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SOCIOLOGIA PROBLEMI,TEORIE, INTRECCI STORICI MANUALE

CAPITOLO 1. LA SOCIETÀ, I FONDAMENTI E IL LORO MUTAMENTO


1.Premessa
Le attività nelle quali siamo coinvolti ogni giorno come trascorrere del tempo in gruppo con amici,
trascorrere del tempo in un'aula universitaria insieme ad altri studenti sono definite attività sociali.
Ci sono varie situazioni di partecipazione alle relazioni sociali come ad esempio quando la
nazionale di calcio gioca una partita importante ci sentiamo fortemente legati hai altri connazionali
come se fossimo un unico organismo, ci sentiamo quidni di appartenere ad una collettività. Vivere
la società però non significa semplicemente stare insieme ad altri o fare le cose che fanno tutti, ma
anche nei momenti di intimità quando siamo chiusi soli in una stanz a meditare siamo immersi in
una fitta rete di relazioni con altri, che sono presenti nella nostra mente,nei ricordi. È molto
difficile trovare una situazione in cui possiamo dire di essere davvero soli e di fronte alla domanda
“che cos'è la società?” abbiamo difficoltà a rispondere e la ragione è che proprio perché siamo
immersi nella società tendiamo a non vederla e non ci accorgiamo delle diverse relazioni che fanno
parte di essa. Noi della società non facciamo esperienza diretta, non abbiamo una visione
dell'insieme delle relazioni sociali, ma la nostra prospettiva è quella delle relazioni faccia a faccia. Il
padre fondatore della sociologia, George Simmel, sociologo tedesco considerava la società una
pura astrazione del pensiero, prodotto dalla capacità della mente di staccarsi dai rapporti concreti
della vita quotidiana, per comporre nella mente l'immagine ad esempio degli italiani, degli
stranieri, della società occidentale, ciò significa che per comprendere la società dobbiamo
fermarci, astrarci dalla vita quotidiana e porci da un punto di vista diverso , più elevato.
2. Modernità, mutamento sociale e sociologia
La sociologia nasce formalmente in Francia, alla fine dell'Ottocento, per poi diffondersi nel resto
dell'Europa e nel nuovo Continente. Lo scenario storico-sociale nel quale prende forma la nuova
disciplina è caratterizzato da processi e conflitti che trasformano in maniera radicale il cosiddetto
“vecchio ordine”, identificato come Medioevo società tradizionale e pre-industriale in una nuova
epoca che viene definita dai sociolgi Modernità, si passa quindi da una società di tipo rurale ad una
società di tipo industriale, urbana e democratica. In contrasto con la società moderna che è fatta
per il cambiamento e valorizza l’innovazione, le società tradizionali valorizzano la tradizione. Non è
esatto però affermare che le società tradizionali siano stati che, perché anche queste si
trasformano seppure lentamente, nel corso del tempo. Il rapporto tra mutamento e continuità è
infatti al centro di tutti i periodi storici. Nessuna società è completamente statica o dinamica: ciò
che cambia è il ritmo del mutamento. Nella modernità questo ritmo diventa accelerato. Gli ultimi
decenni dell'Ottocento i primi anni del 900 costituiscono il cuore della modernità, in questi anni
l'Europa vive una fase di pace e affronta le trasformazioni più grandi di tutta la sua storia. In
questo periodo si registra un intenso sviluppo culturale, economico e tecnologico che trasforma in
maniera radicale la vita quotidiana della maggior parte della popolazione, portando anche ad un
aumento demografico. Tra queste trasformazioni bisogna ricordare l'avvento dell'elettricità, lo
sviluppo della chimica industriale nascono ad esempio i primi fertilizzanti capaci di accrescere la
produzione agricola, l'industria farmaceutica che permise di combattere la lotta dell'uomo contro
le malattie e la morte, e la produzione industriale di macchine. Le ferrovie si estendono e si
comincia a viaggiare molto di più e soprattutto rapidamente. In un lasso di tempo di circa due
secoli, si passa da un’economia centrata sull’agricoltura a un modello economico centrato
sull’industria. Cambia anche il modo di pensare delle persone, cambia quindi la politica e la
cultura. Sul piano politico si rivendica la pari dignità degli uomini e questo porta alla rottura con il
vecchio mondo basato sui privilegi dinastici. Si passa quindi da una società che riconosce status
ascritti ad una società che riconosce status acquisiti. In altre parole a differenza del passato inizia
a consolidarsi l'idea che le persone detengono una posizione nella società sulla base di ciò che
sanno fare e conquistare per mezzo delle loro capacità e non grazie alla loro famiglia di
appartenenza. Cambia anche il concetto di lavoro: l’operaio, a differenza del contadino, è un
operatore sottoposto a ritmi frenetici e artificiali della fabbrica, infatti, scenario di questo nuovo
modello di vita sono le città che crescono attorno alle industrie; in città vi è conflitto e disordine
poichè vi sono persone provenienti da contesti diversi, motivo per il quale viene meno la coesione
e non vi è una coscienza collettiva (si sperimentano altri tipi di socialità).
2.1 Civilizzazione e violenza
Il sociologo tedesco Norbert Elias nell'opera “Il processo di civilizzazione” esamina i rapporti tra
civilizzazione e violenza. Nell’Europa medievale domina una dimensione localistica dove i poteri
centrali sono incapaci di imporsi su una moltitudine di poteri locali autonomi. Nell'ambito del loro
territorio , infatti sono i signori feudali a godere di un ampio dominio e vivono situazioni di
conflitto con i vicini perché il loro potere è basato sulla grandezza dei loro possedimenti. Questa
situazione di conflitto dura per secoli, fino a quando in Europa emergono una serie di poteri
centrali forti che governano vaste aree territoriali ai quali compete anche il diritto esclusivo di
usare la forza e le armi si instaura quindi un monopolio della violenza legittima. Il processo di
civilizzazione evolve lungo due livelli: il livello sociogenetico che riguarda il mondo esterno, il quale
si riferisce alla formazione degli Stati e alla creazione di spazi sociali pacificati; il livello
psicogenetico che riguarda il mondo interno il quale corrisponde alla costituzione psichica degli
individui. Secondo Elias con l'avanzare del processo di incivilimento si depositano le moderne
“buone maniere” per adattarsi ai canoni di una vita civile gli individui imparano a regolare le
proprie pulsioni, a rispettare la soglia dei sentimenti di pudore e di vergogna, fino a coinvolgere
anche i bambini, infatti oggi i bambini sono fortemente spinti a controllarsi e ad assumere
comportamenti “civilizati”. L’individuo moderno appare caratterizzato dall’autocontrollo, egli vigila
sul prorpio comportamento.
2.2 L’emergere della società capitalistica
Nella metà dell'Ottocento Marx che pur non essendo un sociologo in una sua opera fondamentale
per lo sviluppo della sociologia, osserva alcuni fenomeni della nuova società industriale: la
povertà, le prime lotte della classe operaia, la trasformazione dei valori vedendoli come
conseguenze del cambiamento della struttura economica. Contrariamente ai pensatori positivisti,
che guardano gli aspetti favorevoli della società moderna, Marx critica alcuni cambiamenti come le
dure condizioni di lavoro degli operai nelle fabbriche. L'approccio di Marx e detto materialismo
storico, si tratta di un modo di pensare che parte dall'analisi delle condizioni materiali in cui gli
uomini vivono la società. L'intera organizzazione dell’attività produttiva corrispondono per Marx
alla struttura della società, che gli indica come ciò che determina l'ordine e il mutamento sociale.
Dalla struttura (base materiale della società) dipende qualsiasi manifestazione sociale, ossia la
politica, la religione, le scienze, le arti, e la mentalità che Max chiama sovrastruttura. Alla struttura
corrisponde il modo di produzione dominante di ogni società, questa nozione è importante poiché
indica un insieme di forze produttive, le materie prime, gli strumenti e le tecniche, e un insieme di
rapporti di produzione, le relazioni che gli uomini stabiliscono fra loro nell'ambito lavorativo. Marx
distingue una successione di modi di produzione:
1. Modo di produzione asiatico: dove i rapporti di produzione sono mediati dallo
Stato,richiama l'Egitto dei faraoni e la Cina imperiale;
2. Il modo di produzione antico: il rapporto di produzione prevalente e la schiavitù richiama la
Grecia e l'impero romano;
3. il modo di produzione feudale: richiama il medioevo dove il rapporto di produzione è il
servaggio;
4. Il modo di produzione capitalistico: nato nell'Europa della rivoluzione industriale e si
sviluppa in tutte le altre parti del mondo;
Secondo Marx la storia dell’umanità non segue un percorso lineare ma salta da una struttura
all'altra, da un modo di produzione a quello successivo. Queste transazioni per Marx avvengono
attraverso le contraddizioni che di volta in volta si generano nella storia delle società, tra le forze
produttive e i rapporti di produzione. L'esplodere di queste contraddizioni porta a dei mutamenti
nella base economica della società (quindi nella struttura), provocando trasformazioni anche nella
sovrastruttura, si verifica così il fenomeno di rivoluzione sociale che determina il passaggio al
modo di produzione successivo. Il pensiero marxiano identifica la modernità con il capitalismo.
2.3 Il processo di razionalizzazione
In seguito alla rivoluzione francese e all'illuminismo, la ragione diventa un valore sociale
dominante sostituendo il dogma religioso. L'uomo quindi viene considerato un essere dotato della
facoltà di arrivare alla scoperta della verità, alla fede si sostituisce dunque la ragione attraverso la
quale gli uomini possono orientare il proprio destino, compiere scelte e decidere del proprio
futuro. La sociologia non parla però di ragione, ma di razionalizzazione e razionalità due nozioni
approfondite in un'opera di Weber. La razionalità è un caratteristica specifica dell'azione
dell'uomo e indica la capacità di esso di agire in maniera coerente rispetto alle scelte fatte e ai fini
che si è prefissato.
La razionalizzazione corrisponde invece a un processo storico che trasforma tutti gli ordinamenti
sociali e che modifica l'atteggiamento dell'uomo di fronte al mondo. L'uomo razionalizzato, spiega
Weber, non ha una conoscenza delle proprie condizioni di esistenza, maggiore di quella che può
avere un uomo primitivo; piuttosto la realizzazione dà certezza che tutto può essere dominato
dalla ragione, e che non esistano forze segrete che governano la vita dell’uomo, avviene quindi il
processo di disincantamento del mondo dove l'uomo rinuncia a spiegare il mondo attraverso la
religione o la magia, in passato gli uomini erano soliti a spiegare i fenomeni che non potevano
capire affidandosi alla religione e alle superstizioni, l'uomo razionalizzato si distacca da questa
dimensione, se non capisce qualcosa questo può dipendere da limiti personali che possono essere
superati.
Descrivendo ciò, Weber è consapevole di come la società moderna potesse trasformarsi in una
“gabbia di acciaio” capace di soffocare lo spirito umano. Di questo processo ne parlano anche due
autori noti della scuola di Francoforte, Horkheimer e Adorno che affermano che la fiducia assoluta
nella ragione e l'idea che essa sia liberatrice è destinata a rovesciarsi nel suo contrario: la ragione
conduce all' esclusione dell'altro, dell estraneo, di tutto quello che con la ragione non è possibile
spiegare portando così a nuove pericolose forme di inganno dei rapporti con sé e gli altri.
Horkheimer e Adorno propongono l'esempio storico dell'olocausto che mostra con chiarezza i
tratti distruttivi della moderna società, ricordandoci quanto cieca possa essere la fiducia che tutto
possa essere controllato e dominato.
3. Che cosa significa guardre la società… da sociologi
Nel clima di mutamento sociale accelerato inaugurato dalla modernità, la sociologia muove i suoi
primi passi. Di fronte al venire meno del vecchio mondo e di fronte alla frantumazione dei modeli
tradizionali di organizzazione della vita emerge il senso di instabilità delle formazioni sociali. Le
vecchie spiegazioni basate sulle tradizioni e sulla volontà di Dio, risultano insufficienti diventano
perciò indispensabili nuovi interrogativi riguardo alla società. Mettendo insieme alcune tradizioni
sociologiche, è possibile definire la società come l’insieme di relazioni tra individui che danno vita
nel loro corso a un linguaggio, (fatto oggettivo), a forme stabili di convivenza (famiglia, abitudini) e
ad espressioni culturali che garantiscano una certa coesione nel tempo e che rispondano a
meccanismi di funzionamento propri (istituzioni). La sociologia fa propria l'idea che siano possibili
più tipi di società, senza che sia identificabile un modello unico definito naturale. Le prime
riflessioni di tipo nuovo sulla società maturano proprio nell'ambito dell' illuminismo francese, tra i
primi a parlare di diverse forme di società caratterizzate da differenti costumi e da differenti
sistemi giuridici è il pensatore francese Montesquieu. A riguardo scrive due opere, nella prima
intitolata “lettere persiane” l'autore si mette nei panni di un viaggiatore medioorientale che decide
di lasciare il suo
tranquillo mondo di agi, per intraprendere un viaggio in un mondo a lui esotico. Il mondo esotico
viene rappresentato dalla nostra familiare Europa. L'opera costringe il lettore ad assumere lo
sguardo di chi osserva dall'esterno la nostra società, con Montesquieu impariamo a fare nostra
una facoltà tipica del sociologo ossia la capacità di guardare noi stessi dall'esterno con curiosità.
Nella seconda opera intitolata “lo spirito delle leggi” vengono invece messi in luce gli elementi che
legano i fattori sociali, ma anche climatici e territoriali allo sviluppo dei sistemi giuridici e delle
costituzioni, il tema è simile a quello di lettere persiane ma qui si ha la possibilità di osservare di
studiare le differenti civiltà e i corrispettivi sistemi giuridici contestualizzandole nell'ambito in cui
esse prendono forma.
3.1 La società come realtà sui generis
La società può essere considerata anche come una realtà sui generis, vale a dire che se da un lato
non è riducibile a leggi immutabili ed eterne, dall’altro non è neanche riducibile alle motivazioni,
agli interessi o alle pulsioni degli individui che la costituiscono. Si tratta, quindi, di stabilire una
disciplina che si configuri come fisiologia della società. Il pensatore francese, Saint-Simon sostiene
che la società vada studiata attraverso l'osservazione dei fatti che la riguardano, emerge così
l'immagine della società come “macchina organizzata” formata da parti dove ognuno ha una certa
funzione. Nella prima metà dell’Ottocento, Auguste Comte studia la società come realtà sui
generis, fu il primo ad introdurre il termine sociologia, dividendo questa nuova scienza in due
branche:
1. statica sociale chi corrisponde alla teoria dell'ordine, si occupa dello studio delle leggi che
tengono insieme la società, ovvero la religione, la proprietà e il linguaggio. Nel momento in
cui l’ordine viene meno, il compito di analizzare la società spetta alla sociologia dinamica;
2. dinamica sociale che è la teoria del mutamento, volta quindi a comprende il progressivo
mutamento della società ed individuare le leggi che la governano.
Per Comte la natura della società deve essere basata sulla religione intesa come sistema che
garantisce l'ordine sociale unendo la natura umana e quella sociale; sulla proprietà che garantisce
la cumulabilità dei beni trasmessi da una generazione all'altra; sul linguaggio che assicura la
conservazione delle conquiste dell'intelletto. Comte formula la legge dei tre stadi, che regola la
dimensione pratica, morale e intellettuale. Abbiamo :
1. lo stadio teologico (medioevo) l'individuo possiede un'esperienza limitata, comprendere la
realtà e i fenomeni che lo circondano ricorrendo a forze soprannaturali rappresentate dalla
magia oppure ricorre a nozioni religiose;
2. lo stadio metafisico (rinascimento) È una fase di transizione, tra lo stadio teologico e
quello positivo, questo perché si basa sulla critica e non sull'osservazione, quindi proprio
per questo è incapace di stabilire un ordine sociale.
3. lo stadio positivo (ottocento) la combinazione del ragionamento e dell'osservazione dei
fatti rappresentano la conoscenza dell'uomo come sapere scientifico Si ha un controllo
razionale sia della natura che della società, solo in questo stadio è possibile un ordine che
sostenga il progresso dell’umanità.
Spencer è il fondatore dell' organicismo sociale la società è paragonata ad un organismo biologico
che si è evoluto attraverso un processo di specializzazione e di differenziazione. Influenzato
dall'opera naturalistica di Charls Darwin la sua teoria è conosciuta con il nome di evoluzionismo
sociale. Darwin nell'opera “L’origine della specie” fornisce una teoria sulle leggi che governano lo
sviluppo della vita, dove l'uomo anziché essere creato da Dio non è altro che il prodotto di
un'evoluzione di milioni di anni. Durante la trasmissione ereditaria del patrimonio genetico da un
individuo all'altro si verificano piccoli cambiamenti casuali che danno luogo a una maggiore o
minore capacità del singolo organismo di adattarsi all'ambiente. Spencer quindi utilizza il modello
darwiniano per spiegare la storia dell'umanità e delle sue società, l'idea di Spencer è che la storia
delle società umane comporti una serie di momenti evolutivi che conduce la società da forme
semplici a forme sempre più complesse e differenziate al loro interno. Le società più piccole e
deboli scompaiono, oppure vengono inglobate da società più forti e più grandi, dall'altro lato le
società che crescono di dimensioni si differenziano al loro interno a partire da questa prospettiva
Spencer individua società semplici scarsamente differenziate al proprio interno e società
complesse che sono appunto il risultato di un processo di differenziazione dei vari organi e
istituzioni sociali.
3.2 Società, solidarietà e divisione del lavoro sociale.
Emile Durkheim uno dei padri fondatori della sociologia,ritiene che la società sia una realtà sui
generis, ossia un’entità specifica avente delle esigenze sue proprie, che si impongono sugli
individui. La forza che tiene uniti gli individui tra loro ed evita che le società si disgreghino è la
solidarietà, che rappresenta la capacità dei membri di una collettività di agire nei confronti di altri
come soggetto unitario. Durkheim pensa alla solidarietà come una legge costitutiva della società,
una sorta di bisogno sociale, uno strumento per risolvere una crisi come una legge costruttiva della
società e un bisogno sociale. La società per durkheim passa da una società premoderna, dove è
presente una solidarietà meccanica tipica dei gruppi piccoli, basata sulla spontaneità e la
somiglianza di comportamenti e abitudini dove vengono condivisi valori e regole comuni di tipo
tradizionali ad una società moderna dove c'è una solidarietà organica, fondata sulla differenza, i
gruppi sono uniti e cooperano fra di loro perché nessuno è autosufficiente e ognuno ha bisogno di
tutti gli altri. Secondo Durkheim la rapida trasformazione della società ha diffuso l'anomia,
rendendo gli individui sempre più diversi tra di loro, la coscienza collettiva e le norme del gruppo
sono diventate più lontane dalla coscienza individuale. A tale proposito Durkheim dedica uno
studio sui tassi di suicidio in vari stati e regioni d'europa questi sono più alti in paesi con scarsa
integrazione e regolazione sociale Durkheim si rende conto del fatto che la società contemporanea
ha un indebolimento delle relazioni sociali.
3.3 Comunità e società
I termini comunità e società rappresentano forme di relazione sociale con caratteristiche opposte
per questo costituiscono una dicotomia. (Netta opposizione di due entità). Nella società
preindustriale la vita aveva un ritmo più lento le persone si relazionavano alle altre investendo
sentimenti in maniera più intensa. La famiglia contadina era un tempo sia luogo di affetti che il
luogo di lavoro per cui diventava difficile improntare delle relazioni per interessi personali. Nel
mondo contemporaneo l'uomo moderno invece ha bisogno di stringere un elevato numero di
relazioni momentanee con altre persone, ha bisogno dei propri colleghi di lavoro, del vigile, del
medico e così via fino a costruire un'articolata rete di relazioni che servono ad ottenere degli scopi
ma non sono importanti da un punto di vista affettivo. Ad introdurre la dicotomia tra comunità e
società è il sociologo Tonnies con la sua opera intitolata proprio “Comunità e società” e
appoggiato da Weber. La comunità viene descritta come piccole aggregazioni presenti nei piccoli
villaggi dove si conoscono tutti, questi hanno uno scopo comune, è tenuta insieme
dall'appartenenza cioè da sentimenti che inducono le persone a sentirsi parte di un gruppo.
(pensiero appoggiato anche da Weber) La società invece viene descritta come aggregazioni più
vaste, unite da interessi reciproci, regolati da leggi e contratti.
3.4 La società come intrico formale
Il sociologo tedesco George Simmel pone al centro della sua riflessione sociologica il termine
“influenza reciproca” per Simmel l'oggetto di studio della sociologia e l'insieme delle relazioni
reciproche tra gli individui nel corso del tempo. Le forme di sociazione sono le relazioni che
prendono una forma tale che permette loro di persistere nel tempo. Un esempio di relazione
stabile e la famiglia nella sua forma più generale come rapporto duraturo tra un certo numero di
persone, la chiesa, il sistema scolastico rappresentano invece altre forme di sociazione, proprio
per questo approfondimento su queste forme di sociazione,la sociologia di simmel viene definita
sociologia formale. Simmel riporta una visione tragica della società, la tragicità del campo
sociologico consiste nel fatto che il fluire della vita sociale si dà in forme di relazione che si
stabilizzano nel tempo ma che sono sottoposte a lente trasformazioni.
3.5 Sistmi,strutture e funzioni
Per il sociologo italiano Vilfredo Pareto la sociologia è un insieme di dottrine e considera la
società come un sistema, vale a dire un'insieme di parti intrecciate tra loro. Secondo Pareto le
azioni umane sono in parte razionali e in parte non lo sono, ossia sono guidate dai sentimenti. In
definitiva le azioni umane sono un'insieme di azioni logiche e di azioni non logiche ed è proprio
questa relazione che la sociologia deve studiare.
Il sociolgo statunitense Parsons fonda una prospettiva detta struttural-funzionalismo. La società
viene vista come un'insieme di parti interconnesse tra di loro. Parsons indica la possibilità di
studiare la società con l'identificazione di alcune funzioni fondamentali e identifica il modello
AGIL, descrivendo 4 imperativi a cui ogni sistema sociale deve rispondere.
1. Adattamento (adaptation) adattamento all'ambiente dentro al quale è immerso al fine di
procurarsi le risorse economiche necessarie per la sopravvivenza, corrisponde le istituzioni
economiche;
2. Raggiungimento degli obiettivi (goals attainment) ogni sistema sociale deve darsi degli
obiettivi e assolvere le energie per raggiungere gli scopi; corrisponde le istituzioni
politiche;
3. Integrazione (integration) ogni sistema sociale deve garantire che tutte le sue parti
agiscano in maniera integrata; corrisponde ai sistemi giuridici e alla religione;
4. Latenza (latency) ogni sistema sociale deve garantire che la struttura della società venga
mantenuta insieme e riprodotta di generazione in generazione attraverso
l’interiorizzaizone del linguaggio,dei valori e delle norme; a questo imperativo funzionale
corrispondono le istituzioni come la famiglia e la scuola.

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