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LEZIONE 1 - SOCIOLOGIA

Sociologia: scienza che studia in maniera empirica e sistematica i fenomeni della società.
Nasce nel corso dell’800 e si consolida a cavallo del ‘900 nelle università europee. Nasce in risposta
alle rivoluzioni francese, industriale, scientifica e urbana che caratterizzano quel periodo storico.

Trasformazioni culturali
L’illuminismo come rivoluzione intellettuale (1730-1800)
 Definisce gli standard delle scienze moderne, focalizzandosi sull’importanza dell’analisi
empirica.
 Consolida il valore del secolarismo, dando più spazio allo studio della natura e della società
invece che della teologia e filosofia.
 Si applicano le metodologie delle scienze naturali (osservazione di dati empirici) allo studio
dell’uomo, della società e della cultura.
 Parole chiave: ragione, scienza, progresso.

Trasformazioni politiche
La Rivoluzione francese (1789-1804)
 La Rivoluzione francese e Americana sono le prime a dichiarare l’uguaglianza degli uomini e
delle donne, mettendo in discussione il potere della tradizione rappresentati dai monarchi e da
Dio.
 Se il potere nasce dal popolo, è dunque necessario studiare l’origine del vivere associato e
come funzionano le gerarchie sociali.
 Lo stato-nazione che si consolida in questi anni genera la necessità di organizzare e conoscere
al meglio le risorse sul proprio territorio. Le scienze sociali servono anche a questo.

Trasformazioni economiche e sociali


La rivoluzione industriale (1780-1840)
 Il cambiamento tecnologico (generato dall’applicazione dell’energia a vapore alle macchine
di produzione) innesca una crescita economica prima concentrata nel Regno Unito e
poi progressivamente al resto dell’occidente.
 Questo genera cambiamenti sociali repentini, con una sempre maggiore rilevanza dei rapporti
economici di scambio (a scapito della tradizione).
 Le persone senza terra iniziano a vendere la loro forza lavoro in cambio di un salario
monetario a chi possiede capitale (macchine, denaro, terra).
 Grandi masse di contadini si sposta nelle città per trovare lavoro nelle fabbriche, rompendo
l’unità tra famiglia e lavoro che caratterizzava la società pre-industriale.
E l’urbanizzazione è un risultato di queste trasformazioni.

Definizione di Città secondo Luis Wirth (1938): «La città è un insediamento relativamente vasto,
denso e duraturo di persone socialmente eterogenee.»
SOCIOLOGIA URBANA: scienza che studia in maniera empirica e sistematica i fenomeni
sociali nello spazio urbano.
La sociologia è una scienza figlia del mutamento e nasce dall’esigenza di studiare la società nel
momento in cui questa cambia radicalmente nei suoi assetti e nei rapporti sociali fra individui.

Il mutamento sociale è conflitto


Karl Marx (1818 – 1883)
 Il mutamento sociale si basa su modelli diversi di produzione.
 Diseguaglianze e conflitti caratterizzano tutta la storia dell’umanità e sono il motore
del cambiamento sociale.
 Le dinamiche intrinseche del capitalismo lo condurranno alla sua crisi politica e sociale.

Il mutamento sociale è la divisione del lavoro


Emile Durkheim (1858 – 1917)
 Fu il fondatore del primo journal di sociologia (Revue internationale de Sociologie). Ha
fondato il primo dipartimento di sociologia a Bordeaux.
 Studia i fatti sociali, statisticamente misurabili.
 Il cambiamento sociale si verifica passando da una divisione del lavoro basato su una
solidarietà meccanica a una solidarietà organica.

Il mutamento sociale è cambiamento culturale


Max Weber (1864 – 1920)
 I suoi lavori fondono economia, sociologia, politica e storia.
 La sua principale preoccupazione è capire come la modernità capitalistica sia emersa e
perché.
 Ne dà risposta nel 1907 con il suo libro «L’etica protestante e lo spirito del capitalismo».

L’oggetto della sociologia


Oggetto della sociologia è la modernità…
 Società industriale
 Modalità capitalistica di organizzazione della produzione
 Stato-nazione a vocazione democratica
 Società di consumo di massa

Conclusioni
 La sociologia è la scienza che studia in maniera empirica e sistematica la società; si definisce
urbana quando l’attenzione è rivolta a quello che succede nello spazio urbano.
 Nasce dalle trasformazioni sociali, politiche ed economiche dell’800 ma la sua espansione
avviene soprattutto nel secolo XX, con l’avvento della società industriale.
 Diversamente da altre discipline, è una scienza multi-paradigmatica contraddistinta da due
grandi famiglie di metodi (qualitativi e quantitativi).
 Non c’è una maniera sola di arrivare a dei risultati di ricerca in Sociologia.

LEZIONE 2 – CITTÀ FORDISTA

Max Weber (1864 – 1920)


I suoi lavori fondono economia, sociologia, politica e storia
La sua principale preoccupazione è capire come la modernità capitalistica sia emersa e perché.
1907«L’etica protestante e lo spirito del capitalismo»

Weber non intende sostenere che un fenomeno economico possa essere causato direttamente da un
fenomeno religioso (capitalismo - calvinismo), mette invece in relazione due fenomeni omogenei: la
mentalità religiosa calvinista e la mentalità capitalista, affermando che la prima fu
una precondizione culturale insita nella popolazione europea assai utile al formarsi della seconda.
Si chiedeva quindi: se il capitalismo genuino è caratterizzato essenzialmente dal profitto e dalla
volontà di reinvestire incessantemente quanto guadagnato, questo atteggiamento ha una relazione con
la mentalità calvinista? Questo potrebbe spiegare il ritardato avvento del capitalismo nei paesi rimasti
cattolici, rispetto a quelli in cui si diffuse la Riforma?

1922 (postumo) «Economia e società»: La città per Weber.


Enuncia le differenze tra città orientale e occidentale:
-fortificazioni -mercato -tribunale -parziale autonomia politica -esercito
-regole relative alle proprietà -concetto di cittadinanza, status legale di cittadino—libertà
La città moderna corrisponde alla forma evoluta della città medievale e presenta le seguenti
caratteristiche (derivate dal modello medievale):
 insediamento circoscritto e protetto da mura— integrazione
 abitanti che traggono il loro reddito da attività industriali e commerciali— mercato
 autonomia amministrativa e politica

LA CITTÀ CAPITALISTA

Il Capitalismo
La società si basa su un sistema economico che viene chiamato capitalismo, un fenomeno sociale
prima ancora che economico. Esso si configura come un fenomeno storico e processuale.
Che cos’è il capitalismo?
È un sistema di relazioni di produzione nel quale il fine ultimo è l’investimento del capitale
guadagnato all’interno dello stesso sistema per produrre nuovo profitto (Weber, 1919). La ricchezza
viene creata investendo nei mezzi di produzione attraverso il capitale.
Fenomeno cambiato profondamente nel tempo
Il lavoro salariato — invenzione della società industriale
I lavoratori non possiedono gli strumenti con cui lavorano, i materiali che trasformano in prodotto
finito, l’edificio (e la terra) dove il lavoro viene svolto
Vendono la loro capacità di lavorare a chi possiede i mezzi di produzione
(capitale e terra) MERCIFICAZIONE DEL LAVORO.

Friedrich Engels (1820-1895)


Figlio di un industriale tessile tedesco
Mandato in Inghilterra dal padre per apprendere le tecniche di produzione inglesi rimane
profondamente colpito dalla situazione in cui vivevano gli operai dell’epoca, perciò all’età di 24 anni
scrive “La situazione della classe operaia in Inghilterra”
Diviene giornalista e sociologo amico intimo di Carl Marx

-Manchester contiene 400mila abitanti


-la città è stata costruita in modo che una persona possa vivere al suo interno per anni senza mai
venire a contatto con un quartiere operaio
-quartieri operai separati dalle zone della città riservate alla borghesia

Jacob A: Riis (1849-1914)


1889: “Come vive l’altra metà”
Jacob Riis è un riformatore sociale e fotografo danese immigrato negli Stati Uniti. Il suo lavoro è stato
di vitale importanza alle riforme urbane avvenute in America agli inizi del ventesimo secolo. Scrisse
riguardo alle condizioni di vita degli operai negli slums (“Come vive l’altra metà”)

Charles Booth (1840-1916)


Sociologo britannico proveniente da famiglia nobile, pioniere della statistica moderna, realizza mappe
che studiano la distribuzione geografica di Londra in base alle capacità economiche delle famiglie.
“Vita e Lavoro degli abitanti di Londra”

Pierre Guillaume Frederic Le Play (1806-1882)


Ingegnere, statistico e riformatore sociale francese. Per oltre 20 anni viaggia per
l'Europa raccogliendo informazioni e statistiche sulla condizione sociale ed economica delle classi
lavoratrici europee, per pubblicare nel 1855 “Les Ouvriers européens", 36 monografie sui bilanci delle
varie famiglie. È divenuto celebre per essere iniziatore di questa metodologia di indagine sociale atta
a determinare i diversi livelli di vita.

Paul Felix Lazarsfeld (1910-1976)


Sociologo austriaco di origini ebraiche, inizia la sua carriera in Europa per poi trasferirsi in America
negli anni ’30 dove fonderà il dipartimento di scienze sociali della Columbia University. Nel 1932
pubblica con altri ricercatori “I disoccupati di Marienthal”; in questa ricerca si fa ricorso a
numerosi fonti (quantitative e qualitative) per spiegare l’effetto della chiusura di una fabbrica e la
conseguente disoccupazione di massa in un piccolo villaggio austriaco.

LA CITTA’ FORDISTA

Città pre-industriale: economia capitalistica basata sul commercio VS città industriale: basata sulla
produzione di beni.
Questo cambiamento è frutto di una combinazione tra:
 Un cambiamento tecnologico;
 Il consolidamento di un sistema economico basato sullo scambio/produzione di merci
(capitalismo), in cui una parte di popolazione diventa proletaria.

Pionieri della società industriale:


1. Frederick Taylor (1856-1915)
iniziatore della ricerca sui metodi per il miglioramento dell'efficienza nella produzione, da cui il
termine di "taylorismo", per riferirsi alla teoria da lui stesso elaborata e descritta in “The Principles of
Scientific Management” del 1911

2. Henry Ford (1863-1947)


Imprenditore statunitense fonda nel 1902 la Ford Motor Company introdusse nella produzione in
sistema della catena di montaggio

Catena di Montaggio
Le operazioni di produzione sono realizzate in modo EFFICIENTE attraverso l’organizzazione
delle attività semplici e ripetitive. Ford fu il primo ad applicare la linea di montaggio: il suo obiettivo
era ridurre i costi di produzione affinché le sue automobili potessero diventare beni di massa.

Funzionamento della società fordista


Caratteristiche:
 Grandi organizzazioni (fabbriche) che producono ingenti quantità di beni a basso costo per il
mercato nazionale.
 Economie di scala e catena di montaggio.
 Aumento dei salari per sostenere la domanda interna.
 Costruzione del welfare state (Stato Sociale).
 Stabilità tramite la contrattazione (istituzioni forti: sindacati, associazioni imprenditoriali,
garanzie dello stato).

Le persone all’ingresso della loro vita adulta entravano a far parte di organizzazioni complesse basate
sulla produzione di beni materiali che vertevano su un luogo individuabile nella fabbrica. L’ingresso
era garantito da un sistema protetto di relazioni di lavoro (sindacati/ass. imprenditoriali/stato) che
proteggevano l’individuo dentro e fuori dal lavoro attraverso lo strumento del contratto di lavoro a
tempo indeterminato.
Il capofamiglia (maschio) era garantito nel lungo periodo nel suo percorso di crescita professionale
dentro l’azienda; l’ingresso nel mondo del lavoro permetteva l’accesso a tutta una serie di diritti
garantiti dallo stato attraverso il sistema di welfare (es. pensioni, malattia, invalidità, maternità).
Le donne – spesso inattive dopo il matrimonio e la maternità – si occupavano principalmente dei
compiti riproduttivi (casa, cura dei figli e degli anziani).

Sorgono in questo periodo alcuni villaggi operai (Crespi d’Adda)

I 30 anni gloriosi (1945-74)


Jean Fourastié (1979) e Eric Hosbawm (1994) definiscono la società industriale fordista come i
trent’anni gloriosi. È un momento in cui le società occidentali a capitalismo avanzato vivono crescita
economica, pace e consolidamento dei diritti sociali.

I trenta gloriosi si basano su:


Capitalismo -> come base per l’organizzazione della società (occidente).
Consumo -> produzione e consumo di massa.
Economia -> politiche macroeconomiche Keynesiane.
Cittadinanza sociale -> sviluppo dei sistemi di welfare (scuola, sanità, diritti dei lavoratori).

LEZIONE 3 – CITTÀ POST-INDUSTRIALE

I trent’anni gloriosi (1945 - 1975) erano basati su:


 Integrazione sociale fondata su un sistema integrato di istituzioni pervasive (welfare, famiglia,
lavoro).
 Lavoro remunerato che girava intorno al topos fabbrica.
La società fordista (1945 - 1975) entra in crisi all’inizio degli anni ‘70, in cui si avvia una
progressiva deindustrializzazione della società occidentale e la crescita dell’importanza del settore dei
servizi. La fine di questo modello va di pari passo con la crisi energetica o del petrolio (1973) e
l’abbandono del Gold Standard.
Questi cambiamenti fecero sì che il settore manifatturiero non fosse più così remunerativo e che le
grandi aziende cercassero altre forme di profitto:
 Settori avanzati alle imprese
 Sistema finanziario

La Crisi del Petrolio (1973)


Guerra dello Yom Kippur: conflitto armato combattuto dal 6 al 25 ottobre 1973 tra Israele e una
coalizione araba composta principalmente da Egitto e Siria. L'intervento delle due superpotenze, Stati
Uniti e Unione Sovietica, riuscì ad evitare un'escalation del conflitto, e dopo alcune fasi drammatiche
che fecero temere un conflitto globale, impose un "cessate il fuoco" alle parti in lotta. La guerra
terminò quindi senza esiti risolutivi dal punto di vista militare ma segnò un importante successo
politico e propagandistico per gli Arabi che si dimostrarono in grado, per la prima volta, di mettere
in difficoltà Israele.
I paesi arabi associati all'OPEC (l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) decisero di
sostenere l'azione di Egitto e Siria tramite robusti aumenti del prezzo del barile ed embargo nei
confronti dei paesi maggiormente filoisraeliani. Le misure dell'OPEC condussero ad una impennata
dei prezzi e ad una repentina interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolio verso le
nazioni importatrici (America ed Europa). La crisi pose fine al ciclo di sviluppo economico che aveva
caratterizzato l'Occidente negli anni Cinquanta e sessanta.

La penuria di petrolio durò fino al 1975. Sempre nel 1973 come conseguenza dell’abbandono del
Gold Standard, il sistema internazionale di scambio divenne totalmente libero e nacque il sistema
finanziario moderno.
Gold Standard: Sistema monetario in cui l'oro rappresenta lo standard monetario in ambito
internazionale e all'interno dei paesi aderenti. Le singole monete sono convertibili in oro e godono di
un rapporto di cambio fisso. Il regime di Gold Standard nacque formalmente nel 1821 quando
l'Inghilterra ripristinò la convertibilità in metallo della propria moneta, scegliendo come
unico standard l’oro. La Banca centrale degli Stati emetteva monete in base alla riserva aurea del
Paese stesso, adesso non è più così!

L’ascesa del terziario


La definizione di società post-industriale è stata introdotta per la prima volta in sociologia da Daniel
Bell (nel 1973).
L’idea principale di Bell è che la società si stia trasformando in una società dell’informazione, in cui
la conoscenza e il sapere diventano il fattore di produzione strategico a scapito del capitale e del
lavoro umano. Si passa da una società di produzione a una società dell’informazione con progressiva
terziarizzazione della struttura occupazionale.

La società post-industriale è stato il primo nucleo di quella che sarebbe poi stata
chiamata società dell’informazione (o knowledge society). Il punto di svolta di questa trasformazione
è evidenziato dall’aumento esponenziale dell’occupazione nel settore terziario a scapito dell’industria.

Perché nascono nuove professioni nel terziario?


 Il consolidamento di nuovi ambiti teoretici (es. CAD, GIS);
 Nuovi bisogni nei servizi alle imprese (es. design);
 Nuove figure esperte di regolazione pubblica (es. certificazione).
Il risultato di questi processi è il consolidamento di un nuovo gruppo di lavoratori detti Knowledge
Workers, la cui consistenza numerica e la cui importanza nell’economia è in costante ascesa.

Il settore terziario è un settore economico che si occupa principalmente dell’erogazione di un


servizio:
 Definibile come scambio di bene immateriale (informazione, consulenza etc) tra due o più
soggetti.
 Si caratterizza per il fatto che “they perish in the very instant of their performance” (Adam
Smith).
 La relazione di servizio è dunque uno scambio (principalmente comunicativo) il cui oggetto è
un bene immateriale e che si esaurisce nel momento della fruizione.

Questo settore economico è caratterizzato da una forte eterogeneità al suo interno:


1. Servizi alla persona: es. cura degli anziani;
2. Servizi alle imprese a bassa qualificazione: es. pulizie;
3. Servizi avanzati alle imprese: es. consulenza;
4. Servizi professionali a imprese e famiglie: es. architetto;

Perché la terziarizzazione?
 La trasformazione tecnologica sostituisce i lavori manuali ripetitivi (tipici dell’industria
fordista) con l’automazione.
 Esternalizzazione di parte delle attività di servizio in outsourcing, al posto di averle -
internamente alle grandi aziende.
 Espansione delle attività offerte dallo stato nell’ambito del welfare, con investimenti in
scuola, sistema sanitario e servizi sociali.
 Creazione di nuovi comparti produttivi, specificatamente orientati alla gestione e alla
produzione della conoscenza e dell’informazione.

L’informazione è al tempo stesso un fattore di produzione e un bene da scambiare.


La società post-industriale nasce in seguito a una serie di cambiamenti nella organizzazione della
produzione che ha conseguenze su:
“Che tipo” di beni sono prodotti
“Chi” produce
“Come” i beni sono prodotti
“Dove” i beni sono prodotti

1. “Che tipo”
Sono beni immateriali fatti di conoscenza, informazione e valore simbolico
La conoscenza non è un più solo un asset individuale o della singola impresa, è un elemento chiave
delle produzioni tecnologiche avanzate e diventa un bene in sé stesso.
Le società post-industriali trovano il loro principale valore economico nella produzione e nello
scambio di conoscenza (servizi terziari avanzati)
La conoscenza è il fattore economico cruciale, come componente di produzione e come oggetto di
consumo.
Il chi produce può essere letto come chi possiede la conoscenza, lavoratori che hanno forme
privilegiate di capitale umano.

2. “Chi la produce”
I Knowledge workers sono lavoratori esperti attivi nel settore di servizi avanzati alle imprese.
Ne fanno parte tutti quei lavoratori coinvolti in attività che hanno beni immateriali come output,
servizi o conoscenza.
Hanno alti livelli di capitale: in termini di skills, conoscenza e competenza.
Sono al centro del sistema economico contemporaneo perché sono membri di una classe (i
professionisti) impegnata nella produzione high-tech e nel controllo della conoscenza.

Il capitale umano può essere definito come la quantità di conoscenza (il che cosa conosco) e le
competenze/skill (cosa sono capace di fare) acquisito lungo il corso di vita.
È trasversale ad altre forme di capitale che una persona può avere.
La sua caratteristica fondamentale è che è incorporato negli individui: il capitale umano non può
essere separato dalla persona che lo produce e possiede

3. “Come sono prodotti i beni”


Le tecnologie ICT e internet cambiano il modo che abbiamo di produrre:
Le linee di produzione di beni materiali si digitalizzano sempre di più, è una sempre maggiore
richiesta di supporto specializzato per le macchine e i servizi informatici
Conseguenze:
Meno lavoro manuale in fabbrica, più lavoro professionale.

4. “Dove sono prodotti i beni”


Ma se qui non ci sono più le fabbriche dove è andata a finire la produzione?
La globalizzazione è il processo attraverso cui il mondo è diventato sempre più interconnesso come
risultato dello scambio commerciale e culturale crescente:
Interconnessi (su multiple dimensioni), ICTs, Eliminazione delle distanze e delle frontiere.
Delocalizzazione delle linee di produzioni in paesi con basso costo del lavoro (Cina, Taiwan, India)

Fablabs
Un fab lab (dall'inglese fabrication laboratory) è una piccola officina che offre servizi personalizzati
di fabbricazione digitale (=processo attraverso cui è possibile creare oggetti solidi e tridimensionali
partendo da disegni digitali, è utilizzato ampiamente in manifattura per la creazione di modelli e
prototipi, può sfruttare diverse tecniche di fabbricazione sia additive (stampa 3D), sia sottrattive come
il taglio laser e la fresatura)

Coworking
Il coworking è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso
un ufficio, mantenendo un’attività indipendente. A differenza del tipico ambiente d'ufficio, coloro che
fanno coworking non sono in genere impiegati nella stessa organizzazione. Attrae tipicamente
professionisti che lavorano a casa, liberi professionisti o persone che viaggiano frequentemente e
finiscono per lavorare in relativo isolamento.

Makers spaces
A maker space is a collaborative workspace inside a school, library or separate public/private facility
for making, learning, exploring and sharing that uses high tech to no tech tools. These spaces are
open to kids, adults, and entrepreneurs and have a variety of maker equipment including 3D printers,
laser cutters, cnc machines, soldering irons and even sewing machines.

Il mercato del lavoro contemporaneo


Lavoro non-standard: non permanente, non dipendente, non a tempo pieno (il famoso contratto a
tempo determinato)
Perché?
Il settore dei servizi richiede contratti flessibili che sono più convenienti per i datori di lavoro.
Come?
La deregolazione consente la moltiplicazione dei tipi di contratto.
Chi?
Sono più spesso giovani, donne e migranti.

Il lavoro non-standard si concentra nel settore dei servizi. Ci sono più donne attive nel mercato del
lavoro (meno casalinghe), più giovani (meno disoccupati) e più migranti (che trovano più facilmente
lavoro). Il lavoro non-standard non si distribuisce ugualmente tra i diversi gruppi sociali: in un
sistema di welfare basato sul lavoro industriale, i lavoratori non-standard non hanno lo stesso tipo di
diritti e sono più facilmente esposti al rischio di povertà.

LEZIONE 4 – VISITA PORTELLO

RELATORE 1
“Il paesaggio è lo specchio della società” Yann Arthus-
Bertrand (fotografo, giornalista e ambientalista francese)

LAND (Landscape Architecture Nature Development):


Obiettivi di sostenibilità delle nazioni unite (da realizzare entro il 2030 ──> agenda 2030):
1. Mitigare gli effetti dannosi che il cambiamento climatico sta provocando
2. Aumentare la biodiversità sulla terra e in acqua (mari e oceani)
3. Aumentare la resilienza della società (progettare spazi aperti in grado di accogliere esigenze diverse
(diversità generazionali e culturali)

Parco Nord: trasformazione di ex aree agricole e magazzini, progetto ultimato nel 2000
Progetti simbolo che hanno occupato ex aree industriali: Bicocca, Porta Nuova (ex scalo
ferroviario con depositi), Rubattino e Portello

Parco di Portello:
Si trova su un raggio verde (che va dal castello Sforzesco verso nord-ovest e comprende parco
Sempione e la ex area alfa romeo (dove nasce il quartiere portello-citylife).
Raggi verdi: strategia di pianificazione del paesaggio: 8 direttrici di sviluppo che collegano il centro
con la periferia, ricca di aree verdi e infrastrutture per il tempo libero (realizzati seguendo piste
ciclabili e aree pedonali esistenti o in progetto).

Il parco Portello sorge nel luogo dov’era situata l’ex fabbrica dell’Alfa Romeo chiusa nel 1986
(costituiva una grande cesura all’interno del tessuto urbano); 24 ettari di terreno, attività partite nel
2000; committente: supermercato Iper.
Architetti che hanno lavorato al progetto:
-studio Ginovalle (masterplan)
-Canali
-Zucchi
-Topotek
-Arup
Realizzare un nuovo quartiere di alta vivibilità con uno stampo di vita italiana (i progettisti erano
infatti quasi tutti italiani) con vie e piazze coperte: rivisitazione del concetto di piazza italiana a mo’ di
shopping mall. Passerelle come prosecuzione dello spazio pubblico (sono infatti percorribili anche
con la bicicletta).

CRITICITÀ
1. Lime di traffico (superata con i ponti)
2. Comparto chiuso — bisognava riuscire a collegare il quartiere con gli altri
Collegato a Montestella attraverso spazi rialzati

Due scopi:
-barriera di rumori
-riutilizzo materiali di demolizione e scavo

Presenza di arredi customizzati per il progetto — Panche e Helix

Giardino del tempo (parte del parco Portello):


Forte uso della simbologia nella scelta delle specie vegetali che variano molto tra loro come
colorazione e profumazione; sentiero in cemento con placche in metallo con delle
incisioni. Pavimentazioni particolari legate ai giorni, ai mesi e alle stagioni.
Tema: sinuoso e circolare richiama le forme saettanti dell’alfa romeo — organico
Spazi per parco giochi dei bambini; laghetto e collina (doveva essere una ziggurat nel progetto).

Committenza privata ma di forte evocazione pubblica — presenza del comune


Edilizia privata libera e convenzionata

RELATRICE 2
 Spazio verde — sembra di non essere dentro alla città.
 Costruiti intorno al parco molti edifici nuovi — contrapposizione natura-grattacieli.
 Sviluppo urbano di city-life diverso rispetto al resto di Milano — guardando da Google Earth
la città dall’alto il quartiere spicca molto.
 Dopo l’industrializzazione c’era bisogno che le città trovassero un modo di riutilizzare quegli
spazi abbandonati (dove prima sorgevano le fabbriche): si dà il via ad un processo di
riqualificazione urbana di quartieri come city-life, Porta Nuova, Santa Giulia.
 L’obiettivo è creare edifici in cui le aziende possano investire per dare nuova vita al quartiere
(vedi torre Unicredit): tendenza dei comuni a creare una città dentro una città per ottenere
investimenti privati provenienti dall’esterno in modo da fare aumentare il turismo ──> spesso
hanno un impatto negativo.
 International Architecture: progetti che non hanno nulla a che vedere con il contesto urbano
circostante e potrebbero essere collocati in qualunque città del mondo.

PROBLEMA Portello
Due tipi di palazzi: alcuni per la classe media (zona Portello) e altri, decisamente più costosi, per
persone con grande disponibilità finanziaria (City Life)
Citylife 15.000 euro al mq
Portello 5.000 euro al mq — prezzo che non è in linea con quello delle case limitrofe (max. 3700 euro
al mq)
È stato citylife a fare alzare i prezzi — cambiamento della classe sociale in un quartiere

Sviluppi Urbani prossimi alla riqualificazione:


-Quartiere Isola
-Nolo (North of Loreto) — il comune sta cercando di riqualificare la zona tramite marketing della vita
sociale e attività artigianali (molte startup hanno messo i loro uffici qua)
Nolo: acronimo nato negli ultimi cinque anni grazie a Internet ──> scopo principale creare spazio per
giovani professionisti urbani e portare soldi alla città.

LEZIONE 5 – THE BILBAO EFFECT

Il fenomeno in questione nasce dal rinnovamento e dalla riqualificazione delle città nella fase post-
industriale. Fin dal 1980 le città hanno perseguito un rinnovamento competitivo, portando all’ordine
del giorno le esigenze di competitività, miglior efficienza, flessibilità, imprenditoria, partnership e
vantaggi derivanti dalla collaborazione.
Le riqualificazioni ad iniziativa privata coinvolgono le zone centrali delle città, a cui donano una
nuova immagine rendendole capaci di attirare investitori.

IL CASO DI BILBAO

Storica città basca nel nord della Spagna, ospita diverse centinaia di migliaia di abitanti. È attraversata
dal fiume Nerviòn che la divide in due parti e ne caratterizza la conformazione del tessuto urbano.
Nella seconda metà del XIX secolo, la città trascorre un’importante fase di industrializzazione e vede
la rapida crescita di acciaierie e industrie navali. Questa fase ha portato a una nuova divisione spaziale
di società e funzioni che sono andate definendosi sempre di più nel tempo: sulla riva sinistra si
concentrano le attività manifatturiere e prende posto la classe operaia, anche attraverso un massiccio
fenomeno di immigrazione; sulla riva destra si trovano le residenze per la classe alta e appartamenti di
lusso.

Caratteristiche della Bilbao industriale:

1. Grande polo attrattivo per capitale e offerta di lavoro.


2. Crescita demografica legata al fenomeno dell’immigrazione, con conseguente espansione
fisica.
3. Urbanizzazione incontrollata.
Questi elementi fusi assieme in un contesto di rapida espansione della città hanno portato hanno
portato ad una segregazione sociale e spaziale all’interno del centro metropolitano.

Segregazione socio-spaziale:

Si intende il processo di differenziazione sociale e le caratteristiche spaziali che assume, creando una
situazione di disuguaglianza tra cittadini nei diversi territori.

Terziarizzazione di Bilbao:

A seguito della crisi del Fordismo la città subisce pesanti conseguenze nel settore manifatturiero: tra il
’75 e il ’96 Bilbao perde quasi metà dell’offerta lavorativa generata da questo settore;
contemporaneamente si sviluppa il settore dei servizi.

Riqualificazione post-industriale della città:

Problematiche relative alla pianificazione urbana:


1. Mancanza di flessibilità, e scarsa efficienza nel riammodernamento.
2. Statutory Planninig incapace di rispondere alle nuove esigenze economiche e di intraprendere
progetti di rigenerazione urbana.
3. La crisi della pianificazione porta alla ricerca di forme più flessibili ed efficaci di interventi
urbani.

Nuove politiche di rigenerazione urbana:


1. La riqualificazione urbana di città precedentemente industrializzate genera un fenomeno di
carattere competitivo che comporta l’adattamento del nuovo ambiente socio-economico in
risposta alla domanda dei nuovi settori e delle nuove dinamiche di investimento.
2. Implementazione di un nuovo sistema governativo che ridistribuisce i poteri di costruire, le
competenze e le responsabilità lontano dalle amministrazioni locali, a favore dei soggetti
privati.
3. La priorità viene data all’ambito economico e competitivo, concentrando gli investimenti
pubblici in aree centrali, a scapito delle aree meno attrattive.

Riqualificazione del Waterfront:

Progetto di rivitalizzazione urbana indentificato nella trasformazione di aree strategiche abbandonate


in seguito alla deindustrializzazione. Una zona centrale lungo la riva del fiume è Abandoibarra.
L’obiettivo è quello di trasformare il volto della città rendendo l’area in questione un nuovo centro
finanziario con servizi avanzati, appartamenti di lusso e infrastrutture per la cultura; rendendo la
metropoli un simbolo di innovazione.
Il progetto ha portato alla realizzazione di grandi edifici simbolo architettati dalle famose archistar.

Bilbao Effect:

Processo che si sviluppa in risposta alla progressiva globalizzazione dell’economia e abbandono del
settore industriale, caratterizzato dallo spostamento del potere dagli stati nazionali alle singole città,
che vengono ridisegnate (spesso da archistar) in competizione fra di loro, in modo da ospitare servizi
avanzati e diventare poli finanziari per multinazionali e corporazioni.
Bilbao Effect: effetto che un edificio progettato da un’Archistar produce sul resto della città.
Aspetti positivi: Aumento del turismo e del valore aggiunto del luogo.
Aspetti negativi:
1. Si concentra su aspetti di consumo e trascura la produzione;
2. Limitato nella capacità di attrarre investimenti di capitali internazionali.
3. Logica a breve termine che genera dinamiche di polarizzazione sociale.

Impatto sociale:

Aumento del prezzo delle abitazioni vicine (nel caso di Bilbao del 30-40%), aumento degli affitti e
conseguente crisi di piccole imprese tradizionali (superate dagli shopping mall).
Questo fenomeno, dunque, instaura un processo di (a) gentrificazione e di esclusione (b) socio-
spaziale.
a) Arrivo di una fascia alta della popolazione in un luogo precedentemente abitato da una fetta di
popolazione povera che causa l’aumento del valore e dei prezzi delle abitazioni costringendo
la classe bassa a un progressivo Displacement.
b) Processo in cui individui o gruppi, geograficamente residenti all’interno di una società, non
partecipano alle attività tipiche dei cittadini in quella società, per ragioni che escono dal loro
controllo. L’esclusione sociale è spesso causa di relegazione spaziale e viceversa.

LEZIONE 6 – NUOVI RISCHI SOCIALI


“New social risks (NSRs) are the risks that people now face in the course of their lives as a result of
the economic and social change associated with the transition to a post- industrial society” (Taylor-
Gooby, 2004).

Come funzionava la società industriale:


Gli uomini entravano a far parte di organizzazioni complesse basate sulla produzione di beni
materiali che vertevano su un luogo/topos individuabile nella fabbrica. L’ingresso era garantito da
un sistema stabile di relazioni di lavoro (sindacati/ass.imprenditoriali/stato) che proteggevano
l’individuo dentro e fuori dal lavoro attraverso lo strumento del contratto di lavoro a tempo
indeterminato.
L’ingresso nel mondo del lavoro permetteva l’accesso a tutta una serie di diritti garantiti dallo stato
attraverso il sistema di welfare (es. pensioni, malattia, invalidità, maternità). Le donne – spesso
inattive dopo il matrimonio e la maternità – si occupavano principalmente dei compiti riproduttivi
(casa, cura dei figli, cura degli anziani).

Questo era possibile grazie ad una delle più importanti invenzioni e innovazioni della società
industriale che è l’introduzione di un sistema integrato di politiche sociali, orientato a garantire il
benessere del cittadino.
Def: Le politiche sociali sono politiche pubbliche che hanno lo scopo specifico di promuovere azioni
per conseguire obiettivi sociali, come per esempio l’equità sociale, l’uguaglianza, la sicurezza sociale,
la libera scelta. Il loro scopo specifico è proteggere il benessere dei cittadini di una nazione, dando
loro sicurezza in caso di eventi avversi e provvedere a fornire servizi fondamentali a tutti (i.e.
istruzione o salute).
Il Welfare State
Il complesso sistema di politiche pubbliche che mira a migliorare il benessere in una nazione si
chiama welfare state. Il termine è stato usato per la prima volta nel 1879 da Adolph Wagner, studioso
di ispirazione socialista che teorizzava un ruolo interventista dello stato per dare ai cittadini un livello
di benessere sufficiente, da coprire attraverso tasse sul reddito progressive. Welfare state (lo stato
sociale) è un termine che indica le politiche attraverso cui governi nazionali o locali forniscono
denaro, beni e/o servizi necessari al benessere base del cittadino.
Welfare system include tutte le azioni intraprese dai tre attori del welfare (stato, famiglia e mercato).

Karl Polanyi (1886-1964)


Economista e sociologo ungherese noto per la sua critica della società di mercato espressa nel suo
lavoro principale, la grande trasformazione (The Great Transformation) del 1944.
La tesi fondamentale di Polanyi riguarda la negazione della "naturalità" della società di mercato,
l’economia di mercato infatti non è separabile dallo stato moderno. È un controsenso pensare a
un’economia che non sia integrata nei processi sociali.

Concetto di embeddedness (dall’inglese embedded=inglobato)


Indica il radicamento delle attività economiche nella società. La produzione, la distribuzione e il
consumo dei beni dipendono infatti da fattori sociali come la cultura, le abitudini, il senso di
responsabilità. Il mercato non è la sola istituzione che consente un’integrazione nell’economia, ma vi
è il ruolo concorrente di famiglia e stato.
I tre meccanismi di integrazione economica:
 Scambio —Mercato
 Reciprocità —Famiglia
 Redistribuzione —Stato
In tutte le nazioni, i tre meccanismi di integrazione economica hanno un’importanza differente e un
differente equilibrio ma sono sempre presenti.
Lo stato è l’attore principale per due ragioni:
1. È lo spazio in cui le transizioni formali e informali, pubbliche e private avvengono.
2. Si occupa di regolare questi processi (distribuisce le risorse, promuove le azioni, decide quali
sono i diritti/doveri di ciascun attore, crea un quadro normativo per le politiche.
Le nazioni differiscono nella combinazione delle politiche sociali che promuovono, ma anche nei
livelli di benessere che offrono ai propri cittadini. Vediamo come si è arrivati alla costituzione dei
welfare state nei paesi occidentali a capitalismo avanzato.

La nascita delle politiche sociali


Le prime politiche sociali sono state promosse nel 1880 in Germania, durante il governo di Bismarck.
Nel 1915, quasi tutti i paesi europei avevano un embrione di stato sociale, che sarà rinforzato a partire
dal ‘45. Gli anni ’70 rappresentarono l’apice dello sviluppo del welfare state. Le politiche di welfare
furono una risposta politica alle diseguaglianze prodotte dalle prime società capitalistiche.

 Le riforme di Bismarck introdussero molte delle componenti degli stati sociali moderni
(assicurazioni contro gli incidenti, un sistema di assicurazione per la salute, per il supporto dei
disabili e delle persone anziane). Nel sistema bismarckiano i cittadini potevano accedere a
questi benefit solo se erano lavoratori (o erano famigliari di lavoratori), quando non potevano
lavorare o perdevano il lavoro. La preoccupazione di Bismarck non era la riduzione delle
diseguaglianze o l’eliminazione della povertà, ma disinnescare il nascente movimento dei
lavoratori che potenzialmente metteva in discussione la stabilità politica del suo governo.
Dando vantaggi materiali ai lavoratori, egli fu in grado di comprare il loro consenso.

 Dopo la Prima guerra mondiale, le economie capitalistiche vissero un decennio di crescita


esplosiva che però terminò bruscamente con la grande depressione del ‘29, con la crisi che ne
seguì. Le misure basate solamente sulla capacità di lavorare mostrarono i limiti in una
situazione di disoccupazione e impoverimento di massa. Roosevelt nei suoi mandati (1932-
1945) applicò le teorie keynesiane per uscire dalla crisi, con forti interventi statali Tra i vari
atti, ricordiamo il «Social Security Act» che istituì una serie di benefit destinati a pensionati e
disoccupati, ma anche sostegni monetari per l’assistenza delle persone in difficoltà
indipendentemente dalla loro partecipazione lavorativa (disabili, vedove, orfani, famiglie con
bambini in età non-lavorativa)

 Beveridge Report (1941): È uno studio commissionato in Inghilterra per indagare le cause
principali della povertà e della mancanza di salute individuate in: Perdita del reddito e Basso
livello dei benefit monetari, specialmente per chi ha responsabilità famigliari. La tesi di
William Beveridge (UK) è che lo stato sociale deve garantire un livello minimo di standard di
vita, al di sotto del quale nessuno deve cadere (the safety net)
Beveridge propone un sistema comprensivo di politiche sociali disponibili per tutti i
cittadini «from the cradle to the grave»:
1. 1.Istruzione gratuita per tutti
2. 2.Sanità gratuita per tutti
3. 3.Reddito di ultima istanza contro la povertà estrema
4. 4.Edilizia pubblica a prezzi calmierati
5. 5.Incremento dei sussidi
Con Beveridge si abbandona definitivamente l’approccio paternalistico delle prime leggi sulla
povertà e si introduce la cittadinanza sociale come parte dei diritti del cittadino (Marshall).
Livelli essenziali di reddito, alimentazione, salute, sicurezza, istruzione, casa non sono più atti
di carità, ma diritti.

Thomas Marshall (1893-1901)


Sociologo inglese noto per aver scritto “Citizenship and Social Class” (1950). Secondo la sua teoria,
lo stato sociale estende la cittadinanza introducendo la cittadinanza sociale come conquista del ‘900.

L’evoluzione della cittadinanza


 18 secolo— Civile: i diritti che assicurano la libertà individuale, es. libertà personale, di
parola, di pensiero, di fede, di proprietà, di stipulare contratti, di ottener giustizia
 19 secolo—- Politica: il diritto di esercitare il potere politico, passivo e attivo;
 20 secolo —Sociale: la garanzia di poter accedere a un livello minimo di benessere fino al
diritto di vivere secondo gli usi e i consumi comuni nella società.
La cittadinanza trova la sua piena realizzazione nel welfare state.

La Povertà
 Povertà assoluta: una persona viene definita povera se la sua spesa per consumi è inferiore
alla soglia minima mensile definita dall’ISTAT attraverso un paniere di beni considerato
essenziale a uno standard di vita accettabile.
 Povertà relativa: una persona viene definita povera se la sua spesa è inferiore o pari ad una
soglia determinata annualmente dall’ISTAT rispetto alla spesa media per consumi delle
famiglie italiane.
Tradizionalmente, nel dibattito sulla povertà si è spesso concentrata l’attenzione sull’esclusione
sociale. Con questo termine si indicano le persone che sono escluse dalla vita «normale» della società,
per povertà estrema, situazione di disagio, segregazione e discriminazione. “Social exclusion is the
process by which certain individuals or groups are systematically barred from access to positions
which would enable them to have an autonomous livelihood within the social standards framed by
institutions and values in a given context”.
Manuel Castells

Chi sono gli esclusi:


1. Disoccupati di lungo periodo
2. Senza fissa dimora (homeless)
3. Rifugiati/Profughi
4. Disabili
5. Tossicodipendenti
Sono gruppi di persone stabilmente escluse da:
 Lavoro
 Famiglia o rete di supporto
 Casa
A partire dal secondo dopoguerra, gli stati si fanno carico della ridistribuzione delle risorse tra
cittadini per mitigare le disuguaglianze delle società capitalistiche.
Ciò fu possibile grazie a:
1. Evidenza del bisogno: masse di cittadini poveri concentrate fisicamente nelle città e impiegate
nel lavoro di fabbrica
2. Suffragio universale: i cittadini (uomini e donne) acquisiscono il potere di influenzare le
scelte politiche
3. Crescita economica: mette a disposizioni le risorse (attraverso il gettito fiscale) per finanziare
le politiche sociali
4. Burocratizzazione: crea le risorse amministrative che consentono lo sviluppo delle politiche.
Tra il 1945 e gli anni 70, tutti i paesi europei costruiscono i loro sistemi di welfare, rendendo la
condizione di esclusione sociale una quota minoritaria della popolazione.
Le teorie sociologiche distinguono i paesi europei a seconda del tipo di regime di welfare e del livello
di assistenza:
 Modello Socialdemocratico
 Modello Liberale
 Modello Continentale
 Modello Mediterraneo
 Modello Post-sovietico

Cambiamento dello Stato Sociale


Con la crisi della società industriale, lo stato sociale inizia ad essere messo in discussione. La crisi
economica del ‘73, il contesto economico e sociale che cambia, il successo delle politiche neoliberali
determina un ripensamento degli investimenti in politiche sociali. A partire dalla recessione e poi a
seguire con la crescita sempre più contenuta dei paesi occidentali negli anni ‘70 e ‘80 sostenere il
costo delle politiche di welfare diventa sempre meno accettato politicamente. I bilanci pubblici
entrano in crisi e si apre un processo di riduzione della spesa sociale, ristrutturazione dei servizi
offerti, ingresso di attori di mercato.
Quali sono le critiche rivolte allo stato sociale?
 La crescita incontrollata dei costi
 La discutibile efficienza delle politiche sociali
 L’eccessiva burocratizzazione del sistema

Rischi della società industriale


Il rischio di povertà era determinato da:
1. Perdita o mancanza di lavoro (disoccupazione) — sussidio di disoccupazione.
2. Impossibilità (temporanea o permanente) fisica/mentale di lavorare — congedi (malattia e
maternità) e Assegno di invalidità.
3. Anzianità — Pensione.

I NUOVI RISCHI SOCIALI


I nuovi rischi sociali sono quei rischi che non sono coperti dal sistema di welfare ereditato dalla
società industriale e che più spesso si concentrano in gruppi sociali come i giovani, le donne, gli
anziani e le persone con un basso livello di istruzione. Diversamente dai rischi che portano
all’esclusione sociale, questi rischi si caratterizzano per generare insicurezza e fragilità nelle famiglie
e negli individui, mettendole in una situazione che può portare all’esclusione nel caso in cui si
verifichi una circostanza avversa.

Quali sono le tendenze dietro i NSR?


1. La trasformazione del mercato del lavoro: più terziario, più lavoro non-standard, flessibile e
precario Il settore dei servizi richiede contratti flessibili che sono più convenienti per i datori
di lavoro. La deregolazione consente la moltiplicazione dei tipi di contratto. Il lavoro non-
standard non si distribuisce ugualmente tra i diversi gruppi sociali Lavoro temporaneo tra i 15
e i 29 anni
2. La crisi della famiglia nucleare: crescente partecipazione lavorativa delle donne,
disequilibrio demografico (combinazione di declino del tasso di fertilità e incremento della
popolazione anziana). La crescita del lavoro nei servizi e a tempo parziale favorisce l’ingresso
delle donne nel mercato del lavoro. Si abbassa l’indice di natalità: famiglie sempre più
piccole.
3. Crescente diseguaglianza a cui il sistema di welfare non riesce a fare fronte: più ricchi e più
poveri, meno classe media: polarizzazione maggiore

Riassumendo, i nuovi rischi sociali:


1. L’incapacità di conciliare famiglia e lavoro.
2. L’incremento delle famiglie unipersonali e delle madri sole.
3. Avere un famigliare dipendente.
4. Non avere sufficienti skills o avere conoscenza obsoleta per il mercato del lavoro odierno.
5. Avere una integrazione lavorativa discontinua e precaria che non permette sufficiente
protezione sociale.

Conseguenze dei nuovi rischi sociali


Se la mancanza di lavoro, casa, famiglia genera esclusione sociale, i nuovi rischi sociali espongono a
una condizione di vulnerabilità sociale, che può essere definita come l’integrazione instabile
all’interno dei principali attori del welfare (lavoro, famiglia, protezione sociale). Più che una
condizione di povertà, stiamo parlando dunque di una condizione di insicurezza economica, di povertà
temporanea, di fragilità che determina un’area grigia tra le persone in povertà e le persone sicure
economicamente.

LEZIONE 7 – GLOBALIZZAZIONE
La globalizzazione è il processo attraverso cui il mondo si è fatto esponenzialmente più interconnesso
e ha come risultato l’incremento massiccio degli scambi culturali e commerciali:
 Interconnessione (multidimensionale) resa possibile alle tecnologie ICTs.
 Eliminazione delle barriere geografiche e fisiche per le merci.

Il processo di globalizzazione è un processo che nasce da lontano, fin dai primi movimenti
commerciali che hanno cominciato a interessare il mondo con la scoperta dell’America, l’apertura
della via della seta, etc.
Secondo le teorie della sociologa urbana Saskia Sassen, però, il processo di globalizzazione a partire
dagli anni ‘80 ha cambiato natura con un ruolo sempre maggiore delle città, che diventano i nodi
strategici di questo processo.

Le caratteristiche delle città globali:


1. Luoghi di accumulazione del capitale (finanziario)
2. Centri nevralgici di gestione dell’economia globale
3. Sede degli headquarters delle principali imprese di servizio alle imprese
4. Centri di servizi finanziari
5. Importanti hub per il trasporto aereo e le comunicazioni globali

Il cambiamento determinato dal neoliberalismo è centrale: con una maggiore privatizzazione e la


deregolazione i mercati si fanno sempre più centrali, le grandi corporation acquisiscono sempre più
potere e gli stati hanno meno potere di regolazione.
Le città globali diventano gli hub che gestiscono i flussi di informazione e merci che costituiscono i
nodi strategici della rete economica e finanziaria globale.

Le 7 ipotesi della città globale (di Saskia Sassen)


1. Gli headquarters assumono tanto più rilevanza in una corporation quanto più sono disperse
geograficamente le sue attività.
2. Le funzioni di gestione sono talmente complesse da richiedere di acquistare da aziende
specializzate i servizi di gestione che le servono (i.e. legali, contabili, pubbliche relazioni,
strategici, etc).
3. Le imprese di consulenza agiscono in un mercato globale ma hanno vantaggi strategici
dall’essere logisticamente collocate nelle città in cui possono facilmente trovare e/o attrarre
la manodopera specializzata di cui hanno bisogno.
4. Gli headquarters invece possono essere dislocati geograficamente
proprio perché comprano i servizi ad alta specializzazione nelle città globali del mondo.
5. Le imprese di servizi avanzati alle imprese sviluppano una propria rete globale per essere
presenti nelle città di riferimento dei paesi a capitalismo avanzato, incrementando i contatti
transnazionali diretti città-città.
6. La crescente concentrazione di lavoratori specializzati che lavorano per queste imprese
incrementano le disuguaglianze socioeconomiche delle città. Molti di questi lavoratori sono
lavoratori transnazionali, i cosiddetti expat.
7. Però gli expat alimentano un sottobosco di lavoratori precari sottopagati che si occupano
dei servizi domestici, di cura e delle necessità di questi lavoratori transazionali. Molti di
questi sfavoriti sono migranti.

Global is local
Vi è in atto un processo di concentrazione (finanziaria) e di dispersione (produzione).
I flussi finanziari e di informazione sono totalmente mobili e digitalizzati grazie alla tecnologia
informatica, totalmente sganciati dal luogo geografico.
Ma non tutto è così mobile come il denaro e le merci!
I professionals che vi lavorano hanno bisogno di un posto fisico dove stare, una casa dove vivere, un
luogo in cui possono trovare i servizi che richiedono (ristoranti, negozi,
divertimenti, attività culturali). Lo trovano nelle città globali.
Nello stesso tempo, una massa di lavoratori di servizio offrono servizi a basso costo alle imprese (i.e.
pulizie) e ai professionals (i.e. domestici); sono localizzati dove trovano la domanda per il loro lavoro
(nelle città globali)

Definizione di immigrato: Secondo l’ONU


«Un immigrato è una persona che si è spostata in un paese diverso da quello di residenza abituale e
che vive in quel paese da più di un anno».

Il processo di Polarizzazione
Def: La polarizzazione sociale è quel processo di segregazione che emerge dalla disuguaglianza
economica e che risulta in una crescente differenziazione tra gruppi sociali ad alto reddito e gruppi
con basso reddito.
Nelle città globali, c’è un processo di crescita dell’impiego low-skilled causato e contemporaneo
all’espansione dell’elite dei professionals.

Una nuova classe sociale: il Precariato


Guy Standing (economista UK) scrive nel 2011 il libro «The Precariat. The new dangerous class», in
questo libro descrive le condizioni economiche e sociali di una nuova classe sociale – il
precariato – che vive le conseguenze peggiori della globalizzazione.
Nel suo libro identifica diversi gruppi sociali che ne fanno parte: giovani istruiti, ex-operai,
migranti.
Il termine Precariato deriva da un contratto agrario otto-novecentesco consistente nella concessione di
un immobile a titolo provvisorio, ad oggi si intende l'insieme dei soggetti lavoratori che vivono una
generale condizione lavorativa di incertezza che si protrae, involontariamente, per molto tempo.

Uno degli effetti della globalizzazione è aumentare esponenziale i flussi di circolazione delle persone,
che però non hanno la stessa mobilità di merci e denaro attraverso le frontiere.

I meccanismi dietro alle migrazioni:


1. La necessità di svolgere lavori stagionali a basso costo, i.e. lavori agricoli nel sud Europa.
6. La disponibilità di manodopera a basso costo per lavori umili a bassa qualificazione e mal
pagati, spesso irregolari, i.e. ristorazione, pulizie, food delivery.
7. La necessità di sopperire alla mancanza di lavoro gratuito femminile prestato alle famiglie da
altre donne, i.e. badanti, colf, babysitter.
Tutti questi lavori sono accomunati dall’avere un salario al di sotto degli standard considerati minimi
e accettabili dalla maggior parte dei cittadini del paese in questione.
Aumenta inoltre il fenomeno del lavoro nero.

I fatti sulla migrazione (Guy Standing):


Fatto 1: una percentuale molto rilevante (ma sconosciuta) dei migranti è irregolare.
Fatto 2: molti di questi migranti si spostano costantemente da un paese all’altro, solo una minoranza
sono migrazioni stanziali.
Fatto 3: è in corso una costante femminilizzazione delle migrazioni.
Fatto 4: una quota consistente delle migrazioni è fatta di mobilità studentesca.
Fatto 5: le carriere nelle corporation prevedono una costante mobilità transnazionale.
Fatto 6: le migrazioni di rifugiati e richiedenti asilo sono in costante aumento.
Fatto 7: una quota crescente delle migrazioni è spinta dal cambiamento climatico.

Quattro “livelli” di migranti


 Irregolari: nessun diritto garantito nel paese ospitante (a parte i diritti civili)
 Rifugiati: diritto di protezione, ma negati diritti economici e/o sociali.
 Legalmente residente: diritti economici e/o sociali, ma negati i diritti politici — deriva
dalla Denizenship: processo in uso in Inghilterra nel XIII secolo, grazie al quale uno straniero,
attraverso un “Letters patent”, diveniva un denizen, ottenendo in tal modo determinati diritti
tra cui quello di detenere la terra. Il denizen non era né un cittadino né un alieno (straniero).
 Parziale cittadinanza: cittadini UE residente in altro stato membro

Ranking dei passaporti:


Ogni anno viene fatta un’indagine su quali siano i passaporti “più potenti” ovvero quelli che
permettono di viaggiare nel maggior numero di paesi senza bisogno di visti (l’Italia è al quarto posto
ultimi posti: Afghanistan, Iraq e Siria).

Le migrazioni in Italia
La distribuzione dei migranti all’interno dell’Italia non è omogenea, si concentra prevalentemente
nelle grandi città, nelle aree produttive ad industrializzazione diffusa del Nord (Piemonte, Lombardia,
Veneto e Emilia-Romagna).

Quattro modelli territoriali delle migrazioni:


Modello 1: La terza Italia. Immigrato operaio attivo nel sistema manifatturiero diffuso fatto di piccole
imprese.
Modello 2: Le città metropolitane. Gli immigrati forniscono una serie di servizi alle famiglie a due
redditi a basso costo e manodopera per la costruzione di nuovi edifici (spesso come finti autonomi in
imprese conto-terziste).
Modello 3: Rosarno. Lavoro nero in agricoltura con spostamenti periodici a seconda
della stagionalità dei raccolti (fenomeno del caporalato).
Modello 4: il lavoro stagionale. Importazione (regolare) stagionale di manodopera per sopperire a
specifiche esigenze della coltivazione.

La rivolta di Rosarno
Negli anni d'apertura delle frontiere, la città di Rosarno vide ospitare i primi immigrati di provenienza
centrafricana come braccianti a basso costo per l'agricoltura. Alloggiati in stabilimenti industriali o
agricoli abbandonati senza acqua, luce, gas, beni o servizi di alcun genere, a parte i pasti
portati dalla Caritas.
Questi lavoratori vivevano in un contesto misto a immigrazione clandestina e presenza
della 'ndrangheta, fu così che le tensioni tra immigrati e abitanti locali diventarono sempre più pesanti
nel corso del tempo.

Il pomeriggio del 7 gennaio 2010, alcuni sconosciuti spararono diversi colpi con un'arma ad aria
compressa su tre immigrati di ritorno dai campi. La sera stessa del ferimento, un primo consistente
gruppo di africani protestò violentemente per l'accaduto scontrandosi con le forze dell'ordine. Il
giorno seguente la reazione si fece più feroce e più di 2000 immigrati marciarono su Rosarno
ingaggiando diversi scontri con la polizia. Dopo che le tensioni salirono a causa di attacchi a negozi e
automobili, la protesta degli immigrati scatenò una risposta altrettanto accesa da parte dei rosarnesi, i
quali armati di mazze e bastoni formarono ronde autonome ferendo gravemente diversi africani.
Nei giorni seguenti si verificarono diversi agguati di africani a rosarnesi e viceversa, infine le forze
dell'ordine riuscirono a riportare la calma tra ambedue le parti. Per evitare l'insorgere futuro di
ulteriori tensioni, la maggior parte degli immigrati fu trasferito in altri luoghi.

Milano è una delle città in Italia con il maggior numero di immigrati (tutti sulla 90), ma ottiene il
primato come comune più multietnico d’Italia Baranzate (vicino a Bollate, nord-est di MI). Quasi
12mila abitanti, di cui un terzo proveniente da 77 Paesi stranieri.
La parrocchia locale organizza ogni fine settimana un’iniziativa chiamata “Il mondo nel quartiere”,
una festa di quartiere in cui coloro che provengono da altri paesi possono presentare cibo, musica e
cultura della loro terra.
“Ogni etnia deve diventare protagonista del quartiere, non devono essere solo coloro che ricevono
aiuto e attenzioni”, spiega Don Paolo. “Così hanno la possibilità di custodire la loro identità, ma allo
stesso tempo imparare a vivere in Italia. Questo è il grande obiettivo, perché l’Italia deve essere la
loro casa”.
I bambini di Baranzate sono abituati alla diversità. Per loro è la normalità anche a scuola: nel Comune
c’è un istituto che comprende scuola media, scuola elementare e due scuole dell’infanzia, in cui il 60
per cento degli alunni è straniero.
“Gli slogan contro gli stranieri attecchiscono anche qui. La gente deve stare sul pezzo e seguire la
moda, ma poi le loro azioni non corrispondono a quello che dicono”, sostiene il parroco. In effetti la
strada sembra confermare la sua teoria: al bar del quartiere alcuni italiani dicono di non poterne più di
tutti questi arrivi, di “sentirsi stranieri a casa loro”. Ma poi scopriamo che stanno bevendo una birra
con un albanese, un serbo e un romeno: “Che c’è di strano? Per noi è un piacere”.

LEZIONE 8 - FORME DI CITTÀ

Città:
Componente fisica: Architetture, infrastrutture e spazi pubblici.
Componente sociale: demografia, economia, politica e cultura.
La Forma della città è il risultato della continua interazione fra le componenti fisiche e sociali nel
tempo.

Sviluppo delle città europee nella storia:


Città preindustriale, industriale, metropoli fordiste, città contemporanee (città diffuse)
Le città europee sono il frutto di una lunga trasformazione avvenuta nel corso della storia, la forma
della città è visibile da: struttura fisica, struttura sociale, la distribuzione dei gruppi sociali al suo
interno, il movimento delle diverse classi sociali dentro la città. Questi aspetti combinati fra di loro
generano le diverse forme di città.

 Epoca Preindustriale: netta distinzione tra élite da una parte e popolo dall’altra, con un
grande divario tra i due gruppi; le città non avevano evidenti divisioni spaziali in termini di
segregazione.
 Epoca industriale: grande affluenza di popolazione dalle campagne che si stabiliva nelle
periferie vicino alle fabbriche; si crea così una grande divisione tra nuova classe operaia e
dirigenti fisicamente visibile. Le residenze periferiche, rispetto a quelle del centro, erano
spesso prive dei servizi essenziali come fogne e acqua potabile.
 Epoca fordista: espansione fisica delle città e densificazione delle aree periferiche che
portano alla creazione di grandi aree metropolitane attorno al centro urbano. Struttura sociale
a “rombo” con in cima una piccola classe elitaria, al centro la classe operaia e in fondo una
piccola fascia bassa.
 Città contemporanee (città diffuse): città estensivamente diffuse che hanno trasformato aree
verdi di campagna in suolo urbanizzato con un conseguente aumento dell’afflusso di
popolazione. Questo ha portato al problema del governo di questi territori e della gestione
delle persone che circolano al loro interno. Le città odierne, inoltre, sono poli finanziari che
non concorrono sul suolo nazionale ma come singoli su scala mondiale.

La differenza tra la forma delle città del Nord e del Sud globale:
Al Nord, ovvero nelle aree occidentalizzate del mondo, le città hanno spesso tessuti urbani
storicamente rilevanti e presentano caratteri omogenei; le città del Sud, invece, presentano
caratteristiche fisiche di chiara distinzione fra classe ricca e povera, con la contrapposizione di
architetture moderne a quartieri degradati e favelas.
LEZIONE 9 - CITTÀ E SOSTENIBILITÀ

Sviluppo sostenibile:
1987. Rapporto Brundland. Our Common Future. WCED.
«Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i
propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».

Esiste l’agenda 2030 ma manca in molti casi la sua applicazione.

The “triple bottom line”


Persone + Pianeta + Profitto = Sostenibilità.
Attualmente i tre elementi non sono sullo stesso piano e prevale il profitto sugli altri.
Quartieri sostenibili: strategie green che portano spesso ad un fenomeno di gentrificazione (esempio
di Ecological retrofitting a Letnica in Polonia). Ci sono anche esempi virtuosi di social housing
sostenibili come a Vienna.

Oslo:
Strategia di densificazione urbana che persegue i seguenti scopi:
 Uso efficiente del suolo, limitazione traffico e salvaguardia delle aree naturali.
 Nuovi business Turismo Competitività Attractiveness.
 Prossimità, mix sociale e funzionale
“Green, More Creative, For Everyone”.
La riqualifica del centro, del waterfront e la realizzazione di quartieri sostenibili ha conseguito agli
obiettivi di “Green” e “More creative”, ma non di “For Everyone”. Questo processo ha portato a una
grande impennata dei prezzi delle abitazioni, causando una forte gentrificazione delle aree interessate
e una touristification del centro, privato dei cittadini autoctoni.

La sostenibilità non corrisponde al people-friendly, bisogna dunque inserire politiche sociali e


strumenti di pianificazione per prevenire un’eccessiva gentrificazione. La sostenibilità rischia di
essere puro marketing.

LEZIONE 10 - GENTRIFICATION

Gentrificazione: 1963, nasce in Britannia da Gentry. Processo che identifica cambiamenti sociali e
strutturali nel contesto urbano. La classe media invade i quartieri popolari di Londra, riqualifica vicoli
e case modeste, poi comprati quando scadono gli affitti delle working class per poi diventare eleganti
e costose abitazioni. Processo ambivalente: riqualifica di un quartiere degradato da una parte, ma
svuotamento della classe più povera che abitava storicamente il luogo – Desplacement.

Aree industriali si perdono e rimangono abbandonate e si trovano vicino al centro. Processo di


deterioramento di questi quartieri dove vivono quelli che hanno perso il lavoro in fabbrica o chi non
si può permettere affitti alti ma vuole stare vicino al centro (artisti e studenti), col miglioramento
delle condizioni di vita di questi ultimi, le abitazioni vengono recuperate e riammodernate, attirando
l’attenzione di una classe sociale più facoltosa. Aumentano di conseguenza i prezzi assieme alla
vivibilità del quartiere e i poveri sono costretti a spostarsi altrove.

Londra, Notting hill, è sempre stato un quartiere di immigrati e operai, poi gentrificato.

DISPLACEMENT: Modello di Burgess,

Mentre in Europa il carattere della differenziazione è prevalentemente di differenza tra le classi


sociali, in America è raziale: in un primo momento i bianchi lasciano il centro per andare in un
quartiere esterno ma razzialmente omogeneo, per poi ritornare in centro comprando le palazzine
per ristrutturarle ad appartamenti di lusso.

La gentrification comincia col passaggio dalla città industriale a quella post-industriale, quando i
centri urbani, resi più vivibili dalla mancanza di fabbriche diventano più interessanti, allo stesso
tempo sono meglio servite da servizi di diversa natura e sono vicini, essendo collocati nelle prossimità
del centro, ai luoghi di lavoro. Cambia la disponibilità economica dei quartieri legata alla
ristrutturazione di appartamenti che di conseguenza aumentano di prezzo.

I pionieri sono la “classe creativa” che non disdegna l’idea di abitare in luoghi vicini alle offerte
culturali e ai divertimenti all’interno delle città, seppure i quartieri non siano i migliori, anzi spesso
degradati. Questa classe innesca il processo di gentrificazione futura del quartiere stesso.

Questo processo si è verificato anche a Berlino, che dopo la caduta del muro lavora molto sulla
trasformazione dell’immagine della città riqualificando le zone in disuso con spazi dedicati ad
arte. La borghesizzazione segue una rivalutazione (simbolica) di carattere culturale, seguita dalla
rimozione della fascia bassa che abita il luogo, questa fase viene portata avanti dai pionieri, ovvero gli
artisti che popolano la zona e aprono gallerie d’arte riqualificando il quartiere e attirando l’interesse
delle classi medie.

Prima arrivano gli artisti, poi quelli coi soldi che vogliono sfruttare i nuovi locali, ristoranti e negozi
costruiti all’interno di questi spazi.

LEZIONE 11 – POVERTÀ URBANA E DIRITTO ALLA CITTADINANZA

Che cos’è la povertà?


 La povertà assoluta è la carenza o la scarsità di risorse considerate essenziali per la
sopravvivenza. Si definisce quindi un paniere di beni e servizi considerati essenziali e se ne
calcola il valore monetario. Questo valore (detto soglia di povertà) definisce chi è povero
(Rowntree, 1901).
 La povertà relativa (Townsend, 1979) identifica quegli individui, famiglie o gruppi sociali
che non sono in grado di permettersi delle condizioni di vita considerate normali per la società
alla quale appartengono. In questo caso, la soglia di povertà è calcolata a partire dal reddito
mediano (60% reddito famigliare equivalente). Cambia a seconda del territorio e dell’anno.
 La povertà soggettiva riguarda tutti coloro che si sentono poveri e non è stabilita sulla base
di soglie predeterminate.
La povertà urbana in Europa e US:
Negli Stati Uniti la povertà è legata a un fenomeno prevalentemente raziale e di segregazione
residenziale all’interno dei “ghetti”, zone a fortissima concentrazione di minoranze etniche
afroamericane o di origine latina. In Europa la povertà si contraddistingue come fenomeno di classe
sociale: la mancanza di un accesso ad un lavoro stabile, qualificato e con garanzie contrattuali
determina il progressivo intrappolamento all’interno di un fenomeno di “esclusione sociale”, che
spesso si sovrappone ad un’origine migrante. La concentrazione spaziale della povertà è il fenomeno
speculare della gentrificazione, in ottica di competizione tra popolazioni per gli spazi urbani.
Il caso di Detroit:
La città va in bancarotta e la situazione a livello economico e sociale degrada. Entra in atto un
processo di ghettizzazione. Con la parola ghetto si intendono quelle aree con altissima concentrazione
di popolazione omogenea che innesca meccanismi di esclusione estrema.
Il concetto di «underclass»:
Concetto chiave per definire la povertà negli US, fa riferimento ai disoccupati di lungo periodo,
inoccupabili, sotto-occupati e working poors.Nel dibattito degli anni ’80, per spiegare la nascita delle
underclass si fa riferimento alla teoria della “Cultura della Povertà”, circolo vizioso di
intrappolamento nella condizione di povertà determinato dalla mancata condivisione culturale di certi
valori. Le minoranze etniche afroamericane sono esposte al fenomeno delle underclass per la
predominanza di una cultura della povertà.
Oscar Lewis
Definisce il concetto di cultura della povertà nel libro “Five Families: Mexican Case Studies in the
Culture of Poverty” del 1959. Povertà: “un sistema di vita che viene tramandato di generazione in
generazione lungo la discendenza famigliare”
Caratteristiche della povertà
1. La mancata integrazione dei poveri nelle istituzioni e nessuna partecipazione alla vita
democratica.
2. Scarsa qualità delle case e del quartiere.
3. Diversa concezione dell’istituzione famiglia.
Cultura della Povertà:
Causa della povertà: le persone sono povere perché non condividono i valori della cultura dominante
rifiutando di adeguarsi allo stile di vita della popolazione. (Blaming the victim)
Conseguenza della povertà: le persone sono povere perché strutturalmente escluse dalle opportunità
offerte al resto della popolazione per origine etnica e/o per condizione socio-economica.
(Trasmissione intergenerazionale della povertà)
Space matters:
 Meccanismi di socializzazione: i bambini sono esposti a modelli sociali o stili educativi
inadeguati.
 Meccanismi di integrazione economica: scarsità o assenza di opportunità lavorative
adeguate nel quartiere, forte stigma negativo generato dalla residenza che impedisce
l’assunzione al di fuori di esso.
 Meccanismi di redistribuzione: scarsità, assenza o bassa qualità dei servizi pubblici offerti
nel quartiere.
La povertà nelle città europee:
I quartieri poveri sono meno connotati etnicamente, con una minore omogeneità razziale e
maggiore continuità spaziale tra quartieri poveri e ricchi. A partire dagli anni ‘90 però cresce la
concentrazione spaziale di popolazione immigrata in questi quartieri senza arrivare al livello di
segregazione etnica del ghetto americano. Vi è una progressiva concentrazione determinata da origine
etnica e contemporanei bassi livelli socio-economici. Si parla di un fenomeno di segregazione
spaziale quando si verifica un’anomala concentrazione di una determinata popolazione in un’area
della città. Il rischio è la progressiva polarizzazione sociale delle città: tra aree gentrificate,
colonizzate dalle classi medio/alte autoctone (o provenienti da nazioni ricche) e aree segregate dove
risiede la popolazione povera, esclusa e migrante.
Confronto povertà in Europa e negli US
America: Modello del Ghetto. Fortissima segregazione residenziale e stigmatizzazione negativa
determinata dalla residenza. Prevalenza di minoranze etniche. Fenomeno della “underclass”:
precarietà economica, isolamento sociale, desertificazione istituzionale.
Europa: Modello della Banlieu. Minore segregazione rispetto al resto della città, sia in termini
spaziali che di collegamenti di trasporto. Prevalenza di migranti, prima o seconda generazione.
Fenomeno di “esclusione sociale”, non solo disagio economico, ma anche abitativo sociale.
La teoria di Loic Wacquant:
le Black communities (iper-ghetto) sono una formazione socio spaziale doppiamente segregata: sia
dal punto di vista raziale che dalle divisioni di classe, accresciute dall’azione dello Stato. Inside the
zone.
La Banlieu è un’area di segregazione prevalentemente di classe, che in secondariamente e
parzialmente coincide sovra-rappresentazione di immigrati post-coloniali, e in cui l’azione dello Stato
è intesa alla de-segregazione. With an immigrant worker.
Effetto di quartiere:
Si intendono gli effetti che nascere, socializzarsi e vivere in un determinato quartiere può avere sul
destino di una persona in termini sociali, lavorativi e di criminalità. La segregazione spaziale (etnica o
socio-economica) determina uno svantaggio strutturale per le popolazioni povere che vivono in
quartieri dove le istituzioni sono più fragili e i servizi scarsi, condizioni che non permettono la
relazione con altre classi o aree della città. Vivere in un quartiere povero influenza le chances di vita
di un individuo.
La povertà nelle città italiane:
Grande diversità fra Nord e Sud. Milano: area omogeneamente benestante con sacche di povertà poco
omogenee nella periferia. Roma: apparentemente nella media nazionale ma fortemente polarizzata,
centro ricco e borgate economicamente e socialmente escluse. Napoli: territorio povero rispetto alla
media nazionale con aree ricche segregate e diffuse aree di disagio.
Concludendo:
 Il concetto di esclusione sociale rispetto a quello di povertà ci consente di identificare il
carattere ulti-dimensionale delle diseguaglianze.
 Le popolazioni che vivono nei quartieri poveri delle città affrontano diversi problemi che solo
in parte possono essere ricondotti alla mancanza di reddito: disoccupazione, abbandono
scolastico, mancanza di skills o skills obsolete per il mercato del lavoro, disagio abitativo,
presenza di scuole e servizi pubblici non adeguati.
 Wacquant negli anni ‘90 mette in discussione l’assunto della cultura della povertà,
dimostrando come vi sia una discriminazione istituzionale e repressiva alla base della
creazione del ghetto.
 Più che una «cultura della povertà», vi è una serie di condizioni strutturali che sono causa e
conseguenza della concentrazione spaziale delle popolazioni a rischio di esclusione.

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