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Riforme scolastiche nella storia

Legge casati (1859)

Si collocava in un diffuso analfabetismo, fu l’atto di nascita del sistema scolastico italiano. Resta in vigore
fino al 1923 quando viene creata la riforma Gentile. Con la legge Casati fu sancito il riconoscimento del
diritto-dovere dello Stato, di intervenire in materia scolastica, sostituendo ed affiancando la chiesa che da
secoli deteneva il monopolio dell’istruzione. L’obiettivo era quello di garantire un minimo di istruzione agli
analfabeti mediante un metodo d’insegnamento trasmissivo-mnemonico. Era prevista una scuola
elementare a carico dei comuni della durata di 4 anni, aperta ai bambini dai 6 anni in poi, era articolata in 2
bienni, un biennio inferiore (obbligatorio e gratuito) e un biennio superiore. Dopo la scuola elementare
erano previsti due tronconi educativi: il ginnasio (istruzione classica di 5 anni, cui seguivano 3 anni di liceo)
e le scuole tecniche (3 anni + 3 anni). Per la formazione dei maestri elementari furono istituite le scuole
normali di durata triennale.

Si trattava di un sistema classista, l’istruzione tecnica sembrava destinata a formare la classe operaia,
mentre quella classica, che prevedeva l’accesso alle università, era riservata ai figli delle famiglie agiate,
destinati alla futura classe dirigente.

Legge coppino (1877)

Fu la prima delle riforme varate dal governo di sinistra, succeduta a 15 anni di governo della destra. La
legge fissò l’istruzione obblligatoria fino all’età di nove anni (era obbligatorio andare a scuola dai sei ai nove
anni, fino alla terza elementare) , portando le elementari a 5 anni di durata complessiva. Veniva proposta
l’abolizione dell’insegnamento religioso, sostituito dallo studio dell’educazione civica, sebbene non
esplicitamente abolita, la religione non compare più tra le materie, il che metterà in allarme larghe frange
dell’opinione pubblica cattolica. Era possibile ottemperare all’obbligo di istruzione con la frequenza di una
scuola privata o con l’insegnamento in famiglia, a patto che i genitori dimostrassero di avere cultura o i
mezzi per sostenere l’insegnamento privato dei propri figli.

Legge Orlando (L. 407/1904)

Estese l’obbligo scolastico dal nono al dodicesimo anno di età ed impose ai comuni di isituire scuole almeno
fino alla quarta elementare. Furono istituite scuole serali per analfabeti, ma l’analfabetismo non decrebbe e
ci si convinceva sempre più che all’istruzione dei cittadini dovesse provvedere lo stato e non i comuni.

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Legge Daneo-Credaro (L. 487/1911)
La scuole elementari passano alla diretta gestione dello Stato tramite le province, possono mantenere
autonomia solo le scuole dei comuni capoluogo e dei comuni con un numero di analfabeti inferiori al 25%.
Viene fissata una retribuzione minima per i maestri e viene istituito per loro un fondo pensionistico. I
patronati scolastici diventano obbligatori per dare assistenza alle famiglie in difficoltà affinchè possano
adempiere all’obbligo dell’istruzione. Viene istituito il liceo moderno (più tardi chiamato scientifico) che
affianca il liceo classico. La legge Daneo-Credaro segna un passo verso la moderna concezione della scuola
pubblica.

La riforma Gentile (1923)


Sotto il nome di riforma Gentile ci riferiamo a tutto il complesso di norme che riformarono la scuola italiana
tra il 1923 e il 1928. Vediamo i tratti salienti:
 La scuola diventò obbligatoria fino al quattordicesimo anno di età. L’alunno che terminava le
elementari , della durata di 5 anni, aveva 4 possibilità: Il ginnasio (che dava accesso al liceo
classico), il liceo scientifico, l’istituto tecnico, l’isituto magistrale, e la scuola complementare
(chiamata poi scuola di avviamento professionale, che durava 3 anni e non dava la possibilità di
proseguire gli studi, percorso destinato ai meno abbienti e alle classi più modeste).
 Riformulò i programmi scolastici
 Furono istituite scuole speciali per handicappati sensoriali della vista e dell’udito;
 Furono disciplinati tutti i tipi di istituzioni scolastiche (statali, parificate, private, etc..) nelle quali
svolgere l’obbligo scolastico
 Venne reintrodotta la religione nella scuola elementare e divenne insegnamento obbligatorio
 Fu istituito il liceo scientifico, l’istituto magistrale (ove si preparavano maestri elementari abilitati
all’insegnamento) e l’esame di maturità per accedere all’università.
 Furono istituiti controlli rigidi sull’inadempienza dell’obbligo scolastico

Solo i diplomati del liceo classico avrebbero potuto frequentare tutte le facoltà universitarie, mentre ai
diplomati del liceo scientifico sarebbe stato possibile accedere alle sole facoltà tecnico-scientifiche. Per
quanto riguarda gli altri diplomati, quelli dell'istituto tecnico potevano accedere alle facoltà di Economia,
Agraria e Scienze statistiche, i diplomati magistrali accedevano alla Facoltà del Magistero. Alla base di
questa impostazione c'era una concezione aristocratica della cultura e dell'educazione: una scuola
superiore riservata a pochi, considerati i migliori, vista come strumento di selezione della futura classe
dirigente. Le scuole di più alto grado erano riservate a pochi privilegiati, alle classi più modeste era riservata
l’educazione al lavoro.

Il concordato Stato-Chiesa del 1929 (Accordi del Laterano)

La religione sarebbe stata insegnata in tutte le scuole non Universitarie e non solo nelle scuole elementari
come prevedeva la riforma Gentile del 1923. Chi non intendeva seguire lo studio della religione cattolica
era esonerato a richiesta. Gli insegnanti di religione dovevano essere riconosciuti dall’autorità ecclesiastica.

I provvedimenti in “difesa della razza” del 1938

Il regio decreto 1390 proibisce agli ebrei di insegnare nelle scuole e nelle università, ai bambini e studenti
ebrei è vietata la frequenza in scuole statali e legalmente riconosciute. Con regio decreto 1630 furono poi
istituite scuole elementari speciali per i fanciulli di razza ebraica a cui erano ammessi inseganti di razza
ebraica.
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La riforma fascista di Giuseppe Bottai (1939)

Rimase sostanzialmente inattuata per l’avvento del secondo conflitto mondiale. La riforma era contenuta
nella carta della scuola del 1939. Veniva sancito l’obbligo scolastico di 8 anni. Dopo la scuola elementare
sarebbe stata introdotta la scuola media unica di tre anni, affiancata dalla scuola triennale di avviamento
professionale. Venne prevista l’obbligatorietà per la scuola materna “per disciplinare le prime
manifestazioni dell’intelligenza e del carattere, dal quarto al sesto anno di vita”.

La costituzione ed i suoi articoli (entrata in vigore il 1 gennaio 1948)

Gli articoli che riguardano il settore della educazione ed istruzione:

 Art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignita` sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la liberta` e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
 Art 9 - La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.Tutela il
paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione
 Art 33 - L’arte e la scienza sono libere e libero ne e` l’insegnamento. La Repubblica detta le norme
generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il
diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i
diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parita`, deve assicurare ad esse piena
libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E` prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione
di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, universita` ed
accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
(La legge sulla parità scolastica 10 marzo 2000 n.62, si collegherà proprio a questo dettato
costituzionale, riconoscendo un sistema nazionale di istruzione a carattere misto, costituito da
scuole statali e da scuole gestite da privati ed enti locali col riconoscimento della parità (scuole
paritarie). Tale legge detta i requisiti che una scuola non statale deve avere per il riconoscimento
della parità )
 Art 34 - La scuola e` aperta a tutti.L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, e`
obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i
gradi piu` alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni
alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
[L’obbligo di istruzione (ex obbligo scolastico) previsto dalla costituzione è stato innalzato e
portato a 10 anni dalla L. 296/2006 (Legge finanziaria 2007), tale obbligo di istruzione riguarda la
fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni, e si assolve frequentando le scuole del sistema pubblico
(scuola primaria, scuola secondaria di I grado e primo biennio di scuola secondaria di II grado) o
anche frequentando i percorsi di istruzione e formazione professionale. L’adempimento dell’obbligo
di istruzione è finalizzato al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di
una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il 18mo anno di età. Diverso è l’obbligo
formativo, (specificato nel Dlgs 76 del 2005, in attuazione della riforma Moratti) ossia il diritto-
dovere dei giovani che hanno assolto all’obbligo scolastico, di frequentare attività formative fino
all’età di 18 anni. Tale diritto dovere quindi vale 12 anni (18 anni di età meno 6). In una
architettura cosi’ concepita, fino al sedicesimo anno di età è obbligatorio frequentare la scuola, tra i
sedici-diciotto, in base al diritto-dovere di istruzione e formazione , è possibile completare il

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percorso in una scuola (se si vuole proseguire gli studi in una istituzione scolastica) o frequentare
attività formative col sistema della formazione professionale.
 Art 117 - La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali. (Tale articolo è stato modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 che ha
modificato la suddivisione della potestà legislativa tra Stato e Regioni, in omaggio al principio della
sussidiarietà e della devoluzione. Il testo del 2001 specifica i settori in cui ha potestà legislativa il
solo stato (anche se è prevista una possibilità di delega alle regioni), i settori in cui la potestà
legislativa è concorrente o ripartita (lo stato determina i principi fondamentali mediante leggi
quadro o leggi cornice, e le regioni emanano la legislazione specifica di settore) ed una potestà
legislativa residuale per le regioni: “per ogni materia non espressamente riservata alla legislazione
dello stato). Quello che dobbiamo ricordare è che: a) In materia di istruzione e formazione
professionale, la competenza è regionale b) tutte le competenze che le disposizioni prevedono in
materia di autonomia scolastica come riservate alle istituzioni scolastiche, sono sottratte alla
competenza di Stato e Regione (principio di autonomia).

Gli anni 60
La L. 1859 del 1962 Istituì la scuola media unica, obbligatoria, riprendendo il filo del discorso della “Carta
della Scuola” di Bottai, spezzato dalla guerra. Tra gli undici e i quattordici anni la scuola si unificò, si dava
concretezza all’obbligo scolastico di otto anni rimasto per decenni solo una proclamazione di principio
dell’art 34 della costituzione. Scuola media unica senza lo studio del latino, che permetteva l'accesso a tutte
le scuole superiori: la nuova scuola media assume caratteri orientativi e formativi, tende a creare una certa
omogeneità della cultura di base contemporanea e cerca di saldare la cultura umanistica con quella
scientifica e tecnologica.
Con la legge n.910 del 1969 fu aperto a tutti i diplomati l’accesso a Tutte le Facoltà universitarie.
Con il D.L. 939 del 1969 fu operato il riordinamento degli esami di stato di maturità; 2 sole prove scritte ed
un colloquio su 2 materie scelte rispettivamente dal candidato e dalla commissione fra quattro indicate dal
ministero.

Gli anni 70
Presero vita decreti delegati in attuazione della legge n.477/1973. Il DPR 416/1974 istituì gli organi
collegiali della scuola. Il DPR 417/74 ridefinì lo stato giuridico dei docenti e del personale direttivo ed
ispettivo. Il DPR 419 regolamentò l’avvio di sperimentazioni innovative soprattutto nelle scuole superiori.
La Legge n. 517/1977 abolì gli esami di riparazione nella scuola elementare e media, introdusse i giudizi al
posto dei voti nelle elementari e nelle medie, sostituì la pagella con la scheda di valutazione e soprattutto
integrò gli alunni con handicap nelle classi normali (max 20 alunni per classe in presenza di alunni con
disabilità certificata) prevedendo nella equipe di classe la figura dell’insegnante di sostegno.

Gli anni 80
1985 furono approvati i nuovi programmi per le elementari che vedevano il bambino come soggetto attivo
nel processo di apprendimento.
1988 Progetto Brocca: furono rivisti i programmi della scuola secondaria superiore potenziando la lingua
straniera, la matematica e l’informatica.

Gli anni 90
La Legge 148/1990 dà il via alla riforma dell’ordinamento della scuola elementare. E’ abolito il maestro
unico ed è previsto il team dei 3 docenti ogni 2 classi, oppure 4 docenti ogni 3 classi; Vengono disegnate le

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3 opzioni organizzative della didattica che possono scegliere le famiglie: il modulo (tempo normale, uscita
ora di pranzo), il tempo pieno e il tempo lungo.
La legge 97/1994 prevede l’isitutuzione degli istituti comprensivi, formati da scuola materna, elementare e
secondaria di primo grado.
Il D.L 297 del 1994 Alias Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, riordina in un
unico corpo normativo tutte le norme che si erano stratificate in decenni di legislazione scolastica (non
universitaria), spesso emanate in successione nel tempo senza connessione logico-sistematica.
Legge 352 del 1995 : abolì gli esami di riparazione e introdusse il sistema dei debiti e dei recuperi.
La legge 59/1997 (Bassanini) Parte l’autonomia degli istituti scolastici nell’ottica della riorganizzazione
dell’intero sistema formativo. Viene conferita autonomia didattica ed amministrativa alle scuole ed i capi
d’istituto diventano manager, dato che viene loro conferita la carica dirigenziale, contestualmente
all’acquisto della personalità giuridica e dell’autonomia da parte delle scuole.
Il D.P.R 275/1999 è un regolamento di attuazione della L. 59/1997. Nasce il POF.
La Legge 425/1997 provvede a riformare l’esame di maturità delle scuole superiori. Vengono previste tre
prove scritte (di cui una multidisciplinare) ed una prova orale. Si introduce un nuovo sistema di valutazione
del rendimento calcolato in centesimi e si prevede un ulteriore parametro valutativo rappresentato dal
credito scolastico.
Il D.P.R 249/1998 è lo statuto delle studentesse e degli studenti delle scuole secondarie superiori, viene
modificato nel 2007 dal D.P.R 235, ed adattato all’evoluzione dei tempi.

Gli anni 2000


La legge 62/2000 introduce la parità scolastica, il sistema pubblico di educazione e di istruzione è composto
dalle scuole statali e dalle scuole non statali che chiedono ed ottengono la parità.

Legge 53/2003 (Moratti) attuata con Dlgs 59/2004. La riforma Moratti delinea una compiuta e organica
riforma della scuola i cui punti rilevanti sono:
— nuova articolazione degli studi e della formazione scanditi in:
scuola dell'infanzia : 3 anni, non obbligatoria e anticipabile;
primo ciclo: scuola primaria di cinque anni e scuola secondaria di primo grado di tre anni, con esame
di Stato alla fine del ciclo;
secondo ciclo: sistema dei licei (durata 5 anni di competenza dello stato) e sistema dell'istruzione e
della formazione professionale(IeFP) (3 + 1 anni di competenza delle Regioni) ed esame di stato alla
fine del ciclo.
— istituzione di nuovi licei: economico, tecnologico, musicale, linguistico, delle scienze umane;
— valorizzazione del sistema dell'istruzione e della formazione professionale anche attraverso il sistema
dell'alternanza scuola/lavoro, un percorso alternativo riservato ai giovani compresi nella fascia d'età dai 15
ai 18 anni, per assicurare loro, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel
mercato del lavoro;
— valorizzazione della qualità del sistema dell'istruzione: l'Istituto nazionale di valutazione (INVALSI), come
in tutti i Paesi europei, ha il compito di monitorare con verifiche nazionali la qualità complessiva dell'offerta
formativa e dei livelli degli apprendimenti per valutare il livello culturale degli studenti.
In sintesi, la cosiddetta riforma Moratti fu caratterizzata dal principio tradizionale (contenuto già nella
Costituzione) della personalizzazione, che ribadiva la centralità della persona nel percorso educativo,
riconosceva la ricchezza delle differenze e ne faceva la base per differenziare l'offerta formativa in termini
sia di contenuto che di metodologia. Il diritto all'istruzione diventava così anche un dovere sociale nel senso
che la fruizione dell'offerta di istruzione e formazione avrebbe dovuto costituire per tutti i minori, compresi
quelli stranieri presenti nel territorio dello Stato, non solo un diritto soggettivo, ma anche un dovere
sociale. L’obbligo formativo dura 12 anni, fino al 18mo anno.

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D.M. 139 del 22 agosto 2007: Il Governo promulgava il decreto n. 139, a firma dell’allora ministro Fioroni,
recependo la Raccomandazione del Parlamento Europeo del 18 dicembre 2006, che definisce 8
macrocompetenze di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza
attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione, ed invita gli Stati membri a svilupparne l’offerta nell’ambito delle
loro strategie di apprendimento permanente (che include esplicitamente l’istruzione e la formazione
iniziale, ovvero scolastica).
I punti principali del D.M. 139/2007 riguardano:
- L’innalzamento dell’obbligo scolastico a 10 anni (dai 6 ai 16 anni);
- Il conseguimento, al termine dell’obbligo di istruzione, di 8 competenze chiave di Cittadinanza.
Come si può cogliere in merito alle competenze, il legislatore italiano effettua dei cambiamenti rispetto al
dettato europeo, ponendo l’accento sul concetto di Cittadinanza.
Le competenze chiave europee originali erano:
1. Comunicazione nella madrelingua
2. Comunicazione nelle lingue straniere
3. Competenze matematica e competenze di base in campo scientifico e tecnologico
4. Competenza digitale
5. Imparare a imparare
6. Competenze sociali e civiche
7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità
8. Consapevolezza ed espressione culturale

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La riforma Gelmini (2008)
La riforma moratti fu archiviata dalle stesse forze politiche che 5 anni prima la avevano voluta, troppo
costosa e poco redditizia in termini di consensi. Ne rimase in vigore l’impalcatura di sistema, strutturato in
scuola dell’infanzia, scuola del primo ciclo (primaria e secondaria di primo grado) e scuola del secondo
ciclo (Licei + IeFP).
Sullo strato normativo della riforma Moratti incidono gli interventi innovativi dell'assetto ordinamentale (si
tratta di varie leggi e decreti emanati tra il 2008 e il 2011), organizzativo e didattico del sistema scolastico
che comunemente prendono il nome di riforma Gelmini.
Il processo di riorganizzazione scolastica ha avuto il suo avvio con un Piano programmatico di
razionalizzazione delle risorse umane (in attuazione della manovra finanziaria contenuta nel D.L. 112/2008
convertito in L. 133/2008) ed è proseguito con una revisione completa del sistema scolastico, sulla base di
criteri diretti a realizzare la più alta efficienza del servizio, attraverso la revisione dei piani di studio,
l'adozione di nuovi quadri orario, la ridefinizione delle dotazioni organiche.
Tra le varie modifiche introdotte segnaliamo:
— la reintroduzione del maestro unico nella scuola primaria;
— la reintroduzione dei voti da 1 a 10 nel primo ciclo di istruzione;
— l'innalzamento dell'obbligo scolastico fino a 16 anni;
— l’introduzione, in tutto il sistema scolastico, dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione;
— l'introduzione delle Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento, atte a definire le
Linee-guida delle conoscenze fondamentali che lo studente dovrebbe possedere al termine del proprio
percorso di studi. Le Indicazioni individuano alcuni nuclei fondamentali di ciascuna disciplina e pertanto
rappresentano un riferimento per l'insegnante, lasciando comunque un ampio margine di autonomia, a
livello personale e professionale, per poter progettare percorsi scolastici innovativi e di qualità;
— il riordino di istituti professionali, istituti tecnici e licei. DPR 87,88 e 89 del 2010

DPR 80/2013 Istituzione del sistema nazionale di Valutazione che si articola su 3 livelli: INVALSI, INDIRE e
contingente ispettivo.

Legge 107/2015 (La buona scuola)


Costituita da un unico articolo, comprendente 212 commi concernenti una serie di provvedimenti che
riguardano numerosi aspetti del sistema di istruzione e formazione. La legge della Buona scuola contiene
disposizioni che incidono su aspetti cruciali della scuola, come, ad esempio: l'autonomia scolastica, i poteri
dei Dirigenti scolastici, che divengono «leader dell'apprendimento», la definizione dell'organico
dell'autonomia.
Essa prevedeva nove deleghe al Governo in diverse materie che richiedevano un più urgente rinnovamento.
La legge reca alcune importanti modifiche al sistema scolastico, tra le quali:
— la programmazione triennale dell'offerta formativa, con il nuovo PTOF che comporta anche eventuali
modifiche di tipo organizzativo della scuola, come l'apertura pomeridiana delle stesse;
— il rafforzamento del collegamento tra scuola e mondo del lavoro: si prevede la durata minima dei
percorsi di alternanza scuola-lavoro negli ultimi tre anni della scuola secondaria di secondo grado (con un
numero minimo di ore da dedicare) e la possibilità di stipulare convenzioni con ordini professionali;
l'alternanza scuola lavoro può essere svolta anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche e con
la modalità dell'impresa simulata; L’Alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per tutte le studentesse e gli
studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei compresi, ed è una delle innovazioni più
significative linea con il principio della scuola aperta. L’alternanza scuola lavoro è regolata dagli articoli 33 e
43 della legge 107/2015. In particolare nell’articolo 33 si legge che essa ha una durata diversa per i licei

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rispetto agli istituti tecnici o professionali dato che questi ultimi sono più orientati all’entrata diretta nel
mondo del lavoro. Le ore sono complessive, da accumulare nel corso dell’ultimo triennio di scuola, e non
prevedono nessuna forma di retribuzione o di rimborso spese. I progetti di alternanza possono essere svolti
sia durante l’anno scolastico, nell’orario di lezioni o nel pomeriggio, sia nei periodi di vacanza. I progetti di
alternanza possono essere svolti presso imprese, aziende, associazioni sportive e di volontariato, enti
culturali, ordini professionali e istituzioni. Lo studente e il tutor scolastico (un professore che si occuperà di
assistere l’alunno durante la sua esperienza e di verificare che essa si svolga correttamente) si incontrano,
riflettono su quali sono le competenze e attitudini del ragazzo o della ragazza e insieme scelgono l’azienda
o la struttura ospitante. Lo studente poi entra in contatto diretto con la struttura ospitante, conoscendo il
tutor esterno (la persona che lavora nell’azienda e che si occuperà di assistere lo studente durante il
periodo di alternanza. Prima di iniziare il progetto ogni ragazzo/a deve firmare il Patto formativo, un
documento con cui si impegna a rispettare le norme antinfortunistiche, di comportamento e le norme in
materia di privacy e di sicurezza sul lavoro. Durante l’alternanza ogni ragazzo si tiene in contatto sia col
tutor scolastico sia con quello della struttura ospitante e deve documentare le proprie attività sull’apposito
libretto fornito dalla scuola. Una volta terminato il progetto, la scuola e la struttura ospitante valuteranno
lo studente e gli forniranno un Certificato delle competenze che riconosce quali livelli di apprendimento ha
raggiunto rispetto a quelli indicati nel Piano formativo. Anche lo studente dovrà valutare la propria
esperienza compilando un apposito modulo di valutazione.
— l'adozione del nuovo Piano nazionale scuola digitale, in conformità al quale le scuole dovranno
promuovere azioni coerenti;
— l'organico dell'autonomia, che è costituito dai posti comuni, per il sostegno e per il potenziamento
dell'offerta formativa. Esso viene assegnato alle scuole sulla base del fabbisogno risultante dal Piano
triennale dell'offerta formativa; A partire dall’anno scolastico 2016/2017 tutti docenti fanno parte
dell’organico dell’autonomia. In pratica non ci sarà più alcuna distinzione contrattuale tra docenti
curricolari e docenti di potenziamento. Questo significa come viene chiaramente indicato nella nota del
MIUR che «tutti i docenti dell’organico dell’autonomia contribuiscono alla realizzazione dell’offerta
formativa attraverso le attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di
progettazione e di coordinamento». Nell’organico dell’autonomia confluiscono posti comuni, posti per il
sostegno e posti per il potenziamento dell’offerta formativa. Questo significa che anche i docenti individuati
su posti di potenziamento possono svolgere attività di insegnamento integrate ad altre attività progettuali.
Attraverso l’organico dell’autonomia tutti i docenti faranno parte di una sola comunità scolastica poichè
l’obiettivo sarà quello di ottimizzare le risorse professionali disponibili.I docenti che sono stati assunti sul
potenziamento, possono essere occupati anche per la normale attività di insegnamento, oltre che per altre
attività progettuali e curricolari e coinvolti, in tutto o in parte, nelle attività dell’offerta formativa a secondo
della propria competenza. Di conseguenza docenti finora utilizzati solo per l’insegnamento curriculare
possono occuparsi, in tutto o in parte, di attività di arricchimento dell’offerta formativa, in coerenza con le
competenze professionali possedute.
— è stato previsto un piano straordinario di assunzioni di personale docente. Destinatari della disposizione
sono stati gli idonei del concorso pubblico bandito nel 2012 e gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento;
— l'istituzione del Portale unico dei dati aperti della scuola. Si definisce la modalità per la pubblicazione (in
conformità al vigente Codice dell'amministrazione digitale) dei dati pubblici del sistema nazionale di
istruzione e formazione relativi ai bilanci delle scuole, al Sistema nazionale di valutazione, all'Anagrafe
dell'edilizia scolastica, ai dati aggregati dell'Anagrafe degli studenti, ai provvedimenti di incarico di docenza,
ai Piani dell'offerta formativa (compresi quelli delle scuole paritarie) e ai dati dell'Osservatorio tecnologico, i
materiali didattici e le opere autoprodotte dagli istituti scolastici e rilasciate in formato aperto, nonché dati,
documenti e informazioni utili a valutare l'avanzamento didattico, tecnologico e di innovazione del sistema
scolastico.

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Nel maggio 2017 sono stati poi pubblicati in Gazzetta Ufficiale, 8 decreti attuativi della Buona Scuola, dei 9
previsti dalla legge delega (l'unico rimasto senza attuazione è quello che delegava il Governo ad approvare
il «Testo unico per le leggi sulla scuola»), i materia di:
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 59 - reclutamento dei docenti di scuola secondaria;
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 60 - Norme sulla promozione della cultura umanistica
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 61 - Revisione dei percorsi dell'istruzione professionale
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 62 - Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel
primo ciclo ed esami di Stato
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 63 - Effettività del diritto allo studio
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 64 - Disciplina della scuola italiana all'estero
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 65 - Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita
sino a sei anni
— D.Lgs. 13 aprile 2017, n. 66 - Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con
disabilità

Decreto Ministeriale 3 novembre 2017 n. 195 Regolamento recante la Carta dei diritti e dei doveri degli
studenti in alternanza scuola-lavoro e le modalità di applicazione della normativa per la tutela della salute e
della sicurezza nei luoghi di lavoro agli studenti in regime di alternanza scuola-lavoro

Le nuove otto competenze-chiave (Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22
maggio 2018)
• A distanza di 12 anni, il Consiglio d’Europa ha adottato una nuova Raccomandazione sulle competenze
chiave per l’apprendimento permanente che rinnova e sostituisce il precedente dispositivo del 2006. Il
documento tiene conto da un lato delle profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali degli ultimi
anni, dall’altro della persistenza di gravi difficoltà nello sviluppo delle competenze di base dei più giovani.
Emerge una crescente necessità di maggiori competenze imprenditoriali, sociali e civiche, ritenute
indispensabili “per assicurare resilienza e capacità di adattarsi ai cambiamenti”.
Il concetto di competenza è declinato come combinazione di “conoscenze, abilità e atteggiamenti”, in cui
l’atteggiamento è definito quale “disposizione/mentalità per agire o reagire a idee, persone, situazioni”. Le
otto competenze individuate modificano, in qualche caso in modo sostanziale, l’assetto definito nel 2006.
Le elenchiamo qui di seguito:
• competenza alfabetica funzionale;
• competenza multilinguistica;
• competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria;
• competenza digitale;
• competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare;
• competenza in materia di cittadinanza;
• competenza imprenditoriale;
• competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

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