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Walter Marzilli

SEDES SAPIENTIAE, ROMA

Pro memoria per gli studenti

1. Distinzione tra Musica Religiosa-Sacra-Liturgica.

2. Contrasti tra liturgisti e musicisti.

3. Bugnini e le assemblee tedesche.

4. Giovanni Paolo II e la Musica Sacra.

5. Superamento del concetto di sacro e profano.

6. La questione dell’inculturazione.

7. Le esigenze del mondo giovanile.

8. Altare capovolto: tra le consuetudini.

9. Concilio inserito sulla scia dei fermenti sociali del ’68.

10. Il problema di fondo: la musica nei seminari.

11. Fine della Musica Sacra.

Documenti:
Instructio De Musica Sacra et Sacra Liturgia 1958
Cap. VI Sacrosanctum Concilium
Istruzione della Congregazione dei Seminari del 25 dicembre 1965
Instructio Musicam Sacram 1967
Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI sulla Messa per i Giovani, 24 febbraio 1970
Messaggio di Paolo VI per il XX Congresso AISC, 27-30 settembre 1973
Paolo VI, Discorso alle religiose dell’AISC, 15 marzo 1974
Giovanni Paolo II, Lettera Dominicae Cenae a tutti i vescovi, 24 febbraio 1980
Sacra Congregazione per il Culto Divino 1987
Congregazione per il Culto Divino: La Liturgia romana e l’inculturazione, 25 gennaio 1994
Joseph Ratzinger, Cantate al Signore un canto nuovo, 1996
Congregazione per il Culto Divino, documento del 25 settembre 2000
Chirografo di Giovanni Paolo II 2003
Focolarini di Chiara Lubich, La vita in Cristo e nella Chiesa, 3/2004
Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007
IGMR-OGMR

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1) Distinzione tra Musica Religiosa-Sacra-Liturgica

Ciò che comunemente viene definita “musica di Chiesa” non è tutta uguale. Viene distinta in tre gruppi: Musica
religiosa, sacra, liturgica.

Musica Religiosa

 Sacra Congregazione per il Culto Divino (I concerti nelle chiese. 1987): “…si ispira al testo della Sacra
Scrittura o della Liturgia, o che richiama a Dio, alla Vergine Maria, ai Santi o alla Chiesa, può avere il
suo posto nella Chiesa, ma fuori delle celebrazioni liturgiche…”. Quindi in concerti spirituali, raduni ecc.

 Istruzione De Musica Sacra et Sacra Liturgia, 1958: “Non è ordinata al culto divino, e non è ammessa
nelle azioni liturgiche”

Forse adesso ognuno di noi sta pensando al proprio repertorio liturgico, ritenendo che non stiamo parlando
di noi e che questa proibizione non ci riguarda: ed è proprio così continuiamo a fare tutti da 40 anni, senza
risolvere niente…

Musica Sacra

 MS n° 4a: “Musica sacra è quella che, composta per la celebrazione del culto divino, è dotata di santità
e di bontà di forme.”

 Idem, 4b: “Comprende il Canto Gregoriano, la polifonia sacra antica e moderna nei suoi diversi generi,
la musica sacra per organo e altri strumenti legittimamente ammessi nella liturgia, e il canto popolare
sacro, cioè liturgico e religioso”

 SC 112: “Parte necessaria e integrante della liturgia”

 Idem: “Il fine della musica sacra è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”

 Giovanni Paolo II, 21 settembre 1980, piazza S. Pietro: “Non si può affermare che una musica diventi
sacra per il fatto e nel momento in cui venga inserita nella Liturgia… La musica destinata alla Liturgia
deve essere “sacra” per caratteristiche particolari, che la distinguano dalla musica destinata al
divertimento, l’evasione o alla religiosità largamente e genericamente intesa.”

Qualche sicurezza delle nostre comincia a vacillare…?

Musica Liturgica (successiva alla riforma del CVII).

Nasce il concetto di funzionalità liturgica. Prima della riforma ogni brano aveva una sua precisa
caratterizzazione a seconda del momento liturgico nel quale veniva cantato: all’offertorio si cantava un
mottetto in forma specifica di offertorio - 5 voci, carattere incisivo per rompere il torpore meditativo della
lunga omelia e indirizzare i fedeli verso l’apice della consacrazione: applicare anche adesso!

Requisiti attuali:

 Testo liturgico ufficiale o almeno approvato


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 Pertinenza con:

o il tempo liturgico (tempi forti obbligati e tempus per annum più libero)

 (Dov’è carità e amore si canta il giovedì santo…)

o e il rito. Questo mi deve preoccupare tutto l’anno: l’Alleluia è un’acclamazione decisa e


festosa, non può avere un carattere dismesso o di cantilena…

 Rispettare le rubriche (tra le letture ci vuole un salmo in forma antifonale; il gloria è un inno, quindi
senza ritornello…)

o Il Gloria di Lourdes va benissimo a Lourdes, a causa della particolare assemblea eterogenea, ma


nelle nostre parrocchie questa necessità decade…

 Dimensioni proporzionate e ben misurate (Introito con il celebrante, offertorio senza incenso corto,
segno della pace: non è previsto dalle rubriche!)

 Tutti i pontefici si sono tanto affannati a raccomandare la ricerca del bello nell’arte musicale della
Chiesa, quindi deve anche trattarsi di vera arte e bella.

Gerarchia discendente: liturgica è anche sacra e religiosa; sacra è anche religiosa; religiosa è solo religiosa.

Questo è il quadro di partenza, dal quale non dovremmo prescindere. E’ già molto impegnativo, perché
stabilisce dei confini che forse non conoscevamo…

2) Contrasti tra liturgisti e musicisti

a) Non è un fatto privato tra due correnti di pensiero; in ambito musicale ha influito tantissimo, e
continua a farlo.

i) Due ottiche contrapposte: estremizzando e semplificando si può dire che per i liturgisti: assemblea
canta tutto, per i musicisti: coro canta tutto

b) I contrasti emersero già durante i lavori dell’Instructio Musica Sacram del 1967, il documento
fortemente voluto da Paolo VI per l’applicazione pratica del cap. VI sulla musica sacra della SC. Nella
prima stesura i musicisti non furono chiamati!

i) 43 esperti, 9 pagine di annotazioni a matita del Papa, 12 revisioni. Sie ne occupano: il Papa,
Congregazione per la fede, Congr. dei Riti, Congr. per il culto divino, apposito consilium di esperti.
Tutto questo per solo 69 articoli, di cui molti brevissimi.

c) Questi i motivi principali di dissidio

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i) Natura della partecipazione del popolo actuosa participatio populi contrapposta ad attiva
partecipazione del popolo (Pars actuosa orationis di Cicerone: il momento più caloroso e avvolgente
dell’oratore…)

ii) Lingua da usarsi nelle celebrazioni cantate

(1) Liturgisti: via latino per la comprensione e partecipazione da parte dell’assemblea. Musicisti:
addio musica di qualità

(2) E’ un piacere sentire il Vangelo e le letture nelle lingue vive, ed era quello ciò che
raccomandavano i padri conciliari: far comprendere le letture. Per il resto:

(3) SC 36.1 L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini”;

(4) SC 54 Curino i pastori d’anime che, oltre in lingua volgare i fedeli sappiano recitare e cantare
insieme, anche in lingua latina, le parti dell’Ordinario della Messa che spettano ad essi“ 1

(5) MS 48: “…gli Ordinari del luogo giudichino dell’opportunità di conservare una o più Messe in
lingua latina, specialmente in canto…”

(6) IGMR al n° 19, quarto paragrafo: “…è opportuno che i fedeli sappiano cantare insieme, il lingua
latina, e nelle melodie più facili, almeno le parti dell’ordinario della messa, ma specialmente il
simbolo della fede e la preghiera del Signore (Padre nostro).”

Le lingue volgari erano ammesse nella liturgia, solo con il consenso dell’Ordinario del luogo. Tra lingua latina e
lingue vernacolari la situazione si è capovolta…

iii) Il tesoro della musica sacra e la sua conservazione

Le idee sono condensate in due motti latini: Conservare et Promovere; Nova et Vetera. Sarebbe come buttare
negli scantinati del Louvre la Gioconda solo perché è vecchia.

iv) Abolizione dei cori: Nei documenti è scritto fino alla noia di conservare i cori e favorirne la nascita,
proprio perché si capiva che erano in pericolo... La CEI demanda ai vescovi la decisione di quali
strumenti siano da accettare nella liturgia.

3) Bugnini e le assemblee tedesche

a) Bugnini, eminente liturgista, per quasi 20 anni fu a capo della Commissione liturgica che preparò il
Concilio Vat. II, e di quella che scrisse i documenti del concilio, e che poi guidò l’applicazione della
riforma liturgica. E’ sua la firma sul Messale Romano (e sul relativo IGMR): un Deus ex machina della
Chiesa di quel periodo….

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Si noti che lo stesso articolo è presente anche nell’Istruzione del 26 sett. 1964, art. 59, emanata dalla Sacra Congregazione
dei Riti riguardo l’ordinamento dei seminari, e in MS 47.
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i) Soggiornò in Germania: era una tappa obbligatoria nella formazione culturale del clero fino a
qualche decennio fa. Bugnini sognava di trasportare quell’esperienza al di fuori della Germania,
soprattutto in Italia. Ma in Italia ci sono cantanti, non cantori…

b) Bugnini fu sostenuto da Papa Paolo VI fino al 1975, ma quando le sue posizioni progressiste sulla
creatività liturgica assunsero contorni non più conciliabili fu spedito come nunzio apostolico in Iran.

4) Giovanni Paolo II e la Musica Sacra.

a) Al Pontificio Istituto di Musica Sacra confessò apertamente di non essere preparato in materia, e che
ascoltava con molta attenzione i consigli degli esperti. Però cantava volentieri, e l’ha fatto fino alla fine,
come suo messaggio e come esempio!!!

b) Nel delicato periodo post-conciliare del suo lungo pontificato, quando si sarebbe dovuto indirizzare e
guidare lo sviluppo totalmente incontrollato della musica sacra, che era spinto da un enorme fermento
sperimentale, forse è mancata una mano paterna e ferma che guidasse i passi dei musicisti…

5) Superamento del concetto di sacro e profano.

a) Secondo alcuni non esiste la differenza tra profano e sacro in musica. Solo in questo campo, per il resto
si continua a parlare di arredo sacro, architettura sacra, paramenti sacri, olio santo ecc. Precisamente
dicono che non esiste il profano, ma che tutto è sacro. Dal punto di vista filosofico equivale a dire che
niente è sacro…!

b) La stragrande maggioranza delle firme dei compositori dei repertori in uso attuale, sono di persone
appassionate che scrivono per diletto, senza i necessari studi. Conseguenza: abbassamento del livello
musicale.

i) I compositori si sono completamente allontanati dalla Chiesa perché sono spariti gli strumenti per i
quali abitualmente scrivevano: il coro e l’organo. Scrivere qualche breve ritornellino da affidare ad
un piccolo gruppo improvvisato o impreparato non è la massima aspirazione di ogni compositore.

c) Papa Paolo VI diceva invece (messaggio di Paolo VI per il XX Congresso AISC, 27-30 settembre 1973):
“Bisogna evitare ed impedire che siano ammesse nelle celebrazioni liturgiche forme musicali profane e,
in particolare, quel canto che, per uno stile troppo concitato, aggressivo, chiassoso, disturba la serena
pacatezza dell’azione liturgica e non può conciliarsi con i suoi fini spirituali e di santificazione. Bisogna
preservare i fedeli dall’offensiva del frastuono, del mal gusto e della desacralizzazione”

i) Un anno dopo aggiungeva (Discorso alle religiose dell’AISC, 15 marzo 1974): “Non tutto è valido,
non tutto è lecito, non tutto è buono. Altri testi e altre musiche che accontentino le moderne
esigenze, specialmente della gioventù, potranno essere utilizzati in altre occasioni di divagazione, di
incontri ecc. ”

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ii) Idem: “L’assunzione del profano ha ovviamente dei limiti. Non indistintamente tutto ciò che sta
fuori dal tempio (pro-fanum) è adatto a superarne la soglia”

iii) Parlava anche di Sensus Ecclesiae, quella sensibilità che deve indirizzare un parroco nella scelta dei
canti appropriati, e soprattutto degni, proprio in considerazione del senso del sacro, tanto caro a
tutti i pontefici.

d) Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI sulla Messa per i Giovani, 24 febbraio 1970, in pieno
periodo delle messe beat: “La dignità e la sacralità della celebrazione esigono che anche la musica sia
degna e sacra; musica che non si perda nel motivetto, nel ritmo concitato o in un chiassoso snobismo…
E’ doveroso ripeterlo, perché troppi abusi ci sono stati a riguardo, e con la scusa di rendere
musicalmente più viva e accetta ai giovani la liturgia, se ne è non di rado profanata l’espressione sacra,
quell’espressione che una lunga e nobile tradizione ha saputo affinare nell’arte più pura”

e) Giovanni Paolo II, in “La Cena del Signore”: “Il sacrum della Messa non ammette alcuna imitazione
profana, che diventerebbe una profanazione. Bisogna ricordarlo sempre, e soprattutto nel nostro
tempo, nel quale osserviamo la tendenza a cancellare la distinzione tra sacrum e profano, dissacrando
ogni cosa”

6) La questione dell’inculturazione.

a) All’inizio si chiamava adattamento, poi è sembrato più appropriato il termine inculturazione.

b) Argomento delicatissimo e poco chiaro: dietro alle proprie interpretazioni personali ognuno si trincera
per giustificare i suoi comportamenti in materia di scelte musicali e di repertorio.

c) I fraintendimenti scaturiscono dalla definizione complicata (Redemptoris missio n° 52): “Intima


trasformazione degli autentici valori culturali attraverso la loro integrazione nel Cristianesimo e il
radicamento del Cristianesimo nelle differenti culture”…

d) Congreg. per il Culto Divino: (La Liturgia romana e l’inculturazione, 25 gennaio 1994, n° 37): “Nessun
altro, assolutamente, anche se sacerdote, aggiunga, tolga o muti alcunché di sua iniziativa, in materia
liturgica. L’inculturazione non è dunque lasciata all’iniziativa personale dei celebranti, né all’iniziativa
collettiva dell’assemblea.”

e) In parole semplici si tratta del doveroso adattamento della Liturgia alle diverse culture con le quali la
Chiesa si è da sempre incontrata tramite l’evangelizzazione. Un frutto storico evidente sono le diverse
famiglie liturgiche orientali ed occidentali. Nel più piccolo panorama italiano, la Messa per i gruppi
particolari (1969), la Messa con i fanciulli (1973)…

i) Si tratta di un duplice movimento: da una parte la compenetrazione evangelica nei nuovi ambienti
socio-culturali, dall’altra l’assimilazione dei valori che sono compatibili con il Vangelo.

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ii) Nasce come una forma altissima di rispetto delle tradizioni e della cultura degli altri, all’atto
dell’inserimento della nostra.

f) Conclusione: siamo tutti fortemente convinti che è doveroso rispettare la cultura e le tradizioni di
qualunque popolo, ma non abbiamo nessuna considerazione del fatto che abbiamo lo stesso dovere
verso la nostra cultura e la nostra tradizione bimillenaria, soprattutto in ambito musicale… (è un
concetto di Benedetto XVI, allora Card. Ratzinger, La festa della fede, p. 100)

7) Le esigenze del mondo giovanile.

a) Il 25 aprile 1966, nell’Oratorio dei Padri Filippini a Roma, fu eseguita la Messa Ritmica di Marcello
Giombini, personaggio estraneo e totalmente sconosciuto nell’ambiente musicale. Da allora il rock e il
pop non sono più usciti dalle chiese.

i) In quella occasione anche la stampa laica si scandalizzò enormemente; adesso la coscienza critica si
è assopita, sopraffatta dalla consuetudine. Ma la consuetudine, anche dopo 40 anni, non è
diventata norma!

ii) Questo è un punto sul quale dovremmo riflettere: il pericolo di confondere la norma giuridica con
la consuetudine, e di erigere a norma ciò che invece è solo consuetudine.

b) L’assemblea è ammutolita e silenziosa, per fare spazio alle canzoni giovanili che non conosce, e che
sente lontane.

c) Fraintendimento dei Gen Rosso (Focolarini di Chiara Lubich, Loppiano); La vita in Cristo e nella Chiesa,
3/2004: “La canzone “Resta qui con noi” è nata come canzone per uno spettacolo e lì, quindi, è la sua
più giusta locazione. Non è giusto cantarla durante la Messa. E’ una canzone da concerto, ed è stata
scelta come inno della I Giornata Mondiale della Gioventù. Stessa sorte è toccata a “Servo per amore”,
composta come inno per un convegno, non è nata per la Messa. Purtroppo le nostre canzoni vengono
utilizzate nelle messe parrocchiali: noi abbiamo distinto molto nettamente…”

d) (SC 120): “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, il cui suono è in grado di
aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio
e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il
consenso della competente autorità ecclesiastica, purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano
adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli”.

e) E ancora (MS 63): “Gli strumenti che secondo il giudizio e l’uso comune sono propri della musica
profana, siano tenuti completamente al di fuori di ogni azione liturgica, e dai pii e sacri esercizi.”

f) Il Card. Ratzinger scrive (Cantate al Signore un canto nuovo, p. 138): “Il punto di partenza della Liturgia
- così ci viene detto - è il riunirsi di due o tre che stanno insieme nel nome di Cristo. Definizione
apparentemente innocua e tradizionale…, ma rivoluzionaria perché i due o tre sono messi ora in
opposizione nei confronti di una istituzione con ruoli istituzionalizzati e nei confronti di ogni programma
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codificato. Così tale definizione significa quanto segue: non è la Chiesa che precede il gruppo, bensì il
gruppo che precede la Chiesa.”

8) Altare capovolto: tra le consuetudini.

a) Il Papa attuale dice che non è scritto nel Concilio. Infatti è nell’Instructio Inter Oecumenici (1964) (della
commissione di Bugnini…), nella quale si parla solo della possibilità di girarci intorno per l’incensazione
e per la celebrazione versus populum. Ripresa esattamente nell’IGMR del 1969.

i) COMPLETAMENTE DIMENTICATA la “Interpretatio authentica” del Card. Lercaro, presidente della


commissione che redasse la Inter Oecumenici: “…per una liturgia vera e partecipe, non è necessario
che l’altare sia rivolto verso il popolo”

b) A chiarire definitivamente la situazione è intervenuta la stessa Congregazione per il Culto Divino in un


documento del 25 settembre 2000, nel quale si afferma definitivamente la non obbligatorietà di
celebrare verso il popolo. Ma non doveva esserci bisogno di questa precisazione, se si fossero letti
serenamente i documenti a proposito, che parlavano solo appunto di possibilità…

c) Ipoteticamente, ricapovolgere l’altare non significherebbe che il sacerdote volta le spalle all’assemblea,
ma che si unisce ai fedeli per guardare nella loro stessa direzione: verso l’Oriente, la Risurrezione!

i) La parola «orientarsi” deriva da questo. Non esiste “occidentizzarsi”!

ii) Esempio della basilica di S. Pietro, rivolta al contrario, verso Est…

d) Il coro è stato quindi fatto uscire dalla cantoria e dal coro ligneo, perché sarebbe rimasto solo…e da
allora ha cominciato a girovagare “senza fissa dimora” e, soprattutto, senza un ruolo preciso.

e) Nell’ambiente liturgico e teologico della Chiesa si comincia a diffondere l’idea di correggere


l’orientamento almeno durante la consacrazione, voltandosi TUTTI verso Oriente, cioè quando il
sacerdote si rivolge direttamente a Dio e non più al popolo (“PADRE veramente santo …”).

f) Quella di celebrare verso il popolo è una prassi derivata da una consuetudine diffusa, ma che non è
norma. Ci siamo soffermati su questo argomento perché è successo esattamente così anche nella
musica, dove la consuetudine e l’abitudine ad un certo repertorio sembra essere diventata una norma
imprescindibile.

9) Concilio inserito sulla scia dei fermenti sociali del ’68.

a) Tutto è cominciato con il Concilio Vaticano II (1962-1965). Il concilio è stato successivamente inserito
all’interno del fiume in piena dei movimenti culturali e sociali culminati nella “rivoluzione” del ’68, e i
documenti sono stati interpretati con la stessa chiave di lettura: riformatrice e distruttrice del passato.

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Con il risultato di attribuire ai documenti una forza distruttrice e devastante nei confronti di tutto ciò
che precedeva il concilio che forse non avevano, o almeno non con quella potenza distruttiva.

b) Si è arrivati a dire che occorre seguire “lo Spirito del Concilio”, non le parole scritte. Dopo tutti gli sforzi
che hanno fatto i Padri Conciliari per misurare e scegliere le parole più adatte…

i) Il Card. Ratzinger si scaglia duramente la mistificazione delle presunte “due anime del Concilio”
abbattendo duramente questa che lui giudica una falsità (Cantate al Signore un canto nuovo, pp.
138 e seguenti)

10) Il problema di fondo: la musica nei seminari

a) (SC 115): “Si curi molto la formazione e la pratica musicale nei seminari e nei noviziati dei religiosi”,

b) (Istruzione della Congregazione dei Seminari del 25 dicembre 1965, due anni dopo la Sacrosanctum
Concilium): “La musica sacra deve essere annoverata fra le materie indispensabili all’educazione dei
chierici ed è necessario che venga insegnata con metodi idonei e per un tempo sufficiente, a partire dai
primi anni di studio fino al corso teologico, sostenendo ogni anno un esame di musica sacra. Ogni
seminario deve perciò avere un professore di musica sacra, il quale è a tutti gli effetti membro del corpo
insegnante.”

c) E continua sullo stesso tono: “Tutti gli studenti di Teologia acquisiscano una sufficiente conoscenza
delle melodie gregoriane; l’esercizio frequente permetterà che fin dal seminario vengano apprese a
memoria le melodie dell’Ordinario della Messa.”

d) Musicam Sacram n°52 (già al punto 2 d IV): “Per conservare il patrimonio della ms “si curi molto la
formazione e la pratica nei seminari, nei noviziati e negli studentati dei religiosi e delle religiose”
citando tra le virgolette la SC 115.

e) Sparita la musica nei seminari: non c’è più. Nella chiesa in genere è affidata ai laici.

f) Questione centrale: i sacerdoti non hanno frequentazione musicale al di fuori della parrocchia.

i) Conoscono solo il repertorio musicale postconciliare (50 anni) e ignorano tutta la produzione
precedente, di 2000 anni;

ii) Non hanno sviluppato un gusto musicale;

iii) Non hanno la capacità di giudizio per distinguere i brani adatti da quelli che non lo sono;

iv) Si sono formati con l’idea che il canto e la musica non contano più niente (avete mai sentito il
vostro parroco cantare una benedizione, un saluto iniziale, un vangelo!?!);

v) Di conseguenza va bene tutto, anche i canti imparati ai campi scuola e trasportati dentro la liturgia.

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g) Esempio trascinante: sarebbe rappresentato dal celebrante che canta il momento più alto della Messa:
il Prefazio.

11) Fine della Musica Sacra (già al punto 1)

Tutti i documenti ecclesiastici affermano che il suo fine sia “la glorificazione di Dio e la santificazione dei fedeli”.
La prima si ottiene anche con la pochezza dei nostri mezzi umani, ma la seconda…?

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