Francesco Castelli più conosciuto come Borromini, architetto dalla personalità geniale e
tormentata, nacque a Bissone, sul lago di Lugano, il 25 settembre del 1599.
Borromini è introverso, scontroso, la verità che per Bernini scende dall’alto, per lui
è ricerca dubbiosa che parte dal basso, dall’intimità di ognuno di noi. In questo
potrebbe essere accostato a Caravaggio, dal quale si differenzia perché non affronta il
problema della realtà umana in tutta la sua violenza.
Il suo linguaggio è sommesso, i suoi spazi sono limitati, invece di usare materiali
nobili, come marmo, bronzo, usa materiali poveri come i mattoni e l’ intonaco. Bernini è
l’artista ufficiale della corte pontificia, Borromini è l’artista degli ordini monastici,
chiusi e rigorosi, dall’animo penitente, e la sua carriera è piena di amarezze e
delusioni, a parte un breve periodo durante il pontificato di Innocenzo X a seguito della
morte di Bernini, e infatti nel 1667 in una crisi di sconforto si toglie la vita
trafiggendosi con la spada. La prima attività del Borromini è come scalpellino, che gli
consente di allenarsi nella pratica di plasmare la materia, nel sottoporla alla propria
volontà.
Alla morte di Maderno fu aiuto del Bernini nella costruzione del Baldacchino di San
Pietro (che tuttavia è noto solo come "baldacchino del Bernini"). Trovatosi da subito in
contrasto con Bernini, cominciò la sua attività autonomamente con la realizzazione
del progetto per la chiesa e il chiostro di San Carlo alle Quattro Fontane detta il San
Carlino.
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architettonico di Borromini), che proiettano all'esterno le tensioni dinamiche
dell'interno.
Tra il 1642 e il 1660 Borromini realizzò invece la chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza.
L'interno è a pianta centrale formato da due triangoli equilateri che si intersecano, e
tre absidi e tre nicchie che si alternano, generando un motivo planimetrico che non
era mai stato impiegato prima.
Lo stesso equilibrio compositivo si può ritrovare all'esterno, nel tiburio che copre al
cupola e nella lanterna.
Nel 1646 ricevette da Papa Innocenzo X gli diede l'incarico di trasformare la chiesa di
San Giovanni in Laterano.
Sant’Ivo alla Sapienza è una piccola chiesa, collocata in fondo al cortile di Palazzo
della Sapienza , Corso Rinascimento a Roma.
Passando su corso Rinascimento nei giorni feriali, in fondo al cortile del palazzo della
Sapienza, cuore barocco dell'edificio cinquecentesco, si può vedere Sant’Ivo alla
Sapienza una piccola chiesetta, caratterizzata da un originale campanile a spirale che
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svetta alto nel cielo di Roma, e si riconosce al primo colpo d'occhio tra cupole, obelischi
e campanili. Quella di Sant'Ivo è sicuramente una delle cupole più belle di Roma: altre,
siano esse immense o poderose non reggono il confronto per eleganza e originalità. Viene
avvistata immediatamente dagli scorci panoramici sulla città non passando mai
inosservata e suscitando sempre la curiosità di chi non la conosce bene, seppure si trovi
nel pieno centro cittadino a due passi da piazza Navona e da Palazzo Madama, sede del
Senato della Repubblica.
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La chiesa era quindi la cappella dell’antica università romana la sua costruzione
deriva dall'iniziativa di Urbano VIII, che chiese al Borromini di completare il palazzo della
Sapienza, sede dell'Università, con una chiesa dedicata a Sant'Ivo, protettore degli
avvocati. Dopo aver terminato il completamento del palazzo, Borromini mise mano al
tempio nel 1643, ma ci vollero altri diciassette anni per vedere ultimata l'opera. Nel 1660
papa Alessandro VII Chigi consacra ufficialmente l'edificio, uno straordinario esempio di
originalità architettonica, frutto dell'innata capacità di Borromini nella creazione di nuovi
modelli decorativi, dove si combinano suggestioni e memorie, archetipi e simboli di
provenienza diversa.
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Pianta della Chiesa e cortile dell'Università della Sapienza
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Piante della chiesa con in evidenza i due triangoli equilateri e i dodici angoli di 30
gradi al centro della chiesa ed il cerchio centrale che delimita le pareti concave e
convesse. E la stilizzazione dell'ape.
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Immagini della pianta di Sant'Ivo e della cupola vista dall'interno
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La pianta di Sant'Ivo fu sviluppata intorno ad un esagono. Le sei punte dell’esagono
furono caratterizzate quali i principali elementi strutturali, avendo doppi pilastri, mentre
le parti concave e convesse sono caratterizzate da singoli pilastri. E, infatti, questi angoli
con i pilastri si innalzano verticalmente in modo tale da sopportare il peso della lanterna,
mentre si definisce una larga cornice intorno alle finestre della cupola. L’invenzione
basilare di Sant'Ivo, comunque, fu l’idea di ottenere una continuità verticale della
complessa forma della pianta del pianoterra, senza interruzioni fino alla cupola. La
cupola, quindi, perse la caratteristica tradizionale di una forma familiare o di una
chiusura statica. Sembra, piuttosto, che si vada attraverso un costante processo di
espansione e contrazione; un processo che gradualmente finì col fermarsi verso il
cerchio sotto la lanterna.
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Interno di Sant'Ivo alla sapienza con il particolare della cupola
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Anche all’esterno si ripetono l’avvicendamento di concavità e convessità e la forma
triangolare, questa volta nell’alzato invece che in pianta, forse qui più evidente che
nell’interno. Come per la pianta si pensa sia stata ripresa la forma triangolare definita
dalla posizione delle api nello stemma della famiglia Barberini, la stessa cosa si
ritrova nell’alzato, e si farebbe coincidere il pungiglione dell’ape nell’acuta guglia
della lanterna che sovrasta la cupola.
Sant’Ivo sorge su uno dei lati minori del cortile del Palazzo della Sapienza, un cortile
cinquecentesco realizzato da Giacomo della Porta, è un cortile caratterizzato
dall’andamento rettilineo del doppio ordine tuscanico e ionico, un alternarsi al piano
terra e al primo di archi a tutto sesto.
Si pensa che Borromini avesse demolito il lato più corto del cortile per inserirvi la
Chiesa, alcuni documenti al contrario ne evidenziano già la presenza nel 1618, prima
della sua realizzazione attribuita a Borromini.
Il Borromini, inventò un metodo particolare per gestire lo spazio. Con questo metodo,
egli fu capace di risolvere i compiti più svariati e difficili, creando edifici che furono
particolari e generali allo stesso tempo. Fondamentalmente il suo metodo si fondava
sul principio della continuità, indipendenza e variazione. I suoi spazi, di conseguenza,
ebbero un carattere di dinamismo determinato dall’interazione delle forze interiori ed
esteriori, e le pareti diventavano il luogo in cui queste forze si scontravano.
Borromini fece diventare lo spazio stesso qualcosa di vivo e pulsante, esprimendo
la condizione dell’essere umano nel mondo.
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La facciata della Chiesa, compressa nel cortile circondato da due piani di arcate, è
inquadrata da lesene con finestre ad arco a tutto sesto.
L'architettura del Borromini nacque dal contrasto fra convenzione e libertà artistica,
egli accettò la tradizione architettonica come un utile esperienza del passato, ma
non necessariamente come una fonte di regole rigide ed immutabili. In altre parole,
come il Bernini disse del Borromini, egli è un “buon eretico”. Il Borromini fu il tipico
prodotto della cultura barocca, e la sua posizione ed importanza seguì molto da vicino gli
alti e bassi di quello stile. Qualunque fosse o ancora sia la popolarità del
“Borrominismo”, esso rappresenterà per sempre una organica continuità di
superfici curve, disegni immaginativi ed originali di lavori in laterizi e un numero
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straordinario di dettagli architettonici. Ancora oggi non è facile classificare l’architettura
del Borromini, contemporaneo del Bernini, che non fu meno importante per lo sviluppo e la
diffusione dello stile barocco, ma il cui temperamento e la cui carriera furono molto
differenti. Ed è ancora più difficile capire la sua personalità. Egli era un genio emotivo,
instabile e piuttosto riservato. E i suoi progetti furono complessi fino alla stravaganza.
Nell'estate del 1667, il Borromini, che soffriva di disturbi nervosi e di depressioni, terminò
tragicamente la sua vita e la sua formidabile carriera con il suicidio, prima di portare a
termine la cappella Falconieri (la cappella principale) nella chiesa di San Giovanni dei
Fiorentini, dove è stato sepolto La trasformazione del Borromini degli spazi
architettonici in attive piuttosto che passive entità, divenne una delle più salienti
caratteristiche del disegno architettonico del tardo XVII e XVIII secolo: la creazione
in una entità nuova dell’esistente edificio rinascimentale dell’Università della
Sapienza e della chiesa in stile barocco di Sant'Ivo ne costituiscono uno degli
esempi più rilevanti.
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San Carlo alle Quattro Fontane
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Con la morte di Innocenzo X, il papa protettore di Borromini, la breve parentesi dei
suoi successi ebbe termine, venne un pò escluso, e non gli fu commissionato nessun altro
lavoro, tutto questo, lo amareggia profondamente, accentuandone la naturale scontrosità e
asprezza di carattere. Al punto che lui stesso si rifiutò di ricevere i committenti, i quali di
conseguenza si allontanarono sempre di più, questo fu l’inizio di quella crisi che lo
condurrà al suicidio. Tuttavia proprio nell’anno della sua morte completa, costruendo
la facciata ancora mancante quella che è stata la sua prima opera importante la
Chiesa di San Carlino. La struttura originaria di questa chiesa risale ad una piccola
cappella dedicata alla "Ss.Trinità ed a S.Carlo Borromeo" e costruita dai Trinitari
Spagnoli su un terreno acquistato nel 1611 dalla famiglia Mattei. Soltanto alcuni anni
dopo, nel 1635, dopo l'acquisto di alcune proprietà limitrofe, i Trinitari commissionarono
a Francesco Borromini la costruzione di una nuova chiesa e di un convento.
Per quanto vincolato dallo spazio ristretto che aveva a disposizione, il grande
architetto riuscì ugualmente a creare un complesso funzionale, fornito di tutti gli
ambienti richiesti dai religiosi. La costruzione della chiesa richiese molto tempo, tanto
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che fu completata dal nipote del Borromini nel 1667, lo stesso anno, cioè, in cui il
grande artista si suicidò: per questo motivo la piccola cappella posta nella cripta, che
venne a lui riservata, rimase vuota perché i Trinitari non accettarono di ospitarvi un suicida
e così il Borromini venne sepolto nella chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini. S.Carlo alle
Quattro Fontane, dedicata alla "Ss.Trinità ed a Carlo Borromeo", il cardinale milanese
del XVI secolo canonizzato nel 1620, presenta una facciata alta e stretta, con un
movimento di linee e curve concave e convesse.
Situata in via del Quirinale, ad angolo con via delle Quattro Fontane (da qui il nome), la
chiesa è detta popolarmente S.Carlino per le sue ridotte dimensioni, tanto che si
dice che sia grande quanto un pilastro della cupola di S.Pietro.
La facciata, a due ordini, presenta quattro grandi colonne ioniche che sorreggono
gli aggetti e le rientranze dei cornicioni e la grande trabeazione con l'iscrizione
dedicatoria: IN HONOREM SS TRINITATIS ET D(IVI) CAROLI MDCLXVII, ovvero “In
onore della Ss.Trinità e di S.Carlo 1667".
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1 Ordine inferiore della facciata
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2 Ordine superiore della facciata
La cupola, a pianta ellittica e con ampi finestroni, sorregge una lanterna. Accanto
alla facciata svetta il piccolo campanile del Borromini, poggiante su coppie di
colonne e dalla cuspide a pagoda.
Per questo motivo nella facciata di San Carlino tutto è tensione nervosa, evidenziata
dalle linee che definiscono le cornici ondulate, che accompagnano il movimento
della facciata. Le pareti non sono mai lisce, ma ricche di statue, di nicchie di
ornamenti. Per questo l’incidenza della luce varia continuamente, dalla luminosità
all’ombra, per concludersi nell’ovale leggermente inclinato in avanti.
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nel quale campeggia la croce rossa e blu, sorretto da due angeli. Ai lati si susseguono tre
finestre cieche rettangolari raccordate da un oblò centrale.
Il Chiostro
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Chiostro di San Carlo Alle Quattro Fontane
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Pianta della Chiesa e del Chiostro Di San Carlo
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Interno della Chiesa
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Immagini dell'interno della Chiesa
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San Carlo alle Quattro fontane Borromini Facciata della Chiesa di Sant' Andrea al
Quirinale, Bernini
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Pianta della Chiesa di Sant' Andrea Quirinale, Bernini
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