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LA BELLEZZA

STA SALVANDO
IL MONDO
SAN MAURIZIO,
La Cappella Sistina di Milano
SAN. MAURIZIO
AL MONASTERO MAGGIORE

Spesso siamo distratti e non vediamo la Bellezza


in azione, ma se ci facciamo aiutare e alziamo lo
sguardo possiamo vedere che la profezia si sta
avverando, la promessa è stata mantenuta,
la Bellezza sta salvando il mondo.
DOVE? QUANDO?
La chiesa di San Maurizio è una chiesa che sorge a Milano, in
quello che oggi è cso. Magenta ma quello che all’epoca era
appena al di qua delle mura della romana Mediolanum. In pri-
mis costruita in periodo paleocristiano affronta una grossa ri-
costruzione in epoca rinascimentale. Si intravedono ancora i
resti romani, infatti il campanile era l’originario ingresso dell’Ip-
podromo o Circo massimo romano poi riadattato e una cappel-
lina per la preghiera, parte del monastero, che originariamen-
te era una torre di vedetta delle mura. Tutta la chiesa poggia
le sue fondamenta su resti romani. Era sede del più grande
monstero femminile di Milano, appartenente all’ordine bene-
dettino. Fino all’XI secolo era dedicato a Maria, ma nel 1148
cambia il nome in San Maurizio ed è uno dei pochi edifici rispar-
miati dal Barbarossa quando farà radere al suolo Milano nel 1162

La ricostruzione venne iniziata nel 1503, il progetto fu attribu-


ito a Gian Giacomo Dolcebuono, allievo di Bramante, nono-
stante non ci siano documenti che lo confermano. Ma chi è?

Gian Giacomo Dolcebuono (1445- 1510) è uno scultore e archi-


tetto svizzero originario del Canton Ticino. Nipote dell’ingegnere
Giacomo Antonio Dolcebuono che aveva stilato un progetto per
la facciata della Certosa di Pavia. Nel 1467 lavora per la fabbri-
ca del Duomo di Milano ove nel 1472 è tra i maestri dell’opera
realizza l’altare di San Giuseppe, cupola e tiburio del Duomo. Nel
1473 lavora alla Certosa di Pavia occupandosi delle decorazioni
del chiostro maggiore e della facciata insieme ad altri artisti. Sarà
poi co-architetto del Duomo di Pavia insieme a Cristoforo Rocchi
con il quale lavorerà dal 1503 alla Chiesa di San Maurizio. Inoltre
fece alcune decorazioni per la Chiesa di Santa Maria delle grazie.
Circo e cinta muraria romani, Mediolanum

Originaria struttura del Monastero Maggiore femminile benedettino


LA FACCIATA

La facciata fu eretta tra il 1574 e il 1581, completata


poi nel 1586 d a Francesco Pirovano. Si presenta im-
ponente e austera, quasi spoglia a indicare forse la
clausura dell’ordine monacale. E’ a tre piani spartiti da
lesene sovrapposte dei tre ordini classici: dorico, io-
nico e corinzio, ed un fastigio aggiuntovi sulla fine del
XVI secolo da Francesco Pirovano. Aperta al secondo
piano da tre finestre arcuate e da un occhio circola-
re al terzo. Il partito architettonico dei primi due piani
si ripete sui lati con l’aggiunta di canali di scolo. E’
rivestita da pietra grigia di Ornavasso, piccolo comu-
ne della provincia Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte.

La facciata è anonima, una chiesa comu-


ne, senza particolari straordinarietà ma nascon-
de all’interno un cuore pulsante di ori e affreschi.
3

1 1 1

1. lesene
2. finestre arcuate
3. occhio circolare
L’INTERNO

È un rettangolo allungato diviso da un tramezzo,


alto fino all’imposta della volta, in due vani di di-
mensioni analoghe: l’anteriore destinato a Chie-
sa pubblica, il posteriore al coro e alle monache.
Le monache non potevano in alcun modo oltrepassare
la parete divisoria, potevano assistere allo svolgersi del-
la funzione, che veniva officiata nell’aula dei fedeli, attra-
verso una grande grata posta nell’arcone sopra l’altare.
A tale scopo nella chiesa conventuale il livello del pa-
vimento è più alto di circa mezzo metro rispetto all’aula
pubblica. La grata, che un tempo occupava tutto l’arco
al di sopra dell’altare, fu ristretta alla fine del Cinquecen-
to su ordine dell’arcivescovo Carlo Borromeo, per ren-
dere più rigido il regime claustrale. Sui lati, due ordini di
lesene sovrapposti inquadrano gli archi delle cappelle
e una soprastante loggia a serliane, di scarsissima pro-
fondità. Dalle lesene ha poi origine la volta a costoloni.
Parte pubblica per le celebrazioni dei fedeli

grata divisoria

lesene sovrapposte
su due ordini
Parte monacale (con coro composto da più di 100 seggi)

loggia a serliane
dalle lesene ha origine
la volta a costoloni
GLI AFFRESCHI
La prima cosa che risalta è l’insieme di affreschi che quasi ti in-
veste rendendo confuso perché è un tripudio di opere d’arte,
quasi non c’è un angolo libero. Ovunque, dalle pareti al soffit-
to, è decorata da dipinti, stucchi, affreschi che ricoprono ogni
spazio, opera di Bernardino Luini, insieme a diversi altri artisti
della sua bottega tra cui il figlio, che vi lavorò con la sua scuo-
la dal 1522 al 1529. Bernardino, allievo di Leoardo da Vinci ri-
prende le sue tipiche vedute e quello stile tanto caro al tempo.

Per il lato riservato ai fedeli furono molti signori locali che oltre
a mettere dei fondi per la ristrutturazione della chiesa decora-
rono varie cappelle, tre per lato, per la loro sepoltura come
la cappella Besozzi. Si crea così uno straordinario fenome-
no estetico che combina pitture, sculture, sarcofagi e così via.

Dall’altra parte, monacale, rimaneva meno evidente questo, più una


formalità nel descrivere aspetti religiosi del Nuovo e dell’Antico Testa-
mento oltre che a paesaggi concilianti la meditazione e la preghiera.

Le decorazioni e le pitture hanno un senso soprattutto lega-


to al martire Maurizio che viene esaltato nella sua forza vi-
tale nel racconto della sua storia concentrato nel tramezzo.
È una pittura narrativa, raccontata ma ci fa anche capire il va-
lore, lo stile, l’interesse che si mise nel gestire tutto questo. La
parte inferiore e mediana del Tramezzo viene ad essere collo-
cata con anche i signori protagonisti di questo tempo che sono
Alessandro Bentivoglio di Bologna marito di Ippolita Sforza che
diventava la reggente di una famiglia e dell’amministrazione
della città. Vengono ricordate queste due figure fondamentali
accompagnate da un lato da santi e dall’altro da sante. Nell’in-
sieme si crea un fervore forte e decisivo del simbolismo pitto-
rico in cui venivano richiamate queste due figure importanti.
Nella parte inferiore vengono rappresenta-
ti degli angeli e delle sante come Santa Lu-
cia, santa Caterina, sant’Agnese e Santa Cecilia.
Queste sono le interpretazioni più salienti del tramezzo.

Antonio Campi, chiude la parete affrescata con la pala d’altare.


I ritratti di storie di santi, parabole, episodi della vita di Cri-
sto e storie bibliche hanno fatto guadagnare a San Maurizio
l’appellativo di “Cappella Sistina di Milano”, così rinomina-
ta dal critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi. Tra i detta-
gli più mirabili, il martirio di San Maurizio e San Sigismon-
do che offre a San Maurizio il modello della chiesa posti
sul tramezzo, oltre ad altre scene piuttosto originali, come
il grande affresco dell’Arca di Noè nel Coro delle Monache.

Ci sarebbe davvero moltissimo altro da dire ma davanti a


questa meraviglia, un librettino come questo non vuole ave-
re la pretesa e non ha neanche il minimo intento di esaurire
tutta la bellezza o di affrontare la totalità delle opere conte-
nute in questa apparentemente anonima chiesa di Milano
SAN. MAURIZIO
la sua storia
Secondo le agiografie, sarebbe stato un generale dell’Im-
pero romano, a capo della leggendaria Legione teba-
na egizio-romana, operante nella Mesopotamia nel cor-
so del III secolo e successivamente, nel 300, trasferita
nell’Europa centrale romana, a Colonia ed a nord delle Alpi.
Legione, interamente composta da cristiani, in origine presta-
va servizio ai confini orientali dell’impero, che venne schiera-
ta in Gallia dall’imperatore Diocleziano. Il suo compito era di
assistere militarmente Massimiano nella difesa contro i Qua-
di e Marcomanni, barbari che dal fiume Reno tracimava-
no nella Gallia, e di sottomettere le popolazioni ribelli locali
(che in parte si sentivano abbandonate dall’Impero Romano).
I soldati eseguirono brillantemente la loro missione, tuttavia, quan-
do Massimiano ordinò di perseguitare (ed uccidere) alcune popo-
lazioni locali del Vallese convertite al cristianesimo, molti tra i soldati
tebani si rifiutarono. Massimiano ordinò una severa punizione per
l’unità e, non bastando la sola flagellazione dei soldati ribelli, si de-
cise di applicare la decimazione, una punizione militare che consi-
ste nell’uccisione di un soldato su dieci, mediante decapitazione.

«[...] Nell’anno 961 dell’Incarnazione e venticinquesimo del


suo regno, alla presenza di tutta la nobiltà, alla vigilia di Natale,
il corpo di San Maurizio venne condotto a lui [Ottone I] da Ra-
tisbona, assieme ai corpi di alcuni dei compagni del santo ed
a reliquie di altri santi. Al loro arrivo a Magdeburgo, le reliquie
vennero accolte con il grande omaggio fornito dall’intera popo-
lazione della città e dei paesani del circondario. Queste spoglie
sono ancora venerate nel luogo, per la salvezza della patria.»
LA BELLEZZA E’
LA VERITA’
CHE SI COMUNICA
A NOI
ATTRAVERSO UNA
ATTRATTIVA

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