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Istituto Europeo del Design

2°anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 1.1: Struttura del corso


Il docente
Il docente del corso è Matteo Moscatelli.

Si è laureato in architettura nel 2002 e ha conseguito un dottorato di ricerca in “Architettura,


Urbanistica, Conservazione dei luoghi dell’abitare e del paesaggio” nel 2008 presso il
Politecnico di Milano. Ha frequentato workshop di progettazione architettonica a Pechino
(2005), Lione (2007), Bogotà (2007), Luxor (2009), Adelaide (2016) e Shanghai (2017).

Ha pubblicato “Architecture in Shanghai. History, culture and identity” (come curatore,


Milano, 2019), “Gli strumenti di controllo del progetto contemporaneo” (Milano, 2019),
“L’edificio alto residenziale nell’architettura europea” (Boves, 2017), “Archibook Expo 2015”
(Missaglia, 2015), “On the road: Milano” (Firenze, 2015) e collaborato con le riviste “Archi”,
“Area” (per gli itinerari di architettura di Zurigo, Siviglia, Monaco di Baviera e Amburgo),
“Casabella”, “Arketipo” e “L’industria delle costruzioni”.

Con il suo studio si occupa di progettazione architettonica e disegno urbano, e ha ricevuto


premi e riconoscimenti per alcuni progetti di riqualificazione di spazi pubblici a Lissone (1°
premio, 2019), Marciana Marina (3°premio, 2017), Marina di Pisa (3°premio, 2015),
Cerete (1°premio, 2006), Berbenno (3°premio, 2004), e di edilizia residenziale a Mozzate
(1°premio ex-aequo, 2004).

Svolge attività didattica al Politecnico di Milano, all’Istituto Europeo di Design e allo Spring
Semester della University of Southern California.
Il programma
A livello organizzativo, il corso è diviso in 10 moduli, ciascuno riguardante un diverso
territorio di sviluppo dell’architettura contemporanea, sia negli stati europei (Austria,
Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna e Svizzera) che
extraeuropei (Australia, Giappone, Stati Uniti, Sudamerica)

All’interno di ogni modulo, la storia dell’architettura verrà analizzata in cinque ambiti


differenti:

Architetti (formazione, riferimenti, opere e scritti)

Opere di architettura (aspetti compositivi, costruttivi, distributivi)

Design (contesto storico, protagonisti e opere)

Correnti e gruppi (contesto storico, protagonisti e opere)

Città (storia urbana, protagonisti e opere)


Il programma
Il corso intende dare allo studente la capacità di leggere in maniera critica e
consapevole le espressioni progettuali e i fondamenti dell’architettura contemporanea.

L’obiettivo sarà quello di fornire strumenti metodologici che aiutino a ricollocare le


intenzioni e il significato di alcune ricerche progettuali non solo all’interno di un quadro
cronologico, ma soprattutto di un panorama critico e culturale.

Tale panorama è costituito da un patrimonio di riferimenti la cui conoscenza è


indispensabile sia per la comprensione di uno scenario complesso come quello
attuale sia, nella pratica operativa, per la costruzione di una maggiore
consapevolezza nella sperimentazione progettuale.

L’obiettivo è quindi quello di formare progettisti che sappiano avvalersi della storia per
dotare la loro opera di un valore anche culturale, una condizione necessaria che
distingue l’architettura dall’edilizia, il lavoro sulla qualità dal lavoro sulle quantità.
Il programma
L’esame è costituito dalla discussione della tesina (che verrà assegnata durante il
corso) e dall’esame orale.

Saranno usati per la valutazione i seguenti parametri:


_correttezza e completezza delle risposte
_capacità di esposizione
_esattezza dei nomi, delle date, dei riferimenti
_eventuali approfondimenti personali

La valutazione sarà espressa in trentesimi. Il voto minimo per passare l’esame è


18/30.
Bibliografia

William J. R. Curtis, Gabriella D’Amato, Matteo Moscatelli, On Dispense del corso


L’architettura moderna Storia del design, the road: Milano, (sul server)
del Novecento, Bruno Mondadori, Forma Edizioni,
Phaidon, Milano Milano Firenze
Approfondimenti
Per alcune lezioni verranno suggeriti alcuni riferimenti più specifici, in modo da
permettere ulteriori approfondimenti sugli argomenti di maggiore interesse.

Casabella 706-7/2002 Casabella 741/2006 Area 77/2004 Materia 46/2005


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2° anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 1.2: Invenzioni e scoperte


Invenzioni e scoperte

Ci sono state più scoperte e invenzioni negli ultimi


tre secoli che in tutta quanta la precedente storia del
genere umano

George Kubler, La forma del tempo. La storia dell’arte e la storia delle


cose, Einaudi, Torino 1976, p. 81
Invenzioni e scoperte

Quali invenzioni ?
Quali scoperte ?
Invenzioni e scoperte

Ambito culturale
(decostruttivismo, sostenibilità)
Ambito economico
(crisi locale, crisi globale)
Ambito sociale
(atomizzazione famiglie)
Ambito tecnologico
(grattacielo)
Invenzioni e scoperte

Joseph Paxton, Crystal Palace, Londra (1851)


Invenzioni e scoperte

Michael Thonet, Sedia n.14 (1859)


Invenzioni e scoperte

Charles Rennie Mackintosh, Sedia per casa Hill (1902)


Invenzioni e scoperte

Peter Behrens, Bollitore elettrico, AEG Peter Berhens, Fabbrica di turbine,


(1901) Berlino (1908-1909)
Invenzioni e scoperte

Walter Gropius, Bauhaus, Dessau (1925-1926)


Invenzioni e scoperte

Marcel Breuer, Sedia Cesca, mod. B32, Marcel Breuer, Sedia Cesca, mod. B64,
Thonet (1928) Thonet (1928)
Invenzioni e scoperte

Mart Stam, Cantilever Ludwig Mies van der Rohe, Jean Prouvé, Sedia
chair S33 Barcelona Armchair (1929), Standard, Vitra (1950)
Knoll since 1947
Invenzioni e scoperte

Charles Eames e Eero Saarinen, Poltrona per Conversazione, Herman Miller (1941)
Invenzioni e scoperte

Mario Zanuso, Poltrona Lady, Arflex, IX Triennale di Milano (1951)


Invenzioni e scoperte

Ettore Sottsass, Macchina da scrivere Philippe Starck, La Marie, Kartell (1999)


portatile, Olivetti (1969)
Invenzioni e scoperte

Joe Colombo, Prototipo di Unità Ettore Sottsass, Micro Environment-


arredativa globale (1971) casa ambiente futurista e grigia (1972)
Invenzioni e scoperte

Secondo tale definizione (quella dell’Icsid –


International Council of societies of Industrial design –
del 1961) -, dunque, progettare la forma significa
coordinare, integrare e articolare tutti quei fattori che,
in un modo o nell’altro, partecipano al processo
costitutivo della forma del prodotto. (…) La definizione,
malgrado la sua genericità, è tuttora valida. Eppure
dobbiamo aggiungere: è valida solo a patto di
ammettere che (…) il disegno industriale,
contrariamente a ciò che avevano immaginato i
suoi precursori, non è un attività autonoma (…) a
seconda che, in un determinato ordinamento
socio-economico, si preferisca privilegiare certi fattori
rispetto ad altri: “per esempio, i fattori tecnico-
economici o tecnico-produttivi rispetto a quelli
funzionali, o i fattori simbolici rispetto a quelli tecnico-
costruttivi o tecnico-distributivi.
Tomas Maldonado, Disegno industriale: un riesame, Feltrinelli, Milano
2008, p. 12
Invenzioni e scoperte

Negli ultimi tempi, soprattutto in Italia, viene spesso


teorizzata una contrapposizione tra due tipi di design:
da una parte, il “design freddo” rivolto alla produzione
industriale e destinato al consumo di massa, dall’altra
il “design caldo”, fatto da pochi, con pochi mezzi e
destinato alla fruizione artistico-culturale di pochi
soggetti sociali. (…) a ben guardare, tutto il design
preindustriale era un design caldo, ossia fatto
artigianalmente da pochi e destinato a pochi. Nella
contrapposizione design freddo-design caldo vi è il
tentativo di presentare come novità (…) tematiche che
sono state già discusse alla fine del XIX secolo e agli
inizi del nostro.

Tomas Maldonado, Disegno industriale: un riesame, Feltrinelli, Milano


2008, p. 77
Materiali

Mario Botta, Edificio per uffici “Ransila James Stirling, Neue Staatsgalerie,
1”, Lugano (1981-1985) Stoccarda (1977-1984)
Materiali

Alvaro Siza, Piscina, Leça de palmeira Tadao Ando, Casa 4X4, Kobe (2001)
(1961-1966)
Materiali

Rafael Moneo, Our Lady of Angels Nieto Sobejano Arquitectos, Conference


Cathedral, Los Angeles (2002) centre, Merida (2000-2004)
Materiali

Archea, Biblioteca, Nembro (1999-2009)


Materiali

Frank O. Gehry, Guggenheim Museum, Kengo Kuma, Plastic House, Tokyo


Bilbao (1991-1997) (2001-2002)
Materiali

Vico Magistretti, Sedia Carimate, Gio Ponti, Superleggera, Cassina


Cassina (1959) (1957)
Materiali

Luigi Caccia Dominioni, Sedia


Catilina, Azucena (1958)
Materiali

Charles Eames e Eero Saarinen, Poltrona Alvar Aalto, Stool X600, Artek (1954)
per Conversazione, Herman Miller (1941)
Materiali

Giulio Natta (Nobel per la Chimica nel 1963) e la scoperta del polipropilene (1954)
Materiali

Ettore Sottsass, Macchina da scrivere Philippe Starck, La Marie, Kartell (1999)


portatile, Olivetti (1969)
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2° anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 1.3: Dopo il Moderno


Dopo il Moderno

La fase successiva al Moderno, schematicamente analizzata in questo


corso, è costituita da innovazioni di carattere artistico e culturale, che
hanno determinato una mutazione nelle contesto disciplinare del
progetto architettonico.

Nel rapporto con la cultura progettuale del Novecento, la condizione


postmoderna teorizzata da Jean Francois Lyotard ha contrastato la
linearità del progetto moderno opponendole percorsi più articolati.

A livello filosofico, il pensiero debole ha suggerito un’attitudine teorica


più relativistica e frammentaria.

A livello scientifico, la teoria delle catastrofi, quella dei frattali, la


scienza della complessità, le ricerche sulle configurazioni caotiche
hanno costruito un nuovo immaginario collettivo ed un paesaggio
teorico che il progetto ha cercato di esplorare ed assumere in
profondità.

Franco Purini, Comporre l’architettura, Laterza, Roma-Bari 2000


Dopo il Moderno

Ihab Hassan, Differenze schematiche tra il modernismo e il postmodernismo (1985)


Dopo il Moderno

J.F. Batellier, Vignetta


Dopo il Moderno
Produzione di servizi
Produzione di beni

Stati Uniti, 1956:


Il numero degli impiegati supera il numero
degli operai

Daniel Bell
Fase postindustriale

Jean François Lyotard, The


Postmodern condition (1979)
Dopo il Moderno

Minoru Yamasaki, Quartiere Pruitt-Igoe, St.Louis (1950)


Dopo il Moderno

Demolizione del Quartiere Pruitt-Igoe, St.Louis, 15.07.1972


Dopo il Moderno

Nel 1971 tutti gli inquilini furono convocati in


assemblea plenaria. Fu chiesto loro cosa
suggerissero. Si trattò di un avvenimento storico per
due motivi. Uno: per la prima volta, nella storia
cinquantennale degli alloggi operai, si chiedeva un
parere ai clienti. Due: la vox populi. La vox populi
attaccò subito a intonare in coro: “Blow it…up! Blow
it…up! Fatelo saltare in aria! Buttatelo giù! (…) Nel
1972, i tre caseggiati centrali di Pruitt-Igoe vennero
demoliti con la dinamite.

Tom Wolfe, Maledetti architetti (1981), Bompiani, Milano 2016, p. 78


Dopo il Moderno

Mentre Pruitt-Igoe crollava a Saint Louis, a New Haven


sorgeva Oriental Gardens. Era una “città modello”
della rinascita urbanistica d’America. L’aveva
progettata uno dei più prestigiosi architetti di convento
americani, Paul Rudolph, preside della Facoltà di
architettura a Yale. La borgata Oriental Gardens
(Giardini Orientali) consisteva in grappoli di elementi
prefabbricati (…). Il guaio era che quegli elementi
(modules) non combaciavano bene. Dalle fessure
entrava il vento, entrava la pioggia. Le porte a volte si
aprivano, a volte no (…). Nel settembre 1980 erano
rimasti in tutto diciassette inquilini. Nel 1981, le
autorità decisero di demolire Oriental Gardens.

Tom Wolfe, Maledetti architetti (1981), Bompiani, Milano 2016, p. 79


Dopo il Moderno

Tre forme di degenerazione


-"la piramide" (il sacrificio delle necessità umane
sull'altare della pompa e della vanità);
-"la confezione commerciale" (l’imballaggio
precostituito);
-"il letto di Procuste meccanico" (il principio di
adattare la gente ad esigenze tecnologiche o formali).

Lewis Mumford, La condizione dell’uomo (1944), Bompiani, Milano


Dopo il Moderno

E’ sufficiente una semplice osservazione per registrar


che una corrente architettonica negli ultimo anni ha di
nuovo monopolizzato l’attenzione. E’ in auge
l’architettura detta high tech, che si pone come
alternativa “seria” rispetto alla banalità già logora del
classicismo postmodernista e dello sperimentalismo
di laboratorio dei cosiddetti decostruttivisti.

Ignasi de Solà Morales, High tech. Funzionalismo o retorica?, Lotus, n.


78, 1993, p. 66
Dopo il Moderno

Renzo Piano, Richard Rogers, Georges Pompidou Center, Paris (1971-1978)


Dopo il Moderno

Norman Foster, Nomos 2000, Tecno (1986)


Dopo il Moderno

Daniel Libeskind, Jewish Museum, Daniel Libeskind, Felix Nussbaum


Berlino (1997) Museum, Osnabruck (1995-1998)
Dopo il Moderno

Frank O. Gehry, Wiggle side chair


(1972)
Dopo il Moderno

Hans Hollein, Facciata per la Strada Novissima, Biennale di Venezia (1980)


Dopo il Moderno

Robert Venturi, Vanna Venturi House, Chestnut Hill, Philadelphia (1963)


Dopo il Moderno

Michael Graves, Bollitore, Alessi (1983) Aldo Rossi, La cupola, Alessi (1988)
Dopo il Moderno

Luigi Caccia Dominioni, Gatti-Paolini-Teodoro, Ettore Sottsass,


Poltrona Catilina, Poltrona Sacco, Libreria Carlton,
Azucena (1958) Zanotta (1969) Memphis (1981)
Dopo il Moderno

Ho già rifiutato l’appellativo high tech. Rifiuto anche


quello di post-moderno nella misura in cui questo
termine possiede nel campo dell’architettura delle
connotazioni storicistiche e non c’è niente che mi irrita
quanto certe architettura degli ultimi venti o trent'anni
che non sono state altro che riproduzioni, prodotti di
una cattiva accademia che ha riciclato forme antiche
senza averne la capacità e impoverendo i suoi stessi
modelli

Jean Nouvel, Una lezione in Italia, Skira, Milano 1996, p. 13


Dopo il Moderno

La mancanza di umanità nell’architettura e nelle città


contemporanee può essere compresa come la
conseguenza della negligenza verso il corpo e i
sensi, come l’esito di uno squilibrio nel nostro sistema
sensoriale.

Juhani Pallasmaa, Gli occhi della pelle (2005), Jaca Book , Milano
2007, p. 27
Dopo il Moderno

Ogni esperienza architettonica tattile è


multisensoriale; le qualità di spazio, materia e scala
sono misurate a un tempo dall’occhio, dall’orecchio,
dal naso, dalla pelle, dalla lingua, dallo scheletro e
dai muscoli.

Juhani Pallasmaa, Gli occhi della pelle (2005), Jaca Book , Milano
2007, pp. 56-57
Dopo il Moderno

Bordi, contorni e strutture che definiscono gli spazi


urbani (ridefiniti nella parallasse) vengono rivelati nella
percezione dinamica e nella luce. La mera geometria
o l'idea di "prospetto" sono troppo limitative. Non
si può separare l'esperienza di uno spazio urbano,
generato dalla leggera rotazione dei singoli muri
planari, dalla parabola di luce solare che sfiora i suoi
bordi.

Steven Holl, Parallax (2000), Postmedia, Milano 2004, pp. 13-15


Dopo il Moderno

Lavoro sempre così. Parto dal programma, dall’uso


(…), dal luogo (…). Il mio modo di procedere
rispecchia il mio modo di essere e di rispondere a
condizioni date, non è un atteggiamento teorico o
programmatico (…)

Appare forse un po’ strano – ma non per me – lavorare


con materiali così elementari in un mondo sempre
più dominato dalla retorica del virtuale. Nella mia
opera la luce è luce, la materia è materia…

Ho cercato di capire se è possibile lavorare con gli


elementi fondamentali.

Chiara Baglione, Costruire col fuoco: la cappella nell’Eifel. Chiara


Baglione intervista Peter Zumthor, “Casabella”, n. 747, 2006, p. 66
Istituto Europeo del Design
2° anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 1.4: I riferimenti del progetto


I riferimenti del progetto
> Il rapporto con i riferimenti può avvenire secondo tre procedimenti fondamentali:

_Per imitazione: (lat. imitari=misurare i gesti altrui) riguarda un atteggiamento


progettuale chiaramente ispirato o improntato ad un esempio o a un modello
significativo. L’imitazione può riguardare anche la reinterpretazione in termini
architettonici delle forme della natura.

_Per analogia: (gr. ana=uguale+logos=relazione) riguarda il rapporto di somiglianza


tra gli elementi costitutivi, e quindi tra scelte distributive, estetiche o funzionali di
progetti che però si distinguono, nel resto, per qualità proprie.

_Per citazione: (lat. citare=chiamare) riguarda la menzione esplicita ad un


riferimento. Nel procedimento di citazione il riferimento può appartenere anche ad
ambiti diversi da quello architettonico, come la letteratura, le arti figurative o la
musica.
I riferimenti del progetto
> Il rapporto con i riferimenti può avvenire secondo tre procedimenti fondamentali:

_Per imitazione: (lat. imitari=misurare i gesti altrui) riguarda un atteggiamento


progettuale chiaramente ispirato o improntato ad un esempio o a un modello
significativo. L’imitazione può riguardare anche la reinterpretazione in termini
architettonici delle forme della natura.

_Per analogia: (gr. ana=uguale+logos=relazione) riguarda il rapporto di somiglianza


tra gli elementi costitutivi, e quindi tra scelte distributive, estetiche o funzionali di
progetti che però si distinguono, nel resto, per qualità proprie.

_Per citazione: (lat. citare=chiamare) riguarda la menzione esplicita ad un


riferimento. Nel procedimento di citazione il riferimento può appartenere anche ad
ambiti diversi da quello architettonico, come la letteratura, le arti figurative o la
musica.
I riferimenti del progetto

Frank Lloyd Wright, Guggenheim Museum, New York (1943-1959)


I riferimenti del progetto

Santiago Calatrava, Planetario della Città


della Scienza, Valencia (1991)
I riferimenti del progetto

Eero Saarinen, Sedia della serie Tulipano (1948-1955)


I riferimenti del progetto

Poul Kjaerholm, PK9, Fritz Hansen (1961)


I riferimenti del progetto
> Il rapporto con i riferimenti può avvenire secondo tre procedimenti fondamentali:

_Per imitazione: (lat. imitari=misurare i gesti altrui) riguarda un atteggiamento


progettuale chiaramente ispirato o improntato ad un esempio o a un modello
significativo. L’imitazione può riguardare anche la reinterpretazione in termini
architettonici delle forme della natura.

_Per analogia: (gr. ana=uguale+logos=relazione) riguarda il rapporto di somiglianza


tra gli elementi costitutivi, e quindi tra scelte distributive, estetiche o funzionali di
progetti che però si distinguono, nel resto, per qualità proprie.

_Per citazione: (lat. citare=chiamare) riguarda la menzione esplicita ad un


riferimento. Nel procedimento di citazione il riferimento può appartenere anche ad
ambiti diversi da quello architettonico, come la letteratura, le arti figurative o la
musica.
I riferimenti del progetto

Le Corbusier, Verso un’architettura, Le Corbusier, Casa di Ozenfant, Parigi (1923)


Parigi 1923
I riferimenti del progetto

Le Corbusier, Casa di Ozenfant, Parigi Francesco Venezia, Progetti


(1923) recenti
I riferimenti del progetto

Tadao Ando, Rokko Housing 1-2, Hyogo Sol LeWitt, Struttura (1973-1983)
(1978-1986)
I riferimenti del progetto

Piero Portaluppi, Hellytown (1926) Steven Holl, Complesso


residenziale Toolenburg-Zuid,
Schiphol-Amsterdam (2001)
I riferimenti del progetto

Le Corbusier, Unité d’Habitation, Steven Holl, Dormitori studenteschi al


Marsiglia (1947-1953) MIT, Cambridge, Massachussets
(1998-2002)
I riferimenti del progetto

Ettore Sottsass, Macchina da scrivere Philippe Starck, La Marie, Kartell (1999)


portatile, Olivetti (1969)
I riferimenti del progetto
> Il rapporto con i riferimenti può avvenire secondo tre procedimenti fondamentali:

_Per imitazione: (lat. imitari=misurare i gesti altrui) riguarda un atteggiamento


progettuale chiaramente ispirato o improntato ad un esempio o a un modello
significativo. L’imitazione può riguardare anche la reinterpretazione in termini
architettonici delle forme della natura.

_Per analogia: (gr. ana=uguale+logos=relazione) riguarda il rapporto di somiglianza


tra gli elementi costitutivi, e quindi tra scelte distributive, estetiche o funzionali di
progetti che però si distinguono, nel resto, per qualità proprie.

_Per citazione: (lat. citare=chiamare) riguarda la menzione esplicita ad un


riferimento. Nel procedimento di citazione il riferimento può appartenere anche ad
ambiti diversi da quello architettonico, come la letteratura, le arti figurative o la
musica.
I riferimenti del progetto

Edward Hopper, House by the Alfred Hitchcock, Psycho (1960) – Bates


Railroad (1925), Museum of Modern Motel
Art, New York
I riferimenti del progetto

Aldo Rossi, Quartier Schützenstraße, Berlino (1994-1997)


I riferimenti del progetto

Steven Holl, Stretto House, Dallas-Texas (1989-1991)


I riferimenti del progetto

Paul Signac

Alessandro Mendini,
Proust Armchair,
Cappellini (1978)
I riferimenti del progetto

Aldo Rossi, La Cupola, Alessi (1988)

Robert Venturi, Chippendale chair,


Knoll (1984)
I riferimenti del progetto
Istituto Europeo del Design
2° anno. docente: arch. Matteo Moscatelli

Storia dell’architettura contemporanea

Lezione 1.5: Il concetto di "serie"


Il concetto di “serie”
La mostra “Serie Fuori Serie”, curata nel 2009 da Andrea Branzi alla
Triennale di Milano, ha riportato l’attenzione su una possibile
classificazione nell’ambito del design.

La mostra, dedicata alle relazioni tra il design e l’industria (e riferita


specificatamente al caso italiano), è stata suddivisa in 4 parti:

> sperimentazione: riguardante la ricerca per la sostenibilità, i


prototipi, la ricerca espressiva e tecnologica, l’arredamento su misura
e l’alto artigianato;

> piccola serie: riguardante inizialmente prodotti d’elite, e


successivamente una strategia con la quale molte aziende, attraverso
una maggiore flessibilità produttiva, hanno cercato di affrontare il
frazionamento dei mercati

> grande serie: appartenente soprattutto alle categorie


dell’arredamento, degli elettrodomestici e nel campo dei trasporti

> fuori serie: nata come mediazione tra la logica dell’omologazione


dei consumi di massa ed il suo rifiuto individuale
Il concetto di “serie”

Marc Newson, Lockheed chaise longue (1986)


Il concetto di “serie”

Aldo Rossi, Armadio "Cabina dell'Elba",


Molteni (1980)
Il concetto di “serie”

Achille Castiglioni, Lampada Parentesi, Flos (1970)


Il concetto di “serie”

Verner Panton, Panton Chair, Herman Miller (1955-1967)


Il concetto di “serie”

Leonardo Fioravanti, Ferrari P6, Ferrari (1968)


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