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Marx: Il lavoro e l'alienazione

Marx. Manoscritti economico-filosofici del 1844. Essi sono costituiti da tre parti, riguardanti essenzialmente tre temi: a ) la critica dell'economia classica; b ) la descrizione del comunismo; c ) la critica della dialettica hegeliana. Queste tre tematiche rinviano al tempo stesso alle tre fonti principali del pensiero di Marx; gli economisti classici, i pensatori socialisti e Hegel; ma tipico della procedura di Marx condurre insieme un lavoro di assimilazione e critica delle proprie fonti. Un primissimo obiettivo individuare le leggi che regolano il movimento dell' industria e spiegare, in base ad esso, la formazione del proletariato. Il mondo dell'economia non una totalit di rapporti armonici, come era apparso a Smith, ma un terreno di conflitti, che contraddicono i presupposti di ordine naturale, felicit della maggioranza e armonia sociale, sostenuti dalla maggior parte degli economisti. Per gli economisti i conflitti sono solamente accidentali e perci, quando si formulano le leggi economiche, bisogna farne astrazione. Questo significa attribuire a queste leggi, che di fatto coincidono con quelle della produzione capitalistica, un carattere di immutabilit ed eternit e, in particolare, assumere la propriet privata come un fatto che non richiede spiegazioni. Proprio questo aveva invece messo in discussione, tra gli altri, Proudhon nel 1840, con la domanda formulata nel titolo del suo scritto ' Che cosa la propriet privata ? ' , alla quale aveva risposto: un furto. Di fatto, secondo Marx, la societ industriale progredisce in ricchezza in misura proporzionale all'impoverimento della gran massa della popolazione. L'economia politica, trascurando il rapporto tra l'operaio e il suo lavoro e la produzione, occulta l'alienazione che caratterizza il lavoro nella societ industriale moderna. Alienazione era un termine messo in circolo dalla filosofia di Hegel, che letteralmente vuol dire il 'diventare altro' e quindi anche il cedere ad altri ci che proprio. Nella produzione capitalistica essa assume, stando a Marx, vari aspetti, connessi tra loro. In primo luogo, essa riguarda il rapporto dell'operaio con il prodotto del suo lavoro: tale prodotto per lui un ente estraneo, che non gli appartiene, ma esclusivo possesso del capitalista, per il quale egli lavora. In secondo luogo, nell'attivit produttiva l'operaio si estrania da s, ovvero non considera il proprio lavoro come parte della sua vita reale. Questa si svolge altrove, a casa, fuori e indipendentemente dal lavoro, che si trova sotto il comando di un potere estraneo. Infine, nella produzione capitalistica l'operaio perde la sua essenza di genere (Gattungswesen) , ovvero ci che propriamente contrassegna l'essenza dell'uomo. Con questo termine, impiegato anche da Feuerbach, Marx intende l'essere che si realizza storicamente nella sua appartenenza al genere di cui fa parte, ossia il genere umano: contrassegno decisivo di esso il lavoro , che distingue l'uomo dall'animale e stabilisce un rapporto costitutivo con la natura; attraverso il lavoro in cui, sotto la spinta dei bisogni, oggettiva le sue capacit, l'uomo si appropria della natura stessa. Nella moderna produzione capitalistica, al contrario, il lavoro diventa solo un mezzo di sopravvivenza individuale, non l'espressione positiva della natura umana; il lavoro viene dunque visto da Marx come un qualcosa di altamente positivo, connesso alla natura stessa dell'uomo; esso diventa per negativo quando diventa lavoro alienato, sfruttamento. Ma in tal modo l'uomo si trova anche estraniato dall'altro uomo, perch attraverso l'attivit lavorativa l'uomo legato da un rapporto sostanziale con gli altri uomini, costituisce con essi una comunit . Con l'alienazione l'uomo pertanto privato anche della sua essenza sociale . Questa unit organica dell'umanit, che si realizza oggettivamente nelle attivit e nei rapporti sociali, frantumata dalla propriet privata , che separa l'uomo dalle sue attivit e dai suoi prodotti, contrapponendoli ad esso come qualcosa di estraneo, che non gli appartiene pi. A parere di Marx, tanto Hegel quanto gli economisti hanno riconosciuto che il lavoro il tratto costitutivo dell'essenza dell'uomo, ma ne hanno ravvisato solo il lato positivo. Per gli economisti il lavoro qualcosa di naturale, in qualche modo privo di storia; Marx riconosce a Hegel il merito di aver colto il carattere storico del lavoro; per Hegel, infatti, nello spirito si esprime la vera essenza

dell'uomo, e dal momento che lo spirito autoproduzione di se stesso, allora anche il vero uomo risultato del proprio lavoro. Questa autoproduzione un processo di sviluppo, in cui lo spirito si oggettiva nel mondo, ovvero diventa altro da s, si aliena e poi ritorna a s arricchito da tutte le determinazioni acquisite in questo processo di autoproduzione. Il lavoro dello spirito dunque un processo di alienazione e disalienazione, ma questo processo avviene solo nel pensiero: la storia dell'autocoscienza. Hegel considera equivalenti alienazione e oggettivazione e Marx non pu assolutamente condividere : ogni relazione con un oggetto altro dal soggetto per ci stesso alienazione, ossia perdita di s in altro, cosicch l'alienazione coincide con la disoggettivazione, ovvero con l'abbandono di ogni relazione con il mondo oggettivo e il ritorno del pensiero a se stesso. Certo Marx riconosce a Hegel il merito di aver colto che l'essenza dell'uomo suscettibile di perdita (alienazione) e di riappropriazione (disalienazione), e cio che l'essenza dell'uomo storica , un autoprodursi dell'uomo tramite il lavoro: in questo modo Marx contrappone Hegel a Feuerbach, che aveva inteso l'essenza dell'uomo come un qualcosa di statico, di a-storico. Ma Hegel ha sbagliato a concepire il processo di alienazione e disalienazione in modo idealistico , come un processo meramente spirituale che riguarda solo il pensiero. Contro questo aspetto si pu far valere l'istanza di Feuerbach, che ha rivendicato il primato della sensibilit e della corporeit, anche se in maniera statica. Bisogna allora rovesciare la dialettica hegeliana, rimettendola in piedi, e quindi riconoscere che per l'uomo l'oggettivit un condizionamento intrinseco e ineliminabile, non un momento negativo, in quanto l'uomo ha un rapporto costitutivo con la natura. Per questo aspetto, l'uomo un essere naturale , legato intrinsecamente alla natura; ma l'uomo al tempo stesso un essere storico e, in quanto tale, pu rimuovere l'alienazione, recuperare la sua essenza, che include come costitutiva loggettivazione, ovvero l'uso della natura in cooperazione con gli altri uomini . La propriet ' l'espressione materiale, sensibile, della vita umana estraniata ' e, pertanto, la soppressione della propriet e dei rapporti sociali fondati su essa coincider con la soppressione di ogni alienazione. La soluzione dell'alienazione coincide dunque con il comunismo, in cui l'esecuzione delle attivit produttive la realizzazione dell'essenza umana. Marx contrappone nettamente la sua concezione del comunismo a tutte le forme di 'comunismo rozzo', fondate sulla negazione della civilt, in un livellamento degli uomini verso il basso: esse pretendono infatti di tornare alla ' innaturale semplicit ' dell'uomo povero e privo di bisogni, non ancora giunto alla propriet privata. Comunismo significa invece per Marx non un regresso romantico verso un passato primitivo, ma la riappropriazione dell'essenza umana in tutta la ricchezza delle determinazioni acquisite nello sviluppo storico, ossia la liberazione e manifestazione totale di tutte le facolt umane. Questo significa che le 'tecniche' e le produzioni culturali, sviluppate nelle epoche precedenti, restano disponibili anche per un tipo di societ diversa da quella in cui si sono formate e possono pertanto essere recuperate e fatte proprie anche nella futura societ comunista. Questo non vuol dire che il progresso dell'umanit coincida per Marx semplicemente col progresso tecnico, come invece credeva Adam Smith. Lo sviluppo tecnico, che migliora i rapporti dell'uomo con la natura, condizione necessaria, ma non sufficiente per la realizzazione dell'essenza umana. Questa infatti include come costitutivi anche i rapporti sociali, dai quali dipende l'uso della tecnica. Nel comunismo l'agire umano sar contrassegnato dalla libert e dall'universalit, dall'assenza di ogni costrizione nei rapporti sociali, ma anche nel massimo dominio dell'uomo sulla natura, il quale permetter di soddisfare il maggior numero di bisogni. Il comunismo, tuttavia, non un'utopia o un ideale astratto, come pensavano molti socialisti del tempo, ma l'esito verso il quale procede lo sviluppo storico: esso dunque un fenomeno storico, la cui genesi va cercata nel movimento della storia.

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