MARIA MAGGIORE
1) L'anrica basilica
Banolomeo da Trento, un frate vissuco nella prima meta del secolo XIII, ci ha tramandato la nota
leggenda su lle origini della basílica di S. Maria Maggiore. ell'anno 352 d.C., viveva a Roma un
gentiluomo di nome Giovanni; egli era cosi ricco, ma cosi ricco, che non sapeva piu come fare a spendere
i suoi soldi. Siccome non aveva figli, pensava di impiegare le sue ricchezze in qualche opera pia, ma non
sapeva di preciso cosa fare. ella notte fra il 4 e il 5 agosto, la Madonna gli apparve in sogno e gli ordinó
di cosrruire una chiesa ne! luogo in cui, il mattino seguente, avrebbe trovato la neve. JI ricco signare si
sveglió ne! cuore della notte e rimase un bel po' di tempo a pensare, incredulo, alla miracolosa
apparizione. Egli avrebbe volentieri eseguito quello che la Vergine gli aveva chiesto, mala neve a Roma,
in agosto, era pura follia pensare che potesse cadere. Caso serano, quella norte la Madonna apparve anche
a papa Liberia (3 52 - 366) e gli disse di recarsi, alle prime lucí dell'alba, in cima all'Esquilino: su que!
colle, che avrebbe trovato imbiancato di neve, sarebbe sarta una grande chiesa. L'indomani Giovanni e
papa Liberia si ritrovarono sull'Esquilino, il quale - miracolo - era effettivamenre ricoperto da un
sottile manto nevoso. [I papa tracció nella neve, con un bastone, il perimetro della nuova basílica, che fu
poi edificara a spese del ricco signare.
Quesea e la leggenda, fra le piu famose delle cante che riguardano Roma e i suoi monumenti. Ancora
oggi, il 5 agosto, si ricorda il miracoloso episodio resté narrato, con una curiosa manifestazione; dalla
cupola della cappella Paolina, all'interno della basilica, durante una messa solenne, vengono fatti cadere
numerosi petali di fiori per ricordare la leggendaria nevicaca. Storicamente parlando, non si e ancora certi
se la primitiva basílica dedicara alla Vergine sia scata fondata da papa Liberio; inolcre sussistono anche
pareri discordi sull'esatta ubicazione della basilica liberiana. Alcuni dicono che si rrovava nello sresso
punto in cui fu poi ricostruica la chiesa attuale, altri dicono che era nelle immediate vicinanze. Cosa cerca
e che la basilica fu costruica (o ricostruita sulle rovine di una piu anrica costruzione) da Sisto III (432 -
440); egli la volle dedicare alla Madonna «come omaggio alla maternita divina di Maria, dogma definito
da! Concilio di Efeso nel 43 1 » (Barroero).
L'antica costruzione aveva la classica pianta basilicale, divisa in ere navace da maestose colonne, con
grande abside e copertura a capriate lignee; la facciata era preceduca da un nancee. Le success1ve
rrasformazioni, avvenute nel corso dei secoli, hanno conferito alla basílica !'aspecto attuale.
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sinistra); i lavori furono diretti prima da Tiberio Calcagni e poi da Giacomo della Porta, il quale
completo l'opera ne! 1573. el 1585 Domenico Fontana inizio la costruzione della cappella Sistina (in
fondo alla nava ta destra), su inca rico di Sisto V ( 1585 - 1590 ); di fronte ad essa, nella nava ta sinistra,
Paolo V ( 1605 - 162 1) fece costruire, da Flaminio Ponzio, la Cappella Paolina. Nei secoli XVII e X VIII
furono eseguiti importanti lavori di ristrutturazione e di trasformazione e la basílica assunse l'attuale
fisionomia. Durante il pontifica to di Clemente X ( 1670-1676) fu realizzata l'architettura estema della
parte absidale; il grandioso progetto era sea to iniziato gia nel 1669 da Clemente IX, il quale aveva affidato
al Bemini l'incarico di ricostruire «la tribuna cadente di S. Maria Maggiore, in cui (... ) voleva essere
seppellito» (Pastor). I pochi soldi stanziati e poi la morte del papa arrestarono !'impresa che fu compiuta
dal suo successore; architetto fu Cario Rainaldi.
L'imminente Giubileo del 1750 fu, per l'allora papa regnante Benedetto XIV ( 1740 - 175 8), un'ottima
a
occasione per un radicale restauro della basílica. L'architetto Ferdinando Fuga f incaricato di progetta-
re una nuova facciata e un nuovo portico in luogo di quello, assai in rovina, dei tempi di Eugenio III. Ne!
1741 fu posta la prima pietra e ne! 1750, all'apertura dell' Anno Santo, !'opera era compiuta.
3) L'estemo
II punto migliore per osservare la basilica e il centro di Piazza S. Maria Maggiore, ai piedi dell'alta
colonna innalzatanel 1614 sotto la direzione di Cario Maderno. Da qui si puó ammirare la splendida
facciata costruita da! Fuga, preceduta da un'ampia scalinata. E su due ordini: quello inferiore consiste in
un portico a cinque aperture architravate, quello superiore in una grande loggia a tre arcate, di cui quella
centrale assai piu alta e coronata da un tímpano triangolare. La facciata e inserita tra due bellissimi
palazzetti gemelli; quello di destra fu costruito da Flaminio Ponzio nel 1605, quello di sinistra fu
realizzato circa un seco lo piu tardi e completa to nel 17 35 dal Fuga. Mol te statue, seicentesche e
settecentesche, ornano la facciata; alcune sono poste sulla balaustrata di coronamento che si prolunga fin
sopra i palazzi adiacenti. L'imponente campanile del XIV secolo, con i suoi 75 metri, e il piu alto di
Roma. Fu costruito nel 13 77, durante il pontificato di Gregario XI, rifacendosi, probabilmente a una piu
antica torre campanaria del 1100. Fu poi completato alla fine del '400 durante il restauro promosso dal
cardinale d'Estouteville e, in seguito, rescaurato da Paolo V.
Sotto il portico, sulla destra, da notare la statua in bronzo raffigurante Filippo IV di Spagna, realizzata
ne! 1692 da Girolamo Lucenti su disegno di Bemini.
Da una scala, a sinistra, si sale alla loggia, detta «la loggia delle benedizioni»; qui sono conservati i
mosaici (molto restaurati) eseguiti nella prima meta del '300 da Filippo Rusuti, parte dei quali
raffigurano episodi della leggenda della neve.
La parte absidale, come s'e detto, fu realizzata, durante il pontificato di Clemente X (1670-1676), da
Cario Rainaldi; egli modifico un progetto precedente di Gian Lorenzo Bemini e si ispiro all'architettura
estema della Cappella Paolina, opera di Flaminio Ponzio. Le statue poste sulla balaustra dell'abside
fu ron o eseguite da Francesco Fancelli (secolo X VII). Quesea che potremo definire «facciata posteriore »,
preceduta da un imponente gradinata, si affaccia su Piazza Esquilino, al centro della quale si trova
!'obelisco fatto innalzare da Siseo V nel 1587.
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Segue la grandiosa cappella Sistina, costruita durante il pontifica to di Sis to V ( 1585 - 1590) da
Domenico Fontana. Il papa, ancora prima dell'elezione al soglio pontificio aveva iniziato la costruzione
di questa cappella, «in tali proporzioni - scrive il Pastor - che pareva una nuova grande chiesa».
Furono usati pietre e marmi di recupero, tolti in parte a monumenti dell'antica Roma, in parte al vecchio
Palazzo Lateranense allora in rovina. La cappella e a croce greca, rivestita con marmi e coperta da cupola
decorata da pitture manieriste; queste furono eseguite da un gruppo di artisti diretti da Cesare Nebbia e
Giovanni Guerra e grossolanamente restaurate ne! secolo scorso. Al centro si trova !'enorme ciborio a
forma di tempio costruito ne! 1 590 su progetto di Giovan Battista Ricci; sotto vi e il cosiddetto Oratorio
del Presepio, un'antica piccola cappella ideata ne! 1 289 da Arnolfo di Cambio. Precedentemente si
trovava in fondo alla navata; fu trasportata fin qui tramite un apposito marchingegno progettato da!
Fontana. Addossate alle pareti laterali da notare altre due opere realizzate su progetto di Domenico
Fontana: a sinistra il sepolcro di Pío V ( 1566 - 15 72), adestra quello di Sisto V, ambedue adorni di statue e
bassorilievi. In fondo alla navata destra si trova il monumento funebre, in stile gotico, di Consalvo
Rodríguez, eseguito da Giovanni di Cosma nei primi anni del secolo XIV.
Uscendo dalla cappella Sistina, da notare la semplice tamba della famiglia Bernini; qui e sepolto anche
il grande Gian Lorenzo.
La cappella maggiore e preceduta da! grande arco trionfale rivestito dei mosaici dell'epoca di Sisto 111;
essi raffigurano scene della vita di Cristo. La calotta absidale e ornata di mosaici raffiguranti il «Trionfo
di Maria», di epoca assai piu tarda; furono eseguiti da ]acopo Torriti ne! 129 5. Nella parte inferí ore
dell'abside da notare i quattro bassorilievi, eseguiti probabilmente da Mino del Reame ne! 1474, che un
tempo ornavano l'antico ciborio. Quello attuale e invece opera del Fuga; !'urna di porfido dell'altare
maggiore contiene reliquie di vari Santi. Sotto si apre la confessione, rifatta ne! 1884 da Virginio
Vespignani, nella quale e posta una triste statua di Pio I X eseguita ne! 1880.
In fondo alla navata sinistra, proprio di fronte alla cappella Sistina, si apre la cappella Paolina, costruita
ne! 161 1 da Flaminio Ponzio per volere di Paolo V ( 160 5 - 162 1). Anche questa e a e roce greca coperta da
cupola ed e rivestita di sfarzosi marmi. L'altar maggiore, riccamente adornato di marmi e pietre preziose,
fu realizzato da Pompeo Targoni su disegno di Rainaldi. L'immagine della Vergine posta sull'altare e
forse opera di un artista bizantino (sec. XII-XIII). In mezzo al tímpano curvilíneo spezzato del ciborio,
vi e un bassorilievo di Stefano Maderno raffigurante papa Liberio che traccia sulla neve la pianta della
basílica. Gli affreschi che ornano la grande lunetta sopra l'altare e i pennacchi della cupola sono del
Cavalier d' Arpino. All'interno della cappella si trovan o numerose altre sculture, bassorilievi e pitture (di
Guido Reni e del Lanfranco), sulle quali non ci si sofferma. I sepolcri di Paolo V, a sinistra, e Clemente
VIII (1592 - 1605), adorni di statue, furono eseguiti su disegni di Flaminio Ponzio. L'artista progettó
anche la sacrestia della cappella Paolina, la quale fu poi decorata con pitture di Domenico Cresti detto il
Passignano. In una stanza adiacente alla sacrestia e conservato un bel dipinto del Sodoma: «11 Cristo
portacroce». Nella cripta della cappella e sepolta, tra gli altri, la famosa Paolina Borghese Bonaparte,
moglie del príncipe Camillo Borghese e sorella di Napoleone.
Discendendo la nava ta sinistra, entriamo nella bellissima cappella Sforza, costruita tra il 1564 e il 157 3,
probabilmente su progetto di Michelangelo. Di classica struttura michelangiolesca, e a pianta ellittica
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coperta da volea a vela; le piccole absidi laterali sono fiancheggiate da colonne. Da notare le colonne
poste d'angolo che sorreggono un elegante cornicione sagomato; sull'altare maggiore: l'«Assunta» del
Sermoneta (sec. XVI).
Dopo la cappella Sforza, infine, procedendo verso l'uscita, si apre la cappella Cesi, a pianta rettangola-
re, coscruita ne! 1 55o da Guidetto Guidetti. Sull'altare: «Decollazion e di S. Caterina d' Alessandria»,
dipinto del Sermoneta.
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S. GIOVANNI IN lATERANO
1) L'antica basilica
La famiglia romana dei Laterani abitava, nei tempi del primo Impero, in una grande e ricca dimorJ
situara presso l'attuale via Amba Aradam, dove oggi si trova la sede dell'J. 1.P.S. Tacito, negh
«Annales», riferisce che un membro di quella famiglia, Plauzio Laterano, ordl una congiura contrc
erone, ma, scoperto, fu ucciso. La zona dove si trovavano le case dei Laterani prese il nome d 1
Laterano, appellativo dato ancora oggi alla basílica di S. Giovanni. l pareri degli storici sulle origini d
quesea chiesa paleocrisriana e su antichi reperti trovati in occasione di vari scavi archeologici, sonc
discordi. Alcuni affermano che nel IV secolo esisteva, al posto dell'attuale basílica, una «domus ecclesia».
luogo di preghiera in cuí si riunivano i cristiani, ricavata nella casa di Fausta, moglie di Costantino. Qui
fu poi erecta la basílica di S. Giovanni, dallo stesso imperatore Costantino, in un anno imprecisato era 1
3 1o e il 3 15. Un'altra tesi sostiene in vece che la domus ecclesia era stata costruita su lle rovine della casa
dei Laterani: quindi qualche centinaio di metri piu lontano dal luogo dove sorge l'attuale basilica, sotto la
quale sarebbero stati invece rinvenuti i resti di un edificio di eta severiana (193-211). Queseo edificio
divenne, in epoca piu tarda, la caserma della guardia privara dell'imperatore. Costantino lo demoli e
costrui la basílica paleocristiana, la quale fu dedicara al Salvatore; fu poi intitolara anche a S. Giovanm
Battista ed Evangelista durante il pontificato di Gregario 1 (590-604).
Tra le due ipotesi sulle origini di S. Giovanni in Laterano brevemente riferite, la piu veritiera e
probabilmente la seconda, anche se i dubbi tra gli storici rimangono tutt'ora.
lntorno alla fondazione della basílica fiorirono, durante il Medioevo, numerase leggeo<le. Tra esse la
piu nora e quella della lebbra di Costantino. All'imperatore affetto dalla terribile malattia, una notte
apparvero in sogno S. Pietro e S. Paolo, i quali gli dissero che sarebbe guarito solo se avesse ricevuto II
battesimo. Costanüno mandó allora a cercare papa Silvestro I, che per timore delle persecuzioni si era
dato alla macchia sul monte Soratte; il pontefice tornó e battezzó l'imperacore. Quesri guari dalla lebbra
e, in segno di riconoscenza, costrui la basilica di S. Giovanni.
L'antica costruzione era molto simile, in pianta, all'attuale e le mura perimetrali amiche coincidono
piu o meno con quelle dell'odierna basilica. Le cinque navate erano divise da splendide colonne
marmoree con capitello corinzio; il transetto era limitato alle tre navate centrali, mentre le due navate
estreme erano piu corte delle altre e termina vano in due aule quadrate, sporgenti di qualche metro oltre le
mura lateráli.
1umerosi furono i disasrri subiti dalla basilica nel corso dei secoli e altrettanto numerosi gli interventi
di restauro e le rrasformazioni. ell'anno 45 5 i Vandali capeggiati da Genserico la devasrarono e
rubarono il prezioso tesoro che vi era conservato. Papa Leone I il Grande (440-461) la restauró. Qualche
secolo dopo, nell'896, un terremoto danneggió notevolmente la basílica; Sergio IIJ (904-91 1) fece allora
eseguire importanti lavori di consolidamento. Altri interventi di abbellimento e di restauro si ebbero ne]
secolo Xll da parte di Alessandro 111 ( 1159-1 181 ), che fece costruire l'antica facciata orienta le, oggi
scomparsa, e da parte di Clemente III (1 I 87-1191 ), che la fece adornare di mosaici, oggi perduti. 'iccoló
IV (r 288-1 292) la ornó di fastose decora.:ioni, era cuí il grande mosaico absidale, eseguito da Jacopo
Torriti e Jacopo da Camerino. el 1 308 la basílica fu semidistrutta da un incendio e su bito ricostruita da
Clemente V (1305-1314). el 1361 un altro incendio la danneggió notevolmente ed i la,,ori di restauro
furono eseguiti durante il ponrificaco di Urbano V (1362-1370) e Gregario X 1 ( 1370-1 378).
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Per circa 1000 anni, dalla fondazione fino all'inizio del XIV secolo, la basílica di S. Giovanni in
Laterano e gli edifici che erano soni attorno ad essa, furono la sede del papato. Da! 1304 al 1378 i papi
trasferirono la loro residenza in Francia, ad Avignone, e il Laterano rimase in uno stato di semi
abbandono. Quando il papato ritornó a Roma e quando finirono anche i terribili anni dello scisma, i
pontefici, alla sede lateranense, preferirono il Vaticano. Fu Siseo V (1585-1590) che, vedendo lo
spaventoso stato di abbandono in cui si trova va l'antica dimora dei papi, decise di intervenire con radicali
restauri. Egli fece costruire dal suo architetto di fiducia, Domenico Fontana, il nuovo palazzo lateranen-
se che, secondo le intenzioni, doveva di ventare la sede estiva del pontefice (non bisogna pensare a Roma
come e oggi: a quei tempi, infatti, il Lacerano, pur essendo all'incerno delle mura, si trovava in apena
campagna). In seguito, pero, il Colle del Quirinale sembró la zona piu adatta (forse perché in posizione
piu strategica) per costruire un sontuoso palazzo da adibire a residenza estiva del papa. E cosi fu. Il
Larerano perse il suo antico splendore e la basilica di S. Giovanni rimase in un penoso stato di incuria
fino alla meta del XVIJ secolo.
4) L'interno
La basílica, lunga 1 30 metri, e a cinque na vate con ampio transetto e vasta abside completamente
rifatta durante il pontificato di Leone X l l l (1878-1903). L'archirettura e la decorazione dell'interno,
come s'e gia detto nel paragrafo precedente, risalgono all'intervento del Borromini. Lo sfarzoso soffitto
ligneo dorato e quello originale del secolo XVI, progettato probabilmente da Pirro Ligorio e costruito
tra il 1562 e il 1567. E ornato al centro con lo stemma di Pío IV Medici, durante il cui pontificato fu
realizzata !'opera; piu vicino alla parece d'ingresso vi e anche lo stemma di Pio VI Braschi ( 1775-1800), il
quale fece restaurare il soffitto alla fine del secolo XVII. 11pavimento, di tipo cosmatesco, risa le ai tempi
di Martino V (1417-143 1) e fu restaurato dal Borromini.
!ella na vaca centrale, entro nicchie addossate agli alti pilastri scanalati, sono collocate le stacue degli
Apostoli. Furono eseguite, nei primi anni del '700, da un gruppo di scultori famosi: tra questi ricordiamo
Camillo Rusconi, Pierre Legros, Pierre Monnot, Lorenzo Ottoni. Da notare, sopra le nicchie, gli
altorilievi in scucco raffiguranti «Fatti del Vecchio e del Nuovo Testamento», opera seicentesca di
Alessandro Algardi e dei suoi collaboratori Antonio Raggi e Gian Antonio De Rossi. Piu in alto, enero
cornici ovali di stucco in forma di ghirlande, vi sono dipinte le figure dei Profeti, eseguite, era la fine del
'600 e i primi del '700, da vari pittori tra i quali ricordiamo: Marco Benefial, Giovanni Odazzi, Sebastiano
Conca, Luigi Garzi, etc.
elle na vate laterali esterne, sulle quali torneremo piu avanti, si aprono alcune cappelle: elenchiamole
in breve. La cappella Torlonia (seconda adestra), a croce greca con cupola, costruita ne! secolo scorso.
La cappella Massimo (terza adestra) eretta da Giacomo Della Porta ne! 1 590; sull'altare vi e un dipinto
del Sermoneta raffigurante una «Crocifissione» ( 1575 ). La prima cappella a sinistra, della famiglia
Corsini, fu costruita tra il 1732 e il 1735 da Alessandro Galilei; a siniscra tomba di Clemente XJI,
realizzata da Giovan Battista Maini. La terza cappella a sinistra e opera di Onorio Longhi (primi anni del
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'600). La quarta a sinistra fu costruita nel 1675 da Gim·anni ,\ntonio De Rossi.
11 transetto fu completamente rifatto durante il pontificato di Clemente VIII (1 592-1605) u progetto
di Giacomo Della Porta. Fu anche ornato di importanci affreschi, opera di alcuni fra i piu famosi pittori
manieristi della fine del '500, diretti dal Caya]ier d ' 1\ rpino. Da notare: «L' Ascensione», dello stesso
CaYalier d',\rpino; gli Aposroli Taddeo, Tommaso, Filippo, Bartolomeo, Simone e S. Paolo, dipinti
rispett1\'amence da Orazio Gentileschi, Cesare Nebbia, Giovanni Baglione, Paris Nogari, il Pomarancio
e ancora Cesare Nebbia; i «Fatti riguardanci la basílica» (una serie di leggende sulla sua fondazione), di
i\.ogan, Ricci e Baglionc.
ella restara del braccio destro del transetto, in alto, e collocato !'elegante organo del 1 598, ora in
corso di restauro. Di fronte, nel braccio sinistro, da notare il ricco airare del Sacramento, realizzaro nel
1600 su disegno di Pier Paolo Olivieri. $empre ne! braccio sinistro del transetro si a pre la cappella
Colonna, costruita nel 1621 da G irolamo Rainaldi, con bellissimi stalli lignei decorati con sratue di sanci.
A destra della cappella, sotto al novecentesco monumento di Leone X 111, c'e l'ingresso alla sacrestia;
quesea e prcceduta da un lungo corridoio, dove si intra\'edono, nclla penombra, le tombe del pittore
Andrea Sacchi e del CaYalier d' i\rpino. ln sacrestia da notare una «Annunciazione» di pinta ne! 1 555 da
Marcello \'enusti su disegno di lichelangelo e, sull'altare, una «Maddalena» di fine '500, attribuita da
alcuni a Scipione Pulzonc e da altri a Jacopino del Come.
,\1 centro del transetro si tro\·a il bellissimo baldacchino instile gotico realizzato durante il pontifica to
di Crbano \ ' , il francese Guglielmo de Grimoard, con l'aiuto finanziario di Cario V re di Francia. Autore
dell'opera fu Gim·anni di Stefano, mentre Barna da Siena dipinse nel 1 367-68 i dodici riquadri che furono
poi restaurati e riroccati circa cent'anni dopo da Antoniazzo Romano e da Fiorenzo di Lorenzo. In alto,
chiusi da una griglia metallica, si rrovano due reliquiari dell' '800 (sostituiscono quelli originali del XIV
secolo) che concengono le reliquie delle teste di S. Pietro e di S. Paolo. Sotco il baldacchino c'e l'altare
papale, sul quale solo il pontefice puó celebrare la messa; e un'opera moderna che racchiude l'ancico
airare !ígneo usato, cosi si dice, clai primi 33 papi, da S. Pietro a S. Silvestro (l-lV secolo). Nella
confcssione, sotto l'altare, da notare il sepolcro di ,\fartino \ ' Colon na, papa dal 141 7 al 14 3 1, realizzaco
nel 1443 da Simone Ghini.
11presbiterio e l'abside furono completamente rifatti nel 1884 da Leone XJ 11; gli archirem incaricari di
eseguire i lavori, Virginio e Francesco Vespignani, per realizzare il nuovo progetto, distrussero
insensatamente l'abside dei tempi di 'iccoló 1\ ' ( 1288-1 292). Anche il mosaico origina le di Jacopo
Torriti e Jacopo da Camerino, dello stesso periodo, fu discrurro; quello che oggi vediamo e una copia
rifatta nel secolo scorso.
5) La decorazione barocca
Un d1scorso a parte va fatto sulla decorazione interna della basílica, realizzaca dal Borromini in gran
fretta e in maniera abbastanza singolare. E impossibile, in quesea sede, soffermarsi a descrivere tutti i
particolari archirecronici e sculrorei del grande arrisca, presentí all'interno di S. Giovanni in Laterano. II
visicarore probabilmence non cogliera immediacamence la bellezza di questi particolari e sara necessaria
una visita molto attenta e uno srudio abbastanza approfondito su testi specializzati.
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«Le palme e le corone d'alloro che circondano i nomi degli ,\postoli, scolpiri con nen·osa rensionc»
(... ), «le reste alate dei Cherubini, particolarmenre nelle navare larerali, dove sosrengono la rrabeazionc
piarra delle aperture piu basse, e aderiscono come pipistrelli alle Yolte delle naYate latcrali interne»
... (Blunr), le balaustre delle cappelle, le foglie di a lloro e di palma sui pilas tri dcgli archi, sono solo alcuni
fra i piu importanti elemenri che caratterizzano la decorazione interna della basílica.
i\la la realizzazione piu straordinaria del Borromini fu la ricostruzione delle rombe dei papi e dei
cardinali che si trovano nell'antica basílica. Quando l'architetto inizió i lan>ri di restauro, le rombe
fu ron o smonrare e trasportare nel chiostro. lnnocenzo X aYe va ordinato che, una Yo Ira termina ti i la Yori,
le tornbe, o perlo meno parte di esse, si sarebbero dovute ricostruire all'inrerno del rinnornro edificio. 11
Borromini non era molto contento di 9uesra idea del papa perché, secondo lui, i ,·ecchi scpolcri
medioevali non si sarebbero bene inseriti nella nuova basílica. Disrruggere non si pore,·ano, anche se
Borromini (forse) l'avrebbe fano volentieri; non dimenrichiamoci che egli avrebbe Yoluro sostituire il
soffirto ligneo cin9uecentesco della navara centrale con una volea a borre ed era anche sua intenzionc
distruggere il ciborio gocico per cosrruirne un alero progetrato da lui. Dun9ue bisogna\'a rro,·are una
soluzione; e la soluzione non tardó a venire, poiché il Borromin1 risolse il problema come al solito in
maniera geniale. lnnanzitutto nel 165 5 lnnocenzo X mori e fu electo papa, con il nome di r\lessandro
V I 1, il cardinale Fabio Chigi. Senza le lamentele di papa Pamphilj, di sicuro il grande architerro poté agirc
piu liberamentc.
Egli conservó, di ogni tomba, un frammenco, forse quello che gli piaceYa di pió, e lo inseri in una
nuova tomba da lui stesso progettata. C'era poi un altro problema da risolvere: nelle pareri delle na\'atc
larerali esterne \'i erano dei finestroni m·ali ai 9uali non si poternno addossare i monumenci sepolcrali.
Borromini ebbe un'idea: incorporó le fincstre nelle nuove tombe in modo da farle sembrare \'en e propri
elementi del progetto. Da notare, ad esempio, nell'esrrema na\'ata dcstra, i monumenti funcbri del
cardinale de Chaves e del cardinale Giussano. Nel primo gli unici elementi dell'ancica rornba sono la
figura distesa sul sepolcro e altre sculture attribuite a lsaia da Pisa; il resto e opera del Borromini. 11
secondo monumento e ancora pió singolare: infatti solo la lapide marmorea con l'iscrizione appartienc
all'ancico sepolcro del cardinale Giussano. Le tavolette gotiche in forma di bifora provengono im·ece da
un airare che si tro\'a\'a nella cappella dedicara a S . .\[aria _,\faddalena. lntorno a 9uesti elemenri
Borrornini realizzó una strana composizione in falsa prospectiva formara da «un architra,·e a cuspidt: 1 i
cui elementi laterali salgono, cosi che le curYe di tutte e tre le sezioni giocano con l'm·ale della tinesrra»
(Blunt). l.'architrave e sorretto da 9uattro «erme incappucciare» di cui le due ccnrrali, proprio pt:r
accentuare la falsa prospettiva, sono pió piccole.
Le rombe dei papi Bonifacio V I I I , Sergio I V e ,\lessandro LII furono rt:alizzate inreramente dal
Borromini. Anche in 9uesti sepolcri vi e 9ualche elemento di epoca medioeYale. t'-:el monumento di
Bonifacio \' 111 e incorporato il frarnmenro di un affresco attribuito a G iotto, che rappresenta il papa che
indice il primo t\nno Santo della storia ( 1300). Nel sepolcro di Sergio 1\' da notare, al centro, un
bassorilievo del papa benedicente, inserito in una cornice (opera di Borromini) formara dalle stelle dello
sternrna di Alessandro V l l Chigi.
Siamo ben lontani dall'aver esa u rito la descrizione di tutti gli «arredi» architettonici e decorati,·i che il
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grande artista barocco compose all'interno della basílica lateranense. Si invita il lettore che voglia
saperne di piu, come gia detto, a esaminare con cura tutti i particolari che in questa sede sono stati
tralasciati. Particolari che, fino a non molti anni fa, fecero inorridire critici e storici (Pastor era
disgustato), ma che oggi ci riempiono di stupore e di ammirazione e, a maggior ragione, ci fanno
considerare Francesco Borromini uno dei piu grandi geni creativi di tutti i tempi.
6) 11 chiostro
Da una porta in fondo alla navata sinistra, si accede al chiostro; stranamente l'ingresso e a pagamento
( 1ooo lire a persona). Si tratta di una bellissima costruzione a pianta quadrata con aiuole centra Ji,
realizzata tra il 1225 e il 1236 da Vassalletto, come afferma l'iscrizione ne] portico di fronte all'ingresso:
«Vassalletto, istruito nella nobilta di quest'arte, inizió con il padre !'opera che portó a termine da solo»
(Barroero). JI portico e formato sui quattro lati da arcatelle sostenute da colonnine binate diverse per
forma, alcune ornate da tessere di mosaico, tutte con capitello differente. Da notare la trabeazione
decorata con un elegante fregio a mosaico e la gronda intagliata ornata da teste di animali. Al centro del
cortile, da dove si puó ammirare !'imponente facciata in cotto del braccio sinistro del transetto, si trova
una vera da pozzo del IX seco lo. Gli ambulacri hanno le volee impostare su colonne con capitello ionico,
realizzate in epoca posteriore.
ei quattro porticati sono conservati numerosi frammenti provenienti dall'antica basílica. I piu belli
sono: i resti della cattedra episcopale di iccoló IV (1288-1292), che un tempo si trovava nell'abside; la
tomba del cardinale Annibaldi (sec. XIII), attribuita ad Arnolfo di Cambio; una testa muliebre in pietra
del seco lo V, da alcuni creduta il ritratto di S. Elena.
7) 11 battistero
Si puó uscire dalla basílica di S. Giovanni attraverso l'ingresso posto nella testara del braccio destro
del transetto. La facciata es terna e opera di Domenico Fontana ( 1568) ed e su due ordini di cinque arca te;
l'ordine superiore e detto «Loggia delle benedizioni» e fu affrescato da un gruppo di pittori manieristi
diretti da Cesare ebbia e Giovanni Guerra. I due campanili gemelli risalgono al periodo romanico e
furono restaurati ne! 1360.
Costeggiando, a sinistra, un edificio ottocentesco costruito da Leone XIII, si giunge al battistero, un
tempo denominato S. Giovanni in Fonte. Fu fondato da Costantino ne! IV secolo, probabilmente
trasformando la struttura di un ninfeo della casa dei Laterani. Oppure, se si da credito ad altre ipotesi,
sorse sulle rovine di un edificio risalente ai tempi di Adriano (II sec.) e poi restaurato dai Severi (111 sec.).
Sisto III (432-440) lo rifece completamente e vi aggiunse un atrio. llario (461-468) costrui ere cappelle:
due, quasi completamente trasformate, esistono ancora, la terza fu demolita da! Fontana durante i la\'ori
di sistemazione di Piazza S. Giovanni in Laterano. Paolo III ( 1534-1549) fece demolire la cupola, assai
rovinata, e vi fece costruire l'attuale tiburio coperto da tetti spioventi. L'ultimo restauro fu effettuato dal
Borromini durante il pontificato di Alessandro VII (165 5-1667).
L'interno e a pianta ottagonale; al centro otto colonne di porfido poste in circolo, con capitelli ionici,
corinzi e compositi, sorreggono un architrave su cui poggiano altre colonne marmoree piu piccole. Al
534
centro del battistero si trova una vasca in basalto verde, coperta da un fastigio di bronzo del X VI l secolo;
era usata per il bartesimo ad immersione. I dipinri che ornano il tamburo sono copie, eseguite nel 1960,
che riproducono le tele originali seicencesche di Andrea Sacchi: raffigurano i «Fatti del Battista». Gli
affreschi alle pareti, che rappresencano le «Srorie di Costantino», furono eseguite nel secolo X\'ll da
Andrea Camassei, Giacinto Cimignani e Cario Maratca.
Le cappelle laterali sono guamo. Cominciando il giro da destra abbiamo: la cappella del Battisra,
fondata nel V secolo da papa llario. La cappella delle SS. Rufina e Seconda (dedicara anche ai
Cipriano e Giustino ), che era l'antico nartece di Siseo ll l; da notare, a sinistra, un mosaico del V seco lo e,
sopra la porta, una «Crocifissione», alcorilievo della scuola del Bregno ( 1492). Nella cappella di
Venanzio, costruita nel VJI secolo da Giovanni IV (640-642), da notare il bellissimo soffitto ligneo
cinquecentesco; al V l l secolo risalgono anche i mosaici della parece dierro !'aleare. lnfine la cappella
dedicara a S. Giovanni Evangelista e decorara, nella volea, con mosaici raffiguranti uccelli e fiori; 1
battentibronzei della porta, opera di Umberto e Pietro da Piacenza, sono originali del 1 196.
535
S. PAOLO FUORI LE MURA
1) L'antica basilica
Quando la religione cristiana era ancora bandita dall'impero romano, fu erecta, sulla comba dell' \ p o -
stolo S. Paolo, nei pressi della via Ostiense, una sorra di cella sepolcrale, che divenne presto meta di
pellegrini e di fedeli. L'imperatore Costantino, dopo aver liberalizzato il Cristianesimo con l'editto del
3 14, fece costruire, in luogo della modesta tomba, una grande basilica. Questa fu consacrata, cosi si dice,
il 18 novembre dell'anno 324, durante il pontificato di Silvestro I (314-335). 1ell'anno 386 l'imperarore
Valentiniano 11 ordinó di rendere piu maestosa la basílica dedicara a S. Paolo e incaricó un ceno Cinade
di eseguire i lavori. Egli realizzó un'imponente costruzione, divisa in cinque navate da 80 colossali
colonne marmoree provenienti da antichi edifici pagani. Papa Siricio (384-399) la consacró ne! 390; Galla
Placidia, figlia di Teodosio e sorella dell'inetto imperatore Onorio, la fece ornare del grande mosaico
nell'arco trionfale, ancora oggi visibile (anche se restauratissimo ).
La basílica fu depredara ne! 739 dai Longobardi e nell'847 dai Saraceni. Per paura di altre incursioni,
papa Giovanni VIII (872-882) fece costruire attorno alla basilica una cinta muraria merlata, all'interno
della quale si costitui una sorra di cittadella fortificara che fu chiamata (da! nome del papa) «Giovannipo-
li».
Il mosaico dell'abside fu iniziato durante il pontificato di Onorio III (1216-1227) e fu completaro da
iccoló 111 (1277-1280). Alla fine del Xll l secolo Pietro Cavallini dipinse gli affreschi della na vara
centrale e Arnolfo di Cambio costrui il bellissimo ciborio dell'altar maggiore. Pietro Cavallini fu anche
incaricato, da papa Giovanni XXII (1316-1334), di eseguire i mosaici che adorna vano l'antica facciata.
'el 1348 la basílica subi danni notevoli in seguito a un terremoto; il campanile, che risaliva al secolo
XI, ando distrutto, ma fu su bito ricostruito. Ne! 1527 fu saccheggiata dalle milizie di Cario V. l'\ei secoli
XVll e XVIII furono eseguiti diversi lavori soprattutto all'interno. 'el 1600 fu costruito !'aleare
maggiore ad opera di Onorio Longhi; pochi anni dopo Cario Maderno progettó la cappella del
Sacramento, la quale era ornara da una serie di dipinti di Giovanni Lanfranco, oggi perduti. r\ltri lavori
di restauro furono eseguiti durante il pontificato di Benedetto X l l l (1724-1730) e di Benedetto :X]\'
(1740-1758).
2) La ricostruzione otrocemesca
'ella notte tra il 15 e il 16 luglio 18 2 3 scoppió un violento incendio che distrusse quasi completamente
la basilica; si salvarono solamente il transetto, l'abside, il ciborio, parte dell'arco trionfale e il chiostro.
Tune le altre parti del maestoso edificio furono ridotte a un cumulo di macerie. La notizia del disastro
venne raciuta a papa Pio VII Chiaramonti, che in quei giorni era su! letto di morte.
11 suo successore, l ,eone XII ( 182 3-1 829), si adoperó perché la basilica venisse ricostruita al piu presto;
da tutto il mondo giunsero aiuti e finanziamenti. L'incarico di eseguire i lavori fu affidato in un primo
momento al Valadier; ma il grande architetto fu poi messo in disparte perché le sue idee erano, a detta dei
piu, troppo antiquate. Furono allora incaricati Pasquale Belli, Pietro Bosio e Pietro Camporese il
Giovane, i quali si misero su bito all'opera. Successivamente divenne direttore dei lavori Luigi Poletti, il
quale progettó l'esterno, !'interno e il campanile. Virgilio Vespignani firmó il progetto del quadriportico
che precede la facciata, il quale fu poi completato da Guglielmo Calderini.
Se da una parte si devono ammirare la sveltezza e la professionalita con cui furono intrapresi i difficili
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lavori di restauro della basílica, da un'altra si de,·e a malincuore notare la scarsa sensib1lmi che p o n ó tZli
architeni dell'epoca a concepire un'opera monumenrale molro fredda e un po' anonima che non ricorda
certamente quella che doveva essere l'anrica basílica paleocristiana.
11 grandioso quadriportico che precede la facciata fu erecto in sostiruzione del portico costruiro ne!
secolo XVIII, e distrutto nell'incendio. Al centro di esso vi é la scarua di S. Paolo, di Pietro Canonica.
Nella parte superiore della facciata, al poseo degli antichi mosaici del Cavallini, andati distruni, vi sono 1
mosaici ottocenreschi di Filippo Agrícola e icola Consoni. 11 campanile, opera di Luigi Poletti, é una
brutta torre a cinque piani, che ricorda il faro di un porto: sostituisce la torre campanaria del X I V secolo.
L'ingresso secondario alta testara del braccio sinistro del transetto, é preceduro da un pronao costiruiro
da 1 2 colonne dell'antica basílica, che si trova vano un tempo nelle na vate laterali.
3) L'interno
L o smisurato interno (m. 131,66x65; altezza m. 29,70), diviso in cinque navate da 80 colonne
monolitiche di granito, é buio, triste e freddo. Gli architetti incaricati di eseguire il restauro, per prima
cosa demolirono di verse partí dell'edificio rimaste miracolosamence in piedi dopo !'incendio del 1832,
senza curarsi del facto che molce di esse potevano essere recuperate.
Tra le finescre della navata centrale vi erano, prima dell'incendio, gli affreschi di Piecro Cavallini; nel
secolo scorso furono rimpiazzaci con una seria di dipinti, raffiguranti episodi della vita di S. Paolo,
eseguiti da un gruppo di ottimi artisci ottocenteschi. Nel fregio sottostante, che gira per tutta la navata
centrale e per quelle lacerali, vi sono i medaglioni con i ritratti dei 265 papi succedutisi da S. Pietro a
Giovanni Paolo II. In origine erano affreschi, dei quali rimangono alcuni frammenti conservati ne!
convento; dopo !'incendio furono rifatti in mosaico.
Da notare, nella parece d'ingresso, le 6 grandi colonne di alabastro donare dal viceré d'Egitto a
Gregario XVI nel 1843. Sopra il portale maggiore, lo stemma di Pio I X é sorretto da due angeli scolpiti
da Ignazio Tacometti. Anche al centro del ricco soffitto lign o a lacunari con fregi d'oro su fondo bianco,
campeggia lo stemma di Pío IX.
Il mosaico dell'arco trionfale, eseguito alla fine del IV secolo, fu notevolmente danneggiato dall'in-
cendio del 1823; dopo il restauro ha perso l'anrico splendore. Rappresenta Cristo benedicente, al centro,
con due angeli adoranti e i simboli dei quattro evangelisti; completano l'immagine le figure di 24 vecchi
che presentano corone a Cristo e in basso, ai lati, S. Pietro e S. Paolo.
Bellissimo il ciborio, realizzato da Arnolfo di Cambio alta fine del '300, in perfecto scile gotico.
Quattro colonne di porfido con capitelli dorati sostengono quattro archi a ere lobi sormontati da
frontoni e pinnacoli; al centro si eleva una sorta di campaniletto elegantemente decorato. egli spigoli
esterni, entro nicchie angolari, vi sono le statuette dei SS. Pietro, Paolo, Benedetto e Luca; altri piccoli
bassorilievi si trovano ai lati delle ogive dei quattro archi; coppie di angeli sostengono, nei cimpani, gli
eleganri rosoni craforati. Sotto l'ottocentesco altare maggiore (quello di Onorio Longhi fu distrutto
dall'incendio), nella confessione, si trova la comba di S. Paolo, un grande sarcofago coperto da una lapide
marmorea del IV secolo (una copia é visibile in sacrescia).
Nocevole l'antico candelabro per il cero pasquale: dalla base, nella quale sono scolpiti figure umane,
mostri, leoni e arieti, si erge una colonna composta da sette cilindri sovrapposci, ognuno dei quali e
decorato da altorilievi. Sono sculture un po' rozze, ma bellissime; gli aucori furono, nella seconda meca
del XII secolo, Nicola d' Angelo e Pietro Vassalletto.
Anche il mosaico della calotta absidale, che era scato commissionaco da Onorio III ad alcuni arcisci
veneti nella prima meta del ' 2 0 0 , in soscituziooe di quello assai deceriorato del V secolo, fu alceraco
notevolmente durante il restauro ottocentesco. Rappresenta Cristo in trono benedicente, affiancaco dai
SS. Luca, Paolo, Pietro e Andrea; in basso gli Apostoli, separati da curiosi alberelli di palma.
Alle due escremica del cransecto, coperco da un ricco sofficco ligneo ornato con gli scemmi di quaccro
papi (Pio Vil, Leone XII, Pio VIII e Gregorio XVI), vi sono due alcari elegantemente rivesciti di marmi
e lapislazzuli, donaci nel secolo scorso dallo Zar di Russia Nicola l. Nella parce posceriore dell'arco
crionfale e nell'arco dell'abside, sono visibili alcuni frammenti di mosaici di Piecro Cavallini che
ornavano la facciaca estema della basílica.
ella parece di fondo si aprono quactro cappelle; le piu imporcanci sono quelle che fiancheggiano
l'abside, entrambe realizzate da Cario Maderno nella prima meca del secolo XVII e scampate all'incen-
dio. In quella di siniscra, dedicara al SS. Sacramento, e conservaco un crocifisso ligneo da alcuni
accribuito a Pietro Cavallini; si dice che l'artisca, divenuco vecchio e quasi cieco, si sia dedicaco a
modellare il legno. Ma quesea ipocesi non trova una valida conferma, tanto che recentemente l'opera e
sea ta attribuica, da alcri storici, a Tino di Camaino. lo una nicchia nella parece di descra, da noca re la scacua
di S. Erigida eseguita da Stefano Maderno. Nella cappella a desrra dell'abside, dedicara a S. Lorenzo, si
trova, sull'altare maggiore, un trittico marmoreo del ' 4 0 0 , della scuola del Bregno.
La curiosa acquasantiera all'esrremica desrra della parece di fondo; fu realizzara da Pierro Galli nel 1 8 6 0
e raffigura una bambina che si salva da! demonio sfiorando con una mano facqua benedecca.
In alcuni ambienti annessi alla sacrestia vi e una pinacoteca con diversi cimeli; il piu importante e
l'antica porta bronzea della basilica (XI secolo), semidisrrutra dall'incendio. Nei 5 4 riquadri cesellari in
argento vi erano rappresentari alcuni episodi della vita di Gesu.
4) 11 chiosrro
11 bellissimo chiostro, uno dei piu importami esempi di arce cosmatesca, fu iniziato nel 1205 e
completato probabilmente fra il 12 3 5 e il 1 2 4 0 . Gli autori appartengono quasi certamente alla famiglia
dei Vassalletto, famosi mastri marmorari romani; furono gli scessi artisti che realizzarono anche il
chiostro di S. Giovanni in Larerano. Una serie di colonnine lisce, ottagonali, tortili e binare sosrengono
gli archi a tutto sesto, sopra i quali vi e una trabeazione decorara con marmi policromi e mosaici. Alcune
colon ne sono ornate da numerase ressere di mosaico, rosse, nere e dora te, che formano eleganti fregi; da
notare, fra gli archetti, i graziosi bassorilievi. •
umerosi, nel porticaro del chioscro, i frammenti provenienti dalla basílica antica, rra i quali spicca un
sarcofago romano ornato con bassorilievi raffiguranti scene mitologiche, su! fronte ameriore, e ere navi
con amorini e delfini, su! fronte posteriore.
539
S. PIETRO
1) Premessa
Una monografia esauriente sulla storia della basílica di S. Pietro e sulle innumerevoli opere d'arte
presentí all'interno di essa e, in questa sede, praticamente impossibile da realizzare. Ci si limicera a
scrivere un riassunto molto conciso delle notizie piu importanti e degli avvenimenti fondamentali che
hanno caratterizzaco la scoria della basílica dalle origini fino ai giorni noscri. Nella descrizione dell'inter-
no si esamineranno rapidamente le principali opere d'arce, limitandosi alla sola basílica superiore; per
quanto riguarda la Confessione, le Sacre Grotte e l'antica necropoli situara ne! sottosuolo, si rimanda il
lettore a pu bblicazioni specializzate.
2) L'antica basílica
Che la basílica dedicara a S. Piecro sorga nel luogo in cui esisce, da tempo immemorabile, la comba
del!' Aposrolo, e cosa ormai cerra. S. Pietro, dopo la cattura, fu c o n d o n o nel circo di Nerone, presso la vía
Cornelia (che si trovava piu o meno dove oggi sorge la basílica Vaticana) e fu crocifisso. 11 cadavere
venne sepolto nella nuda terra n o n lontano dal luogo del martirio. Anni dopo, n o n si sa precisamente
quando, le spoglie del Santo vennero riesumate; furono avvolte in un drappo di stoffa tinta di porpora e
ricamata con fili d ' o r o e furono posee in una tamba vera e propria. Sopra quesea comba l'imperacore
Costantino inizió a edificare, circa nell'anno 322, la grande basílica.
Se poi i resti mortali conservati nella comba e venerati da circa duemila anni dai pellegrini di tueco il
m o n d o siano veramente di S. Pietro o di un morto senza nome, e ¡·nvece cosa meno cerra. Tanto piu che
nella zona sorgeva una grande necropoli, prima pagana e poi cristiana, nella quale, per diversi anni,
trovarono sepoltura centinaia di cadaveri.
Tralasciamo, in quesea sede, la polemica sulle ossa di S. Pietro che in furia, gia da diverso tempo, era gli
archeologi. Diamo per scontato che le ossa ritrovate e analizzate siano veramente quelle del príncipe
degli Aposcoli; atteniamoci all'annuncio ufficiale del ritrovamento dato da Paolo VI il 26 giugno 1968 e
chiudiamo qui queseo discorso.
Tornando alla basílica, essa fu fondata dunque da Cosrantino. Era una grande coscruzione a cinque
na vate ognuna divisa da 22 splendide colonne marmoree. La facciata, adorna di mosaici, era precedura ·da
un grande atrio porticaco, dove, ne! corso dei secoli, trovarono sepoltura i sommi pontefici.
Nel primo Medioevo fu aggiunta una massiccia torre campanaria, a quei tempi la piu alta di Roma.
All'interno la zona absidale era chiusa da una cancellata; al di sotto dell'altare maggiore si apriva la
Confessione. «Fino al IX secolo i pellegrini - genuflettendosi su una lastra marmorea sovrastante la
cella sepolcrale potevano, da un apposito largo foro, ancora scorgere la famosa croce d ' o r o donara da
Costatino e da Elena» (Galassi Paluzzi). Questa croce, e tutto il tesoro della basílica, vennero crafugaci
nell'anno 846 durante il saccheggio dei Saraceni.
Con il passare dei secoli la basílica di S. Piecro fu restaurata, abbellita, adornara di pitture, sculture,
mosaici e arredi dai vari papi che si succedettero al soglio pontificio. Sarebbe troppo lungo e difficoltoso
narrare per filo e per segno la sroria dell'antica basílica, anche perché la costruzione paleocrisciana,
trasformara poi durante il Medioevo, n o n esiste piu. A partire da! X V secolo si cominció a demolirla per
riedificarla in forma grandiosa e solenne. Per circa due secoli i piu importanti arrisri di tutti i tempi
54°
contribuirono alla ricostruzione della nuova basilica, che divenne il piu grande e il piu importante
tempio della cristianita. E di questo che parleremo nei paragrafi seguenti.
543
predecessore aveva nominato Michelangelo architetto della fabbrica di S. Pietro e i lavori procedenero.
11 grande artista ritorno al progetto bramantesco e quindi alla pianta a croce greca; sua intenzione era
quella di costruire un'enorme cupola, la piu grande che fosse mai stata realizzata e perció rinforzo
alquanto i quattro pilastri che dovevano sostenerla. 11 progetto di Michelangelo perla cupola di S. Pietro
é, dal punto di vista statico, forse il piu straordinario che sia mai stato eseguito, considerando anche che
!'artista non era un esperto di strutture e che quindi si affido in gran parte alle sue geniali intuizioni.
Tuttavia non riusci a portare a termine la costruzione della cupola: alla sua morte i lavori erano fermi al
tamburo.
Anche Pio IV, ancora un Medici (15 59-1564), continuó a proteggere l'ormai ultra onantenne
Michelangelo dalle calunnie dei suoi nemici; essi volevano fario destituire dall'incarico, facendo credere
al papa che !'artista fosse rimbambico a causa dell'eca. Ma Michelangelo rimbambito non lo era affatto e,
arrabbiato piu che mai, continuo a lavorare. Progettó e riusci in parce a costruire !'imponente zona
absidale, e fu una delle sue ultime opere. Mori ottantanovenne nel febbraio del 1564 dopo a ver directo i
lavori perla ricoscruzione di S. Piecro per diciocto anni. Ne erano passaci quasi sessanta da quando Giulio
II aveva posto la prima pietra, mala basílica era ancora ben lungi dall'essere ultimara. Direttori dei lavori
e primi architetti furono quindi nominati Pirro Ligorio e il Vignola, ma furono licenziaci quasi subito
perché volevano cambiare i progetti di Michelangelo.
el 1565 Pio IV mori e anch'egli, con grande rammarico, non poté vedere compiuto il tempio della
cnsttanita. el 1563 fu nominaco primo archicecco di S. Pietro il giovane Giacomo Della Porta, allievo e
seguace di Michelangelo. Tuttavia passarono ancora diversi anni prima che si pocesse costruire la grande
cupo la. L'opera fu compiuta durante il pontifica to di Sisto V ( 1585 - 15 90), grazie anche alla volonta di
queseo energico papa e ai denari che riusci a racimolare. Alla fine del 1588 il Della Porta, coadiuvato da
Domenico Fontana, inizió a «voltare» la cupola; il progeno michelangiolesco fu leggermente ritoccato
ma non interamente cambiato come alcuni soscennero. 1 lavori furono porcaci avanti in gran fretta; il
cantiere contava circa 800 operai che lavoravano continuamente, giorno e notte.
el giro di due anni la cupola, tranne la lanterna, era terminara. Appena in tempo perché Siseo V la
vedesse realizzata: infatti dopo qualche mese mori. Dalla posa della prima pietra, 18 aprile 1506, alla posa
dell'ultima pietra della cupo la, 14 maggio 1590, erano crascorsi 84 anni, ma la basílica non era ancora
finita.
6) La facciaca e !'atrio
Anche se la facciaca, realizzaca dal Maderno era il 1607 e il 161 2, puó considerarsi un'opera maescosa,
degna dell'imponence basilica, tuttavia fu a lungo critica ta dai concemporanei dell'arcista; anche in cempi
recenci, e sempre scaca oggecco di apprezzamenci poco felici. 11 motivo e molto semplice: la facciaca,
proprio per la sua maestosica, impedisce la visione della cupola michelangiolesca, la quale puó essere
osservaca inceramence solo da grande discanza. Le critiche, dunque, sono fondace. Ma non bisogna
dimencicare che l'architetto si trovo a dover ultimare un'opera iniziata da altri, e gli fu chiesco di
ultimarla non secando il vecchio progetto di M ichelangelo, ma come si e gia detto, secando un progetto
nuovo dalle caratterisciche ben diverse. 11 compito del Maderno fu senz'altro molco difficile ed egli, da
grande artista qual'era, lo seppe portare a termine in maniera molto efficace. Probabilmence nessun'altro
sarebbe riuscico a far meglio di cosi.
La facciata, larga 1 1 5 metri e alta 46, si erge imponente, preceduta da un'ampia scalinata progettata da!
Bernini. E' a un solo ordine di giganceschi pilastri e lesene che la ripartiscono in nove campare. Al cenero,
sopra l'accesso principale, si trova la famosa loggia delle benedizioni; da qui il cardinale diacono
annuncia l'elezione del nuovo poncefice, il quale, dalla scessa loggia, impartisce la benedizione «Urbi et
Orbi». L'accico superiore, in cui si aprono finestre di varia forma, e corona to dalle statue del Redencore,
del Battisca e degli Apostoli; mancano quelle di S. Piecro e S. Paolo, le quali (copie onocencesche di
quelle rinascimencali) sono posee ai laci della scalinata berniniana.
L'atrio, opera del Maderno, e lungo 71 metri, largo 13,50 e alto 20; la volea a botte e riccamence
decorara da bassorilievi raffiguranti gli «Atti degli Apostoli». In fondo a destra si trova la «Statua
equestre di Coscantino», realizzata dal Bernini nel 1670; a siniscra da notare in vece la «Statua equestre di
Cario i\Iagno» (incoronato imperatore del Sacro Romano Impero all'incerno di S. Piecro nell'anno 800),
opera di Agostino Cornacchini ( 172 5). L'ingresso alla basilica avviene attraverso cinque grandi porte
bronzee. Quella cencrale proviene dall'antica basilica e fu realizzaca dal 1433 al 1445 da Antonio
Averulino detto il Filarete; nei sei riquadri sano raffigurati: il Salvatore e la Vergine, S. Paolo, S. Pietro e
i loro marciri e le scorie del pontificato di Eugenio IV ( 143 1-144 7). Sopra il porta le da notare il gruppo
scultoreo di scuola bernioiana raffigurante «Gesu che affida a S. Pietro il gregge cristiano»; di fronte,
nella parece opposca, il rimaneggiatissimo mosaico della «Navicella», attribuico a Giotto. Le altre quattro
porte sono opera di artisti moderni: a sinistra la «Porta della Morce» (escrema sinistra), di Giacomo
Manzu (1964) e la »Porta del Benee del Male», di Luciano Minguzzi, dedicara a Paolo VI (1963-1978). A
destra la «Porta dei Sacramenú», di Venanzio Crocetti (1965) e (all'estrema destra) la «Porta Sanca», di
Vico Consorti, che viene apena ogni 2 5 anni in occasione del Giubileo.
7) L'incerno
Una visita, anche se non accurata, della basílica di S. Pietro, richiede molto tempo; bisogna quindi
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munirsi di santa pazienza e non avere fretta. Si consiglia di compiere la visita intorno all'ora di pranzo (la
basilica e aperta dalle 7 alle 19), e forse il momento piu tranquillo. Nelle altre ore del giorno, infatti, la
basílica si riempie di centinaia di visitatori e si rischia di venire letteralmente sommersi da branchi di
giapponesi da! flash facile o da frotte di bambini urlanti. In parecchie guide e scritto che, appena entra ti in
S. Pietro, non si percepisce su bito la vastita dell'ambiente. lo personalmente non sano d'accordo: anzi, la
prima sensazione che si prava e quella di trovarsi di fronte a qualcosa di veramente maestoso, a qualcosa
di fuori dal comune, come non si e mai né visto né immaginato. E infatti le dimensioni della basílica, tutte
da «guinnes dei primati», parlano chiara. La lunghezza totale, compreso lo spessore dei muri, e di 192
metri, l'altezza della nava ta centrale e di 44, 5o metri, la cupo la e alta 133 metri e il suo diametro interno e
di 42 metri. La basílica ha una superficie di circa due ettari e potrebbe contenere non meno di 60.000
persone; all'interno si contano 499 colonne, 439 statue, 40 altari e dieci cupole «minori».
L'immensa navata mediana e a un solo ordine di lesene corinzie accoppiate alte 2 5 metri, le quali sano
addossate a giganteschi pilas tri; su questi sono impostare le ampie arca te (larghezza 13 metri, altezza 2 3
metri) attraverso le quali si accede alle na vate laterali e alle cappelle. La ricca decorazione della vol ta della
navata maggiore fu eseguita durante il pontificato di Pío VI (1775-1799). Su! pavimento marínoreo,
progettato da! Della Porta e da! Bernini e restaurato da Pío X (1903-1914), sano segnate le misure di
alcune fra le piu grandi basiliche di tutto il mondo. II disco di porfido non lantano dal portone principale,
proviene dall'antica basílica e ricorda uno storico avvenimento: inginocchiato su di esso, Cario Magno
ricevette dalle mani di papa Leone III la corona di imperatore, nella notte di Natale dell'anno 800.
I dipinti e gli affreschi, all'interno di S. Pietro, sano pochissimi; le gigantesche pale d'altare sano
riproduzioni in mosaico che, dalla meta del '600, sostituiscono gli originali trasportati altrove. Da
notare, in fondo alla navata centrale, sulla destra, la statua bronzea raffigurante S. Pietro, alla quale i
fedeli hanno consumato, con baci e carezze, il piede destro. Fu creduta per lungo tempo un'opera del IV
o V secolo, ma quasi certamente risale al 1200 e pare che sia stata realizzata da Arnolfo di Cambio.
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stesso Urbano V I I I ; !'artista inizió !'opera ne! 1628, mala terminó solo ne! 1647, tre anni dopo la morte
del papa. D a mol ti e considerata la piu bella delle tombe barocche e senz'altro la prima di 9uel genere. «Il
defunto non piu, come nel Rinascimento, disteso sulla tamba nel sonno eterno o levato in un'immobilita
ultra terrena, e coito in un gesto di viva presenza ... » (Martinelli). Sopra il sarco fago la Morte rannicchiata
scrive il nome del pontefice defunto. In alto statua bronzea del papa benedicente. Ai lati le statue
allegoriche, raffiguranti la Carita e la Giustizia, «sono personificazioni concrete di donne anziché
immagini stilizzate o eroicizzate ... » (Martinelli).
11 monumento funebre di Paolo III fu realizzato, dopo la morte del papa (1 549), da Guglielmo Della
Porra; in origine doveva essere un'opera ben piu maestosa, ornata da otto grandi statue. 11 sepolcro fu
poi cosrruito in forma piu ridotta con quattro statue e fu posta nella cappella Gregoriana. Quando nel
1628 fu collocato nell'attuale sito, furono eliminare altre due statue. 11 Della Porta ideó il monumento
con l'assiduo controllo di Michelangelo, allora primo architetto della fabbrica di S. Pietro: «michelangio-
lesca, infatti, e la concezione della statua seduta del defunto e delle figure allegoriche sdraiate nelle
sottostanti volute, come nelle tombe medicee della sacrestia nuova di S. Lorenzo a Firenze.» (Galassi
Paluzzi).
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ai lati raffigurano la Religione e la Fortezza. A sinistra, tomba di Gregario X VI, papa per dodici mesi e
dieci giorni (1590-1 591); la povemi di quesea tomba, priva perfino della statua, é legata a una curiosa
leggenda secondo la quale furono fattc enormi spese ne! tentativo di tenere in vita il pontefice. Al papa
morente venne somministrata una «medicina» a base di oro e piecre preziose macinace; ovviamente non
servi a nulla, anzi probabilmente lo mandó all'altro mondo piu in fretta.
Segue la ricca cappella Gregoriana, coscrui ta da Giacomo Della Porta ne! q 8 3 per Gregorio X Ill;
sull'altare «Madonna del Soccorso», un'immagine molco venerata risalente all'XI secolo; a descra comba
di Gregorio X I V (1831-1846), opera molco fredda di Luigi Amici (1814). Ne! passaggio al transetto,
comba di Beneaetto X I V (1740-1758), elegante opera di Pietro Bracci terminara ne! 1769.
el passaggio tra il transetto destro e la cappella di S. Michele, da notare il monumento a Clemente
XIII ( 175 8-1769), splendida opera del Cano va inaugurara nel 1792. In alto la statua del papa inginocchia-
to in preghiera; ai fati del sarcofago il Genio della i\lone e la Religione. Bcllissimi i due leoni; prima di
scolpirli si dice che Canova si sia recato a Napoli nei Giardini Reali a disegnare dal vero i leoni cola ten uti
m gabbia. Tra la cappella di S. Michele e la tribuna absidale si trova, a destra, la comba di Clemente X
( 1670-1676), progettata nel 1684 da Mattia de Rossi.
el passaggio era la tribuna e la cappella della Colon na, da notare il sepolcro di 1\lessandro VIII ( 1689-
1691 ), eseguito su disegno di Cario Arrigo di S. Marcino (1725); la statua del papa benedicente, quelle
della Religione e della Prudenza, nonché il bassorilievo del basamento, sono opera di Angelo de Rossi.
ella cappella della Colonna si trova la comba del papa S. Leone Magno (440-461 ); da notare la
bellissima pala marmorea raffigurante «S. Leone che incontra Attila», opera di Alessandro Algardi.
el passaggio dalla cappella al transetto sinistro si trova, sulla destra, un alero splendido esempio di
monumento funebre barocco: il sepolcro di Alessandro VII (165 5-1667). Fu progettato da! Bernini,
ormai ultrasettantenne e fu realizzato, in collaborazione con alcuni dei suoi allievi, tra il 1672 e il 1678. Su
un alto basamento in marmi pregiati vi e la statua del papa inginocchiato in preghiera; piu in basso, sopra
la porta del sacello, la Morte, coperta da un drappo marmoreo, tiene in mano una clessidra, ad indicare
che é giunta !'ora della fine. L e due scatue in primo piano raffigurano simbolicamente la Carita e la Verita,
quelle piu indietro la Prudenza e la Giustizia.
el passaggio era il transetto sinistro e la cappella Clementina vi é, sulla destra, l'ingresso alla sacrestia.
Questa fu costruita, durante il pontificato di Pio VI ( 1775-1799) su progetto di Cario Marchionni,
sull'area parzialmente occupata dalla chiesa di S. Stefano degli Ungari; é unita alla basilica da un
cavalcavia. La sacrestia, coperta da un'alta cupola, ricorda vagamente la chiesa borrominiana di S. lvo
alla Sapienza; é una costruzione a pianta ottagonale, con oteo colonne marmoree scanalate provenienti
dalla Villa Adriana di Tivoli. JI gallo bronzeo che orna l'orologio proviene dal campanile dell'XI secolo.
Jn un alero ambiente denominato la sacrestia dei Beneficiati, é conservato un bellissimo tabernacolo di
Donatello (1432-33).
Si puó quindi accedere alle sale che conservano il tesoro: que! poco rimasco dopo i saccheggi e le
ruberie dei Saraceni, di Cario V e di Napoleone.
Ritornati nella basilica, si passa nella cappella Clementina, ultimata da Giacomo Della Porta durante il
pontifica to di Clemente VIII ( 1592-1605 ), in essa si trova il gel ido monumento funebre di Pio VII ( 1800-
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182 3), realizzaro dal danese Alberto Thorvaldsen, unico artista di religione non cattolica che lavoró in S.
Piecro.
Ne! passaggio allana vara sinistra, da notare, sulla destra, il monumento funebre di Leone XI Medici,
papa per soli 27 giorni nell'aprile del 160¡. L'opera, sobria ed elegante, fu realizzata da Alessandro
Algardi era il 1642-1689, eseguito, alla fine del '600, su progetto di Cario Maratta dal francese Piecro
Scefano Monnoc.
Segue la ricca cappella del Coro; da alcuni e attribuita a Giacomo Della Porta, ma molco probabilmen-
ce fu progectata ne! 1607 da Cario Maderno. G li stalli lignei furono realizzaci nella prima meta del '600 su
disegno del Bernini. "el passaggio alla cappella della Presentazione, sulla destra, monumento a Pio X
(1903-1914) di Florescano di Fausto; a sinistra da notare la tomba di lnnocenzo VIII (1484-1492). E una
bellissima opera scultorea realizzata alla fine del secolo XV da Antonio del Pollaiolo, ed e l'unico
monumento funebre dell'antica basílica ricomposto dopo il restauro seicentesco. La scarua del papa
adagiaro sul lecco di marre era al di sopra della sratua del papa sed uro in trono; quando il monumento fu
rimontato, le due figure furono posposre. Splendidi i bassorilicvi raffiguranti le «Virru reologali» in alto,
e le «Virru cardinali» ai laci della srarua di lnnocenzo VIII.
Nella cappella della Presentazione vi sono: il monumento di Benedetto XV (1914-1922), a siniscra,
opera di Pierro Canonica e, adestra, il monumento a Giovanni XXJ 1I ( 19 ¡ 8-196 3), di Emilio Greco. 'el
passaggio seguente da notare la comba degli ulcimi Stuarr, Giacomo Ill e i figli Cario lll e l::.nrico IX,
realizzata da! Can ova era il 181 7 e il 1819.
ella prima cappella a sinisrra, infine, si trova il fonte baccesimale: la conca e formara dal coperchio
dell'antico sarcofago di porfido che conteneva, nell'amica basílica, le spoglie dell'imperatore Ottone ll,
morro ne! 98 3; il fastigio bronzeo fu realizzato su progetto di Cario Fontana nel 17 2 ¡.
10) La cupola
La degna conclusione di una visita alla basílica di S. Pierro e senz'altro la salita alla cupo la. L'ingresso e
ne! passaggio era la prima e la seconda cappella della navara sinistra, sotto il monumento di Maria
Clementina Sobieski (moglie di Giacomo Stuart) opera di Filippo Barigioni (174¡). Da qui si puó
prendere l'ascensore fino alla prima terrazza o, meglio, salire per un'ampia scala elicoidale che ricorda la
salita alla cupola di vari personaggi importanti. Gia dalla prima terrazza si gode un bel panorama di
Roma e di Piazza S. Pietro. Si puó meglio osservare, inolcre, la bellissima srruccura architettonica della
cupola, ideara da Michelangelo e compiura da! Della Porra. II ramburo, aleo 20 metri, e diviso in sedici
campare, ognuna con una gigantesca finestra, da coppie di colonne con capicello corinzio. Dalla
sovrasrante rrabeazione, ornara da festoni, comincia a «volrarsi» la cupola, sosten uta da sedici cosroloni e
completamente ricoperra da lastre di piombo. La lanterna e alta 18 merri e la grande palla bronzea, oggi
chiusa al pubblico, puó comodamente contenere 16 persone. Alla sommira della croce la mis u rada cerra e
di metri 140.
Dalla prima rerrazza si accede al giro interno del ramburo, da dove si possono ammirare i mosaici della
cupola e si ha l'impressionante visione della zona cencrale della basílica vista dall'alto. Anche in queseo
caso e bene ricordare alcune misure «record»; il tamburo ha una circonferenza di 1 30 metri e dal primo
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ambulacro (il secondo e chiuso) ci si affaccia da un'altezza di 53 metri; tant'e vero che il baldacchino del
Bernini, alto 30 metri, sembra microscopico. La scritta «Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo
ecclesiam meam / et tibi dabo claves regni coelorum», e forma ta da lettere alte m. 1,40. I quattro
medaglioni con le figure degli Evangelisti hanno un diametro di quasi 9 metri; la penna di S. Matteo e
lunga m 2, 5o. Tutti i mosaici, come s'e gia detto, fu ron o completa ti alla fine del X VI seco lo e fu ron o
realizzati su progetto del Cavalier d' Arpino che preparo i cartoni.
Da! tamburo, attraverso un'imerminabile serie di rampe, scalette a chiocciola strettissime e passaggi
obbligati, si giunge infine alla terrazza superiore, che si trova alla base della lanterna, ad un'altezza di
circa 12 0 metri. Da qui si gode uno stupendo panorama di Roma. Nelle giornate !impide la vista spazia
dalle montagne innevate dei primi comrafforti del!' Appennino, fino al mare. Con un po' di tempo a
disposizione e una canina di Roma, si possono riconoscere quasi tutti i palazzi, i monumemi e le chiese
della citta. Gli edifici piu vicini, intorno alla basilica, fanno parte della Citta del Vaticano; da notare,
davanti al Palazzo del Governatorato, una grande aiuola con i fiori disposti in modo da formare lo
stemma del papa regnante.
L o spettacolo e straordinario, la sensazione che si prova e unica; si resta stupiti, ammirati, intimoriti
quasi, di essere quassu, in cima alla cupola della chiesa costruita su! sepolcro di Pietro per essere il
Tempio della Cristianita e di dominare Roma, una citta la cui grandezza non ha parí nella storia del
mondo.
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