Sei sulla pagina 1di 3

MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA

Karl Marx – Friedrich Engels


1848 circa

La pubblicazione del saggio coincide con il periodo della “Primavera dei popoli” (conosciuta anche come rivoluzione
del 1848 o moti del 1848) ma la sua diffusione ebbe inizio intorno agli anni 70/71 del 1800 a seguito del primo
episodio di autogoverno da parte dei socialisti.
In quel periodo storico il comunismo viene inteso come una vera e propria potenza universalmente riconosciuta; e
come tale sente la necessità di pubblicare un saggio nel quale vengano descritte le idee, gli scopi e le tendenze del
partito. Esponenti del partito comunista provenienti da diverse nazioni si riuniscono a Londra e iniziano la
produzione del “manifesto del partito comunista”.

CAPITOLO 1 - “Borghesi e Proletari”


Nel primo capitolo del manifesto, Marx ed Engels, analizzano la storia come lotta di classe, sempre esistita e
combattuta tra oppressi ed oppressori. I due sottolineano come questo contrasto non solo sia ancora presente nella
moderna società borghese, ma che piuttosto si sia addirittura inasprito in seguito a molteplici trasformazioni sociali
connesse alla trasformazione del modello produttivo. I conflitti sono animati dalle due grandi classi: la borghesia e il
proletariato. Queste lotte posso terminare soltanto con la rivoluzione della società o con l’abolizione delle classi.
 LA BORGHESIA: classe rivoluzionaria nel Basso Medioevo e all'inizio dell'età moderna, dopo aver
annientato la struttura economica e politica allora esistente, ormai inadeguata e obsoleta, si affermò come
classe dominante a tutti gli effetti durante la rivoluzione industriale;
 IL PROLETARIATO: classe sociale nata in seguito alla nascita del modello economico capitalistico, risulta
essere quella oppressa, ma potenzialmente dominante.
La base su cui la borghesia ha costruito la propria forza è sostanzialmente lo sfruttamento del proletariato, tutelato
dai governi. Con lo sviluppo dell'industria la classe operaia, le cui file tendono a ingrossarsi sempre di più, è destinata
a crescere dal punto di vista dell’influenza sociale. L’uniformazione dei salari tende a far sì che le condizioni di vita
dei lavoratori diventino man mano sempre più simili, così che essi tendono a organizzarsi in associazioni permanenti
per difendere i propri diritti. Il proletariato risulta essere quindi destinato ad abbattere la classe borghese e di
conseguenza il capitalismo. In seguito alla rivoluzione in cui il proletariato conquisterà il potere politico dovrà esserci
necessariamente una fase di transizione, definita «dittatura del proletariato», durante la quale verranno utilizzati
dalle associazioni operaie i mezzi di produzione borghese, messi a disposizione dallo Stato, per trasformare
radicalmente la società. A uno Stato borghese si sostituirà quindi uno Stato proletario, e ad una dittatura della
borghesia una dittatura del proletariato.
Al periodo di trasformazione rivoluzionaria corrisponde anche un periodo di transizione: secondo Marx infatti la
dittatura del proletariato è solo una misura storica di transizione, che mira tuttavia al superamento di se stessa e di
ogni forma di stato. Solo dopo questa fase transitoria si potrà attuare il comunismo, che creerà una società senza
classi, senza sfruttatori e sfruttati, in cui i mezzi di produzione sono gestiti dai lavoratori. Sparita la lotta di classe,
sparirà anche il piano sul quale essa si sviluppava, cioè lo stato. Il potere pubblico, che per Marx e Engels non è altro
che «il potere di una classe organizzato per opprimerne un'altra», non sarà più politico.

CAPITOLO 2 – “Proletari e Comunisti”


Nel secondo capitolo vengono proposti dieci punti, che all'epoca della stesura del Manifesto avevano valore di
programma rivoluzionario per i Paesi più progrediti. Attraverso queste dieci misure si attuerebbe quella che in
seguito Marx avrebbe denominato “dittatura del proletariato” in quanto le ideologie comuniste si ritrovano molto
negli ideali proletari. Gli stessi autori però ammettono la limitatezza di questi principi in quanto sono ben consci che
essi sono storicamente determinati e quindi non applicabili in ogni circostanza storica. Il punto di rottura con il
proletariato da parte dei comunisti è rappresentato dall’indipendenza dalla nazionalità del singolo membro del
partito. Ognuno all’interno del partito agisce per il bene collettivo. Il movimento comunista non mira all’abolizione
della proprietà in generale, bensì all’abolizione di quella borghese in modo tale da creare una classe proletaria in
grado di schiacciare quella borghese che di fatto è l’unica che possiede i beni. Viene dunque sostenuta la necessità
dell’abolizione della proprietà privata; questa viene intesa come la base delle disuguaglianze e del conflitto fra il
capitale e il lavoratore salariato. I salari degli operai (proletari) erano talmente bassi da essere appena sufficienti per
poter sfamare i figli.
I proletari inoltre, non possedendo alcuna proprietà, viene tolta loro la facoltà di accumulare beni e di conseguenza
andando ad alimentare l’accumulo di ricchezza da parte del capitalista. Nella società di Marx chi lavora non
guadagna e chi non lavora guadagna. Per questo motivo il comunismo non vuole togliere alla popolazione la facoltà
di possedere oggetti ma vuole impedire che il possesso di oggetti e di beni faccia si che alcuni soggetti si possano
avvalere del lavoro di altri per arricchirsi ulteriormente. Molti stati dovranno quindi applicare delle misure per poter
rendere possibile la rivoluzione operaia: sono essenzialmente 10:
 Espropriazione della proprietà fondiaria ed impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato;
 Imposta fortemente progressiva;
 Abolizione del diritto di successione;
 Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli;
 Accentramento del credito in mano allo Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e
monopolio esclusivo;
 Accentramento di tutti i mezzi di trasporto in mano allo Stato;
 Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei
terreni secondo un piano collettivo;
 Eguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura;
 Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e dell'industria, misure atte ad eliminare gradualmente
l'antagonismo fra città e campagna;
 Istruzione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Eliminazione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua
forma attuale.
Con questi provvedimenti viene conquistata l’abolizione delle disuguaglianze sociali e il distaccamento del potere
pubblico da quello politico. Avviene quindi una radicale trasformazione sociale durante la quale vengono meno le
lotte fra classi a favore di una “grande associazione” dove la libertà del singolo rappresenta la libertà di tutti.

CAPITOLO 3 - “Letteratura Socialista e Comunista”


Marx e Engels passano poi ad analizzare tutti i progetti e le teorie socialiste precedenti. Individuano vari tipi di
socialismo:
 un socialismo reazionario;
 un socialismo conservatore o borghese;
 un socialismo utopistico.
Loro riconoscono a queste correnti socialiste gli importanti meriti (specialmente al socialismo utopistico) di aver
colto le contraddizioni del capitalismo e la lotta tra le classi e di aver proposto un cambiamento della società, ma ne
criticano due aspetti:
 l'incapacità di schierarsi apertamente a favore del proletariato, cercando di rimanere sopra le parti;
 il non attribuire al proletariato un suo ruolo storico e una sua autonomia. Per contro propongono un
socialismo scientifico che si basi non su invenzioni o idee, ma su fatti empirici.

SOCIALISMO REAZIONARIO
Si può suddividere ulteriormente in 3 tipologie:
 Socialismo Feudale: si pone sulla linea dura dell’abolizione del capitalismo per un ritorno a una società
pre-borgese;
 Socialismo piccolo borghese: tutti i piccoli proprietari oppressi dallo sviluppo industriale incontrollabile;
 Socialismo tedesco: noto come il “Vero”.
SOCIALISMO CONSERVATORE O BORGHESE
Formato da quella parte di borghesia volta alla risoluzione delle conflittualità e delle criticità che affliggono la società
in modo tale da poter raggiungere un dominio borghese. I socialisti conservatori mirano alla scomparsa del
proletariato che risulterà invece un processo impraticabile e porterà la borghesia ad un’inevitabile distruzione.
IL SOCIALISMO UTOPISTICO
Appartenevano a questa fazione degli uomini che teorizzarono dei processi e delle dinamiche sociali che non
avevano modo di avvenire, irrealizzabili. Non vedono il proletariato come uno schieramento attivo in grado di
imporsi nella società e di apportare cambiamenti né dal punto di vista politico né da quello sociale. Cercano dunque
delle leggi sociali volte all’emancipazione del movimento stesso che si basano però su delle fantasie.

CAPITOLO 4 - “Posizione dei Comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione”


Il testo si chiude con una visione delle varie lotte portate avanti dai comunisti nei vari Paesi. Si ricorda però che al
tempo stesso è necessaria una stretta collaborazione tra i partiti dei vari Paesi. Ogni paese con tendenze
filo-comuniste deve appoggiare qualsiasi rivoluzione atta al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche
dello stato stesso. Sono quindi poste le basi dell'internazionalismo di matrice socialista in quanto i proletari dei vari
Paesi hanno obiettivi comuni e quindi devono unirsi. Di qui il famoso appello con cui si conclude l'opera:
“Proletari di tutti i paesi, unitevi!”

Riccardo Venerando
5bla
5 marzo 2021

Potrebbero piacerti anche