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L’ELLENISMO

Ellenismo: 300 anni tra il 323 a.C anno della morte di Alessandro Magno e il 30 a.C annessione dell’Egitto allo stato romano (ultimo regno
ellenistico ancora formalmente indipendente). Due chiavi di lettura:

• contesto storico
• caratteristiche di una società cosmopolita durata 3 secoli che ha prima preparato e poi vissuto la comunque feconda integrazione con Roma
(La Grecia sconfitta ha a sua volta sconfitto il rozzo vincitore-Orazio)

CAPITOLO 1: FONTI
Il termine ellenismo è la traduzione letterale di un sostantivo tedesco, Hellenismus, coniato nel 1836 da Droysen che lo inserì nella sua
monumentale storia del Mediterraneo dalla morte di Alessandro all’avvento del Cristianesimo.
Il termine indicava un ampio arco di tempo di tre secoli caratterizzato dalla progressiva fusione della cultura greca con quelle orientali: la nuova
cultura avrebbe offerto terreno fertile al cristianesimo, religione ecumenica e inclusiva (diffusasi grazie alla stabilizzazione politica e militare
garantita dal dominio di Roma).
Ma nella seconda metà dell’800 e in tutto il ‘900 la critica continuò ad esaltare l’età classica di V e IV secolo a.C. come paradigma della civiltà
greca e a sottostimare l’età ellenistica come esito di decadenza rispetto ai due secoli precedenti (dalla fine del III secolo a.C. la crescita
dell’impero romano evidenziò a livello politico-militare le, incapaci di fronteggiare l’efficienza della macchina bellica romana). Solo dalla fine del
‘900 gli studiosi hanno cominciato a guardare all’ellenismo con occhi nuovi.

Fonti antiche
Molto ha contribuito alla sottovalutazione dell’ellenismo tra ‘800 e ‘900, anche la perdita della storiografia contemporanea agli avvenimenti
post-classici (la storia della Grecia classica è nota grazie alle opere di tre storici Erodoto-Tucidide-Senofonte che da protagonisti o testimoni
oculari dei fatti narrati permettono di ricostruire senza cesure intermedie il continuum evenemenziale compreso tra 499 e 362 a.C.).
Nessuna storia del mondo ellenistico è sopravvissuta, tutta la storiografia contemporanea è perduta e di molti storici che si sono occupati di quel
mondo restano solo pochi e sparsi frammenti.
Unica parziale eccezione è quella di Polibio (storico greco nato in Arcadia nel 200 e morto nel 118 a.C): alla fine della terza guerre macedonica fu
uno dei mille greci deportati a Roma, dove divenne amico di Cornelio Scipione Emiliano.
Fu autore di Storie, 40 libri dalla prima guerra punica alla fine della guerra acaica (264 e 146 a.C) di cui abbiamo i libri 1 e 5 e qualche estratto.
Ostile alla politica degli ultimi due re di Macedonia (Filippo V e il figlio Perseo), il suo interesse principale era comprendere come Roma avesse
potuto nell’arco di 50 anni conquistare l’intero Mediterraneo (attribuiva tale successo alla superiorità della costituzione romana e alla grande
efficienza organizzativa dell’esercito romano). La sua opera ha un punto di vista ellenocentrico e antimacedone e un’impostazione
romanocentrica.
Unico testo che copre cronologicamente tutta l’età ellenistica è l’Epitome delle Storie Filippiche di Giustino, una sorta di riassunto da un’altra
storia universale (Le storie filippiche scritta in età augustea da Pompeo Trogo, 44 libri).
Sui primi vent’anni dopo la morte di Alessandro siamo informati dalla Biblioteca storica, la storia universale compilata in età cesariana da Diodoro
Siculo (I sec a.C).
Delle Vite parallele di Plutarco poche hanno come protagonisti greci e macedoni di età ellenistica, solitamente personaggi secondari e con
caratteristiche negative.
Per trovare notizie bisogna scendere all’epoca della conquista romana, quando Plutarco dedica molte biografie ai generali romani che nella loro
carriera si incontrarono o si scontrarono con i sovrani ellenistici.
Nel resto della storiografia di età romano-imperiale ci sono solo pochissimi riferimenti sparsi, incompleti e frammentari agli eventi del mondo
ellenistico.
Di fronte alla sostanziale povertà della tradizione storiografica, ci aiutano le fonti archeologiche e documentarie di fondamentale importanza per
la ricostruzione della storia del mondo ellenistico:
• fonti archeologiche: palazzi, agglomerati urbani, necropoli, fortificazioni militari, porti
• fonti documentarie: iscrizioni, papiri, tavolette
Si tratta di tradizione disorganica con fonti disperse, indipendenti, sopravvissute in maniera casuale, in grado di approfondire alcuni aspetti della
realtà ellenistica ma inadeguate a offrire coordinate sufficienti a ricostruire un quadro chiaro e coerente.

Studi moderni
• La Storia Greca di Beloch (nella seconda metà del ‘900 criticata per la scelta belochiana di leggere la storia greca in analogia alla storia
tedesca contemporanea facendo della Macedonia di Filippo II un’ipostasi della Prussia degli Hohenzollern)
• Monografia di William Tarn, Hellenistic Civilisation, si concentra sugli aspetti culturali del mondo ellenofono che grazie alle armi macedoni si
era espanso fino ai confini dell’India
• Monografia di Rostovzev dedicata agli aspetti economici e sociali del mondo ellenistico con una prospettiva modernizzante
• Svolta negli studi intorno al 1960 con la Storia politica del mondo ellenistico di Will, dove il mondo ellenistico viene affrontato nella sua
totalità, con ricchissimo apparato di fonti e bibliografia
• In Italia Salvatore Settis si occupò di ellenismo, soprattutto sul tipo di monarchia.

CAPITOLO 2: QUADRO STORICO


DA ALESSANDO AGLI EPIGONI: 323-220 a.C.
Alessandro Magno morì a Babilonia a soli 33 anni nel 323 a.C, asceso al trono a 20 anni dopo l’assassinio del padre Filippo II, ne aveva ereditato il
potere diventando Re dei Macedoni, Tago (magistrato supremo) dei Tessali, Egemone (comandante supremo) della lega di Corinto (alleanza che
riuniva tutte le poleis della Grecia, tranne Sparta). Tra 334 e 323 a.C. aveva guidato una spedizione leggendaria militare e conquistato tutti i
territori dell’impero persiano dal mar Egeo al fiume Indo, sconfiggendo Dario III di cui si era proclamato erede.
Alla sua morte, il suo impero rimase formalmente unito sotto lo scettro del fratellastro Filippo III Arrideo e di un suo figlio Alessandro IV (nato tre
mesi dopo la sua morte, dalla principessa persiana Roxane).
Il comando effettivo fu però spartito tra amici e collaboratori, i Diadochi=successori di Alessandro, tra i quali nacquero subito tensioni forti e
guerre; alla base il contrasto tra chi aveva aspirazioni centripete e desiderava mantenere l’impero unito e chi aveva prospettive centrifughe,
ritenendo impossibile l’unione di un impero così grande e mirando a ritagliarsi un territorio su cui esercitare un controllo diretto e assoluto,
eliminando qualsiasi forma di potere centrale.
Nel giro di 40 anni si arrivò alla definitiva frantumazione dell’impero di Alessandro: si formarono grandi stati territoriali a regime monarchico, i
regni ellenistici, retti da dinastie ereditarie ciascuna delle quali aveva come fondatore un personaggio legato ai Diadochi.

Le lotte combattute tra 323 e 302 a.C. portarono all’eliminazione dei legittimi eredi al trono di Alessandro e all’estinzione della dinastia degli
Argeadi, quindi diventarono re quei diadochi che avevano imposto la propria sovranità su una parte dell’impero.
ANTIGONO MONOFTALMO rivendicò per se stesso e per il figlio DEMETRIO POLIORCETE il titolo di re dell’Asia e dopo di loro: Tolomeo re
d’egitto, Lisimaco re di Tracia, Seleuco re di Babilonia e Cassandro re di Macedonia.

Nuovi scontri caratterizzarono i rapporti tra questi sovrani: nel 302 a.C. battaglia di IPSO COALIZIONE COMPOSTA DA LISIMACO, CASSANDRO,
SELEUCO E TOLOMEO affrontò e sconfisse Antigono e il figlio.
I vincitori si spartirono il loro regno: Lisimaco si impadronì della zona anatolica, Seleuco aggiunse la Siria alla Mesopotamia, Tolomeo impose la
propria sovranità alla Celesiria, Cassandro eliminò ogni influenza antigonide dalla Grecia metropolitana.
Dopo Ipso cominciò l’epoca degli Epigoni= successori dei Diadochi. Mentre nuovi protagonisti come Pirro, re dell’Epiro e Filitero, signore di
Pergamo cercavano di ritagliarsi fette di potere e territorio.
Si stabilizzò con rapidità e definitivamente il regno d’Egitto con Tolomeo I Sotèr e il figlio Tolomeo II Filadelfo (dinastia Lagide o Tolemaica).
Anche il regno di Siria trovò un equilibrio grazie alla capacità di Seleuco I Nicatore (Seleucidi) di coniugare il proprio potere centrale con le molte
realtà etniche presenti nell’enorme territorio da lui controllato. Tra seleucidi e tolomei nacque un contenzioso per il possesso della Celesiria
(Guerre di Siria, sei guerre tra 274 e 168 a.C.).
Morto Cassandro, Lisimaco riuscì a fronteggiare i tentativi di Demetrio di impadronirsi del regno di Macedonia e lo costrinse a rifugiarsi in Asia.

Nel 285 a.C. Lisimaco assunse il titolo di re dei Macedoni.


Pochi anni dopo scoppiò una ribellione all’interno della famiglia di Lisimaco: il sovrano accusò di tradimento il figlio ed erede Agatocle, sconfitto e
ucciso dal padre. Ma Filitero, signore di Pergamo, temendo la vendetta di Lisimaco, si rivolse a Seleuco che nella crisi dinastica che aveva colpito
il regno vide la possibilità di impadronirsi si tutti i territori soggetti a Lisimaco.

Nel 281 a.C. Lisimaco e Seleuco si scontrarono in Anatolia: Lisimaco sconfitto morì, ma Seleuco non poté gioire del trionfo in quanto fu ucciso a
tradimento da Tolomeo Cerauno, figlio di Tolomeo I Sotèr, che lo aveva disconosciuto ed esiliato scegliendo come erede del regno d’Egitto il
futuro Tolomeo II Filadelfo.
Tolomeo Cerauno si impadronì di Macedonia e Tracia ma il suo regno ebbe breve durata in quanto una banda di predoni celti uccise il
neosovrano, a Delfi i Celti furono fermati da un esercito greco guidato dagli Etoli. In ritirata furono sconfitti a Lisimachia da Antigono Gonata, che
diventò re di Macedonia, riconquistando il potere perduto e governando un paese piombato nel caos nel 281 con la morte di Lisimaco. Dal 277 il
regno di Macedonia rimase in mano alla dinastia Antigonide.
I celti passarono in Asia dove furono tenuti a basa dai signori di Pergamo che acquisirono maggiore indipendenza a scapito dei Seleucidi, fino a
quando Attalo I successore di Filitero si proclamò re di Pergamo dando inizio alla dinastia degli Attalidi.

I decenni centrali del III secolo a.C. furono caratterizzati da equilibrio politico-militare.
Gli Antagonidi continuavano a controllare il regno di Macedonia, ma anche la Grecia continentale (dove avevano acquisito un ruolo di rilevanza
due stati federali, Etoli e Achei). Il controllo macedone sulla Grecia era assicurato da una catena di guarnigioni militari installate in piazzeforti
strategiche.
In Egitto i Lagidi si succedevano uno dopo l’altro proseguendo nelle politiche iniziate dai fondatori della dinastia. I Seleucidi dovettero rassegnarsi
alla perdita di buona parte dell’Anatolia, governata dagli Attalidi. Faide familiari travolsero la dinastia regnante ma i sovrani riuscirono a
conciliare una salda struttura di potere centrale con una periferia multiforme in cui i bisogni e le aspettative erano molti e diversi.

DALL’EQUILIBRIO ALLA CRISI: 220-31 a.C.


Intorno al 220 a.C. tre nuovi sovrani salirono quasi contemporaneamente al trono: in Siria ANTIOCO III, in Egitto TOLOMEO IV FILOPATORE, in
Macedonia FILIPPO V.
Questa casuale coincidenza segnò un punto di non ritorno in quanto durante il loro regno la respublica romana fece irruzione nelle relazioni
internazionali tra i vari stati ellenistici presentandosi talvolta come alleata, talvolta come nemica, modificando in modo irreversibile i fragili
equilibri del Mediterraneo orientale.
Capofila dei nemici di Roma divenne FILIPPO V DI MACEDONIA: la prima guerra macedonica si chiuse nel 205 a.C con la firma della pace di Fenice
(gli accordi ristabilirono lo status quo ante a vantaggio dei romani), vinta la seconda guerra punica i romani riaprirono le ostilità con Filippo V, la
seconda guerra macedonica si chiuse nel 197 con la vittoria dei romani in Tessaglia sulla falange macedone.
Sconfitto Filippo V, fu il re di Siria a entrare nel mirino dei romani che gli dichiararono guerra nel 192 a.C.: la guerra fu decisa nel 180 con la
vittoria romana. Con la pace di Apamea Antioco III fu costretto a pagare un’enorme indennità di guerra e ad abbandonare i territori a ovest della
catena del Tauro, ceduti da Roma ai due alleati, regno di Pergamo e isola di Rodi.
Nel 168 a.C. dopo la terza guerra macedonica, i Romani scelsero la via dell’intervento diretto negli affari interni della Macedonia.
20 anni dopo Macedonia e Grecia furono di nuovo travolte da eventi bellici (rivolta di Andrisco, Guerra Arcaica): i romani vinsero in entrambi i
casi convinti della necessità di un controllo diretto della regione (trasformarono in provincia la Macedonia, con la distruzione di Corinto misero
fine alle aspirazioni autonomistiche della Lega Achea).
Il regno di Pergamo fu trasformato in provincia d’Asia, dopo l’estinzione della dinastia degli Attalidi.
Anche in Asia le città che non avevano appoggiato Aristonico restarono libere e alleate di Roma, come sede del governatore romano fu scelta la
città costiera di Efeso.
All’inizio dell’ultimo quarto del II secolo a.C tutti i territori affacciati sul Mar Egeo erano integrati nell’ordinamento provinciale romano ed erano
direttamente governati da Roma.
Mentre nel Vicino Oriente i regni seleucidico e tolemaico furono lasciati sopravvivere in un lento processo di disgregazione: il regno di Siria era
minacciato dai Parti che conquistarono l’intera Mesopotamia costringendo i Seleucidi a ritirarsi ad ovest dell’Eufrate, era aggravato da lotte
fratricide che dilaniavano la dinastia regnante, dalle frequenti rivolte giudaiche in Palestina. Anche il regno d’Egitto era scosso da faide interne
alla dinastia e travagliato dalla pressione delle popolazioni indigene.
L’agonia dei due regni durò a lungo: la Siria divenne provincia romana nel 63 a.C. con Pompeo Magno, l’Egitto fu annesso a Roma nel 30 a.C. con
Ottaviano.
Dalla metà del II secolo a.C. il destino del mondo ellenistico era segnato: l’unica pace possibile era la pax romana costruita attraverso una politica
di annessioni territoriali e la concessione di una formale libertà solo alle comunità rimaste fedeli a Roma.

CAPITOLO 3: MONDO POLITICO IN TRASFORMAZIONE


In età pre-ellenistica in Grecia la geografia del potere era caratterizzata da soggetti politici indipendenti a gelosi della propria autonomia: la
struttura tipica di queste realtà istituzionali era la CITTA’-STATO POLIS= comunità costituita da uomini che si riconoscono in culti e leggi comuni,
gestiscono in maniera paritaria la cosa pubblica e sono partecipi di una comune cittadinanza (POLITEIA).
I cittadini appartengono alla città e ne condividono il governo: doppia nozione di appartenenza e condivisione (un modello inclusivo teso alla
progressiva incorporazione degli uomini liberi in un contesto politico paritario)
Esistevano e prosperavano nelle regioni periferiche centrosettentrionali della Grecia continentale gli ethne o koinà (stati federali): nello stato
federale insediato su un territorio più ampio di quello della polis, lo stato giuridico dei cittadini era caratterizzato dalla coesistenza accanto alla
cittadinanza locale, di una cittadinanza federale (sympoliteia). Questa organizzazione federale presupponeva maggiore disponibilità delle singole
comunità locali a rinunciare alla propria autonomia in cambio di un vantaggioso rafforzamento delle strutture centrali e una minore
partecipazione del cittadino alla gestione diretta della cosa pubblica a favore del principio di rappresentanza negli organismi centrali. Nel IV
secolo a.C. la maggiore flessibilità degli stati federali rispetto alle poleis ne aveva favorito la crescita, di fronte a una progressiva decadenza delle
poleis indebolite da lotte per l’egemonia.
A partire dalla seconda metà del VI secolo a.C. avevano dovuto confrontarsi con il grande impero persiano, realtà sovranazionale e multietnica,
fondata da Ciro il Grande, e stabilizzato in maniera definitiva da Dario I che aveva suddiviso il territorio in 20 satrapie. L’unità dell’impero era
garantita dalla figura del sovrano, la cui autorità in periferia era delegata ai governatori locali, satrapi che avevano compiti amministrativi, fiscali
e militari.
Alla morte di Alessandro il quadro politico aveva subito profondi cambiamenti: l’impero persiano era stato conquistato dal sovrano, poleis e stati
federali greci erano in balia della potenza dei Macedoni padroni di tutto il Mediterraneo orientale.
MONARCHIE
Nel nuovo modello ellenistico nato dopo il 323 ebbero un ruolo fondamentale le monarchie territoriali nate dallo smembramento del grande
impero nato dalle conquiste di Alessandro Magno.
Si caratterizzano per la grande estensione territoriale e per la ricchezza demografica, caratteri fondamentali di sviluppo socioeconomico e
moltiplicatori di problemi organizzativi e amministrativi.
In uno stato vasto e popoloso il sovrano doveva adottare modelli diversi per relazionarsi con le varie realtà del regno. La complessa articolazione
delle monarchie ellenistiche è dimostrata dalla varietà della terminologia in uso nei documenti ufficiali per indicare le loro strutture istituzionali.
Negli scritti Sulla regalità (perì basileias) di età ellenistica, intellettuali e influenti riflettevano sull’essenza di regalità intesa come potere assoluto
in cui il sovrano era legge incarnata e come onorevole servizio reso ai sudditi dal monarca illuminato, abile costruttore e artefice del bene
comune.
La legittimazione necessaria alla sussistenza di una regalità era quella che derivava dalla vittoria militare: il sovrano è prima di tutto guerriero
vittorioso che domina un territorio conquistato con la lancia (doriktetos chora).
La varietà etnica, culturale e tradizionale dei regni influì sul loro sviluppo: in Macedonia dove i legami con il passato erano stretti rimase una
monarchia nazionale in cui il sovrano era re di un popolo; in Siria e in Egitto, dove il modello di regalità assoluta aveva radici profonde, i monarchi
acquisirono uno status superumano con una tendenza alla divinizzazione: il carisma personale dei sovrani si trasforma in potere catalizzatore
centripeto delle molte realtà presenti nei territori.
Macedoni e Greci nei regni ellenistici costituivano la etnoclasse dominante che godeva di una posizione di assoluto privilegio. Tale privilegio
aveva la sua massima evidenza nella corte= apparato che circondava il sovrano nel suo palazzo: i cortigiani avevano funzioni burocratiche,
amministrative e militari e il compito di dare risalto alla figura del monarca.
CITTA’ E STATI FEDERALI
Nella grecità europea (peninsulare e insulare) città e federazioni mantenevano il controllo dei loro territori ancestrali, restavano fedeli alle
preesistenti forme di governo e conservavano la loro libertà di azione.
Di rilievo la posizione della Lega etolica e della Lega achea due realtà federali che grazie alle risorse finanziarie e demografiche di cui disponevano
cercarono di fronteggiare i tentativi egemonici dei re di Macedonia: la lega achea unificò il Peloponneso sotto una costituzione moderata e
democratica in grado di garantire libertà e concordia a tutti i membri della federazione grazie un equilibrio di potere tra assemblea primaria e
consiglio federale, anche nella lega etolica coesistevano consiglio federale e assemblea primaria che eleggeva il magistrato supremo, gli Etoli
ampliarono la loro sfera di influenza attraverso accordi bilaterali di isopoliteia e asylia (condivisione di diritti e immunità dal saccheggio).
La Lega achea e la Lega etolico dovettero confrontarsi con il regno di Macedonia i cui sovrani si consideravano di diritto gli eredi dell’egemonia
che Filippo II aveva imposto alla Grecia tra 346 e 337 a.C. si creò un complesso gioco di alleanza tra Greci e Macedoni in cui le due federazioni
avevano ampi margini di autonomia che permisero loro di relazionarsi con Roma e di avere ruoli di primo piano nel corso delle tre guerre
macedoniche.
Le poleis della grecità europea rimasero formalmente indipendenti ma di fatto erano sempre più marginali nelle relazioni internazionali perché
conobbero una decadenza economica e demografica. La sopravvivenza di queste poleis come comunità indipendenti in campo internazionale
aveva un carattere di pura formalità, costrette in alleanze di subordinazione all’autorità regia mentre la loro autonomia amministrativa si
esprimeva attraverso strutture che comprendevano assemblea primaria, consiglio ristretto, tribunali autogestiti e magistrature elettive.
I rapporti diplomatici tra città e monarca erano costruiti attraverso la mediazione degli “amici del re”: notabili locali che avevano profonde radici
nella città di origine e godevano della fiducia del sovrano sostenevano a corte gli interessi della città da cui provenivano e riportavano ai
concittadini la volontà regia in un complesso interscambio che privilegiava prima di tutto le decisioni del re sostenute dalla forza militare del suo
esercito. Numerose testimonianze epigrafiche ci conservano copie dei rescritti regi con l’indicazione della volontà del re e dei provvedimenti
adottati dalle comunità per ottemperare agli ordini ricevuti e per conferire onori e privilegi ai sovrani, ai familiari e agli amici. I sovrani si
rivolgevano alle poleis tramite epistole incise su pietra affinché restasse memoria imperitura della benevolenza del mittente verso i destinatari e
della lealtà e devozione dei cittadini verso il sovrano. Nelle neofondazioni poleiche (in zone estranee alla grecità per favorirne una ellenizzazione)
i coloni greci e macedoni avevano obblighi di controllo militare ed erano governati da epistatai (commissari) inviati dal monarca e a lui
subordinati. Queste città di nuova fondazione erano denominate con i nomi di sovrani o di loro familiari ed erano il motore dell’organizzazione
politico-amministrativa dei singoli regni. Avevano funzioni amministrative e strategiche facendo da ponte tra l’area mediterranea e quella
mesopotamica e convogliando i flussi commerciali che portavano in Occidente merci preziose e rare dall’Oriente.
CAPITOLO 4: ASSETTI SOCIALI ED ECONOMICI

FAMIGLIA E STAUS SOCIALE


In ambito familiare resta presenta la dicotomia tra monarchie di tipo dinastico e comunità civiche isonomiche in cui sopravvissero abitudini e
tradizioni ancestrali, senza soluzione di continuità nella vita quotidiana tra il prima e dopo Alessandro. Mentre nelle grandi monarchie territoriali
si costituirono gruppi familiari non omologabili a quelli caratteristici della grecità classica.
Le fonti letterarie non dicono nulla delle dinamiche familiari della gente comune, di cui si trova traccia solo nella documentazione epigrafica e
papiracea.
Tutta la storiografia del mondo ellenistico dedica ampio spazio alle vicende matrimoniali degli esponenti delle varie dinastie regnanti, alcune
delle quali costituiscono veri e propri romanzi d’appendice. Le vicende matrimoniali dei sovrani ellenistici assumono valenza storica per due
motivi:
• Funzione di sancire/rompere alleanze, cause di guerre sanguinose o di paci tanto agognate • Successione ereditaria
(legittimazione dei figli che nascevano), presupposto necessario per la stabilizzazione di tipo dinastico nei singoli stati territoriali.
Si capisce l’enfasi posta dalla propaganda di corte nell’esaltazione di tutti i membri delle famiglie reali: nei documenti ufficiali accanto al sovrano
hanno grande spazio anche moglie e figli che condividono oneri e onori connessi con la regalità in un inestricabile intreccio di interessi/ affetti. La
valorizzazione dei legami familiari non si limita a regnanti del momento, ma si collegava al ricordo delle generazioni passate, che costituivano una
sorta di paradigma comportamentale, pedissequamente replicato dai discendenti.
Per quanto riguarda le strutture familiari delle popolazioni di lingua e cultura greca, si nota la tendenza tradizionale all’endogamia civica,
matrimonio tra membri della stessa comunità, in modo da garantire ai figli legittimi lo status di cittadini. Nel solco del rispetto dei costumi
ancestrali si collocano i trattati di sympoliteia che due comunità sottoscrivevano per una reciproca concessione di ritti di cittadinanza (epigamia,
diritto per i membri di entrambe le comunità a contrarre nozze legittime all’interno di entrambi i corpi civici).
Diversa era la situazione di Greci e Macedoni della diaspora nata dalle conquiste di Alessandro e proseguita con le monarchie territoriali: molti di
loro vivevano in regioni in cui era massiccia la presenza di popolazione indigena e dove essi costituivano una minoranza composta da uomini
d’arme insediati dai sovrani in quelle terre come presidio militare e futura riserva bellica. L’elemento greco era caratterizzato da una netta
predominanza maschile: politica che permettesse e incoraggiasse i matrimoni misti era l’unica soluzione per il problema di trovare un numero
sufficiente di mogli in grado di procreare figli legittimi che mantenessero lo stesso status dei padri.
DOROTHY THOMPSON analisi della famiglia ellenistica: 9% di mariti di onomastica greca ha moglie indigena (mai il contrario), lo status giuridico
per es in Egitto deriva dal padre, ma l’etnia della madre è parte di loro a livello di cultura/educazione e questo fu un potente strumento di
integrazione interetnica. Sembra ipotizzabile che proprio nella vita privata delle famiglie e dei singoli individui il mondo ellenistico abbia espresso
al massimo grado il suo potenziale di multiculturalità annullando di fatto le barriere ideologiche che restarono invece sempre presenti nella vita
pubblica delle grandi monarchie territoriali.

ESERCITI E TECNICHE MILITARI


Uno dei più diffusi luoghi comuni sull’età ellenistica si riferisce alle profonde innovazioni nell’esercito e nelle tecniche militari. Ma i maggiori
cambiamenti in questo ambito si verificarono nel IV secolo a.C. da personaggi che furono protagonisti della vita militare del mondo greco. I
sovrani ellenistici erano gli eredi e i beneficiari delle riforme militari del IV secolo: uso di soldati di professione, i mercenari (xenoi stranieri o
misthophoroi percettori di soldo), tecniche d’assedio, come la catapulta o l’uso della lunga lancia, la sarissa.
1. Professionalizzazione: il sovrano è in primis un condottiero, in grado di difendere dagli attacchi nemici l’importanza della vittoria
militare nell’economia del potere costringeva i monarchi a investire grandi risorse nel reclutamento dei soldati migliori per gli
eserciti (si tendeva ad aumentare il numero di mercenari greci e macedoni che erano i migliori fanti da combattimento sul mercato)
truppe specializzate= nuclei a se stanti di uomini armati da usare nelle fasi iniziali delle battaglie per creare scompiglio nello
schieramento avversario
2. Gigantismo degli apparati militari data dalla dimensione territoriale: i sovrani hanno a disposizione una quantità di risorse umane ed
economiche, nemmeno immaginabile in età classica
• officine navali: trireme (nave da guerra affusolata e agile= simbolo della potenza ateniese) dalla seconda metà del IV secolo navi sempre più
grandi e pesanti (prova evidente dell’enorme quantità di legname a disposizione dei sovrani) la loro funzione era mostrare al mondo la
potenza del sovrano di cui portavano le insegne, ma a livello tattico erano ancora in uso le triremi.
• Elefanti scoperti usati da Alessandro in India e arruolati nelle file del suo esercito come forza di sfondamentoavevano significato simbolico
esaltando nell’immaginario collettivo la grandezza di chi li annoverava nelle proprie file
3. Tecnologia militare: le macchine da guerra divennero indispensabili in ogni spedizione militare, soprattutto quando prevedeva la
necessità di assediare ed espugnare le città e piazzeforti in mano al nemico (poliorcetica: arte degli assedi), Diretta conseguenza fu la
costruzione di apparati difensivi sempre più perfezionati, doppie cinte murarie, torri, terrapieni, fossati.

Il cuore pulsante degli eserciti ellenistici era ancora la fanteria pesante, rappresentata nella Grecia classica dalla falange oplitica caposaldo di
tutte le forze militare delle poleis (cittadini ultradiciottenni armati di giavellotto, spada e scudo, si schieravano a ranghi compatti e la loro forza
d’urto era tanto maggiore quanto più ampio e pianeggiante era il campo di battaglia). Dalle riforme militari di Filippo II, la falange oplitica si
trasformò in falange macedone (i fanti erano armati di giavellotto, sarissa, scudo appeso al collo, si schieravano in 16 file: le prime 5 puntavano
contro il nemico la sarissa, mentre le rimanenti la tenevano sollevata in alto ma erano pronte a modificare l’assetto da verticale in orizzontale).
La loro avanzata doveva incutere grande terrore al nemico per la sua apparente impenetrabilità; micidiale, nessun esercito la scalfì. Ma agli inizi
del II sec cominciò a scontrarsi con la legione romana, più flessibile su terreni aspri e accidentati, contro la quale invece crollò.

ECONOMIA E CULTURA MATERIALE


Da sempre il dibattito sull’economia ellenistica è ruotato intorno alla contrapposizione tra
- primitivisti: economia chiusa, unità produttive autarchiche quasi del tutto prive di reciproche interazioni
- modernista: insieme di mercati autoregolati su base monetaria
Negli ultimi anni si è arrivati ad una lettura innovativa, con l’abbandono dei vecchi schemi ideologici, unitamente alla scoperta di nuovi reperti
archeologici. È impossibile usare strumenti statistici della scienza moderna per misurare l’economia antica: la casualità della sopravvivenza e dei
ritrovamenti rende difficili le ricostruzioni. A livello di documentazione letteraria pochi libri pseudoaristotelici e un trattatello di economia fiscale,
qualche papiro documentario dell’Egitto, diari o tavolette astronomiche babilonesi.
Le informazioni a cadenza mensile sui prezzi di derrate di base (orzo datteri senape crescione sesamo lana) hanno permesso ipotesi sullo sviluppo
dell’economia babilonese nel corso dei secoli. È importante l’apporto delle iscrizioni: rendiconti tempari che permettono di intravedere zone di
maggiore interscambio, decreti delle città che dimostrano le relazioni tra le esigenze di bilancio delle poleis, epistole e rescritti reali. Nel mondo
ellenistico, come in tutte le realtà premoderne, il principale obiettivo dell’economia era la produzione di cibo sufficiente alla sopravvivenza della
popolazione, da realizzare con strumenti compatibili alle diverse condizioni climatiche dei molti territori:
- Grecia e bacino orientale dell’Egeo: un clima mediterraneo, estate calda e inverno mite, scarsa piovosità che porta a lunghi periodi di secca
ARIDOCULTURA= agricoltura a zappa che ottimizzava lo sfruttamento degli apporti idrici naturali privilegiando le colture che svolgono gran parte
del loro ciclo nel periodo autunno-primaverile quando le piogge sono maggiori: colture di cereali autunno-vernini (orzo, avena) e coltivazioni
arboree come vite, olivo, fico.
- Zone orientali e meridionali del mondo ellenistico: tecniche avanzate di drenaggio, arginatura dei corsi d’acqua e irrigazione artificiale dei
campi hanno permesso un’agricoltura più evoluta (Mesopotamia ed Egitto uso nei campi delle piene dei grandi fiumi Tigri- Eufrate e Nilo)
AGRICOLURA A IRRIGAZIONE ARTIFICIALE= favoriva le colture primaverili e imponeva la costruzione di grandi magazzini per raccogliere il
prodotto che maturava in poche settimane ed era sufficiente all’alimentazione delle popolazioni per l’intero anno.
I due diversi tipi di agricoltura (arida e irrigua) determinavano una diversa organizzazione del lavoro e delle risorse umane a disposizione:
nell’aridocoltura il lavoro produttivo era esercitato in prima persona dal proprietario del fondo con i familiari e pochi schiavi domestici, nella
coltivazione a irrigazione artificiale era necessaria la mobilitazione di grandi masse umane con un apparato amministrativo in grado di ripartire i
compiti lavorativi e i frutti della terra.
A prescindere dai modi di produzione agricola e dagli ovvi legami con le caratteristiche fisiche di ciascun territorio, l’economia ellenistica sembra
essere segnata da una progressiva e inarrestabile monetarizzazione di molti suoi aspetti, alla base due fattori:
• Graduale immissione sul mercato di grandi quantità di metallo prezioso già custodite in forzieri dopo le vittorie di Alessandro
• “emorragia” di moneta coniata per pagare le truppe mercenarie (per non suscitare altre ribellioni).
La decisione di Alessandro di battere moneta su piede ateniese ne ufficializzò il ruolo dominante nella circolazione in tutto il Mediterraneo
orientale. Le monete coniate da Alessandro e dai suoi successori si diffusero ovunque ed ebbero molte imitazioni. Non è solo il sovrano che batte
moneta, ma anche molte comunità greche indipendenti (Rodi, Bisanzio).
A fronte di una sempre più capillare diffusione della moneta su standard comuni, si svilupparono meccanismi di fissazione e regolazione dei
prezzi a prescindere dalle normali negoziazioni tra venditori e acquirenti che si svolgevano ogni giorno nella piazza delle poleis, dove tutti i tipi di
merci venivano messi sul mercato. Le città avevano un forte interesse a controllare e calmierare il prezzo del grano per evitare che si creassero
crisi annonarie foriere di disordini sociali.

Le problematiche legate agli approvvigionamenti granari sono in collegamento con quelle relative alla mobilità di merci e uomini: l’espansione ad
Oriente, che caratterizzò il mondo greco a partire dalla seconda metà del IV sec a.C, favorì non solo i movimenti delle truppe agli ordini di
Alessandro e dei suoi successori, ma anche quelli dei mercanti che in tutto il Mediterraneo cercavano occasioni di scambio e arricchimento;
come in età arcaica e classica il commercio di lungo raggio si svolgeva essenzialmente sul mare (relitti sui fondali, testimonianza sicura che
informano anche sui rischi che comportavano questo tipo di transizioni, causa condizioni metereologiche avverse o pirateria).
Uno dei pericoli più temuti e diffusi nella navigazione commerciale antica era quello della pirateria in quanto i pirati non rubavano solo le merci
ma si impadronivano anche di coloro che si trovavano sulle navi e li riducevano in schiavitù, contribuendo ad alimentare il mercato degli schiavi.
La pirateria unitamente al mercato degli schiavi (Delo) costituivano, per quanto illegali, una fiorente economia parallela.
Le merci riservate al piccolo commercio potevano essere trasportate via terra (solo in epoca romana vi fu interesse a costruire un reticolo di
strade per rispondere alle esigenze di mobilità della popolazione), ovvero: derrate alimentari dalle campagne dove erano state prodotte all’agorà
dove si svolgevano le contrattazioni commerciali, sacchi di grano, fascine di legna.
Commercio locale e a lungo raggio rappresentano comunque due aspetti complementari di una realtà complessa qual è l’economia del mondo
ellenistico: in essa accanto a forme diverse di sfruttamento delle risorse nate per rispondere alle numerose esigenze delle popolazioni residenti,
è forse possibile intravedere un indubbio fattore unificante nell’importanza sempre maggiore acquisita dalla fiscalità, in tutti i regni ellenistici.

CAPITOLO 5: CULTURA, SCIENZA, ARTE E RELIGIONE


CULTURA
Il tema della cultura ellenistica è indissolubilmente legata al ricordo della grande Biblioteca di Alessandria, all’interno del Museo (Strabone, I^
metà d.C geografo per antonomasia). Sottolinea l’importanza del Museo che non solo per il suo aspetto architettonico ma per la sua funzione
culturale era il luogo dove circolava il sapere e dove vivevano in comunità (koinonìa) tutti i dotti di corte, scienziati, eruditi, letterati e filologi.
Nel Museo si sviluppava un’attività culturale che copriva tutti i campi dello scibile umano: punta di diamante della struttura era la Biblioteca.
L’origine della biblioteca era il frutto dell’iniziativa congiunta di Tolomeo II Filadelfo e di Demetrio Falareo, allievo di Aristotele che esportò
l’esperienza del peripato. Tale opinione si fonda su una tradizione di matrice giudaico-cristiana che ha il suo primo testimone nella Lettera di
Aristea a Filocrate (II secolo a.C. scritta da un anonimo circa l’acquisizione per la biblioteca della Bibbia cristiana e della sua traduzione in greco-
Settanta).
L’unico limite è non conoscere la data della sua fondazione che potrebbe risalire a Tolomeo I (tra i collaboratori vi era Demetrio che costituiva ad
Alessandria il tramite attraverso cui l’erudizione ellenistica della Biblioteca riuscì a modellarsi su quella ateniese del Peripato). Dopo Demetrio,
molti furono gli eruditi che si succedettero nella biblioteca di Alessandria e che ebbero come collaboratori intellettuali come Callimaco o
Apollonio. Non sono stati ritrovati resti archeologici e non si conosce nemmeno l’ubicazione esatta.
Le biblioteche erano il luogo dove si conservavano i frutti della grande cultura greca del passato ma si faceva attenzione anche alla produzione
letteraria contemporanea che presentava forme di continuità e discontinuità rispetto al passato.
Contribuì alla diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo della koinè, una lingua comune, forma standard di greco, basata sul dialetto attico di
Atene: la diffusione fu favorita e incentivata dai forti processi migratori nelle regioni conquistate da Alessandro con la nascita di città cosmopolite
popolate di indigeni non ellenofoni e di Greci parlanti i diversi dialetti della madrepatria data la necessità essenziale per le comunicazioni
interpersonali a tutti i livelli sociali.
Gli intellettuali raccolgono e analizzano ed editano i testi del passato. Tipico prodotto di questa elaborazione è il CANONE ALESSANDRINO
compilato nel II secolo a.C. dai grammatici Aristofane di Bisanzio e Aristarco di Samotracia= elenco di autori considerati esemplari nei vari generi
letterari, riferimento obbligato anche a livello scolastico.
L’età ellenistica fu caratterizzata da molte opere letterarie che conservano stretti legami con quelle del passato (nella poesia anche gli scrittori
più originali dell’epoca sottolineano i rapporti con i loro predecessori anche se l’approccio con i testi più antichi è filtrato da sensibilità raffinata).
Dalla stretta interrelazione tra passato e presente le due figure dell’autore creativo e dell’erudito filologo coincidevano nella stessa persona che
studiava le opere dei predecessori e produceva opere originali che rileggevano i temi della letteratura antecedente in maniera innovativa
raffinandone le caratteristiche.
Esempi di intellettuali dell’epoca sono i due famosi poeti ellenistici:
• CALLIMACO DI CIRENE: nato a Cirene alla fine del IV secolo a.C. ma vissuto ad Alessandria, lavorò alla Biblioteca e fu l’erudito
autore dei Pinakes, fu anche raffinato poeta, introdotto alla corte dei Tolomei, cantore di miti rari e di ricercate leggende, teorico del
componimento breve.
Paradigma della poetica callimachea è la CHIOMA DI BERENICE= racconta del sacrificio della regina che aveva donato ad Afrodite un
suo ricciolo per propiziare il ritorno in patria del marito da una spedizione in Siria. Possediamo l’originale greco ma fino alla fine del XIX
secolo ne conoscevamo i contenuti grazie alla traduzione in esametri latini del poeta Catullo che considerando il testo callimacheo
come esempio di perfetta armonia formale e contenutistica ne inserì la traduzione nel suo Liber poetico tra i Carmina docta.
• APOLLONIO DI RODIO: allievo di Callimaco, nominato direttore della Biblioteca, compose un grande poema epico LE
ARGONAUTICHE= maggiore poema epico di età ellenistica in cui i caratteri omerici sono affiancati da aspetti innovativi (interesse per la
passione amorosa di Medea, analisi dei sentimenti della donna, curiosità per i fenomeni naturali).
Quanto sopravvive è una parte minima della poesia dell’epoca, per il resto perduta. Tutti gli altri generi letterari hanno sofferto della
canonizzazione delle opere di età classica e del declassamento della letteratura ellenistica a produzione scadente. Non ci lascia nulla di tragedia,
oratoria ellenistica. Della storiografia ad eccezione delle Storie di Polibio non possediamo per intero alcuna opera storiografica composta tra la
metà del IV e la metà del I secolo a.C., solo nella seconda metà del I a.C, Diodoro Siculo scrisse e pubblicò in un mondo mediterraneo ormai
pienamente romanizzato la sua Biblioteca storica in 40 libri (15 dei quali sono giunti per intero).
SCIENZA
Fino all’età di Alessandro Magno in campo scientifico i Greci si erano occupati soprattutto di matematica e medicina (Pitagora e Ippocrate). Le
basi per i progressi successivi delle scienze furono posti per la prima volta da Aristotele.
Le grandi conquiste di Alessandro diedero inizio a uno sviluppo della matematica e dell’astronomia: gli intellettuali greci poterono entrare “da
padroni” nelle scuole templari di Babilonia e d’Egitto, dove da secoli gli studi matematico/astronomici avevano raggiunto livelli di eccellenza, per
la necessità di imparare a conoscere e controllare tempi e modi delle piene dei fiumi che garantivano la fertilità del suolo e la sopravvivenza delle
popolazioni. Tra i molti scienziati spiccano
- Tolomeo (astronomia)
- Euclide (geometria)
- Archimede di Siracusa, morto nel 212 a.C al momento della conquista di Roma della sua città (matematica, fisica)
+ innovazioni nelle carte geografiche, nella geografia scientifica, studio delle maree, divisione della terra in 5 zone climatiche…
ARTE
La complessità del mondo ellenistico si riflette nella produzione artistica. Principali innovazioni in campo artistico (su base esclusiva dei casuali
ritrovamenti archeologici), organizzati secondo tre fasi di sviluppo:
• Alto ellenismo o età dei Diadochi (323/275): iconografia reale fortemente idealizzata (momento di competizione), a partire
dall’insuperato modello del re Alessandro
• Ellenismo maturo o dei Regni ellenistici (275/150): fase del barocco ellenistico, esuberanza, teatralità, magniloquenza
• Tardo ellenismo con l’ascesa di Roma (150/31): reazione al barocco in virtù di una maggiore delicatezza ed eleganza + neoclassicismo
atticizzante
• Urbanistica e architettura: le due realtà fondamentali del mondo ellenistico sono palazzo e città che si armonizzano e si confondono
nei nuclei urbani che costituiscono le capitali dei grandi regni (Alessandria, Pergamo). Gli architetti scelti dai sovrani sfruttarono il
dislivello tra pianura e collina con nuovi edifici a terrazze fino all’acropoli (dove erano disposte le principali costruzioni che celebravano
la gloria della casa regnante).
Le città ellenistiche adottano il sistema stradale ad angolo retto, hanno uno spiccato carattere eclettico e la tendenza a una continua
sovrapposizione di ordini dorico, ionico, corinzio.
Nascono nuove tipologie di edifici (ginnasi e palestre) e si sperimentano innovazioni stilistiche nei portici, peristili e nelle vie colonnate della
città. Anche l’architettura religiosa risente delle nuove tendenze con la sperimentazione di soluzioni innovative (pianta circolare tholos,
esedra semicircolare, altare monumentale come quello di Pergamo di Eumene II).
• Plastica e pittura: molte innovazioni nacquero dalla correlazione tra esigenze propagandistiche delle dinastie regnanti e le nuove
tendenze estetiche del pubblico abbiente interessato a una fruizione diretta e individuale delle opere d’arte.
L’interesse per la fruizione personale dell’arte favorì lo sviluppo di una ricca schiera di committenti privati desiderosi di adornare le proprie
residenze private e di abbellire le città si statue, dipinti, mosaici per sottolineare la loro generosità e il loro buon gusto.
Inizia a diffondersi l’idea di un’arte per la fruizione personale, ad adornare residenze private.
Esempio di pittura: fregio con la corsa delle bighe (alto 24 cm) nella camera funebre della Tomba del principe di Ege-Vergina relativo ad
Alessandro IV.
Ma anche le arti minori (produzione artigianale dell’epoca, incluso il cosiddetto instrumentum domesticum, oggetti di uso quotidiano la cui
fattura poteva essere di altissimo livello).
+ ceramica, divani da simposio, toreutica e gioielleria, segno di una società in cui l’ostentazione del lusso è spesso segno distintivo di
appartenenza alle elites di potere.

RELIGIONE
La religione greca classica è una forma di politeismo caratterizzato dall’assenza del concetto di ortodossia (sviluppo di un’espressione multiforme
della religione) e dalla mancanza di una casta di sacerdoti (equivalenza delle mansioni sacerdotali a quelle della vita civile con la stessa valenza di
servizio alla collettività).
In età ellenistica proseguono i culti ancestrali, accanto al moltiplicarsi di luoghi di culto dedicati a divinità di origine orientale, accanto alla
divinizzazione o culto del sovrano all’interno e all’esterno dei confini del regno, segno della sua natura divina.
Convive un culto cittadino (spontaneo) con un culto dinastico ufficiale (con lo scopo di rafforzare l’influenza e il potere della dinastia con
l’onnipresenza del re-dio sul territorio).
I culti ancestrali vengono praticati nella vita religiosa senza interruzione.
Nel II secolo l’attenzione per la religione tradizionale si manifestò attraverso la costruzione/ricostruzione di santuari, templi, edifici sacri in onore
degli antichi dei (questo fervore edilizio fu finanziato dai contributi dei re per le città del loro regno e per i santuari. Anche nelle neofondazioni
urbane nacquero nuovi luoghi sacri legati al culto delle divinità venerate dai Greci (grande altare di Pergamo fatto costruire da Eumene II
dedicato a Zeus e Atena).
I grandi cambiamenti politici, economici e sociali dell’età ellenistica portarono a una diffusa mobilità umana grazie alla quale ci furono molte e
diverse occasioni in cui i Greci vennero a contatto con culti religiosi fino ad allora estranei.

Ebbe particolare diffusione in tutto il mondo ellenistico il culto delle Tyche, personificazione della sorte o del Caso= forza imponderabile che
muove il destino degli uomini, arbitra della buona e della cattiva sorte (nell’immagine famosa con le beneauguranti spighe di grano tra le mani).
Vero e proprio crogiolo di culture religiose di diversa matrice l’isola di Delo, sacra ad Apollo, ma trasformata da Roma in un porto franco gestito
da Atene, che attirò grandi flussi commerciali, in cui i culti antichi si affiancarono a quelli di Iside, o di Serapide, fino all’affermarsi del
Cristianesimo.
ISIDE una delle principali divinità egiziane insieme con lo sposo Osiride e il figlio Horo, fu accolta nel mondo greco come una novella Demetra
portatrice di benessere e felicità e in seguito assunse caratteri salvifici nei confronti dei devoti (nacquero aretalogie= raccolte di fatti memorabili
che esaltavano i poteri sovrannaturali della dea narrando i suoi miracoli).
SERAPIDE con Tolomeo I Sotèr diventa uno dei patroni della dinastia regnante da lui fondata e della capitale Alessandria, sincretismo tra attributi
solari, ultraterreni e taumaturgici del dio egizio Osiride-Api e divinità greche Zeus-Ade-Dionisio.
Nel clima cosmopolita dell’ellenismo, dunque, la religione assunse caratteri nuovi e diversi, pur mantenendo ben salde le proprie radici: si avviò
un sincretismo culturale di ampia portata, un nuovo clima spirituale nel quale il Cristianesimo ebbe terreno assai fertile.
Della nuova religiosità attenta ai bisogni, alle paure e alle speranze delle singole persone è paradigma ATARGATIS= divinità femminile della
fertilità, originaria della Siria.
(esempio: descrizione ampia e dettagliata del culto di Serapide da parte di Tolomeo I all’inizio del suo regno conservata in un lungo passo delle
Storie di Tacito che la inserisce in un excursus etnografico della storia dell’ascesa al potere di Vespasiano).

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