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LA RIFLESSIONE DI

KARL MARX
«I FILOSOFI HANNO FINORA
DIVERSAMENTE INTERPRETATO IL
MONDO: SI TRATTA ORA INVECE DI
TRASFORMARLO»

• Critica al teoreticismo (Hegel): filosofia deve partire dalla


considerazione dell’uomo concreto e della realtà
materiale in cui vive con lo scopo di rilevarne le
contraddizioni e trasformarla → azione rivoluzionaria
• Obiettivo polemico: società capitalistica
• Umanismo: scopo della riflessione e dell’azione è la
liberazione dell’uomo dalle condizioni di infelicità in cui
si trova
Il misticismo logico hegeliano
Se io, dalle mele, pere, fragole, mandorle - reali - mi formo la rappresentazione generale «frutto», se
vado oltre e immagino che «il frutto» - la mia rappresentazione astratta, ricavata dai frutti reali - sia
un'essenza esistente fuori di me, sia anzi l'essenza vera della pera, della mela, ecc., io dichiaro - con
espressione speculativa - che «il frutto» è la «sostanza» della pera, della mela, della mandorla ecc.
Io dico quindi che per la pera non è essenziale essere pera, che per la mela non è essenziale essere
mela. L'essenziale, in queste cose, non sarebbe la loro esistenza reale, sensibilmente intuibile, ma
l'essenza che io ho astratto da esse e ad esse ho attribuito, l’essenza della mia rappresentazione, «il
frutto». Io dichiaro allora che mela, pera, mandorla, ecc. sono semplici modi di esistenza, modi «del
frutto». Il mio intelletto finito, sorretto dai sensi, distingue certamente una mela da una pera e una
pera da una mandorla, ma la mia ragione speculativa dichiara questa diversità sensibile inessenziale
e indifferente. Essa vede nella mela la stessa cosa che nella pera, e nella pera la stessa cosa che nella
mandorla, cioè «il frutto». I particolari frutti reali non valgono più che come frutti parventi, la cui vera
essenza è «la sostanza», «il frutto». [...]
Se la mela, la pera, la mandorla, la fragola non sono in verità altro che «la sostanza», «il frutto», ci
si chiede come avviene che il frutto mi si presenti ora come mela, ora come pera, ora come
mandorla; […] Questo avviene, risponde il filosofo speculativo, perché «il frutto» non è un'essenza
morta, indistinta, immobile, ma un'essenza vivente, auto-distinguentesi, in moto [...] I diversi frutti
profani sono estrinsecazioni vitali diverse dell'«unico frutto», sono cristallizzazioni che «il frutto»
stesso forma. […] Il filosofo […] ha compiuto un miracolo, ha prodotto dall'essere intellettuale irreale
«il frutto», gli esseri naturali reali, la mela, la pera, ecc.; cioè, dal suo proprio intelletto astratto […] ha
creato questi frutti... [...]
Questa operazione si chiama, con espressione speculativa, concepire la sostanza come soggetto,
come processo interno, come persona assoluta e questo concepire forma il carattere essenziale del
metodo hegeliano.
(K. Marx, La Sacra famiglia)
La storia di tutta quanta la società che c'è stata fino ad oggi s'è mossa in contrasti di
classe che hanno avuto un aspetto differente a seconda delle differenti epoche. […]
Abbiamo già visto sopra che il primo passo sulla strada della rivoluzione operaia consiste
nel fatto che il proletariato s'eleva a classe dominante, cioè nella conquista della
democrazia.
Il proletariato adoprerà il suo dominio politico per strappare a poco a poco alla
borghesia tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani
dello Stato, cioè del proletariato organizzato come classe dominante, e per moltiplicare
al più presto possibile la massa delle forze produttive.
Naturalmente, ciò può avvenire, in un primo momento, solo mediante interventi
despotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione, cioè per mezzo di
misure che appaiono insufficienti e poco consistenti dal punto di vista dell'economia; ma
che nel corso del movimento si spingono al di là dei propri limiti e sono inevitabili come
mezzi per il rivolgimento dell'intero sistema di produzione. […]
Quando le differenze di classe saranno scomparse nel corso dell'evoluzione, e tutta la
produzione sarà concentrata in mano agli individui associati, il pubblico potere perderà
il suo carattere politico. In senso proprio, il potere politico è il potere di una classe
organizzato per opprimerne un'altra. Il proletariato, unendosi di necessità in classe nella
lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed
abolendo con la forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione,
abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esistenza
dell'antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni d'esistenza delle classi in genere,
e così anche il suo proprio dominio in quanto classe.
Alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra
una associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di
tutti.
(K. Marx, F. Engels, Manifesto del partito comunista)
Le critiche di Marx alla filosofia
hegeliana e ai «Giovani hegeliani»
• Accusa di misticismo logico: astrattezza dell’assoluto e oblio
hegeliano della concretezza materiale
• Dialettica hegeliana è «rovesciata»: riferita al pensiero e non alla
situazione storico-sociale
• Giustificazionismo storico-politico hegeliano (ideologia)
• Proposta di una filosofia della prassi vs nottola di Minerva (ideologia)
• Revisione della distinzione tra società civile e stato: lo stato non
può magicamente risolvere le contraddizioni (ingiustizie,
disuguaglianze) della società civile
Il materialismo storico
• Soggetto della storia è la società nella sua struttura
economica (MATERIALISMO) che muta nel tempo
(STORICO)
• Gli uomini si trovano sempre in DETERMINATE CONDIZIONI
MATERIALI (= ECONOMICHE)
• L’uomo è ente sociale il cui sviluppo dipende dalle forme
storicamente assunte dai rapporti di produzione
• l’andamento della storia è DIALETTICO:
• Ogni struttura economica ha in sé contraddizioni che,
esplodendo, conducono al suo tramonto e alla sua sostituzione =
necessità del passaggio da uno stato di cose alla sua negazione
• In ogni struttura economica si manifesta un antagonismo di classe
tra classe dominante e dominata che genera la lotta di classe che
porterà al tramonto di quella struttura
Il materialismo storico
Il risultato generale al quale arrivai e che, una volta acquisito, mi servì da filo
conduttore nei miei studi, può essere brevemente formulato così: nella
produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti
determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di
produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro
forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione
costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla
quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale
corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di
produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale,
politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il
loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro
coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della
società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè
con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l'espressione giuridica) dentro i
quali tali forze per l'innanzi s'erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo
delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca
di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge
più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.
(K. Marx, Per la critica dell’economia politica)
Il materialismo storico nasce da un
ripensamento di
• Hegel:
• storicità uomo
• dialettica
• ma astrattezza
• Feuerbach
• materialismo
• ma astoricità dell’essenza umana
• Economia politica classica (Ricardo, Malthus, Smith):
eternizzazione/giustificazione capitalismo
• Riflessione socialista: reazionaria, borghese, utopista
STRUTTURA e SOVRASTRUTTURA
• STRUTTURA economica determinata = modo di produzione = forze
produttive + rapporti di produzione
• Rapporti di produzione sono rapporti di proprietà (dei mezzi di
produzione) che determinano le classi sociali

La struttura economica determina la SOVRASTRUTTURA giuridica,


politica, culturale = il modo di pensare e l’organizzazione politica di una
società:
• La sovrastruttura rispecchia, ma anche maschera e giustifica il modo di
produzione
• Le idee (sovrastruttura) che dominano in un’epoca storica sono le idee della
classe dominante.
Materialismo
storico

Socialismo
scientifico
Dall’alienazione all’emancipazione

• Lo sviluppo dell’uomo dipende dalle condizioni


economiche in cui vive
• Il sistema capitalistico produce effetti negativi
sull’uomo = ALIENAZIONE (ESTRANIAZIONE)
• Quindi bisogna eliminare il capitalismo per consentire
all’uomo la realizzazione di sé
• Questo avviene nel comunismo
Lavoro e Alienazione
• Lat. Alienatio, da alienus (che appartiene ad altri), da alius
(altro); Lett. Trasferimento di proprietà o diritti, da cui
estraniazione
• Il lavoro è attività umana per eccellenza
• ma nel capitalismo è «ALIENATO» = uomo diventa mezzo
• Alienazione rispetto al prodotto del proprio lavoro
• Alienazione rispetto all’attività lavorativa
• Alienazione del lavoratore rispetto alla propria essenza (umana)
• Alienazione dell’uomo rispetto all’altro uomo
• Manifestazioni politiche/culturali (sovrastrutture) del capitalismo
confermano la condizione alienata dell’uomo:
• Religione è forma di alienazione che rispecchia l’alienazione economica
(lavorativa) e al contempo la copre
• Stato «borghese» è manifestazione della società capitalistica
Lavoro e alienazione
E ora, in che cosa consiste l'alienazione del lavoro? Consiste prima di
tutto nel fatto che il lavoro è esterno all'operaio, cioè non appartiene
al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega,
si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera energia
fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito.
Perciò l'operaio solo fuori del lavoro si sente presso di sé; e si sente fuori
di sé nel lavoro. È a casa propria se non lavora; e se lavora non è a casa
propria. Il suo lavoro quindi non è volontario, ma costretto, è un lavoro
forzato. Non è quindi il soddisfacimento di un bisogno, ma soltanto un
mezzo per soddisfare bisogni estranei. […]
La vita stessa appare soltanto come mezzo di vita. [...] L'oggetto del
lavoro è quindi l'oggettivazione della vita dell'uomo come essere
appartenente a una specie in quanto egli si raddoppia, non soltanto
come nella coscienza, intellettualmente, ma anche attivamente,
realmente, e si guarda quindi in un mondo da esso creato. Perciò il
lavoro estraniato strappando all'uomo l'oggetto della sua
produzione, gli strappa la sua vita di essere appartenente ad una
specie.
(K. Marx, Manoscritti economico-filosofici)
L’alienazione religiosa e la sua soluzione
Il fondamento della critica irreligiosa è questo: è l'uomo che fa la religione, non la
religione che fa l'uomo. E precisamente la religione è la coscienza di sé e la
consapevolezza del proprio valore dell'uomo, il quale o non ha ancora acquistato la
propria autonomia o l'ha già perduta. Ma l'uomo non è un essere astratto che vaga
fuori del mondo. L'uomo non è altro che il mondo dell'uomo, lo Stato, la società.
Questo Stato, questa società producono la religione, che è una conoscenza capovolta
del mondo, appunto perché essi costituiscono un mondo capovolto. […]. Essa è la
realizzazione fantastica dell'essere umano (…). La lotta contro la religione è quindi,
indirettamente, la lotta contro quel mondo la cui quintessenza spirituale è la
religione.
La miseria religiosa è, da un lato, l'espressione della miseria effettiva e, dall'altro, la
protesta contro questa miseria effettiva. La religione è il gemito della creatura
oppressa, l'animo di un mondo senza cuore, così com'è lo spirito d'una condizione di
vita priva dì spiritualità. Essa è l'oppio per il popolo.
La soppressione della religione quale felicità illusoria del popolo è il presupposto
della sua vera felicità. La necessità di rinunciare alle illusioni riguardanti le proprie
condizioni, è la necessità di rinunciare a quelle condizioni che hanno bisogno di
illusioni. La critica della religione è dunque, in germe, la critica della valle di lacrime
di cui la religione è l'aureola sacra.
(K. Marx, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel)
Emancipazione = Comunismo

Comunismo =
eliminazione proprietà L’uomo si riappropria
L’uomo torna uomo
privata dei mezzi di del lavoro
produzione

Solidarietà umana/fine “Il comunismo è perciò il completo, consapevole


antagonismo di classe ritorno dell’uomo a se stesso, come uomo sociale, cioè
(società senza classi) come uomo umano”.
Il capitalismo
• Immane raccolta di merci
• Società divisa tra borghesia e proletariato (classi
antagoniste)
• La borghesia possiede i mezzi di produzione e pertanto
sfrutta il lavoro di chi non li possiede
• Il capitale è accumulato mediante espropriazione del
frutto del lavoro del proletario.
La merce

• Merce = qualsiasi bene oggetto di compravendita


• valore d’uso (qualitativo) = insieme dei bisogni
soddisfatti, ciò per cui viene utilizzata = differente per
ogni merce
• valore di scambio (quantitativo) = numero di ore
impiegate per realizzarla = rende confrontabili e
scambiabili merci qualitativamente differenti
Il lavoro umano come merce

• Il datore di lavoro ACQUISTA la merce FORZA LAVORO.


In tal caso
• valore d’uso = forza lavoro
• valore di scambio = quantità di lavoro necessaria alla forza lavoro
per «produrre» se stessa = totalità delle risorse che mettono il
lavoratore in condizione di lavorare (cibo, casa, vestiti…)
Il lavoro diventa valore di scambio
Per comprendere la determinazione del valore di scambio in base al tempo di lavoro occorrerà
tener fermi i seguenti punti di partenza principali: la riduzione del lavoro a lavoro semplice, per
così dire privo di qualità; il modo specifico in cui il lavoro, che crea valore di scambio e quindi
produce merci, è lavoro sociale; infine, la differenza che si ha fra il lavoro che ha per risultato
valori d'uso e il lavoro che ha per risultato valori di scambio. […]
Per misurare i valori di scambio delle merci in base al tempo di lavoro in esse contenuto, i differenti
lavori dovranno essi stessi essere ridotti a lavoro semplice, indifferenziato e uniforme, in breve al
lavoro che qualitativamente è sempre uguale e si differenzia solo quantitativamente.
Questa riduzione sembra un'astrazione, ma è un'astrazione che nel processo sociale della
produzione si compie ogni giorno. […] Il lavoro, così misurato mediante il tempo, non appare infatti
come lavoro di soggetti differenti, bensì i differenti individui che lavorano appaiono invece come
semplici organi del lavoro. Ossia il lavoro, come si rappresenta in valori di scambio, potrebbe
essere espresso come lavoro generalmente umano. Questa astrazione del lavoro generalmente
umano esiste nel lavoro medio che ogni individuo medio può compiere in una data società, è un
determinato dispendio produttivo di muscoli, nervi, cervello, ecc. umani. E' lavoro semplice al quale
ogni individuo medio può essere addestrato e che esso deve compiere in una forma o nell'altra. […]
Inoltre, nel valore di scambio, il tempo di lavoro del singolo individuo si presenta immediatamente
come tempo di lavoro generale, e questo carattere generale del lavoro individuale si presenta
come carattere sociale di quest'ultimo. Il tempo di lavoro rappresentato nel valore di scambio è
tempo di lavoro del singolo, ma del singolo indifferenziato dall'altro singolo, da tutti i singoli in
quanto compiono un lavoro uguale, e quindi il tempo di lavoro richiesto per la produzione di una
determinata merce è il tempo di lavoro necessario, che ogni altro impiegherebbe per la
produzione di quella stessa merce.
(K. Marx, Per la critica dell’economia politica)
Capitalismo e plusvalore

• Economia tradizionale: M-D-M scopo: consumo


• Economia capitalista: D-M-D’ scopo: profitto
• D’= D + D
• D = plusvalore
• Plusvalore ≠ profitto:
• saggio di plusvalore = plusvalore/capitale variabile,
• saggio di profitto = plusvalore/ capitale variabile + capitale costante
• plusvalore > profitto
Capitalismo e plusvalore
La forma immediata della circolazione delle merci è M-D-M:
trasformazione di merce in denaro e ritrasformazione di denaro
in merce, vendere per comprare. Ma accanto a questa forma, ne
troviamo una seconda, specificamente differente, la forma D-
M-D: trasformazione di denaro in merce e ritrasformazione di
merce in denaro, comprare per vendere. Il denaro che nel suo
movimento descrive quest’ultimo ciclo, si trasforma in capitale,
diventa capitale, ed è già capitale per sua destinazione. […]
Il ciclo M-D-M comincia da un estremo, che è una merce, e
conclude con un estremo, che è un’altra merce, la quale esce
dalla circolazione per finire nel consumo. Quindi il suo scopo
finale è consumo, soddisfazione di bisogni, in una parola, valore
d’uso. Il ciclo D-M-D comincia invece dall’estremo denaro e
conclude ritornando allo stesso estremo. Il suo motivo
propulsore e suo scopo determinante è quindi il valore stesso
di scambio.
Nella circolazione semplice delle merci i due estremi hanno la stessa forma
economica. Entrambi sono merce. E sono anche merci della stessa grandezza di
valore. Ma sono valori d’uso qualitativamente differenti, ad esempio grano e
vestiti. Lo scambio dei prodotti, la permuta dei differenti materiali nei quali il
lavoro sociale si presenta, costituisce qui il contenuto del movimento. Altrimenti
stanno le cose nel ciclo D-M-D. A prima vista esso sembra senza contenuto,
perché entrambi gli estremi hanno la stessa forma economica. Entrambi sono
denaro, quindi non sono valori d’uso qualitativamente distinti, poiché il denaro è
per l’appunto la figura trasformata delle merci, nella quale i loro valori d’uso
particolari sono estinti. Scambiare prima cento sterline contro cotone e poi di
nuovo lo stesso cotone contro cento sterline, dunque scambiare per una via
indiretta denaro contro denaro, la stessa cosa contro la stessa cosa, sembra una
operazione tanto inutile quanto assurda. Una somma di denaro si può
distinguere da un’altra somma di denaro, in genere, soltanto mediante la sua
grandezza. Dunque il processo D-M-D non deve il suo contenuto ad alcuna
distinzione qualitativa dei suoi estremi, poiché essi sono entrambi denaro, ma
lo deve solamente alla loro differenza quantitativa. In fin dei conti, viene
sottratto alla circolazione più denaro di quanto ve ne sia stato gettato al
momento iniziale. Il cotone comprato a cento sterline, ad esempio, viene
venduto una seconda volta a sterline cento + dieci, ossia a centodieci sterline. La
forma completa di questo processo è quindi D-M-D’, dove D’ = D +  D, cioè è
uguale alla somma di denaro originariamente anticipata, più un incremento.
Chiamo plusvalore (surplus value) questo incremento, ossia questa eccedenza
sul valore originario. Quindi nella circolazione il valore originariamente
anticipato non solo si conserva, ma in essa altera anche la propria grandezza di
valore, aggiunge un plusvalore, ossia si valorizza. E questo movimento lo
trasforma in capitale.
(K. Marx, Il Capitale)
Pluslavoro e plusvalore:
l’ingiustizia del capitalismo
• Il capitalista paga la forza lavoro per il suo valore di scambio
(niente di ingiusto!)
• Ma la merce forza lavoro consumandosi (lavorando) produce
altre merci, cioè altri valori
• questo plusvalore
• Deriva da un PLUSLAVORO che non è riconosciuto al proletario (è
espropriato)
• va ad arricchire il capitalista, non il lavoratore
Un esempio
se la quantità di lavoro che serve all’operaio per riprodurre i mezzi
della propria sussistenza (cioè per procurarsi quanto gli serve per
essere ancora in grado di lavorare) è di 6 ore al giorno

…e se egli ha una giornata lavorativa di 10 ore…

…se il capitalista paga il suo lavoro per il giusto


valore di scambio (= 6 ore),

il capitalista stesso incamera quel “pluslavoro” di 4 ore e il “plusvalore”


corrispondente, quindi lo deruba del salario corrispondente a 4 ore…
Il crollo del capitalismo
• Il capitalista ricerca un aumento indefinito di profitto, ma
ciò è contraddittorio

• Il crollo del capitalismo è dialetticamente necessario.


Ricerca profitto

Investimenti crescenti (capitale costante)

Sovrapproduzione

Caduta tendenziale saggio di profitto

Proletarizzazione

Coscienza di classe

Rivoluzione
La realizzazione del comunismo
(Critica al programma di Gotha – 1875)

Comunismo

Socialismo
- A ciascuno - Da ciascuno secondo
secondo il tuo le sue capacità, a
Rivoluzione lavoro ciascuno secondo i suoi
(rimanenza bisogni
proletaria individualistico-
borghese) - Società senza classi
- Dittatura del
Crisi proletariato; -Estinzione Stato
capitalismo - Stato - Abolizione totale della
- Statalizzazione proprietà privata dei
proprietà dei mezzi di produzione
mezzi di
produzione
Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il
lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova
quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e
propria. Come il selvaggio deve lottare con la natura per soddisfare i
suoi bisogni, per conservare e per riprodurre la sua vita, così deve fare
anche l’uomo civile, e lo deve fare in tutte le forme della società e sotto
tutti i possibili modi di produzione. A mano a mani che egli si sviluppa il
regno delle necessità naturali si espande, perché si espandono i suoi
bisogni, ma al tempo stesso si espandono le forze produttive che
soddisfano questi bisogni. La libertà in questo campo può consistere
soltanto in ciò, che l’uomo socializzato, cioè i produttori associati,
regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura,
lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso
dominati come da una forza cieca; che essi eseguono il loro compito con
il minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate
alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre
un regno della necessità. Al di là di esso comincia lo sviluppo delle
capacità umane, che è fine a se stesso, il vero regno della libertà, che
tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della necessità.
Condizione fondamentale di tutto ciò è la riduzione della giornata
lavorativa.
(K. Marx, Il Capitale)
SOCIALISMO COMUNISMO

• nasce tra Settecento e Ottocento, • ideale di giustizia sociale fondata


sull’uguaglianza tra gli uomini e
• influsso rivoluzione francese proprietà comune dei beni
• trasformazioni sociali della rivoluzione • scelta terminologica di Marx e Engels nel
industriale. 1848 nel Manifesto per insistere su
carattere classista e rivoluzionario del
• necessità di una forma di eguaglianza loro socialismo (vs socialismo utopistico e
sostanziale (economica ) per la realizzazione borghese)
di una società giusta, promuovendo posizioni
egualitarie, solidaristiche e l’idea della • Nella Critica al programma di Gotha Marx
proprietà comune dei mezzi di produzione. lo identifica con la fase finale della
rivoluzione.
• Marx
• socialismo scientifico = fondato
• Nel Novecento, a partire dalla rivoluzione
bolscevica in Russia, si distanzia dal
sull’esame analitico e critico del socialismo per un maggiore radicalismo
capitalismo e pertanto capace di rivoluzionario
individuare la necessità della sua
caduta e di identificare nel proletariato
la classe rivoluzionaria
• Nella Critica al programma di Gotha il
socialismo rappresenta la fase
transitoria immediatamente
successiva alla caduta del capitalismo

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