Riassunto
Michèle Trimarchi, Sulla chiesa dei Santi Abbondio e Abbondanzio a Rignano Flaminio, p. 205-236.
Nell'agro di Rignano Flaminio la chiesa dedicata ai SS. Abbondio e Abbondanzio conserva sulla parete di fondo affreschi che
dalla critica non hanno mai ricevuto un'attenzione men che generica. L'edificio dovette avere origini altomedievali, a desumere
dai frammenti scultorei in esso inglobati; in età ottaviana subi verosimilmente trasformazioni che gli conferirono la struttura
perimetrale odierna, eccezione fatta per la torre campanaria databile per confronti di area romana al XII secolo iniziale. Per gli
affreschi la controversia cronologica verte su un arco di tempo fra il terzo quarto del XII secolo e l'iniziale XIII. Una loro data
leggermente anteriore, nel secondo quarto del XII, pare peraltro la più plausibile perché le loro forme - iconograficamente e
stilisticamente - bene si inseriscono in un percorso che non conosce sviluppi ulteriori a quell'epoca (S. Clémente - S. Maria in
Trastevere). La stessa
(v. rétro) situazione architettonica potrebbe favorire tale cronologia in sincronia con l'erezione del campanile. Gli arconi acuti,
chiaramente duecenteschi, sono il segno di un ulteriore intervento statico sull'edificio. Se un auspicabile e irrinunciabile
intervento di restauro fomisse un domani la prova stratigrafica dell'appoggio della volta sopra il margine superiore della
superficie dipinta al vertice della parete absidale risulterebbe sicuro lo sganciamento, cioè la priorité degli affreschi rispetto a
quest'ultima fase. Nell'attesa di ciò il présente studio ha dovuto cercare di.contribuire alla soluzione del problema sulla base di
valutazioni strettamente formali.
Trimarchi Michele. Sulla chiesa dei Santi Abbondio e Abbondanzio a Regnano Flaminio. In: Mélanges de l'Ecole française de
Rome. Moyen-Age, Temps modernes, tome 92, n°1. 1980. pp. 205-236;
doi : https://doi.org/10.3406/mefr.1980.2544
https://www.persee.fr/doc/mefr_0223-5110_1980_num_92_1_2544
La chiesetta monoaulata dei SS. Abbondio e Abbondanzio s' erge, isolata, Fig. 1
fuori del paese di Rignano Flaminio : siffatta ubicazione dipese sicuramente da
un antichissimo tracciato viario preesistente, si pensa, alia via Flaminia, oggi
ancora selciato in qualche breve tratto °
del tutto scomparso 0 ridotto a
mulattiera per 10 spostamento del centro abitato sulla Flaminia stessa.
La chiesa prese posto, piuttosto che nel luogo di sepoltura dei due martiri
del 304 pietosamente trasfcriti dalla matrona Teodora nel suo proedium oggi
a nord del paese, sulla spianata di blocchi tufacei d'un tempio pagano
® dell'antico insediamento, costretta tra it pendio su cui si innalza I'abside e un
p. 13; G. Tomassetti, La canlpagna r0111ana antiea, lnedioevale e n1oderna, vol. III, Roma,
1913, pp. 343-352; C. Ricci, Notizie slOriche di Castelnuovo di Porto e . Paesi circonvicini,
Roma, 1939, p. 94 sgg.; E. Josi, Rigl1ano Flwninio, in Enciclopedia Cattolica, vol. X,
Firenze, 1953, colI. 913-915; Quaderni dell'lstituto di Ricerca Urbanologica e Tecnica della
Pianificazione. III /966 : it territorio della media valle del Tevere, pp. 92-97; G. F. Gambur-
rini - A. Cozza - A. Pasqui - R. Mengarelli, Forma Italiae, serie II. doculnenti 1 : Carta
archeologica d'ltalia: l11ateriali per l'Etruria e la Sabina, Firenzc, 1972, pp. 326-327.
Su Abbondio prete e Abbondanzio diacono si vedano, oltre alIa Bibliotheea Sancto-
rUIn, vol. I, Roma, 1961, pp. 38-39, G. B. De Rossi, I l110n t.onenti antichi cristiani e fa loro
distribuziol1e geografica nef lerritorio dei Capenati, in Bullettino di Archeologia Cristiana, II,
1883, pp. 115-159; M. Mastrocola, Note storiehe circa la Diocesi di Civila Castellana, Orte e
Gallese. Parte I. Le origini cristiane, Civita Castellana, 1964.
2 Come risulta da una bolla di Leone X : cfr. Mastrocola, Note Sloriche cit., p. 124
nota 27.
muratura absidale : i due simili all'interno a destra del lobo absidalc presenta-
no una decorazione con nastro bisolcato intrecciantesi in una rete con nodi a Fig. 3
doppie puntc e sonG da porre in relazione, come frammenti di pilastrini, con
un terzo a forma d'arco, all'esterno in alto a sinistra; questa c formato da un Fig. 4
nastro curvo ugualmente bisolcato con motivo di gallone a doppio passo e
concluso da un listello di onde ricorrenti che pal-tono dal centro in opposte
direzioni, mentre due pavoni mutili affrontati ornano gli spazi triangolari che
risultano tra i due motivi geomctrici 7 • Tipici motivi decorativi questi assai
frequenti nel IX secolo per i quali si possono produrre confronti precisi: i
pilastrini si avvicinano a un pluteo di S. Maria dcll'Ospedale a S. Oreste, a un
altro di Ischia di Castro, a un pilastdno del duomo di Nepi, senza essere
dissimili per- tecnica da un pluteo deIl'iconostasi di S. Leone a Capena, mentre
aRoma si riscontrano all'Aracocli, a S. Maria in Cosmedin, un po' pili
elaborati a S. Prassede1!; anche i motivi dcll'arco di ciborio si riscontrano in
vad luoghi del Lazio come in S. Maria Maggiore a Tuscania, neI Duomo e
nella chiesa di S. Maria dell'Arco a Civita Castellana, nel Santuario di S. Euti-
zio, a Castel S. Elia, oppure a Roma in S. Maria in Cosmedin, ai SS. Quattro
Coronati, in un ciborio proveniente da S. Basili0 9 • I tre frammenti spettano
(data: seconda meta VIII sec.); tav. XXV fig. 43 nO 33 (data: IX sec.); tav. CLV
figg. 251-252 nO 210 (data: IX sec.); tav. CXXXVI fig. 217 n° 184 (data: 856-867; fine
VIII secolo invece per G. Matthiae, La icunostasi della chiesa di S. LeO/Ie a Capella, in
Bollettinu d'arte, XXXVII, 1952, pp. 293-299). PCI- Roma cfr. Corpus della scullllra altome-
dievale. 7 La diucesi di Ruma (a c. di L. Pani Ermini), t. I, 2, 3, Spoleto, 1974,
rispettivamcnte: tomo 1 ta\'o XVIII fig. 44a (data: meta IX scc.); tomo 3 tav. XLIV
fig. 117 (data: IX sec.); tomo 1 tav. XXI fig. 72 (data: 817-824). Ci sono comunque altri
esempi, anche fuori del Lazio.
'i Pcr l'alto Lazio cfr. Corpus 8 cit., rispcltiYamente : pilastrino con gallone tav. XLII
fig. 77 nO 64 e tav. XLV fig. 81 n° 68 (IX sec.); coda di pavonc tav. CLXXXVlII fig. 303
nO 257 (tra VIII e IX sec.); arco di ciborio con pavoni tav. CXXI fig. 199 nO 173 (IX sec.).
Per Roma cfr. Corpus 7 cit., rispettivamente: paliotto, tomo 3 tav. XLI figg. 103-104
(data: 772-795?); ciborio, tomo 2 tav. XXIV fig. 46 e tay. XXV fig. 47 (data: prima meta
IX sec. ?). Anchc qui molto pill numcrosi polrebbero essere gli esempi.
208 MICHELE TRIMARCHI
10 La notizia riportata ncl manoscritto di suor Giuditta Luti (dr. Mastrocola, Note
storiche cit.. p. 120, e A. Degl' Effett i, Memorie di S. Nonnoso ahhate del Soratte e de
luoghi circonvicini e loro pertinenze, Roma, 1675, p. 61) a proposito di un monastcro
detto di S. Bonda presso Siena dedieato ai SS. Abbondio e Abbondanzio e costruito daI
re Pipino figlio di Carlo Magno per dcvozione verso i due santi, preciserebbc, a causa
del nesso evidcnte con it culto rignanese, non dieo [a costruzione primitiva della nostra
chiesa - cssa infatti dovette insediarsi sui luogo del tempio, come era consueto, molto
prima almeno sin dal trionfo del cristianesimo quand' era ancora vi va il rieordo del
martirio e della sepoltura ad opera di Teodora che la pieta popolare fara diventare
santa -, rna sicuramente i contributi del re caroIingio, morto nell'81O, per innalzare il
ciborio i cui frammenti vennel'O utilizzati in una successiva riedifieazione: 10 stile e i
raffronti con altre opere coeve, come s'e veduto, sono una riprova della datazione
all'inizio del IX secoIo.
II Tomassetti, La campagna cit., p. 345.
Ravenna, a Subiaco. La translatio dei corpi dei SS. Abbondio e Abbondanzio fu operata
forse dal cimitero di Teodora come opinano G. B. De Rossi e M. Mastracola sulla scorta
del racconto della Inventio e della Translatio di quei corpi scritta probabilmcnte poco
dopo l'avvenimento: cfr. De Rossi, I monU/nenli cit., pp. 137-138; Mastrocola, Note
sloriche cit., p. 124. Ne bisogna dimenticare che l'imperatore giovinetto mona neI
SULLA CHIESA DEI SANTI ABBONDIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 209
gennaio del 1002 nei pressi del Soratte, Roma tumultuando: per la storia di questo
periodo rimane sempre fondamentale l'opera classica della seconda meta dell'Ottocento
di F. Gregorovius, Sforza della dtta di Roma nel Medioevo, vall. 3, ediz. Torino, 1973.
I,Come per l'abside, anche nel campanile e murato alia base un grosso cippo
marmoreo aHa memoria di C. Clodio Fabato, pubblicato per la sua iscrizione nel Corpus
Inseriptiol1um Latinarum, Berlino, 1863 sgg., vol. Xl, 1, 3963. Altri grossi frammenli di
epoca romana si trovano sparsi all'interno della chiesa potendo essere utilizzati per gli
usi del culto. La cortina laterizia del campanile e costituita di mattoni generalmente di
queste dimensioni: 25,5 x 12,5 x 4 0 24 x 7 x 2,5, e di letti di malta che oscillano dai
2,2 cm. ai 3,5: la differenza con la struttura perimetrale, i cui mattoni sonG tutti
reimpiegati presentando dimensioni disparate (cm. 15 x 3,8; 19,5 x 4; 26 x 6; 23 x 3,8;
21 x 2,8; 22 x 3,5; 26,6 x 3,5; 27 x 6; 33 x 7; 34 x 3,5; 35 x 6,5 ecc.), mentre i letti di
malta molto porosa e grossolana oscillano dai cm. 2 ai 3,7 ai 4,5 ai 7, e evidente indizio
di due momenti delle fasi costruttive. L'analisi delle tecniche e delle strutture murarie
degli edifici religiosi aRoma e stata indagata per alcuni periodi del medioevo in due
studi recenti: C. Bertelli - A. Guiglia Guidobaldi - P. Rovigatti Spagnoletti, Strullure
murarie degli edifici religiosi di Roma dal VI al IX secolo, in Rivista dell'IstitUfO Nazimzale
d'Areheologia e Storia dell'Arte, XXIII-XXIV, 1976-1977, pp. 95-172; M. E. Avagnina -
V. Garibaldi - C. Salterini, Strutlure murarie deg/i edifici religiosi di Roma nel XII see%,
in Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia deltArte, XXIII-XXIV, 1976-1977,
pp. 173-255.
MEFRM 1980, 1. 14
210 MICHELE TRIMARCHI
1-1 Quanto aile diverse datazioni del campanile, se Josi, Rignano cit., 10 colloca nel
IX sccolo e Tomassetti, La campagna, cit., p. 351 sgg., nel XII-XIII secolo, il maggiore
studioso in questo campo, A. Serafini, Torri call1panarie di Roma e del Lazio net
Medioevo, Roma, 1927, ta\'o XVIII, pp. 108-109, mettendolo in relazionc per la sua
tipologia con una maestranza operante in edifici di dimcnsioni modeste e su schemi a
sole bifore, finisce con I'ancorarlo alIa prima meta dell'XI secolo per il generico
presupposto che Ie vicende dell' edificio andrebbero ricollegate agH anni immediatamcn-
te vicini aHa trans)atio dci due Santi allorchc il loro culto sarcbbe stato pili vivo.
lntuizione che si rivela assai debole di fronte a precise testimonianze di una duratura
pieta religiosa : si considerino, se non altro, gli interventi di molto posteriori riguardanti
1a costruzione dei tre archi intcrni; il fatto che la chiesa era arcipretura nel 1519; i
tardivi rifacimenti delle pitture del lobo absidale.
Torna sempre utile, ai fini della caratterizzazione di un gusto che si precisa attorno
ad un ambito cronologico affine, un confronto con il piccolo campanile della chiesa
trasteverina di S. Benedetto in Piscinula del terzo quarto deU'XI secolo assai vicino per
SULLA CHIESA DEI SANTI ABBONDIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 211
influsso, come sottolinea bene Serafini, a que IIi della nostra maestranza: essa si
differenzia per I'uso della decorazione marmorea poiicroma neHe pareti e per Ie cornici
a risega che giungono a formare imposta aile arcateHe delle bifore (dr. id. cit., tav. XX,
pp. 111-112; G. Scarfone. S. Benedetto in Piscilluia, in lma Roma, XVIII, n° 3-4, 1977.
pp. 1-24, aile pp. 17-18).
Per Ie torri campanarie di S. Maria del Carmine a Civita Castellana, di S. Maria in
Cappella aRoma, di S. Salvatore a Vescovio, di S. Giuliano a Faleria cfr. Serafini, Torri
campanarie cit., rispettivamente tav. XXII e p. 113; tav. XI e p. 96; tav. XXXVII B e
pp. 142-144; fig. 285 e p. 109; per la ricostruzione del campanile di S. Maria in Cappella
fig. 255. Su quest' ultima chiesa si vedano pure O. Borromeo, Santa Maria in Cappella, in
LVrbe, XVIII, nO 4, 1955, pp. 1-10; E. Carreras Amato, La chiesa di S. Maria in Cappella,
in Alma Roma, XVIII, nO 5-6, 1977, pp. 58-65, a p. 62.
"W. Kronig, Hallenkirchen in Mittelitalien, in Romisches lahrbuch fur Kunstgeschi-
chte. II, 1938, pp. 1-142; id, Caratteri dell'architettura degli ordini mendicanti in Umbria, in
Atti del Sesto Convegno di Studi Umbri, Gubbio 1968, ed. 1971, pp. 165-198, e le osserva-
zioni piu recenti di P. Heliot, Sur les eglises gothiques des ordres mendiants en Italie
Centrale, in Bulletin Monumental, CXXX, 1972, pp. 231-235; J. Raspi Serra, Esempi e
diffusione della tipologia architettonica minorita nell'alto Lazio, in Bollettino d'arte, LVIII,
1973. pp. 207-212. Utile pure L. Fraccaro De Longhi, L'architettura delle chiese cistercensi
ita/iane, Milano, 1958.
212 MICHELE TRIMARCHI
allorche una morfologia tipica ormai fissa s'era venuta identificando con la
produzione comune 16 •
Stabilite Ie vicende costruttive dell'edificio, problematica resta la dctermi-
Fig. 9 nazione cronologica degli affreschi dell'arco absidale che si dovra inquadrare,
per Ie dette fasi architettoniche, tra l'iniziale secolo XI e il XIII-XIV. Essi
insieme con la tccnica impiegata e con la composizione dci colori ancora
abbastanza evidenziati sullo scorcio del secolo scorso, anche sc erano scom-
parse Ie vclature finali, sono stati descritti da D. Tumiati 17. E una tipica
raffigurazione apocalittica rappresentante, nella parte superiore del timpano,
l'Agnello col rotolo entro tondo affiancato a sinistra dal toro (oggi scomparso)
e dall'uomo, a destra dal leone e dall'aquila, e, nella parte inferiore, il tondo
iridato del Cristo col libro nella sinistra e benedicente alIa greca con la destra
fiancheggiato da sette candelabri, da due cherubini, da gruppi d'angeli; separa-
ti dal timpano, mediante una cornice dipinta, i ventiquattro seniori con Ie
mani velate offrono i calici nelle due zone ai lati del lobo absidale, il cui
estradosso presenta un fregio floreale rifatto posteriormente. Scarsamente
visibile perche caduto 0 obliterato il [regio dipinto che inquadra tutta la
parcte salcndo lungo gli angoli fino al colma del timpano.
essere affatto avanzata perche troppo prematura, nemmeno tenendo conto degli
elementi gotici di S. Maria di Falleri, per la Quale dr. M. Mastrocola, La chiesa di
S. Maria di Falleri (sec. Xll), in Miscellanea di Studi Vi terbesi, Viterbo, 1962, pp. 391-399.
Hermanin, L'arte cit., p. 53 data genericamente la ricostruzione della navata al XIII
secolo.
Alla ricostruzione degli archi sono probabilmente da ricollegare alcuni tampona-
menti all' esterno : a un esame attento infatti, anche se i restauri del nostro secolo non
permettono di cogliere appieno alcune integrazioni, la cortina muraria si presenta in
alcune zone diversa: nell'angolo inferiore di sinistra tra il muro dell'arco trionfale e la
parete sud della navata; nella giuntura tra l'abside e il muro dell'arco trionfale di
sinistra; nell'angolo superiore tra il muro dell'arco trionfale e il muro nord della navata;
nella zona terminale dell'arco trionfale: i mattoni di colore rosso, di rnassima lunghi
cm. 28 x 13,5 x 2,5, sono disposti con andamento regolare su strati di malta fine,
compatta e sottile (da cm. 1,2 a 2). II materiale, nonche la sua messa in opera, si
differenzia tanto da quello della struttura perimetrale quanta da quello della torre
campanaria e sembra essere stato selezionato con cura per rinforzare quei cedimenti
che avevano potuto compromettere la staticita della struttura, soprattutto nella parte
absidale che s'erge su un dislivello scosceso, prima che si rendesse necessario l'assetto
ogivale della chiesa.
17 Tumiati, La chiesa cit., da notizia anche di pochi altri frammenti pittorici della
chiesa, oggi di massima non pill facilmente individuabili come il dipinto della cripta
raffigurante S. Michele, assegnato dallo studioso « al nuovo stile, che sussegui all' epoca
del Torriti, del Rusuti e del Cavallini» (p. 14).
SlJLLA CHIESA DEI SAl'<il ABBONDIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 213
I~ Una situazione per piu versi analoga di predominanza del tema iconografico
esposto su una vasta parete absidale si riscontra in Abruzzo, nella chiesa di S. Pietro ad
Oratorium presso Capestrano, al cui proposito si vedano Ie considerazioni di V. Pace,
Pro/ilo della pittura medievale abruzzese, in Abruzzo, XIV, 1976, pp. 61-73, in particolare
alle pp. 63-64, estensibili anche alia nostra chiesa.
19 Sui tema si veda F. Van Der Meer, Maiestas Domini, Citta del Vaticano, 1938,
p. 237 e passim con riferimenti anche all'affresco di Rignano. crr. pure, per un esempio
nella Bibbia spagnola di Roda messo in relazione con gli affreschi di Castel S. Elia,
P. Hoegger, Die Fresken von S. Elia bei Nepi, ZUrich, 1975, p. 64 sgg. e fig. 26, con
r Agnello invert ito rispetto al Pantocratore. Quanto at S. Pietro di Tuscania si rimanda a
Chr. A. Isermeyer, Die mittelalterlichen Malereien der Kirche S. Pietro in Tuscania, in
214 MICHELE TRIMARCHI
Kunstgeschichtliches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, II, 1938, pp. 289-310, p. 292 sgg.
e fig. 254.
20 Per iSS. Cosma e Damiano dr. G. Matthiae, Pittura romana del Medioevo, voll.
1-2, Roma, 1966, vol. I fig. 52: if mosaico dell'areo absidale e generalmente datato al
pontificato di Feliee IV (526-530); il Matthiae tuttavia ha proposto una datazione [ra iI
692, anno del Sinodo Trullano, e it 701, fine del pontificato di Sergio I (Mosaici
medioevali delle chiese di Roma, Roma, 1967, p. 210. Per l'affreseo di S. Maria in
Cosmedin dr. G. B. Giovenale, La Basilica di S. Maria in Cosmedin, Roma, 1926,
tavv. XXXV, XXXVI e p. 286; Matthiae, Pittura cit., vol. I, p. 226 (Nicolo I, 858-867). Per
I'areo trionfale della zona sinistra a S. Prassede cfr. id., Mosaici cit., fig. 185; alquanto
diversa l'impostazione del gruppo del pennacchio di destra (ibidem, fig. 187), che non
offre raffronti utili eon i gruppi di Rignano. Sostanzialmente diversa la prospettiva
inversa delle schiere angeliehe eonvergenti verso il trono della Madonna nell'altra
abside romana di S. Maria in Domnica (ibidem, fig. 145). Nondimeno 10 schema figurati-
vo degli angeli ai SS. Abbondio e Abbondanzio era frequente nell'arte medievale, basti
pensare, tra gli altri esempi, ai gruppi di fedeli nelle storie di S. Alessio e di S. Clemente
nella Basilica inferiore di S. Clemente a Roma (XI sec.), 0 a quello della terza banda
della Tavola Vaticana del Giudizio Universale, per la quale si rimanda a E. B. Garrison,
Dating the Vatican Last Judgment Panel: Monument versus Document, in La Bibliofilia,
LXXII, 1970, pp. 121-160, fig. 1.
SVLLA CHIESA DEI SA!'JTI ABBONDIO E ABBOl'<DANZIO A RIGNANO FLAMINIO 215
ddl'arco dei SS. Cosma e Damiano (Felice IV, 526-530) che cia 1a pl-eminenza
alla coppia apostolica al centro (uomo-Matteo, aquila-Giovanni) e che si trova
fedclmente ripresa in qucllo di S. Prassecie (Pasquale I, 817-824) (leone, uoma,
aquila, toro)2l. Dopo il X secolo nell'ambiente romano ci si rifa, tranne che a
discgno del Cod. farfense 124 dell'XI seeolo (Eton College, Library) riprodotto da
S. Waetzoldt, Die Kopien des 17. lahrlnll1derts nach Mosaiken Imd Wwulmalereiel1 in
Rom, Munchcn, 1964, fig. 473 e da H. Grisar, Il prospettu dell'a11lica Basilica Vaticana, in
Al1alecta Rumal1a, I, Roma, 1899, pp. 463-506 e tav. X, con al centro it medaglione
dell'Agnello in picdi che all'cpoea di Sergio I (687-701) vennc a sostituire il busto del
Cristo dopo Ie vieende del Sinodo Trullano del 692, e attravcrso it disegno di Domenico
Tasselli prima della demolizione riprodotto da 1. Wilpert, Die Romischen Masaikel1 und
Malereiell del' Kirchlichel1 Bauten 1'0111 TV. bis Xlll lahrhundert, Freiburg, 1917, vol. r. 2
fig. 117, c dc Grisar, II pruspetto cit.. tavv. XI-XII. con lc trasformazioni c i rifacimenti
sotto Grcgorio IX (1227-1241) allorchc la sequenza diventa: leone, uomo, aquila, toro
con al centro il Cristo seduto in trono. Per qucl che riguarda la suecessionc dei Viventi
sulla primitiva facciata, essa viene sulla base del Cod. Farf. cosi intcrpretata da Grisar:
toro, uomo, leone, aquila, mentre Matthiae, Mosaici cit., a p. 127 individua al primo
posto il leone e al terzo il toro: a mio avviso tuttavia va accettata la prima ipotesi di
lettura sia per la seorta fornita dai precedenti modelli di S. Maria Maggiore e di
S. Paolo fuori Ie Mura (dr. rispettivamente ibidem, fig. 52, e Waetzoldt, Die Kapien cit.,
fig. 453), sia aneora per il fatto che tale ordine viene successivamente ripreso nell'Orato-
rio latcranense di S. Venanzio (Giovanni IV, 640-642) e nella Sala del Concilio lateranen-
se (Leone III, 795-816) (dr. rispettivamente Grisar, Il prospetto cit., fig. a p. 510, e Roma e
['eta carolillgia. Afti delle giornate di studio 3-8 maggio 1976 a CLlra dell'lstituto di Sturia
dell'Arte dellVniversitcl di Roma, Roma, 1976, fig. 182). Quel che importa comunque e che
a S. Pietro non viene data 1a preminenza alIa eoppia apostoliea Matteo-Giovanni al
centro.
Quanto aHa datazione del mosaico di S. Paolo scorretta e quella ancorata al
pontificato di Leone III (795-816) proposta da E. Lavagnino, Sulla datazione e i caratleri
stilislici del masaico sull'arco trion/ale della basilica ostiense, in ROl11a. Rivista di Studi e di
Vita Romana, XV. 1937, pp. 201-204.
Sui rapporti tra iSS. Cosma e Damiano e S. Prassede cfr. P. J. Nordhagen, Un
problema di caratlere iconagra/ico e tecl1icu a S. Prassede, in Ruma e l'eta carulingia cit.,
pp. 159-166, ove C pure delineato il problema eonnesso con l' adorazione dell' Agnello.
I motivi della seconda tradizione iconografica furono ripresi a Roma in S. Marco
(Gregorio IV, 827-843), sia pure con l'inversione tra il leone e il toro; nell'arco absida1e
di S. Clemente [Matthiae, Musaici cit., fig. 228] da lui datati alIa meta del XII secolo,
mentre da H. Toubert, Le renouveau paleochn!tiel1 a Rome au debut du Xli siecle, in
Cahiers Archeologiques, XX, 1970, pp. 99-154, al primo quarto dello stesso seeolo; a
S. Maria in Trastevere [Matthiae, Mosaici cit., fig. 229] databili soUo Innoeenzo II
(1130-1143); nella basilica di S. Croce in Gerusalemme [Wilpert, Die Romischel1 Mosai-
kel1 cit., vol. IV tav. 251 nO 1] databili al 1145 circa (si veda pure G. Matlhiae, Gli
affreschi di S. Croce in Gerusalemme, Roma, 1968), con 10 scambio tra il leone e il toro
nell'ordine della sequenza; a S. Francesea Romana, Waetzoldt [Die Kopien eil., figg. 44,
45] databili al terzo quarto del XII secolo; a S. Giovanni a Porta Latina [Wilpert, Die
216 MICHELE TRIMARCHI
dcrivazioni romane del IX secolo, all'absidiola con iSS. Primo c Feliciano in S. Stefano
Rotondo aRoma, al catino absidale di S. Vitale a Ravcnna.
218 MICHELE TRIMARCHI
rifuggivano da temi simili, da una piu concreta validita alia ipotesi di una
teofania primitiva l'ipresa nell'affresco piu recente.
Stilisticamente Ie storie apocalittiche rivelano una mana pesante, soprat-
Fig. 16 tutto nel Cristo e nel tetramorfo del timpano, riscattata soltanto dall'uomo, dai
due cherubini avvolti nelle loro ali sinuose e dalla linea piu mossa dei
Figg. 13 c 17 ventiquattro vcgliardi che appaiono Ie figurazioni piu felici di tutto l'insieme.
Gli stessi candeJabri che con Ie loro Iuci oblique convergono verso il Cristo
risultano sgradevoli nell'infelice contrasto fra Ie perle di cui so no adornati e Ie
fiamme statiche e strane trattate con tecnica sommaria. D'altronde la dovizia
di perle, dai nimbi crucigeri ai Iibri aile vesti ai calici, che avrebbe potuto
rischiarare Ie crude tinte della composizione con i colpi di biacca tipicamente
presenti per la loro insistenza nelle ali angeliche e nei panneggi, de nota una
ripetizione molto schematica d'un Iessico gia usato con successo nei mosaici
dai quali indubbiamente vengono riprese sia Ie vivide cromie del verde
intenso del prato con fiori rossi, dell'azzurro ardesia dci clipei, del rosso e del
giallo cromo delle vesti (si pensi a S. Prasscde), sia la cornice pittorica che
inquadra la decorazionc lungo i lati e Iungo gli spioventi del timpano, oggi
purtroppo ridotta a tracce assai modeste, nonche quella dell'estradosso
delI'arco absidalc rifatta presumibilmente sui modello originaIe al tempo delle
pitture della nicchia. Quanto ai Seniori c impossibile un confronto con quelli
ormai del tutto obliterati di S. Sebastianello al Palatino, dove diverse riman-
gono tipologie e cadenze, a giudicare anche dalle altre figure absidali. Anche
gli affreschi di S. Pietro a Tuscania della scorcio dcll'XI secolo per il loro fare
sciollo con una sottile intonazione narrativa pur nella loro monumentalita, si
differenziano dalle nostre pitture; impensabile un confronto compositivo
oltreche stilistico con i seniori della basilica di S. Anastasio a Castd S. Elia
(XI-XII secolo) oggi suggestivamente evanescenti e poetici nella 101'0 ritmica
scansione dello spazio, 0 con quelli di S. Giovanni a Porta Latina a Roma (fine
del XII secolo) daIl'accentuato ritmo decorativo, 0 con quelli della cripta del
duomo di Anagni (entro la prima meta del XIII secolo) dalle cadenze serrate e
fantastiche 2 ".
La rigidezza, it rude modellato, l'uso di formule stcreotipe, i colori accesi, i
forti contrasti cromatici sono i connotati tipici di tutta la figurazione can i
quali essa ambiva trasmettere un senso di fastosa imponenza di derivazione
musiva, lantano peru nei suoi risultati tanto dalla concitazione quanta dagli
effetti ieratici.
~'Su Castel S. Elia si veda, oltrc a Hoegger, Die Fresken cit., 10 studio di G. Mat-
thiac, Gli affreschi di Castel S. Elia, in Rivista dell'lsliluto NaziOllale d'Archeologia e Storia
de/tArte, VIII, 1961, pp. 181-266; su S. Giovanni a Porta Latina cfr. id., Pittura cit., vol. 2
fig. 96; su Anagni dr. Demus, Romanische Wandmalerei cit., fig. 53.
SULLA CHIESA DEI SANTI ABBO~DIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 219
La complessita del ciclo non trova in tutto il suo insiemc riscontri nella
pittura monumentale anteriorc all'XI secolo : soltanto l'attcnzione ai particola-
ri, di la dai raffronti con temi analoghi, potra Forse fornire indizi utili per la
puntualizzazione della cronologia. La perfetta identita dei motivi ornamentali
dell'iride del Cristo con quelli che circondano il Signore della Tavola Vaticana
del Giudizio Universale, entrambi nei clipei, ne farebbe supporre la conoseen-
za 0 diretta, 0 comunque risalente ad un omogeneo ambito culturale, se non la
dipendenza da un modello eomune 2h . II panneggio ondulato dell'angelo simbo- Fig. 12
Ieggiante S. Matteo, ehc troverebbe qualche riseontro pili lievemente moduIa-
to in quello, allo stato attuale piuttosto corrotto invero, di qualche seniore, a
Roma puo m'cre precedenti in quello dell'angelo dell'areo absidale di S. Cle- Fig. 15
mente (primo quarto del XII secolo), di S. Maria in Trastevere 0 di S. Croce in
Gerusalemme {secondo quarto del XII seeolo}. Anche Ie penne terminali delle
ali angeliche con Ie fitte stdature di biacca ehe Ie evidenziano ripropongono a
prima vista i medesimi tratti sia di S. Croce sia dei due mosaici romani i quali
a loro volta mostrerebbero derivazioni da quello dell'arco della cattedrale di
"I> Molto eontroversa la datazione della Tavola : secondo la proposta dello seoprito-
re D. Redig Dc Campos ehe V. Peri, La tava/a va!icana del Giudizia Ulliversale, in Alii
della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, XXXIX, 1966-1967, pp. 161-186, ha
cercato di confortare con una ipotetiea via doeumentaria, sarebbe stata eseguita nel
terzo quarto dell'XI secolo; pili convincente sembrerebbe l'analisi condotta da Garrison,
Dating The Vatical1 LaS! Judgment. cit., che I'assegna alia seconda meta del XII secolo.
D'altra parte bisogna tener conto della datazione pili tardiva proposta sia da W.
Paeseler, Die romische Weltgerichtstafel i111 Vatika1l. Ihre Stellung ill der Geschichte des
Weltgerichtsbildes WId ifI der romischell Malerei des 13. Jahnmder!s, in KWlstgeschichtli-
ches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana, II, 1938, pp. 313-394, che la assegna per ragioni
iconografiche al 1232-1240, sia soprattutto da G. De Francovich, Bel1edetto Amelami
architetta e sCllltore e ['arte del suo tempo, vol. I, Milano-Firenze, 1952, pp. 205-206 e nota
231 aIle pp. 210-212, che la asscgna alIa stessa epoea rna per ragioni stilistiche.
Motivi OI-namenlali non dissimili si risconlrano in miniature di diversa provenienza,
ad esempio nell'arco in cui c inscritto S. Matteo del Lezional"io di Limoges (Ph. Lauer,
Les enllll1lillures I'Vl1umes des mal1l1scrits de la Bibliocheque Nationale, Paris, 1927,
tav. XXVII, 2 - Lat. 254, fo!' 10: XI-XII sec.), nel S. Gregorio Nazianzeno (H. Omont,
Mil1iatures des plus anciens manuscrits grecs de la Bibliatheque Nationale du VI all X IV
siecle, Paris, 1929, tav. CVII - Ms. grec 550, 1'01. 5: XII sec.), in manoseritti di uno
scdttorio siciliano (H. Buchthal, A schaol af Miniature paimil1g il1 Norman Sicily, in Late
classical and mediaeval studies ill /zOlWI' of Albert Mathias Friend, ir., P,-incelon, 1955,
pp. 312-339, tav. XLVIII fig. I, Madrid, Bib1. Nac. Cod. 52. Fol. 802; tav. LII fig. II,
Madrid, Bibl. Nac. Cod. 6. Fol. 175r: 1180-1190 secondo la datazione proposta, che V.
Pace pili recenlemente pen) posticipa agJi iniziali decenni del Duecento [Ulllersucllll11-
gell zur sizilial1ischel1 Buchmalerei, in Die Zeit del' Staufer, Katalag de,. Ausstelhmg,
Band 5. Supplement: Vonrage und Forschungen. herausgeg. von R Haussherr und
Chr. Vaterlein, Stuttgart 1979, pp.431-476].
220 MICHELE TRIMARCHI
Salerno (l085 circa) vicino ai lavori bizantini intrapresi sotto l'abate Desiderio
a Montecassino 27 • Esemplare, a proposito del veicolo artistico bizantino, la
Fig. 16 stilizzazione dei pomelli del Cristo che ricordano quelli del Cristo troneggiante
circondato dai Viventi nel catino absidale di S. Angelo in Formis assegnabile
al 1072-1087. Si confrontino soprattutto i volti dalle crude ombreggiature
plastiche: si nolino pero Ie diversita qualitative lra it conciso rilievo del Cristo
di S. Angelo e Ie rozzezze dell'altro dai pomelli triangolari a squadra, dagli
occhi sban'ali e cerchiati, dal lunghissimo cannella nasale, dai duri e sommari
baffetti ricadenti, dalle violente lumeggiature, per non dire della rigidezza
compassata delle vesti delle nostre figure specialmente degli angeli contro i
moduli affatto diversi, bizantineggianti, di queUe a S. Angelo 2 t<. Siffatti rilievi
plastici si trovano assorbiti dalla scuola romana con la piattezza dei pomelli
dei profcti dell'arco di S. Clemente e di S. Maria in Trastevere. D'altra parte il
richiamo al Cristo di S. Angelo in Formis permette, dato il profondo divario
stilistico delle due opere nel loro insicme, di valutarne il distacco e, in quella,
di evidenziare come, oltre alIa comunanza di archetipi, la conoscenza avvenis-
se con la mediazione della scuola romana al cui ambito si riportano innegabil-
mente i nostri affreschi. Dai profeti in S. Clemente dipende la tipologia del
volto dei seniori di Rignano i cui asccndenti pili remoti rimangono sia quelli
dell'arco absidale di S. Prassede, come s'era gia veduto, sia S. Giovanni
Battista nell'arco absidale di destra in S. Maria in Domnica (817-824) sempre a
Roma 29 • Quanto al Cristo, esso potrebbe piu specificamente essere riconduci-
bile alIo stesso modello valido per alcune iconi lignee laziali del SS. Salvatore,
datate in modo talora controverso rna tuttavia inquadrabili, presumibilmente,
tra 10 scorcio del XII e la prima meta del XIII secolo: evidenti Ie affinita di
modello col Redentore di Capranica - nimbo crucigero gemmato, foggia della
barba, dei baffetti e dei capelli con discriminatura centrale, viso e naso
allungati, galloni della veste e del poisino, manto ricadcnte sulla spalla sinistra
con svolazzo, mana destra benedicente alla greca, mana sinistra reggente it
libro dall'alto -, rna anche, con altrc varianti, con quelli di Tarquinia e di
Trevignano 1o •
27 Per Ie chiese di Roma si rimanda alia nota 18; per Salerno si veda E. Kitzinger,
The firs/ Inosaic decoratioll of Salerno Cathedral, in lahrhuch der osterreichischel1 Byzanti-
11istik, XXI, 1972, pp. 149-162, fig. 1.
2H Per it Pantocratore di S. Angelo in Formis si veda O. Demus, Romanische
Relldiconti della Ponli{icia Accademia romalla di Architettura, XVII, 1942-1941, pp. 97-126;
E. B. Garrison, Studies in the History of Medieval Painting, vol. II, Florence, 1955-1956
SULLA CHIESA DEI SANTI ABBONDIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 221
{( The Christ Enthroned at Casape with Notes on the Earlier Roman Redeemer Panels»
pp. 5-20 e figg. 6, 10, 11; Matthiae, Pittura cit., vol. 2 pp. 158-162. L'icone di Capranica e
datata da Garrison tra l'ultimo XII e il primo XIII secolo come pure da Matthiae per il
quale e anteriore al 1207, mentre da Volbach menu convincentemente alia meta del XIII
secoIo; l'icone di Tarquinia e datata da Matthiae verso la meta del XII secoIo, da
Volbach alia seconda meta, da Garrison alia prima meta del XIII; l'icona di Trevignano
per Hermanin appartiene al XII secolo, per Wi!pert aHa fine del XII, per Toesca e per
Garrison aHa prima meta del XIII, per Van Made alIa seconda meta del XIII. Uno studio
globale e dettagliato delle icone romane e laziali e in corso presso l'Istituto di storia
dell'arte dell'Universita di Roma sotto la direzione di V. Pace. Ne e prevista la pubblica-
zione.
II Una collocazione dell'opera nell' XI secolo, come hanno proposto, fondandosi su
D. Tumiati, R Van Marie, Le scuole della piltura italiana, vol. I, Milano, 1932, pp. 150-
lSI, Hermanin, L'arte cit., p. 226, Serafini, Torri campanarie cit., p. 352, non si puo
accettare perche chiaramente non accostabile con Ie prime riprese artistiche a S. An-
drea al Celio (cfr. I. Toesca, Antichi affreschi a Sant'Andrea al Celio, in Paragone arte,
XXIII, 1972, n° 263, pp. 10-23, che Ii data - Forse un po' troppo presto - alI'iniziaie XI
secolo) a S. Pudenziana, a S. Sebastianello al Palatino, a S. Urbano alIa Caffarella (posto
che non sia invece pili convincente per gli affreschi di quest'ultima chiesa un loro rinvio
ad epoca pili tarda, Forse al XII secolo), 0 con Ie Storie di S. Alessio in S. Clemente (fine
XI secolo) che per il loro alto linguaggio formale occorre assumere, pur scostandosi
tematicamente dai nostri affreschi, come termine di confronto per tutte Ie opere dei
secoli XI e XII. La datazione al XII secolo e stata avanzata da P. Toesca, SlOria dell'arle
italiana, vol. I, Torino, 1927, p. 928, da Josi, Rignano cit., col. 914, da Matthiae, Piuura cit.,
vol. 2, pp. 47-48 e 92.
222 MICHELE TRIMARCHI
\~ Kronig, Hallel1kirchen cit., p. 63 propane la meta del XIII secalo partendo dal
presupposto che i tre archi a sesto acuto della navata gia a stenta potrebbero essere
fatti risalire al 1250. AI XIII secolo gli affreschi sono datati pure da Van Der Meer,
Maiestas Domini cit., pp. 108-109,237.
\l efr. il fondamentale saggio della Toubert, Le rellOuveau paleochretiel1 cit..
\-I Un'esecuzione tarda sarebbe possibile se si pensa che altri affreschi nella stessa
area laziale in Sant'Egidia a Filacciano sono stati potuti datare verso la meta del XIII
secolo per l'indizio offerto dalla rappresentazione iconica di S. Francesco, quando
invece salvo per pochi dettagli si sarebbe stati altrimenti tentati di anticiparli: cfr.
I. Toesca, Affreschi a Filaccial1o, in Paragone, XIX, 1968, n° 221, pp. 3-9.
SVLLA CHIESA DEI SANTI ABBONDIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 223
aHa meta del XIII secolo. Quando si considera anche che tra iI 1227 e il 1241
nella trasformazione e nel rifacimento della facciata di S. Pietro in Vaticano
non soltanto la primitiva sequenza del tetramorfo viene sostituita con quella
che ormai tutte Ie chiese del XII secolo avevano adottato con il dare la
preminenza al centro alIa coppia apostolica Matteo-Giovanni, e col rimpiazza-
re il clipeo dell'Agnus Dei con una deesis col Cristo intronizzato~~. - questa
seconda ipotesi rivela ulteriormente la sua contraddittoria difficolta. Indizi
sufficientemente sicuri per rinviare la cronologia di Rignano alia prima ipotesi
sono costituiti piuttosto, oltre che dal riferimento iconografico-compositivo al
S. Pietro di Tuscania, dalle connessioni con i mosaici romani del XII secolo,
soprattutto per l'enfatico panneggio falcato dell'uomo del tetramorfo che ha il
suo esaUo corrispondente nell'uomo del tetramOl-fo di S. Clemente.
L'artista di Rignano non copia l'iconografia di S. Clemente e delle altre
basiliche romane posteriori, rna opera in un contesto culturale affine dal Quale
appunto prende Ie mosse. II suo recupero delle antiche tradizioni decorative
romane si qualifica alIa stessa stregua di quello dei grandi artisti del XII
secolo, in una direzione tuttavia diversa, con una ripresa di modelli rintraccia-
bili, come s'c cercato di ricostruirc, nella facciata di S. Pietro in Vaticano
anteriore al XIII secolo piuttosto che nell'arco di S. Paolo fuori Ie Mura,
fermo restando che assai vasto era il repertorio cui pot eva attingere. La sicura
ripresa di antichi programmi musivi resi Fedeli persino nei forti e smaglianti
contrasti cromatici costituisce, in una ipotesi realistica, Ia tangenza culturale
pili appropriata con S. Clemente e con S. Maria in Trastevere. Anche se i
raffronti con queste due basiliche riguardano non tanto la resa del tono
pittorico quanto quelle tipologie e quei manierismi che denotano il medesimo
fondo culturale della scuola, appare evidente tuttavia la vicinanza dell'affresco
piuttosto all'ambito di questi mosaici che non a quello degli affreschi di S.
Croce in Gerusalemme (1145 circa) con i suoi pregnanti preziosismi bizantini :
daBo svolazzo falcato dell'uomo e dal minuto grafismo delle pieghe alla biacca
delle penne terminali e aile inflessioni decorative dell'insieme, che it nostro
artista non ha potu to conoscere secondo quelle accezioni. Poichc l'affresco di
Rignano si discosta altresi dai modi stilistici del XII secolo avanzato 'h, sarebbe
Cfr. nota 21; si veda pure Matthiae, Masaici cit., p. 125 sgg.
I,
InSi veda, altre al gia citato cicio di S. Giovanni a Porta Latina, l'affresco dei due
arcangeli al fianco del Signore nei sotterranei della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a
Roma, Mauhiae, Pittura cit., vol. 2, fig. 52, databili alia seconda meta del XII secolo. Un
confronto positivo invece puo essere offerto dall'affresco di Magliano Romano col
Redentore tra due angeli, Garrison, Studies cit., vol. III, fig. 240, databile all'inizio del
secondo quarto del XII secolo. ricollegabile per certi aspetti ai nostri seniori. pur nella
sua accentuazione di ritmi vibranti per Ie sottili e fitte grafie delle picghe.
224 MICHELE TRIMARCHI
Michele TRIMARCHI
Illustration non autorisée à la diffusion
rv Pace)
Fig. to - Particolarc <1egli affreschi (stato <1i conservazione nd 1969).
IA. Billlnhil
Fig. 11 - Particulare degli affreschi (stato di conservazione nel 1969).
SlJLLA CHIESA DEI SANTI ABBONDIO E ABBONDANZIO A RIGNANO FLAMINIO 233
(V. Puce)
N. Puce)