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La Madonna di Costantinopoli
Considerata uno dei maggiori capolavori della scultura lignea
medievale, costituisce insieme al grande polittico istoriato che la
completa, L'opera più completa tra quelle conservate nella chiesa.
Il gruppo nella sua interezza è stato scolpito da un anonimo artista
laziale, maturato nell'ambito del composito linguaggio dell'arte
romanica del XII secolo, ancora pervaso dell'influsso dei modelli
importati da Costantinopoli.
Nella Maestà della Vergine, racchiusa in un immobile quanto
raffinata solennità regale, il marcato plasticismo romanico riscatta, attraverso la solida impostazione della Madonna e
del Figlio benedicente, la severa stilizzazione geometrica dell'impianto bizantino.
Un'analoga qualità stilistica si riscontra nei due pannelli laterali, concepiti in origine come ante di protezione della
nicchia entro cui la statua era esposta alla venerazione: su di essi sono scolpiti a bassorilievo dodici episodi della vita
di Cristo e della Madonna, secondo un itinerario narrativo di matrice orientale, che dalla scena dell'Annunciazione
conduce alla tradizionale iconografia della “Dormizio Virginis” il Transito della Vergine.
Il fonte battesimale
Il brano più interessante della misurata con posizione in pietra, posta a destra del
presbiterio, risiede nel gruppo scultoreo dei tre telamoni: figure enigmatiche e preziose,
assoggettate ad una serrata verticalità che risolve con grande equilibrio la loro funzione
di sostegno. Il piccolo frammento oggi compreso nella struttura del fonte battesimale, è
in realtà un pregevole basamento appartenuto ad una colonna-candelabro, modellata
nel XII secolo per sorreggere il cero pasquale
Il tabernacolo rinascimentale (per la conservazione degli Oli Santi)
L'opera marmorea, collocata in fondo alla parete laterale della navata destra, riprende la
tradizionale struttura della nicchia archivoltata, generatrice di un prospetto allungato, che
culmina nello spazio triangolare del timpano, entro cui è scolpito l'Agnello Eucaristico. Arricchito
da una considerevole sottigliezza plastica e chiaroscurale, la composizione rivela la sua fattura
quattrocentesca nella classica articolazione dell'incorniciatura architettonica e nella composta
eleganza degli inserti figurati, ottenuti con la tecnica dello “Stiacciato” in piena consonanza con
i principi formali del primo Rinascimento.
L'affresco dipinto nel XIV secolo sulla prima colonna di sinistra della navata maggiore, è
stato trasportato nell'attuale sede nel 1852, insieme al blocco di pietra semicircolare su cui
era stato originariamente realizzato.
L’espressione assorta e quasi malinconica della Madonna, come se presagisse il doloroso destino
del Figlio, denota tutto il carattere devozionale dell’opera, concepita, molto probabilmente, per
essere venerata al di sopra di un basamento elevato.
Luglio 2023
Testi di Mario Ritarossi