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Il Discorso preliminare

di D’Alembert
Filosofia della Civiltà e della Ragione

Di Paolo Quintili
quintili@uniroma2.it
I tre assi tematici fondamentali
u 1/ L’epistemologia sensistica e le sue conseguenze e ricadute sulle
questioni metafisiche e teologiche della natura dell’anima, dell’esistenza
di Dio e del libero arbitrio (tematiche che affiorano in superficie ma non
approfondite)
u 2/ L’immagine e la definizione del vero filosofo e della ricerca filosofica
come MODELLO archetipo cui improntare la convivenza fra gli uomini in
un’epoca illuminata;
u 3/ La critica al sistema formativo, alle scuole e ai collegi, che producono
uomini dogmatici, privi di spirito critico, conformisti e servili anziché
spiriti liberi, capaci di contribuire al progresso delle arti e delle scienze.
u L’oggetto e il contenuto dell’intera Encyclopédie ruota attorno a questi tre
assi tematici fondamentali che ritroviamo al cuore del Discorso
Preliminare.
Un prospetto genealogico
u Il metodo seguito da D’Alembert nell’esposizione del Discorso preliminare è
genealogico.
u La prima tappa è quella relativa alla definizione dell’epistemologia sensistica e
materialistica alla base dell’impresa.
u Le scienze utili, danno vita alle scienze più astratte, che a loro volta, in un circolo
fecondo, aiutano a perfezionare le prima scienze utili;
u Seguono poi le scienze che aiutano gli uomini nella comunicazione delle loro idee, per
ampliarne la sfera e soprattutto l’efficacia e la potenza.
u La logica, che è l’arte della disposizione e dell’enunciazione corretta, tramite il
linguaggio delle idee. Per l’intelligenza delle cose e l’esercizio della ragione.
u L’eloquenza, o arte oratoria, che sollecita invece le passioni, tramite il linguaggio, ai
fini della persuasione e del convincimento
u Che può scivolare e degenerare in retorica, «pedantesche puerilità che si sono onorate
con il nome di retorica»;
u Infine la storia e le ricerche storiche, «che ci uniscono ai secoli passati attraverso lo
spettacolo dei loro vizi e virtù, delle loro conoscenze e dei loro errori…» (p. 73).
Una tripla genesi dei saperi
u Abbiamo dunque a che fare con una tripla genesi successiva dei saperi umani
nell’Encyclopédie:
u 1/ una genesi pratica;
u 2/ una genesi speculativa;
u 3/ una genesi estetica e culturale:
u Quest’ultima innesta propriamente il processo di costruzione di una Civilisation umana nel
tempo, sottoposta alle leggi del progresso.
u Il motore che governa e spinge tale processo è la facoltà cardine dell’Encyclopédie; la
Raison, la ragione.
u Si tratta ad un tempo di una «facoltà dell’animo», che sta nell’albero delle conoscenze; e
di una potenza di agire, che si esplica nelle tre declinazioni che abbiamo già visto:
u A) Procedura,
u B) metodo e
u C) guida.
Che cos’è la filosofia?
u Al termine di questa lunga esposizione (pp. 45-74) della tripla
genesi dei saperi , D’Alembert ci offre una definizione
enciclopedica di che cos’è la Philosophie:
u »Ecco le principale branche di quella parte della conoscenza umana
che consiste o nelle idee dirette che abbiamo ricevuto attraverso i
sensi, o nella combinazione e comparazione di esse; combinazione
denominata in generale Filosofia».
u «Queste branche si suddividono in infinite altre, la cui
enumerazione, che sarebbe immensa, è compito dell’Enciclopedia
stessa piuttosto che di questa prefazione» (p. 74).
u D’Alembert dunque definisce la filosofia, la combinazione e
comparazione la più diversa, ricca e disparata, delle idee dirette
che provengono dai sensi.
Filosofia, Enciclopedia e Arti
u E con la parte del discorso dedicata alle Arti e alla tecnologia entriamo nel suore
pulsante dell’impresa Enciclopedica. Il suo nucleo più originale.
u L'interesse verso la tecnologia e l'apertura al modello inglese furono le ragioni
principali del successo del Dictionnaire.
u E anche in quest'interesse per le molteplici forme dell'industrie — borghese
«facoltà dell’anima», dirà Quesnay, marcando specificamente il carattere
«laborioso» delle nuove classi emergenti — risiede la filosofia profonda
dell’Encyclopédie.
u L’indagine sulle condizioni dell'«industriosità» umana e dei suoi mezzi, l’esalta-
zione del lavoro meccanico come fonte di valore universale — la macchina,
l’invenzione, il suo uso, sono frutto dell’ingegno non della semplice routine
(Quesnay) — l’entusiasmo macchinistico pretese di investire anche le attività
cosiddette «liberali».
u Vedere il significato di «industrieux» e «industriel», alla voce «INDUSTRIA».
La meccanica entra nella vita quotidiana
u Il messaggio trovò ascolto non soltanto fra i lettori borghesi ma soprattutto in quella parte della
nobiltà illuminata, nascostamente ostile al filogesuitismo monarchico, stanca dell'ozio culturale
della classe al potere, curiosa di conoscere i mirabili meccanismi del Theatrum machinarum
moderno.
u Quei mécanismes stavano entrando a far parte della vita quotidiana*.
u Il fascino della macchina, coi suoi infiniti «segreti», ora svelati e descritti negli undici volumi di
Tavole, non era più semplicemente teatrale ma conoscitivo.
u Celebre l’aneddoto narrato da Voltaire:
u Cfr. J.-P. SÉRIS, Machine et communication. Du théâtre des machines à la mécanique industrielle,
Paris, Vrin, 1987, p. 4: «È il momento in cui la macchina, passata per la prima volta al rango delle
preoccupazioni tecnologiche, è definitivamente coinvolta nella serietà del quotidiano,
nell’economia meticolosa della produzione di ricchezze e presa nella positività di un sapere che le
fabbriche e le scuole si rinviano vicendevolmente:
u «quello del lavoro, grazie al quale la scienza diviene direttamente operativa. La meccanica
industriale rivendica ormai per sé la responsabilità della prosperità pubblica».
La pubblica felicità dei Lumi
u Voltaire narrò un gustoso aneddoto, sulle calze di Madame de Pompadour (amante del Re):
u «Malgrado la proibizione, l'Encyclopédie era circolata a Parigi e a Versailles, e aveva raggiunto le
province e l’estero».
u «Nel 1766, Le Breton si vide costretto a consegnare l’elenco dei sottoscrittori, e fu incarcerato otto
giorni alla Bastiglia. I sottoscrittori ricevettero l’ordine di consegnare le loro copie in mano alla
polizia».
u «Narra Voltaire che durante una cena al Trianon si discusse la composizione della polvere pirica;
Madame de Pompadour osservò che lei non conosceva neppure come si fabbricavano il suo rossetto e
le sue calze di seta».
u «Il duca di La Vallière, forse intenzionalmente, lamentò che il re avesse confiscato la sua
enciclopedia, che poteva spiegare ogni cosa».
u «Il re allegò che gli avevano detto essere un libro sommamente pericoloso, ma che avrebbe giudicato
da sé, e ne chiese una copia». Tre valletti trasportarono i ventun volumi pubblicati. Gli ospiti del re
trovarono tutto ciò che cercavano; l’opera fu restituita ai proprietari».
u J. L. BORGES, Prologo all'Encyclopédie, in FMR (1980), vol. 18, p. 13.
La «nuova anima del mondo morale»
u Il Dictionnaire indicò ai suoi lettori come funzionavano gli oggetti che
fanno la felicità, l’agio quotidiano della loro vita.
u Non furono solo le calze di Mme de Pompadour a render giustizia al merito
della Description des arts*.
u L’industria, il commercio, la tecnologia, dei quali si disegna la storia, sono
«la nuova anima del mondo morale»* in quanto consentono di estendere
indefinitamente il territorio del benessere umano, favorendo e incremen-
tando i motivi di relazione tra gli uomini.
u * G.-Th. RAYNAL, Histoire philosophique et politique des établissemens et
du commerce des Européens dans les deux Indes, (1770) : «Lo spirito di
commercio, questa nuova anima del mondo morale, s’è insinuata sempre
più a fondo sino a divenire essenziale all’organizzazione o all’esistenza
stessa dei corpi politici».
L’interesse economico e la morale
u Il concetto-chiave messo in gioco dagli enciclopedisti è quello di «interesse».
u I prodotti dell’industria, le macchine, la loro utilità interessano non il
semplice individuo che ne gode hic et nunc, bensì l’universalità dei possibili
fruitori e i loro reciproci rapporti.
u Inter esse: «stare nel mezzo» tra due termini di relazione, essere oggetto di
relazione, oltre le divisioni sociali di classe e di razza.
u Qui si attua precisamente il passaggio dal mondo economico al mondo politico
e morale.
u Il carattere dell’universalità proprio del rapporto di interesse è impresso nella
nozione di «industria utile» come nella definizione della «cosa utile a tutti gli
uomini», dunque utile all’uomo in generale.
u Ed è in quella nozione che viene ricercata l’origine del rapporto politico che
fonda le società umane.
Il dialogo tra le forme di vita
u La libertà economica insegnava, poi, un esercizio tutto nuovo:
u il dialogo delle forme di vita che entrano in contatto tra loro
nell’«industria» del commercio, insieme all'instaurazione delle nuove
leggi
u Che esprimono le forme del legame tra le differenti culture.
u Il commercio è in tal senso, come l’industria, anch’esso divenuto la
«nuova anima del mondo morale».
u il Nuovo Mondo e la vecchia Europa dialogano in nome delle ragioni del
commercio
u Diderot lo affermerà con forza, in altre opere parallele all’Encyclopédie
(Il Contributo alla Storia delle due Indie).
Lo «spirito di baratto e di scambio»
u Diderot affermerà:
u «Abbiamo scoperto un nuovo mondo, che ha cambiato i costumi dell’antico.
u «La navigazione, perfezionatasi, ha accorciato le distanze più lontane. Tre secoli di scoperte
successive forniscono nuovi argomenti alla nostra sorpresa, nuovi alimenti alla nostra curiosità e
aprono un vasto campo alle nostre congetture [...].
u «Il fanatismo religioso e lo spirito di conquista, queste due cause perturbatrici del globo, sono
esaurite.
u «Questa leva, la cui estremità è sulla terra e il punto di appoggio in cielo, è ormai quasi rotta e i
sovrani iniziano ad avere il presentimento, se non la convinzione, che la felicità, non dei loro popoli
dei quali non si preoccupano affatto, ma la loro non consiste più in immensi possedimenti di territorio
[...].
u «Si stabilisce in Europa uno spirito di baratto e di scambio, spirito che può dar luogo a vaste spe-
culazioni nella testa degli individui, ma spirito amico della tranquillità e della pace.
u «Una guerra in mezzo a diverse nazioni commercianti è un incendio nocivo a tutti. È un processo che
minaccia la fortuna di un gran negoziante e fa impallidire tutti i suoi creditori.
Una nuova «economia politica»
u Analoghe idee andava esprimendo in quegli stessi anni Jean-Jacques Rousseau, alla voce «Economia
(politica)» dell’Encyclopédie.
u «ECONOMIA», etimologicamente: oikòs, «casa», «focolare» e, di nuovo, nòmoi, le «leggi» delle
maisons culturali e politiche che, agendo insieme, riflettono sui loro reciproci rapporti.
u Enc. V, p. 337a: «ECONOMIA (Morale e Politica), questo termine viene da oikòs, casa e da nòmos,
legge, e di solito non significa altro che il saggio e legittimo governo della casa, per il bene comune
di tutta la famiglia.
u «Il senso di tale termine è stato poi esteso al governo di quella grande famiglia che è lo Stato. Per
distinguerla, secondo queste due accezioni, si chiama in quest’ultimo caso economia generale o
politica; e nell’altro economia domestica o privata [...].
u «Il corpo politico è dunque anche un essere morale che ha una volontà; e questa volontà generale,
che tende sempre alla conservazione e al benessere del tutto e di ciascuna parte ed è la fonte delle
leggi, è anche per tutti i membri dello Stato in rapporto a loro stessi e ad esso, la regola del giusto e
dell’ingiusto [...]».
u Rousseau continua…
La «società economica» e i costumi
u «Ogni società politica è composta da altre società più piccole, di diversa specie,
ciascuna delle quali ha i suoi interessi e le sue massime;
u «ma tali società che tutti possono vedere, perché hanno una forma esterna e
autorizzata, non sono le sole che realmente esistono nello Stato;
u «tutti i privati cittadini, uniti insieme da un interesse comune, ne compongono tante
altre in egual numero, permanenti o transitorie, la cui forza non è meno reale per il
fatto di esser meno appariscente, e i cui diversi rapporti ben osservati costituiscono la
vera conoscenza dei costumi.
u «Sono tutte queste associazioni, tacite o formali, che modificano in tal modo le
apparenze della volontà pubblica con l’influenza del loro volere.
u «La volontà di queste società particolari ha sempre due relazioni: per i membri
dell’associazione è una volontà generale; per la grande società nel suo complesso,
u «è una volontà particolare che molto spesso risulta esser giusta al primo proposito e vi-
ziata rispetto al secondo» (J.-J. Rousseau, corsivo nostro).
La lezione dell’Encyclopédie
u È quanto andava praticando l’Encyclopédie; e fece scuola.
u Adam Smith, nella Inquiry into the causes of the wealth of nations (1776) raccoglierà i
frutti della lezione.
u È infatti degli enciclopedisti la scoperta, storicamente capitale, della dimensione
economica del rapporto tra insiemi di interessi (oikài).
u L’opera «sintetica» del Dictionnaire raisonné consisté nel tentativo di tenere insieme gli
inevitabili conflitti e di pensarne la conciliazione.
u Si parlerà di «eclettismo economico»*, riferendosi alla capacità di giocare la partita
culturale del rapporto su diversi registri dottrinari insieme.
u Fisiocrazia, mercantilismo, industrialismo verranno coniugati originalmente l’uno
dall’altro, nello stesso ordine discorsivo: negli articoli «INDUSTRIA» (Quesnay) e
«MANIFATTURA»
u R. FINZI, La fisiocrazia nell'Encyclopédie, in FMR (1980), vol. 18, pp. 107-128.

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