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16.04.

2020

Verso il XVIII secolo: dal Barocco al Neoclassico

La trattatistica rinascimentale, classicheggiante, all’antica viene chiusa con il


trattato di Vincenzo Scamozzi del 1615 “Dell’idea universale
dell’architettura”.
Non c’è un passaggio netto tra il barocco e il neoclassico, spesso coesistono e
convivono. Nel ‘600 la produzione degli architetti va oltre il dibattito tra
Grecia e Roma, superando la rinascita dell’antico.
Nel ‘600 sono moltissimi i trattatisti, molti dei quali francesi, come Francoise
Blondel o Claude e Charles Perrault, che pongono le basi per il cosiddetto
“razionalismo neoclassico”. Anche all’inizio del ‘700 vengono pubblicati
molti testi, come il “Nouveau Traité de tout l’Architecture” (1706) di Louis
De Cordemoy e il “Vitruvius Britannicus”, 3 voll. (1715 e 1725) di Colin
Campbell. Louis De Cordemoy è un canonico, come lo erano stati Guarino
Guarini o Filippo Iuvarra, che si dedicarono all’architettura dall’interno di
una formazione scientifica e religiosa. Molti teorici inglesi, i cosiddetti
“neopalladiani”, legati al circolo di Richard Boyle conte di Burlington, si
ispirano alle opere di Palladio senza però coglierne il principio creativo:
infatti Campbell scrive un trattato di singolarità puramente britannica.
Questa produzione ci porta a comprendere come tra il ‘600 e il ‘700 nasce
un dibattito tra “razionalismo neoclassico” e “polemica antibarocca”. I
razionalisti neoclassici trovano nella forma neoclassica una razionalità da far
rinascere e da applicare perché processo della ragione, con un atteggiamento
tipico del secolo dei lumi. La polemica antibarocca era già stata innestata
con la critica a Borromini, chiamandolo gotico in senso dispregiativo.
Tale dibattito venne affrontato inizialmente da Françoise Blondel, Claude e
Charles Perrault ma anche dall’abate Lauger, da Lodoli e Milizia, e ancora
da Étienne-Louis Boullée e Nicolas Ledoux.
Milizia distingueva tra architettura civile, religiosa e militare, cercando di
catalogare le differenti tipologie, secondo un atteggiamento che porterà alla
pubblicazione dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert (primo volume nel
1751).
A fianco a questo razionalismo neoclassico, in forte polemica con
l’architettura barocca, ci saranno le opere di L.E. Boulléè e di N. Ledoux,
che verranno apostrofati come architetti rivoluzionari.

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16.04.2020

Si ha una sorta di trasposizione delle correnti del cosiddetto “Illuminismo”


in architettura, un’ulteriore tendenza da affiancare al Neoclassicismo e al
Rococò.
Dal 1719 al 1748 si registrano gli scavi a Pompei ed Ercolano, oltre che in
Grecia, aggiungendo al dibattito tra Grecia e Roma, già iniziato ai tempi di
Piranesi, nuovi elementi. Nel XVIII secolo si assiste anche al complesso
fenomeno del revival, della reminiscenza, con un atteggiamento che farà
rinascere non solo il classico, come nel rinascimento, ma anche altri
linguaggi storiografici legati al gotico, al romanico, all’egizio.
Si registra anche l’istituzione della Ecole du Pont et Chaussées nel 1747, la
scuola di ponti e strade che aprirà alla figura dell’ingegnere, aprendo la
strada alla figura del politecnico.

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