Architettura
Libera università di lingue e comunicazione (IULM)
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I. L’ignoranza dell’architettura
Zevi esordisce con una prima forte critica alla situazione in cui si trova l’architettura in quel
momento.Egli non si spiega come mai l’architettura non abbia la stessa valenza della pittura,
scultura ed altre forme di arte, ma anzi viene spesso dimenticata e lasciata in un angolo davvero
misero rispetto al valore che ha. Nessuno può chiudere gli occhi di fronte all’edilizia che forma la
scena della vita cittadina e porta il segno dell’uomo.Eppure rispetto ad un quadro, seppure di
stupenda manifattura, ha un peso maggiore sulla vita di tutti noi perché condiziona fortemente la
qualità della vita. Egli sottolinea come sia difficile un’esposizione, una mostra di architettura
rispetto alla creazione di una mostra di quadri e per questo l’uomo dovrebbe avere una passione
per l’architettura tale da crearsi un’esposizione da solo. Ci sono senza dubbio delle difficoltà
obiettive (oltre ad un’incapacità da parte di architetti, storici dell’architettura e critici d’arte a farsi
portatori del messaggio edilizio / diffondere l’amore per l’architettura nella massa o perlomeno
delle persone colte); C’è anzitutto l’impossibilità materiale di trasportare edifici in un dato posto e
farne un’esposizione come si fa dei quadri. L’uomo medio che visita una città monumentale e
sente il dovere di ammirarne gli edifici, va in giro secondo criteri pratici di ubicazione: si concentra
su un settore urbano, accozzando esemplari architettonici lontani e diversi. Anche gli architetti
professionisti (che hanno una profonda passione per l’architettura) mancano oggi di una cultura
che dia loro il diritto di affrontare un dibattito critico: avendo sempre lottato contro l’accademismo
falsario e scopiazzato, essi hanno + volte, sia pur inconsciamente, dichiarato il loro disinteresse x
le opere autentiche del passato, ed hanno così rinunciato a trarre da queste l’elemento conduttore
vitale senza il quale nessuna posizione d’avanguardia si amplia in una cultura (es. Wright ostile al
Rinascimento italiano e Le Corbusier molto superficiale nel classificare le epoche storiche
passate). È compito delle nuove generazioni di architetti moderni, una volta superata la rottura
psicologica dell’atto di gestazione del movimento funzionalità, ristabilire un ordine culturale.
Avremo fatto un deciso passo in avanti quando saremo capaci di adottare gli stessi criteri di
valutazione x l’architettura contemporanea e per quella che fu edificata nei secoli che ci
precedono.Se fossero inseriti capitoli sull’architettura del passato nei volumi di carattere
apologetico-moderno, molti dei libri recenti cadrebbero per la loro parzialità modernista.
Oggi esiste in quasi tutti i paesi un numero abbastanza alto di critici d’arte che si occupano quasi
esclusivamente di architettura; è inoltre particolarmente significativo che siano le riviste d’arte
come il “Magazine of Art” (Americano) e il “The Studio” (Londinese) ad occuparsi maggiormente
di architettura. Anche in Italia alcuni tra i migliori critici d’arte, come Argan e Ragghianti,
comprendono perfettamente l’importanza dell’argomento e collaborano a diffonderne la
conoscenza. Il difetto caratteristico della trattazione dell’architettura nelle correnti storie dell’arte >
consiste nel fatto che gli edifici sono giudicati come fossero sculture e pitture, cioè esternamente
e superficialmente, come puri fenomeni classici > si tratta di un errore d’impostazione filosofica.
Negli ultimi decenni il rinnovamento della pittura (dal cubismo in poi) ha segnato una
semplificazione dell’equazione pittorica > eliminando il “contenuto”; di conseguenza: linee -
colore - forma - volume - massa - spazio/tempo sono le parole-tabù della moderna critica
figurativa > “l’artista stilizza l’umano e il valore della pittura moderna è di carattere architettonico”.
Tutto ciò che si propone di rendere figurativamente l’essenziale di una realtà senza aggiunta di
aggettivi e di decorazione, è stato definito architettonico. L’architettura è “tornata di moda” non
per i suoi meriti intrinseci ma x “l’architettonicità” dei moderni movimenti pittorici.
- con questo metodo non si fa che continuare ad applicare all’architettura i criteri della critica
pittorica, con l’unica differenza che ora si applicano i concetti validi per la pittura
contemporanea all’architettura contemporanea, mentre prima si applicavano quelli della pittura
tradizionale all’architettura tradizionale;
- Per questa via, la critica e la storia dell’architettura non progrediscono neppure di un passo;
Il disinteresse x l’architettura / l’ignoranza > si può solo incolpare il pubblico per tale confusione
critica? Non è forse la carenza di una valida e chiara interpretazione dell’architettura a determinare
questo disinteresse? Per insegnare a Saper vedere l’architettura è necessaria una chiarezza di
metodo così che si possa chiarire anche l’essenza dell’architettura.
Un edificio può essere rappresentato nel modo migliore su carta e può avere proporzioni perfette,
ma dal vivo può sembrare un’architettura povera perché non si riesce a comprendere e ad
organizzare bene lo spazio interno; impossessarsi dello spazio, “saperlo vedere” costituisce la
chiave d’ingresso per la corretta comprensione degli edifici.
Ci dibatteremo in un linguaggio critico che giudica gli edifici in termini propri della pittura e della
scultura, elogeremo lo spazio astrattamente immaginato e non concretamente sentito > inefficaci
a far intendere il valore dell’architettura. Continueremo ad adoperare parole come “ritmo”, “scala”,
“balance”, “massa” nel vago, fino a che non avremo dato loro uno specifico punto di applicazione
nella realtà in crisi concreta l’architettura: lo spazio.
In altre parole: l’architettura va intesa come una scultura spaziale all’interno del quale l’uomo entra
e cammina (vive) non deve quindi essere considerata come somma di misure (b x l x h), ma deriva
dal vuoto che si crea al suo interno. (In ogni edificio il contenente è la cassa muraria, il contenuto
lo spazio interno > molto spesso l’una condiziona l’altra).
Bisognò attendere la scoperta della prospettiva (con Brunelleschi nel 400/ XV sec.) - ovvero la
rappresentazione grafica delle 3 dimensioni (altezza, profondità e larghezza) - per ottenere una
rappresentazione adeguata degli ambienti interni e delle vedute eterne dell’architettura. In questo
modo si pensò subito che ogni problema fosse risolto e che chiunque potesse disegnarne una,
poi la fotografia prese il posto del disegno, ma proprio in quel momento ci si rese conto che in
realtà le dimensioni dell’architettura non fossero 3, ma 4 (rivoluzione dimensionale cubista -
dell’immediato primo anteguerra). La quarta dimensione è il tempo (ovvero lo spostamento
successivo dell’angolo visuale). Ma una dimensione propria di diverse arti, non è caratteristica di
nessuna.
Ciò che interessa è la loro funzione come determinanti di uno spazio racchiuso (che le facciate
siano belle o brutte è secondario). Ma è sbagliato pensare e dire che lo spazio interno è l’essenza
dell’architettura in quanto il valore di un’architettura non si esaurisce nel suo valore spaziale. Ogni
edificio è però caratterizzato da una pluralità di valori: economici, sociali, tecnici, funzionali,
artistici, spaziali e decorativi > la realtà dell’edificio è la conseguenza di tutti questi fattori.
- 1839 Daguerre > inventa la fotografia > passaggio esperienze visive umane ed artistiche a
livello popolare.
- 1877 Edison > inventa la radio > e nel 1920 avviene la prima trasmissione radiofonica e così
l’arte musicale si diffonde tra le masse.
In questo periodo però l’architettura rimane isolata e il problema dello spazio non viene nemmeno
impostato. Poesia, letteratura, pittura, scrittura e musica nel corso degli anni hanno visto continui
progressi scientifici per tecnologie e mezzi (dalla stampa nel 1435 alla radio nel 1920);
l’architettura invece non vede né risolta né impostata la sua rappresentazione.
I mezzi per rappresentare l’architettura e lo spazio sono quindi piante, facciate, sezioni, plastici,
fotografie e cinematografia, ognuno dei quali porta il proprio contributo originale e colma le lacune
degli altri. C’è un elemento fisico e dinamico nella creazione e apprensione della quarta
dimensione col proprio cammino (c’è differenza tra amare e leggere romanzi d’amore o tra il
ballare e il vedere gli altri ballare) Ma anche nella rappresentazione cinematografica manca quella
molla di completa partecipazione, quel motivo di volontà e quella coscienza di libertà che noi
proviamo nell’esperienza diretta dello spazio.Ma possono essere migliorate?
Sicuramente per Zevi una soluzione potrebbe essere quella di rappresentare le piante in maniera
sia tecnica ma anche con il metodo del riassunto grafico perché, secondo l’autore, la sintesi viene
prima dell’analisi, la struttura prima della rifinitura, lo spazio prima della decorazione.
In questo modo si segue lo stesso senso con cui l’architetto ha sviluppato il suo progetto e si ha
così una migliore comprensione di quest’ultimo.
a) Nei prospetti il ragionamento svolto per le piante si ripete semplificato per la
rappresentazione delle facciate. Però in questo caso non tutte possono essere comprese
da esso. Prendiamo come esempio la celebre Falling Water di F.L. Wright. Da un semplice
prospetto non si potrebbe mai capire l’interessante gioco di aggetti che caratterizza questo
progetto. Tutto si ridurrebbe in una somma di linee poco chiare. Allo stesso modo anche
inserendo delle opportune ombre il disegno rimarrebbe comunque poco espressivo e
comprensibile.
b) Allora utilizzando la fotografia si potrebbe pensare di risolvere questo problema. Ed in parte
è anche vero però c’è da dire che essa rimane comunque un’operazione statica, nel senso
che mostra l’architettura nel suo insieme da un solo punto di vista. Zevi ribadisce così il
principio secondo il quale dovunque esista una compiuta esperienza spaziale da vivere,
nessuna rappresentazione è sufficiente, ma è necessario che le persone vadano
fisicamente ad osservare le architetture e che diventano così parte e metro dell’organismo
architettonico. Tutto il resto, comprese le simulazioni indotte dal computer è mera allusione
e funzione preparatoria di quell’ora in cui, con tutti noi stessi fisici e spirituali e anzitutto
umani, viviamo gli spazi con un’adesione integrale ed organica.
Il tempio greco è caratterizzato da un’immensa lacuna (ignoranza dello spazio interno/ gloria nella
scala umana) e da una supremazia incontestata attraverso tutta la storia; non era concepito come
la casa dei fedeli, ma come la dimora impenetrabile degli dei (riti fuori dal tempio). Gli elementi
costitutivi del tempio greco sono: una piattaforma rialzata, una serie di birilli appoggiati su di essa
e una trabeazione continua che sostiene il tetto. La civiltà greca si espresse all’aperto, infatti, la
storia dell’architettura delle acropoli è essenzialmente urbanistica. Possiamo notare: nel tempio
greco l’uomo cammina solo nel peristilio, nel corridoio che va dal colonnato alla parete esterna
della cella. Ora, quando i tempi greci raggiungono le sponde della Sicilia e dell’Italia meridionale, i
peristili si fanno + spaziosi e profondi. Ciò è forse un indice che le genti italiche erano sin da allora
inclini a sentire/ accentuare gli spazi, e tentarono di slargare e di umanizzare le formule chiuse
dell’eredità ellenica.
La metrica romanica
Sant’Ambrogio di Milano e la Cattedrale di Durham segnano (tra metà XI e inizio XII sec.) la
completa attuazione degli ideali romanici. L’architettura romanica costituisce, dopo la fine
dell’Impero, il primo periodo in cui la civiltà di tutta Europa si agita sincronicamente in nome di
uno stesso rinnovamento dell’organismo edilizio. Gli spazi medievali che abbiamo analizzato
finora sono variazioni di uno stesso tema (il pacato ritmo paleocristiano, l’accelerazione dei
bizantini, l’interruzione barbarica dei ritmi sono espressioni di aspirazioni diverse che si
manifestano entro schemi sostanzialmente simili); Quando invece si giunge al romanico, non si
tratta + solo di una nuova età spaziale determinata da un’originale sensibilità del vuoto
architettonico e del tempo del cammino dell’uomo entro questo vuoto: siamo di fronte ad un vero
e proprio terremoto organico che. Dopo aver criticamente riproposto nei 3 secoli precedenti tutti i
problemi dell’edilizia paleocristiana e bizantina > crea qualcosa di diverso. Finora la chiesa
cristiana è stata una struttura semplice da schematizzare, adesso costruire un bozzetto di
Sant’Ambrogio o Cluny..diventa complicato; ci vogliono altri strumenti per rendere anche
schematicamente le crociere romaniche, i pilastri poligonali, i costoloni e i contrafforti. La
lunghezza della chiesa non potrà essere ad arbitrio, ma sarà multipla delle campate centrali; la
lunghezza delle campate laterali non sarà a piacimento, ma dovrà ridursi ad un sottomultiplo della
navata centrale.
- il concatenamento di tutti gli elementi dell’edificio > l’architettura non agisce + in termini di
superfici e si esprime in termini di strutture e di ossatura.
Spazialmente l’organismo romanico si manifesta attraverso una metrica che ha il suo preciso
parallelo nel sorgere contemporaneo della metrica nella poesia letteraria. Il significato sostanziale
dell’apporto romanico sta nel fatto che non si parla + in termini bidimensionali, ma in unità di
campate tridimensionali in se stesse (in se stesse racchiudenti uno spazio interno). Spazio e
volumetria della scatola muraria si uniscono espressivamente in modo sempre + stretto. Nelle
cattedrali romaniche il cammino dell’uomo risponde a sollecitazioni psicologiche + complesse di
un’univoca direttrice.
Nei tre secoli successivi fino al Cinquecento, in Francia, Inghilterra e Germania, raggiunge la sua
integrale affermazione. Le grandi vetrate istoriate, le volte ad ombrello, le trine decorative della
narrazione scultorea e le dimensioni enormi annullano il senso delle superfici e dei piani, riducono
tutto il vocabolario figurativo ad una dialettica di linee dinamiche tese fino al punto di rottura.
L’architettura gotica cerca inoltre di creare uno spazio unitario (tra esterno ed interno). Ma il tema
spaziale che la distingue dalla cultura romanica è il contrasto delle forze dimensionali. Per la prima
volta gli artisti concepiscono spazi che sono in antitesi polemica con la scala umana e che
ingenerano uno stato d’animo di squilibrio, di affetti, di richiami contrari, di lotta. C’è però un altro
significato della scala che riguarda non + i rapporti di proporzione tra l’edificio e l’uomo, ma le
proporzioni dell’edificio tra loro, rispetto all’uomo. Tutta l’architettura occidentale fino al romanico
ha espresso queste proporzioni in due modi:
- equilibrio delle direttrici visuali > lo si incontra nei templi greci e negli edifici a schema centrale
della cristianità;
- la prevalenza di una direttrice > la troviamo nei templi egizi di Karnak o Luxor (direttrice
verticale) o nella basilica bizantina (direttrice orizzontale).
- verticale
- longitudinale / orizzontale
Si tratta del rapporto tra il rettangolo di sezione e il rettangolo di pianta e, solo in secondo luogo,
del rapporto tra questi due e l’uomo. Anche se poi ogni architettura gotica si diffonde con delle
caratteristiche proprie che risentono della regione in cui si sviluppano. Se confrontiamo il gotico
italiano, francese ed inglese constatiamo che il contrasto si accentua man mano che si sale versi
il nord. Nel Duomo di Milano > la larghezza è ancora di molto superiore all’altezza: predomina la
direttrice longitudinale. Con la civiltà francese, le altezze si elevano, ma permangono spesso le 5
navate, come a Notre-Dame e a Bourges. Ma nelle grandi cattedrali del medioevo inglese, a Ely e
a Salisbury, a Lichfield e a Westminister, i 2 motivi direzionali si presentano simultaneamente, con
uguale valore: le direttrici longitudinali si infrangono ad angoli retti nei presbiteri o nelle cappelle
finali, le navate sono 3 e il fattore della larghezza scompare di fronte alla competizione delle due
altre dimensioni. L’architettura gotica inglese presenta una qualità moderna > organica: quella
dell’espansione, della possibilità di crescita e dell’articolazione di ulteriori edifici.
I. Il primo, voleva presentarlo come una novità assoluta rispetto al periodo precedente ed era
perciò incapace di dargli una storicità;
II. Il secondo, voleva ridurlo ad un neo-, quindi ad un ritorno dell’architettura romana, togliendogli
ogni predicato di vitalità creatrice.
La critica contemporanea x correggerne i preconcetti ha dovuto rivendicare la sua originalità e la
sua posizione perfettamente inserita nella continuità storica della cultura.
L’elemento nuovo che compare nel ‘400 fin da Brunelleschi non è altro che una riflessione
matematica svolta sulla metrica romanica e gotica. Si ricerca un ordine, una legge, una disciplina
contro la dispersione dello spazio del gotico e la casualità di quello romanico. Tutto ciò che va
sotto il nome di intellettualismo e di umanesimo quattrocentesco, in termini spaziali, significa
questo: quando si entra a San Lorenzo e a Santo Spirito, si misura, in pochi secondi di
osservazione, tutto lo spazio, se ne possiede facilmente la legge. Si tratta di un’innovazione
radicale dal punto di vista spirituale e psicologico: finora lo spazio dell’edificio aveva determinato il
tempo del cammino dell’uomo, aveva condotto il suo occhio lungo le direttrici volute dell’architetto;
con Brunelleschi x la prima volta, non è + l’edificio che possiede l’uomo, ma è l’uomo che
(apprendendo la legge dello spazio) possiede l’edificio. Ma la grande conquista del Quattrocento
italiano è di portare lo stesso senso che vive nel tempio greco nel campo degli spazi interni, e +
precisamente di tradurre in termini di spazio la metrica che nel periodo romanico e gotico era stata
planimetrica /saper portare lo stesso senso che vive nel tempio greco nel campo degli spazi
interni. Tutto lo sforzo del Rinascimento consiste nell’accentuare il controllo intellettuale dell’uomo
sullo spazio architettonico > creando una profonda unità tra cultura e intuizioni individuali, ci
rivolgiamo alla civiltà del XV sec. proprio perché in essa pensiero ed arte, scienza nuova, poetica e
genio trovarono un’integrazione. Alla luce di questa esigenza intellettuale, misurare lo spazio
significò x Brunelleschi in San Lorenzo, costruire secondo rapporti matematici semplici. Ma in
Santo Spirito ciò non basta +: l’architetto sente non solo di approfondire la metrica in tutta la
chiesa, ma anche l’esigenza di chiudere circolarmente questa metrica spaziale, continuando le
navicelle nel vano absidale. Per rendere unitaria la concezione architettonica, Brunelleschi sentì il
bisogno di negare al massimo l’asse longitudinale e di creare una circolarità intorno alla cupola.
Una sola idea, un solo percorso, una sola legge e una sola misura: questa è la volontà
dell’architettura del Rinascimento. Nella trattazione parietale troviamo lo stesso programma. Ogni
fattore decorativo di dispersione medievale, a cominciare dal cromatismo, è abolito: la bicromia fu
polemica. I palazzi medievali presentano superfici grezze in cui le finestre sono fatti casuali,
inserite senza ordine compositivo, preferibilmente asimmetriche, su questi agiscono poi le linee-
forza delle cornici che spezzano i riferimenti verticali e protraggono le visuali verso l’infinito, oltre il
volume edilizio.
- valutazione massima dei rapporti dimensionali tra le parti dell’edificio > cioè dell’elemento
proporzionale;
- solida plasticità;
Ma il programma edilizio del Cinquecento impone gli spazi interni. Se il gotico aveva segnato la
volontà dello spazio continuo e infinito nella lunghezza dispersiva delle sue visuali, il primo
Rinascimento aveva ordinato lo spazio secondo una metrica razionale che lo rendeva definibile e
misurabile. Il carattere dell’architettura del Cinquecento si concreta non tanto in un rinnovamento
delle concezioni spaziali, quanto in un nuovo senso della volumetria, dell’equilibrio statico e
formale delle masse entro cui si colora di nuovo significato la dialettica quattrocentesca, rafforzata
e resa massiccia da un gusto che preferisce ad una linea e ad un piano cromatico un tutto tondo
ed una consistente, e spesso monumentale, solidità. Nel cinquecento ogni forza dinamica si placa
definitivamente. L’articolazione planimetrica, spaziale e decorativa è sentenza che tutto organizza
e domina. Scompaiono le direttrici linearistiche e trionfano il volume e la plastica > il palazzo
mostra il suo volume unitario, accentua la sua massiccia gravità.
Nasce qui il problema della pianta libera. Per Wright la continuità spaziale prende vita soprattutto
negli interni ed è proprio per questo che lui nega forme volumetriche elementari. La pianta libera è
per lui il risultato finale di una conquista che si esprime in termini spaziali partendo da un nucleo
centrale e proiettando i vuoti in tutte le direzioni.
L’architettura funzionale in America e in Europa rispose alle esigenze della civiltà industriale;
mentre l’archi organica rispose ad istanze più complesse (umanizzazione dell’architettura
messaggio). Nasce qui la psicologia sociale e l’uomo è al centro della cultura su cui nasce l’arte
contemporanea. Nello spazio organico ritroviamo quella qualità che fu del gotico inglese > di non
voler costringere l’uomo in un edificio definito in canoni fissi e immutabili dove la sola bellezza è
quella dell’insieme, ma glorifica il carattere organico della crescita > è anche x questo che è legge
della cultura architettonica la scala umana.
- L’interpretazione politica > alcuni amano stabilire una stretta dipendenza tra l’architettura e gli
avvenimenti politici; si presume che i fatti salienti della vita politica delle varie epoche abbiano
influenzato in modo notevole lo sviluppo dell’architettura nei diversi periodi.
- L’interpretazione filosofico-religiosa* > svariate volte nella storia si sono verificati eventi
religiosi che hanno contribuito all’ascesa di una determinata corrente architettonica. x es.
• la Riforma protestante segna l’ora di morte dell’architettura gotica in Inghilterra, e l’avvento del
Rinascimento).
- L’interpretazione scientifica > grazie allo sviluppo della scienza e della tecnica si è permesso
di realizzare architetture sempre più complesse e avveniristiche (la stessa scoperta cubista è
accompagnata dalla decadenza della geometria euclidea, dalla rivoluzione della fisica moderna
che, contro la statica concezione di Newton, concepisce lo spazio come relativo ad un mobile
punto di riferimento. Senza la convergenza delle 2 entità spazio e tempo dichiarata dai
matematici moderni, e senza il contributo di Einstein al concetto di simultaneità, il cubismo, il
neoplatonicismo, il costruttivismo, il futurismo e i loro derivati non sarebbero sorti.
- Le interpretazioni fisio-psicologiche > (Egitto= età della paura, Grecia= età della grazia,
Roma= età della forza, Protocristiano= età della pietà e dell’amore, Gotico= età
dell’aspirazione, Rinascimento= età dell’eleganza, Revivals= età della memoria). Ogni età
corrisponde a stati d’animo ben precisi. La teoria dell’Einfuhlung sostiene che l’emozione
artistica consiste nell’immedesimazione dello spettatore nelle forme e quindi che l’architettura
sia in grado di trascrivere gli stati d’animo dell’uomo nelle forme del costruire, umanizzandole e
animandole. Si parla quindi di simpatia simbolista la quale ha tentato di ridurre l’arte ad una
scienza (edificio=macchina atta a produrre reazioni umane). Tutto parte dagli elementi
geometrici:
- linea orizzontale: dà il senso della razionalità, dell’intelletto; parallela alla terra su cui l’uomo
cammina.
- linea verticale: simbolo dell’infinito. L’uomo per seguirla, si ferma e alza il suo sguardo
distaccandosi dalla sua direttrice principale.
- linee dritte e curve: quelle dritte rappresentano la forza, la stabilità, quelle curve invece la
flessibilità e l’esitazione.
- l’elicoidale: simbolo dell’ascendere, del distaccamento dalla terra.
- il cubo: integrità per le due dimensioni tutte uguali.
- il circolo: dà senso d’equilibrio, padronanza della vita-.
- la sfera: (cupole) è immagine di perfezione
- l’ellisse: girando attorno a due fuochi non permette mai all’occhio di riposare.
- interpretazione delle forme geometriche: dinamismo e movimento continuo.
Questi sono esempi della semantica dell’Einfuhlung che analizza scientificamente l’estensione del
proprio ego, da parte sia dell’architetto che dell’osservatore, negli elementi architettonici. La
grammatica è data dalle proporzioni, dal ritmo, dalla simmetria, dal contrasto..ecc. (vedi
interpretazione formalista). La filosofia dell’Empatia ha dato nuovo prestigio a 3 interpretazioni
precedenti dell’architettura:
A) L’interpretazione delle proporzioni: secondo la quale esistono delle proporzioni architettoniche
di per sé belle.
B) L’interpretazione geometrico-matematica: “armonie spaziali e nucleari”.
C) L’interpretazione antropomorfica: inaugurata da Vitruvio, secondo il quale ogni parte dell’ordine
architettonico corrisponde al una parte del corpo umano.
La teoria dell’Einfuhlung investe tutto l’edificio > x essa tutta la critica dell’architettura consiste nella
capacità di trasferire il proprio spirito nell’edificio, nell’umanizzarlo, nel farlo parlare, nel vibrare con
lui, in un’inconscia simbiosi in cui il nostro corpo tende a ripetere il moto dell’architettura.
- L’interpretazione formalista > le estetiche tradizionali elencano una serie di leggi, qualità
formali, morali e psicologiche:
• l’unità: ogni artista cerca di esprimere nel suo lavoro una sola idea. Ogni composizione deve
avere un legame tra tutte le sue parti.
• la simmetria: è l’equilibrio negli edifici formali, a carattere assiale (sono simmetrici l’arco di Tito,
Monumento a Vittorio Emanuele, Partenone, Santa Sabina, Palazzo Farnese). Mentre gli edifici
asimmetrici (Falling Water, Palazzo Vecchio a Firenze) hanno bisogno di obbedire a delle leggi
dell’equilibrio per rispondere al canone di unità.
• l’equilibrio o balance: simmetria nell’architettura aformale (senza assi) e la rottura di questo
equilibrio in un edificio provocherebbe in senso simbolico un senso di fastidio, di amputazione al
nostro corpo, è necessario, che da un lato e dall’altro ci siano masse dello stesso peso.
• l’enfasi/accentuazione: in ogni composizione è necessario trovare un centro d’interesse visivo,
un punto focale che attanagli l’occhio.(ad eccezione il Colosseo x es. ch’è una massa curva
uniforme, senza accenti).
• il contrasto: perché un edificio sia “vivo” è necessario che la sua vitalità sia espressa dal
contrasto tra le linee verticali e orizzontali, tra vuoti e pieni, tra volumi e masse > che lo
compongono > per una piena espressione ci vuole la prevalenza o dell’uno, o dell’altro o di un
terzo (anche se quella meno evidente è comunque fondamentale per l’esistenza dell’altra).
• la proporzione: è il mezzo con cui si suddivide un edificio per raggiungere le qualità
dell’equilibrio, dell’unità, dell’enfasi, del contrasto, dell’armonia e del ritmo.
• la scala: ogni edificio si presenta in scala, che è l’elemento essenziale nel giudizio architettonico,
ma un edificio può essere più o meno grande non solo in base alla scala, ma anche in base al
contesto e all’organizzazione del suo spazio interno ed esterno.
• l’espressione e il carattere: ogni edificio ha un suo carattere tramite il quale si esprime così come
avviene tra gli uomini. E’ questione di sensibilità “leggere” l’edificio, il suo temperamento, ma
anche il carattere dinamico, i suoi crescendi, il tono del suo stato d’animo oltre al tono del suo
essere. Un edificio dev’esprimere cos’è, il suo proposito.
• la verità: così come non piacciono gli uomini falsi, non piacciono nemmeno gli edifici che fingono
di essere ciò che non sono. È importante che un edificio si manifesti nella sua essenza + pura
senza crearsi maschere.
• la proprietà: in alcuni casi però è meglio focalizzarsi sulle proprietà di un edificio piuttosto che
sulla sua verità. Un solaio (ad es) è costruito con travi di legno, ma la sua funzione principale è
quella di camminarvi, che è sicuramente più importante piuttosto che mostrare la sua natura.
• l’urbanità: è la qualità che manca agli egocentrici. Oggi noi viviamo in un modo in cui vogliamo
far prevalere i nostri gusti/idee su quelle degli altri e proprio per questo motivo spesso finiamo
per costruire una città/un quartiere con mille forme e colori che in realtà sembra più monotono di
1- Interpretazioni contenutistiche;
2- Interpretazioni fisio-psicologiche;
3- Interpretazioni formalistiche.
Ogni autore si focalizza principalmente su una di esse non escludendo mai totalmente però le
altre. La critica d’arte si dibatte ancora nella tentazione contenuto-forma, che si è placata in
accordo dialettico nella critica letteraria;
Geoffrey Scott (critico inglese) capì come parlare di masse, volumi, superfici ha un valore
specifico, ma non in architettura. Egli scrive:
“l’architettura ci dà spazi a tre dimensioni, capaci di contenere le nostre persone, ed è questo il
vero centro di quell’arte. Essa ha il monopolio sullo spazio; lo usa direttamente come materiale e ci
pone al centro di esso. Lo spazio agisce su di noi e può dominare il nostro spirito. Uno spazio
simmetrico, debitamente proporzionato al corpo, non invita al movimento in un senso più che in un
altro e questo dà equilibrio e controllo. L’architettura non è una meccanica, ma un’arte, e quelle
teorie dell’architettura che forniscono testi bell’e pronti per la creazione o la critica del disegno
portano già in sé la loro condanna.”
Egli inoltre afferma che:
1. Il valore proprio, originale dell’architettura è quello dello spazio interno;
2. Tutti gli altri elementi, volumetrici plastici e decorativi, valgono nel giudizio dell’edificio in
funzione di come accompagnano il valore spaziale;
3. Il valore spaziale è interessato a quegli stessi elementi che concernono il valore unitario (i
vuoti).
Qual è il contenuto dello spazio? Sono gli uomini che vivono gli spazi, sono le azioni che in essi si
estrinsecano, è la vita fisica, psicologia, spirituale che in essi si svolge. Il contenuto dell’architettura
è il suo contenuto sociale. Se cimentiamo l’attenzione sugli spazi interni dell’architettura e
dell’urbanistica, apparirà manifesta l’indissolubilità del problema sociale e del problema estetico.
Il riconoscimento che in architettura ciò che dirige e vale è lo spazio.
L’interpretazione politica
Lo spirito archeologico ha segnato una cesura tra architettura antica e moderna che è essenziale
per l’educazione del pubblico. Non si riesce a dare ad arte e architettura la stessa importanza. Si è
ormai acquisita la coincidenza della storia dell’arte e della storia della critica dell’arte. Ogni
movimento creativo porta con sé non solo opere d’arte, ma un gusto, una poetica, una scuola, “un
modo di vedere” che il critico o lo storico apprende > ogni vitale posizione critica affonda le sue
radici in una coscienza estetica determinata dagli intenti artistici del momento in cui si svolge.
L’architettura è troppo legata alla vita perché i suoi pregiudizi non si rimettano direttamente sulla
vita stessa. Una critica moderna spregiudicata non serve solo per preparare al godimento estetico
delle opere storiche, ma serve a porre il problema dell’ambiente sociale in cui viviamo, a “saper
vedere” l’architettura in cui viviamo. Si acquisterà l’amore dello spazio, l’esigenza di libertà nello
“Quindi, finché la storia dell’architettura non sarà riuscita a staccarsi e a non farsi imporre dalla
filologia e dall’archeologia, l’architettura del passato non acquisterà una storicità, cioè un’attualità,
e non susciterà interessi e vive emozioni, ma il pubblico continuerà a ritenere che l’architettura si
trovi solo nei monumenti, che l’istanza dell’architettura si ponga solo nei casi in cui si costruisce
per la bellezza e che esista un decisivo distacco tra il modo di giudicare un capolavoro del passato
e la casa in cui si vive nel presente”.