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31.03.

2020

Francesco Borromini
- Complesso di San Carlino alle Quattro Fontane (1638-1667,1682)
Si trova lungo la via Pia, all’incrocio con Via delle Quattro Fontane. Il
complesso fu realizzato per l’ordine dei trinitari scalzi che poneva molta
attenzione sulla sobrietà, a differenza di molti altri ordini religiosi come quello
dei gesuiti.
Borromini morirà suicida nel 1667 quindi la facciata venne completata nel
secondo ordine da suo nipote, Achille Larducci di Salò.
Il completamento della facciata non è perfettamente coincidente con il
progetto di Borromini.

PROGETTO

La maggior parte dei disegni di Borromini sono conservati alla Biblioteca


Albertina di Vienna.
Dagli anni ’30 Borromini inizierà a lavorare prima al chiostro interno, per poi
passare a realizzare la chiesa. Il chiostro recupera la tipologia del chiostro
classico, ovvero un percorso coperto porticato intorno al vuoto centrale del
chiostro, che ha al centro una vera da pozzo come storicamente era in un
chiostro ad esempio medievale. La corte interna del chiostro che ha una sua
originaria perimetrazione rettangolare, viene realizzata da Borromini con un
rettangolo tagliato negli angoli a 45° creando una spazialità interna articolata
e non semplicemente scandita da una soluzione d’angolo quadrata. Il porticato
è caratterizzato da un intercolunnio più stretto al centro, uno più ampio
procedendo verso l’angolo e l’inclinata del taglio a 45 che ha lo stesso
intercolunnio di quello centrale del lato lungo. L’intercolumnio maggiore
archivoltato e quello minore architravato si alternano, come in una finestra
serliana anche se le parti laterali sono inclinate a 45°. In questo modo
Borromini trasfigura una tipologia classica.
La trabeazione, che è la parte che rende tale l’ordine architettonico, non è
tripartita come dovrebbe essere ma si riduce solamente all’architrave,
rinunciando sia al fregio che alla cornice, ma non al gocciolatoio. Nella parte
archivoltata la linea tettonica dell’intradosso dell’arco va a cadere esattamente
sulla linea statica del fusto della colonna, non al centro né fuori dal fusto.

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Borromini usa l’idea della serliana ma gli elementi che la caratterizzano sono
una sua varietas. Nell’interno la trabeazione si incurva e diventa concava.
L’ordine non è codificato ma è una colonna inventata: il capitello dell’ordine
allude a un tuscanico ma la base è dorica. Secondo la tradizione
quattrocentesca, ma anche fino al rinascimento maturo, i chiostri avevano
colonne ottagone: Borromini trasla questa caratteristica usando colonne lisce
ma realizzando nel secondo ordine capitelli ottagonali. Gli intercolunni sono
balaustrati con balaustrini alternati a pancia rastremata verso l’alto e verso il
basso.

ARCHIVOLTO presenta nel cervello dell’arco una chiave di volta


CERVELLO DELL’ARCO
CHIAVE DI VOLTA
PERIPATETICO
VERA DA POZZO
TIPO/MODELLO
ASTRAGALO

L’architettura classicheggiante si ribatte sulla parete dello spazio peripatetico


con paraste di spessore minimo, diventando una parete astratta. La parete in
conci di laterizi è rivestita a calce dipinta a finto marmo.
Lo spazio creato da Borromini è classico ma è risignificato alla maniera
barocca con l’idea di una volta a crociera anche se gli spigoli della volta non
sono più vivi, non si vedono più i costoloni. La volta a crociera si confonde
con una volta a botte. Quando all’angolo si incontrano i piedritti lo scarico
dell’arco va a fondersi insieme con l’arco ortogonale finendo in un peduccio.

VOLTE; VOLTA A CROCIERA/OGIVALE usata per voltare uno spazio a


pianta rettangolare; VOLTA A VELA usata per voltare uno spazio a pianta
quadrata;
BALAUSTRINI/BALAUSTRATA
PEDUCCIO
Il peduccio è un capitello pensile sul quale si appoggia un arco o una volta. A
differenza del capitello vero e proprio non poggia su un pilastro o una colonna,
ma sta "appeso" al muro, come una mensola incassata. Il peduccio è di solito

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decorato al pari dei capitelli. È un elemento tipico degli ambienti coperti con volte
a crociera.

Il disegno di Borromini assomiglia molto a quello di Michelangelo che prima


disegnava a tratto sottile e poi ispessiva le modanature e i dettagli con matite
sanguigne o bianche per i colpi di luce e i rilievi. Borromini non usa artifici
cromatici ma anch’egli prima utilizza una matita dura, una punta secca per
tracciare delle linee semplici a riga e squadra, poi comincia ad articolare
l’essenzialità geometrica delle prime forme geometriche arricchendole con una
matita più spessa alludendo all’ingombro dei muri e alle modanature relative. Gli
ultimi ritocchi con gli sviluppi connotativi delle decorazioni vengono fatti con
una matita tipo carboncino.
Per quanto riguarda la pianta si ha verso il prospetto principale un ingresso
absidato a semicerchio con un corrispettivo inverso che accoglie l’altare a
dossale. Già quest’impostazione della pianta è fuor di regola: lo fa Pietro da
Cortona nella chiesa dei SS. Luca e Martina ma solitamente non si entra da
un’abside. Gli spazi che raccordano le due absidi conferiscono alla pianta una
forma quasi bloboidale ma in realtà Borromini utilizza forme elementari semplici.

COSTRUZIONE PIANTA: triangolo equilatero con la base che coincide con il


centro della pianta e il vertice che coincidono con il punto estremo dell’abside
d’altare. Ribalta il triangolo sulla base. tre bisettrici dei triangoli. Aprendo il
compasso della lunghezza della bisettrice puntare nei vertici in cui i due triangoli
si incontrano e tracciare i due semicerchi.
Circonferenze tangenti nella base con raggio la distanza tra l’incontro tra le
bisettrici e la base puntando nel punto di incontro tra le bisettrici dei triangoli
(cerchio inscritto nel triangolo). Si crea un ovato tondo.

L’interno dell’abside ha una trabeazione molto accentuata, con l’architrave a


varie fasce: la trabeazione è classica ma gli elementi sono liberamente
trasfigurati. Nella calotta absidata ci sono due piedritti che reggono la trabeazione
che a sua volta sostiene il frontone.
Nelle “pance” maggiori gli intercolunni sono maggiori. La cupola non è ellittica
ma è a forma di ovato tondo. Capitello i cui caulicoli nella voluta sono invertiti
dove la trabeazione è dritta.

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La pianta è sia centrale che longitudinale (vedi definizione norbert-schultz).


Fregio liscio e cornice tripartita. Proporzioni trasfigurate. Trabeazione continua,
unità dello spazio (come nel chiostro). Frontone triangolare con sopra una volta
cassettonata nell’abside. Sopra la trabeazione volta a cupola che si imposta su un
ovato tondo.

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