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Istituto Europeo del Design

2°anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 8.1: Svizzera


Lezione precedente
Approfondimenti

M. Moscatelli, Zurigo. G. B. Menzani, Basilea, Casabella 701/2002


La ricerca La tradizione del
dell’essenziale moderno
Zurigo
Lontana dalla questione delle ricostruzioni post-belliche, che oggi caratterizza la
maggior parte delle metropoli europee, il dibattito culturale zurighese è fortemente
influenzato dalla presenza dell’ETH, una delle più importanti scuole europee di
architettura, al cui interno si svolge, dall’inizio del secolo scorso, un acceso dibattito tra
attrazione cosmopolita e valori locali.

L’insegnamento di Aldo Rossi all’ETH (1972-1974) ha influenzato le nuove


generazioni di progettisti: le ricerche sulla città fanno parte dell’opera di Miroslav Sik,
Marbach e Rüegg e Gigon & Guyer.

La cultura politecnica emerge nell’opera di Camenzind Evolution o Burkhalter &


Sumi, la cui attenzione al rapporto tra architettura e costruzione e alla
sperimentazione sui dettagli tecnologici emerge anche in opere di carattere
residenziale.

Tra gli architetti contemporanei, un discorso a parte va fatto per Theo Hotz che, con il
vasto ed eterogeneo corpus della sua opera, costituita di edifici residenziali,
commerciali e per il terziario, ha sperimentato in modo originale le tematiche
europee dell’hi-tech.
Zurigo

Theo Hotz, Centro di telecomunicazioni Herdern, Zurigo (1974-1978)


Zurigo

Theo Hotz, Edificio


commerciale Feldpausch,
Zurigo (1992-1994)
Zurigo

Santiago Calatrava, Stazione Stadelhofen, Zurigo (1983-1991)


Zurigo

Burkhalter & Sumi, Hotel Zürichberg, Zurigo (1995)


Zurigo

Burkhalter & Sumi, Case a schiera in Wehrenbachhalde, Zurigo (2000-2001)


Zurigo

Camenzind Evolution,
Appartamenti
Sempacher, Zurigo
(2001-2002)
Zurigo

Camenzind Evolution, Intervento di riqualificazione Seewürfel, Zurigo (2004)


Zurigo

Gigon & Guyer, Cabina di controllo ferroviario, Zurigo (1997-1999)


Zurigo

Gigon & Guyer, Appartamenti in Susenbergstrasse, Zurigo (1998-2000)


Zurigo

Gigon & Guyer, Complesso residenziale Pflegi-Areal, Zurigo (1998-2000)


Zurigo

Gigon & Guyer, Complesso residenziale Brunnenhof, Zurigo (2004-2007)


Zurigo

Angelil, Graham, Pfenninger, Scholl, Ex-lavanderia Wollishofen, Zurigo (2002)


Zurigo

Baumschlager & Eberle, Complesso residenziale Rüggachern, Zurigo (2007)


Zurigo

Adrian Streich, Quartiere Werdwies a Grünau, Zurigo (2004-2007)


Zurigo

EM2N Architekten, Complesso residenziale, Zurigo (2002-2003)


Zurigo

EM2N Architekten, Complesso residenziale, Zurigo (2002-2003)


Zurigo

Müller Sigrist Architekten, Complesso residenziale Kalkbreite, Zurigo (2012-2014)


Zurigo

Christian Kerez, Casa bifamiliare, Zurigo Christian Kerez, Scuola Leutschenbach,


(2005-2007) Zurigo (2005-2009)
Zurigo

Adolf Krischanitz, Alfred Grazioli, Museo Rietberg, Zurigo (2004-2006)


Zurigo

David Chipperfield, Concorso per l’ampliamento della Kunsthaus, Zurigo (2007)


Basilea
Nello scenario recente, la progettazione urbana a Basilea – a differenza di quella
zurighese, concentrata più frequentemente sulle tipologie di carattere privato,
residenziale e terziario – trova esiti più interessanti nell’edilizia pubblica o ad uso
pubblico (teatri, musei, mercati).

A differenza di quanto avviene a Zurigo, non è possibile per Basilea parlare di una
vera e propria scuola di architettura locale, anche se la città può vantare
un’importante tradizione in ambito architettonico.

Lo scenario attuale vede la presenza di edifici realizzati da alcuni dei più noti architetti
internazionali, come Santiago Calatrava, Frank O. Gehry, Zaha Hadid, Richard
Meier, Renzo Piano, e da architetti locali di grande notorietà come Diener & Diener o
Herzog & De Meuron.

Questi aspetti sembrano indicare una certa contrapposizione culturale tra


Basilea,“polo svizzero dell’architettura internazionale” (nucleo di aggregazione in
Svizzera di opere di grandi architetti internazionali), e Zurigo, “polo internazionale
dell’architettura svizzera”.
Basilea

Frank O. Gehry, Museo del design Vitra, Weil am Rhein (1988-1989)


Basilea

Mario Botta, Museo Jean Tinguely, Basilea (1993-1996)


Basilea

Renzo Piano, Museo della Fondazione Beyeler, Basilea (1994-1997)


Basilea

Herzog & De Meuron, Cabina di controllo


ferroviario, Basilea (1992-1995)
Ticino
A partire dagli anni Sessanta, alcuni architetti svizzeri, traendo ispirazione dall’opera di
Le Corbusier, Louis Kahn, Carlo Scarpa e Giuseppe Terragni, hanno sviluppato un
proprio filone di ricerca basato sulla reinterpretazione delle tematiche moderne
attraverso le specificità del vernacolo locale e del paesaggio alpino.

Oltre a Mario Botta, si sono distinti anche Aurelio Galfetti, Livio Vacchini e Luigi
Snozzi, tutti studenti dell’ETH di Zurigo.
_ Aurelio Galfetti (1932) si è dimostrato molto sensibile alla trasformazione
territoriale del Canton Ticino, nel suo passaggio dalla vita rurale ai nuovi complessi
urbani: ha cercato di creare nuovi punti fissi per la città (monumenti), reinterpretando
elementi di riferimento esistenti, come rilievi rocciosi o castelli (come nel Circolo del
tennis a Bellinzona).
_ Luigi Snozzi (1932) ha realizzato architetture formalmente vicine al modello
classico, spesso aperte al dialogo verso la città e verso il territorio.
_ Livio Vacchini (1933-2007), fortemente influenzato dall’opera di Louis Kahn, ha
costruito edifici dalle strutture chiare e le geometrie semplici (come la Ferriera a
Locarno).
Ticino

Aurelio Galfetti, Circolo del tennis, Bellinzona (1983)


Ticino

Luigi Snozzi, Complesso residenziale Stoa,


Maastricht (2002)
Ticino

Livio Vacchini, La Ferriera, Locarno (2003)


Mario Botta (1943)
Dopo gli studi allo IUAV a Venezia (1964-1969), Mario
Botta ha lavorato nello studio di Le Corbusier.

Nel 1969 si è stabilito a Lugano, dove ha aperto un


proprio studio di progettazione, e dal 1996 è professore
all ’ Accademia di architettura di Mendrisio, da lui
fondata.

Fin dalle sue prime opere, Mario Botta ha mostrato le


linee guida del suo lavoro: attenzione alle condizioni
topografiche, utilizzo di tipi architettonici elementari,
ordine geometrico e marcata artigianalità.

Tra i suoi lavori più noti si ricordano musei, come il


Museum of Contemporary Art a San Francisco (1989-
1995) o il MART a Rovereto (1993-2002), chiese, come
la Cappella sul Monte Tamaro (1990-1996) o la Sinagoga
a Tel Aviv (1996-1998), abitazioni ed edifici per uffici.
Mario Botta

Fa parte degli innamoramenti giovanili. Che un


quadrato nero su fondo bianco rappresentasse anche
le tensioni interne esistenti del mondo, mi fu evidente
da Malevič e dalle Avanguardie russe di quel
tempo. Mi colpiva inoltre come le tensioni sociali di
allora entrassero naturalmente nelle poetiche degli
artisti, veri e propri sismografi della storia e delle
speranze del proprio tempo.

Mario Botta, Architetture 1960-2010, Silvana Editoriale, Milano 2010,


p. 80
Mario Botta

Mario Botta, Casa Rotonda, Stabio (1980-1981)


Mario Botta

Mario Botta, Edificio per uffici “Ransila


1”, Lugano (1981-1985)
Mario Botta

Mario Botta, Banca del Gottardo, Lugano


(1982-1988)
Mario Botta

Mario Botta, Scuola media, Morbio Inferiore (1972-1977)


Mario Botta

Mario Botta, Museum of Modern Art, San


Francisco (1989-1995)
Mario Botta

Mario Botta, Cappella al


Monte Tamaro, Canton Ticino
(1990-1996)
Mario Botta

Mario Botta, Sinagoga Cimbalista e Centro ebraico, Tel Aviv (1996-1998)


Mario Botta

Mario Botta, MART, Rovereto (1993-2002)


Mario Botta

Mario Botta, Seconda, Alias (1982) Mario Botta, Poltroncina Charlotte,


Horm (2001)
Mario Botta

Mario Botta, Shogun, Artemide (1986)


Istituto Europeo del Design
2°anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 8.2: Svizzera e Austria


Il regionalismo
Il linea di principio, perché rappresenta un concetto che
implica fattori storici e culturali complessi, il
regionalismo è un fenomeno che, invece di elaborare
forme stilistiche, trae ispirazione dalla cultura
architettonica regionale.

Il “regionalismo critico” teorizzato da Kenneth


Frampton, tra le sue più recenti declinazioni, si
riferisce al confronto individuale con il luogo all’interno
del contesto sociale.

Tra gli architetti interpreti di un rinnovamento della


cultura regionale, e della ricerca sulle specifiche risorse
edilizie ed urbanistiche, ci sono Hassan Fathy in Egitto,
Aris Kostantinidis in Grecia e Peter Zumthor in
Svizzera.
Peter Zumthor (1943)
Dopo un apprendistato come falegname, Peter Zumthor
ha studiato architettura di interni alla Schule für
Gestaltung a Basilea e arredo al Pratt Institute di New
York.

Zumthor ha lavorato nell’ufficio per la conservazione dei


monumenti nel Cantone dei Grigioni, e ha aperto un
proprio studio ad Haldenstein (vicino a Coira) nel 1979.

Oltre che da una certa chiarezza formale e tipologica, le


opere di Zumthor sono connotate da una particolare
qualità sensuale, che nasce da un uso molto controllato
dei materiali, dei dettagli costruttivi e della luce.

L’opera che ha reso celebre Zumthor sono i bagni termali


a Vals (1991-1996), caratterizzati dall’integrazione con il
contesto e dalla particolare sensualità nel rapporto tra
masse e rivestimenti.
Peter Zumthor

Le sconsiglio francamente di parlare dei miei lavori


senza averli visti, visitati e annusati. Se poi vuol farlo
lo stesso, sarei felice che la sua conferenza
cominciasse con la lettura di questo messaggio

Peter Zumthor, cit. in BRANDOLINI Sebastiano, Zumthor. L’asceta più


trendy del mondo, D La Repubblica, n. 380, 2003
Peter Zumthor

Le opere di Joseph Beuys e di alcuni artisti dell’arte


povera sono per me in qualche modo rivelatrici. Quel
che mi impressiona di queste opere d’arte è l’impiego
preciso e sensuale dei materiali, che sembra attingere
ad antiche conoscenze relative al loro uso, mentre
nello stesso tempo ne rivela l’essenza autentica,
affrancata da ogni significazione culturalmente
determinata (…) nel mio lavoro cerco di usare i
materiali in modo simile. Ritengo che nel contesto di
un oggetto architettonico i materiali possano assumere
qualità poetiche. A tal fine occorre generare
nell’oggetto stesso un legame adeguato tra forma e
significato, poiché di per sé i materiali non sono
poetici.
Peter Zumthor, Pensare architettura, Electa, Milano 1998, p. 8
Peter Zumthor

Joseph Beuys, The end of the Twentieth Century, Tate Modern, Londra (1983-1985)
Peter Zumthor
Therme, Vals
Peter Zumthor

Nel complesso l’edificio evoca una grande pietra


porosa.

Peter Zumthor, Le terme di Vals, “Casabella”, n. 648, p. 56

(Materia) La sezione e il prospetto sono disegnati da


una serie continua di strati di pietra naturale, gneis di
Vals, estratta 1.000 metri più in alto nella valle. Le
pareti sono in lastre di pietra sovrapposte e in cemento
armato. Questa tecnica costruttiva, ispirata agli antichi
muri di contenimento e denominata dai muratori
“muro composito di Vals”, è stata sviluppata
appositamente per questo edificio.
Peter Zumthor, Le terme di Vals, “Casabella”, n. 648, 1997, p. 56
Peter Zumthor

(Luce) Non è un caso che Zumthor abbia rinunciato a


illuminare la sala termale con la luce naturale facendo
ricorso ad aperture e finestre, preferendo i tagli operati
tra le coperture, i pozzi di luce e una grande vetrata
tra i pilastri. In una caverna si deve fare ricorso alla
luce artificiale e le tre modalità di illuminazione che
Zumthor ha privilegiato rimandano a esperienze
lontane del mondo alpino e recuperano, per così dire,
le più antiche memorie della luce in montagna.

ACHLEITNER Friedrich, Elementare profondità, “Casabella”, n. 648,


1997
Therme

Peter Zumthor, Bagni termali, Vals (1991-


1996)
Therme

Peter Zumthor, Bagni termali, Vals (1991-1996)


Peter Zumthor

I dettagli hanno il compito di esprimere ciò che l’idea


progettuale di fondo esige in quel determinato punto
dell’oggetto: unione o disgiunzione, tensione o
leggerezza, attrito, solidità, fragilità.

Peter Zumthor, Pensare architettura, Electa, Milano 1998, p. 12


Peter Zumthor

Peter Zumthor, Cappella Bruder Klaus, Eifel (2007)


Peter Zumthor

Peter Zumthor, Cappella Bruder Klaus, Eifel (2007)


Peter Zumthor

Lavoro sempre così. Parto dal programma, dall’uso


(…), dal luogo (…). Il mio modo di procedere
rispecchia il mio modo di essere e di rispondere a
condizioni date, non è un atteggiamento teorico o
programmatico (…)

Appare forse un po’ strano – ma non per me – lavorare


con materiali così elementari in un mondo sempre
più dominato dalla retorica del virtuale. Nella mia
opera la luce è luce, la materia è materia…

Ho cercato di capire se è possibile lavorare con gli


elementi fondamentali.

Chiara Baglione, Costruire col fuoco: la cappella nell’Eifel. Chiara


Baglione intervista Peter Zumthor, “Casabella”, n. 747, 2006, p. 66
Peter Zumthor

Peter Zumthor, Museo Kolumba, Colonia (2003-2007)


Peter Zumthor

Peter Zumthor, Museo Kolumba, Colonia


(2003-2007)
Peter Zumthor

Se a Bilbao, con la sua scultura al titanio, Gehry ha


inaugurato un nuovo corso nell’architettura museale,
concentrando l’attenzione sul foyer, quindi sugli spazi
pubblici in rapporto con la città, mentre gli ambienti
destinati alle collezioni, e le collezioni stesse,
passavano in secondo piano (…), a Colonia Zumthor
ha riportato l’enfasi sullo spazio espositivo e sul
ruolo che l’architettura può svolgere nel preservare e
accrescere l’aura dell’oggetto artistico.

Chiara Baglione, Un museo per contemplare, “Casabella”, n. 760,


2007, p. 7
Peter Zumthor

Peter Zumthor, Casa, Coira (2003-2007) Peter Zumthor, Kunsthaus, Bregenz


(1997)
Herzog & De Meuron (1950 e 1950)
Dopo gli studi all’ETH (Eidgenössische
Technische Hochschule) di Zurigo, Jacques
Herzog e Pierre De Meuron hanno fondato un
loro studio a Basilea nel 1978.

Nelle loro opere, Herzog & De Meuron hanno


inizialmente sviluppato un particolare interesse
per gli aspetti funzionali e per il tema
dell’involucro esterno, risolto con particolari
accorgimenti tecnologici sia attraverso materiali
all’avanguardia che attraverso tecniche
tradizionali, per poi concentrarsi sul rapporto tra
struttura e partizioni orizzontali e verticali.

Tra le opere più note, lo Stabilimento e


Magazzino per la Ricola (1992-1993), la
ristrutturazione di una centrale elettrica per la
seconda sede della Tate Gallery a Londra (1998-
2000) e la Cabina di controllo ferroviario a Basilea
(1992-1995).
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Stabilimento/magazzino Ricola, Mulhouse Brunstatt (1992-1993)


Herzog & De Meuron

I magazzini della Ricola - mi confesserà Antonio


Citterio - furono per noi giovani una rivelazione. Ci
mostravano che c’era un modo di procedere che non
era quello oramai asfittico dello storicismo del post-
modern e nello stesso tempo che non si perdeva negli
eccessi della forma, come avveniva per i
decostruttivisti. Citterio in quegli anni era impegnato
a Weil am Rhein e quindi si recava spesso a Basilea.

PRESTINENZA PUGLISI Luigi, La Storia dell’architettura 1905-2008,


iBooks, 2016
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Edificio per il marketing Ricola, Laufen (1999)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Casa, Tavole (1985-1988)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Casa


Rudin, Leymen (1996-1997)
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Abitazioni in Rue des Suisses, Parigi (1999-2000)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Tate Modern, Londra (1998-2000)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Caixa Forum, Madrid (2001-2008)


Herzog & De Meuron

Jean Nouvel, Musée du quai Branly,


Parigi (2004-2006)

Herzog & De Meuron, Caixa Forum, Trussardi Cafè, Milano


Madrid (2001-2008)
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Centro informazione, comunicazioni e media, Università tecnica


del Brandeburgo, Cottbus (2001-2004)
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Centro informazione, comunicazioni e media, Università tecnica


del Brandeburgo, Cottbus (2001-2004)
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Allianz Arena, Monaco di Baviera (2005)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, St. Jakob Park, Basilea (1998-2002)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Stadio Olimpico, Pechino (2006-2008)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Vitra Campus, Weil am Rhein (2007-2009)


Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, 1111 Lincoln Road Multi-Storey Car Park, Miami (2008-2010)
Herzog & De Meuron

Herzog & De Meuron, Fondazione Feltrinelli, Milano (2011-2016)


Design in Svizzera

Renzo Piano Alessandro Mendini Matteo Thun


(1998) (1991) (1992)

Swatch
Design in Svizzera

Freitag
Hans Hollein (1934-2014)
Hans Hollein ha studiato alla Akademie der Bildenden
Künste a Vienna, all’Illinois Institute of Technology di
Chicago e alla University of California a Berkeley.

Agli inizi della sua carriera, Hollein ha sviluppato alcune


ricerche di carattere sperimentale che coniugavano
arte, design e architettura e che anticipavano i lavori
di Superstudio e OMA.

Dopo la sua prima opera, il Negozio di candele Retti a


Vienna (1964-1965), che gli procurò l’attenzione della
critica a livello internazionale, Hollein ha realizzato
progetti anche a maggiori dimensioni, come il Museo a
Mönchengladbach (1972-1982) o la Banca centrale a
Vaduz (2003): le sue originali sperimentazioni formali e
tecnologiche lo pongono in maniera trasversale
rispetto alle tendenze dell’architettura contemporanea.
Hans Hollein

Hans Hollein, Transformations (1963)


Hans Hollein

Hans Hollein, Facciata per la Strada Novissima, Biennale di Venezia (1980)


Hans Hollein

Hans Hollein, Negozio di


candele Retti, Vienna (1964-
1965)
Hans Hollein

Hans Hollein, Negozio


Schullin I, Vienna (1972-
1974)
Hans Hollein

Hans Hollein, Agenzia austriaca di viaggi e turismo, Vienna (1976-1979)


Hans Hollein

Hans Hollein, Museo, Mönchengladbach (1972-1982)


Coop Himmelb(l)au
Coop Himmelb(l)au è un gruppo di architetti fondato
da Wolf D. Prix (1942), Helmut Swiczinsky (1944) e
Rainer Michael Holzer (uscito dal gruppo nel 1971).

Dalle sue prime opere, Coop Himmelb(l)au ha


prodotto una proposta alternativa al tradizionale urban
design, basato non sulla riconciliazione, ma sulla
rappresentazione delle tensioni interne di un luogo
in modo visivamente rilevante, coltivando forme
astratte di decostruttivismo ed avvicinandosi ad una
certa cultura high-tech.

Dopo alcune opere di nuove costruzioni e


ristrutturazioni, come lo Studio legale in Falkenstraße
a Vienna (1983-1988), lo studio ha realizzato opere a
più ampia scala, come il Centro cinematografico UFA
a Dresda (1996-1998) o il BMW Welt a Monaco di
Baviera (2005-2007).
Coop Himmelb(l)au

Coop Himmelb(l)au, Studio


legale in Falkenstraße,
Vienna (1983-1988)
Coop Himmelb(l)au

Coop Himmelb(l)au, Centro cinematografico


UFA, Dresda (1996-1998)
Coop Himmelb(l)au

Coop Himmelb(l)au, BMW Welt, Monaco di Baviera (2005-2007)


Bibliografia
William J. R. Curtis, L’architettura moderna del Novecento

Mario Botta pp. 623-625


Galfetti, Snozzi, Vacchini pp. 626-627
Herzog & De Meuron p. 678
Peter Zumthor pp. 678-679

Hans Hollein pp. 605-606


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