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STORIA - Argomenti:

L’Europa Industriale: Marx tra Comunismo e Socialismo;


Il Risorgimento: Mazzini, Cattaneo, Cavour, Gioberti;
I moti del 1848;
I moti del 1848: in Italia.
Approfondimento: le cinque giornate di Milano.

L’EUROPA INDUSTRIALE
Avevamo parlato delle 2 rivoluzioni industriali che erano nate in Inghilterra (e in particolar modo la
seconda, quella che era nata nell’800) e poi si diffusero in tutta Europa, dove si era registrato: - un
miglioramento delle tecniche agricole, che consentiva una maggiore produttività - il diffondersi
dell’industrializzazione
- il progresso della medicina, con il diffondersi dei vaccini per contrastare malattie quali: il vaiolo e la
peste
- l’igiene pubblica (acquedotti e fognature) e personale
Questo sviluppo economico ebbe come protagonista la borghesia (banchieri, commercianti, notai, ingegneri,
avvocati, medici) che aveva soppiantato del tutto l’aristocrazia, dato che aveva gestito quell’evento storico
importantissimo: la Rivoluzione Francese. Quindi da un lato, abbiamo la classe sociale borghese, dall’altro il
proletariato cioè la classe operaia, i lavoratori delle fabbriche e delle industrie che erano sfruttati e costretti a
lavorare con ritmi massacranti, in ambienti malsani, pericolosi, con bassi salari. Soprattutto le donne e i
bambini che ricevevano salari più bassi rispetto agli uomini.
Questi operai, iniziarono ad organizzarsi per difendere i loro diritti e proclamarono i primi scioperi, cioè una
forma di ribellione, e nacquero le prime associazioni e i primi Sindacati. Nasce quella che viene chiamata
“Questione sociale” o “Questione operaia”.
Nel corso dell'800 però, gli Stati proibirono ai lavoratori di associarsi tra loro, poiché questo significava che il
“padrone” non poteva più stabilire, a suo piacimento, le condizioni di lavoro nella propria fabbrica. Infatti, a
Londra, il Parlamento emanò le leggi chiamate “Combination Acts”, le quali vietavano agli operai di
associarsi per richiedere più salari e migliori condizioni di lavoro.
Intorno al 1824, finalmente la voce degli operai cominciò a trovare ascolto e le Combination Acts furono
abolite. Nel 1831 entrò in vigore la “Factory Act”, una legge che riduceva a 10 ore l’orario di lavoro per i
ragazzi sotto i 16 anni, e poi fu estesa anche alle donne.
Proprio a Londra, nascono allora le prime associazioni operaie, chiamate “Trade Union” (una sorta di
Sindacati di oggi).
Tutto questo portò alla nascita di una nuova dottrina politica, chiamata: SOCIALISMO che era finalizzata
alla costruzione di una nuova società, basata sulla solidarietà e l'uguaglianza economica tra gli uomini,
abolendo la proprietà privata e sottoponendola al controllo dello Stato.
Il termine, di derivazione latina, rimanda a socius che significa “compagno”. Si può, così,
intendere per Socialismo quel variegato insieme di idee, dottrine, opinioni, movimenti e
partiti politici che hanno come scopo la trasformazione della società in senso
internazionalista, pacifista e ugualitario, sia dal punto di vista economico che sociale.
Gli obiettivi
Uno degli obiettivi più rilevanti del Socialismo è stato, in passato, l’abolizione (totale o
parziale) della pro- prietà privata e la messa in comune dei mezzi di produzione
(comunismo), unita alla soppressione delle disuguaglianze sociali (le classi sociali).
Questo ha fatto sì che, quantomeno per tutto l’Ottocento, non ci fosse differenza tra
Socialismo e Comunismo, malgrado già nel 1848 Karl Marx (1818-1883) e Friedrich
Engels (1820-1895) distinguessero tra Socialismo scientifico o comunismo e Socialismo
utopistico. Tuttavia, per buona parte dell’Ottocento, comunismo e Socialismo rimasero
sinonimi, al punto che anche i partiti di ispirazione marxista (comunisti) venivano chiamati
“socialisti” o “socialdemocratici”. La separazione definitiva si avrà con la Rivoluzione
Bolscevica del 1917 e con Lenin che associò al Socialismo scientifico l’idea comunista e
l’attività rivoluzionaria. Da allora, i Partiti Socialisti rifiutarono sia il marxismo che il
leninismo che ogni velleità rivoluzionaria. Entrarono così, a pieno titolo, nei sistemi
democratico-borghesi, proponendosi di riformarli, democraticamente, in senso ugualitario
e pacifista. A partire dalla caduta del Muro di Berlino (nel 1989), anche i grandi Partiti
Comunisti hanno abbracciato il Socialismo e la sua politica riformista.
Va ricordato che, dal Socialismo iniziale si sviluppò – grazie a Pierre-Joseph Proudhon
(1809-1865) – anche il Movimento Anarchico che propugnava oltre all’abolizione delle
classi sociali e della proprietà privata anche quella dello Stato, di ogni forma di gerarchia e
di ogni conflittualità.

Parallelamente nasce il COMUNISMO, una teoria più radicale del socialismo, fondata dal filosofo tedesco
Karl Marx, che nel 1838 scrisse “Il Manifesto del partito comunista” (la sua pubblicazione porterà Marx
all’esilio), un libretto, un piccolo testo in cui fa una riflessione su quello che era diventata la società umana e
Marx la considerava come una continua lotta tra le classi sociali.
Secondo i teorici del comunismo, la proprietà privata e la lotta per il profitto sono le cause principali
dell'oppressione e delle disuguaglianze sociali. L'obiettivo del comunismo è quello di eliminare queste
disuguaglianze e di creare una società in cui le risorse e le opportunità sono distribuite in modo equo e in
cui tutti gli individui sono liberi di realizzare il proprio potenziale.
Il comunismo ha avuto una grande influenza sulla politica e sulla società del XX secolo, in particolare nei
paesi dell'Europa orientale e dell'Asia, dove sono stati istituiti regimi comunisti. Tuttavia, la teoria del
comunismo e l'implementazione pratica hanno suscitato molte critiche e dibattiti, e ci sono stati anche
molti esempi di regimi comunisti autoritari e violenti.
Il comunismo (dal francese communisme, derivato da commun "comune"[1][2]) è un'ideologia, intesa come
sistema di valori, composta da un insieme di idee economiche, filosofiche, sociali e politiche mirante alla
creazione di una società comunista, ovvero una società egualitaria caratterizzata dall'abolizione delle classi
sociali, della proprietà privata dei mezzi di produzione, dalla completa emancipazione di tutti i cittadini, dalla
partecipazione del popolo al governo e, progressivamente, dall'estinzione dello Stato.
Il comunismo teorizzato per la prima volta nel XIX secolo dai due pensatori tedeschi Karl Marx e Friedrich
Engels subì diverse trasformazioni e interpretazioni in base al tempo e al luogo in cui venne rielaborato
o attuato. Engels lo definì come "la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato" ne I principi del
comunismo del 1847.[3]
All'interno dello spettro comunista coesistono numerose correnti di pensiero come l'anarco-comunismo e
il marxismo. A sua volta, da quest'ultima interpretazione dell'ideologia comunista ne derivano diverse altre,
come il leninismo, il consiliarismo, il marxismo-leninismo, il trockismo, il maoismoe il comunismo cristiano.
Per Marx ed Engels il comunismo non era un principio filosofico, una dottrina politica e tanto meno una
utopia, ma un divenire della realtà nell'epoca del capitalismo sviluppato: «Il comunismo non è una dottrina
ma un movimento; non muove da princìpi ma da fatti.
Secondo Karl Marx, il comunismo è la fase finale del progresso umano, che segue il capitalismo. Marx ha
sostenuto che il capitalismo è un sistema economico che sfrutta i lavoratori e genera disuguaglianze sociali
e ha previsto che, nel lungo termine, il capitalismo sarebbe stato sostituito dal comunismo.
Marx ha descritto il comunismo come una società in cui i mezzi di produzione sono di proprietà collettiva e
gestiti democraticamente. In questa società, non ci sarebbero classi sociali e le differenze di reddito e di
potere sarebbero eliminate. Tutti i membri della società contribuirebbero alla produzione in base alle loro
capacità e avrebbero accesso ai beni e ai servizi in base alle loro necessità.
Marx ha sostenuto che il comunismo sarebbe stato raggiunto attraverso una rivoluzione del proletariato,
ovvero la classe lavoratrice che avrebbe preso il controllo dei mezzi di produzione e instaurato una società
socialista transitoria, in cui il potere sarebbe stato esercitato da un governo temporaneo. In questa fase
transitoria, il governo avrebbe guidato la transizione verso il comunismo, conducendo riforme sociali e
redistribuendo le risorse.
Marx ha visto il comunismo come un sistema economico e politico che avrebbe eliminato le disuguaglianze
sociali e portato a una società in cui tutti avrebbero avuto la possibilità di realizzare il proprio potenziale.
Tuttavia, l'attuazione pratica delle idee di Marx ha suscitato molti dibattiti e critiche, e ci sono state molte
interpretazioni diverse del comunismo e della sua applicazione
Marx affermava che la classe operaia (il proletariato) deve prendere il sopravvento sulla borghesia per
formare un nuovo modello di società, dove le industrie, le fabbriche non dovevano essere nelle mani del
singolo capitalista, dell’imprenditore ma devono essere gestite insieme agli operai, cioè in comune, da qui il
termine “comunista”. Molti altri pensatori, come ad esempio Robert Owen, un inglese del 1800, propose una
soluzione diversa alla questione sociale: in un villaggio fece un esperimento: offriva migliori condizioni di
lavoro ai suoi dipendenti e andava incontro alle loro esigenze. Ma questo non portò a nulla, perchè
comunque la società continuava a essere governata dai privilegiati.

IL RISORGIMENTO
Il Risorgimento è un movimento politico, sociale e culturale che si sviluppò in Italia tra la fine del XVIII e la
seconda metà del XIX secolo con l'obiettivo di unificare il paese sotto un unico governo nazionale
e di liberarlo dal dominio straniero, in particolare dalla dominazione austriaca. Il termine "risorgimento"
deriva dal verbo "risorgere", che significa "rinascere", "riprendere vita" (termine coniato da Cavour). Il
Risorgimento è stato caratterizzato da una serie di eventi e figure chiave che hanno guidato il movimento.
Tra questi ci sono stati intellettuali, come Giuseppe Mazzini e Alessandro Manzoni, che hanno promosso
l'idea di una nazione unita e indipendente attraverso la diffusione di idee e valori patriottici. Altri personaggi
importanti includono politici come Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Garibaldi, che hanno svolto un ruolo
fondamentale nel creare le condizioni per l'unificazione dell'Italia.

Il Risorgimento nasce con i moti 20/21 e 30/31 finendo con la presa di Roma il 20 Settembre 1870 ( Altri
storici affermano che il Risorgimento sia nato con il Congresso di Vienna ma questo non potrebbe essere
possibile visto che le vecchie monarchie si instaurano nel 1814-15). Tutti gli Italiani erano d’accordo:
l’Italia doveva diventare una repubblica, una monarchia o una confederazione di stati. Questi ideali
coinvolsero per primi i borghesi, gli intellettuali, i ricchi, i soldati. Poi i contadini, i poveri.

Il Risorgimento si è sviluppato in diverse fasi. La prima fase, che si è estesa dalla fine del XVIII secolo al
1820, è stata caratterizzata dalla diffusione di idee e valori patriottici tra l'élite intellettuale italiana. Questo
periodo è stato segnato anche da una serie di rivolte e insurrezioni popolari contro il governo austriaco.

La seconda fase del Risorgimento, che si è estesa dal 1820 al 1848, è stata caratterizzata da un aumento
delle rivolte e delle insurrezioni popolari in tutto il paese, culminando nelle Cinque Giornate di Milano nel
1848, che hanno portato alla cacciata dei governatori austriaci dalla città. La prima ipotesi, infatti, la da
Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805, era un carbonaro (società segreta) che rimane deluso dalla
carboneria perché i moti fallirono. Secondo Mazzini, l’Italia doveva diventare una repubblica democratica,
dove la sovranità appartiene al popolo. Lui era un democratico repubblicano. Deluso partecipò a diverse
rivolte, moti, che furono repressi nel sangue. Nel 1831 fondò la giovine Italia, associazione con programma
pubblico, quindi non segreto. A causa di questa associazione, venne mandato in esilio a Marsiglia. Il moto
funziona essendo pubblico, facendo però rimanere esclusi i contadini perché li considerava una massa di
ignoranti. Disse al popolo di non coinvolgere l’imperatore poiché il re volendo stare al trono, invece di
appoggiare le sue rivolte, le reprimeva. Nel 1834 fonda la giovine Europa.

La terza fase, che si è estesa dal 1848 al 1861, è stata caratterizzata dall'azione politica di Cavour e dal suo
tentativo di creare un'unica nazione italiana attraverso la diplomazia e la guerra. Cavour ha lavorato per
ottenere il sostegno delle potenze europee e ha guidato l'unificazione dell'Italia sotto il Regno di Vittorio
Emanuele II nel 1861.

Camillo Benso conte di Cavour, aveva fondato un quotidiano, chiamato “il risorgimento”, tra il 1847 e il
1852.

Cavour, Cesare Balbo e Massimo d'Azeglio, sostenevano che l'Italia non doveva diventare una repubblica
democratica come diceva Mazzini, ma una monarchia costituzionale (un solo re/monarca al potere che
doveva essere limitato da una costituzione). Erano convinti che l’unico stato che potesse realizzare
l’unificazione dell’Italia fosse il Piemonte (o Regno di Sardegna), unico stato che non era stato sottomesso
dall’austria. Cavour aveva fatto numerose riforme nel Piemonte: sosteneva il liberalismo economico
(possibilità di commerciare liberamente senza barriere doganali); sosteneva che lo stato era l’unico organo
in grado di facilitare le attività commerciali ed economiche; aveva favorito il commercio con gli stati esteri.
Cavour si dovette scontrare con la chiesa cattolica perché diceva che la chiesa impediva l’unificazione
italiana. Per esplicitare questo concetto riprende una frase del politico francese Montalembert, il quale disse
“libera chiesa in libero stato”, significa che stato e chiesa dovevano rimanere distinti/autonomi, la chiesa
doveva occuparsi del potere spirituale mentre lo stato della politica e dell’economia.
Secondo Vincenzo Gioberti, federalista e sacerdote torinese, sosteneva che l’Italia doveva diventare una
federazione di stati autonomi con a capo il papa. Questa proposta venne chiamata “neoguelfismo di
Gioberti” perché ricorda i guelfi del medioevo che appoggiavano il papa. Un’altra proposta fu fatta da Carlo
Cattaneo, intellettuale milanese illuminista. Cattaneo aveva pubblicato una rivista chiamata “il politecnico”.
Secondo lui l’Italia non poteva diventare un unico stato accentrato, in quanto c’era tanta differenza tra le
varie regioni (nord e sud) quindi propose una repubblica federale che a capo non poteva avere né un papa
né un re, ma il potere doveva essere nelle mani dei cittadini.

Infine, la quarta fase del Risorgimento, che si è estesa dal 1861 al 1870, è stata caratterizzata
dall'espansione del Regno d'Italia e dal consolidamento del potere nazionale italiano. Questo periodo è
stato segnato anche dalla conquista di Roma, la capitale degli stati della Chiesa, che è stata annessa al
Regno d'Italia nel 1870.

I MOTI DEL 1848


Il 1848 fu l’anno dei moti europei e venne ricordato anche come primavera dei popoli. Questi moti
coinvolgono tutta l'Europa compresa l’Italia: Berlino, Vienna, Budapest, Venezia, Milano, Roma, Modena
Pisa, Prussia e Francia. NON scoppiano in Russia, perché era troppo arretrata, e nemmeno in Inghilterra
perché era troppo avanti. Ma cosa c’era alla base di questi moti? - Gli stati chiedevano l’indipendenza agli
stranieri
- Non c’erano più monarchie assolute ma costituzioni o repubblica
- Rendersi indipendenti
I moti non scoppiano solo per ragioni ideologiche e politiche ma anche economiche. In Europa tra il 1845
e il 1846 Europa ostile a una crisi economica perché si era abbattuta una carestia, avendo meno prodotti
aumentano anche i prezzi.

I MOTI DEL 1848 IN ITALIA


L’Italia era sottomessa all’Austria. L’Italia che era in pieno Risorgimento voleva rendersi indipendente e
voleva diventare uno stato accentrato e unito. Nella prima metà dell’800 in Italia la situazione era allo
sbaraglio perché l’Italia stava attraversando:
- una grave crisi economica
- le industrie erano sviluppate solo al nord (Lombardia e Piemonte)
- scarsa produzione agricola (si coltivavano mais, riso, patate e cereali)
- si produceva in particolare la seta nelle industrie
A Sud, ma anche in Umbria, Toscana era diffusa la mezzadria: un contratto agricolo tra un
proprietario terriero e il mezzadro, entrambi stipulavano questo contratto agricolo nel quale si
dividevano a metà il raccolto, infatti il termine stesso significa dividere a metà. Il sistema della
mezzadria era stato inventato nel 1964.

LE CINQUE GIORNATE DI MILANO


Le Cinque Giornate di Milano sono state una serie di eventi che si sono verificati dal 18 al 22 marzo 1848,
durante la prima guerra d'indipendenza italiana. Questi eventi hanno portato alla sconfitta dell'esercito
austriaco e alla cacciata dei loro governatori dalla città di Milano. In Italia, le tensioni erano alte a causa della
dominazione austriaca su gran parte del nord e del centro del paese, che aveva portato a scontri e tensioni
tra i governanti austriaci e la popolazione locale. Il 18 marzo 1848, un gruppo di studenti universitari ha
iniziato una protesta contro il governo austriaco per le loro politiche oppressive e la loro interferenza nelle
attività della città. La protesta è rapidamente cresciuta, coinvolgendo la popolazione locale che ha
cominciato a barricarsi nelle strade e a costruire barricate. Il giorno successivo, il 19 marzo, l'esercito
austriaco ha cercato di reprimere la ribellione, ma è stato respinto dai milanesi. La popolazione ha continuato
a resistere, e il 20 marzo, le forze austriache sono state costrette a ritirarsi dalla città. La popolazione ha poi
dichiarato l'indipendenza di Milano, formando un governo provvisorio. La ribellione ha ispirato altre città
italiane a sollevarsi contro il
governo austriaco, e ha portato alla formazione della Repubblica di San Marco a Venezia e della
Repubblica Romana a Roma. La sconfitta dell'esercito austriaco ha anche portato all'espulsione dei
governatori austriaci dal nord Italia, aprendo la strada alla creazione del Regno d'Italia nel 1861.

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