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LE RADICI DEL NOVECENTO

CHE COS’È LA SOCIETÀ DI MASSA

La società di massa è la nostra società. Una società caratterizzata dal “pieno” (città piene di gente,
treni pieni di viaggiatori) e dall’uniformità dei consumi e degli stili di vita. Questa omogeneità è
soprattutto una conseguenza della seconda rivoluzione industriale (1870 – 1945). Per alcuni è un
fatto positivo perché favorì la diffusione della democrazia e del benessere; altri la giudicano
negativamente perché portò una limitazione della libertà. Per conquistare il consenso degli elettori
(cresciuti enormemente di numero con il suffragio elettorale) si affermarono progressivamente i
partiti di massa. Contemporaneamente, sorsero anche le organizzazioni sindacali a livello nazionale.
La diffusione su larga scala dei beni di consumo (resa possibile da una produzione più veloce grazie
all’introduzione delle catene di montaggio) semplificò la vita di molte famiglie: insieme all’energia
elettrica, l’acqua potabile e le automobili, si diffusero anche i cosiddetti mass media, i mezzi di
comunicazione di massa. Fu soprattutto la stampa quotidiana e periodica a incrementare la
produzione e la vendita.
Anche il mondo della scuola subì un mutamento sostanziale: l’istruzione non venne più considerata
un bene elitario, riservato a nobili e abbienti. Per risolvere la piaga sociale dell’analfabetismo si
arrivò a renderla obbligatoria per tutti.

IL DIBATTITO SOCIALE

Alla fine dell’Ottocento nel dibattito ideologico l’attenzione si spostò sulla questione sociale, cioè
l’insieme dei problemi legati alle condizioni di miseria e ignoranza in cui vivevano i proletari da
quando era iniziata la rivoluzione industriale.
I CONSERVATORI chiedevano allo Stato di reprimere tutte le agitazioni popolari.
Per i LIBERALI le uniche leggi che dovevano regolare il mercato erano quelle della libera
concorrenza e lo Stato non doveva intervenire in alcun modo nell’economia.
I SOCIALISTI sostenevano le lotte degli “oppressi” come mezzo per costruire una società più
giusta.
Per la CHIESA la soluzione era la collaborazione pacifica tra imprenditori e i lavoratori.
All’interno del movimento socialista si impose la tendenza marxista abbracciata dai nascenti partiti
socialisti di tutta Europa. Solo in Gran Bretagna il marxismo non riuscì a imporsi all’interno dei
sindacati, dove per iniziativa degli stessi dirigenti sorse il Partito Laburista.
Tutti i partiti socialisti europei facevano capo alla SECONDA INTERNAZIONALE SOCIALISTA,
l’organizzazione ricostruitasi nel 1889 dopo lo scioglimento della Prima Internazionale Socialista.
La Seconda Internazionale approvò la limitazione della giornata lavorativa a otto ore e la
proclamazione di una giornata mondiale di lotta per il primo maggio di ogni anno.
Progressivamente però all’interno dei partiti socialisti si delinearono due tendenze:
 quella REVISIONISTA o SOCIALDEMOCRATICA che “rivedeva” il marxismo
rifiutando la rivoluzione e sostenendo la necessità di riforme democratiche;
 quella ORTODOSSA o RIVOLUZIONARIA che portava avanti l’idea marxista di
fondare una società senza classi attraverso una rivoluzione violenta.
Del tutto estraneo agli ideali della Seconda Internazionale fu invece il sindacalismo
rivoluzionario, una tendenza anarchico-rivoluzionaria nata in Francia.
I CATTOLICI italiani entrarono in politica solo nel 1919, cioè quando venne abolito formalmente
il non expedit, e confluirono nel Partito Popolare Italiano.
Nella società di massa anche le donne rivendicavano la parità e maggiori diritti, tra cui il diritto di
voto per il quale si batterono le suffragette.

NAZIONALISMO, RAZZISMO, IRRAZIONALISMO

Per il NAZIONALISMO l’idea di nazione è sinonimo di affermazione e superiorità. Le nazioni


sono rivali fra loro e i rapporti fra gli Stati sono regolati dalla guerra. Il nazionalista ama la propria
Patria ma allo stesso tempo odia quella altrui.
Il RAZZISMO è la convinzione che la specie umana sia suddivisa in razze e che le “razze
superiori” abbiano il diritto-dovere di sottomettere quelle “inferiori”. Il primo a pensarla in questi
termini fu Arthur de Gobineau per il quale la razza superiore era quella ariana, che comprendeva gli
europei bianchi. Il razzismo riteneva, a torto, di avere radici nella scienza, ma il suo successo fu
legato a una sorta di isteria collettiva che si manifestò nei modi tipici della società di massa: nei
giornali, nei comizi e nelle manifestazioni di piazza.
In questo contesto culturale il positivismo lasciò il posto all’IRRAZIONALISMO, caratterizzato
dalla volontà di andare al di là della scienza affidandosi all’intuizione, al sentimento e alla fantasia
per comprendere la realtà.
In generale, si affermò un’atmosfera di crisi in contrasto con l’ottimismo positivistico, un nuovo
clima culturale definito DECADENTISMO.

L’INVENZIONE DEL COMPLOTTO EBRAICO E IL SIONISMO

Un caso particolare di razzismo è l’ANTISEMITISMO, cioè il razzismo nei confronti degli Ebrei.
Agli inizi del Novecento comparvero in Russia i Protocolli dei Savi di Sion (Sion è uno dei colli su
cui sorge Gerusalemme), presentati come i verbali delle sedute segrete, tenute, non si sa dove né
quando, da un numero imprecisato di sconosciuti capi supremi del popolo ebraico che avrebbero
elaborato un piano per insediare “un re degli Ebrei” come “Re del mondo”. In realtà si tratta di un
plagio. I Protocolli sarebbero infatti nati per volontà del capo della polizia segreta russa come
propaganda per giustificare la politica antiebraica del suo Paese.
In contrapposizione al dilagare in Europa dell’antisemitismo venne fondata l’Organizzazione
Sionista Mondiale, che tenne il suo primo congresso a Basilea nel 1897. Lo scopo del sionismo era
quello di dare una patria agli Ebrei in Palestina. Nel 1910 nacque il primo kibbutz, cioè un villaggio
in cui gli abitanti mettono in comune la terra e i mezzi di produzione. Tuttavia solo una minoranza
di Ebrei scelse di migrare in Palestina, mentre molti di più furono quelli che migrarono in America
o in Europa.

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