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Papa Gregorio IX benedice la prima pietra della

nuova Basilica
Non erano passati due anni dalla morte di S. Francesco che già Frate Elia, il
successore al comando dell'Ordine, riceveva in dono un appezzamento di terreno,
fuori dalla porta occidentale di Assisi, un luogo scosceso del monte Subasio dove
si impiccavano i malfattori e perciò chiamato il Colle dell'Inferno. Su quel luogo
già maledetto sarebbe sorta una grandissima chiesa che avrebbe accolto la salma
del grande Santo.
Dal Vescovado, dov’era stato ospite del Presule assisiate, San Francesco si era
fatto portare, in barella, alla Porziuncola. Morì sulla terra del suo "luogo"
preferito. Ma i compagni non tennero neppure un giorno la salma di S. Francesco
nei pressi della chiesina. La mattina dei 4 ottobre lo ricondussero in città,
passando da S. Damiano, perchè Chiara e le sue compagne ne potessero
finalmente baciare le stigmate.
Da S. Damiano fu portato a seppellire nella Chiesetta di S. Giorgio, che si trovava
dentro la città e nelle vicinanze della casa paterna. In quella chiesetta il 16 luglio
1228 Gregorio IX proclamò solennemente la santità del gran figlio di Assisi e il
giorno dopo, invitato da Frate Elia il Papa si recava sul Colle dell'Inferno per
benedire la prima pietra della nuova grande costruzione in onore dei Santo.
Il 25 maggio 1230, cioè meno di quattro anni dalla morte del Santo, la chiesa
inferiore era ultimata e poteva esservi portato il corpo del Santo.
Da S. Maria degli Angeli, guardando verso il Subasio, all'estremità occidentale
della città si scorge nitidamente la poderosa costruzione di Frate Elia, sorretta
sullo strapiombo da giganteschi contrafforti. Par quasi un edificio fortificato e
suscita immediatamente l'idea di una roccaforte. E quella eretta da Frate Elia fu
la materiale e spirituale roccaforte del Francescanesimo, oltre ad essere una
delle più splendide manifestazioni d'arte ispirata dalla gloria del Santo assisiate.

BASILICA SUPERIORE

L'esterno della basilica ha richiami evidenti al gotico francese nella cuspide della
facciata, nello slancio, ma il tutto ha un carattere totalmente diverso dal gotico
d’oltralpe anche se il portale bipartito può richiamare quello stile.

Le mensole orizzontali e soprattutto il rosone hanno un'aria decisamente italiana ed


umbra che ci fa ripensare alla cattedrale di S. Rufino e di cui ne richiama gli
elementi.

Il campanile inoltre è greve con un largo impianto che si alleggerisce con le cornici
orizzontali divisorie e appena si rianima con profilature salienti, verticali, verso
aperture molto alte.

Il coronamento propone l'orizzontalità e il senso della chiusura delle pareti


sottolineano l'importanza delle superfici tutte colore in quella bella pietra del
Subasio che si accende nelle ore della luce di rosa e s'imbianca fortemente sotto la
luna.
Le finestre così misurate nella loro forma sono note di canto con le vetrate di colore,
ma lasciano un largo spazio alla narrazione che cammina con l'uomo dentro la
navata.

I contrafforti sono costituiti da pilastri cilindrici che si staccano quasi come rilievo
plastico dalla superficie, piuttosto che riassumere la tensione verticale delle pareti, e
si diversificano nel colore dall'insieme della costruzione.

Colore e linea dunque piuttosto che tensione o slancio acuto, nervoso, dinamico,
sono i caratteri di tutta la basilica che si offre come un messaggio di spiritualità
semplice, senza presupposti tecnici complicati o raziocini teologici, tomistici e
francesi.

Infatti, anche nella parte posteriore della basilica gli archi rampanti non sono
determinati dai giochi di scarico della basilica ma dal terreno scosceso dello sperone
su cui si erge l'edificio all'estremo ovest della città. E il gioco di essi, da contemplarsi
più in basso, non è che il gioco necessario per costruzioni che si sono aggiunte e
affiancate alla Chiesa, con un impianto più allargato dei previsto progetto che si
svilupperà poi nel pieno Rinascimento.

La Francia era presente ad Assisi attraverso il commercio delle stoffe e la cultura


conventuale di altri ordini religiosi cistercensi che avevano percorso da Vercelli,
Chiaravalle e Casamari le terre piemontesi, lombarde, laziali, toscane coi monaci di
S. Bernardo. Tale stile architettonico si diffonde e diventa moda, ma una moda che
nella Toscana e nell'Umbria ha un altro sapore e si adatta al carattere locale e ne
riassume lo spirito umano, la semplicità e la chiarezza ed elimina dello stesso ogni
virtuosismo. ogni acutezza, ogni forzatura.

In tal modo anche la struttura poligonale dell'abside si inserisce serenamente in


questo discorso di colore e di misura serena ed umana.

Dio aleggia ovunque, è vicino all'uomo, cammina con lui per le strade del mondo
per innalzare lo spirito sì, ma senza strappi violenti.

L'interno propone una sola navata a quattro campate di ampio respiro con largo
transetto e abside poligonaleI pilastri che sostengono le volte si inseriscono quasi
nella parete con le loro polistili linee ascendenti a fasci di colonnine su cui poggiano
senza grossi sforzi i costoloni delle volte a crociera.Le pareti, con un'ascendenza
calma ed ampia, ad una certa altezza rientrano formando un ballatoio che corre
lungo la navata e nella parete della facciata sale sopra il portale sottostante il
rosone.L'insieme architettonico crea un senso di luminosità, di colore, di serenità
che contrasta fortemente con l'austerità della basilica inferiore.

Dal profondo dell'essere turbato dal peccato e dalle passioni nasce al contatto
purificatore di Francesco questo respiro di liberazione e di gioia pura.

Se si vuoi capire lo spirito religioso e artistico di questa chiesa occorre tener


presente che i francescani si dedicavano particolarmente l'istruzione religiosa del
popolo minuto. Perciò essi, da bravi maestri, oltre alla parola parlata, usavano la
parola dipinta. L'immagine visiva fu sempre uno strumento didattico efficacissimo,
usato dalla Chiesa sia per i dotti che per i semplici i quali sono più colpiti dalle
figure che dai discorsi. Ecco perchè le chiese dei Medio Evo e particolarmente quelle
francescane e domenicane furono spesso ricoperte di pitture.

Al popolo, per lo più analfabeta, che non sapeva o non poteva leggere un testo
scritto, veniva offerto un testo dipinto sulle pareti della Chiesa. La decorazione
pittorica della chiesa francescana non aveva scopi ornativi, ma didattici, e perciò
veniva chiamata la "Bibbia dei poveri". Vi si trovavano infatti descritti e
rappresentati, per episodi salienti, tutti i testi della Rivelazione divina.

Il grandioso ciclo pittorico della basilica Superiore è il più unitario e logico che si
conosca, e si presenta come un'opera storica e religiosa.Tutto l'insieme della
decorazione esprime, con ordine rigoroso ed evidente, l'unità e la finalità della
Chiesa raffigurata concretamente nell'edificio della Basilica, costruita in forma di
Croce, cioè sulla passione dell'Uomo? Dio.Il centro della Chiesa è costituito
dall'Altare, cioè del mistico Calvario, sul quale il Cristo rinnova il suo sacrificio.

Nelle Vele sopra l'altare sono rappresentati i propagatori del messaggio di Gesù, i
Quattro Evangelisti, opera di Cimabue, con lo sfondo delle città capoluoghi di quelle
regioni nelle quali si svolse il loro insegnamento.

Alla destra del Cristo vivente si svolge la raffigurazione della Chiesa celeste, per
mezzo delle simboliche visioni del 'Ubro dell'Apocalisse" ? ( l. Adorazione
dell'Agnello, figura dei fedeli che nella Messa adorano la Vittima immolata ? 2.
Visione dei quattro Angeli ? 3. Visione del giudizio di Dio ? 4. Visione della
distruzione di Babilonia, cioè della sconfitta finale del male).La grande scena della
Crocifissione, di Cimabue, nella parete di destra, ricorda ai fedeli che Gesù, per
vincere il peccato, si è immolato sulla Croce. (La Chiesa e il cristiano devono
accettare la Croce di Gesù per vincere il male).

A sinistra dell'altare è rappresentata nelle storie di San Pietro e di San Paolo la


vicenda della Chiesa terrena. Anche in questo braccio si trova una Crocifissione che
è sempre il fatto culminante della Redenzione.Intermediaria fra la Chiesa celeste e
la Chiesa terrestre è Maria, alla quale è riservata la parte centrale del Coro.

Lungo la navata, nelle due zone in lato si sviluppano gli episodi del Vecchio
Testamento, a sinistra, e del Nuovo Testamento, a destra.La Bibbia dei poveri è così
compiuta con la viva rappresentazione dell'Antico Testamento, del Nuovo
Testamento, dell'Apocalisse, degli Atti degli Apostoli, della Madonna, nel magistero
infallibile della Chiesa.

Ma c'era una aggiunta da fare alla Bibbia dei poveri, ed era la Storia di S. Francesco,
cioè la storia dell'Alter Christus che ripeteva nella propria vita la gaudiosa, dolorosa
e gloriosa vita del Salvatore, dalla nascita alle stigmate sul monte della Verna.

Interessa a questo punto soffermarci per considerare l'arte insigne dei due massimi
pittori della Basilica di S. Francesco.
CIMABUE e GIOTTO

La decorazione della Basilica Superiore ha come punto di partenza il 1272 ed è


CIMABUE che qui domina veramente con una drammaticità che lo distacca
fortemente dalla Pala della Maestà degli Uffizi Fiorentini.

Se in lui altrove era indubbia l'influenza bizantina, nei fondi d'oro e nelle
lumeggiature delle vesti e nell'impostazione statica frontale di alcune figure, ad
Assisi questa impostazione lascia posto ad un nuovo modo di sentire e soprattutto
ad una nuova impostazione tecnico artistica.Certamente egli fu colpito
profondamente dalla patetica arte di Giunta Pisano espressa nei Crocifissi che da
trionfanti diventano sofferenti; per questo la rappresentazione si impregna di una
realtà che va al di là della nostra piccola vicenda umana e scava nello spazio una
profondità che mette in risalto il rigore quasi plastico delle figure su cui si incentra
la sua attenzione.Questo rigore è creato innanzi tutto da una linea che distacca dal
fondo e che con lumeggiature particolari, non ancora giochi chiaroscurali, evidenzia
figure ed oggetti.E' proprio questa linea che si fa atto, sicurezza, espressione,
interiorità di sentimenti e non più limite del semplice colore come nei bizantini
quando serviva alla distinzione delle partiture cromatiche, la protagonista assoluta
dell'arte nuova di Cimabue. Inoltre tutto quanto circonda la figura centrale sente
questo brivido nuovo e sembra gemere intorno alla presentazione del fatto
evangelico con un partecipazione viva, gestita, sofferta e non totalmente espressa.
Per questo il messaggio della sua pittura rimane al di là della prosa poetica e umana
di Giotto e mantiene quel tanto di aristocratico tono che si fa denso di bagliori e
fortemente drammatico.

GIOTTO fu chiamato ad Assisi dai Francescani dopo che per loro aveva creato la
Maestà per la bella Chiesa d'Ognissanti e per sempre rimarrà legato all'Ordine fino
alla morte. I critici sono incerti sulla data dei lavori giotteschi della Basilica
Superiore. Il Vasari parla nelle "Vite" degli anni 1296? - 1304, mentre sappiamo che
in tale anno è già tutto assorbito per gli affreschi della Cappella degli Scrovegni di
Padova.

Il ciclo di Assisi abbina due meraviglie: quella della vera prima narrazione
prosastica di una vita di S. Francesco in un ritmo continuo narrativo e quella
dell'arte di Giotto: "clel ritrarre bene, di naturale, le persone vive come dirà il
Vasari.

Non basta. Giotto doveva necessariamente sintetizzare il messaggio umano


cristiano di Francesco: semplicità, rispetto di ogni creatura e penetrazione dei suo
essere e dei suo messaggio in comunione con l'uomo; amore della creazione come
opera di Dio e come scala per ritornare alla sua contemplazione: perdono in senso
orizzontale e verticale per ristabilire l'armonia dentro cui l'anima degli uomini può
trovare la pace e la gioia.

Le pitture di Giotto destinate a colpire vivamente la fantasia popolare hanno il


carattere dell’immediatezza narrativa e di plastica evidenza. Le scene si affiancano
ciascuna con un evidentissimo centro compositivo di chiara impostazione
drammatica con personaggi psicologicamente ben definiti, con forte rilievo plastico
e con efficace e geniale evidenza pittorica.

Il cosiddetto naturalismo di Giotto ebbe buon gioco in queste pitture che avevano il
compito di narrare di commuovere colpendo direttamente la semplice fantasia
popolare senza sottigliezze dottrinali e senza astrattezze allegoriche.

Il pennello di Giotto segue fedelmente nella narrazione la vita scritto da S.


Bonaventura.

Uniamo il commento di qualche affresco.

1. “Fu un uomo d'Assisi che, quando egli alcuna volta vedeva Francesco... si poneva
giù le vestimenta e spazzavagli la via per la città innanzi e poneale sotto i piedi...” (S.
Bonaventura ? Vita di S. Francesco ? 1,1).

Due gruppi di persone ai quali corrispondono due gruppi architettonici, più calmo
quello della parte del Santo, impennato e rotto quello dalla parte degli spettatori
sorpresi. In mezzo il Tempio di Minerva, reso più aperto e leggero. Bellissimo
esempio della partecipazione scenografica del paesaggio al fatto rappresentato.

2. “... Si incontrò in un cavaliere nobile, ma era povero e mal vestito, del quale
pigliando pietà e misericordia si spogliò di quei panni, e al povero cavaliere per
amore di Dio li diede... " (Id. 1,2).

La scena è divisa, dai profili dei monti, in diagonale. All’incrocio delle diagonali, la
testa del santo. La sagoma del cavallo fa quasi grotta, mentre i paesi in alto sono
come stupiti della generosità del donatore.4. “...essendo uscito fuori nel campo a
pensare, e andato presso alla chiesa di San Damiano, la quale per troppo vecchiezza
purea che volesse cadere, ... udì una voce divina nell'aere che disse: Francesco, va'
racconcio la chiesa, che vedi ch'ella si distrugge tutta" (Id. 2,1).

Le rotture della chiesa permettono la visione della scena. Il Santo è chiuso tra le due
colonne e un architrave, ma il Crocifisso appare, tra gli strappi dei muro, in desolato
abbandono.

6. “… il Papa... vide un'altra visione in questo modo, ch’ei veda la chiesa di San
Giovanni Laterano che parea che cadesse, e un povero piccolo e spregiato vi mettea
sotto il dosso e sosteneala che non cadesse” (Id 3, 10).

Quieto il sonno del Papa vegliato dai vecchi seduti, nella camera a formelle. La
figura del Santo è di potente volume come un pilastro, al confronto delle esili
colonne.

14) “Il beato Francesco scese dall'asino e gittassi in orazione con le mani levate al
cielo, e disse al povero: "Va ci quella pietra e troverai acqua viva che Iddio t'ha
apparecchiato per la suo misericordia". (Id 7,12).

La roccia del monte s'impenna con la preghiera, mentre l'assetato si schiaccia sulle
falde orizzontali. Il gruppo di sinistra, coi soprastante monte, fa quasi da
contrappeso allo slancio mistico del Santo.

15) “Fratelli miei, lodate Dio che vi creò e havvi vestiti di penne per volare e havvi
conceduto la purità dell'aria e davvi l'esca per la vostra vita” (Id. 12,3).

Tra i due alberi fronzuti, un ampio spazio dal quale l'amoroso gesto del Santo evoca
e attrae.

19) “...un Serafino discese dal cielo... di sì grande splendore che parea che ardesse...
e infra l'ali di detto Serafino di subito apparve una similitudine d'uomo crocifisso...
e le due ali di detto Serafino erano sopra il capo, e l'altre due stese come da volare, e
l'altre due fasciavano tutto il corpo”. (Id 13,3).

La figura del Santo fa quasi parte del monte sul cui fianco le celle hanno forma di
piccole chiese. Nello squarcio dei cielo, il serafino occupa lo spazio con le due ali di
fuoco.

(Dal libro: Assisi. Dove anche le pietre sono parole. Itinerario artistico/spirituale
sulle orme di san Francesco, Milano 1996).

INFERIORE

Alla chiesa inferiore, originariamente concepita come una cripta


per ospitare le spoglie di San Francesco, si accede dalla
meravigliosa Piazza Inferiore, cinta da portici quattrocenteschi.
L'aspetto dell'ambiente (un'unica navata sorretta da bassi pilastri)
ricalca la semplicità del modello francescano. La navata è abbellita
dagli affreschi di un pittore universalmente noto come il Maestro
di San Francesco, mentre altri artisti lavorarono alle decorazioni
pittoriche delle varie cappelle. In particolare la prima cappella di
sinistra presenta le Storie della vita di san Martino di Simone
Martini. La terza a destra fu affrescata dal giovane Giotto e dalla
sua scuola. Nella volta del presbiterio gli affreschi allegorici sono
attribuiti agli allievi del pittore di Vespignano. Lo stesso Giotto e
Pietro Lorenzetti lavorarono nel transetto: il primo nell'ala destra,
dove sono rappresentate le Storie della vita di Cristo, il secondo
nell'ala sinistra, con le scene della Passione.

La prima impressione che ci colpisce entrando dalla luce sfasciata della piazza e
soprattutto scendendo dalla Chiesa Superiore in quella inferiore, è quella di
un'oscurità nella quale difficilmente si riesce ad orientarsi.

La Chiesa superiore slanciata, spaziosa, ariosa, luminosa è in netto contrasto con la


Basilica inferiore che si presenta come una grave, potente, oscura costruzione ad
archi schiacciati e a volte prone.

La Chiesa superiore par che canti impennata verso il cielo. La Chiesa inferiore par
che preghi inginocchiata sulla tomba del Santo.

La Chiesa superiore invita all'espansione e alla letizia; questa alla meditazione, alla
penitenza e al silenzio.

I due edifici sovrastanti par che alludano alla doppia vicenda della vita umana,
prima nella fase terrena e dolorosa, poi in quella celeste e gaudiosa.

L'unione dei due edifici esprime anche il concetto tipicamente francescano che la
perfetta letizia (Chiesa superiore) può nascere soltanto sul sacrificio liberamente
accettato (Chiesa inferiore).

La navata centrale si presenta come una galleria oscura formata dalle potenti
costolature degli archi impostati ad altezza d'uomo. Lo sguardo è attratto da una
incerta luminosità dell'altare maggiore e dalle vele della Crociera. Le quattro pitture
allegoriche. iscritte in quattro triangoli della volta non sono pura decorazione o
piacevole ornamento ma rappresentano le –u8209 – ommecose" del
Francescanesimo e sono le figurazioni allegoriche della santità a cui pervenne
Francesco nell'osservanza dell'Obbedienza, della Castità e della Povertà.

La sottile trattazione sistematica e pittorica rivela che l’opera fu eseguita sotto la


rigorosa e costante vigilanza di un teologo francescano al quale il pittore doveva
obbedire,

Le vele sono uno degli esempi più luminosi della collaborazione fra l'ideatore
religioso del "soggetto" e l'esecutore laico dell'opera d'arte, secondo le consuetudini
e la tradizione di tutto il Medio Evo.

LE VELE

VELA DELL'OBBEDIENZA

L'Obbedienza impone silenzio – mentre appoggia il giogo sulle spalle di un frate. E'
assistita dalla Prudenza con doppio volto e da una fanciulla bellissima che
rappresenta l'Umiltà. Un Angelo alla destra allontana un Centauro simbolo della
bestialità.

VELA DELLA POVERTA'

Nella seconda vela è rappresentato il mistico sposalizio di S. Francesco con la


Povertà. Il figlio del ricco mercante di lana "francesca" ha ritrovato sulla vetta di un
altro monte la sposa che cercava: una triste, scarna, sfiorita donna che nessuno
voleva e che tutti disprezzavano.

"Questa, privata dal primo marito, millecent’anni e più dispetta e scura fino a costui
si stette senza invito".

Madonna Povertà sta coi piedi scalzi sui rovi, simbolo delle tribolazioni pungenti
della vita materiale; ma i rami più alti dei roveto fioriscono di rose cioè di
consolazioni spirituali. Gesù benedice le nozze. La Speranza offre l'anello. La Carità,
coronata con tre fiammelle offre il cuore. La Carità è in se stessa sterile se non è
accompagnata dalla Fede, dalla Speranza e dalla Carità.

VELA DELLA CASTITA'

Entro un castello eretto sulla vetta di un monte, nella più alta stanza della torre
centrale si è chiusa spontaneamente la Castità difesa dalla Purità e dalla Fortezza.
Alla difesa esterna del castello provvederanno gli anziani. Fuori dalle mura un
giovane dopo il bagno purificatore riceve la bianca insegna e lo scudo d'oro.

Nell'ultima vela è rappresentata la GLORIA DI FRANCESCO. S. Francesco siede sul


trono tra angeli, è ornato da una splendida veste.

Tutta la decorazione indica il senso della gloria raggiunta. I colori si sciolgono nella
luce mentre le linee si restringono nella vela a dare il senso della leggerezza del
movimento ascensionale, in piena armonia con le linee architettoniche.

Nel braccio destro della Crociera la volta è interamente ricoperta da fasce di


affreschi per lo più attribuiti a Giotto e ai suoi scolari. Nella prima fascia spicca una
grandiosa opera di Cimabue rappresentante una Madonna col Bambino posta in
trono tra quattro angeli. E' questa l'unica opera superstite della primitiva
decorazione, è di respiro ampio e solenne, che richiama la pala dello stesso agli
Uffizi. Questa però è più ricca di umanità, più forte nella semplicità della
composizione, più intensa nella scelta dei colori che si concentrano in un rapporto
immediato di rispetto e di dialogo.

Il braccio sinistro della Crociera rispecchia in certo qual modo la parte destra per la
decorazione che ricopre tutte le pareti, ma mostra più varietà nella
rappresentazione e nella disposizione dei riquadri spesso irregolari. Infatti qui
operò un altro grande artista di scuola senese PIETRO LORENZETTI coi suoi aiuti.
Egli espresse in queste opere la forza lirica e drammatica del suo sentire, in un
crescendo potente ed insolito per questa scuola senese che si abbandona più
facilmente alla dolcezza con una umanità nuova rispetto a tutti gli altri pittori.

Notevole è la Crocifissione che ha una impostazione di profonda drammaticità forse


ispiratagli dall'affresco di Cimabue. La forza è espressa oltre che dai volti, dalla
densità del colore, dal movimento che sembra coinvolgere il cielo e la terra, le
persone e le cose e prende motivazione di espressività che si allontana dalla liricità
solita a Pietro Lorenzetti.

Come possiamo subito sperimentare nell'incantevole Madonna tra S. Francesco e


Giovanni, c'è qui un'atmosfera di colloquio intimo e pacato, un timido appartarsi di
Francesco, un isolarsi di Giovanni. La Vergine col dito fà cenno al Bimbo di volgersi
verso Francesco, quasi esprimendo una preferenza. La luce chiara investe la
composizione, segnata da spazi che aumentano il senso di silenzio e di delicata
comunicazione tra questi spiriti eletti.

Nulla turba questo incontro così ricco di motivazioni umane in cui la linea senese si
sposa al colore, mai acceso ma diluito nella chiarità espressiva della forma e del
contenuto.

(Dal libro: Assisi. Dove anche le pietre sono parole. Itinerario artistico/spirituale
sulle orme di san Francesco, Milano 1996).

SIMONE MARTINI

Nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco si trovano gli stupendi affreschi della
cappella di San Martino (prima cappella navata sinistra, forse uno dei maggiori capolavori
di Simone Martini e, certamente, della pittura trecentesca (ca 1312). All’interno di questi
tabernacoli, tipicamente giotteschi, Simone disegnò però un mondo malinconico, tipico, in
questo caso, della civiltà profana del Medioevo, ma lo fece usando un colore talmente
luminoso che, nonostante avesse derivazioni puramente duccesche e della cultura delle
miniature parigine, presentava delle novità assolute in merito alla sua capacità evocativa.
Nelle mezze figure di santi, poste tra i finestroni, nella scena dedicatoria e in tutte le Storie
di San Martino il colore diventa mezzo di illuminazione, riesce a dare forma e profondità
alle varie superfici. In alcuni casi, la Morte, i Funerali e l’Investitura di San Martino il
colore è fondamentale per creare determinate atmosfere, per ricreare le ombre o per far
percepire la densità dell’aria respirata.
Ricordate la maestà in trono nel palazzodi siena?
SANT'ANTONIO DA PADOVA E SAN FRANCESCOGli otto santi a figura intera, nel
sottarco della cappella, sono tutti raffigurati a due a due all’interno dei vani di una bifora,
con l’azzurro del cielo che fa da sfondo.La distribuzione delle figure vede sulla destra in
basso, Sant’Antonio da Padova e San Francesco, in alto, Santa Maria Maddalena e Santa
Caterina d’Alessandria; sulla sinistra, in alto, San Luigi di Francia e San Ludovico da
Tolosa, in basso, Santa Chiara e Santa Elisabetta d’Ungheria. Spesso la critica ha messo in
evidenza una differenza stilistica tra le figure dei santi maschili rispetto a quelle femminili,
attribuendo i primi a dei collaboratori di Simone, a causa di una presunta inferiorità di stile
rispetto alle seconde. La presunta inferiorità, però, non è reale. È necessario, invece,
considerare un lieve scarto verso una maggiore concisione formale e una più chiara
definizione plastica, che raggiunge il massimo livello nell’immagine di San Francesco.

PIETRO LORENZETTI
Nel braccio sinistro del transetto della Chiesa inferiore di San Francesco d’Assisi, si trova il
ciclo d’affreschi di Pietro Lorenzetti. Discepolo di Duccio

LA CRIPTA

Quanto vi è di affascinante e di straordinario per le strade, le case, le chiese di


Assisi, sembra risolversi, attraverso il gioco delle sue vie tortuose e delle sue lunghe
scale, con grazia toccante, verso le viscere della roccia viva, ove, ragione di ogni altra
meraviglia, in questa cripta severa e disadorna, riposa Colui «che fu tutto serafico
ardore». Tuttavia San Francesco è qui più vivo che mai, poiché a Lui salgono da
ogni angolo della terra milioni di pellegrini di ogni razza e continente.

La luce che parte dalla sua Tomba benedetta è un continuo richiamo agli uomini
smarriti per le vie del mondo alla ricerca di un po’ di pace. Sembra di vederla ancora
la tormentata immagine del Santo di Assisi adergersi in un nimbo di luce, tendere al
mondo le mani stigmatizzate e ripetere a tutte le creature il suo saluto serafico di
«Pace e bene»! San Bonaventura lo chiamava il banditore di pace perché
annunciava pace in ogni predica, auspicava pace in ogni saluto, sospirava
l’ineffabile pace dell’estasi negli istanti di contemplazione. Ben possiamo dirlo ora
cittadino di quella Gerusalemme, per la quale il Salmista, uomo della pace, pacifico
dinanzi a coloro che la pace odiarono, cantava: «Chiedete pace per Gerusalemme»
(S. Bonaventura).

Qui, nel rozzo sarcofago di sasso, contenuto nel pilastro eretto al centro del vano a
crociera, è il Sacro Corpo del Poverello. In quel punto lo nascose, integro, Frate Elia,
nel 1230, rendendolo inaccessibile a qualunque possibile violazione.

Nel 1818, dopo 52 notti di lavoro, i Frati del sacro Convento, autorizzati da Pio VII,
giungevano col piccone a rimettere in luce il prezioso Tesoro che fu racchiuso in
un’urna di bronzo sigillata della Santa Sede; nel 1820 fu aperta la vasta cripta,
scavata nella viva pietra; 1932 su disegno dell’Arch. Ugo Tarchi venne realizzata
l’attuale sistemazione, in luogo di quella neoclassica dell’800. Nelle nicchie – agli
angoli del vano – sono state sistemate le tombe di quattro discepoli del Santo: Fra’
Leone, Fra’ Masseo, Fra’ Rufino, Fra’ Angelo, originariamente sepolti nella Chiesa
inferiore; mentre nel punto di congiunzione delle due scale che conducono alla
cripta, sono i resti della Nobil Donna romana Jacopa de’ Sottesoli, devota
benefattrice del Santo, il quale era solito chimarla Frate Jacopa.

Tra il 24 gennaio – 4 marzo 1978 ha avuto luogo la seconda riesumazione delle


reliquie ossee del Santo, autorizzata dal Papa Paolo VI.

www.thais.it/speciali/assisi/Giotto/mappa_giotto.html

VITA

Francesco d'Assisi è vissuto 44 anni, dall'inverno 1181/82 fino al crepuscolo del sabato 3
ottobre 1226. II biografo che I'ha conosciuto, Tommaso da Celano, inizia così la sua Prima
Vita: "Viveva ad Assisi, nella valle spoletina, un uomo di nome Francesco". Ne prende lo
spunto anche san Bonaventura nella sua Leggenda Maggiore: "Vi fu, nella città di Assisi, un
uomo di nome Francesco ... ". Non c'e alcun riferimento storico perché la vita di un santo la
si racconta per eventi e temi. Viene battezzato con il nome Giovanni, ma il padre, Pietro di
Bernardone, pendolare tra I' Italia e la Francia a commerciare "panni franceschi", lo chiama
Francesco. Cresce simpatico, umano, credibile; non passa repentinamente dalle tenebre dei
peccati alla luce abbagliante della perfezione, ma attraverso una vita normale di sogni e di
spensieratezza, di svaghi e di impegni lavorativi, matura in se stesso i segni di una intensa
esperienza cristiana. E’ un giovane particolarmente allegro, ma non superficiale, generoso
ad oltranza e sensibile, ma non incosciente, dotato di una certa civetteria ama essere al
centro dell’attenzione, ma più per la consapevolezza delle sue doti che per eccessivo
narcisismo.Si sente avviato a grandi cose e non manca di affermarlo: so che diventerò un
grande principe. E per di più c'e in Assisi un semplice il quale ogni volta che lo incontra per
la strada si toglie il mantello e lo stende davanti ai suoi piedi, proclamando che avrebbe
compiuto un giorno delle meraviglie. Era il gesto ingenuo e riconoscente di un povero
trattato con generosità e umanità o il messaggio di una profezia? Le grandi cose a cui
ambire a quel tempo erano le imprese dei cavalieri di cui era ricca la cultura giullaresca. A
vent'anni si cimenta in una battaglia vera appena fuori casa, a Collestrada, ma il suo esercito
è fragile e improvvisato come le fantasie giovanili, ma soprattutto i suoi muscoli non sono
forti come la sua sensibilità e il suo cuore, le sue mani non sanno stringere una spada come
quando si poseranno sulle piaghe dei lebbrosi. E viene fatto prigioniero per un anno intero
ma non perde il vizio di essere contento e di fantasticare. Ritorna a casa e riprende il suo
lavoro nel negozio del padre. Poi si ammala di una malattia lunga e misteriosa che debilita il
corpo ma rafforza i pensieri e soprattutto lo spirito.

LA FORZA DI UN SOGNO

II giovane allegro, esuberante incomincia a scegliere il silenzio e la soli-tudine, si allontana


dal centro della città e va a esplorare i luoghi abbandonati della campagna di Assisi. E’ alla
ricerca di un tesoro, ma che è ancora molto nascosto. Ritorna alla quotidianità, ma con
qualche pensiero in più, più inquietante. Poi riprova a sfondare per realizzare le grandi cose
a cui si sente chiamato. Si arruola per una spedizione nelle terre di Puglia; gli occhi del
padre lo accarezzano fieri quando lo vede rivestito nella nuova armatura, gli amici delle
feste lo salutano invidiosi. E finalmente riparte. Fa poca strada, fino a Spoleto e la sua
avventura si infrange contro un sogno. Sogna un castello pieno d'armi: ma tutte quelle
grandi cose a chi appartengono, al padrone o al servo? Nel sogno una voce: “Francesco,
ritorna ad Assisi”. E’ la sconfitta e la resa più bruciante di quella di Collestrada perche senza
le ferite della battaglia. Gli anni passano, il giovane e ormai uomo e le ferite le ha dentro,
invisibili ma profonde. Lì restano solo i sentieri solitari per sfuggire I'ironia della gente, le
battute delle ragazze, lo scherno degli amici. Un giorno si sente attratto dai ruderi di una
chiesetta e lì scorge un crocifisso impolverato e abbandonato, ma che lo aspettava
pazientemente. "Francesco, va e ripara la mia casa". E così quelle mani delicate e scarne,
incapaci di stringere con forza I'elsa di una spada, si sporcano, si graffiano, si ornano di
calli. Ma Dio non ha bisogno di muratori perche la sua casa è fatta di anime o meglio di
persone. I poveri e i lebbrosi diventano la sua compagnia preferita, a loro riserva tutte le
attenzioni e i soldi della bottega del padre. Pietro di Bernardone che aveva puntato tutto su
quel figlio, aveva chiuso un occhio su tutte le sue stravaganze, ma adesso la sua pazienza
aveva colmato la misura e incominciava a montare una rabbia furiosa, incontrollabile. Era
necessaria un'azione di forza per farlo tornare in se, davanti a tutti, anche per non perdere la
faccia. E Francesco, spogliandosi, reagisce con il gesto più radicale e più liberatorio che
potesse fare iniziando una nuova vita e assumendo una nuova identità: "D'ora in poi potrò
dire liberamente: Padre nostro che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone". E qui
incomincia un'altra storia che racconteremo per tappe fondamentali, limitandoci a qualche
piccola chiosa.

LA FRATERNITA’Dopo un breve periodo di vita solitaria si raccolgono intorno a lui i


primi seguaci, Egidio e Silvestro d'Assisi, Bernardo da Quintavalle, Pietro Cattani e Angelo
Tancredi. Quando la prima fraternitas ha ormai preso forma intorno al Tugurio di Rivotorto,
Francesco elabora una formula vitae che non ci è giunta e, insieme agli undici compagni, si
reca a Roma per sottoporla al pontefice. Innocenzo III, persuaso da un sogno in cui vide il
Laterano pericolante sorretto da un giovane frate, si limita a concedere un'approvazione
orale, incaricando Francesco di "predicare a tutti la penitenza". Nel 1212 la "fraternità",
notevolmente accresciuta, si stabilisce alla Porziuncola, poco lontano da Assisi. L’esempio
di Francesco è seguito anche da Chiara, una giovane assisiate che, ricevuto I'abito, da vita
alla comunità delle Povere dame di san Damiano, il futuro Ordine Minore delle Clarisse.
Spinto dal desiderio di testimoniare la fede al mondo intero, Francesco aveva tentato più
volte di recarsi nei paesi non cristiani: fermato da un naufragio nel 1211 a largo della
Dalmazia e da una malattia in Spagna nel 1214, raggiunge l'Egitto nel 1219, dove ottiene
dal sultano Malek-el-Kamel I'autorizzazione a predicare, aprendo la via alle grandi missioni
cattoliche. Rientrato ad Assisi, sofferente nel fisico e amareggiato per i contrasti tra i frati
durante la sua assenza, nel 1220 Francesco rinuncia alla carica di ministro generale della
comunità in favore del fedele compagno Pietro Cattani. II 29 novembre 1223 Onorio III
approva con la bolla Solet annuere la regola francescana, sancendo la nascita ufficiale
dell'Ordine dei Frati Minori. Assistito da tre compagni, Angelo, Leone e Rufino, ormai
quasi cieco, nel 1224 Francesco si ritira nell'eremo della Verna, il dantesco "crudo sasso
intra Tevero e Arrno", dove riceve le stimmate. Muore il 3 ottobre del 1226 alla Porziuncola
e viene canonizzato da Gregorio IX il 16 luglio 1228.

"UN UOMO SANTISSIMO" (SAN BONAVENTURA)

La spoliazione davanti al padre e al vescovo nella piazza di Assisi, aveva portato finalmente
Francesco a scoprire la sua identità di figlio di Dio e la sua configurazione a Cristo. "Oh,
come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre". Coloro che compiono le opere del
Padre "sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi quando
I'anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù delle Spirito Santo. Siamo
suoi fratelli quando facciamo la volontà del Padre che e nei cieli. Siamo madri quando
portiamo nel cuore e nel corpo per mezzo del divino amore e della pura coscienza e lo
generiamo attraverso le opere sante" (Lettera a tutti i fedeli). Diventare come Gesù. Fu
questa il senso della sua vita espresso nella Regola per i frati: "Questa e la vita del vangelo
di Gesù Cristo, che frate Francesco chiese che dal signor Papa Innocenzo gli fosse concessa
e confermata" (Regola non bollata). La sua conformazione/imitazione di Cristo cercata per
tutta la vita I'ebbe perfino impressa nella sua carne con i segni delle stimmate. Scrisse frate
Elia dopo la morte di Francesco: "Ed ora vi annuncio una grande gioia, uno straordinario
miracolo: non si è udito un portento simile, se non nel Figlio di Dio, Cristo Signore.
Qualche tempo prima della sua morte il nostro Padre (Francesco) apparve crocifisso,
portando impresse nel suo corpo le cinque piaghe, come sono veramente le stimmate di
Cristo". E testimonia frate Leone: "Quando si stava lavando il suo corpo per la sepoltura,
sembrava veramente come un crocifisso deposto dalla croce”. Un altro modo per vivere il
rapporto con Dio e realizzarlo in Cristo è fare corpo con I'umanità di Gesù stesso, entrare in
lui, unirsi intimamente a lui. E questo è possibile 'realmente' attraverso il sacramento
dell'Eucaristia. Un sacramento che Francesco ha vissuto con tale intensità da vibrare e
ardere "di amore in tutte le fibre del suo essere, preso da stupore oltre ogni misura per tanta
benevola degnazione e generosissima carità. Si comunicava con tanta devozione da rendere
devoti anche gli altri" (Tommaso da Celano, Vita Prima).

LA RICCHEZZA DELLA POVERTA'


Povertà è I'atteggiamento umile di chi non rivendica nulla di fronte al dono di Dio, ma
dimora nella gratitudine per I'esistenza donata con tutti i suoi beni. Non occorre affannarsi
per ammassarli, ci sono già! In tal modo la povertà diventa partner di una relazione di
alleanza, di un patto (=commercium) che procura i doni più belli: chi sposa Madonna
Povertà rinuncia a bastare a se stesso, rimette a Dio quel poco che ha e riceve da lui, che è
tutto, il centuplo. L’uomo rinuncia al suo nulla, perché tutto gli e donato, per partecipare al
tutto di Dio. Concetto che può essere assimilato senza problema solo da chi ha fatto di Dio il
suo tutto. Questa e I'intuizione della povertà secondo Francesco, un atto di fede
nell'onnipotenza di un Dio fedele. II Poverello possiede tutto perche non ha nulla di sé, ma
tutto il mondo da Dio. Così quel giovane che rinunciò alla casa e alla famiglia trovò una
famiglia numerosissima e mille case ospitali. La povertà radicale di Francesco lo fa
possessore in anticipo di cieli nuovi e di nuove terre, della nuova creazione che Dio prepara
per i suoi eletti, stabilendo nuove relazioni con il creato e i fratelli. Vertice meraviglioso di
questa esperienza del mondo rinnovato è il "Cantico delle Creature" in cui Francesco
partecipa del giudizio di Dio sulla creazione: "E vide che era molto buono" (Genesi). Ma la
nuova creazione coinvolge e modifica anche le relazioni tra gli uomini annunciata nel
saluto-augurio messianico: "La pace sia con voi". Era il saluto dei frati di Francesco. Icona
di tale nuova fraternità è lo stile di vita dei compagni del santo che vivevano nella letizia e
nella carità vicendevole. La regola d'oro della fraternità suonava così: "Pecca I'uomo che
vuole ricevere dal suo prossimo più di quanta vuole dare di sé al Signore". E’ la proposta di
chi vuole assumere la relazione con Dio come misura di ogni esperienza umana. Nella
santità e nella grandezza di Francesco si può vedere visibilmente che cosa può realizzare
una creatura quando accoglie senza riserve il dono della grazia divina. Possiamo restare solo
stupiti, ammirati e sentirne il richiamo con le parole stesse del santo di Assisi: "Oh, come e
glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come e santo e consolante, bello e
ammirevole avere un tale sposo! Oh, come è santo, come e delizioso, piacevole, umile,
pacifico, dolce e amabile avere un fratello, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e prego
il Padre per noi!" (Lettera a tutti i fedeli).1181 - Nasce ad Assisi cd e Battezzato Giovanni di
Pietro di Bernardone, ma il padre vuole che sia chiamato Francesco. 1193 (opp. 1194) -
Nascita di santa Chiara.1198, 8 gennaio - Lotario dei conti di Segni viene eletto papa e
assume il nome di Innocenzo III. 1198, primavera - Gli abitanti di Assisi assaltano la rocca,
simbolo della potenza imperiale, e la distruggono. 1199-1200 - Scoppia la guerra civile fra
popolo-borghesia e nobili. Le famiglie di santa Chiara e di frate Leonardo si rifugiano a
Perugia. Forse il giovane Francesco fa le prime prove della sua audacia fra le truppe del
Comune.1202 Novembre- Guerra tra Perugia (ove è riparata buona parte dei nobili assisani)
e Assisi. L'esercito di Assisi e sconfitto nella battaglia di Collestrada.1202-1203 - Francesco
e tra i prigionieri e rimane a Perugia, in carcere per un anno. Viene liberato perche malato.
1204 - Lunga malattia.1204, fine o primavera 1205 - Francesco decide di recarsi in Puglia
per combattere con Gualtiero di Brienne. Ma, a Spoleto ha una visione misteriosa che
capovolge i suoi progetti, invitandolo a tornare ad Assisi. Comincia il graduale processo di
conversione. 1205, giugno - Gualtiero di Brienne muore. Francesco partecipa all'ultima
Festa con gli amici.In data imprecisabile - Incontrando un lebbroso, scende da cavallo, e
con l'e1emosina gli dona un bacio di pace. 1205, autunno o fine - Messaggio del Crocifisso
di San Damiano. Conflitto con il padre. 1206 gennaio o febbraio - Convocato in giudizio
davanti ai vescovo di Assisi, rinuncia all'eredità paterna e persino ai vestiti che indossa.
1206, primavera - Sguattero in un monastero; poi a Gubbio, avuto un abito da un amico, si
prodiga nell'assistenza dei malati in un lebbrosario. 1206 estate - Toma ad Assisi, indossa
un abito da eremita e comincia a riparare la chiesetta di San Damiano, mendicando le pietre
per la città e profetando la venuta delle Povere Dame. 1206 estate - Ripara san Damiano,
poi San Pietro e la Porziuncola1208, 24 febbraio - Festa di san Mattia. Ascoltando il
Vangelo del giorno, rimane colpito dalle parole che Cristo rivolse agli apostoli inviandoli
nel mando. Decide di smettere la veste di eremita; indossa una rude tonaca, si cinge con una
fune e a piedi nudi incomincia ad annunciare la penitenza. 1208 16 aprile - Bernardo di
Quintavalle e Pietro Cattani chiedono di condividere la sua vita e si associano a lui. 23
aprile - Alla Porziuncola, dove si sana rifugiati, viene accolto nel gruppo anche frate
Egidio. 1208 primavera - Prima missione: Egidio e Francesco si recano nella Marca di
Ancona; gli altri due in direzione opposta. 1208 estate - Al gruppetto si aggiungono altri tre
frati, tra i quali Filippo Longo. 1208 autunno - Seconda missione. Raggiungono Poggio
Bustone, nella valle di Rieti. Francesco, dopo essere statu assicurato della remissione dei
suoi peccati e del futuro sviluppo dell'Ordine. conforta e incoraggia i compagni (se ne e
aggiunto un altro) e li invia a due a due nelle quattro direzioni del mondo. Terza missione.
Bernardo cd Egidio vanno a Firenze. 1209 inizio - Gli otto ritornano alla Porziuncola, ove
sono raggiunti da altri quattro fratelli. 1209 primavera - Francesco decide di sottoporre
all'approvazione della Chiesa la sua nuova forma di vita. Scrive una breve Regola e si
presenta al papa Innocenzo III, che I'approva c li incarica della predicazione penitenziale.
Sulla via del ritorno, sostano un poco nei pressi di Orte, poi si stabiliscono in un tugurio a
Rivotorto.1209 settembre - L'imperatore Ottone IV passa nelle vicinanze.1209-1210 -
Costretti a lasciare quel tugurio, si stabiliscono alla Porziuncola, domandandone I'uso
all'abate di San Benedetto del Subasio. Così la Porziuncola, o chiesa di Santa Maria degli
Angeli, diverrà la chiesa madre dell'Ordine. 1209-1210 - possibile inizio del Terz'Ordine.
1211 estate - Francesco si imbarca con l'intenzione di raggiungere la Siria, ma venti contrari
spingono la nave sulle coste della Dalmazia. Di nascoo5tO s'imbarca su una nave diretta ad
Ancona. 1212- 18-19 marzo oppure 28 marzo 1211 - Nella notte della domenica delle
Palme, Francesco accoglie, a Santa Maria degli Angeli , Chiara e la riveste dell’abito
religioso. Dopo averla collocata per qualche settimana nel monastero di San Paolo di Bastia
e in quello di Sant'Angelo di Panza presso Assisi, Francesco ne fissa la dimora a San
Damiano.1212 - Probabile viaggio a Roma per informare Innocenzo III sugli sviluppi
dell'Ordine. Incontro con Giacomina dei Settesoli. 1213 8 maggio - A San Leo, nel
Montefeltro. il conte Orlando di Chiusi offre a Francesco il monte della Verna. 1213-1214
(o 1214-1215) - Francesco parte per la Spagna, deciso a raggiungere il Marocco per
predicare agli infedeli; ma una malattia lo costringe a far ritorno alla Porziuncola, ove
accoglie nell'Ordine un folto gruppo di uomini nobili e letterati, fra cui Tommaso da Celano.
1215 novembre - Francesco si reca a Rama e assiste al IV Concilia Lateranense. Probabile
incontro con san Domenico. 1216 16 luglio - Papa Innocenzo III muore a Perugia; due
giorni dopo viene eletto a succedergli il cardinal Cencio Savelli col nome di Onorio Ill.
Testimone di questi giorni è Giacomo da Vitry, che vi conosce forse Francesco, certamente
il suo Ordine, e ne dà notizia agli amici di Lotaringia con lettera dell'ottobre dello stesso
anno. 1217 5 maggio - Capitolo generale alla Porziuncola. Viene decisa la prima missione
oltr'Alpe e oltremare. Egidio si reca a Tunisi, Elia in Siria. Francesco si incammina per la
Francia. A Firenze, il card. Ugolino, legato papale in Toscana e Lombardia, lo persuade a
rimanere in Italia. 1218 11 giugno - Onorio III pubblica la bolla “Cum dilecti”per assicurare
i vescovi circa la piena cattolicità dei frati minori. 1219 26 maggio - Capitolo di Pentecoste.
Si decidono nuove spedizioni per la Germania, la Francia, Ungheria, la Spagna-Marocco.
1219 24 giugno - Francesco si imbarca ad Ancona per raggiungere Acri e poi Damiata, ove
I'esercito crociato è schierato contro quello musulmano. 1219 autunno - Francesco è tra i
crociati, predice una disfatta che la realtà conferma. Ottiene dal legato pontificio di potersi
recare, a suo rischio e responsabilità, dal sultano Melek-el-Kamel. Accolto con raffinata
ospitalità dal sultano, vi predica la buona novella. Ma non vedendo frutti di conversione, si
fa riaccompagnare al campo crociato. 1219 5 novembre - Damiata è conquistata dai
crociati. Francesco, anche disgustato per gli eccessi compiuti e la condotta delle truppe,
torna nella Siria. 1220 gennaio - Cinque frati, inviati in Marocco, vengono uccisi dai
musulmani: sono i Protomartiri francescani. 1220 inizio - Francesco e ad Acri. Possibile
visita ai Luoghi Santi. 1220 primavera o estate - Francesco ritorna in Italia, allarmato per
la situazione dell'Ordine, assieme a Pietro Cattani, Elia e Cesario da Spira, e sbarca a
Venezia. Si reca dal Papa e ottiene il cardinal Ugolino come “protettore dell'Ordine”. 1220
febbraio marzo - Giacomo da Vitry, in lettera da Damiata, da notizia di Francesco e della
sua missione presso il sultano. 1220 - Francesco - rinuncia al governo dell'Ordine e nomina
vicario Pietro Cattani.1220,22 settembre – Onorio III con la bolla “Cum secundum”
impone il noviziato.1220-1221 - Nella sua «Storia Occidentale., Giacomo da Vitry si occupa
più a lungo del nuovo Ordine dei frati minori.1221 10 marzo - Muore Pietro Cattani1221 30
maggio - Capitolo generale, detto delle Stuoie. Nomina di frate Elia come vicario. Viene
approvato il testo della Regola(non bollata). Si decide una nuova spedizione in Germania,
guidata da Cesario da Spira. Ne fanno parte Tommaso da Celano, il futuro biografo, e
Giordano da Giano che ne scriverà la cronaca.1221 – Papa Onorio III approva il
«Memoriale propositi», che c considerato come la prima Regola dell'Ordine dei Penitenti di
san Francesco (detto più tardi Ten'Ordine francescano), come lo era per tutto l'Ordine dei
Penitenti. 1221-1222 - Francesco compie un giro di predicazione nell' Italia centro-
meridionale. 1222, 15 agosto - Francesco predica a Bologna. 1223 inizio - Francesco si
ritira a Fonte Colombo con frate Leone e Frate Bonizzo per redigere la nuova Regola, più
breve, che viene discussa al Capitolo generale dell' 11 giugno e poi sottoposta al Papa per I'
approvazione. 1223, 29 Novembre – Papa Onorio III approva la Regola con la bolla « Solet
annuere». 1223 24-25 dicembre - Notte di Natale a Greccio. II presepio. 1224 2 giugno -
Nel Capitolo generale viene decisa la spedizione in Inghilterra. Fine giugno o luglio o
primi di agosto - A Foligno, Frate Elia conosce per visione che Francesco ha solo due anni
di vita. 1221 15 agosto 29 settembre - Durante la quaresima di san Michele che pratica alla
Verna, probabilmente il 14 0 il 15 settembre, Francesco ha la visione del Serafino crocifisso
e riceve le stimmate della Passione. 1224, 10 settembre - I frati minori, 4 chierici e 5 laici,
approdano a Dover, in Inghilterra. 1224, ottobre - Francesco ritorna alla Porziuncola,
passando o il1izio l10vembre per Borgo San Sepolcro, Monte Casale, Città di Castello.
1224-1225, da dicembre a febbraio 1225, marzo - Cavalcando un asino, Francesco fa un
giro di predicazione in Umbria e nelle Marche. 1225 marzo - Visita santa Chiara a San
Damiano. Peggiorando la sua malattia d'occhi, deve restare a San Damiano per qualche
tempo. Dietro insistenze di frate Elia, si sottopone a visita e cura medica, ma senza frutto.
1225 aprile - maggio - Ancora a San Damiano, si sottopone ad un trattamento medico,
senza alcun risultato. Una notte riceve la promessa divina della vita eterna; il mattino dopo
detta il Cantico delle creature. 1225 giugno - Aggiunge al Cantico la strofa del “perdono e
ottiene la riconciliazione tra vescovo e podestà di Assisi”. In seguito la lettera del cardinal
Ugolino, si reca nella valle Reatina. 1225 primi di giugno - 6 febbraio - Accolto a Rieti dal
cardinal Ugolino e dalla corte pontificia, raggiunge prima Fonte Colombo per seguire una
terapia per gli occhi. Nel luglio-agosto il medico cauterizza le tempie del Santo. Raggiunge
poi San Fabiano per essere visitato da altri medici. Tentano di curarlo attraverso l'orecchio;
ma tutto risulta inutile. La vigna del sacerdote, saccheggiata dai visitatori, per le preghiere di
Francesco produce un raccolto più abbondante. 1226 aprile - E a Siena per ulteriori
trattamenti medici. Detta un breve Testamento: Piccolo Testamento di Siena. Dimora poi
nell'cremo di Celie di Cortona, dove probabilmente detta il Testamento. 1226, luglio-
agosto - Nel periodo più caldo dimora a Bagnara, nelle montagne vicino a Nocera. 1226,
fine agosto - Poiché le sue condizioni si aggravano, viene portato nel palazzo del vescovo di
Assisi. II vescovo Ugo parte per un pellegrinaggio al Monte Gargano. 1226, settembre -
Sentendo che la fine e vicina, Francesco si fa portare alla Porziuncola. Lungo il viaggio
sosta per benedire la città. 1226, 3 ottobre - Dopo aver benedetto i figli, muore sulla nuda
terra, la sera del 3 ottobre, di sabato. Se ne sparge la voce e mol ti accorrono per vedere le
stimmate. 1226 4 ottobre - La salma, il giorno successivo, domenica, viene trasportata
trionfalmente dalla Porziuncola in Assisi, sostando a San Damiano, e viene tumulata nella
chiesa di San Giorgio. Frate Elia ne da notizia a tutto ]'Ordine, mediante lettera ai ministri
provinciali. 1227 - Il cardinal Ugolino viene eletto Papa, col nome di Gregorio IX, in luogo
di Onorio III, morto it giorno precedente. 1227, 30 maggio - Nel Capitolo, celebrato in
Assisi, viene eletto ministro generale frate Giovanni Parenti. 1228,29 aprile - Con la bolla
«Recolentes», Gregorio IX domanda alla cristianità aiuti per la costruzione di una basilica in
onore di Francesco. 1228, 16 luglio - Gregorio IX e ad Assisi per celebrare solennemente la
canonizzazione di san Francesco. Tre giorni dopo (19 luglio) rende pubblica la bolla «Mira
circa nos» riguardante l'iscrizione di Francesco nell' Albo dei santi e la celebrazione della
festa di lui in tutta la Chiesa nel giorno 4 di ottobre.

FOLIGNO
SAN FELICIANO
Nella centrale piazza della Repubblica vi è la chiesa intitolata a San Feliciano, patrono della città.
Fu edificata nella prima metà del XII secolo sul luogo della sepoltura del Santo ad opera di Maestro
Atto, come documenta una iscrizione posta sulla facciata principale. Nel 1201 fu ampliato con la
costruzione di una facciata secondaria e nei secoli XVI e XVII fu oggetto di numerosi restauri e
aggiunte. Nel 1904 la facciata anteriore è stata liberamente restaurata e presenta un mosaico
raffigurante "Cristo in Trono, San Feliciano", messalina (protettori della città) e papa Leone XIII
(colui che commissionò l'opera). La facciata sinistra, quella su piazza della Repubblica è
caratterizzata da un bel portale romanico decorato con bassorilievi raffiguranti Federico Barbarossa,
Innocenzo III, i Simboli degli Evangelisti ed i Segni Zodiacali. L'elegante cupola è un'addizionale
cinquecentesca opera di Giuliano di Baccio d'Agnolo. L'interno ad un'unica navata denota i tratti del
rifacimento Neoclassico operato nella seconda metà dell'Ottocento da Giuseppe Piermarini, ed è
evidenziato dal baldacchino dell'altare maggiore, fedele riproduzione di quello berniniano presente
nella Basilica di San Pietro a Roma. Al suo interno custodisce una statua del XIX secolo, la
cappella del Sacramento del 1527 è opera di Antonio da Sangallo il Giovane con affreschi di
Vespasiano Strada e Baldassare Croce, la cripta (sotto l'edificio) ha origini romaniche ed è quindi
più antica della chiesa stessa con capitelli preromanici ed altri elementi architettonici.

TOMASO DA CELANO, VITA PRIMA

CAPITOLO IV
VENDUTA OGNI COSA,SI LIBERA ANCHE DEL DENARO RICAVATO

8. Così il beato servo dell'Altissimo, sospinto e preparato dallo Spirito


Santo, essendo scoccata l'ora stabilita si abbandona all'impulso della sua
anima: calpesta i beni di questo mondo per la conquista di beni migliori.
D'altronde non gli era più permesso differire: una epidemia mortifera si
era diffusa ovunque, paralizzando a molti le membra in modo tale che
avrebbe tolto loro anche la vita, se il Medico avesse tardato anche solo
per poco.

Francesco pertanto balza in piedi, fa il segno della croce, appronta un


cavallo, monta in sella e, portando con sé panni di scarlatto, parte veloce
per Foligno. Ivi, secondo la sua abitudine, vende tutta la merce, e, con
un colpo di fortuna, perfino il cavallo! Sul cammino del ritorno, libero da
ogni peso, pensa all'opera cui destinare quel denaro. Convertito a Dio in
maniera rapida e meravigliosa, sente tale somma troppo ingombrante, la
portasse pure per un'ora sola. Così, tenendone conto quanto l'arena, si
affretta a disfarsene. Avvicinandosi ad Assisi, si imbatte in una chiesa
molto antica, fabbricata sul bordo della strada e dedicata a San
Damiano, allora in stato di rovina per vecchiaia. 9. Il nuovo cavaliere di
Cristo si avvicina alla chiesa, e vedendola in quella miseranda
condizione, si sente stringere il cuore. Vi entra con timore riverenziale e,
incontrandovi un povero sacerdote, con grande fede gli bacia le mani
consacrate, gli offre il denaro che reca con sé e gli manifesta i suoi
proponimenti. Stupito per l'improvvisa conversione, il sacerdote quasi
non crede a quanto odono le sue orecchie e ricusa di prendere quei soldi,
temendo una burla. Infatti lo avevano visto, per così dire, il giorno
innanzi a far baldoria tra parenti e amici, superando tutti nella stoltezza.
Ma Francesco insiste e lo supplica ripetutamente di credere alle sue
parole, e lo prega di accoglierlo con lui a servire il Signore. E finalmente
il sacerdote gli permette di rimanere con lui, pur persistendo nel rifiuto
del denaro, per paura dei parenti. Allora Francesco, vero dispregiatore
della ricchezza, lo getta sopra una finestrella, incurante di esso, quanto
della polvere. Bramava, infatti, possedere la sapienza che è migliore
dell'oro e ottenere la prudenza che è più preziosa dell'argento (Pr
16,16).

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