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Chi, invece, prestava il proprio lavoro (gli operai) era ricco solo della prole (cioè dei
figli da mandare a loro volta a lavorare) e veniva pertanto definito proletario.
Le condizioni di vita dei proletari, specie in Inghilterra, dove la Rivoluzione
industriale anticipò di circa un cinquantennio quella dell'Europa continentale, erano
molto disagevoli e le abitazioni in cui essi vivevano - spesso di proprietà degli stessi
datori di lavoro - erano malsane.
Tale situazione fu alla base della nascita, tra il 1815 e il 1848, sia del socialismo
utopistico sia di quello detto scientifico.
Contrariamente a quello che era capitato nei secoli precedenti, non fu la nobiltà ad
approfittare della nuova situazione economica, ma la borghesia.
Contemporaneamente allo svilupparsi del processo di industrializzazione si fecero
spazio nuove idee ottimistiche, maturate assieme alla convinzione di una sicura
felicità per l'uomo che, non più soggetto alla durezza del lavoro fisico, era aiutato
anche dai progressi della scienza.
L’illuminismo “ …Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza…”
Socialismo utopistico
Fu così chiamato per
l'irrealizzabilità delle sue
proposte in quanto tese non
tanto all'emancipazione di una
particolare classe sociale (quella
del proletariato), ma di tutta
l'umanità.
Socialismo scientifico
Così definito perché i principi su
cui si basava venivano fatti
derivare dall'analisi scientifica
dei rapporti economici. Da
questa prendeva le mosse la
programmazione
rivoluzionaria che avrebbe
dovuto portare il proletariato a
rovesciare la borghesia
instaurando un sistema sociale
senza più privilegi né classi.
L’illuminismo “ …Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza…”
L'ottimismo veniva dalla fede nelle capacità intellettive degli uomini i quali, con
la sola ragione, sarebbero stati in grado di liberarsi dalle vecchie idee, dai
pregiudizi, dall‘ignoranza e dalla superstizione.
Le tenebre in cui l'uomo si dibatteva, quindi, sarebbero state rischiarate dalla luce
della ragione. Da ciò il termine Illuminismo, che indica l'atmosfera culturale
caratterizzante il XVIII secolo, detto pure “secolo dei lumi”.
Le parole del filosofo tedesco Immanuel Kant (Kònigsberg, 1724-1804) raccontano il
carattere della nuova cultura. Così egli scriveva nel 1784:
L’architetto che, specie tra gli anni Settanta e Novanta del Settecento, propose
con i suoi progetti una rottura radicale e definitiva con il passato barocco e
rococò fu il francese Étienne-Louis Boullée.
Cenotafio di Newton.
Sezione con effetto notturno, 1784.
Inchiostro e acquerello, 39,8x64,7 cm.
Parigi, Biblioteca Nazionale,
Gabinetto delle Stampe
L’illuminismo Ètienne-Louis Boullé (1728-1799)
Utopìa
Dal greco ou, non e tòpos, luogo, cioè «luogo che non esiste».
Termine coniato dal filosofo e santo inglese Thomas More nel 1516 con la pubblicazione del
suo libro Utopia, dove si parla di un paese ideale.
«Utopia» si adopera per indicare un ideale, un sogno, un'aspirazione, un qualcosa che non può
avere una pratica attuazione.
L’illuminismo Ètienne-Louis Boullé (1728-1799)
Cenotafio.
Dal greco kenòs, vuoto, e tàfos, tomba.
Si tratta di una «tomba vuota», di un monumento sepolcrale in onore di un defunto
illustre.
Cenotafio di Newton.
Sezione con effetto
notturno, 1784.
Inchiostro e acquerello,
39,8x64,7 cm.
Parigi, Biblioteca Nazionale,
Gabinetto delle Stampe
L’illuminismo Ètienne-Louis Boullé (1728-1799)
Sfera armillare
Antico strumento astronomico composto di anelli (armille, dal latino armìlla, bracciale o
cerchio di ferro), ognuno dei quali rappresenta una delle sfere celesti secondo l'antica
concezione tolemaica che vedeva la Terra al centro dell'universo e i pianeti, il Sole e le stelle
inglobati in sfere trasparenti e ruotanti attorno alla Terra.
Cenotafio di Newton.
Sezione con effetto diurno,
1784.
Inchiostro e acquerello,
39,8x64,7 cm.
Parigi, Biblioteca Nazionale,
Gabinetto delle Stampe
Neoclassicismo “ … una nobile semplicità e una quieta grandezza …”
La cultura artistica e letteraria della seconda metà del Settecento e dei primi anni
dell'Ottocento è attraversata da numerose istanze di rinnovamento, la
componente innovativa più pervasiva fu quella classicistica.
La passione per l'antico, mai spentasi dopo il
rinascimento, diventa, nel secolo dei lumi, grazie
anche all'enorme diffusione delle stampe e dei
libri, nonché ai viaggi e all'internazionalismo della
cultura, la cifra forse più significativa e riconoscibile
non solo della società artistica europea, ma anche
di quella di aree geografiche distanti dal vecchio
continente.
Questi nella sua terra d'origine aveva studiato teologia, medicina e matematica; aveva
poi lavorato come bibliotecario, appassionandosi alla lettura dei testi classici greci e nel
1755 aveva pubblicato a Dresda i “Pensieri sull'imitazione dell'arte greca nella pittura e
nella scultura”. In tale opera sono già presenti tutti i temi del pensiero neoclassico.
Arriva a Roma nel 1755 e continua il suo lavoro di bibliotecario presso il cardinale
Domenico Passionèi, dal 1758 è al servizio del cardinale Alessandro Albani, uno dei
maggiori collezionisti del tempo. Qui, lavorando e studiando, conduce a termine
un'opera grandiosa e innovativa iniziata nel 1756, la Storia dell'arte nell'antichità,
pubblicata nel dicembre 1763 con la data 1764.
Nei “Pensieri sull'imitazione dell'arte greca” (1755) che costituisce la prima e già
compiuta teorizzazione del Neoclassicismo, Winckelmann parte dal presupposto che il
buon gusto aveva avuto origine in Grecia e che tutte le volte che si era allontanato
da quella terra, aveva perduto qualcosa.
La grandezza artistica era, perciò, propria dei Greci. Pertanto “l'unica via per divenire
grandi e, se possibile, inimitabili, è l'imitazione degli antichi”.
Antonio Canova,
Apollo del Belvedere.
Da J.J. Winckelmann,
Storia delle arti del disegno
presso gli antichi,
Roma 1783, II.Tav. IX.
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) “la bellezza ideale”
Antonio Canova,
Orfeo , 1777
Venezia, Museo Correr
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822)
Nel 1779, compì il suo primo viaggio a Roma, ospite
dell'ambasciatore Veneto, a Palazzo Venezia,
Gerolamo Zulian che fu grande mecenate degli
artisti Veneti, da Pier Antonio Novelli a Gianantonio
Selva, da Giacomo Quarenghi a Francesco Piranesi, da
Raffaello Morghen a Giovanni Volpato.
Lo stesso Zulian procurò a Canova le prime
commissioni a Roma e direttamente gli ordinò Teseo
sul Minotauro (1781) e Psiche (1793).
Da Parigi si recò anche a Londra per vedere i marmi fidiaci del Partenone lì
condotti da Lord Elgin.
Amato e ammirato dagli amici e dai potenti, ebbe incarichi di lavoro dalla nobiltà
veneta e romana, da Napoleone e dai membri della sua famiglia, da nobili russi e
dotti amici inglesi, dagli Asburgo d'Austria, dai Borboni di Napoli, dalla corte
pontificia.
Dal 1802 fu Ispettore Generale delle Belle Arti dello Stato Pontificio al quale
fece dono della collezione di antichità della nobile famiglia Giustiniani, messa in
vendita e acquistata a sue spese, mentre cedeva il suo intero stipendio di Ispettore
all'Accademia di San Luca.
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822)
Nel luglio del 1819, Canova era a
Possagno per porre la prima pietra del
Tempio che volle progettare e donare
alla sua comunità come
chiesa parrocchiale:
il maestoso edificio sarà completato solo
dieci anni dopo la sua morte,
avvenuta il 13 ottobre 1822, a Venezia,
in casa dell'amico Francesconi.
Nei disegni, che mostrano un'attenzione costante per il nudo maschile e femminile,
molti sono gli studi dall'antico risalenti al primissimo periodo romano e ancor più le
cosiddette accadèmie.
Repubblica romana
Dopo le conquiste napoleoniche (Campagna d‘Italia) il Direttorio (organo
composto da cinque membri aventi il potere esecutivo, creato a seguito della
nuova costituzione datasi dai Francesi dopo la morte di Robespierre) fece in modo
che si creassero in Italia delle repubbliche sul modello francese.
Nel 1798 nacque quella romana, sotto il controllo indiretto della Francia.
Nudo maschile
II numero più elevato di disegni di nudi maschili rispetto a quelli di nudi femminili
dipende dalla maggior facilità a trovare, in quei tempi, dei modelli di sesso
maschile.
Accademie
Esercitazioni eseguite per apprendere i princìpi dell'arte del disegno nel modo
corretto in cui venivano insegnati nelle Accademie d'arte.
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) “la bellezza ideale”
Antonio Canova,
Accademia di nudo virile in posizione eretta,
ca 1807. Disegno a penna e inchiostro seppia su traccia a matita,
47,2x33,6 cm. Bassano, Museo Civico
Antonio Canova,
Accademia di nudo virile supino su di un masso,
ca 1780. Disegno a matita, 48,5x58 cm. Bassano, Museo Civico
Antonio Canova,
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) Due nudi femminili,
primi anni Novanta del XVIII secolo.
Disegno a matita e carboncino su carta avorio,
42,2x32,7 cm. Bassano, Museo Civico
Scopo di Canova è il raggiungimento della bellezza ideale, che i Greci avevano realizzato e di cui
avevano scritto anche gli artisti del Rinascimento, cioè quella derivante da un'idea di "bello" che
l'artista si forma nella mente dopo aver constatato l'impossibilità di trovare un corpo perfetto
in natura. A tale bellezza si può pervenire tramite la massima padronanza della tecnica scultorea
e sempre imitando la scultura classica.
L'opera è in marmo, unico materiale che Canova riteneva adatto alla scultura, in quanto poteva
rendere al meglio la morbidezza e la flessibilità della carne. Anzi, affinché tali caratteristiche
fossero esaltate quanto più possibile, molte sculture di Canova vennero totalmente o parzialmente
trattate con cera rosata o ambrata dall'artista stesso cosicché il colore del marmo finito fosse
simile a quello dell'incarnato.
Nel realizzare le sue prime sculture Canova lavorava da solo e modificava i particolari durante
l'esecuzione. Successivamente, egli organizzò la propria bottega in modo da riservare a sé
l'ideazione e la lavorazione della superficie finale, cioè l'attività creativa, mentre lasciava che gli
aiuti svolgessero le funzioni meno importanti. L'artista, infatti, partendo dal disegno definitivo
realizzava il modello in creta; gli assistenti traevano da questo il calco in gesso, in base al quale
poi sbozzavano il marmo.
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822)
Il lavoro dei suoi aiutanti si arrestava quando solo pochi strati di materia separavano l'abbozzo
dallo stato definitivo. A questo punto interveniva di nuovo il Canova che conduceva l'opera a
compimento secondo la propria sensibilità.
Tutte le sculture canoviane sono condotte fino al sommo grado di finitura, levigate sino a che il
marmo opaco non diventa totalmente liscio, traslucido, cioè quasi trasparente.
È in questa estrema finitura del marmo che risiede la poetica di Canova, attento ai particolari
oltre che alla resa complessiva e agli effetti di grande luminosità e tenue ombreggiatura.
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822)
… attento ai particolari oltre che alla
resa complessiva e agli effetti di grande
luminosità e tenue ombreggiatura.
Antonio Canova,
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) Amore e Psiche che si abbracciano,
1787-1793. Marmo, altezza 155 cm.
Parigi, Museo del Louvre.
È l'attimo che precede il bacio, un contatto che sta per avvenire, che l'atteggiamento dei corpi e
gli sguardi preannunciano.
Antonio Canova,
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) Schema geometrico sul piano del gruppo
di Amore e Psiche che si abbracciano,
1787-1793. Marmo, altezza 155 cm.
Parigi, Museo del Louvre.
La defunta,
la cui immagine in un medaglione è
portata in volo dalla Felicità Celeste
in forma di fanciulla,
è onorata dalla personificazione delle
proprie virtù:
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822)
la Fortezza, resa dal Icone
accovacciato e malinconico;
Antonio Canova,
Le Tre Grazie, 1812-1816.
San Pietroburgo, Ermitage
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822)
Rapporto privilegiato con l’imperatrice
Antonio Canova,
Le Tre Grazie,
modello in gesso, Possagno
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) “la bellezza ideale”
E il 22 settembre 1810, Canova, in viaggio una seconda volta per Parigi per ritrarre
l'imperatrice Maria Luisa, da Firenze scriveva queste parole all'amico
Antoine-Chrysostome Quatremère de Quincy :
Neoclassicismo Antonio Canova (1757-1822) “la bellezza ideale”