edificio straordinario
27 Feb 2019
CONOSCERE LA SICILIA
Il Duomo di Siracusa è uno dei gioielli della Sicilia. Questa maestosa costruzione sorge sulla
parte elevata dell’isola di Ortigia. Si trova sulle antiche fondamenta di un tempio in stile dorico,
dedicato alla dea Atena dai greci-sicelioti, nel V secolo a.C.
Simbolo della città, l’edificio religioso fa parte dei Patrimoni dell’UNESCO nel 2005,
insieme alla Necropoli di Pantalica.
La storia del Duomo di Siracusa nasce ancor prima dell’insediamento greco. Si narra che qui
abitava l’antico popolo dei Siculi. Si presume che le fondamenta dell’antico tempio dorico di
Gelone poggiassero su un edificio religioso in stile Ionico, di ben più antica e rara fattura.
Dopo la battaglia di Imera, il tiranno siracusano Gelone decise di festeggiare la vittoria sui
Cartaginesi, edificando, su quelle spoglie, un tempio in onore alla dea della Sapienza e della
Guerra. Era il V secolo a.C. Dell’antico tempio rimangono oggi alcune colonne custodite
all’interno e all’esterno del Duomo. Si presume che fosse esastilo, con 14 colonne sui lati
lunghi.
Secondo lo scrittore Ateneo, era presente anche uno scudo in bronzo, simbolo della dea, che
fungeva da guida per i marinai. Questi, una volta allontanatisi in alto mare, erano soliti lanciare
corone di fiori in suo onore. Per questo infatti si dicesse che a Siracusa, Atena fosse anche
protettrice dei naviganti.
Il tempio era ricchissimo di abbondanti decorazioni in oro e avorio, tele pregiate e del
prezioso marmo delle isole Cicladi. Venne poi depredato da Verre, come testimonia lo stesso
Cicerone nelle “Verrine”. I reperti arrivati a noi, si trovano oggi presso il Museo archeologico
regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.
Si narra che Siracusa fosse la prima comunità Cristiana d’Europa. La natura del Duomo
sembrerebbe essere infatti di origine apostolica. È il primo Santuario costruito da San Paolo
apostolo dopo la chiesa di Antiochia, come confermerebbero anche le imponenti catacombe,
seconde soltanto a quelle di Roma, in zona Acradina.
Le origini antiche del tempio Cristiano e del suo culto a Siracusa, sarebbero anche confermate
dal fatto che fu Marciano (poi San Marciano), il primo Vescovo della Cattedrale. Mandato
direttamente da San Paolo a Siracusa nel 39 d.C. e oggi si pensa riposi presso la cripta della
chiesa di San Giovanni alle Catacombe.
Duomo di Siracusa
Furono i bizantini però a traslare il culto protocristiano dal quartiere antico di Acradina all’isola
di Ortigia. Loro trasformarono il tempio pagano in chiesa paleocristiana. I bizantini
murarono lo spazio tra le colonne doriche, mentre i muri interni alla cella vennero aperti con
otto archi per lato. Ne ricavarono così un edificio semplice a tre navate con abside sul fondo.
Abbatterono anche l’opistodromo, ovvero la parete in muratura che divideva la cella dal pronao,
e modificarono l’assetto urbanistico iniziale. La facciata sorge dove una volta vi era il retro del
tempio.
Nelle navate laterali c’è un semplice soffitto a botte, in quella centrale con legna e tegole. Gli
Arabi, durante l’invasione dell’878, saccheggiarono l’edificio, che diventò una moschea.
Fu Ruggero I a ridare ai siracusani la chiesa, nel 1093. Lui ripristinò il vescovado e innalzò i
muri della navata centrale; qui si trovano delle aperture a mò di finestre. La decorazione della
volta con mosaici risale al 1100. Fu un intervento per sostituire l’antica volta che era crollata a
seguito di un terremoto.
Il pavimento policromo e il soffitto ligneo, evidente ancora oggi, risalgono al XV secolo. Risale
a un secolo più tardi il campanile. L’imponente facciata e la torre quadrata che costituiva il
campanile normanno, rimangono solo nei ricordi di alcune stampe del Seicento. Il terremoto del
1542, prima, e da quello, disastroso, del 1693, provocarono gravissimi danni. Degli elementi
architettonici normanni non rimase traccia.
Il Vescovo Tommaso Marini fece dunque indire un bando di concorso e l’intera facciata fu
ricostruita, a partire dal 1728. A effettuare l’intervento fu l’architetto trapanese Andrea Palma,
con le sue maestranze. Parteciparono anche gli architetti-scultori Giuseppe Ferrara e Giovan
Battista Alminara, e l’architetto-pittore siracusano Pompeo Picherali, testimone e revisore dei
lavori.
La facciata è la rappresentazione più alta del Barocco di Siracusa. Presenta due ordini
orizzontali divisi da una trabeazione merlata, sotto cui campeggia un bassorilievo scolpito.
Questo attesta le iniziative dei Vescovi Tommaso Marino e Francis, che permisero i lavori sulla
facciata.
Nell’ordine inferiore ci sono sei colonne di stile corinzio. Le prime quattro accolgono il portale
centrale, mentre le altre due delimitano i portali laterali, sorreggendo le statue dei due martiri
di Siracusa. I martiri sono San Marciano e Santa Lucia, sue opere dello scultore palermitano
Ignazio Marabitti.
L’ordine superiore è composto da altre quattro colonne corinzie, che sorreggono il timpano
superiore. Presso il frontone triangolare si trova una croce in ferro battuto, che rappresenta il
punto più alto della facciata. Ai lati vi sono scolpiti due angeli. Al piano superiore, di forma
trapezoidale, vi sono due contrafforti a spirale decorati con bassorilievi in forma di gigli.
Al centro del piano superiore vi è una nicchia arcuata, con due colonne corinzie, che sorreggono
un timpano spezzato decorato da elegante stemma. All’interno della nicchia, attorniata da due
angeli scolpiti ai suoi lati, vi è la statua dell’Immacolata. La statua è un lavoro settecentesco
del Marabitti.
Sul sagrato, gli spessi scalini in marmo ospitano le statue degli apostoli Pietro e Paolo. Presso
i portali laterali vi è una cancellata in ferro battuto, e bassorilievi con motivi floreali e timpani
merlati.
Sul portone della navata centrale, c’è un altro cancello in ferro battuto, più imponente, che
termina con un bassorilievo raffigurante due cherubini scolpiti.
Al centro si trova lo stemma araldico del Vescovo Marini, e, ancor più su, una grande aquila che
reca al petto uno scudo cinto da una corona, blasonatura settecentesca del Vescovo Requiesenz.
Varcato l’ingresso, ci si trova nell’atrio, che presenta altri tre portali. Quello centrale, più grande
e imponente, è in legno semplice intagliato in forme geometriche. Si trova tra due colonne
tornite con scolpitura in motivi floreali e grappoli d’uva, che le fa apparire tortili.
Poste nelle nicchie presso il lato destro e sinistro dell’atrio cii sono le statue marmoree di San
Luigi Bertrando e San Vincenzo Ferreri, due Santi appartenenti all’ordine dei Domenicani, del
quale faceva parte anche l’Arcivescovo Marino.
All’interno del Duomo, oltre alle evidenti colonne doriche che ancora ne costituiscono le
fondamenta, sono da citare il soffitto a trabeazione lignea, le acquasantiere scolpite in forma di
putti, il pavimento di fine Settecento e il presbiterio in stile barocco. Quest’ultimo fu
progettato dagli architetti siracusani Pompeo Picherali e Luciano Alì.
L’interno è molto semplice, quasi austero. È stato ricavato dai Normanni dall’antica struttura
del tempio siceliota, e anche dopo i restauri del 1924-26, lasciato invariato.
Presso la navata laterale di sinistra sono state aperte le antiche finestre bizantine, e sostituiti
gli altari barocchi con delle statue cinquecentesche. Tra le statue ci sono una Madonna col
Bambino e Santa Lucia, opera della famiglia Gagini. Sono state poste qui dopo il restauro della
prima metà del Novecento.
Di particolare pregio sono inoltre le molteplici cappelle, come quella della Madonna della Neve,
di epoca normanna, sulla navata sinistra. Sulla navata centrale, presso la cappella del Battistero,
sono conservati i mosaici bizantini che decoravano l’abside e il battistero.
Sempre qui si trova un fonte battesimale di origine greca, posto su piedistallo normanno.
Tramite questa cappella è inoltre possibile accedere al Palazzo Arcivescovile annesso e costruito
a ridosso del Duomo.
Presso la cappella di Santa Lucia, il cui progetto è dell’architetto siracusano Pompeo Picherali,
nel Settecento, si trova l’importante simulacro cinquecentesco della Santa. È un’opera in
argento del palermitano Pietro Rizzo. La cappella si apre verso l’alto, con una cupola. Gli
affreschi della cupola sono opera del pittore milanese Mario Albertella (1926). A proteggerla è
un cancello in ferro battuto del fabbro siracusano, Pietro Spagnuolo.
La dedica della terza cappella è per il ‘Santissimo Sacramento’. È una delle più belle e
imponenti della Cattedrale, sia dal punto di vista artistico che architettonico. I fratelli Andrea e
Giovanni Vermexio la edificarono nel 1616.
Di pianta ottagonale, ha decori con bassorilievi e colonne in stile corinzio con numerose
rifiniture in oro, che proteggono il tabernacolo ligneo di stile barocco. Questo è opera del
Luigi Vanvitelli, colui che progettò la Reggia di Caserta.
Il Duomo di Siracusa
Al centro dell’altare vi è un paliotto marmoreo, opera del fiorentino Filippo Valle, che vi lavorò
nel 1762. La balaustra marmorea e la decorazione artistica del pavimento sono opera del
palermitano Ignazio Marabitti e del napoletano Giovan Battista Marino.
Gli affreschi della cupola sono opera dell’artista messinese Agostino Scilla, che vi rappresentò
diverse scene bibliche caratterizzanti l’Antico Testamento. Nella cappella, sul lato sinistro,
Sebastiano Agati realizzò una struttura ospita le spoglie dell’Arcivescovo Luigi Bignami.
Le cancellate ottocentesche e l’ingresso della cappella sono un lavoro in ferro battuto del
catanese Domenico Ruggeri su disegni di Alessandro Campo. La cappella viene detta anche
‘Torres’, poiché fu lo spagnolo Juan de Torres Osorio, vescovo di Siracusa a volerne la sua
costruzione.
La cappella del Santissimo Crocifisso, sita presso la navata di destra, risale al 1691 per volere
dell’arcivescovo Giuseppe Fortezza. Il terremoto del Val di Noto distrusse molti degli elementi
che la composero all’epoca.
La ricostruzione ebbe luogo alla fine dell’Ottocento. Stessa cosa vale per la pavimentazione in
marmo bianco e nero e le statue della Madre degli Abbandonati e dell’Addolorata. Queste si
trovano nelle nicchie ricavate presso gli altari laterali.
L’altare maggiore ha una struttura con colonne corinzie e un grande crocifisso bizantino posto
al centro, proveniente dalla Chiesa siracusana di San Giovanni alle Catacombe.