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1 – SEDE - la sede è fortemente connotante.

1. Architettura
2. Contesto urbano
3. Percorso espositivo
I musei possono nascere e continuare la loro attività nello stesso edificio storico (es: Uffizi a
Firenze), nascere all’interno di edifici contemporanei costruiti appositamente (es: il MAXXI di
Roma) o essere ricavati all’interno di edifici nati per altri scopi, sia di cultura che non (es: S.
Matteo di Pisa, ex-convento e Musée d’Orsay a Parigi, ex-stazione).
2 – RACCOLTA – il museo ha una propria raccolta permanente, un proprio patrimonio (al contrario
delle mostre, che sono provvisorie e/o itineranti)
1. Tipologie
2. Opere più importanti
3. Acquisizioni/Cessioni
Esistono musei per ogni cosa del mondo, anche in memoria di cose difficili da ricordare, di pagine
poco piacevoli della storia (es: olocausto) avendo perso la funzione esclusiva della celebrazione
del buono.
La tipologia (1) definisce le etichette di un museo (antropologico, artistico, archeologico,
scientifico, storico, etnografico, ecc.)
Le opere (ed i loro autori) hanno un passato dinamico, appassionante e a tratti misterioso. Molti
autori sono stati riscoperti dal ‘900 in seguito a periodi di inquietudine, piuttosto che durante
periodi positivi (come nell’Ottocento positivista).
In Italia i musei pubblici non possono vendere, possono solo restituire ai proprietari. I musei
stranieri invece possono vendere pezzi del proprio patrimonio, e i motivi possono essere di varia
natura: problemi economici, riorganizzazione delle proprie collezioni, bisogno immediato di
introiti, ecc. Con la crisi dovuta al Covid, la vendita si è manifestata come necessità (ma vale solo
per l’estero).
3 – L’ESPOSIZIONE – ciò che rende il museo diverso dal caveau di una banca. La raccolta deve
essere esposta per non assumere la mera funzione di un deposito.
1. Ordinamento
2. Allestimento
3. Comunicazione
Esporre = mostrare, ostentare, rendere visibile.

L’ordinamento (1) riflette i criteri di organizzazione. Il mio ordine comunica un atteggiamento,


una intenzione, la possibilità di narrare una storia. La narrazione più comune è quella
cronologica, in altri casi si procede per ordine di scavi (per quanto riguarda i musei archeologici)
oppure in ordine tematico, geografico, ecc. La narrazione non è rivelata, è una scelta arbitraria del
curatore.
L’allestimento (2) determina le modalità di disposizione, che influiscono sul nostro modo di
percepire le opere.
Per quanto riguarda invece la comunicazione (3), si può affermare che l’arte non comunica a tutti
le stesse cose: l’apprezzamento è spesso dovuto ad un rispetto dell’opera considerato ovvio (“si sa
che questo quadro è bello!”) e proprio per questo le opere devono essere spiegate sempre. Le
didascalie sono importantissime e meriterebbero una rielaborazione per rendere intellegibili le
opere a più persone possibile.
Ci sono alcune questioni però che vanno prese in considerazione, essendo un pannello o una
didascalia a contatto con molti tipi di pubblico. Una di queste, per esempio, è la questione del
politically correct: il vocabolario delle opere giunge a noi attraverso la storia, portando con sé
forti elementi di razzismo, sessismo, discriminazioni, ecc. Occorre quindi rielaborare i testi
adattando il vocabolario ai nuovi valori etici o conservare pedissequamente le antiche definizioni?
Un pannello e una didascalia richiedono molta attenzione: bisogna scegliere molto bene cosa
scrivere, esporre, spiegare, anche e soprattutto senza urtare la sensibilità del pubblico. Un altro
esempio su cui riflettere: come si spiega ad un pubblico di credo differente chi fosse Cristo?
4 – PUBBLICO / PUBBLICI – non esiste un pubblico monolitico ma tanti pubblici diversi con
esigenze e letture diverse (scuole, turisti, specialisti, ecc.) sebbene alcuni musei specializzati possano
rivolgersi solo ad un certo tipo di pubblico.
1. Modalità di fruizione
2. Quanti
3. Quali
Analizzare elementi di accessibilità quali sedute, spazi per passeggini, percorsi adatti a sedie a
rotelle, ma anche presenza di aree di ristoro e deposito fa parte della valutazione delle modalità di
fruizione (1). La visita al museo non deve più essere percepita come faticosa ma leggera,
piacevole e soprattutto inclusiva. Il Covid ha messo in discussione la teoria “vincente” dei grandi
numeri (che spesso significano esperienze caotiche, poco formative, scarse in ricezione), di
conseguenza non ci si può più basare solo sul quantitativo.
La fruizione e soprattutto il pubblico sono variati negli anni. Secoli fa, il dresscode rappresentava
il proprio status sociale, ed era metro di valutazione per una selezione all’entrata. Con il tempo, da
luogo di autorappresentazione e ostentazione del proprio status, il museo ha assunto un ruolo
sociale ed educativo via via sempre più inclusivo, impegnandosi a fornire gli strumenti culturali al
pubblico per educare, spiegare e far capire.
La parte iniziale di un museo è sempre dedicata al pubblico e viene man mano ampliata in base
alle necessità. Gli spazi sono suddivisi tra accoglienza/supporto e servizi al pubblico e sono
costituiti solitamente di informazioni, biglietteria, bookshop, consegna/ritiro audioguide,
bar/ristorante, toilette, spazi per laboratori didattici, sala conferenze/multimedia, oltre che
ovviamente la sala mostre. Il museo è diventato via via un luogo sempre più piacevole da visitare,
in cui sentirsi accolti.
Una parte ampia della popolazione non visita i musei, perciò essi cercano di aprirsi a diversi tipi
di pubblico, con diversi livelli di interesse e curiosità, tentando di intercettare il non-pubblico,
ovviando al problema della sensazione di inadeguatezza, di non sentirsi all’altezza non avendo
abbastanza nozioni culturali.
È molto importante anche creare eventi diversificati in base ai tipi di pubblico. Alcuni esempi
sono aperitivi (varianti in organizzazione in base alla fascia d’età), eventi per famiglie, visite in
LIS, percorsi tattili, percorsi per il pubblico sensibile (es: persone autistiche), conferenze su libri e
film, domeniche al museo, …
Bisogna fidelizzare il pubblico attraverso la varietà e la frequenza delle iniziative (sia online che
in presenza, quando possibile).
5 – ATTIVITA’
1. Gestione e cura delle raccolte
2. Studi
3. Mediazione e Valorizzazione
La gestione (1) comprende attività quali la conservazione ed il restauro delle opere, la pulizia
delle sedi e la conduzione dei prestiti. Gli studi (2) si occupano di visionare lo stato attuale
dell’opera, l’acquisizione di informazioni supplementari, ecc. Per quanto riguarda invece la
mediazione e la valorizzazione (3) l’Italia può considerarsi agli ultimi posti, ma in risalita.
Dedicarsi ad una corretta comunicazione, scegliendo registri appropriati per tradurre le opere, può
aumentare molto il valore degli oggetti esposti e la promozione del museo. La mediazione però
non deve riguardare solamente ciò che si trova all’interno del museo ma anche come il museo si
pone verso e nel mondo. Informare il pubblico delle proprie iniziative (mostrando anche come
vengono quindi impiegati i fondi pubblici), promuovere le stesse iniziative e farle conoscere
tramite fenomeni di transmedialità, è un passo importante per eliminare la distanza tra museo e
pubblico, fidelizzare il vecchio pubblico e intercettarne di nuovi.
6 – ISTITUZIONE – in questo momento presente molto importante
1. Proprietà, gestione e mission
2. Risorse
3. Indotto
Di chi è un museo e come viene gestito? (1) I proprietari possono essere di svariato genere ( stato,
comune, università, chiesa, soggetti privati…). Qual è l’obiettivo del museo, la sua missione?
Quali sono le risorse (2) umane, tecniche, economiche del museo? E che cosa queste risorse
producono? (3) Per mezzo di quali servizi? (bar, bookshop, guide, biglietteria, collaboratori…)

APPROFONDIMENTO SULLA DEFINIZIONE DI MUSEO


Secondo lo Statuto dell’ICOM (International Council of Museums – 1974) il Museo è
“un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo,
aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell'uomo e
del suo ambiente, le acquisisce, le conserva e le espone a fini di studio, educazione e diletto.”
È una definizione tripartita: cos’è/cosa fa/a che pro?
Secondo il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nel D.lgs. 22 Gen 2004, n.42 e successive
modifiche, il Museo viene definito (Art. 101 su istituti e luoghi di cultura) “una struttura
permanente che Acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali.”
Paragone e Analisi:
ISTITUZIONE VS STRUTTURA:

 L’Istituzione è qualcosa di autonomo (es: Università di Pisa) e ha un raggio d’azione


definito
 La Struttura è parte di qualcosa (una parte dell’Istituzione), ad esempio Civiltà e Forme
del Sapere fa parte dell’Università di Pisa.
SENZA SCOPO DI LUCRO (presente in ICOM) – l’incasso non deve diventare guadagno dei
singoli privati, non essendo un esercizio imprenditoriale, ma essere reinvestito nello stesso
Museo.
AL SERVIZIO DEL PUBBLICO (presente in ICOM) – utilizzare il proprio patrimonio per
migliorare la società.
CHE COMPIE RICERCHE […] (presente in ICOM) – la ricerca, nell’altra definizione, è stata
sostituita con “cataloga” e “ordina”
[…] E DI DILETTO – con l’assenza di questa parte nell’altra definizione, sparisce anche il
piacere di visitare il Museo.

COME SI “MISURA” IL PUBBLICO?


1. Indagini quantitative (quanti?) – ogni museo con biglietto di ingresso ha una matrice
tracciabile (ogni tipo di biglietto ne ha uno, anche ridotti, gratuiti, cumulativi, ecc.). Grazie
alla matrice vengono quantificati gli ingressi e suddivisi per tipologia di biglietto. Nota sui
biglietti cumulativi: sono ottimi per musei meno forti e famosi, che rimangono sotto l’egida
dei principali.
2. Indicazioni sulle caratteristiche del pubblico (quali?) – si utilizzano due tipi di questionari

 Questionari ad impressione: realizzati dal personale, servono per capire al volo la


fascia d’età, la provenienza, ecc.

 Questionari da sottoporre al visitatore: di solito posti alla fine del percorso, vengono
compilati generalmente dal pubblico più interessato e sono volontari. Molti, quindi,
sfuggiranno all’indagine mentre alcuni altri tenderanno un po’ a “barare”, alterando i
dati inseriti.
1. Indicazioni sui comportamenti ed opinioni (come?) – come si comporta il pubblico? Come
si muove? Utilizza i fogli di sala? Quanto tempo resta su ogni opera? Queste ed altre risposte
vengono raccolte da parte degli operatori tramite un’indagine osservante a lungo termine.

Esempio di analisi: se in sala c’è un dispositivo touchscreen, il pubblico lo attiva e resta al


massimo qualche minuto ad osservarne i contenuti prima di abbandonarlo. Tutti lo
smanettano ma nessuno si ferma, quindi si suppone che leggere e guardare video non sia un
obiettivo della visita. Di conseguenza quanto effettivamente è utile investire su questo tipo di
dispositivi?
Come la comunicazione e la stampa elaborano i dati dei musei è molto approssimativo. Ci vorrebbe
una figura apposita nel Museo che si occupasse della raccolta e dell’elaborazione corretta dei dati
statistici.

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