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La Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma è stata progettata da Borromini tra il 1632 e il
1633 e realizzata tra il 1642 e il 1660.
Le pareti interne, interamente in pietra bianca, seguono la forma della pianta e sono
scandite da paraste corinzie scanalate trabeate.
Nelle pareti e nelle absidi si aprono piccole nicchie semicircolari, nelle pareti convesse si
aprono nicchie semicircolari più grandi e sopra di esse dei palchetti con balaustre dorate.
L’intradosso della cupola segue anch’esso la forma della pianta, ospita sei finestre
rettangolari con timpani spezzati ed è ornato da stelle in rilievo alternatamente a 8 o a 6
punte e, in corrispondenza dei vertici, da costoloni.
La cupola culmina in un oculo circondato da serafini in rilievo dal quale entra la luce
proveniente dalla lanterna.
All’esterno la facciata ad arco di cerchio riprende i loggiati: i primi due registri sono costituiti
da cinque arcate a tutto sesto ognuno che ospitano finestre centinate, scandite da paraste
tuscaniche al primo registro e ioniche al secondo. Il portale della chiesa è inserito nell’arcata
centrale del primo registro.
Il terzo registro è un attico con quattro rosoncini.
Il tiburio, scandito da paraste corinzie, segue la pianta e si conclude con delle gradinate che
coprono la cupola e dei contrafforti radiali ad arco rovescio.
La lanterna è concavo-convessa grazie all’alternarsi di nicchie semicircolari e colonnine
binate ed è coronata da un’elica che si restringe verso l’alto e sorregge dei sottili archetti
metallici, che a loro volta sostengono un globo con una croce.
Sono caratteristiche del Borromini gli angoli smussati, l’alternanza di concavità e convessità,
la pianta di forma non ortodossa ottenuta dall’intersezione di forme più semplici e il
virtuosismo evidente nell’elica della lanterna.