Sei sulla pagina 1di 14

San Vitale

Viene costruita da Giuliano Argentario, un personaggio citato dalle fonti,


probabilmente governatore della città, promotore su mandato di Giustiniano
della costruzione insieme al vescovo di allora; iniziata nel 525, quando ancora
era vivente Teodorico, la chiesa viene completata nel 547, quando ormai
Ravenna si trova sotto il dominio bizantino da almeno sette anni. L’immagine di
questa pianta evoca immediatamente le chiese costantipolitane, in particolare
San Sergio e Bacco, per la forma planimetrica ottagonale; era interesse da
parte della corte bizantina di Giustiniano introdurre la cultura orientale in
occidente. L’aspetto importante di questo edificio è quello che pur partendo da
premesse giustinianee, in realtà modifica gli elementi formali realizzando un
sistema spaziale più vicino alle chiese occidentali, sopratutto San Lorenzo a
Milano; che pur facendo riferimento a temi orientali, li nega utilizzando materiali
possenti come le strutture murarie, a differenza dell’oriente che lega gli ambienti
attraverso effetti cromatici. Come abbiamo detto quello orientale è volto a
creare un’architettura illusoria e per la stesura dei materiali favorisce la fluidità
di un’ambiente dentro l’altro (poiché gli spigoli non sono perfettamente marcati
ma scivolano l’uno dentro l’altro), creando una mobilità che impedisce di
leggere la struttura.
In San Lorenzo pur essendo complessa per via della sovrapposizione delle
arcate (sia al piano terra che al piano superiore) si mantiene chiarissima il
funzionamento della struttura, questo in virtù del fatto che il materiale utilizzato
è lasciato libero da ogni sovrapposizione decorativa. Lo stesso avviene a San
Vitale, la quale più che essere legata al modello orientale si avvicina
maggiormente a quello occidentale rappresentato da San Lorenzo. La chiesa
pur avendo un modulo orientale traduce il disegno della pianta in alzato con una
spazialità occidentale, questo per indicare che non bisogna giudicare un’edificio
dalla pianta.
Attualmente vediamo la chiesa con alcune modifiche, superato l’atrio si arriva
all’ingresso e si trova di fronte ad una parete continua, questo perché l’ottagono
che forma il perimetro della chiesa non poggia uno dei sui lati alla parete
dell’ingresso ma con uno degli spigoli, creando dei triangoli laterali che si
presentano articolato nella copertura a fiancate da due torri. L’atrio che abbiamo
attraversato è un classico nartece a forcipe (come quello della basilica di
Massenzio), la particolare forma determina il fatto che non può esistere un
rapporto diretto con l’altare (cosa che avveniva nelle altre chiese dello stesso
periodo), infatti il visitatore deve procedere prima attraversando la porta nello
spazio triangolare, da cui gode di una visione che non è ancora diretta verso
l’altare in quanto viene colpito da un ventaglio di prospettive molto variegato
che gli si presentano dinnanzi; ha per questo un’impressione di disorientamento
(sopratutto dal punto di vista costruttivo), comincia ad avere una percezione più
chiara quando giunge in corrispondenza dell’esedra, dove ha una visione
assiale dell’edificio. Quindi quello che prima era un movimento immediato e
cinetico, viene invece rallentato attraverso questi percorsi che trasformano la
percezione dello spazio da unitario (che segue un’unica direzione), in
un’immagine di spazi dinamici. Spazi dinamici che aumentano il peso della
struttura, che diventa ancora maggiore quando il visitatore si dirige verso
l’altare, perché quando si trova al centro viene risucchiato verso l’alto dalla
notevole altezza e il suo sguardo si volge tutto intorno ed è attratto dalle arcate
del piano terra e del piano superiore, ancora una sensazione di smarrimento
che non gli consente di avere chiara tutta la struttura ed è colpito dal fatto che
non vede dal basso con tutta chiarezza il sistema strutturale dal piano
superiore. Il visitatore ha bisogno di un momento di riflessione, dopo inizia a
ragionare e vedendo la struttura nella sua logica lineare ne immagina la
prosecuzione ed riesce a ricreare la logica strutturale dell’edificio; fenomeno
che non avviene nelle chiese orientali (poiché gli spigoli nelle chiese bizantine
non esistono, i colori tendono a favorire una visione continua, appiattendo tutte
le forme). Questo è un momento decisivo che si verifica sia in oriente che in
occidente, le chiese orientali si ispireranno a San Vitale cristallizzando queste
forma, le altre continuano un filone autonomo nel senso delle masse.
In sintesi in quest’edificio c’è un tema legato maggiormente all’oriente che è
quello di iniziale smarrimento, ma il modo con cui s risolve questo smarrimento
è diverso, nel primo caso lo smarrimento rientra nella logica di comprensione
dell’intera struttura (ottenuta attraverso l’esaltazione dei singoli volumi, percepiti
attraverso la netta distinzione di un’elemento dall’altro), nel caso orientale
questo non avviene ed il fedele esce senza avere chiara l’idea della struttura. I
mezzi con cui si ottengono queste due soluzioni sono diversi, in particolare
l‘utilizzo di superfici scabre nel caso di San Vitale e pareti mosaicate o
marmoree del caso orientale (per questo è importantissima la luce).
Questo edificio ed in particolare la sua definizione spaziale, verra continuato
nella chiesa di Aquisgrana di Carlo Magno, che porta a maturazione questo
modello cercando però di evidenziare immediatamente la chiarezza della
struttura (senza passare per il momento di smarrimento), questo è ottenuto
attraverso la costruzione di un’edificio simmetrico, questo è intenzionale perché
punto di partenza era quello di creare un’architettura illusionistica.
Nell’architettura carolingia questo viene superato, in quanto si vuole chiarezza
immediata dello spazio. Vengono creati dei volumi in maniera gerarchica, è una
sorta di dosaggio proporzionale che si cerca di stabilire tra le parti che
compongono l’architettura.

Iglesia San Vital de Rávena. La iglesia de San Vital de Rávena, es un templo importante y gran
exponente del arte bizantino, que se reformó por deseo del emperador Justiniano. El supervisor
de la obra fue el arzobispo Maximiano. Cuenta con una decoración musivaria. Los mosaicos
que posee exhiben de la mejor manera el arte figurativo bizantino. Esta iglesia cuenta con
mayor carácter ascensional, producto del esbelto tambor que soporta la cúpula. No se sabe
quien fue su arquitecto La entrada al templo es a través de un nártex, el cual accede a una sala
de oración, cuya planta se encuentra expuesta de forma central, la cual tiene un doble anillo
octogonal, conformado por deambulatorio, soportadas por pilastras. El oratorio se encuentra
cubierto por una cúpula semiesférica, entornada de 2 órdenes superpuestos de miradores que
tiene triple arcada. En el fondo se encuentra el presbiterio, el cual posee una parte cubierta por
una bóveda de arista. A los lados se encuentran dos estancias. Con el respeto a la tradición
eclesiástica antigua, se ha colocado y representado elementos en la edificación, exponiendo
mucho de los hechos históricos, de forma simbólica en los mosaicos. El nártex tiene dos
puertas, antiguamente destinada una para el hombre y otra para la mujer, esto es debido a la
separación de género que se exigía en estos recintos antiguamente. La alta jerarquía era
colocada en los palcos que se encontraban en la tribuna. En la planta principal se ubicaban a
los hombres. El interior de este templo es sobrio y volumétrico. Los materiales utilizados en
esta construcción fueron totalmente ligeros y resistentes, dentro de los cuales se encontraban
ladrillos macizos reforzados por arbotantes, conjuntamente con lesenas y arcos de descarga,
concentrados en el muro. La cúpula oculta el cimborrio octagonal, el cual se aligera a través de
caños concéntricos de terracota. La decoración interior cuenta con mármoles veteados,
antepechos, columnas y capiteles. Otros elementos que se encuentran en la decoración son los
frescos los mosaicos, con mucho contrastes de color y luz. Parcialmente la decoración está un
poco dañada, aunque hay otros espacios que se conservan en estado original. Cuenta con
zonas altas de bóvedas, centradas y con arcos, sobre todo el triunfal, una de las
particularidades de la decoración es que es sumamente naturalista. En el año 1996, este
espectacular templo, que guarda en toda su construcción historias de muchos personajes
importantes para la iglesia como para la humanidad, fue declarado Patrimonio de la Humanidad
por la UNESCO, y conjuntamente a este se nombraron otros 7 recintos monumentales,
culturales, históricos que se encuentran a su alrededor.

Fuente: http://www.arqhys.com/articulos/iglesia-san-vital.html

San Vital de Rávena (526) también tiene una cúpula sobre ocho pilares, sobre una base octogonal.
Está formada por dos octógonos, uno inscrito dentro de otro. El octógono central con pilares se
extiende hasta el deambulatorio mediante siete nichos formados por columnas. Tiene un gran
presbiterio en el octógono interior, formado por dos partes: tramo recto que ocupa la anchura del
deambulatorio y remate en exedra. La iglesia presenta un atrio y un nártex, que está unido al
deambulatorio a través de un ángulo del octógono y crea unos torreones y unos espacios
triangulares con el fin de unir el nártex con el deambulatorio. Hacen que el acceso sea
especialmente original. El aligeramiento de la cúpula mediante vasijas de arcilla permitió reducir la
carga sobre columnas y muros, creando un edificio enormemente elegante. Es de planta
centralizada y exteriores sencillos, posee en sus muros dos mosaicos situados frente a frente que
representan al emperador Justiniano y su esposa Teodora con sus respectivos séquitos. La iglesia
de San Vital de Rávena se convirtió en la iglesia Imperial del territorio del Imperio Romano
Occidental. Se termina entre los años 546 - 548. Está hecha de ladrillo. Es una iglesia de planta
centralizada. Es semejante, por tanto, a la de los Santos Sergio y Baco.

2.- LA CONSTRUCCIÓN DE SAN VITAL, EN RÁVENA.


Cuando San Vital de Rávena estaba ya a punto de terminarse,
Justiniano que había emprendido la reconquista del viejo Imperio
Romano de Occidente, envió a Belisario a Italia, quien tomó
Rávena el año 540 y la incorporó a Bizancio. Se constituyó
entonces el conocido exarcado o federación de colonias
italobizantinas, erigiéndose Rávena como la capital del mismo.
Durante este período, que duró hasta el año 754, esta ciudad
tomó una importancia y esplendor superior a la de cualquier otra
ciudad del Imperio, a excepción de Constantinopla.

San Vital debió iniciar su construcción al declinar el año 526 y no


se finalizó y consagró, por el Emperador, hasta el año 547,
tiempo del obispo Maximiano. Para esta fecha ya se habían
construido en Rávena el Baptisterio de los Ortodoxos, el
Mausoleo de Gala Placidia e incluso las iglesias de San Apolinar
Nuevo y San Apolinar in Classe, que hemos estudiado en
capítulos anteriores.

San Vital de Rávena se tiene como el segundo edificio más


representativo de la época de Justiniano y desde el punto de
vista de la construcción, nosotros lo situaremos en este mismo lugar, pues ningún otro edificio
encierra mayor innovación constructiva y estructural que Santa Sofía, aunque bien podríamos
imaginarnos a San Vital de Rávena como el edificio ideal desde la óptica de la "ejecución
constructiva". No obstante, desde nuestra posición de la crítica constructiva aún comentaremos,
en su momento, arbitrariedades encontradas en la construcción de las bóvedas del ambulatorio
de esta magnífica iglesia.

La planta de San Vital de Rávena como la de los Santos Sergio y Baco, iglesia a la que
reiteradamente iremos refiriéndonos, se encaja en la tipología de las iglesias de doble casco y es
la primera iglesia, de esta traza, que se construyó en esta ciudad. Un casco interior octagonal, de
mayor altura, queda ahora envuelto por un segundo octógono concéntrico, de lados paralelos y
de menor altura que el anterior. El espacio central se expande mediante exedras circulares, muy
permeables, tanto en el ambulatorio de la planta baja como en el matroneo o tribuna de la planta
alta, lográndose la perfecta integración entre ambos cascos. Sobre uno de sus ejes se emplaza el
ábside poligonal, precedido por un cuerpo rectangular en el que se localiza el santuario o
presbiterio. El ábside se flanquea por escaleras y capillas
circulares que, simétricamente, se manifiestan al exterior.

La perfección del trazado de esta planta impone una mayor


serenidad que la que hemos visto en la de los Santos Sergio y
Baco, sin embargo este efecto de reposo está debilitado por la
asimétrica colocación del nártex. Este, está colocado con un raro
ángulo, el cual nunca ha sido convincentemente explicado. El
atrio, que ya no existe, puedo haber sido paralelo a la calle que
recorrió la misma dirección del ángulo con el que el nártex está
situado. Pero evidentemente girar el octógono hasta que el eje del nártex coincidiera con el del
ábside, no supondría gran inconveniente. También se ha sugerido que el ángulo del nártex
pudiera haber pretendido forzar a los visitantes a reorientarse y plantearse, a ellos mismos, como
entraron en el edificio y como habían llegado hasta el espacio principal y, de ese modo, poder
experimentar la transición del mundo material de afuera, al mundo interior y espiritual de la
iglesia.

De San Vital de Rávena, en un texto inglés se recogen


algunos comentarios en torno a la construcción de esta iglesia,
con referencias de varios autores, uno de los cuales afirma: "su
proyecto primitivo era con el que se levantó la iglesia de los
Santos Sergio y Baco...", y refiriéndose siempre a San Vital,
añade: "...antes de empezar su construcción se realizó, en un solar apartado, en Constantinopla
una iglesia dedicada a dichos Santos bajo un diseño preparatorio y tosco para la iglesia posterior,
en el que las sugerencias del plano anterior se desarrolló a su completo potencial antes de
empezar."

También se dice de esta iglesia de Rávena que su proyecto debió elaborarse en Constantinopla y
que, fuera de ella, es el edificio que mejor representa las técnicas constructivas de la capital. Y
aunque es cierto que constituye una de las mejores construcciones que, arquitectónicamente,
vincula la arquitectura de Constantinopla a la de las provincias y que históricamente representa
una de las piezas claves de la Arquitectura Bizantina, no puede admitirse como cierta la citada
afirmación en relación con las tecnologías constructivas.

Arquitectura
La Iglesia de San Vital presenta una planta centralizada octagonal, con una cúpula sostenida
por trompas y construida con la técnica occidental que consiste en incrustar restos cerámicos
en lechos de cemento, con lo cual el peso se aligera. La principal novedad es la dominante
verticalizadora, y por ende ascendente, que se ha querido otorgar al espacio, acentuando de
esta manera la altura de los ocho pilares que actúan como soporte de la cúpula a la vez que
interponen un tambor entre el cuerpo de ésta y la línea de pechinas. Entre los pilares hay ocho
exedras con tribunas y la iglesia está rodeada por un octágono que alberga una nave con
deambulatorio. Tanto en el piso inferior como en el exterior, el muro abre arcos de medio punto
sobre columnas con una rica serie de capiteles muy característicos ya que tienen la forma de
un tronco de pirámide invertida (cimacio).

La iglesia vista desde dentro y fuera da la apariencia de encontrarse en constante movimiento y


esto se ve reforzado con el hecho de que con la única excepción del lado que conduce al
púlpito, todos los lados del espacio abren a las ábsides.
San Vitale fue edificado con ladrillos rectangulares y esbeltos, parecidos a los utilizados en
Constantinopla, las columnas de mármol y los capiteles, fueron importados de talleres de
Prócida (Municipio italiano de la provincia de Nápoles – Región de Campania). (GHA, 1998;
Watkin, 2001)

IGLESIA DE SAN VITAL EN RÁVENA. SIGLO VI DC.


Esta ciudad de la costa del Adriático adquiere importancia con
el traslado a ella de la corte imperial en la época del
emperador Honorio, hijo de Teodosio. Es la segunda capital
del mundo bizantino durante el siglo VI y su ciudad más
importante en la parte occidental. Durante el siglo VI, se da el
mejor conjunto de edificios bizantinos; esta época es
considerada como el Siglo de Oro de dicha arquitectura: San
Apolinar in classe, San Apolinar il nuevo y San Vital.
Junto con Sana Sofía de Constantinopla, aunque a gran
distancia, San Vital es el monumento más logrado de la época
de Justiniano.
Las relaciones entre San Vital y la iglesia de Constantinopla
de los Santos Sergio y Baco parecen evidentes. El mismo
espacio octogonal, con exedras caladas, presidido por
la cúpula y el mismo deambulatorio anular constituyen en
ambos casos el esquema planimétrico.
-La planta: planta central, octogonal, que está precedida de
un nártex y un atrio, aunque este último hoy día no existe. El
nártex se alarga por dos lados del octógono. Tras los dos
lados del octógono y el límite del nártex o pórtico se
configuran dos espacios triangulares a cuyos lados se apoyan
las dos torres escaleras, que servirán para acceder tanto a la
parte superior del pórtico como a la tribuna de la parte
superior. Las caras exteriores del octógono están partidas por
pilastras.
Profundo presbiterio y ábside que le continúa. A ambos lados
del ábside se sitúan dos pequeños espacios rectangulares que
comunican con dos pequeñas capillas circulares, que, a su
vez, rematan en otros espacios rectangulares.
En realidad se trata de un espacio interior único, sabiamente
organizado con la ayuda de apoyos, pilares y columnas, entre
la sala central octogonal y el deambulatorio. Unos amplios
vanos abiertos aseguran la comunicación entre estas dos
partes del edificio.
-El alzado: la forma geométrica de la planta condiciona toda
la estructura del edificio. El vértice de la cúpula y los
correspondientes puntos externos sobre la planta configuran
un triángulo equilátero. Esta forma, además de la referencia
simbólica a la Trinidad, condiciona todo el plan del alzado. Se
trata de algo totalmente nuevo y desconocido en que se
conjugan las novedades de Oriente y Occidente.
La cúpula se eleva a gran altura, sobre un tambor octogonal,
posibilitado porque el material empleado para su construcción
no fue el ladrillo, sino tubos huecos de tejas enchufadas en
hileras horizontales, que evitan el excesivo peso. Así se
permitía elevar y cubrir grandes espacios sin el problema de
los empujes derivados de materiales más pesados.
Bajo el tambor, el cuerpo del edificio se ensancha en otro
octógono, salvándose esta distancia, al exterior, por un
tejado que arranca del nivel de ventanas del tambor. En el
interior, bajo la corona octogonal de la que arranca el tambor,
ocho grandes pilares se prolongan hasta el suelo.
Estos pilares culminan en unos arcos de medio punto que
ocupan los lados del polígono y los entrelazan entre sí. Entre
los pilares, dos pisos de tres arcos de medio punto, apoyados
en dos columnas con basas escalonadas
y cimacio sobre capitel, van girando, cerrando, enmarcando
dichos espacios, creando unas exedras que, como anillos,
configuran este espacio central.
Entre estos apoyos y el muro se crea otro espacio, que, a su
vez, se divide en dos pisos: el inferior o deambulatorio y el
superior o tribuna. La cubierta se realiza a base de
unas bóvedas de arista en cada lado del octógono. A través
de las arcadas, se comunican los dos espacios del interior de
la iglesia, siendo uno la continuación del toro, y creando un
espacio único.
Uno de los lados del octógono exterior e interior se
interrumpe para dar lugar al presbiterio, rectangular que
cierra en un ábside. Se accede al presbiterio a través de un
gran arco y se cierra con el ábside. El presbiterio está
cubierto con una espléndida bóveda. Este ábside está
formado por un espacio semicircular, como un gran arco de
triunfo inscrito en una bóveda de cuarto de esfera, en el que
se abre un triple ventanal. Un muro prolonga este espacio
semicircular, en el que también se abre un triple ventanal,
separado por dos columnas.
-Los materiales: el ladrillo constituye el elemento básico de la
construcción y representa la tradición central de la
arquitectura bizantina. Los arcos, las bóvedas y cúpulas se
construían exclusivamente de ladrillos; también utilizaban
hiladas de mortero. Después eran recubiertos en algunas
zonas por mármoles y una rica decoración.
-Los vanos: los muros del octógono se interrumpen para dar
cabida a una serie de ventanas que dan una gran luminosidad
en el interior del edificio. Existen dos hileras de ventanas,
superpuestas, alrededor del gran octógono exterior,
correspondiendo seis, tres sobre tres, en cada uno de los
lados, excepto en el que están colocados el presbiterio y
el ábside.
Cada octógono está dividido en tres franjas verticales
formadas entre dos pilastras de escaso resalte y otras dos
más gruesas en los ángulos. Una cornisa horizontal, a su vez,
marca, divide y diferencia claramente los dos pisos. En cada
uno de estos seis espacios del octógono, como en una malla,
se sitúa una ventana con arco de medio punto, haciendo que
el muro quede aligerado y dé una sensación de gran
equilibrio.
Rematando el octógono, se superpone otro de menores
dimensiones sobre el que cierra una cúpula. En este segundo
cuerpo, que funciona como un tambor, se abren también ocho
grandes ventanales, uno en cada lado, que dan una gran
ligereza a la cúpula y aumentan el sentido de la verticalidad
tanto en el exterior como en el interior de la iglesia.
-Elementos de soporte y descarga: Los constructores del
edificio de San Vital conjugaron tan hábilmente todo el
sistema de carga y contrarrestos con un sistema tan
admirable como pocas veces se ha conseguido en la historia
de la arquitectura. La solidez y la ligereza forman una síntesis
admirable, y sin duda la herencia oriental está presente.
Los empujes generados por la cúpula son recibidos por
el tambor octogonal. Los pilares y columnas del interior, así
como el propio muro exterior ayudado por las pilastras, que
funcionan como contrafuertes son elementos claves en el
sistema. Pero las propias bóvedas de la tribuna, y
deambulatorio a la vez que generan empujes, sirven de
contrarresto.
Por otra parte, en la zona del ábside, puede también
observarse el escalonamiento descendente de los empujes
desde la cúpula hasta el suelo, a través de una perfecta
articulación a semejanza de la iglesia de Santa Sofía: cúpula-
muro del tambor-bóveda de la tribuna-muro del octógono-
ábside-capillas absidiales-zonas rectangulares-suelo.

-Valoración estética:
-Desde el exterior: Simplicidad y claridad arquitectónica.;
Concatenación armónica del muro y el vano, del vacío y el
lleno; ritmo conseguido a base de la repetición de un módulo;
equilibrio de lo horizontal y vertical, compensándolo
mutuamente los listones verticales de las pilastras y las
cornisas del tejado y de entre pisos; perfecta articulación de
los volúmenes del conjunto absidal.
-Desde el punto de vista del interior: Máxima sugestión
provocada por el giro de las pilastras y columnas,
revestimiento de los preciosos mármoles, los delicados
trabajos de los capiteles y los riquísimos mosaicos; intención
espacial consistente en dilatar el octógono, negar su forma
cerrada geométrica, ampliar indefinidamente el espacio;
eliminación de toda sensación de peso y de sostén,
convirtiéndose en algo sutil y casi inmaterial; ordenación
rítmica y a la vez dinámica; predominio de la verticalidad y
ascensionalidad, conseguido, tanto por unos esbeltos pilares,
como por la cúpula que corona el espacio sobre las ventanas
del tambor; el presbiterio no hace sino enriquecer los puntos
de vista y convertirse en un elemento de fuga que dinamiza
más todo el conjunto; en definitiva, el interior contrasta
enormemente con la austeridad del exterior.

1. La primera es una planta octogonal centralizada. El octógono exterior está cubierto por
bóvedas de arista mientras que el octógono interior está cubierto por una cúpula. La
estructura en sí es igual que Santa Sofía, donde las naves laterales están cubiertas con
bóvedas de arista mientras la nace central está cubierta con la gran cúpula nervada. No es
una forma arquitectónica que se repetirá en el futuro (salvo en Italia en los baptisterios,
construcción exenta o separada de la Iglesia para albergar la pila bautismal). Sin embargo,
ese octógono exterior que rodea la zona central de culto inspirará a los constructores de
iglesias de peregrinación de la Edad Media para construir los deambulatorios o pasillo/naves
que rodean el altar y que permiten adorar a las reliquias del templo sin interrumpir las
ceremonias religiosas.
Que se cubran las laterales con arista y con una bóveda compleja la nave central también
será forma común en casi todas las iglesias de la Edad Media. esto es heredado de la forma de
cubrir de las basílicas romanas o salas de justicia.
2. San Vital tiene dos plantas, es decir, una planta baja y una tribuna o planta alta. Esto se
realizó por necesidades del culto cristiano inicial, donde según tu sexo y categoría social
tenías más o menos acceso al acto litúrgico. Este rasgo orientalizante (tras el Concilio de
Nicea y de Éfeso se establecieron reglas claras de doctrina y liturgia) desaparecerá de la
iglesia occidental durante la Edad Media pero la solución arquitectónica pervivirá por su
utilidad.
En las futuras iglesias de peregrinación se construirá una tribuna o nave alta para desahogar
las naves bajas y apoyarlas en la recepción de peregrinos. Constructivamente, permite
reforzar el entramado de muros y pilares y con su bóvedas favorecerá el trasvase de los
esfuerzos de una nave central abovedada hacia las paredes y los contrafuertes exteriores.

3. Para sujetar la cúpula principal y el sistema de tribunas, los arquitectos bizantinos


comprendieron que los muros eran muy necesarios. Pero unos muros gruesos, capaces de
soportar tanto peso, no permitirían la apertura de ventanas y la iglesia quedaría en una
perpetua penumbra. Aligerar el muro significaría la posibilidad cierta de derrumbe por los
pesos y esfuerzos. La solución fue la construcción de algo que ya se había visto en algunos
edificios de Roma, sobre todo, en las insulas o casas baratas: contrafuertes exteriores que se
unían al muro por un arco llamado arbotante. Una solución ingeniosa que luego el románico
normando del siglo XI y el gótico de los siglos XIII al XV popularizarán como forma
constructiva.
4. La cúpula semiesférica, de construcción semejante a Santa Sofia (materiales muy ligeros)
tiene una novedad que la Edad media elevará a la categoría de uso común. A diferencia de
Panteón de Roma o Santa Sofia de Constantinopla (las dos grandes cúpulas conservadas de la
antigüedad romana) donde las dos construcciones están abiertas al exterior, San Vital protege
la estructura de la cúpula con una construcción octogonal que evita su deterioro por las
inclemencias metereológicas y que además refuerza su situación pues ayuda a mantenerla. Es
un cimborrio.
5. San Vital tiene un nartex de entrada o nave transversal a la Iglesia por donde se accede a
ella. esto se crea para dar albergue a los catecúmenos, personas que no están aun
bautizadas. Pero también permite la distribución de los fieles hacia la nave central y hacia
unas escaleras laterales que están dentro de unas torres circulares. Por esas escaleras se
accede a la tribuna superior. es una solución elegante que además permite ayudar a sostener
las bóvedas de esa sección. En la Edad Media, este nartex o pórtico flanqueado por dos torres
se convertirá en la fachada típica de la mayoría de las iglesias.

Un enlace a su magnífico programa iconográfico musivario

Potrebbero piacerti anche