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La basilica

di San
Lorenzo
fuori le
Mura
Esame di Strumenti e Metodi della Ricerca Storica
Prof. Arch. Alessandro Viscogliosi,
Prof. Arch. Guglielmo Villa
Studente Simone Miglio
INQUADRAMENTO TERRITORIALE

La basilica di San Lorenzo fuori le mura è una chiesa di Roma, situata all'inizio del tratto extraurbano della via Tiburtina,
a ridosso di una collina tufacea a poca distanza dalle Mura Aureliane e dalla Porta Tiburtina.

Pianta di Roma del 1551, Bufalini


INQUADRAMENTO STORICO
STRATIFICAZIONE
CATACOMBE DI CIRIACA

(Martirio nel 258)


BASILICA CIRCIFORME (MAIOR)
BASILICHE CIRCIFORMI
Epoca costantiniana
BASILICA DI PELAGIO
BASILICA DI PELAGIO
BASILICA DI PELAGIO
BASILICA DI PELAGIO

Riferimento con la cripta anulare della basilica costantiniana di S. Pietro al tempo di Gregorio Magno

Al tempo di Pelagio era la morfologia del territorio a orientare la


soluzione architettonica più idonea; non esisteva ancora una forma
codificata di tomba, altare e cripta, quale sarebbe stata utilizzata solo
pochi anni dopo a S. Pietro, secondo un progetto forse concepito dallo
stesso Pelagio, ma ultimato da Gregorio Magno (590 – 604).
La soluzione adottata al Verano può essere considerata l’anello di
congiunzione tra la tipologia a deambulatorio, già presente nelle
basiliche circiformi, e la cripta anulare, che verrà realizzata a S. Pietro,
divenendo da quel momento in poi una modello ricorrente.
A differenza di quanto avverrà a S. Pietro, a S. Lorenzo, come anche più
tardi a S. Agnese, la tomba dei santi è resa accessibile abbassando
complessivamente il livello del pavimento della nuova basilica.

Cripta anulare di S. Pietro e S. Lucio a Coira (inizio IX sec.) Ricostruzione della cripta anulare di S. Pietro al tempo di
Gregorio Magno (fonte Testini - Archeologia cristiana)
BASILICA DI PELAGIO
L’importanza della luce nella basilica pelagiana
‘‘Tu subisti un giorno Levita il martirio delle fiamme. Ora la luce sacra torna giustamente al tuo tempio’’,
cosi recita l’iscrizione alla base dell’arco trionfale.
Anche nell’iscrizione superiore, che descrive i lavori eseguiti da Pelagio, si parla della presenza della luce, laddove
prima dimorava il buio. L’insistenza sulla luce da parte delle fonti antiche dimostra come essa avesse un ruolo chiave
nella architettura pelagiana. L’adozione di una tipologia con gallerie su tre lati e navata centrale più alta era
probabilmente funzionale a ottenere un’illuminazione diretta.

La basilica era sicuramente illuminata dalle finestre del cleristorio. Più


dubbia è la presenza di finestre lungo le gallerie. Tuttavia i numerosi
riferimenti alla luce nelle fonti antiche lascia ipotizzare che si aprissero delle
finestre anche in questa posizione. La forma, le dimensioni e il
tamponamento con lastre di pietra traforate sono il risultato di restauri
recenti, ma il numero e la posizione dei vani sono originari.
BASILICA DI PELAGIO

Descrizione
L’aula lunga 32 m e larga 21, era divisa in tre navate da 5 colonne
per lato che creano 6 intercolunni. Il settore orientale era occupato
da un nartece che nella parete di fondo presentava due nicchie
rettangolari ai lati e una semicircolare al centro. Il nartece era
separato dalla navata centrale da un triforio, mentre un arco in
muratura immetteva nelle navate laterali.

Sezione trasversale nella ricostruzione di Sezioni longitudinale e trasversale nella ricostruzione di


Fransiscka Bacher, 2005 padre Giuseppe Marchi, 1894
BASILICA DI PELAGIO
Confronto con la basilica di S. Agnese f.l.m.

complesso di S. Lorenzo complesso di S. Agnese


BASILICA DI PELAGIO
Confronto con la basilica di S. Agnese f.l.m.
Il modello della basilica con gallerie, diffusosi a Roma fra il VI e il VII sec., vi giunse probabilmente, non direttamente da
Costantinopoli, ma dalle province dell’impero bizantino, dove si trovano alcuni esempi già nel VI sec. (fonte Krautheimer).
La tipologia si riscontra anche a Roma nella basilica di S. Agnese sulla Via Nomentana edificata da Onorio I (625 – 638), dove la
presenza di gallerie, come in S. Lorenzo, è dovuta non solo a motivi liturgici, ma anche a ragioni legate alla morfologia del
territorio. In entrambi i casi, trattandosi di edifici semipogei, vi era la necessità di raggiungere la quota fuori terra. Infatti, in
S. Agnese è ancora oggi presente l’ingresso al livello delle gallerie sul lato dell’abside verso la Via Nomentana. Il modello di
riferimento fu probabilmente la fabbrica di Pelagio, costruita circa 40 anni prima.

S. Lorenzo S. Agnese

Ricostruzione della basilica pelagiana intorno al 600 Ricostruzione della basilica S. Agnese intorno al 600
(fonte Krautheimer) (fonte Brandeburg)
BASILICA DI PELAGIO
Confronto con la basilica di S. Agnese f.l.m.

S. Lorenzo S. Agnese

In merito alla funzione dei cosiddetti matronei è possibile


formulare alcune ipotesi. È riduttivo pensare che servissero
unicamente per favorire l’accesso dall’alto. La loro posizione
sopraelevata lascia immaginare che ospitassero posti privilegiati,
destinati a funzionari d’alto rango e più tardi ai monaci del
convento.
BASILICA DI PELAGIO
Confronto con le basiliche bizantine dell’Egeo

Il modello della basilica con gallerie che S. Demetrio a Salonicco (fine V sec.)
ritroviamo a S. Lorenzo e S. Agnese trova
un precedente nello stile architettonico
delle basiliche bizantine sulle coste dell’Ege
risalenti al V sec.

Chiesa acheropita a Salonicco (450 -470)

Interno dopo la ricostruzione successiva Interno prima dell’ incendio del 1917
Sezione e pianta (fonte Orlandos) all’incendio del 1917
BASILICA DI PELAGIO
Particolari architettonici

L’aula basilicale era divisa in tre navate da cinque colonne per lato, tutte di spoglio risalenti al III sec. Il settore orientale era
occupato da un nartece che nella parete di fondo presentava tre nicchie rettangolari ai lati e semi circolare al centro. Il nartece era
diviso dalla navata centrale da un triforio, mentre un arco in muratura lo separava dalle navate laterali.
La scelta del sistema architravato per l’ordine inferiore dimostra la grande importanza della basilica. Il maggior costo che
comportava il reperimento e le messa in opera di grandi blocchi di trabeazione, rispetto al sistema archivoltato, dimostra la volontà
di ispirarsi alle solenni basiliche di S. Pietro e del Laterano.
BASILICA DI PELAGIO

Corrispondenze tra gli elementi di spoglio


Lo studio dei pezzi di spoglio della fabbrica di Pelagio mette in evidenza che la
scelta e la collocazione dei frammenti antichi segue una logica specifica,
legata alla doppia funzione della basilica: martiriale e stazionale.
Esiste una specularità nel sistema di abbinamento degli elementi di spoglio:
• il primo intercolunnio, su entrambi i lati, presenta un fregio con volute di
epoca antoniniana (fine II sec.);
• il secondo intercolunnio è coperto da due elementi diversi, privi di
architrave e fregio, scolpiti con girali popolati da protomi di animali di età
severiana (inizio II sec.);
• al terzo intercolunnio si trovano due frammenti di architrave e fregio,
anch’essi con volute popolate da animali (fra III e IV sec.).
Nei restanti intercolunni la corrispondenza non è più speculare.

Lettura riepilogativa del reimpiego degli elementi di spoglio


(fonte S. Ciranna)
BASILICA DI PELAGIO
Importanza dei pezzi di spoglio nel linguaggio architettonico

Oltre all’asse longitudinale, la particolare disposizione degli elementi di


spoglio suggerisce un secondo asse trasversale, sottolineato dagli elementi
differenti presenti nel secondo intercolumnio: colonna con fusto rudentato
e capitello con trofei e vittorie, elemento diverso della trabeazione, colonna
tortile nelle gallerie. All’intersezione di questi due assi troviamo la tomba
con il sovrastante altare.
Tutte i fusti delle colonne poggiano su basi ioniche e hanno un capitello
corinzio. Tuttavia la prima coppia di colonne si distingue da tutte le altre per
la diversità della pietra (marmo bianco anziché pavonazzetto), per la
differente altezza (dado di raccordo), per essere le uniche rudentate, ma
soprattutto per la presenza di un capitello figurato, con trofei di armi al
cento e vittorie alate negli angoli. Questa tipologia, giunta a Roma attraverso
la mediazione ellenistica, è presente già in età augustea, anche se i capitelli
della basilica sono probabilmente di età severiana.
BASILICA DI PELAGIO
Particolari architettonici del primo ordine
BASILICA DI PELAGIO
Particolari architettonici delle gallerie

I colonnati delle gallerie sono caratterizzati da un sistema


archivoltato e non architravato come al primo ordine. Le
colonne presentano fusti rudentati in pavonazzetto e
capitelli corinzi con l’unica eccezione della prima coppia (in
corrispondenza del sottostante capitello figurato), nella
quale troviamo un fusto a spirale sormontato da capitelli
compositi. Tutti i capitelli sostengono dei bassi pulvini sui
quali si impostano degli archi a tutto sesto.
Le balaustre fra gli intercolunni risalgono al restauro
dell’arch. Vespignani (1862 – 1865)
BASILICA DI PELAGIO
Particolari architettonici
Arco trionfale – mosaico

L’arco trionfale, che corrisponde all’arco sovrastante l’antica abside,


presenta Cristo al centro assiso sul globo terrestre e fiancheggiato a
sinistra da Pietro, Lorenzo e Pelagio con il modellino della chiesa, e
a destra da Paolo, Stefano e Ippolito.
La composizione secondo il classico schema a 7 figure di solito è
ricorrente nei catini absidali. In questo caso invece tale
combinazione iconografica viene adottata per decorare la superfice
muraria dell’arco.
BASILICA DI PELAGIO
Analisi muraria e metrica
Analisi muraria
Muratura in opus listatum composta da una fila di
mattoni alternati a singole file di tufelli: opera che
riveste un nucleo centrale composto di pezzame di
tufo e mattoni. Due moduli costituiti da due tufelli,
due mattoni e quattro strati intermedi di malta
raggiungono un altezza di 29,8 cm pari al piede
romano

Analisi metrica
Le dimensioni dell’ edificio non
avevano come base il piede romano,
ma il piede bizantino, pari a 31,7 cm
(fonte Krautheimer). In particolare la
lunghezza della basilica pelagiana è
pari a 100 piedi bizantini (31,70 m), la
larghezza corrisponde a 66 piedi
bizantini (20,65 m), la larghezza della
navata centrale è di 36 piedi (11,35 m).
BASILICA DI ONORIO

Veduta di S. Lorenzo al Verano in una


acquaforte del 1575
Antoine Lafréry, Le sette chiese di Roma.
Anno Santo 1575.
BASILICA DI ONORIO
Fasi edilizie

Prima fase: spianamento del colle del Pincetto per


preparare il terreno alle fondamenta della nuova chiesa

Seconda fase: Erezione della fortezza di Laureziopoli e posa


in opera delle fondamenta della basilica occidentale

Terza fase: Erezione del colonnato di separazione fra le navate

Quarta fase: Completamento delle navate, aggiunta del


portico e rialzamento del pavimento della basilica pelagiana
BASILICA DI ONORIO
Facciata
La facciata, in laterizio con tre finestre arcuate e
coronamento a guscio, era interamente ricoperta di
mosaici, andati perduti dopo il bombardamento del 1943 e
la successiva ricostruzione.
Precede la facciata un portico, risalente al XIII secolo,
sostenuto da sei colonne di spoglio con capitelli medievali
ionici. Sulle pareti sono presenti affreschi, in parte
restaurati, con Storie di S. Stefano e S. Lorenzo, che,
secondo studi recenti devono essere riferiti al periodo di
Bonifacio VIII (1294-1303). La scelta dei soggetti è legata a
una leggenda medioevale secondo cui il corpo di Stefano
protomartire, proveniente da Gelusalemme, venne sepolto
al Verano nella stessa tomba di Lorenzo sotto l’altare
maggiore, dove un’iscrizione posta da Onorio III cita sia
Lorenzo che Stefano.
BASILICA DI ONORIO
Navate

Le 22 colonne, 11 per lato, che dividono la navata centrale dalle laterali, sono
differenti per diametro e materiale (granito rosso, egiziano e bigio e marmo
cipollino). Soltanto i fusti e alcune basi sono di reimpiego (forse provenienti dalla
basilica circiforme), mentre i capitelli ionici sono contemporanei alla
ricostruzione onoriana. Le colonne sono disposte secondo uno schema a coppie
binate trasversalmente. L’abbinamento è dettato dal colore della pietra e, nel
caso dell’ottava coppia, dalla presenza di alti plinti. Questa particolarità, insieme
al diverso diametro dei fusti, serviva forse a individuare lo spazio destinato al
clero, con la schola cantorum.
BASILICA DI ONORIO
Trabeazione

La trabeazione del colonnato dell’aula, come quella del


portico, è caratterizzata da un architrave liscio. Nella
zona del fregio si susseguono archi di scarico in mattoni
bipedali.
Il cornicione a mensole, che corre lungo le pareti nord
ovest e sud dell’aula, prende a modello i cornicioni di S.
Crisogono (tuttora presenti sotto gli stucchi barocchi) e
di S. Maria in Trastevere, dove furono riutilizzati
frammenti antichi, mentre in S. Lorenzo la cornice fu
realizzata ex novo al tempo di Onorio III.
BASILICA DI ONORIO
Pavimento cosmatesco

Lo stile cosmatesco, utilizzato per indicare decorazioni tarsie


marmoree policrome, si deve a una famiglia di famosi marmorari
romani attivi tra il XII e il XIII sec. detti Cosmati, dal nome del
capostipite Cosma.
Nell’aula di Onorio il tratto più pregiato si trova al centro della
navata centrale tra la seconda coppia di colonne e il presbiterio dove
troviamo due coppie di quinconce interrotte da un riquadro musivo,
danneggiato dal bombardamento. In questo punto, secondo la
liturgia stazionale, era prevista una sosta prima dell’ingresso nella
schola cantorum.
BASILICA DI ONORIO
Analisi muraria e metrica
Analisi muraria
Muratura in opera laterizia in mattoni
pieni e malta di calce.

Analisi metrica
L’aula onoriana presenta mura laterali più sottili rispetto all’edificio pelagiano e non
perfettamente allineate con quest’ultimo. La nuova aula infatti riprendeva
l’andamento delle pareti laterali del retro sacntos, già deviato rispetto all’asse della
basilica orientale, per cui l’asse delle due aule appare deviato. Inoltre l’aula
occidentale si allarga di 0,5 m nelle navate laterali.

Lunghezza aula 42 m
Larghezza aula 20 m
Navata sud 4 m
Navata nord 5 m
BASILICA DI ONORIO
Confronti con altre chiese romaniche di Roma

Durante il XII e XIII sec. a Roma si assiste a una grande fioritura architettonica,
a partire dall’elezione di Pasquale II (1099 – 1118) fino a quella di Onorio III.
Quasi tutti gli edifici costruiti in questo periodo mantengono un forte legame
con l’antica classicità e con la più recente tradizione paleocristiana. Le
soluzioni strutturali e le tipologie adottate nel resto d’Italia non attecchiscono
a Roma, dove le particolari vicende storiche hanno sempre condizionato gli
sviluppi artistici. A Roma vengono dunque edificate chiese a schema basilicale
con portico d’entrata, con navate divise da colonnati archivoltati o persino
architravati, con una profonda abside terminale mosaicata, con la copertura a
travature lignee e campanile in opera laterizia a più livelli scanditi da cornici di
mattoni e progressivamente alleggeriti verso l’alto da vari ordini di bifore,
trifore, quadrifore…
Basilica di S. Maria in Aracoeli

Basilica di S. Lorenzo in Lucina Basilica di S. Maria in Trastevere Basilica dei SS. Giovanni e Paolo al Celio
BASILICA DI ONORIO
Fasi successive della basilica

Nei secoli successivi la chiesa fu oggetto di numerosi interventi, soprattutto in epoca


rinascimentale e barocca, rimossi durante i restauri dell’architetto Virginio Vespignani,
eseguiti fra il 1855 e il 1864, durante il pontificato di Pio IX.
In quell’occasione furono realizzati importanti lavori, che portarono al completo
svuotamento della basilica pelagiana, con la posa in opera delle sostruzioni del
presbiterio onoriano e l’isolamento della basilica sui lati nord e sud, dove l’edificio era
ancora incassato nella collina. L’antico nartece, rivestito di mosaici neo-bizantini, divenne
la cappella funebre di Pio IX.

Il 19 luglio del 1943 una bomba della R.A.F. colpiva il tetto della navata centrale.
I restauri che portarono alla ricostruzione delle coperture e del portico si protrassero
fino al 1950, offrendo l’occasione di ripotare in luce l’area martiriale e la basilica
circiforme.
BIBLIOGRAFIA

R. Krautheimer, S. Corbett, W. Frank, Corpus Basilicorum Christianorum Romae,II Vol, Città del
Vaticano 1962.

D. Mondini, S. Lorenzo fuori le mura. Storia del complesso monumentale nel Medioevo, Roma 2016,
ed. Viella.

S. Ciranna, Spolia e caratteristiche del reinpiego nella basilica di San Lorenzo fuori le mura a Roma,
Roma 2000, ed. Dedalo.

P. Giuseppe da Bra, San Lorenzo fuori le mura, Roma 2005, Scuola tipografica S. Pio X.

R. Krautheimer, Architettura Paleocristiana e Bizantina, Torino 1986, ed. Einaudi.

S. Serra, La Visita alle Sette Chiese. San Lorenzo fuori le mura, p 101 – 111, Istituto Nazionali di Studi
Romani, Società romana di storia patria, Roma 2009

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