Cominceremo a parlare di Simone Corleo. Ma prima ancora di
analizzare l'opera e il pensiero dell’autore dobbiamo considerare le sue esperienze personali familiari e le sue esperienze storiche e le esperienze sociali cioè tutte queste esperienze che sono state vissute da Corleo nella prima parte della sua esistenza lo collocano tra il 1823 e il 1891 ed è un maestro. Nacque a Salemi e morì a Palermo. Visse la prima parte della sua vita tra mille stenti e sacrifici per avere perso il padre. All'età di soli dieci anni la madre, e come lui stesso racconta, è stata costretta a sottoporsi ad enormi sacrifici e lavori sovrumani per riuscire a garantire ai cinque figli una formazione scolastica adeguata. E si muove con lei era appunto il più grande dei cinque figli e quindi per garantire diciamo l'istruzione ai figli. La madre di Corleo fu costretta a lavorare moltissimo. La situazione economica però era così precaria che all'età di 11 anni Simone Corleo per proseguire gli studi su come viene avviato ha iniziato presso il Seminario Vescovile di Mazara del Vallo. Perché questo era l'unico modo per poter garantire gli studi. Per questo motivo come lui stesso racconta poi nella sua autobiografia indossò l'abito talare per 15 anni cioè da 15 anni non ancora compiuti a 26 anni appena compiuti e quindi fu costretto a frequentare i seminari di Mazara del Vallo e Palermo per garantirsi un'adeguata assistenza materiale e spirituale. Nel mese di maggio del 1848 Corleo si laureò in Medicina a Palermo sull'esempio del padre che aveva esercitato la professione di medico a Salemi e in altri comuni vicini e nel frattempo continuò a coltivare l'interesse per la filosofia prima come studente e poi come precettore e docente privato. Il suo primo insegnamento risale al 1846 cioè quando Corleo aveva 23 anni. Il suo primo insegnamento fu presso il Seminario di Mazara del Vallo. In 1 seguito insegnò anche a Palermo. Nella sua città natale, cioè Salemi esercitò la professione di medico. Anche se si dedicò prevalentemente all'insegnamento soprattutto quando si trasferì definitivamente a Palermo nel 1860. Nel frattempo nel 1862 ha cominciato ad insegnare nell'Università di Palermo. In quest'anno si era anche sposato, comincia a insegnere a Palermo filosofia teoretica da libero docente. L'anno dopo nel 1863 vinse i concorsi cattedra di filosofia morale e di storia della filosofia. Questi due insegnamenti li tenne ininterrottamente presso l'Università di Palermo dal 1864 sino al 1891 cioè sino all'anno della morte. Corleo non trascurò l'interesse per la psicologia sperimentale che si andava affermando nei vari paesi europei. Infatti nel 1889 aprì un laboratorio di Psicologia sperimentale presso l'Istituto di fisiologia e la facoltà di Medicina dell'Università di Palermo. Questo laboratorio aperto da Corleo almeno sul piano istituzionale rappresentava il primo laboratorio aperto in Italia. Qualche anno dopo sull'esempio di Corleo, Francesco De Sarlo aprirà il suo laboratorio a Firenze ma siamo nel 1903. Lui invece nel 1889 apre il primo laboratorio di psicologia sperimentale a Palermo presso l'Istituto di fisiologia. Nella sua vita pubblica bisogna ricordare che fu preside della facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo; fu direttore della scuola di magistero che allora era annessa alla Facoltà di Lettere e Filosofia e dal 1887 al 1889 fu anche rettore dell'Ateneo di Palermo. E sempre in quel periodo fece parte del Parlamento italiano. Era stato eletto infatti alla Camera dei Deputati nel 1861 proprio alla prima legislatura del nuovo Stato unitario cioè non appena si realizza l'unità d'Italia il Corleo è stato eletto alla camera dei deputati. Questa esperienza la ripeterà con una legislatura successiva dal 1882 al 1886. Tra le opere giovanili di Corleo non vanno trascurate le pubblicazioni della psicologia 2 sperimentale. A questa disciplina Corleo si è dedicato con molta passione e competenza forte anche dei suoi studi di medicina e fisiologia di quando era giovane. A questo proposito dobbiamo ricordare due opere giovanili importanti: “Le ricerche sulla vera natura dei creduti fluidi imponderabili” del 1852 e “Le ricerche sulla vera natura dell’innervazione con applicazioni patologiche e terapeutiche” pubblicate nel 1857. Tra le sue opere filosofiche più significative vanno ricordate “la filosofia universale” pubblicata a Palermo in due comuni “Il sistema della filosofia universale” e “Le lezioni di filosofia morale”. Solitamente agli scritti di natura medico-scientifica si presta poca attenzione per cui si potrebbe dire che Corleo nell’ambito della storia della scienza in genere e della psicologia in particolare rappresenta un personaggio poco conosciuto. Sono notevoli i risultati da lui conseguiti sulla base del metodo sperimentale a proposito dei concetti di stimolo e innervazione. In ogni caso rimane centrale il ruolo svolto nell’ambito della filosofia italiana nella mettà del secolo 19esimo. Sebbene la sua produzione non si colloca in un ambito specifico delle correnti di pensiero tradizionale, Corleo avendo prestato molta attenzione al positivismo non si riconobbe in pieno nella corrente di pensiero che era stata avviata da Ardigò. In lui si intravedono delle sfumature positiviste infatti è considerato un positivista sui generis. Si deve alla sensibilità di alcuni studiosi di filosofia italiana contemporanea l’attenzione prestata all’opera di Corleo. Va ricordato il contributo dato da Eugenio Garin. Di tanto in tanto Corleo compare in alcune ricerche dove si sottolinea il rapporto che Corleo pose tra filosofia teoretica e psicofisica. Nel corso del suo 64esimo anno di eta intorno al 1887 quindi si trova nella maturità personale e professionale e così scrive la sua autobiografia per sottolineare alcuni dettagli che riguardano la sua esistenza che riguardano fasi della sua vita. Gli anni presi in esame vanno dalla fanciullezza 3 all’adolescenza e dalla giovinezza alla maturità. Il motivo per cui fu spinto a scrivere una biografia dipese dal fatto che lui proveniva da una famiglia modesta e pur potendo vantare nobili origini dalla parte del padre e della madre, Corleo fu costretto a vivere in miseria. Questo significa che nelle intenzioni Di Corleo le condizioni economiche non ottimali della famiglia a volte hanno una funzione importante per chi desidera affermarsi. Corleo inoltre sostiene che c’è un’altra ragione speciale per la quale vuole scrivere l’autobiografia che era il fatto che sperava che queste notizie delle sua vita potessero essere utili a qualcuno come esempio per dimostrare che da condizioni precarie con buona volontà e buon lavoro si può uscire. Dell’esistenza dell’autobiografia per la prima volta da notizia nella sua Prolusione al corso di psicologia sperimentale Umberto Saffiotti. Questa prolusione è stata letta nel febbraio 1920 nella facoltà di lettere e filosofia all’università di Palermo. Saffiotti aveva assunto la titolarità della cattedra di psicologia sperimentale presso la facoltà di lettere e nella Prolusione ricordava che la tradizione della disciplina nel contesto della cultura italiana era legata a tre siciliani Giuseppe Sergi, Muccola e Corleo e nel tratteggiare la figura di corleo Saffiotti dice che Corleo iniziò alcune ricerche all’Università di Palermo di Psicofisiologia e psichiometria e in sempre nella sessa università ha avviato un piccolo laboratorio di Psicologia Sperimentale. Un altro autore che parla di Corleo è Eugenio Di Carlo che in una sua opera del 1924 diceva che Corleo aveva onorato la vita accademica e politica del nostro paese e dichiarava che aveva avuto l’opportunità di consultare l’autobiografia scritta di proprio pugno da Corleo grazie alla disponibilità di Antonina Corleo cioè la figlia. Quindi Di Carlo avendo letto l’autobiografia di Corleo dalla figlia aveva avuto moo di approfondire certi aspetti della vita e delle opere di Corleo. Di Carlo sottolinea che l’autobiografia Di Corleo che si trovava 4 conservata presso l’abitazione della figlia Antonina che aveva sposato Santi Sirena, un professore di anatomia patologica all’università di Palermo, e risiedeva Palermo. Secondo Di Carlo, la pubblicazione dell’autobiografia di Corleo avrebbe gettato una nuova luce sulla sua figura anche perché Corleo fino a quel momento non era stato adeguatamente studiato. Nell’autobiografia di Corleo dopo le notizie dateci da Di Carlo non si sa più nulla. La si ritrova anni dopo conservata nell’archivio di stato di palermo ma non si sa come ed è stata conservata con altri documenti per almeno mezzo secolo. Il catagolo per i manoscritti di quell’archivio non risulta datato né risulta annotato l’anno di donazione e chi l’ha donato. Trattandosi di un catalogo costituito dopo la fine del secondo conflitto mondiale si può desumere che l’autobiografia sia stata donata all’archivio di stato di Palermo dagli eredi di Corleo probabilmente intorno al 1950 e per 50 anni è rimasta lì sepolta tra le carte. L’autobiografia è composta da 380 pagine manoscritte ed è divisa in 8 capitoli e ciascun capitolo è riferito ad una parte importante della vita dell’autore. Infatti ogni capitolo è articolato in paragrafi e ciascuno di essi a sua volta si riferisce a segmenti cronologici ben precisi o momenti particolarmente significativi della sua esistenza. Il manoscritto risulta distribuito in quattro parti. La prima parte comprende il capitolo primo e il secondo sino alla pagina 90; la seconda parte comprende il capitolo secondo dalla pagina 91 in poi e il capitolo terzo e quarto fino alla pagina fino a pg 186; la terza parte comprende il capitolo quarto, quinto e il sesto; a quarta comprende il capitolo sesto settimo ed ottavo. In questo modo si può dire che il manoscritto risulta ordinato in quattro fascicoli e ognuno di questi fascicoli è composto da 90 pagine circa tranne l’ultimo che è composto da 100 pagine. Ma vediamo di analizzare questi otto capitoli. Il primo capitolo è articolato in tre paragrafi e Corleo comincia a raccontarsi dalla 5 nascita fino alla fanciullezza e alla prima adolescenza facendo dei riferimenti ai suoi parenti. Quindi il periodo preso in esame va dalla nascita ai primi anni di vita e poi alla fanciullezza all’adolescenza e intercalando questo racconto con i ricordi che lui ha. I ricordi che lui mette in evidenza sono quelli che risalgono ai suoi primi 2 anni e mezzo di età fino all’eta di 19 anni e comincia con il descrivere lo stato di povertà che ha caratterizzato i suoi primi anni di vita a causa delle disgrazie che colpirono la famiglia. Figlio del medico Gaetano Corleo e di Antonina Oliveri nacque a Salemi il 2 settembre del 1823. Primo di 5 figli ebbe la sventura di perdere il padre all’età di appena 10 anni per cui la madre rimasta vedova con 5 figli piccoli da portare avanti fu costretta a lavorare intensamente per farli crescere, studiare e garantire loro una posizione sociale degna della loro discendenza. Dopo i primi studi compiuti nel colleggio gesuitico di Salemi a meno di 11 anni Corleo ottenne un posto gratuito nel Seminario vescovile di Mazzara del Vallo dove iniziò lo studio delle lettere e dove cominciò a manifestare uno spiccato interesse per la filosofia. Non a caso Corleo ricorda di essersi scoperto filosofo all’età di 12 anni affrontando un problema di logica legato ad un aspetto filologico della lingua latina. Posto a confronto con un superiore Corleo ebbe l’occasione di correggere l’interpretazione che venne data di un testo adottato nel seminario per le esercitazioni di logica. Secondo Corleo, il precettore cadeva in errore perché dava senso negativo ad una parola che per avere senso secondo lui doveva un significato affermativo e il suo precettore secondo Corleo sbagliava. Il secondo capitolo dell’autobiografia è articolato pure in tre paragrafi in cui Corleo parla della sua gioventù, dei suoi studi superiori, di una tragedia che riguarda la sua vita e dei suoi primi lavori filosofici. In questo periodo prende in esame anche il primo trasferimento a Palermo dove per intercessione del vescovo di 6 Mazzara era riuscito a trovare un posto di precettore in un convitto. Corleo aveva appena compiuto 18 anni e su sollecitazione di uno zio paterno un certo Gaetano Corleo riuscì con l’aiuto della chiesa a lasciare il paese natio per trasferirsi nel capoluogo dell’isola. Allo scopo di iscriversi alla facoltà di medicina dove nel corso del secondo anno sarebbe stato particolarmente colpito dalle lezioni di fisiologia tenute dal professore Foderà. Corleo ricorda che a maggio partì verso PALERMO dove arrivò l’indomani e per la raccomandazione che aveva avuto fu alloggiato in un convitto di nome Tulliano. In attesa di iscriversi al primo anno del corso di laure in Medicina proseguì i suoi studi di filosofia leggendo Cartesio Locke Kant ma soprattutto Kant lo entusiasmò parecchio. A questo periodo risale la stesura delle sue Meditazioni filosofiche. In questa fase non mancarono altri interessi culturali come per esempio quello per il teatro che è testimoniato dalla composizione di alcune tragedie come per esempio Il Socrate e il Silano. Quello per il teatro non fu l’unico interesse manifestato da Corleo e in lui emerge anche l’interesse per la letteratura. Infatti si occupa di Macchiavelli, Alfieri Foscolo Monti e altri letterati. Qualche anno dopo (intorno alla metà degli anni ’40 dell’800, 1846-47) decise di andare in provincia di Trapani e accetta l’incarico di filosofia e di diritto naturale presso il Seminario di Mazzara del Vallo. Quindi ritorna a Mazzara. Corleo aveva appena compiuto 23 anni non aveva preso i voti, ma non ancora abbandonato l’abito talare che la chiesa continua ad offrirgli come mezzo di sostentamento e occasione per proseguire i suoi studi. Che si vanno allargando e approfondendo sempre più. Il terzo capitolo è composto di quattro paragrafi e parla del suo primo insegnamento pubblico nel Seminario di Mazzara di alcune avventure che a Mazzara. Si parla del passaggio a Palermo e della causa di rivendita dei beni ereditari. Il periodo preso in esame è il periodo tra il 1846 e il 7 1856 è il decennio che va dai 23 anni e i 31-32 anni. Si tratta di una fase alquanto intensa in cui Corleo è impegnato nelle scelte decisive della sua esistenza. Abbiamo visto che da Palermo rientra a Mazzara del Vallo per assumere l’insegnamento di filosofia nel Seminario di Mazzara e questo gli era stato offerto dal nuovo vescovo il monsignor Antonio Salamone che in seguito gli fa una proposta che Corleo non può accettare cioè quella di lasciare l’Università di Palermo. Intanto però Corleo è ancora incerto se prendere i voti o meno perché se li prende risolve tutti i suoi problemi di sostentamento materiale. Messi temporaneamente da parte gli studi di Medicina iniziati nell’ateneo a Mazzara del vallo comincia la sua attività di docente pubblico potendo essere più vicino alla sua famiglia. Ma a Palermo tornerà in occasione della rivoluzione scoppiata nel gennaio del 1848 contro i Borboni. Il 1848 doveva essere l’anno della sua prima candidatura politica, ma doveva essere pure l’anno in cui Corleo doveva conseguire la laurea in medicina che di fatto conseguì ancora in ambito talare. Conseguendo la laurea prestò giuramento al rettore e così che l’ano dopo lascia l’abito ecclesiastico ed aveva già 26 anni i fratelli erano cresciuti e il fratello Francesco aveva deciso di rendere i voti. A quel punto Corleo pensa che co il lavoro di medico può risolvere i suoi problemi di sostentamento e quindi con una laurea in medicina poteva esercitare la professione che era stata quella del padre presso i suoi luoghi natii. Lui era orgoglioso di esercitare quella professione perché riteneva che avesse ereditato dal padre l’occhio clinico che era necessario e utile in questo lavoro. Cominciava così ad uscire da uno stato di povertà in cui si era venuto a trovare sin dall’anno della morte del padre. Alla professione di medico aggiungeva anche l’attività didattica come docente di filosofia. Infine Corleo si dedicava al recupero di una proprietà “il fondo torello” a Salemi di cui alcuni parenti si erano 8 indebitamente impossessati. Nel 1852 torna a Palermo tralasciando la professione di medico. A Palermo ha l’occasione di insegnare filosofia nel convitto Stesicoro dei gesuiti e ha anche l’occasione di pubblicare il suo primo lavoro scientifico dedicato alle ricerche sulla vera natura dei creduti fluidi imponderabili. Il capitolo quarto dell’autobiografia si compone di sei paragrafi. Perla del suo matrimonio della nascita della figlia dell’eredità della moglie della fine della causa di rivendicazione dei beni ereditieri per tornare in possesso del fondo torello e parla anche di una sua grave malattia. Il quinto capitolo riguarda il perio che va dall’anno 1855 (anno del matrimonio) al 1860 cioè all’anno che lo ha visto coinvolto a Salemi all’arrivo di Garibaldi e dei politici che hanno condotto il paese al conseguimento dell’unità nazionale e la città di Salemi ebbe una grande partecipazione in questo contesto. Corleo ricorda che nel 1854 si trovava ancora a Palermo dove insegnava nel convitto Vittorino quando per intercessione di un amico di Mazzara del Vallo sposa Antonia Hobbes che era figlia di Giacomo Hobbes di origini inglese. Giacomo Hobbes si era trasferito in Sicilia per impiantare a Mazzara del Vallo una fabbrica di vino marsala. Il matrimonio tra Corleo e la Hobbes fu celebrato nel 1855 e da questo matrimonio una sola figlia Antonina Corleo. Sono gli anni in cui Corleo svolge la professione di medico, di docente e di agricoltore come ironicamente ricorda lui stesso perché doveva curare i beni della famiglia e quelli che la moglie aveva ricevuto in dote. Però non trascura gli studi di fisiologia e di fisica tant’è vero che nel 1857 pubblica le ricerche sulla vera natura dell’innervazione con applicazioni fisiologiche patologiche e terapeutiche. Il 1858 è l’anno dell’incontro con padre D’Acquisto che in quell’anno viene nominato arcivescovo di Monreale. Si tratta di un incontro con una persona con la quale esisteva un rapporto essendo stato docente di filosofia che il padre di Corleo aveva avuto a Salemi. 9 D’Acquisto era un docente di filosofia morale nella facoltà di lettere e filosofia dell’ateneo di Palermo e in quel periodo Corleo è preso anche dalla causa che aveva intentato nei confronti di alcuni suoi parenti per recuperare Fondo Torello e una volta rientratone in possesso gli avrebbe consentito una definitiva tranquillità economica ecco perché si tratta di una fase decisiva della sua vita. Il quinto capitolo dell’autobiografia è diviso in sette paragrafi. Parla degli inizi della sua vita politica, delle sue pubblicazioni filosofiche, della sua cattedra ottenuta presso l’università di Palermo e dei suoi insegnamenti e parla inoltre della sua esperienza si deputato. Quindi si riferisce ad un periodo molto intenso e significativo della sua vita ma anche della storia del paese perché siamo nel periodo in cui Garibaldi arriva in Sicilia e si arriverà poi alla costituzione dello stato italiano e quindi alla sua elezione alla Camera dei deputati fino al concorso a cattedra di filosofia morale e storia della filosofia pressa l’ateneo di Palermo. Lo sbarco di Garibaldi in Sicilia e il passaggio da Salemi era ampiamente ricordato da Corleo nella sua biografia e proprio in quell’anno (1860) Corleo sarebbe tornato a Palermo con la sua famiglia per cominciare a pensare alla carriera universitaria e infatti presenta domanda per i concorsi a cattedra di filosofia morale e storia della filosofia. L’anno dopo la costituzione dello stato italiano sono state indette le elezioni politiche. Corleo si candida nel collegio di Calatafimi e fu eletto alla Camera dei Deputati ed entra così a far parte del parlamento italiano. A questo proposito ci racconta il viaggio compiuto per recarsi da Palermo a Torino. Parte con la nave per Genova, fa la nave una sosta a cagliari per imbarcare i parlamentari sardi. Arrivato a Genova va in treno a Torino dove è arrivato in tarda sera e non trova nessuno ad accoglierlo o assisterlo. Corleo non rimase passivo dinanzi alla lentezza dell’attività parlamentare. Si 10 impegnò molto nel presentare il disegno di legge sulla enfiteosi dei terreni ecclesiastici di Sicilia e infetti la legge fu approvata nel 1862 e di questo dobbiamo dare merito a Corleo. Quello stesso anno (1862) il ministro della pubblica istruzione era Francesco De Santis nell’anno in cui gli viene conferita a Corleo la libera docenza in Filosofia e storia della Filosofia. Nel 1863 può finalmente sostenere i concorsi già banditi tre anni prima e vinti entrambi da Corleo. Tiene entrambe le cattedre di Filosofia morale (da titolare) e storia della Filosofia (da professore incaricato) però dovette lasciare la Camera dei Deputati perché l’attività di parlamentare non era compatibile con l’attività di docente universitario. L’impegno a tempo pieno nell’università di Palermo e la perdita del seggio alla camera dei deputati non gli preclusero di occuparsi del problema dell’enfiteosi dei terreni ecclesiastici in Sicilia. Però come sempre accade nella sua attività non mancarono le delusioni accademiche in particolare quando chiese di essere trasferito nell’ateneo di Roma che nel frattempo era diventata capitale d’Italia e nonostante le promesse di Quitino Sella il nuovo ministro della pubblica istruzione Antonio Scialoia preferì nominare professore Antonio Labriola quindi Corleo fu costretto a rimanere a Palermo e da qui comincia a dedicarsi alla sua seconda opera filosofica. Operò al sistema della filosofia universale. Il capitolo sesto dell’auto biografia era articolato in otto paragrafi. In questo capitolo Corleo parla dell’ingrandimento della sua proprietà, della morte di sua madre, del matrimonio della figlia delle prime conferenze pubbliche, del ritorno alla camera perché poi è ritornato lì e della sua attività di rettore nell’università di Palermo. È questo il periodo della sua piena maturità nel corso della quale si dedica alla sistemazione dei beni personali della moglie. Qui si deduce il carattere di questo personaggio che si divide tra l’attività astratta dello studio e quella pratica del lavoro. 11 Accanto ad una posizione sociale e professionale seguì il successo che poteva riscuotere un personaggio come Corleo nei vari campi dello scibile umano. Tra gli argomenti tratta ti da Corleo nelle conferenze pubbliche bisogna ricordare quelli dedicati alla psicologia sperimentale, all’economia, al diritto, alla medicina, alla famiglia, all’igiene e all’istruzione tutti argomenti che stavano a cuore a Corleo. Ci troviamo di fronte a un personaggio che per quanto ricco e poliedrico appartiene al suo tempo e a volte sembra che abbia espresso dei punti di vista che oggi possono apparire superati. Però ciò che conta è mettere in evidenza i suoi molteplici interessi in vari ambiti del sapere. Tornò a far parte della camera dei deputati nel 1880-1882 e questa volta la sede del parlamento non era più Torino ma Roma. Infatti si traferisce a Roma con la moglie e prende in affitto una abitazione a Piazza di Spagna. Ricorda quel periodo di Parlamentare con molto entusiasmo e nel corso di questa seconda legislatura non abbandonò l’insegnamento universitario anzi fu pure impegnato nella carica di rettore quindi non c’era più incompatibilità. Il capitolo settimo è composto da sei paragrafi e in essi lui parla delle sue idee politiche, delle sue idee sulla famiglia, delle sue idee sulla religione e vengono delineate anche le sue idee scientifiche. Esponendo le sue opinioni sulla politica ricorda il ritorno alla camera e l’incontro con Quintino Sella. Sul piano economico le idee di Corleo possono risultate antiquate o superate perché si rifanno a una concezione dell’economia che chiaramente era l’economia del suo tempo. Anche la sua concezione conservatrice in politica oggi sembra superata. L’esaltazione della funzione sociale della famiglia e della religione anche qui erano le idee di un tempo. Per ciò che riguarda la cultura umanistica Corleo ha elaborato delle idee originali che trasferisce poi agli amici e agli allievi soprattutto. Concepisce l’idea di bandire un premio di filosofia a cura degli eredi a partire 12 dal 1904. Di fatto non se ne fece nulla però e non ci fu mai un premio di filosofia a lui intitolato. L’ultimo capitolo che è il capitolo ottavo è composto da 10 paragrafi e qui Corleo parla della sua vecchiaia, della sua malattia, della sua famiglia, di filosofia morale delle sue proprietà e degli ultimi incidenti che riguardano lui e la sua famiglia. Si riferisce agli ultimi anni della sua vita. Questa parte, l’ottavo capitolo, è la parte più triste perché tratta di una fase della vecchiezza e dell’amarezza dinanzi dell’approssimarsi della morta che nel 1887 sente molto vicina a causa delle sue precarie condizioni di salute. Inoltre vive un grande dispiacere la perdita della nipotina che aveva allora appena tre anni. In questo capitolo inserisce pure il testamento datato 2 novembre 1886 e in questo testamento è inserito il regolamento del premio di filosofia che si sarebbe potuto istituire per un arco di 120 anni partendo dal 1904 sino al 2023, ma non se ne fece nulla. Il 1886 è l’anno definitivo dell’abbandono della vita politica e quando si dedica alla stesura dell’ottavo capitolo della sua autobiografia senza dubbio si trova a scrivere sul finire del 1887. Con molta probabilità le ultime pagine si riferiscono agli anni che vanno tra il 1888 e il 1890 perché poi nel 1891 Corleo morì. La prova che le ultime pagine si riferiscono agli anni che vanno tra il 1888 e il 1890 è dimostrata da alcuni riferimenti come per esempio l’arrivo di Roberto Benzoni ad assumere l’insegnamento di filosofia teoretica nella facoltà di lettere e filosofia dell’ateneo di Palermo nel 1889. Quindi dobbiamo dire che l’8 capitolo è il più interessante perché riferisce dei suoi ultimi studi e soprattutto riferisce del’apertura del laboratorio di psicologia sperimentale presso l’istituto di fisiologia della facoltà di Medicina. Si tratta di un’esperienza che riprende i suoi interessi maturati alcuni anni prima. L’interesse per la fisiologia e la psicologia sperimentale è in interesse che Corleo coltiva da giovane senza tralasciare la filosofia teorica 13 perché Corleo è profondamente convinto dell’opportunità di un dialogo tra filosofia e psicologia. Infatti lui dice che avviata una sperimentazione di psicologia prenderà la cattedra di filosofia teoretica di cui la psicologia fa parte non potrà separare dall’esperimento le lezioni e lui otterrà questo effetto per far indirizzare le filosofie ad alcuni esperimenti. Corleo si rifà al filosofo-psicologo tedesco Wundt che già da alcuni anni aveva aperto il famoso laboratorio di psicologia sperimentale in Germania nella sede dell’università di Lipsia. Quindi Corleo sostiene che nella filosofia teoretica che ora insegna da incaricato ufficiale crede opportuno introdurre la sperimentazione per accertare ed analizzare alcuni elementi come wundt aveva fatto nel seminario di Lipsia. Questa è la posizione di un accademico maturo che ormai giunto in tarda età con quasi 30 anni di insegnamento vuole elaborare un progetto che consolido un certo tipo di sapere e vuole per questo attrezzare un laboratorio di psicologia sperimentale presso l’istituto di fisiologia per il quale ha bisogno di fondi necessari ad offrire un contributo al consorzio universitario per l’acquisto delle prime macchine necessarie. Ottiene 1.500 lire sperando di poter comprare il più possibile per cominciare la sperimentazione. Con questo denaro ha potuto comprare le prime attrezzature necessarie per attrezzare il laboratorio. Si tratta di attrezzature utilizzate anche da Wundt in Germania che servivano per gli esperimenti. Corleo Con questo laboratorio manifesta le sue idee di psicologia sperimentale che pur proveniente dalla filosofia deve portare un metodo positivo proprio delle scienze naturali. Corleo sperava di avere altri fondi per dotare il laboratorio di altre attrezzature ma il suo stato di salute e la sua scomparsa da lì a poco tempo non gli consentirono di sviluppare il suo progetto originario. Nell’ateneo di Palermo la Psicologia sperimentale non venne meno con la morte di Corleo. Abbiamo già parlato della chiamata di Benzoni per coprire 14 l’insegnamento di filosofia teoretica. Roberto Benzoni garantiva una certa continuità con la tradizione di Corleo che considerava che deve sussistere una relazione stretta fra filosofia teorica e la psicologia sperimentale. La linea tracciata da Corleo non si disperderà anzi sarà forzata con l’insegnamento di psicologia tenuto da Giuseppe Pitrè dal 1910 al 1916. Questa linea sarà seguita da Umberto Saffiotti per continuare sulla scia di questo interesse e relazione tra filosofia e psicologia sperimentale.