STORIA (Simona)
Erano gli anni fra il 1134 e il 1135 quando i primi monaci cistercensi francesi si
spostarono in Lombardia, volenterosi di portare in Italia un nuovo modo di vivere la fede
che avevano scoperto nei decenni precedenti.
Sta di fatto che la chiesa costituì uno dei primi esempi di architettura gotica in
Italia, e grazie alle boni che dei terreni e alle opere idrauliche dei monaci che la abitavano,
fu fondamentale per lo sviluppo economico della bassa milanese nei secoli successivi alla
sua fondazione.
L'intervento dell'Inquisizione circa venti anni dopo, nel 1300, interruppe il culto e
consegnò al rogo i suoi resti mortali e i suoi seguaci che, arsi vivi, morirono condannati
per eresia.
Secondo i canoni edilizi voluti da San Bernardo, inizialmente vennero banditi gli
sfarzi e fu vietata la decorazione pittorica. Tuttavia, nei secoli che seguirono la
costruzione dell’abbazia, furono apportati grandi cambiamenti e Chiaravalle divenne un
luogo prezioso per la storia dell’arte.
Sulle pareti del presbiterio sono ra gurate invece due visioni avute da S. Bernardo.
Andando avanti verso la cupola si possono notare i dipinti che decorano la base degli
spicchi che ra gurano i quattro Evangelisti e i Dottori della Chiesa Latina. Tra le nestre
del tiburio sono invece rappresentate sedici gure di santi, mentre scendendo con lo
sguardo ci troviamo di fronte alle Storie della vergine. Questi a reschi sono databili
intorno alla metà del ‘300, sono opera probabilmente di Stefano Fiorentino, allievo di
Giotto. Straordinari nella loro ra natezza compositiva, rappresentano un tema unico: il
transito di Maria in cielo, comprendente le scene dell’annunciazione a Maria della sua
morte ad opera dell’arcangelo Gabriele, la deposizione del suo corpo nel sepolcro e la
successiva Assunzione in cielo in amore e corpo.
IL CHIOSTRO (Katia)
A ridosso del anco destro della chiesa, in corrispondenza del braccio maggiore
della croce, si trova il chiostro. La sua realizzazione viene attribuita agli stessi anni della
chiesa, il periodo a cavallo tra il XII secolo e il seguente. Tuttavia della struttura originale
rimangono soltanto il lato addossato alla chiesa e due campate. Entrando nel chiostro,
sopra la porta di accesso, si può ammirare un a resco che rappresenta la Madonna in
trono col bambino, onorata dai padri fondatori dell'Ordine cistercense monaci di
Chiaravalle (cistercensi).
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Il campanile dell’orologio passa piuttosto inosservato se paragonato alla torre
nolare. In realtà la sua storia è molto interessante. La torre originale risale al 1368, e ce ne
parla pure Leonardo da Vinci. Secondo quello che ci dice, all’interno la torre ospitava
“l’oriolo della torre di Chiaravalle, il quale mostra luna, sole ore e minuti”. Si trattava di un
orologio astronomico, progettato secondo le teorie geocentriche di use all’epoca, che
indicava su di erenti quadranti le ore, i minuti e il movimento della luna e del
sole. Secondo alcune fonti, nei primi dell’Ottocento l’orologio era ancora presente sulla
torre campanaria anche se, dopo i saccheggi e ettuati dai francesi alla ne del XVIII
secolo, subì dei danni. Da allora non se ne ha più traccia.
Storicamente questo fatto è molto interessante, dal momento che nel medioevo gli
uomini erano condizionati dal clima e dall’ambiente in cui vivevano e non potevano che
seguire i ritmi naturali e le leggi biologiche. Per quanto riguarda l’agricoltura e
l’allevamento, questo signi cava sottostare alle stagioni e accettare i cibi che la natura
o riva di mese in mese.
In virtù della sua lunga stagionatura i monaci chiamarono questo nuovo formaggio
"caseus vetus" ovvero "formaggio vecchio", per sottolineare ciò che lo distingueva da
altri formaggi di tradizione precedente che, in quanto freschi, venivano consumati
rapidamente. Tuttavia la gente delle campagne, che non aveva dimestichezza con il
latino, preferì chiamarlo "grana" in virtù della sua pasta compatta punteggiata di granelli
bianchi, ovvero piccoli cristalli di calcio residui del latte trasformato.
La fama del "grana" prodotto nella zona padana si consolidò nel tempo e ben
presto esso divenne un formaggio pregiato, protagonista dei banchetti rinascimentali di
principi e duchi. Già nel 1504 gli Este di Ferrara usavano il grana!
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