni, quando labbandono del casale da parte dei suoi abitanti ebbe fu nel culmine, determin anche labbandono della fortificazione con conseguente e immediato spoglio dei materiali edili da riutilizzare per nuove strutture. Durante la seconda fase, ovvero quando limpianto abitativo della masseria si era sviluppato sul modello monocellulare, avviene lobliterazione e il totale smantellamento della torre che, anche in questo caso, port al riuso del materiale per
61 Ibidem 62 P. CONTAMINE P., La guerra nel Medioevo, Ed. Il Mulino, Bologna 2005, pp. 73-74. 53
la realizzazione del nuovo impianto. Questo materiale lapideo di reimpiego tuttora visibile, oltre che nel muraglione, anche nelle murature esistenti. Anche la fotografia aerea evidenzia tracce, non ben visibili dal piano stradale, di tali strutture. Un sapiente restauro ha permesso allimpianto di ritornare a splendere e qui ancora oggi, come in passato, trova spazio la cerealicoltura, lolivicoltura e lapicoltura. In questultima sono stati reimpiegati numerosi apiari antichi.
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30. Masseria Doganieri, ricostruzione ipotetica della fortificazione medievale. In rosso il perimetro dell'area fortificata 55
31. Masseria Monacelle vista dall'alto
32. Galatone, Masseria Monacelle o di San Nicolicchio, muro antilupo 56
33. Galatone Masseria Monacelle
34. Galatone Masseria Doganieri, ingresso principale 57
35. Galatone Masseria Doganieri, Casa dei massari
36. Galatone Masseria Doganieri, ovili 58
37. Galatone Masseria Doganieri, torre del XVII secolo, particolare caditoia
38. Galatone Masseria Doganieri, Particolare
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Si ringraziano i proprietari dellAzienda Agrituristica MASSERIA DOGANIERI di Galatone per la pazienza dimostrata nei nostri confronti durante le ricerche oggetto di questo lavoro
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P. Biagi, E. Starnini (eds) 2018- Gli scavi all'Arma dell'Aquila (Finale Ligure, Savona): Le ricerche e i materiali degli scavi del novecento.Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli-Venezia Giulia, Quaderno XV. 296 pp.