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Le chiese rupestri della Sicilia centro meridionale.

Caratteri generali

Vittorio G. Rizzone – Anna M. Sammito

Nel tentativo di tracciare uno sviluppo delle condizionata da preesistenze (tombe a grotticella
chiese rupestri siciliane del Val di Noto dalle ori- artificiale pre- e protostoriche, ipogei funerari tar-
gini alla più tarda tradizione grottale (Rizzone – doantichi, cisterne, etc…) o dalle caratteristiche
Sammito 2011; Rizzone – Sammito 2008), è stato geomorfologiche del banco di roccia in cui sono
messo in evidenza come un fondamentale ele- state scavate…
mento di discrimine cronologico sia dato dalla In questo contesto occorre considerare la grot-
presenza del templon – la barriera architettonica ta di Sant’Angelo a Sant’Angelo Muxaro (fig. 1),
che separa l’aula dal santuario (Dell’Aquila – Mes- di cui è nota la straordinaria necropoli pre- e
sina 1989; Caprara – Dell’Aquila 2008) –, che viene protostorica con tombe a tholos, la più grande
adottato in ambito egeo nel corso del X secolo e delle quali venne adattata per il culto (Tomasello
che nel corso dell’XI e XII secolo viene recepito in 1997: 47-53; Messina 2001: 43). Essa consta di due
ambito occidentale, in Italia meridionale e in Si- ampie camere tholoidi a pianta subcircolare. La
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cilia, evidentemente dopo la conquista norman- camera esterna, con ingresso a Est, ha un diame-
na dell’Isola e, in particolare, nelle nuove chiese tro di m 8,50; quella interna ha un diametro di m
realizzate in connessione con il processo di ricri- 5,70. La più grande venne trasformata in chiesa:
stianizzazione (Rizzone – Sammito 2011: 148-152, il settore Nord, davanti all’ingresso della camera
162, “gruppo B”). Esso costituisce un terminus interna, venne isolato con una parete di legno, di
ante quem per alcune chiese ad impianto basi- cui restano gli scassi per gli alloggiamenti delle
licale (gruppo A: Rizzone – Sammito 2011: 147- travi e dei pali nel piano di calpestio e alle pare-
148, 152 e 162) che ne sono prive, quali la basilica ti: tale parete lignea, in funzione di iconostasi, è
del palazzo Platamone a Rosolini, quella di San dovuta al rito greco dei coloni albanesi che nel
Marco del casale Cardinale e la chiesa di perio- 1506 popolarono il paese. Si tratta, pertanto, di
do iconoclasta di San Pietro di Buscemi (Fioril- un tardo esempio di chiesa rupestre di rito greco.
la – Rizzone – Sammito 2015; Rizzone, in c.d.s.). Tardiva è anche la titolatura, a Sant’Angelo da Ge-
D’altro canto, si pone il problema di altre chiese rusalemme (Morabito 1961), il santo carmelitano
(gruppo C: cripte di Stafenna, di Bibbinello…), in ucciso a Licata nel 1225, il cui culto fu approvato
genere mononave, concluse da un’abside, per tra il 1456 e il 1464, e, che, secondo la tradizione,
lo più canonicamente orientate, che adottano un sarebbe vissuto proprio in questa grotta non lon-
templon in legno o in tecnica mista in muratura tana dal paese di Muxaro, dopo averne cacciato i
e legno (Rizzone – Sammito 2011: 152-154, 162): demoni (su tale topos Rizzone 2013: 148).
anche per esse si può pensare ad una loro pre- Più antiche sono le chiese di San Catal-
esistenza alla conquista musulmana, ma non, è do presso Licata e di Santa Maria della Pietà
naturalmente esclusa che tale soluzione sia stata a Caltabellotta che appartengono a un altro
raggruppamento (gruppo “E”), caratterizzato Da questo si poteva accedere a un ambiente di
dall’ingresso non in asse con la navata e l’ab- servizio posto all’estremità Nord/Est, o, dalla par-
side, ma aperto in una delle pareti laterali, in te opposta all’aula, consentendo un accesso in
genere in quella a sinistra dell’abside. L’altare è prossimità del fondo. L’aula presenta il soffitto, di-
del tipo alla latina, addossato cioè alla parete, versamente da quello del nartece, a doppio spio-
e in genere canonicamente orientato (Rizzone – vente, ma in asse con l’ingresso, rilevato da una
Sammito 2011: 154-157, 162). modanatura che corre al colmo della parete. A
Tali caratteristiche delle aperture laterali, e sinistra si trova l’altare canonicamente orientato
dell’altare benché non in asse con l’ingresso, e a Nord/Est, in gran parte demolito per ricavare in
tuttavia rispettoso dell’orientamento canonico, questa zona dell’ingrottamento una mangiatoia;
sono già presenti in chiese di rito greco realizza- di esso rimane il basamento con due gradini. Al di
te nell’area pugliese e materana tra il X e il XIII sopra era l’affresco con la scena della Crocifissio-
secolo e si ritrova in Sicilia tra VIII/IX secolo e XII ne, databile al XIV secolo, devastata dallo scavo
secolo, ma per esigenze determinate dal rispetto di tre piccole nicchie sotto la cornice d’imposta
dell’orientamento, in chiese il cui impianto è con- del soffitto.
dizionato da preesistenze (San Pietro a Buscemi) Il soffitto a doppio spiovente si trova nelle chie-
e/o da variazioni progettuali (San Nicolicchio a se rupestri di Santa Maria della Pietà a Caltabel-
Pantalica). Tale articolazione planivolumetrica, lotta, di Santa Venera a Sciacca, di contrada Sot-
però, ricorre soprattutto in alcune chiese, la cui tocastello a Rometta (Giglio 2002: 169-170), nel
realizzazione, per lo stile degli affreschi più anti- presunto oratorio rupestre di contrada Canalotto
chi ivi presenti, può essere facilmente datata tra presso Calascibetta e nella chiesetta rupestre di
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XIII e XIV secolo: la grotta del Crocifisso e Santa contrada Gazzana, anch’essa nel tenere di Cala-
Lucia al Tirone a Lentini, la grotta di San Nicola scibetta, dove, questa caratteristica sembra attin-
o della Madonna a Cava Ispica, Santa Maria la gere ai modelli protostorici delle tombe a camera
Cava a Spaccaforno (oggi Ispica), la grotta dei della Valle del Coniglio (Da Malpasso a Calcarella
santi di contrada Alia presso Monterosso Almo, 2001: 26-27, 32-33, figg. 22 e 31; tavv. III e IX). Per
Santa Febbronia a Palagonia, dello Spirito San- San Cataldo il confronto immediato si può istitui-
to a Scicli, di Crocesanta II presso Rosolini etc… re con la chiesa I (orientale) di contrada Cansisini
Tali caratteristiche si mantengono anche in alcune presso Rosolini, in cui l’ingresso laterale immet-
chiese in cui la decorazione pittorica è scompar- te in un nartece, distinto dall’aula per mezzo di
sa, quali quelle di Sant’Alessandra a Ufra presso un diaframma in tecnica mista, di cui restano gli
Modica, di contrada Cansisini di Rosolini, della attacchi di roccia risparmiati nella parete (Giglio
grotta dell’icona nella vallata del Prainito, di San 2002: 125-126).
Pietro presso Gagliano Castelferrato. A Caltabellotta si trova la chiesa rupestre di
Interessante è l’articolazione planivolumetri- Santa Maria della Pietà (Messina 2001: 51-52; Gi-
ca di San Cataldo (Messina 2001: 35-37; Giglio glio 2002: 185-187), il cui impianto originario ha
2002: 189-190): l’ingresso è aperto a Nord/Ovest subito delle trasformazioni (fig. 4). In una prima
e immette in un vestibolo trasversale, a guisa di fase la chiesa presenta un altare murale, non in
nartece, con soffitto piano (fig. 2). Un diafram- asse con l’ingresso, ma nella parete destra, ca-
ma ligneo, sostenuto da robusti pali montanti di nonicamente orientato. Al di sopra è una scena
cui restano gli scassi per il loro alloggiamento di Crocifissione, con diversi santi, tra i quali San
al soffitto, separava l’aula dal vestibolo (fig. 3). Cono, l’abate nasitano morto nel 1236 (Burchi
– Brandi 1964), qui identificato dalla didascalia in risparmiarono l’affresco miracoloso, inquadrato
vernacolo (XV-XVI secolo). In una seconda fase si da una cornice in stucco e divenuto il centro fo-
realizza un altare nella parete di fondo, quella set- cale del nuovo complesso sacro (Rizzone – Sam-
tentrionale, ma in asse con l’ingresso. Tale altare, mito 1997: 45-51; Rizzone – Sammito 1998: 68-69).
è sormontato da una nicchia, in cui la tradizione Tale trasformazioni si collocano nel contesto del
vuole che sia apparsa la Madonna. Per ampliare revival del culto in grotta, al quale non è certa-
l’aula, inoltre, viene creato un avancorpo in mura- mente estraneo uno spirito controriformista,
tura; la parte rupestre diviene così l’area presbite- quando alcune antiche chiese rupestri (gruppo G)
riale della chiesa: un triforio la distingue dal resto vengono riprese ed opportunamente riadattate,
dell’aula destinata ad accogliere i fedeli. anzi esse divengono il fulcro di nuove chiese, che
La vicenda architettonica di Santa Maria della per il resto vengono costruite in muratura: non
Pietà trova una puntuale corrispondenza a Spac- si tratta semplicemente dell’esigenza di ampliare
caforno (dal 1935 Ispica, diversa da Cava Ispica) gli spesso troppo angusti spazi ipogeici, ma di
in quella della chiesa di Santa Maria la Cava. rivalutarli a scopi devozionali (Rizzone – Sammito
Anche questa con ingresso laterale, non in asse 2011: 157-159 e 162).
con l’altare, subì un inversione di orientamento: Queste trasformazioni delle chiese che vengo-
l’altare, già ricavato nella parete orientale venne no “normalizzate” con un altare murale in asse
spostato, addossato a quella di fondo (settentrio- con l’ingresso, introducono ad un altro raggrup-
nale), in asse con l’invaso e l’ingrottamento, fo- pamento di chiese (F), a navata unica, concluse in
derato con due sottili pareti di muratura a Est e a fondo, da una parete rettilinea mossa da nicchie,
Ovest, divenne la parte più interna di una chiesa; oppure da un’abside (Rizzone – Sammito 2011:
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questa per il resto venne costruita in muratura 157 e 162). Appartengono al primo sottogruppo
protendendosi verso l’alveo del torrente, le cui (F1) le chiese rupestri di San Calogero o della
piene hanno, a loro volta, trascinato via la parte Santa Croce (fig. 5) e di contrada Giannotta (fig.
costruita riducendo di nuovo la chiesa alla sola 6) a Licata; di San Nicola ad Agrigento, di Santa
parte ingrottata (Messina 1994: 80-83). Venera (fig. 7) e di Sant’Onofrio a Sciacca. Nel
Per quanto concerne la fase semirupestre della secondo sottogruppo (F2) rientra la cripta agri-
chiesa di Caltabellotta si può richiamare il caso gentina di Santa Maria delle Tortorelle (figg. 8-10).
della chiesa di Santa Maria della Provvidenza a A Licata, su Monte Sant’Angelo, la Grotta di
Modica: qui nel 1662 fu l’Università di Modica Santa Croce o di San Calogero (Messina 2001:
a farsi carico di impiantare la chiesa in un an- 34-35; Giglio 2002: 203), al di sotto della Chiesa
tro che faceva da pendant alla contigua chiesa della Madonna di Pompei, è ciò che rimane di un
di San Rocco e in cui preesisteva – ma risale al complesso più grande costituito da un convento e
più presto al XVI secolo – un affresco dal carat- da un chiostro ora demoliti, dedicati, in un secon-
tere miracoloso in cui era raffigurata la Madon- do momento, al Santo eremita (De Gregorio 1977;
na tra i santi Filippo e Orsola; non molto tempo Scorza Barcellona 1988: 44-55; Lombino, in que-
dopo, probabilmente in seguito al terremoto che sta sede). Da un atrio aperto a Sud si accede, per
nel 1693 distrusse gran parte del Val di Noto, vi mezzo di un arcone all’ambiente di culto. Questo
venne costruita una chiesa mononave, il cui pre- è a pianta quadrangolare e la parete di fondo,
sbiterio è separato dall’aula con un arco di trion- lunga m 5,15, pari a 20 palmi siciliani, presenta,
fo che delimita il precedente antro; quest’ultimo due nicchie, di cui quella al centro, di maggiori di-
venne foderato da cortine di muratura che però mensioni, presenta tre ordini di incassi, per i quali
è stato ipotizzato che essi siano stati destinati ad A Sciacca sono noti due episodi rupestri tardo-
accogliere reliquie. Nel piano di calpestio si apre medievali: le grotte di Santa Venera e di Sant’Ono-
una botola che doveva immettere nell’ossario. frio. La prima (Messina 2001: 54-55) ha una data
Nella parete destra si aprono due passaggi che precisa, perché venne commissionata da tale Pa-
immettono nella sagrestia. olo Argomento nel 1397. Si tratta di un ambiente
La grotta di contrada Giannotta (Messina 2001: a pianta quadrangolare di più di 7 m per lato con
37-39; Giglio 2002: 204-206), per la quale si ipotiz- soffitto a doppio spiovente alto al colmo m 3,50
za una molto probabile titolatura a San Giovanni circa. L’altare era a parete sormontato da nicchia
(tale titolatura potrebbe tuttavia riguardare un’al- quadrata poco profonda, destinata ad accogliere
tra cripta, vicina, ora trasformata in cisterna), è un un’immagine sacra. Si riconoscono tracce di af-
invaso rettangolare di m 5,85 x 3,70 con ingresso freschi alle pareti.
aperto a Nord/Est. L’altare, in asse con l’ingresso, Della grotta di Sant’Onofrio (Messina 2001: 55),
al centro della parete di fondo, era sormontato da il cui ingresso è attualmente murato, non sono
una nicchia, inserita in un riquadro. Sulla parete note la planimetria, né le dimensioni. Consta di
sinistra si apre una nicchia ed è ricavato un rozzo un semplice camerone a pianta rettangolare con
subsellium. Attiguo è un ambiente destinato ad presbiterio rialzato da un gradino ad altare ad-
ospitare l’officiante, fornito anche di un altro in- dossato alla parete meridionale, sormontato da
gresso autonomo. una nicchia affrescata a sesto ribassato. Soffit-
Sulla parete destra della cripta erano stesi de- to piano e sulle pareti restano tracce di affreschi
gli affreschi; sopravvive la raffigurazione della con intonaco rosso su zoccolo blu. Si trova fuori
Madonna con Bambino in trono e quella di San dall’abitato, presso la porta di San Calogero, e do-
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Ludovico, il vescovo francescano di Tolosa, cano- veva essere una sorta di cappella viaria. Vi furono
nizzato nel 1317 (Pásztor 1967). La datazione è al sepolti i morti di colera nel 1837.
XIV secolo inoltrato se non al secolo successivo. Al secondo sottogruppo (F2) appartiene la
Ad Agrigento la grotta di contrada San Nicola chiesa agrigentina di Santa Maria delle Torto-
(De Miro 1963: 62-63, tav. XI,2; De Miro 1986: 242- relle (Amarù 2002), scavata nel versante destro
243, tavv. XXXIX-XLI; Messina 2001: 47-48), che del vallone Sant’Anna, in un’area interessata da
prende nome da una fondazione ecclesiastica ivi precedenti ambienti ipogeici di età protostorica e
impiantata e menzionata per la prima volta nel storica. Si tratta, però, di una chiesa semirupestre
1181, passata nel 1219 ai Cistercensi, e quindi ai (figg. 8-10): sono ricavati nella roccia l’abitazio-
Minori Osservanti, è stata inglobata nell’area del ne dell’officiante, ricavata ad un livello superiore
Museo Archeologico Regionale. Si tratta di am- in una tomba a cameretta di età protostorica e
biente a pianta quadrangolare di m 3,60 x 3,10, raccordata alla chiesa per mezzo di una rampa di
corrispondenti a 14 x 12 palmi siciliani, con vol- gradini, l’abside e gran parte dell’aula. Probabil-
ta ribassata alta m 2,20. Un subsellium correva mente a seguito di un crollo che ha interessato la
lungo le pareti e nella parete di fondo era un ri- parte avanzata dell’ingrottamento, le parti crolla-
sparmiato un altare fiancheggiato da due pilastri te delle pareti, della volta a botte e del prospetto
e sormontato da lunetta. Tracce di pitture erano furono risarcite in muratura. Sembra che anche
presso l’altare, sul soffitto e nella parete sinistra. per questa chiesa sia stato utilizzato come unità
La tipologia dell’altare e la metrologia impiegata di misura il palmo siciliano di m 0,258098: la lun-
indicano, anche in questo caso, una cronologia ghezza dell’aula è pari a 36 palmi (m 9,25 circa), la
almeno tardomedievale. larghezza alla controfacciata di 18 palmi (m 4,60
circa), la parete in cui si apre l’abside è di 22 pal- degli affreschi. Così la descrive il Messina: «La
mi, pari a m 5,65; la nicchia è larga m 2,08, pari chiesa ha utilizzato nella parte absidale una tom-
a 8 palmi, cioè a una canna. Occorre rilevare che ba a tholos dimezzata verticalmente, ottenendo
nella parete opposta alla nicchia si apre un altro una calotta ogivale con orientamento canonico a
ambiente ipogeico, che aveva, anch’esso una par- NE. Inoltre è stato abbassato il livello antistante di
te avanzata costruita in muratura, i cui resti sono circa m. 1 al fine di utilizzare il pavimento origina-
affiancati a quelli del prospetto della chiesa. rio della tomba come ripiano d’altare. Sul davanti
La mancanza di orientamento e la metrologia è stato risparmiato un gradone a mo’ di pedana. Il
impiegata chiariscono che si tratta di un episodio resto della chiesa era costruito in muratura, di cui
del tardo Medioevo o della prima età moderna. oggi non rimane alcuna traccia» (Messina 1994:
Si è detto delle trasformazioni che ha subito la 131-132).
cripta di Santa Maria della Pietà a Caltabellotta, Un altro raggruppamento (H) è dato da quelle
divenendo, nell’ultima fase, il fulcro di una chiesa grotte di origine carsica, o dagli ambienti ipogeici
costruita in muratura. In maniera analoga occorre dell’antichità classica che sono stati opportuna-
considerare la grotta di San Marco a Sutera (Mes- mente rimodellati e adattati dall’uomo, e nei quali
sina 2001: 41-42; Giglio 2002: 265-266). Essa (figg. si sono fissati culti di santi in genere della chiesa
11-12) nasce dalla trasformazione di una cameret- primitiva. In tali ambienti spesso non si ricono-
ta protostorica a pianta quadrata con guanciale scono elementi liturgici funzionali all’esercizio del
funebre risparmiato lungo la parete sinistra, pre- culto (Rizzone – Sammito 2011, 160 e 162).
ceduta da un vestibolo (su tale pratica cfr. Blake A Caltabellotta il santuario di San Pellegrino
2003). Nella celletta è affrescata una teoria si santi (Giustolisi 1981; Giustolisi 1983: 43-45; Messina
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raffigurati fino all’altezza delle ginocchia per le 2001: 52) comprende, al suo interno, delle gallerie
ridotte dimensioni della celletta. I dipinti hanno sotterranee, forse realizzate per l’estrazione della
rozza cornice a denti di sega e sono stati datati al pietra molare, nelle quali è ambientata la lotta
XVI secolo anche se presentano un gusto arcaiz- del santo titolare contro il drago e quindi la sua
zante; l’assenza di didascalie lo confermerebbe. abitazione. Le gallerie, orientate in senso Est-O-
Sono presenti, in basso, figurine di devoti di pro- vest, sono sovrapposte: la galleria superiore è
filo inginocchiati con particolari gonnellini scam- chiusa da un portale a sesto acuto del XIII secolo;
panati a pieghe. quella inferiore, lunga approssimativamente 30
Il prospetto della cella è stato demolito e so- m, si conclude con un altare murale, già dotato
stituito da un’arcata. Il prospetto esterno è stato di pannelli in maiolica, ora scomparsi, uno con
alterato e inquadrato da un’arcata acuta; il pia- San Pellegrino e il drago del 1579, e uno con la
no di calpestio dell’anticella è stato ribassato per Madonna con il Bambino e San Pellegrino.
accogliere un altare mobile e consentire l’azione Nella parete sinistra sono due pannelli, del
liturgica. I fedeli, però, non venivano accolti all’in- XVI-XVII secolo, uno di San Filippo di Agira fra
terno di uno spazio chiuso come nelle altre chiese Santa Domenica e un’altra santa; il secondo con
del gruppo G, ma nello spiazzo antistante, dove, la raffigurazione di Santa Teresa d’Avila.
in occasione della festa del santo, si celebra la Benché il culto San Pellegrino a Caltabellotta
Messa. risalga ad età bizantina (Scorza Barcellona 1991),
Un confronto immediato si può istituire con la la documentazione archeologica non sembra ri-
chiesa semirupestre di Santa Maria della Rocca salire a prima del XIII secolo, mentre è chiaro che
a Caltagirone, databile al XVII secolo per lo stile il culto viene incentivato a partire dal XVI secolo.
In maniera analoga, si ricorda che il culto di Naro, nella cappella inferiore del santuario di San
San Paolo si impianta in una grotta della campa- Calogero si apre un ambiente rupestre, scavato in
gna ragusana nel corso del XVII secolo (Rizzone età moderna, a pianta quadrangolare con volta a
– Alfieri 2008: 34-38), e quello di Santa Agrippina botte; nella parete di fondo è una nicchia tra due
in una grotta della campagna di Mineo tra XVI e pilastri risparmiati (Messia 2001: 40).
XVII secolo (Messina 1994: 128-130; Rizzone 2013: Il culto, particolarmente diffuso nella Sicilia oc-
152). A Spaccaforno (ora Ispica), in uno degli am- cidentale, a Sciacca è certamente attestato in età
bienti delle grotte Lintana, di origine carsica, si è più antica: nel 1158, il “casale Sancti Galogeri” è
fissato il culto di Sant’Ilarione, l’eremita girovago documentato per la prima volta tra i beni del mo-
che, secondo la tradizione riportata da Girolamo, nastero di San Filippo di Agira. La grotta di San
nell’anno 363 approdò presso Capo Pachino e si Calogero (Messina 2001: 55-57; Giglio 2002: 264-
internò per circa venti miglia, in una località im- 265) si trova sul monte Kronio: sotto il santuario,
precisata. Tra XVI e XVII secolo si è voluto loca- fatto edificare tra il 1530 e il 1644, occupato dagli
lizzare a Spaccaforno, il paese che a quel tempo eremiti di San Calogero (Lo Piccolo 1995: 75-76),
raccoglieva l’eredità insediativa dell’area cui si ristrutturato nel 1948 dai frati del Terz’Ordine Re-
riferiva la fonte scritta, il luogo di soggiorno del golare di San Francesco tuttora presenti, si apro-
Santo: resta un pannello affrescato che lo raffigu- no dei condotti carsici dai quali si sprigionano
ra (Messina 1994: 76-77; Rizzone 2013: 150-151). vapori sulfurei (le cosiddette “stufe”), frequentati
Presso Augusta, si sono ambientati nella sin dal periodo neolitico (De Miro 1986: 235-237);
zona del Monte Gisira episodi della Vita dei mar- un ingrottamento è tradizionalmente indicato
tiri della Chiesa di Lentini, in particolare quelli ri- come l’abitazione del Santo. Come nell’isola di Li-
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guardanti il vescovo di Lipari Agatone, il quale, pari, a Termini e a Palermo il culto di San Calogero
per sfuggire alla persecuzione, si sarebbe rifugia- anche qui è fissato in un ambiente caratterizzato
to in un antro del monte Gisira detto Diavolopri, e da acque termali.
vi avrebbe dipinto immagini di santi, ma nessun La grotta, naturale, è stata trasformata in una
indizio si ha della frequentazione in età paleocri- cappella a pianta quadrangolare, con un ambien-
stiana né del tempo in cui gli Atti furono scritti te più piccolo che funge da abside chiuso da una
(VII-VIII secolo). La leggenda vuole che la Grotta parete in muratura alla quale è addossato l’altare
della Madonna Adonai, ormai interrata, con i suoi murale. Dietro la parete in muratura un piccolo
dipinti sia stata riscoperta nel XVI secolo da un ambiente per le cure termali. Sull’altare un pan-
pastore allorquando un bue vi era sprofondato nello in maiolica con effigie di San Calogero, ope-
dal soffitto (Agnello 1952: 236-242; Messina 1979: ra del presbitero Francesco De Xuto, che reca la
86-87; Giglio 2002: 247-249; Rizzone 2013: 154). data del 1545.
Grotte, in cui le tradizioni locali vogliono che Il nesso tra ambiente rupestre per la cura delle
avrebbe dimorato San Calogero, si ritrovano a malattie e culto dei santi viene riproposto in un
Salemi, a Palermo, a Termini Imerese, a Lentini, ingrottamento della Cava Ispica, presso il cosid-
a Frazzanò e in almeno tre paesi dell’agrigentino: detto “Convento” – un abitato trogloditico cavato
a Sciacca, a Caltabellotta e a Naro (De Gregorio su una parete di roccia per almeno sei o sette pia-
1977). A Caltabellotta, sul Monte Gulea, una pre- ni –, presso il cui livello inferiore si apre la grotta
cedente tomba ad arcosolio viene trasformata e detta di Sant’Alessandra: in essa si trova una pol-
dotata di un pannello con la raffigurazione del la di acqua sulfurea, opportunamente canalizza-
Santo (Giustolisi 1983: 47-48; Messina 2001: 53). A ta, di cui si servivano dei frati della non lontana
Spaccaforno per curare la scabbia e altre malattie aree della Sicilia, che le testimonianze di ambien-
della pelle (Messina 1994: 76; Giglio 2002: 262- ti di culto ipogeici sono piuttosto rarefatte. Gli
264). Il culto di Sant’Alessandra è però una ripresa ingrottamenti a carattere sacro censiti – ovvero
spagnola del XVII secolo (Brandi 1961: 762). chiese rupestri e grotte eremitiche (sul fenome-
In maniera analoga, a Scicli, nel XVI secolo, il no vd. ora Menestò 2015, a cura di) – sono: uno
culto di Santa Lucia si impianta in rapporto a una per Naro (grotta di San Calogero), uno per Sutera
sorgente, la cui acqua aveva qualità terapeutiche (San Marco), uno per Sant’Angelo Muxaro (cripta
per le malattie degli occhi (Messina 1994: 89); e di Sant’Angelo), una per Santo Stefano Quisquina
ancora a Modica la grotta di San Cataldo aveva (la grotta di Santa Rosalia), due per Agrigento (le
caratteristiche nitrifere indicate per la cura del- cripte di San Nicola e Santa Maria delle Tortorel-
le malattie renali (Giglio 2002: 317-318). A Malta, le), tre per Caltabellotta (Santa Maria della Pietà
dove, secondo gli Atti degli Apostoli (28,3-6), Pa- e le grotte di San Pellegrino e di San Calogero)
olo sarebbe stato morso da un serpente senza e altrettanti per Sciacca (Santa Venera, Sant’O-
subirne nocumento, la tradizione si è consolidata nofrio e la grotta di San Calogero) e almeno cin-
attorno ad una grotta di Rabat, dove l’Apostolo que per Licata (Meli – Scuto 1977; Carità 1981; De
avrebbe predicato: il calcare delle pareti della Miro 1986: 243-244; Messina 2001: 33-39; Giglio
grotta avrebbe avuto una speciale proprietà te- 2002: 130-131, 189-190, 202-206, 292-293; Silvestri
rapeutica degli effetti dei morsi velenosi dei ser- 2012): si tratta delle chiese di Santa Croce o di
penti. Anche qui il culto nella grotta di San Paolo San Calogero, di San Cataldo, cosiddetta “San
venne particolarmente incentivato, nello stesso Giovanni” in contrada Giannotta, di San Nicola
torno di tempo, a partire dagli inizi del XVII seco- sull’omonimo isolotto prospiciente la costa (in re-
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lo (Rizzone - Sabatini, 2008, a cura di; Buhagiar altà semirupestre), alle quali si aggiunge – ma an-
2007: 1-10). drebbe verificata attraverso un esame autoptico –
La grotta di Santa Rosalia (Messina 2001: 49) una chiesetta anonima sulle pendici sud-orientali
presso il bosco della Quisquina, è un antro na- di Monte Sant’Angelo nata dalla trasformazione
turale a doppio cunicolo, difficile da percorrere, di un ipogeo tardoantico: l’altare, in particolare,
in cui la tradizione, sviluppatasi con la diffusione sfrutterebbe una precedente tomba ad arcosolio
del culto dopo gli eventi del 1624, vuole che si (Giglio 2002: 292-293; fig. 13). è invece certamen-
sia ritirata la giovane Rosalia tra il 1150 ed il 1162 te da espungere dal novero delle chiese rupestri
(Cabibbo 1996: 62-70). Vi si trova l’iscrizione graf- l’ingrottamento di Monte Sole (Giglio 2002: 130-
fita che avrebbe lasciato la Santa su una parete 131), che non presenta alcun carattere di ambien-
di roccia, il giaciglio in pietra e una fossa per la te di culto.
raccolta dell’acqua di stillicidio. Un altro dato evidente è costituito dalla man-
Presso la grotta venne realizzato, nell’ultimo canza, finora, di chiese rupestri di rito greco che
quarto del XVII secolo, su iniziativa del principe possano datarsi al periodo bizantino o, dopo la
Gaetano Ventimiglia, un complesso monastico parentesi della dominazione musulmana, all’epo-
con chiesa, cripta, le celle per i monaci e altri am- ca immediatamente successiva, contestualmen-
bienti di servizio. Il principe di Belmonte ne aveva te al processo di ricristianizzazione del territorio.
il patronato (Lo Piccolo 1995: 79-83). Ciò desta maggior sorpresa in considerazione del
Da questa rassegna delle evidenze di architet- fatto che le fonti documentino nel territorio del-
tura rupestre di carattere sacro del territorio agri- la diocesi di Agrigento da un canto la presenza
gentino emerge innanzitutto, a differenza di altre di membri del clero di rito greco ancora nel XIV
secolo (Sella 1944, a cura di: 104-111), dall’altro, Le chiese rupestri più antiche si trovano in
soprattutto, l’esistenza di insediamenti rupestri prossimità dei centri di Licata e di Caltabellotta:
attivi in età normanna come a Naro, città per la esse si datano a partire dal XIII e soprattutto XIV
quale è nota una carta greca del 1141 che men- secolo, allorquando, anche a seguito delle lotte
ziona delle grotte con i nomi di proprietari, tra i feudali si spopolano le campagne e i casali e in-
quali uno arabo e uno germanico (Messina 2001: vece gli abitati tendono ad accentrarsi in insedia-
39). Il paese di Grotte deve il nome proprio al tipo menti meglio se fortificati.
di insediamento trogloditico (Giustolisi 1988: 27) A partire, però, dallo scorcio del XIV secolo e
che lo ha contraddistinto a partire al più tardi dal fino al XVII secolo, senza che sia spesso possibile
XIII secolo, quando si affaccia nella storia (Collu- stabilire meglio la fondazione – e qui gioverebbe-
ra 1960: 310). Insediamenti rupestri, d’altra parte, ro molto le indagini d’archivio (cfr. Mirazita 1988)
sono già da tempo entrati nella letteratura arche- – le testimonianze di chiese rupestri e di culti in
ologica: oltre a quelli di Licata (Messina 2001: grotta si accrescono: a Licata vengono scavate
33-34), di contrada Balatizzo presso Agrigento le chiese rupestri di San Calogero o della Santa
(Bonfiglio 1900; Messina 2001: 46-47), della Pe- Croce e di San Giovanni (?) in contrada Giannotta;
tra di Calathasunderj a Comitini (Giustolisi 1988; ad Agrigento San Nicola e Santa Maria delle Tor-
Maurici 1992: 34-35 e 127; Giustolisi 1999: 59-66), torelle, a Sutera la grotta di San Marco, a Sant’An-
di Monte Guastanella presso Santa Elisabetta gelo Muxaro la grotta di Sant’Angelo, a Sciacca le
(Johns 1983; Maurici 1992: 76-77 e 305; Meli 1995; cripte di Santa Venera e di Sant’Onofrio; la chiesa
Rizzo 2004: 105-107) in cui vi è continuità abitati- di Santa Maria della Pietà a Caltabellotta, subisce
va dal X fino al XIV secolo (Rizzo 2004: 81-85), di nel corso di questi secoli degli adattamenti dovu-
160
San Cono a Caltabellotta (Giustolisi 1981; Giusto- ti alle esigenze di culto. D’altro canto, come si è
lisi 1983), di contrada Grattavole nel retroterra di messo in evidenza per altre aree della Sicilia, per
Sciacca (Giustolisi 1981: 121-127). Occorre però i culti in grotta di questo periodo si può parlare
notare che tale tipo di habitat rupestre, molto di un revival, al quale non è estraneo un certo
probabilmente a causa della geomorfologia del spirito controriformista, volto spesso a dimostra-
territorio non è diffuso in maniera intensa come re l’apostolicità del più antico cristianesimo del
in altre aree della Sicilia: si tratta spesso, infatti, luogo. Ne è prova la particolare attenzione volta
con la significativa eccezione dei centri costieri o ad ambientare in contesti rupestri le abitazioni
appena subcostieri, di Licata e Agrigento in par- dei santi della chiesa primitiva quali l’Apostolo
ticolare, di insediamenti trogloditici di modesta Paolo, San Pellegrino, San Calogero, Sant’Ilario-
estensione, in genere ricavati in affioramenti del- ne, Santa Agrippina, Santa Alessandra…
la roccia, come è possibile evincere, ad esempio, Nel complesso si tratta di espressioni di devo-
dalle indagini condotte lungo la valle del fiume zione popolare – episodi minori ma non per que-
Platani (Rizzo 2004). sto trascurabili – che si inseriscono nel quadro
Il ridotto numero di chiese rupestri può dipen- del grande fervore dell’edilizia sacra dei secoli
dere anche dalle indagini che non sono state con- XVI e XVII.
dotte in maniera capillare in questo territorio o
in maniera specifica negli insediamenti rupestri;
ma non è escluso anche che nell’agrigentino vi
sia stata una precoce trasformazione dell’edilizia
chiesastica rupestre in quella in muratura.
Figure

161

Fig. 1. Sant’Angelo Muxaro, grotta di Sant’Angelo (da Tomasello 1997).


162

Fig. 2. Licata, San Cataldo. Planimetria (da Messina 2001).


163

Fig. 3. Licata, San Cataldo. Particolare del soffitto con indicazione degli scassi per i pali montanti.
164

Fig. 4. Caltabellotta, Santa Maria della Pietà. Planimetria (da Messina 2001).
165

Fig. 5. Licata, grotta di San Calogero. Planimetria (da Messina 2001).


166

Fig. 6. Licata, grotta di contrada Giannotta (San Giovanni ?). Planimetria e sezione (da Messina 2001)
167

Fig. 7. Sciacca, Santa Venera. Planimetria e sezione (da Messina 2001).


168

Fig. 8. Agrigento, Santa Maria delle Tortorelle (da Amarù 2002).


169

Fig. 9. Agrigento, Santa Maria delle Tortorelle. Veduta esterna.


170

Fig. 10. Agrigento, Santa Maria delle Tortorelle. Interno.


171

Fig. 11. Sutera, San Marco. Planimetria e sezione (da Giglio 2002).
172

Fig. 12. Sutera, San Marco. Veduta esterna.


173

Fig. 13. Licata, cripta di Monte Sant’Angelo. Planimetria e sezione (da Giglio 2002).
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