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PROVINCIA DI PISA – Comune di Calci

PIEVE DEI SANTI GIOVANNI ED ERMOLAO

La pieve dei Santi Giovanni ed Ermolao si trova a Calci.


È ricordata dal 1116. Nel 1617 venne restaurata e ampliata su progetto dell'architetto Cosimo Pugliani. In quegli anni
venne ultimato il transetto e fu allargata l'abside. Nei secoli successivi la struttura ha subito altre modifiche, come
l'ampliamento della parte sinistra della facciata, l'apertura dell'ingresso nella parte destra della stessa (lo stipite reca la
data 1717) e la realizzazione degli altari laterali e dell'arco sovrastante il fonte battesimale.
Il fonte costituisce una delle più importanti testimonianze dei caratteri neoantichi assunti dalla scultura nell'area pisano-
lucchese. Ulteriori citazioni classiche sono costituite dalla raffigurazione del fiume Giordano in forma umana e
dall'inserimento di angeli-genii.
Analoghe forme classicizzanti caratterizzano l'interno, di impianto basilicale, suddiviso in tre navate da colonne
sormontate da capitelli neocorinzi. La facciata è spartita in doppio ordine di arcate cieche. Tra le opere, due dipinti di
Aurelio Lomi, una tavola con la Madonna col Bambino di Jacopo di Michele detto il Gera e quanto rimane (il volto) di una
croce dipinta del XII secolo.
L'imponente campanile di pianta quadrangolare è collocato di fianco al transetto sinistro della pieve. Posto a breve
distanza dalle mura della chiesa, presenta sul lato sud un maestoso portale d'ingresso ad arco ogivale.
Alcuni storici e appassionati locali intravedono nella possente base quadrangolare del campanile i resti di un'antica torre
difensiva o di avvistamento, le cui ampie fondazioni potrebbero esser nascoste sotto l'attuale livello stradale. La
presenza di due finestre sui lati nord ed est con le caratteristiche tipiche delle feritoie per arcieri, ovvero alte e strette con
ampie strombature interne, è portata a parziale prova di tale ipotesi, insieme alla maestosità dell'opera che misura
esternamente quasi 9 metri di larghezza.
Altri autori hanno comunque, in passato, sostenuto l'improbabilità di una tale origine, ritenendola frutto di una leggenda
popolare.

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