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Sepolture privilegiate nei monasteri alto medievali ravennati

Paola Novara

UDC: 27-788(450.457) P. Novara


27-552 Museo Nazionale di Ravenna
Comunicazione preliminare Via San Vitale, 17
Manoscritto ricevuto: 28. 10. 2016. 48121 Ravenna, Italia
Manoscritto revisionato accettato: 07.02.2017.
DOI: 10.1484/J.HAM.5.113751

A Ravenna il fenomeno monastico arrivò presto. e le indagini condotte nel corso dell'Ottocento e del Novecento e alcuni materiali conservati nei musei
locali consentono di sintetizzare alcune importanti considerazioni sulle sepolture privilegiate nei monasteri altomedievali. Particolare attenzione
meritano i monasteri di San Vitale e di Santa Maria della Rotonda. la prima delle due era stata fondata nell'antica basilica di S Vitale; il secondo fu
fondato presso l'antica tomba del re Eodorico, trasformata nella chiesa di S. Maria della Rotonda oa Faro. Indagini effettuate a più riprese nella prima
metà del Novecento hanno individuato nel monastero di San Vitale tracce di alcuni contesti sepolcrali, da cui provengono importanti testimonianze
epigrafiche. Lo stesso vale per S. Maria della Rotonda.

Parole chiave: Monasteri, Sepolture, Epigra a, Ravenna

Nel corso del V secolo, disattendendo la severa regola che accolsero precocemente il maggior numero di sepolture furono
da tempo seppellì la tomba all'interno del perimetro urbano, le aree cultuali.
se l'uso del tumulo si diffuse lentamente e morirono tutti gli Aree funerarie particolari furono quelle funzionali ad
abitati interni. La pratica sembra essere quasi una conseguenza ambizioni con forti connotazioni identitarie e gerarchiche come
dell'inserimento nell'area urbana di complessi culturali, tanto i monasteri. Alcuni monasteri orientali presentano una
che in un momento privilegiato gli studiosi ritennero di po tere distinzione dopo sepolture privilegiate, quali quelle di fonda
spiegano queste presenze como delle eccezioni legate al tori, patriarchi, monaci noti per santità di vita, deposti in
ruolo materia nella comunità religiosa locale dai personaggi cappelle, mausolei o all'interno di aule deculto, nartece o nella
sepolti (vescovi, fondatori, ecc.). Sempre nell'ottica di inter zona presbiterale, e quelle di semplici monaci, inumati in un
pretare tali presenze como eventi isolati1 , si ipotizzò anche cimitero comune. Sia pure in forme meno imponente, struttura
che creò una conseguenza della situazione contingente, destinazione funeraria ai membri dei cenobi si trovano ache
dovuta al fatto che la frequentazione del sobborgo divenne in Occidente3 , mangia documentato da tempo a Roma
difficile oppure pericolosa, ad esempio di Roma durante (San Saba, San Gregorio al Celio), a Brescia (monastero
l'assedio nel corso delle guerre gotiche, nella prima meta del centrale del monastero longobardo di Santa Giulia, in fase IX
VI secolo. Tuttavia gli studi degli ultimi due decenni hanno sec.) a Farfa. Il riso archeologico dell'ultimo decennio è stato
chiarito che, al di là delle necessità pratiche, dietro al sono da un chiarito dall'alto medioevo con spazi privilegiati per
fenomeno ragioni individuare più profonde che andarono ad l'inumazione negli ambizioni monastici erano innanzitutto gli
alterare in modo sostenibile il costume funerario e il modo in atri delle chiese. Quello era significativo e quasi proveniente
cui è inteso lo spazio urbano2 . dalla chiesa del monastero di San Salvatore di Brescia4 ,
Accanto ad edilizia antichi in disuso, i contest urbani che di Novalesa5 e Pavia6 .

1 La sporadicità dei primi ritrovamenti aveva portato a ritenere che si trattasse di eventi isolati. L'indagine archeologica però fa risalire chiaramente l'abrogazione
a tale disposizione. Concilierò l'incongruenza tra fonti normative e tradizione da un lato e i risultati dell'indagine archeologica dell'altro non-status age vole e
solo negli anni '90, alla luce de un congrua serie di rinvenimenti in central diversi, è estato possibile stabilire con certezza le dinamiche del fenomeno. Al
riguardo vd. GP BROGIOLO, S. GELICHI, Le città nell'alto Medioevo Italiano. Archeologia e storia, Roma, 1998, p. 95-101; per il caso specifico di Ravenna
vd. D. FERRERI, La città dei vivi e la città dei morti. La definizione degli spazi urbani e le pratiche funerarie a Ravenna nel territorio circostante tra la tarda
antichità e l'alto medioevo, in Hortus Artium Medievalium (= HAM), 20, 2014, p. 112-123.
2 Dà un lato è chiaro come la sua sensibilità tardoantica e altomedievale fosse venuta meno la distinzione tra spazio dei vivi e spazio dei morti, dall'altro como
l'identificazione del fosse perimetro urbano meno marcato rispetto all'antichità Romana, in una compenetrazione di spazi che troveranno amplio riscontro nel
pieno Medioevo, con il diffonndersi della consuetudine di seppellire all'interno delle chiese urbane.
3 Gli usi funerari monastici sono chiariti nella pianta di San Gallo, una rappresentazione ideale di un impianto monastico risale al IX secolo, che prevede
un'area cimiteriale pressata sulla parete est del monastero, recinto e alberata, con loculi che ospiteranno bene a sette inumati.
4 Si portò a casa, tutte sconvolte, rinvenute tra il 1958 e il 1962 nell'antico atrio della Chiesa di San Salvatore di Brescia sono 25. No si disponí rilievi
planimetrici; secondo gli studisi che si occuparono delle ricerche la tali sepolture, che construction di essere ad essere riutilizzate ma che ad età basso
medievale, doveva essere ascribta al period iniziale del San Salvatore II, all'epoca fu atribuita al IX secolo, e può dunque ora essere ragionevol mente
anticipata; Sappiamo che dalla zona mediana si trova anche un frammento isolato di pietra tombale proveniente dall'iscrizione funeraria di una badessa,
databile al IX secco; GP BROGIOLO, Sepoltura privilegiata altomedievale nel monastero di San Salvatore di Brescia, in HAM, 10, 2004, p. 15-24.
5 C. LAMBERT, R. GRILLETTO, Le sepolture e il cimitero della chiesa abbaziale della Novalesa, in Archeologia medievale (= AM), XVI, 1989, p. 329-356.
6 Delle sepolture che dovevano occupare la superficie dell'atrio porticato pressato singolarmente dalla chiesa di San Salvatore di Pavia, solo una è stata
risparmiata dalle distruzioni operate dai cantieri di epoche successive: sì è una tomba nella cassa di laterizi con coperchio alla cappuccina situata in corrispondenza

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A seguire, altri spazi privilegiati erano alcuni particolari 999 L'imperatore Ottone III dona al monastero lo spazio di
luoghi situati all'esterno della chiesa. Nei monasteri di terra per edificare la struttura monastica12. Il cenobio ha avuto
Novalesa e di San Salvatore di Brescia sono state rinvenute una vita ininterrotta fino alle soppressioni napoleoni che,
tombe ad arcosolio collocate in posizione median longo il giocando un ruolo fondamentale nella storia cittadina13.
prospetto esterno del perimetrale sud dell'edificio7 . Un'area Dalla fine dell'800 sorsero la chiesa di San Vitale e il
funeraria privilegiata occupa anche la fascia di palo complesso monastico, oggetto di alcuni degli importanti
immediatamente fuori dall'atrio porticato della chiesa di San ristoranti campagne, il più rilevante delle quali si è prolungata
Salvatore di Pavia8. In corso anche il muro perimetrale dal 1898 agli anni '30 del Novecento.
meridionale della chiesa di San Salvatore di Sirmione9 Durante l'intervento della planimetria della chiesa, essa fu
è stata registrata una notevole concentrazione di sepolture abbassato rispetto alla quota impostata fra il 1539 e 1560
riferibili ad un periodo questo lungo tutto il Medioevo; alla por supperire alle infiltrazioni delle acque di gonna, raggiun
Novalesa, inoltre, in progress dell'angolo sud-orientale della genendo la quota d'uso primitiva. Durante i lavori hanno
chiesa sono estati rinvenuti lacerti di strutture murarie che potuto individuare alcune tracce importanti della presenza di
parrebbero identificare un piccolo edificio, rimasto in uso ma persone in alcuni luoghi della chiesa. La scarsa conoscenza
ad età basso medievale, razionalmente interpretato come della stratigrafia e il disinteresse perché fa parte della
una cappella funeraria. tecnologia dell'epoca, data la necessità di procedere in
Per quanto governa la tipologia delle tombe, la classe si maniera veloce ad un restauro di proporzioni davvero
presenta principalmente come la casa con copertura piana, imponenti, è vero che l'informazione è importante che i
seguita dalle tombe alla casa con copertura cappuccina, ritrovamenti siano per lo più indirette e limitati a pochi
attestata soprattutto all'interno o nelle immediate vicinanze accenni. Solo quasi la rimozione della zavorra con
delle chiese dei monasteri di fondazione longobarda. Infine, registrazione se è prevista tutta la conservazione e in alcuni
per quanto riguarda il collo cazione rispetto ai cardinali point casi la quasi totalità dell'immediata pubblicazione su rivista specializzata.
delle sepolture rinvenute all'interno o negli atri delle chiese Se provi a dare informazioni sulla più già nota alla lettera
dei monasteri dell'area indagata è risultato pressoché tura scientifica, ma ad oggi nessuno ne ha mai ottenuto una
esclusivamente attestato l'orientamento ovest-est. sintesi. Le indagini hanno permesso di rimettere in luce tre
concorsi sepolcrali.
La presenza della sepoltura in ambito culturale è
documentata anche a Ravenna. Le indagini avviate dagli 1.1 Il Santo dei Santi
anni '70 del Novecento mi hanno permesso di distillare in
luce e analizzare la sepoltura all'interno e all'esterno della La cappella del Sancta Sanctorum è istituita dal post-
chiesa urbana di Santa Croce10 e nel complesso monastico pastorato a sud dell'abside della basilica di San Vitale. In
extraurbano di San Severo di Classe11. Traccia documentale origine la fabbrica, coeva alla costruzione della basilica, non
informativa dei ritrovamenti effettuati anche nei primi anni comunicava con l'edificio di culto ed era frastagliata attraverso
del Novecento in alcuni concorsi monastici ravennati ed in un breve vialetto che se sviluppava parallelamente al bordo
particolare nel complesso di San Vitale e in quello della dell'abside e attraverso un portale esterno. Nato probabilmente
Rotonda. Le metodologie applicate alla ricerca in quel come un vano di servizio per la celebrazione della messa,
periodo forniscono informazioni che devono essere rilette nell'alto Medioevo fu riadatata per contenere sepolture
alla luce delle più sintesi. In questa sede illustrerò il successo privilegiate. Successivamente iniziai l'era moderna e ne
di una ricerca che ho visto, lavorerò principalmente in alterai l'aspetto in modo sostenibile quando nel 1903 restaurai
archivio, ma le risvolte archeologiche sono comuni ed evidenti. i condotti sotto la direzione di Corrado Ricci14 , riportando la
struttura ad un patrimonio che si avvicinava a quel periodo
altomedievale.
1. SEPOLTURA NEL MONASTERO DI SAN VITALE L'intervento di modifica operato nell'Alto Medioevo fu
effettuato con buona probabilità nel primo anno del IX secolo.
Le prime attestazioni dell'esistenza de un gruppo monasti A rischio tali ipotesi, se fornita documentazione, ed in
con nella basilica di San Vitale risalgono al X secolo. Nell'anno particolare la testimonianza di Andrea
dell'estremo a nord del muro di facciata, internamente intatto e annegato; R. INVERNIZZI, Pavia. Via S.Felice. Sepolture a inumazione e strutture postmedievali, in
Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, Milano, 1998, p. 120-121.
7 Nella chiesa di Novalesa la sepoltura, coeva all'edificio, è costituita da una struttura a casa trapezoidale in mattoni prevalentemente nuovi ed è identificata come la
tomba del fondatore.
8 Presso quale le ricerche hanno portato al ritrovamento di sette sepolture orientate ovest-est regolari disposte su tre allineamenti; a causa di tale sepoltura non sono
stati registrati cronologicamente riconducibili alla fase finale dell'VIII secolo.
9 E. ROFFIA, Sirmione (Bs). Chiesa di San Salvatore. Scavo archeologico, in Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, Milano, 1999-
2000, pag. 212-215.
10 S. GELICHI, P. NOVARA PIOLANTI, La chiesa di S. Croce a Ravenna: la sequenza architettonica, in Corsi di cultura sull'arte ravennate e Byzantina, XLII, 1995,
p. 56-69.
11 I. BARBIERA, D. FERRERI, Le sepolture, in A. Augenti (a cura di), La basilica e il monastero di San Severo a Classe: la storia, gli scavi, Ravenna, 2007, p. 28-30;
A. AUGENTI, San Severo: archeologia di un complesso monumentale, in P. Raccagni (a cura di), La basilica ritrovata. I restauri dei mosaici antichi di San Severo a
Classe, Ravenna, Bologna, 2010, p. 21-37; D. FERRERI, Spazi cimiteriali, pratiche funerarie e identità nella città di Classe, in AM, XXXVIII, 2011, p. 59-74.
12 P. NOVARA, “Ad religionis claustrum construendum”. Monastero nel medioevo ravennate. Storia e archeologia, Ravenna, 2003; EAD., Tracce superstiti del
monastero benedettino di Ottone III (999) nel I chiostro. Del monastero di S. Vitale al Museo Nazionale, una storia lunga mille anni, in A. Ranaldi (a cura di), Le erme
di Ippolito II d'Este e la collezione di antichità del Museo Nazionale di Ravenna. I chiesa del complesso monastico di San Vitale, Milano, 2014, p. 21-29.
13 P. NOVARA, op. cit. (n. 12).
14 Per i quali si vedano C. RICCI, Ravenna. S. Vitale, in Rassegna d'arte (= RdA), I, 1, 1901, p. 14-15; ID., La cappella detta Sancta Sanctorum nella chiesa di S.
Vitale in Ravenna, in RdA, IV, 7, 1904, p. 104-108.

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Agnello che ha visto la cappella già riadattata,


se prova archeologia di cui se dirà poco.
Gli interventi operati riguardano innan zitutto
modifica degli accessi. Devo essere stato in
parte murati per impadronirsi delle nicchie e uno
nuovo (quel guardiano in uso) era ben fondato
dal muro che si incontrava in comunicazione
con la chiesa. Altre due nicchie furono ricavate
dai muri laterali dell'absidiola. Nella campata
principale che fu trasferita dai luoghi a noi
sconosciuti, le spoglie dei tre vescovi Ecclesio
(522-532), Ursicino (533-536) e Vittore (538-545)
che furono collocate in sarcofagi probabilmente
reimpiego.
Quello di Ecclesio si trovava al centro, quelli di
Vittore e Ursicino nelle nicchie laterali rica vate
dalle porte tamponate (rispettivamente a destra
ea sinistra). Forse in quella stessa occa sione
la cappella fu dedicata ai santi Gervasio e
Protasio, denominazione già nota ad Andrea Fig. 1. Ravenna. Chiesa di San Vitale, lapide nel Sancta Sanctorum
Agnello15. In questo caso, la parete della nicchia
contenente il sarcofago di Vittore è stata esposta con + In n(omine) Patris et filii et Spiritum S(an)c(t)i hic
un'immagine raffigurante la “Missio Petrina” su cui è stato requiescit in pace Dominicus pr(e)s(biter) de
raffigurato l'archivio Martino (morto nell'817) con la nimbo serviens basilicae S(an)c(t)i Vitalis martire
quadrata, che non è indicativa del personaggio ritratto mangia ris et si quis hunc sepulchrum violave
ancora vivente16. rit partem abeam cum Juda traditorem
Non mi ero accorto di quando l'urna dell'Ecclesio fosse et in die udicii19 non resurgat partem sunt
collocata all'interno dell'altare della cappella, poi quando fu cum infidelibus ponam20.
restaurata durante alcuni lavori svolti nel 1581 ne ha una
dettagliata documentazione17. Gli interventi operati nel 1731 Secondo la testimonianza di Benedetto Fiandrini che
modificarono in maniera sostenibile la struttura della cappella riportò il testo nei suoi Annali21, l'iscrizione fu registrata nel
con il sacrificio del materiale marmoreo. Le casse contenenti 1732 nella nicchia ricavata nel muro della sinistra dell'absi
le spoglie dei vescovi furo ritagliate per ottenerne pavimentali diola della cappella. Durante i lavori eseguiti quest'ultimo
zavorra solo in parte reimpiegate nella chiesa e ritrovate anno, la lastra è stata reimpiegata sul pavimento della cappella.
durante i lavori diretti nei primi del Novecento da Corrado Staccata da Corrado Ricci nel 1899, fu ricollocata in origine
Ricci18. È invece probabile, che le sepolture inserite nelle nel 1904. Secondo Ricci le pareti della nicchia ricavata del
nicchie ricavate nei muri dell'absidiola, costituite da casse in pared dell'absidiola recavano ai suoi tempi, tracce di pictura.
mu ratura ricavate dalle strutture esistenti e coperte con
ballast marmoree iscritte, siano state collocate in una fase
successiva a quella appena descritta. 1.1.2. Lastra sepolcrale di Vittore e Giovanni (fig. 2).

Testimonianza
Hic requ[iescit] in ritmo [...]
1.1.1. Lastra sepolcrale di Dominicus, prete e inserviente Victor pr(es)b(iter)
della chiesa (fig. 1), X secolo. Hic richiede Ioh(annis) in ritmo.

15 Agnello vede e importa l'epigrafe musicale ancorata al Seicento era visibile in cima al portale di accesso alla cappella: Liber pontificalis Ravennatis ecclesiae, in
Monumenta Germaniae historica (= MGH), Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum (= SRL), Hannover , 1878, XXIII, 61: Ardua con surgunt venerando
culmine templa nomine Vitalis sanctificata Deo Gervasiusque tenet simul hanc Prothasius arcem quos genus atque fides templaque cunsotiant his genitor natis
fugliens cuntagia mundi exemplum fidei martiriique fuit tradidit hanc primus iuliano ecclesius arcem quirefe percimissum mi opus hoc quoque perpetual mandavit lege
tenendum his nulli liceat condere menbra locis sed quae pontificum constant monumentala priorum fas ibi sit tantum ponene seu similis. Cfr. G. FABRI, Le sagre
memorie di Ravenna antica, In Venetia, Per Francesco Valvasense, 1664, p. 361; Corpus inscriptionum latinarum, XI. Inscriptiones Aemiliae, Etruriae, Umbriae
Latinae, Berolini, 1888 (= CIL), n. 292.
16 S. MURATORI [O. FABBRI], Il nimbo quadrato in un affresco byzantino di S. Vitale, in Felix Ravenna (= FR), 21, 1916, p. 914-921; S. PASI, Scheda 729, in P.
Angiolini Martinelli (a cura di), La basilica di San Vitale a Ravenna, Modena, 1997, p. 251; C. RIZZARDI, L'affresco del Museo Nazionale di Ravenna raffigurazione di
“missino petrina” nella cultura artistica carolingia, in “Ars auto gemmisque prior”. Mélanges in omaggio a Jean-Pierre Caillet, Turnhout, 2013, p. 197-203.
17 Archivio di Stato di Ravenna (= ASR), Corporazioni religiose, San Vitale, vol. 584, c. 136r. Vd. P. NOVARA, Storia delle scoperte archeologiche di Ravenna e
Classe, Ravenna, 1998, scheda n. 5.
18 Quello di Ecclesio ultimamente è lo stato del compost e compendiato nella chiesa di Santa Maria Maggiore.
19 Per iudicii.
20 Biblioteca Classense di Ravenna, mob. 3.4.H2 , n. 12/3, Iscriptiones Ravennates Cristianorum, c. 3, n. VIIII; PM PACIAUDI, De Veteri Christi crucifixi signo, in AF
Gori (a cura di), Symbolae litterariae, III, Florentiae, 1749, p. 209-246, parte. 227; CIL XI, n. 322; S. PASI, Scheda 625, in P. Angiolini Martinelli, op. cit. (n. 16), p.
232-233.
21 Biblioteca Classense di Ravenna, Mob. 3.4. SM. autogr.: CB FIANDRINI, Annali ravennati dalla fondazione della città alla fin del sec. XVIII, III, sec. 63.

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La lastra22 (cm 122/140x94) presenta due


iscrizioni non coeve giustappone. La lastra è
attualmente reimpiegata come soglia pavi mentale
nel corridoio a tempo accesso alla cappella.

1.2. l'ardica

Ancora un ritorno alla testimonianza della


letteratura altomedievale offre un'importante
testimonianza dell'uso di un incastonatore della
chiesa di San Vitale quale luogo di tomba.
Paolo Diacono nell'Historia langobardorum
individuo nell'ardica dell'edificio (prima limina
beati Vitalis martyris) la lastra tombale che
custodisce la tomba del condottiero Drogdo ne,
che riporta anche l'epigrafe23.
Premettendo que fin al 1930 il piano d'uso
della chiesa di San Vitale era ancora quello
ottenuto fra il 1539 e 1560 e que si collocava ad
a quota di circa cm 80 al del sopra di quello
Fig. 2. Ravenna. Chiesa di San Vitale, lastra sepolcrale reimpiegata come soglia primitivo, le informazioni più preziose riguardo
l'utilizzo dello spazio dell'ardica a scopi cimiteriali sono state
raccolte nei primi anni del Novecento, pur se in modo som
mario, da Filippo Di Pietro il quale nell'autunno del 192524,
nell'ambito dei restauri in atto da molti anni, made a saggio di
scavo e mise in luce dovute a successive sepolture in muratura
orientate nord-sud e altre tombe variamente orientate (fig.
3). Le due casse coperte con alcune lastre marmoree di
reimpiego, due delle quali recavano tracce di epigrafi25.
La conclusione dell'intervento di restauro, effettuato nel
1929-1931 sotto la direzione di Renato Bartoccini26, portò tutto
l'abbassamento della quota d'uso fino a raggiungere quella
primitiva. Bartoccini informa che al momento dell'asportazione
del terreno era rintracciata «qualche lastra tombale, di cui due
recavano iscrizioni», ma non è possibile chiarire se fosse
trattato da quanto visto in precedenza da Di Pietro. La solidità
di "un solido strato di cemento" sul terreno su cui è costruito,
rende impossibile al momento qualsiasi ulteriore ricerca
apposta. Nell'occasione l'epigrafe rinvenute dal Di Pietro furono
collocate nel pavi mento dell'atrio, dove si trovano tuttora.

Testimonianza

1.2.1. Lastra sepolcrale di Pietro e Bona (figg. 4, 6), prima


metà IX secolo.

hic richiesto
in ritmo Petrus de
Aureliaco et Bona
uxor eys.
Fig. 3. Ravenna. Chiesa di San Vitale, tomba rinvenuta nel 1925 nell'ardica
della chiesa (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Archivio La lastra27 (lunghezza cm 78) è stata datata da Muratori, la
fotografico, 1-H-16) sua base di carattere epigrafico, alla prima metà del IX secolo.

22 C. FRANZONI, Scheda 610, in P. Angiolini Martinelli, op. cit. (n. 16), p. 230.
23 PAULI DIACONI Historia langobardorum, in MGH, SRL, Hannover, 1878, III, 19, p. 102-103; per l'epigrafe vd. anche CIL, XI, n. 319.
24 F. DI PIETRO, Il prisco sacello di San Vitale a Ravenna, in Bollettino d'arte, II, 5-6, 1926, p. 241-253, par. p. 251; S. PASI, Schede 81-82, in P. Angiolini
Martinelli, op. cit. (n. 16), p. 169-170.
25 S. MURATORI, Un titolo classiario e due epigrafi cristiane, in FR, 31, 1926, p. 59-63, part. p. 61-63.
26 R. BARTOCCINI, Restauri in San Vitale a Ravenna, I. L'ardica, in FR, II, 2, 1931, p. 77-101, part. p. 99.
27 S. MURATORI, op. cit. (n. 25), p. 62, tab. 6; S. PASI, op. cit. (n. 24).

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Fig. 4. Ravenna. Chiesa di San Vitale, pietra sepolcrale nell'ardica


Fig. 5. Ravenna. Chiesa di San Vitale, pietra sepolcrale nell'ardica

La lastra29, nel rosso di Verona è stata


collocata da Muratori nel X secolo.

1.3.L'ingresso medievale

In un periodo imprecisato del


medioevo, più verosimilmente ascrivibile
al XII secolo, l'ingresso alla chiesa di San
Vitale fu spostato verso nord-es utilizzando
una delle antiche porte monumentalizzata
da a protiro. Nel Settecento la protezione
fu parzialmente modificata, aggiungendo
una piccola cappella adibita ad antiquarium.
La struttura, nonostante alcune rare
Fig. 6. Restituzione gra ca delle ballas sepolcrali delle gure 4 e 5 (da Muratori)
immagini dell'epoca (figg. 7-8), fu scoperta
nel 1880, dato che all'epoca era una
1.2.2. Lastra sepolcrale di Leuterio (figg. 5, 6). X asciutto. costruzione moderna, rivelando che è l'unica testimonianza di
una colonia di inaffidabile appoggio nel pascolo nord parete.
hic richiesto
al passo Leuterio Nell'area dell'ultima fase del restauro della chiesa di San
nimis pecc(ator) in ma Vitale direttamente da Renato Bartoccini30, se decide di dare
nus tue D(omi)ne28 co accesso a tutta la chiesa, dorme anche sul primitivo pianoforte.
mendo sp(irit)v(s) meo. Nel frattempo Bartoccini fece nell'a rea nord-est dell'edificio
un “bacino di scavo”31, ovvero fece

28 L'asta della Nè capovolta.


29 S. MURATORI, op. cit. (n. 25), p. 63, tab. 6; S. PASI, op. cit. (n. 24).
30 R. BARTOCCINI, Restauri in S. Vitale a Ravenna, II. Il tempio, in FR, III, 2, 1932, p. 133-165.
31 Ibidem, p. 143.

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Fig. 7. Progetto di Luigi Ricci a garanzia dell'ingresso medievale della chiesa di San Vitale (1880 circa)

Fig. 8. Fotografia di Luigi Ricci a garanzia dell'ingresso medievale della Fig. 9. Ravenna. Chiesa di San Vitale, scavo antistante la porta nord-est
chiesa di San Vitale (1880 circa) (da Bartoccini)

Contribuirò con una porzione del bel terreno per


raggiungere una quota al di sotto della soglia rimettendo
in luce i resti di un muretto costruito in appoggio ad una
lesena della chiesa, interpretato all'epoca come parte della
fondazione del protiro di IX- X secolo, alcuni frammenti di
colonne figurate, che trovavano confrontati con altre da
tempo conservate nel Museo Nazionale e di ignota
provenience, da attribuire ad un portale32, e infine, alcune
tombe a cassa successivamente aportate. L'unica
documentazione del rilievo è fornita da una fotografia (fig. 9) e da una planimetria (fig.
10). Dalla planimetria se ricca che la casa era tre e quello
era lo stato realizzato quando il piano d'uso in prossimità
della soglia primitiva della chiesa era ad una quota
superiore rispetto a quella della soglia. Bartoccini gli
attribuì in modo molto generico “ai monaci” residente nel
Fig. 10. Disegno guarante lo scavo antistante la porta nord-est della chiesa di
monastero, fornendo senza ulteriori benefici. Non San Vitale (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Archivio
descrivere gli sche letri ritrovati e non accenna all'eventuale ritrovamento di
disegni, 2848)

32 Pone seri doppiato in tal senso E. PAGELLA, Scheda 25, in P. Angiolini Martinelli, op. cit. (n. 16), p. 163-164 e EAD., Scheda 738, Ibidem, p. 253-256, il quale
non ritiene che la statua del colonnato sia cronologicamente compatibile con il protiro.

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Fig. 11. Ravenna. Museo Nazionale (deposito), epigrafe

elementi del vestiario o del corridoio. L'unico frammento silica di San Vitale, vale la pena dire l'alpeggio settentrionale.
epigrafico rimesso alla luce compare sul fronte di un Secondo Dal Corno, l'epigrafe era già stata letta da Francesco
sarcofago rilavorato norditalico. Bianchini37 che ne aveva da una interpretazione38.
Secondo Bianchini, Sergio era diacono di San Vitale e la sua
1.4. L'epigrafe del levita Sergio base del dotto, l'epigrafe poteva essere databile al IX o X
secolo. La datazione può essere confermata anche dalla
Nel deposito del Museo Nazionale di Ravenna, se presenza della treccia a tre vimini, motivo decorativo tipico
conserva una lastra contenente un'epigrafe incorniciata da del repertorio ornamentale di quei secoli. Più difficile è
treccia a tre vimini (fig. 11). confermare la rilevanza della lastra ad un sarcofago, se per
le dimensioni, se per il grasso che circonda tutta la treccia
+ Tumulus iste docet cuius retinet corpus c'è un listello di imitazione che mal se si concilia con un
Sergius vocita(b)ar levitis fungebat (h)onore(m) eventuale fronte di sarcofago.
(H)uius martyris aul(a)e at pueritia(m) deservivit Il ritrovamento dell'epigrafe scatenò una certa curiosità
Per ipsu(m)33 preco cuncti iam ut nunquam (h)ic alium fra gli studiosi dell'epoca, soprattutto dalla presenza del
ponat(ur)34. termine mine levita. Accanto alla letteratura a stampa si
conservano tuttora, presso la Biblioteca Classense, alcune
Il ritrovamento dell'epigrafe, avenuto il 31 luglio 1711, è lettere che gli eruditi si scambiano a commento del testo,
documentato da un testo anonimo conservato nella Biblioteca contenenti alcune trascrizioni e una sintesi delle interpretazioni
Classense35. La prima attestazione a stampa del ritrovamento enviate da vari studiessi interpellati: il marchese Scipione
è contenuta nell'opera Ravenna Dominant di Teseo Dal Sacrati Giraldi di Ferrara39, Benedetto Bacchini , Pietro
Corno, edita nel 171536. Canneti e altri. Tra le lettere emerge qualla invitato da Antonio
Dal Corno la descrive come facente parte di una cassa Ferri di Imola40 che probabilmente rispose a una richiesta
marmorea conservata nella cappella della Madonna della ba del Ginanni, 1'8 agosto 171141. Gli was stato se, a suo

33 Riferito al martire Vitale.


34 CIL, XI, n. 330. Secondo l'interpretazione contenuta in una lettera del 1750, attribuita al Muratori (Biblioteca Classense di Ravenna, Mob. 3.1.X/15), l'epigrafe
prosegue: «Questo sepolcro insegna di chi sia il cadavere che entre di so Tiene Sergio viene chiamato levita, in qualità di diacono onorato la corte di questo martire
[cioè di san Vitale], ma serviva alla puerizia. Per esso prego che giammai alcun altro nello stesso sepolcro sia tumulato».
35 Biblioteca Classense di Ravenna, Mob. 3.4.H2 , 21/12 (cc. 4-5).
36 T. DAL CORNO, Ravenna Sede dominante d'Imperatori, Re et Esarchi, Ravenna, 1715, p. 109.
37 Bianchini è stato informato del ritrovamento attraverso lettere previste, un inviatogli da uno sconosciuto e una dall'avvocato Spreti. Anche i monaci di San Callisto
ne avevano ricevuto una. La lettura dei Bianchini è stata successivamente pubblicata in Copia di una lettera scritta da monsig. Francesco Bianchini al Signor D.
Vincenzio Buttrighelli, su una registrazione scoperta a Ravenna nella chiesa di S. Vitale, a Calogerà. Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici XIII, Veneto, 1736, n. X,
pag. 233-243.
38 Successivamente: S. PASOLINI, Lustri ravennati, dall'anno Mille seicento cinquanta fine all'anno Mille seicento ottantadue, Ravenna, 1712, lib. xix, pag.
19; LA MURATORI, Novus thesaurus veterum inscriptionum..., IV, Mediolani, 1742, p. 1940, b. 4 (le sue basi per la descrizione di Domenico Vandelli); ID., Dissertazioni
sulle antichità italiane già composte e pubblicazione in latino..., III, Mediolani, 1766, dissertazione 58 (Della venerazione dei cristiani verso i Santi dopo la declinazione
del Romano Impero), p. 194-232, par. p. 230 (databile ai sez. VII o VIII); Opera del Muratori, VIII, Veneto, 1790, Dissertazione 58 (Della venerazione dei cristiani verso
i Santi dopo la declinazione del Romano Impero), p. 1-75, parte. p. 70 (testo stesso del prezzo); Novelle letterarie pub blicate a Firenze l'anno MDCCL, volume XI,
Firenze, 1750, col. 383-384, n. 40 (S. Vitale. In pariete extra ecclesiam) e col. 433, n. 53 (l'autore lo comprende se tratta del precedente); D. SPRETI, De Amplitudine,
eversione et restauratione Urbis Ravennae libri tres a Camillo Spreti... in italicum idioma versi, et notis illustrati, I-III, Ravennae, 1793-1796, I, p. 249, 256; II, pag. 154.

39 Marchese di San Valentino, 1669-1733.


40 Sacerdote, laureato in legge, nel 1682 fu nominato protonotaio apostolico. La sua attività principale fu legata agli studi storici. Cfr. MP PAOLI, sv, Antonio Ferri, in
Dizionario Biografico degli Italiani, 47, Roma, 1997, p. 115-117.
41 Biblioteca Classense di Ravenna, Mob. 3.4.H2 , 23/12.

P. Novara: Privilegio Sepoltura... 635


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Fig. 13. Ravenna. Museo Nazionale (deposito), epigrafe

1.5.3. Frammento dell'epigrafe funeraria rinvenuto nella


Fig. 12. Ravenna. Museo Nazionale (deposito), epigrafe
pavimentazione della chiesa di San Vitale45.
Avverto, la sua base del testo dell'iscrizione, fosse possibile che si
-o tumulo numento
trattasse di un corpo santo, ma Ferri dichiarò di non essere a Grado
di Fare nessuna speculazione solo sulla base delle trascrizioni
inviategli. 1.5.4. Frammento dell'epigrafe funeraria rinvenuto nella
pavimentazione della chiesa di San Vitale46.
1.5. Altre epigrafi dal monastero di San Vitale
-n ritmo-
Presso il Museo Nazionale si conservano molti frammenti di altre -io vizio

epigrafi ritrovate nel corso dei restauri del complesso di San Vitale [deposi]itvs est
utilizzati in vari contesti come materiali del reimpiego. Furono trovato -avlini

per lo più all'epoca dei lavori di restauro della chiesa diretti da


Giuseppe Gerola, come chiarisce l'inserimento nell'inventario storico 1.5.5. Frammento dell'epigrafe funeraria rinvenuto nella
del Museo Nazionale nella sezione aggiunta da Gerola nel 1911-1912. pavimentazione della chiesa di San Vitale47.

Alcuni furono pubblicati all'epoca del ritrovamento da Santi Muratori, -pac


altri erano inediti. Difficile collocarlo cronologicamente, date le sue
modeste dimensioni, e solo ipoteticamente potrebbe ritenersi rilevante 1.5.6. Frammento della lapide recuperato dal pavimento della
Chiesa di San Vitale48.
per la presente sepoltura nell'area del monastero42.

-situ

1.5.1. Frammento dell'iscrizione funeraria rinvenuto nella


pavimentazione della chiesa di San Vitale43 (fig. 12). 1.5.7. Frammento di lastra sepolcrale recuperata dal pavimento
della Chiesa di San Vitale49.
+ Hic requiesc
temperatura

1.5.2. Frammento di epigrafe funeraria 44 (fig. 13).


Le epigrafi referibili a sepolture ritrovate all'interno della chiesa
-epvltv- sono in totale cinque intere o in ampie porzioni e sette frammentarie
- cor- e sono dati ai secoli IX-X. I testi intermente leggibili si possono
-scivolare
svolgere una sepolture di sacerdoti

42 Infatti non si può utilizzare che i monaci utilizzassero come materiale de reimpiego alche frammenti marmorei provenienti da altri luoghi.
43 Museo Nazionale di Ravenna, inv. n. 11227 (inv. vecchio n. 875), rosa di Verona, cm 0,67×0,68; sp. cm 20. S. MURATORI, Inscriptiones Ravennates quæd am,
in FR, 8, 1912, p. 348-349.
44 Deposito del Museo Nazionale di Ravenna, inv. vecchio n. 329, travertino, cm 27×45×4.
45 Deposito del Museo Nazionale di Ravenna, inv. vecchio n. 941, pietra d'Istria; cm65×66; sp. cm 12.
46 Deposito del Museo Nazionale di Ravenna, inv. vecchio n. 943, cm 28×36; sp. cm 6. S. MURATORI, op. cit. (n. 43), p. 345-346.
47 Deposito del Museo Nazionale, inv. vecchio n. 945, cm 57×15; sp. cm 12. S. MURATORI, op. cit. (n. 43), p. 343.
48 Deposito del Museo Nazionale, inv. vecchio n. 947, cm 40×14; sp. cm 8.
49 Museo Nazionale dei Depositi, inv. n. 398 (inv. vecchio n 963), cm 52×27; sp. cm 6. S. MURATORI, op. cit. (n. 43), n. 963, pag. 347.

636
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(anche il levita è da intendere in questo senso), e mai a odorici51 nel quasi coevo atto di fondazione del monastero
monaci. Se si può ipotizzare così a lungo, almeno è dovuto al extraurbano di Santa Maria in Palazzolo52 in cui Santa Maria
cimitero utilizzato almeno fino alla giornata asciutta come ad memoriam regis et ad farum rientrò fra i benefici concessi
luogo di sepoltura privilegiato, ma non sappiamo che al nuovo istiuto.
dimostreremo che tale uso continua a fare l'affidavit della Nei primo anno del XII secolo, vedesti le condizioni di vita
chiesa al monastero. Per quanto riguarda il caso delle mura cattive sull'isola di Palazzolo, l'abate scelse di avvicinarsi alla
rinvenute in corso dell'ingresso medievale, alla luce delle città e scelse come luogo di residenza Santa Maria ad memo
scarse informazioni non è possibile chiarirne la cronologia, il riam regis. A partire almeno dal 1139 e da completare
rapporto fra le sepolture e la monumentalizzazione singolarmente con un unico titolo: monasterium S. Marie
dell'ingresso50 e l'eventuale relazione con il monastero. Rotunde et Palatiolo53. Presumibilmente subito dopo lo stato
dell'abbattimento e il nuovo giro del complesso della Rotonda,
furono realizzati lavori delle strutture resienziali adibite per i
2. IL MONASTERO DI SANTA MARIA ROTONDA monaci, che presumibilmente prevedevano anche la
costruzione o ristrutturazione di un monastero, documentato
Dopo l'incameramento nel patrimonio della chiesa o dall'abbondante presenza di capitelli e basi binate (attualmente
todossa successiva alla Prammatica sanzione, il mausoleo en presso il Museo Nazio nale) attribuibili alla prima metà del XII
cui erano inumate le spoglie di re Teodorico, che si tro vava secolo54.
all'esterno del tratto nord-est delle mura della città, fu adattato L'erudizione seicentesca colloca nel 1145 l'istituzione del
al culto. Le prime attestazioni della presenza de un luogo ratorio, fondamento di un'epigrafe di fine Settecento collocata
deculto presso il tomb risalgono alla prima metà del IX secolo. nella conservata pressata dell'antico mausoleo55:
L'edificio, intitolato a Farum, è citato nel Liber pontificalis
agnelliano (prima metà del secolo) come attiguo al monastero Anno MCXLC
(in questo caso si legge come un oratorio) di Santa Maria ad T(em)p(o)r(e) Eug(enii) p(a)p(e) et C(onradi) imp(e)
memoriam regis r(toris).

Fig. 14. Incisione eseguita da Vincenzo Coronelli nel mausoleo di Teodorico nei primi anni del Fig. 15. Ravenna. Mausoleo di Teodorico, scavo realizzato
Settecento in prossimità delle scale di accesso nei primi anni del
Novecento (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e
Paesaggio, Archivio Fotografico, 2-D-29)

50 La monumentalizzazione del portale è del XII secolo o poco successiva. Nel caso della ricerca dei Bartoccini Avessero chiarito almeno il rapporto fra
sepolture e posa in opera del portale, le casse potrebbero poter essere attribuite con certezza ad un periodo in cui il monastero era attivo.
51 Liber pontificalis, op. cit. (n. 15), XX, 39: Theodoricus autem post 34. anno regni sui coepit claudere ecclesias Dei et coartare christianos, et ventri fluxus incurrens
mortuus est sepultusque est in mausoleum, quod ipse haedificare iussit extra portas Artemetoris, quod usque hodie vocamus Ad Farum, ubi est monasterium sanctae
Mariae quod dicitur ad memoria regis Theodorici. Sed, ut mihi videtur, ex sepulcro proiectus est, et ipsa urna, ubi iacuit, ex lapide pirfiretico valde mirabilis, ante ipsius
monasterii aditum posita est. Satis vagatus sum, ivi perdiversa, ad nostra revertamur.
52 ASR, Corporazioni religiose, S. Vitale, II2, copia del XIV secolo, da una copia del 1186, da una copia del 1036, vd. P.NOVARA, op. cit. (n. 12).
53 ASR, Corporazioni religiose, S. Vitale, II. III. 1. A partire dal XII secolo, se l'uso individuale dell'edificio e del monastero è registrato anche come Santa Maria qv
Rotunda, denominazione che deriva dall'uso popolare, a lungo trattato, dall'appellativo il mausoleo teodoriciano la “Rotonda ".
54 P. NOVARA, op. cit. (n. 12).
55 Oggi nei depositi del Museo Nazionale, inv. n. 11524; tagliata lungo il destro margine e reimpiegata come mensola. Vd. D. VANDELLI, Museo Arcivescovile e
descrizione della Rotonda di Ravenna colle piante, pt. 2 dell'opera Metropolitana di Ravenna architettura del cavaliere Gianfrancesco Buonamici, Bologna, 1748, p.
quindici; PP GINANNI, Dissertazione sopra il sepolcro o il mausolero di Teodorico Re de' Goti, ora S. Maria della Rotonda, in Saggi della Società Letteraria Ravennate,
I, Cesena, 1765, p. 1-39, part. p. 33-34.

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Hoc opus e(st) fac(t)u(m) ad ho Figurata di bassi rilievi antichi, in cui era sepolta Bodia
nore(m) D(omin)i et S. Marie p(ro) a(n)i(m)a Zefiria Liberta, che fu fatta liberada da Lucio Cresimo, che
Alipra(n)di et Guillie la sposò di poi, e da cui n'ebbe una figlia chiamata Romelia
uxor eius et Galva Secondina, i quali tutti erano sepolti in questo nobilissimo
ni filii ipsorum et sepolcro , che nello specchio davanti avea incisa la
omniu(m) parentum seguente bella iscrizione: Lucius Romeius Cresimus, sibi
eorum. et Bodiae Zephyrae coniugi, et Rumeliae ei. F. Seconde. Il
pontefice Benedetto XIV fece trasportare in Roma questa
2.1. I ritrovamenti dei secoli XVIII-XIX inscrizione, e la fece porre nel Campidoglio»61.
Seguo sempre la narrazione dei Fiandrini «Al primo di
Ho preso una delle prime immagini raffiguranti nel (otto)bre diedesi principal allo scavo interna della Rotonda da'
complesso mon nastico risalgono ai secoli XVI-XVIII, e ho monaci di S. Vitale, yes per scoprire la detta fabbrica, come
mostrato l'antico mausoleo annesso ad ovest di una struttura ancora per vedere se si ritrovasse il corpo di S. Giuliana see
rettagolare da interpretare come aula di culto, e l'altra struttura gine e martire, che doveva essere in detta chiesa secondo le
era probabilmente il risultato del riadattamento di la residenza notizie esistenti nell'archivio di detta abbazia, come pure il
monastica ( Fig. 11). Nel Settecento il mausoleo fu parzialmente deposito di Paolo Traversari, che nell'anno 1240, come asse
interrato, a causa degli effetti della subsidenza56. Da quel riscono li nostri storici (...) was stato sepolto in detta chiesa.
momento , come abbiamo potuto costruire alla luce della Riuscì lo scavò felicemente fino al pavimento del selciato e al
documentazione57, sono state numerose le operazioni che piano della porta, poichè sebbene sorgeva l'acqua, era la
medesima in tale quantità e con facilità e coll'uso delle trom be
sono intervenute in “isolamento” attraverso e se hanno eliminato
levavasi. Avanti la soglia della porta e sotto la medesima,
la struttura aggiunta al vecchio mausoleo lasciando in opera
alcune fab briche risultanti dalla ristrutturazione delle vecchie ritorovaronsi diverse sepolture l'ossa que esse contenevano
furo trasferite e sepolte en el cemeterio di S. Vitale. Non ho
strutture monastiche58 e se servisse Il deposito di terreno che
visto se il selciato era rotto, dove il fossato era stato innalzato
circonda il pregevole mausoleo di Raggiungere, nel primo anno
dal vecchio monaco, che viveva in un tempo che era luogo,
del '900, il piano di originaria destinazione d'uso59.
allorchè irreparabile conobbero l'interrimento di detta chiesa. Al
Indirettamente, attraverso la documentazione che descrive tale
piano però del suddetto pavement, si scoprì un'urna di marmo
intervento, abbiamo appreso che l'area era occupata dalla
greco con coperchio piano, ma rotto, e nella anteriore di essa
sepoltura di vari fiumi. Purtroppo le informazioni sono talmente
eravi scolpite alcune croci»62.
discontinue e insufficienti da permettermi solo di formulare le
Dunque nel 1748 fu intercettate sepolture sia all'e sterno,
ipotesi che regolano l'uso dell'area con funzioni sepolcrali. sia all'interno dell'antico mausoleo. All'esterno furono rimessi in
La campagna di risate e di isolamento della struttura luce due sarcofagi che, sulla base delle iscrizioni, possono
fu condotta nel mese di agosto-ottobre 174860, quando essere attribuiti alla produzione nordi talica. All'interno le ricerche
l'ancora del mausoleo entrò nei beni del monastero di San guarda ritracciare le sepolture de Santa Giuliana (que secondo
Vitale che aveva acquistato e beneficiato del monastero di la tradizione si trova nel mausoleum) e di Paolo Traversari, no
S. Maria Rotonda in la sua modernità. Prima di dare avvio
porrono ad alcun risultato no al rinvenimento di alcune sepolture
ai lavori, l'abate Pier Paolo Ginanni, nato ricercatore di (di cui non si precise la natura se no for una cassa litica con co
storia locale, accompagnato, secondo quanto narra perchio costituito da una liscia lastra63) in prossimità della porta
Benedetto Fiandrini, del padre generale dei domenicani, lo d'ingresso.
studioso Eustachio Sirena, se fu imprigionato nell'antico
mausoleo per effettuare alcune alcune ricerche: «Vi il 28 Nel frattempo e quasi si procedeva all'indagine nel deposito
agosto il suddetto prefetto abate Ginanni portossi alla di terreno che se ne sarebbe creato nel corso del medioevo e
Rotonda, con il prefetto Eustachio Serena domenicano, dell'età moderna e che seppellirono completamente il piano
vicario del Sant'Offizio, ed alcuni guastatori, a quali fece interno del mausoleo. Al momento del restauro, se i sarcofagi
eseguire in luogo alcuni scavi e quel furono ritrovate due venivano rimossi, venivano ritrovati in situ fuori dall'an tichità,
arche, in una delle quali, che era di breccia orientale tutta collocati sulle nicchie della parete esterna del pianoforte

56 Vd. al riguardo P. NOVARA, Per un aggiornamento della “Storia delle scoperte archeologiche di Ravenna e Classe”, in Ravenna Studi e Ricerche, VII, 2,
2000, p. 201-231.
57 Grazie ad alcuni volumi conservatori presso la Biblioteca Classense di Ravenna, intendendo materiali d'archivio del monastero di San Vitale,
rioordinati dal Fiandrini, possiamo ricotruire la storia dei restauri della Rotonda dai primi progetti realizzati nel primo anno del Settecento. Per il
periodo che va dalla fine del Settecento, a questo materiale non si aggiunge altro materiale archivistico, che permette una più puntuale ricchezza del futuro.
58 L'intervento più importante è la documentazione del progetto di Domenico Trifogli del 1715, di cui conserva il rapporto scritto (Biblioteca Classense di
Ravenna, Mob. 3. 1. L2 = Miscellanea IV, n. 57, cc. 300-303; trascrizione copia in Mob. 3. 1. M2 = Miscellanea V, n. 16, cc. 58-64) e un disegno, firmato dai
Trifogli, oggi conservato presso l'Archivio di Stato di Roma (Disegni, Cartella 69, n. 10).
59 P. NOVARA, Architetture: cronologia degli interventi (secoli XIX-XX), in A. RANALDI, P. NOVARA, Restauri dei monumenti paleocristiani e bizantini di
Ravenna patrimonio dell'Umanità, Ravenna, 2013, p. 103-127.
60 P. NOVARA, op. cit. (n. 17), programma n. 22. In quell'occasione mi sono imbattuto in quanto resto della cappella aggiunse all'antica struttura, episodio
documentato anche attraverso il disegno di Marcello Oretti (conservati presso la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna), e venne ridotto il corpo di fabbrica
situato un meridione della Rotunda che, con adattamenti, se conservato fino agli anni '60 del XX secco quando se ne decise di dare ampio spazio al mausoleo.
61 CB FIANDRINI, op. cit. (n. 21), p. 101; la stessa notizia è riportata in PACIAUDI, op. cit. (n. 20), p. 231-232; PP GINANNI, op. cit. (n. 55), p. 12.
62 CB FIANDRINI, op. cit. (n. 21), p. 102.
63 Che si credette la sepoltura di santa Giuliana, PP GINANNI, op. cit. (n. 55), p. 35.

638
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inferiore64. In realtà è assai più probabile penserò che fosse Siamo a conoscenza di tutto il progetto eseguito da Alessandro
polture ad essere inumate quando il deposito, probabilmente Azzaroni e ora conservato presso l'Archivio Disegni della
di natura alluvionale, era già in essere. L'uso dei sarcofagi Soprintendenza di Ravenna65, il quale ci informa del fatto
per il recupero reimpiegati come casse sotterranee è che il reperimento è stato effettuato sul terreno ove era ubicata
documentato anche nell'ardica della basilica di Sant'Agata. la rampa sud. Modestissime porzioni di murature, difficili da
Alla luce delle scarse informazioni non è possibile nes conciliare ad altre trovate in altre occasioni, e il resto di una
suna ulteriore informazione. Ho anche paura della notizia che tomba traballante probabilmente al momento di sdraiarsi sulla
ho potuto fornire informazioni sulla sicurezza e sul lavoro rampa. In attesa dell'edizione degli scavi condotti nel 2000
avvenuta nel 1848 e nel 1918-1919. In quest'ultimo caso, se (legati alla realizzazione del progetto Parco di Teodorico), si
fornisci un terreno, avrai una rampa di accesso all'ultimo forniscono solo delle ipotesi.
piano del mausoleo costruito nel 1848. Dei rinvenimenti

64 Ibidem, p. 12: «Credette il Vandelli (...) che sotto ciascun arco [del tratto inferiore del mausoleo di Teoderico] era probabilmente un deposito per uso di
seppellire personaggi distinti, o della famiglia reale, giacché nell'anno 1748 fu in uno di questi vani ritrovata un'arca di briccia orientale con coperchio del marmo
ordinario inla que al scolpita la inscrizione di L. Rumeio Cresimo, que poi commando del sommo pontefice Benedetto XIV venne transporteta a Roma e en el
Campidoglio collocata».
65 Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna, Archivio disegni, n. 2802, 2833, 2834, 2836, 2837, 2839, 2840, 2841, 2842, 2843.

Hortus Artium Mediev. Vol 23/2 629-639 P. Novara SEPOLTURA PRIVILEGIATA...


P. Novara: Privilegio Sepoltura... 639

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