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CORSO DI STUDIO

STORIA DELLE ARTI E CONSERVAZIONE DEI BENI ARTISTICI


LAUREA MAGISTRALE (DM270) – INDIRIZZO CONTEMPORANEO

CORSO DI ARCHITETTURA CONTEMPORANEA II


CREDITI FORMATIVI UNIVERSITARI 6

Docente: Patrizia Mello


a.a. 2021-2022

© Patrizia Mello

►►È severamente vietata la riproduzione di questi materiali o il


riutilizzo anche parziale, con qualsiasi strumento.
BIENNALE ARCHITETTURA 2021:
HOW WILL WE LIVE TOGETHER?
• 17. Mostra Internazionale di Architettura (21 maggio - 22
novembre 2021).
• Curatore: Hashim Sarkis (1964, Beirut, Libano)

• «Abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale. In un


contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più
ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori,
chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali
possiamo vivere generosamente insieme: insieme come esseri
umani che, malgrado la crescente individualità, desiderano
connettersi tra loro e con le altre specie nello spazio digitale e
in quello reale; insieme come nuove famiglie in cerca di spazi
abitativi più diversificati e dignitosi; insieme come comunità
emergenti che esigono equità, inclusione e identità spaziale;
insieme trascendendo i confini politici per immaginare nuove
geografie associative; e insieme come pianeta intento ad
affrontare delle crisi che richiedono un’azione globale affinché
possiamo continuare a vivere».
Padiglione Venezia ai Giardini della
Biennale

Sapere come usare il sapere

Michele De Lucchi con il suo studio


AMDL CIRCLE, presenta le Education
Stations.
Anne Lacaton (1955, Saint-
Pardoux, Francia)
Jean-Philippe Vassal
(1954, Casablanca,
Marocco) «Una buona architettura è aperta, aperta alla
vita, aperta per migliorare la libertà di
chiunque, dove chiunque può fare ciò di cui
ha bisogno» (Anne Lacaton e Jean-Philippe
Vassal - Premio Pritzker 2021).

Trasformazione degli edifici G, H, I, Grand Parc, 530 unità, alloggi sociali


Bordeaux, Francia, 2017
• […] non possiamo sottrarci
all’architettura, finché facciamo
parte della civiltà, poiché essa
rappresenta l’insieme delle
modifiche e delle alterazioni
operate sulla superficie
terrestre, in vista delle
necessità umane, eccettuato il
puro deserto.
William Morris (Walthamstow, 24 marzo
1834 – Hammersmith, 3 ottobre 1896)

• (Prospects of Architecture in
Civilization, 1881)
Jaap Bakema (Groningen, 1914 –
Rotterdam, 1981)

“Sarebbe meglio che, nelle campagne elettorali, i politici


mostrassero sui manifesti non tanto le loro facce, quanto il
genere di ambiente costruito che risulterebbe dalle loro
intenzioni politiche”.
«Architettura è creare un luogo d'incontro per i sentimenti delle persone».

Toyo Ito (Seul,1941)

Toyo Ito:
Home for
All

Biennale di Architettura 2012 – Common Ground (29 agosto-25 novembre 2011)


Leone d’Oro al Padiglione Giapponese: «Home for Hall».

Home-for-All è stata realizzata alla fine di ottobre 2011 nella zona orientale di Sendai
colpita dal terremoto.
• In realtà, sono sempre più
convinto che l’architettura è
strettamente correlata alle forze
che trainano e sostengono
un’epoca e che non può essere
altro che un’espressione di queste
forze. Non è una moda, ma
neppure qualcosa di eterno; è
parte di un’epoca […]
L’architettura è un processo
Ludwig Mies van der Rohe (Aquisgrana
storico.
1886 – Chicago 1969)

• (L’architettura non è un Martini,


1964)
Walter Gropius, 1928
(Berlino, 18 maggio 1883 – Boston, 5 luglio 1969)

«I tempi nuovi richiedono una propria espressione. Forma stampata con


esattezza, priva di casualità, contrasti netti, l’ordinamento delle componenti,
l’organizzazione di parti simili in serie, unità di forma e colore».

(Walter Gropius, The development of Modern Industrial Architecture, 1913).


• La Cattedrale del futuro come
Cattedrale del Socialismo

• «Diamo vita tutti assieme alla


nuova costruzione del futuro
in cui tutto – architettura,
scultura e pittura – sarà
destinato a fondersi»
(W. Gropius)

https://www.bauhaus100.com/

Manifesto dello Staatliches Bauhaus di


Weimar, 1919, xilografia di Lyonel
Feininger (new York, 1871- New York,
1956)
• «Il Bauhaus intende servire
• «Una cosa è determinata dalla sua
allo sviluppo attuale natura. Per plasmarla in modo che
dell’abitazione, dalla funzioni bene (che si tratti di un
semplice suppellettile recipiente, di una sedia o di una
domestica fino alla casa casa), bisogna prima investigare la
d’abitazione completa […] sua natura; poiché deve servire
L’uomo moderno, che pienamente al suo scopo, e cioè
indossa vesti moderne, e adempiere praticamente le sue
non storiche, ha bisogno funzioni, essere durevole, costare
anche di case d’abitazione poco ed essere ‘bella’».
moderne, adeguate a lui e
alla sua epoca, con tutti gli
oggetti di uso quotidiano che
corrispondono al presente».
Walter Gropius, Principi della produzione del
Bauhaus,1925
Primo Manifesto della rivista «De Stijl», 1918

1. Vi è una vecchia coscienza del tempo e ve n’è una


nuova.
La prima tende verso l’individualismo.
La nuova tende verso l’universale […].
Theo van Doesburg, Robert van 't Hoff, Vilmos Huszár, Antony Kok, Piet Mondrian, Georges
Vantongerloo, Jan Wils
Piet Mondrian (Amersfoort, 1872 – New York,
1944))

Tableau 2, 1922. Oil on canvas, (55.6 x 53.4


cm). Solomon R. Guggenheim Museum, New
Piet Mondrian Le Néo-Plasticisme (1920) York

«Così come l’uomo è maturato per opporsi alla dominazione dell’individuo, all’arbitrio,
allo stesso modo l’artista è maturato per opporsi alla dominazione dell’individuale nelle
arti plastiche e cioè alla forma e al colore naturali, alle emozioni». (Prefazione II, ottobre
1919)
«L’artista, da riproduttore, si è
trasformato in costruttore di un
nuovo universo di oggetti».

Nel 1923 El Lissitzky aderì a De


Stijl.

«Il Proun fa nascere l’esigenza


dell’utilità. […] Il proun comincia
sulla superficie, passa alla
costruzione di modelli spaziali e
infine alla costruzione di tutti gli
oggetti della vita comune».
El Lissitzky, 1922
Adolf Loos, Ornamento e delitto, 1908
«Il Papua copre di tatuaggi la propria
pelle, la sua barca, il suo remo, in «Gli uomini che vivevano in
breve ogni cosa che si trovi a portata branco dovevano vestirsi di
di mano. Non è un delinquente, ma vari colori per differenziarsi
l’uomo moderno che si tatua è un gli uni dagli altri; l’uomo
delinquente o un degenerato. […] moderno usa il suo vestito
L’uomo moderno, che celebra come una maschera. La sua
l’ornamento come espressione individualità ha una forza
dell’esuberanza artistica di epoche talmente enorme che essa
passate, riconoscerà immediatamente non può più essere espressa
l’aspetto forzato, tortuoso e malato dagli abiti che egli indossa.
dell’ornamento moderno. Nessun L’assenza di ornamento è
ornamento può più essere inventato una prova di spiritualità».
oggi da chi vive al nostro livello di
civiltà».
Le Corbusier, Vers une architecture, 1923

«C’è un mestiere, uno solo, l’architettura, dove


il progresso non è di rigore, dove la pigrizia
regna, dove ci si riferisce volentieri al passato.
Dappertutto peraltro l’inquietudine del
domani tormenta e conduce alla soluzione: se
non si va avanti si fa fallimento. […] Io mi
colloco dal punto di vista dell’architettura,
nello stato d’animo dell’inventore d’aeroplani.
[…] La lezione dell’aeroplano non è tanto nelle
forme create, e, prima di tutto, bisogna
imparare a vedere in un aereo non un uccello
o una libellula, ma una macchina per volare; la
lezione dell’aeroplano è nella logica che ha
presieduto all’enunciato del problema e che ha
condotto alla riuscita della sua realizzazione.
Oggi quando un problema è posto, trova
fatalmente la sua soluzione. Il problema della
casa non è stato ancora posto».

Le Corbusier
http://arti.sba.uniroma3.it/esprit/
«Nessuno nega oggi la bellezza che si
sprigiona dalle creazioni della moderna
industria. Le costruzioni e le macchine si
costruiscono sempre più secondo
proporzioni, giochi di volumi e materiali, in
modo tale che esse sono delle vere e
proprie opere d'arte, poiché implicano il
numero, cioè l'ordine».

(Le Corbusier e Amédée Ozenfant, L'Esprit Nouveau n. 1,


1920)

«C’è uno spirito nuovo; è uno spirito di


sintesi guidato da una concezione chiara».

(Le Corbusier e Amédée Ozenfant, L'Esprit Nouveau n.


1, 1920)

Couverture du n°1 de L'Esprit Nouveau, octobre 1920


Illustrazione di Ozenfant e Jeanneret “Sur la
plastique”, riproduzione in “L’Esprit
Nouveau” n°1, ottobre 1920
Le Corbusier, Vers une architecture, 1923
«Il Volume»
«L’architettura è il gioco sapiente, esatto e magnifico dei volumi
assemblati nella luce. I nostri occhi sono fatti per vedere forme
nella luce: luce e ombra rivelano queste forme; cubi, sfere e
cilindri o piramidi sono le grandi forme primarie che la luce rivela
al meglio. La loro immagine sta dentro di noi, distinta e tangibile,
priva di ambiguità. È per questo che sono forme belle in assoluto.
Tutti concordano in questo, il bambino, il selvaggio e il metafisico.
Ciò appartiene alla vera natura delle arti plastiche».

(Le Corbusier, Vers une architecture, «Il Volume» 1923)


Le Corbusier, Vers une architecture, 1923
Le Corbusier, Vers une
architecture, 1923
Le Corbusier, Vers une architecture, 1923

• Elementi primari quali colonne e triglifi nei templi e ruote, fari, telai nelle automobili –
«forme tipo» che, una volta definite e relazionate in un sistema, avrebbero poi potuto
svilupparsi verso la perfezione.
Le Corbusier, Maison Dom-Ino, prospettiva di un’ossatura tipo, 1914

«Struttura portante standard per realizzazioni in gran serie»


Mostra «Le Corbusier Mesures de l’Homme», 29 aprile
– 3 agosto 2015, Centre Pompidou, Parigi
«Maison Citrohan», 1920.
Le Corbusier, Vers une architecture, 1923 – Case in serie
«I portalampada, le lampade,
le ghirlande, gli ovali squisiti
dove colombe triangolari
tubano e si baciano, i salottini
pieni di cuscini che sembrano
zucche di velluto, giallo e nero,
non sono più che le
testimonianze insopportabili di
uno spirito già morto. Sia
questi santuari soffocanti, sia le
grossolanità paesane ci
offendono.
Abbiamo preso gusto all’aria
libera e alla luce piena».

Le Corbusier, Verso una architettura,


Milano, Longanesi & C., edizione del Charles-Édouard Jeanneret nel suo appartamento in
1984, p. 70 rue Jacob a Parigi, intorno al 1920
«Esiste l’arte e non l’arte decorativa. L’arte è un modo di fare
le cose bene. Preferisco un ciottolo fatto dal buon Dio, una farfalla o un osso
corroso dal mare a un oggetto che rappresenta dei colombi o a dei posacenere che
rappresentano un Santo».
(dal film «Le Corbusier», un film di Jacques Barsac, 2016)

«Le Corbusier. Viaggi, oggetti e collezioni», mostra presso la Pinacoteca Agnelli (27
aprile - 5 settembre 2021).
Copertina di L’Art décoratif
d’aujourd’hui, 1925
Le Corbusier e Pierre
Jeanneret, Pavillon de l’Esprit
nouveau, Parigi, 1925
http://www.cristianchironi.it/?portfolio=my-
house-is-a-le-corbusier-esprit-nouveau

«My house is a Le Corbusier»


Progetto di Cristian Chironi promosso dalla
Fondation Le Corbusier
Bologna, Padiglione Esprit Nouveau
7 - 25 Gennaio 2015
«Il signor Focillon (1881-1943) ci ha detto (questa è
almeno la mia interpretazione: ‘Quello che potrà dare
all’arte la sua direzione, o almeno fargli fare la svolta
necessaria, è la città, la costruzione della città’. Ha detto
molto nobilmente:
‘La città con i suoi templi e i suoi palazzi’. Io dirò al
signor Focillon: ‘La supplico, tenga conto anche degli
alloggi’. In effetti, dal mio punto di vista, la città è fatta
prima di case, dopo vengono i templi e i palazzi».

Le Corbusier, Sur les 4 routes (Paris 1941), Paris, Dënoel/Gonthier, 1970,


traduzione di Amedeo Petrilli, in A. Petrilli, Il testamento di Le Corbusier,
Venezia, Marsilio, 1999, p. 32
Le Corbusier, Unité d’habitation, Marsiglia, 1946-1952
«Considero l’abitazione come il tempio della famiglia. La casa deve
essere in ogni sua parte il luogo ideale per la famiglia, ovvero il paradiso
terrestre. Noi abbiamo il compito di realizzare questo paradiso sulla
terra».

Unité d'habitation à Marseille, © 1949-


1952, Lucien Hervé
Il tetto terrazza
Le Corbusier, Unité d’habitation, Marsiglia, 1946-1952
Il tetto terrazza

La collettività costituisce un limite o una fonte di liberazione. Il problema è trovare il


giusto equilibrio.
Le Corbusier
«L’occhio sarà
stupito di vedere
quanta libertà esista
in una cosa
compressa come
l’abitazione».
Le Corbusier

Le Corbusier et
Pierre Jeanneret,
Maisons montées à
sec, 1939
Le Corbusier, Unité d’habitation, Marsiglia, 1946-1952
Strada pubblica interna.
Viaggio di studio in Francia, luglio 2015
http://www.cristianchironi.it/?portfolio=my-house-is-a-le-corbusier-appartment-50-unite-
dhabitation

Cristian Chironi
«My house is a Le Corbusier»
(Appartement 50 - Unité d'habitation) - Marsiglia 14 novembre > 13 dicembre 2015
MVRDV, Mirador, edificio residenziale,
Sanchinarro, Spagna, 2005
MARKET HALL
Design: MVRDV

Year: 2004-2014

Location : Rotterdam, The Netherlands

Client : Provast Nederland bv, The Hague,


Netherlands

Program : 100.000 m2, 228 Apartments, 100


fresh market produce stalls, food related retail
units, preparation and cooling space,
supermarket, 1.200 parking spaces.

Budget : EUR 175 Million


«Ho un castello sulla Riviera che è 3.66 metri per 3.66 metri fatto per mia moglie. E’ un posto di stravagante comfort e gentilezza.
Si trova a Roquebrune, in un percorso che si raggiunge quasi dal mare. Una porta piccola, una piccola scala e l’accesso a una cabina
incorporata nei vigneti.
Il sito è grande, una superba baia con ripide scogliere».

(Le Corbusier) Cabanon de Le Corbusier, Roquebrune-Cap-


Martin, Francia, 1951-1952
Al Presidente degli Ospedali riuniti di Venezia
«Gentile Signore, mi sono messo in testa di occuparmi del suo problema, il nuovo Ospedale di
Venezia. Un ospedale è una «casa dell’uomo». La chiave è sempre l’uomo: la sua statura
(l’altezza), il suo passo (l’estensione), il suo occhio (il suo punto di vista), la sua mano, sorella
dell’occhio. La sua dimensione fisica e psichica sono in totale contatto. Così si presenta il
problema. La felicità è un fatto d’armonia. Quello che si relazionerà ai piani del suo Ospedale si
estenderà al suo intorno per un processo di osmosi. È per amore della sua città che ho accettato
di essere con lei».

(Le Corbusier, Opera completa, vol. 8, 1965-1968, Zurigo, Les Editions d’Architecture, 1991).

La nuova struttura doveva avere una


capacità di ricezione per 1.200 posti
letto, ridotta successivamente a 800
posti.

H VEN LC Hôpital de Venise Le


Corbusier, primo progetto di
massima, 1 ottobre 1964
«Ah, era molto difficile, sapete. Ci vuole un tatto eccezionale, là dentro […] Venezia è
una città sulla laguna, è una città che esiste a filo d’acqua, limitata dall’acqua…
Metterle dentro qualcosa che soprattutto non fosse un grattacielo o qualche
marchingegno di quel tipo […] c’è già il campanile, c’è San Marco, c’è Palazzo Ducale
[…] sono le sue emergenze significative. Ebbene, io credo che la mia Venezia moderna
andrà d’accordo con quelle cose».

(Le Corbusier, Messaggio in una bottiglia, in «Spazio e Società», n. 6 giugno 1979. Il testo è la deregistrazione
dell’intervista che Hugues Desalles fece a Le Corbusier nel suo appartamento a Parigi, il 15 maggio 1965,
circa tre mesi prima della sua morte).

Veduta a volo d’uccello del nuovo ospedale a San Giobbe, Venezia


BÂTIR SANS BÂTIR
«La città di Venezia è là, e io l’ho seguita. Non ho proprio inventato niente. Ho solo
progettato un complesso ospedaliero che può nascere, vivere ed espandersi come una mano
aperta: è un edificio «aperto», senza una sola facciata definitiva, in cui si entra dal di sotto,
cioè dal di dentro, come in altri luoghi di questa città».

(Da « Il Gazzettino », quotidiano di Venezia, aprile 1965)

Ripresa aerea di Venezia con il fotomontaggio del nuovo ospedale a San Giobbe,
nella variante a 800 letti di Guillermo Jullian de la Fuente, gennaio 1967
Un colloquio con Mies - di Christian Norberg-Schulz (1926-2000)

“Se si volesse inventare ogni giorno qualcosa, non si arriverebbe da nessuna parte.
Inventare forme interessanti non costa niente, ma ci vuole molto per elaborare a fondo
una cosa. Quando insegno, cito spesso un esempio di Viollet-le-Duc. Egli ha mostrato
che i trecento anni necessari per l’evoluzione della cattedrale gotica sono stati dedicati
principalmente alla rielaborazione e al miglioramento dello stesso tipo costruttivo. Noi ci
limitiamo alle costruzioni che sono possibili in questo momento e cerchiamo di chiarirle
in tutti i loro particolari. In questo vogliamo porre la base per futuri sviluppi”.

(Mies van der Rohe, 1958)

"I don't want to be interesting. I want to be


good.“

Mies van der Rohe

«Io non mi oppongo alla forma, ma soltanto


alla forma come scopo. […] La forma come
scopo porta sempre al formalismo».
Progetto di concorso per un
grattacielo di vetro,
Friedrichstrasse, Berlino, 1921

«[…] I miei studi su un modellino di


vetro mi mostrarono la via, e ben
presto mi accorsi che con il vetro
non si tratta di creare effetti di luci e
ombre, bensì un ricco gioco di
riflessi luminosi».
(Ludwig Mies van der Rohe)
Mies van der Rohe, Lake Shore
Drive Apartments, Chicago,
1948-1951

6,4 m
Cosa sarebbe il calcestruzzo, cosa
l’acciaio, senza il vetro?

«Cosa sarebbe il calcestruzzo, cosa


l’acciaio, senza il vetro? Il potere di
entrambi di rivoluzionare lo spazio
sarebbe minato, anzi, persino
annullato; resterebbe una pura
promessa. Soltanto la pelle in vetro,
soltanto le pareti vetrate permettono
alla struttura a scheletro di assumere
una conformazione costruttiva chiara e
le assicurano le sue potenzialità
architettoniche».

Ludwig Mies van der Rohe, 1933


Ludwig Mies van der Rohe, in collaborazione con Philip
«Il concetto ed il procedimento Johnson, Seagram Building, 375 Park Avenue, New York,
da me utilizzati per il Seagram 1954-1958
Building non differivano per
nulla da quelli degli altri edifici
che ho costruito. La mia idea o,
piuttosto, la «direzione» in cui
vado, è quella di un edificio e di
una struttura chiari – e ciò vale
non per questo o quel
problema, ma per tutti i
problemi architettonici che
affronto. In realtà io sono del
tutto contrario all’idea secondo
cui un edificio particolare
debba avere un carattere
individuale – per me si tratta
piuttosto di un carattere
universale che dev’essere
determinato dal problema
generale che l’architettura si
sforza di risolvere».
L. Mies van der Rohe
Dove stiamo andando?

«Noi non siamo alla fine, ma all’inizio di un’epoca. Un’epoca che sarà
guidata da un nuovo spirito, che sarà spinta da nuove forze, nuove
tecnologie, forze sociologiche ed economiche, e che avrà nuovi
strumenti e nuovi materiali. Per questa ragione avremo una nuova
architettura. Ma il futuro non si genera automaticamente. Soltanto se
facciamo nel modo giusto il nostro lavoro, creiamo una solida base per il
futuro. In tutti questi anni ho imparato sempre di più che l’architettura
non è un gioco di forme. Sono arrivato a capire la stretta relazione tra
architettura e civilizzazione. Ho imparato che l’architettura deve
discendere dalle forze portanti e innarrestabili della civilizzazione, e che,
nel migliore dei casi, può essere un’espressione della struttura più
profonda del suo tempo».

Mies van der Rohe, 1960


«Questo è ciò a cui sto lavorando. Non sto lavorando
sull’architettura: io lavoro sull’architettura come linguaggio,
e penso sia necessaria una grammatica per avere un
linguaggio. È una disciplina. Dopo si può usare il linguaggio
per scopi normali e parlare in prosa. E se sei bravo puoi
parlare una magnifica prosa, e se sei veramente bravo puoi
essere un poeta. Ma è lo stesso linguaggio, questa è la sua
caratteristica. Un poeta non produce un linguaggio
differente per ogni problema. Non è necessario; egli usa lo
stesso linguaggio, usa persino le stesse parole. In musica è
lo stesso, e il più delle volte con gli stessi strumenti. Penso
che sia lo stesso anche in architettura».

L. Mies van der Rohe, Il futuro dell’architettura, 1955


Ludwig Mies van der
Rohe, Neue
Nationalgalerie,
Berlino, 1962-1968
Alexander Calder. Minimal / Maximal
22.08.2021 to 13.02.2022
Neue Nationalgalerie

Alexander Calder (1898–1976)

Alexander Calder, “Five Swords”, 1976, Sheet metal, bolts, paint, 541 x 671 x 884 cm / 213 x 264
x 348, Calder Foundation, New York
La Neue Nationalgalerie è stata nuovamente aperta ai visitatori nel mese di agosto
2021.
Restauro: 2012-2021.
Arch. David Alan Chipperfield (1953)
La storia di 150 anni di interscambio tra
«Tokyo – Berlin / Berlin – Tokyo.
Giappone e Germania nel settore della
The Art of two cities».
pittura, dell’architettura, della grafica, della
Toyo Ito incontra Mies van der
fotografia e del cinema.
Rohe, 2006

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