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Quella politico economica non fu dunque la sola nozione di cambiamento che caratterizzò la Firenze di questo periodo grandioso.

A
Firenze si elevò anche una profonda tensione spirituale; la nascita degli ordini mendicanti, sorti per volontà di Innocenzo III e
Onorio III, rispondeva al sentito bisogno di rinnovamento delle coscienze e al desiderio di recuperare lo stile di vita della Chiesa
degli Ordini.
Il treno dei cantieri si era messo in moto e non sembrava volersi fermare: oltre agli insediamenti dei mendicanti anche i monasteri
di vita maschile e femminile incrementarono la presenza delle ecclesia a Firenze. Questa grande svolta artistica dello spirito
occidentale prese la forma del ritorno di Dio alla natura, delle cose ultime alle prossime, dai tremendi misteri escatologici ai
problemi più innocui del mondo del creatore. Ogni aspetto del mondo in questo intrigante Trecento architettonico e artistico era
inteso in armonia con il suo creatore.
Nel Medioevo quindi si pensava, viveva, agiva in modo cristiano, motivo per il quale l’organizzazione carnale della città doveva
essere affiancata da una forma spirituale, affinchè si raggiungesse il fine ultimo, ovvero Dio. Il rimando è a sant’Agostino e
all’influenza che esercitò sul pensiero medievale, che nel De civitate dei, egli chiarisce a sufficienza il bisogno del pellegrinaggio
interiore verso la conversione del cuore; ma per meglio riuscirci è necessario alla persona l’innesto in una società che non sia più
moltitudo, ma civitas. Nella semantica medievale essa diventa il recinto dove possono regnare pacificate concordia e unitas. La
tipica città medievale veniva a significare una specie di cosmo terreno del tutto ordinato con una propria gerarchia di simboli,
identificanti l’ordine della verità della fede e dei valori civili.

SANTA MARIA NOVELLA, La basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge
sull'omonima piazza. Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava
l'ordine agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine mendicante,
i domenicani.
Nel 1219, dodici domenicani arrivarono a Firenze da Bologna, seguiti da Frate Giovanni da Salerno. Nel 1221, ottennero la piccola
chiesa di Santa Maria delle Vigne, così chiamata per i terreni agricoli che la circondavano (all'epoca fuori dalle  mura). Questa
chiesetta, di proprietà dei canonici del Duomo, era stata consacrata nel 1049 o, secondo altre fonti, nel 1094, anche se questa
seconda ipotesi è più probabile, poiché nell'Archivio Capitolare della cattedrale fiorentina è conservato un documento che
menziona questa data. Ad ogni modo, della chiesetta antica sono stati trovati alcuni resti sotto l'attuale sacrestia, in particolare le
basi di alcuni pilastri romanici.
Nel 1242 la comunità domenicana fiorentina decise di iniziare i lavori per un nuovo e più ampio edificio, ottenendo dal papa la
concessione di indulgenze per chi avesse contribuito economicamente ai lavori già a partire dal 1246. 

 Il complesso di Santa Maria Novella (basilica, convento, sala capitolare, biblioteca e annessi) ha il suo significato se
considerato come un unicum architettonico e artistico che ruota intorno al dentro del chiostro. L’arte, sia nella sua
accezione medievale di ars (opera dell’artigianato) che moderna (di espressione simbolica concettuale), ha in Santa Maria
Novella un suo topos ineguagliabile: sifatte esemplificazione fanno intravedere come fra artisti e domenicani di S. Maria
Novella venisse a costruirsi un con-vivere e con-lavorare, a stabilirsi un intreccio di competenze tecniche e culturali che si
sono poi fuse nelle opere visive.
 Almeno dal Cinquecento, il dibattito storiografico su Santa Maria Novella oscilla tra gli opposti poli dell’innovazione e del
conservatorismo: se da un lato si insiste su una ricezione tanto moderna di stilemi e modelli che caratterizzano a nord
delle Alpi l’opus francigenum da configurare quella recezione come vera resistenza al gotico, dall’altro la riluttanza ad
accogliere un sistema di forma, e in definitiva una cultura, è stata percepita come un atto fondativo di una via italiana al
gotico, segnata da una ricerca di ritmi posati, di equilibri orizzontali e di uno spazio avvolgente. Così la chiesa dei
predicatori diventa testata di un primato fiorentino nelle arti nazionali.
 Marvin Trachtenberg ha colto in santa Maria Novella il manifesto di un gotico italiano che si contrapporrebbe al francese,
negandolo perché il primo sarebbe eclettico e storicista, dunque legato a citazioni del suo retroterra romanico o
addirittura antico, nella misura in cui il secondo sarebbe modernista e persino radicale nel ripudio del passato. Questa
antitesi mostra come S.M.N. sia uno di quei monumenti che inducono a riflettere su cosa sia il gotico italiano e se esso
davvero esista.
La chiesa fiorentina dei predicatori è un esempio di permeabilità tra orizzonti culturali che dovevano essere più aperti di
come sono stati rappresentati.

Il 20 novembre 1221 Giovanni da Salerno e compagni prendono possesso di una chiesa che sorge in area extraurbana, sede di
un’attività agricola: questo edificio, consacrato nel 1094, viene chiamato Santa maria della Vigna: a giudicare le fonti la prima chiesa
non era grandiosa ma neppure irrilevante, tanto da venire parzialmente assorbita nel cantiere gotico. La sua rettilinea testata fu
quasi integralmente salvaguardata, al punto che costituisce il muro orientale del corridoio che collega il Chiostrino dei Morti al
chiostro Verde, mentre il frontone è leggibile nel sottotetto della sagrestia.
Questa chiesa, secondo Wood, doveva essere di forma rettangolare a tre navate, preceduta da un atrio quadrangolare e corredato
da un campanile adiacente allo spigolo nordoccidentale. Inoltre Wood distingueva tra chiesa e coro perché i domenicani dovevano
aver accentuato questa divisione, sia perché il presbiterio doveva essere articolato su due livelli molto distanti, sia perché sennò
non si spigherebbe il notevole dislivello tra la cripta e il pavimento visibile, che doveva appartenere all’atrio (posto ad una quota
molto più alta della cripta). Secondo questa ipotesi, la facciata della chiesa del 1094 avrebbe coinciso con il fianco orientale della
chiesa gotica. In attesa di ulteriori esplorazioni archeologiche teniamo buona la pianta rettangolare.

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