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Dionigi Scano
1
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
DIONIGI SCANO
CHIESE MEDIOEVALI
DI SARDEGNA
EDIZIONI
CAGLIARI
Indice
Prefazione
Tavole
Indice
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CHIESE MEDIOEVALI DI SARDEGNA
CONSIDERAZIONI GENERALI
La Sardegna non ebbe nei periodi storici arte propria, mentre in epoche
preistoriche le forme architettoniche e scultoriche raggiunsero uno sviluppo che
non ebbero l’uguale le altre regioni italiane; i grandiosi monumenti megalitici,
come i nuraghi, per il loro numero, per la loro imponenza e perfezione, attestano
della potenza raggiunta dalle genti eneolitiche, da quella schiatta mediterranea,
cioè, che prima approdò nei lidi sardi.
Le più evolute forme dell’Oriente soffocarono in breve non solo gli elementi
costitutivi, ma anche il sentimento e le tradizioni dell’arte sarda che solo si
perpetuarono negli oggetti più umili dei nomadi pastori.
Dopo il periodo dei nuraghi, la nostra fu arte riflessa, alla quale mancò anche
quell’influenza locale che dovunque diede un particolare colore alle diverse
manifestazioni artistiche: le finissime incisioni della glittica egiziana ed assira, le
squisitezze dell’oreficeria punica e la bellezza dei marmi e delle terrecotte
elleniche a noi giunsero pel tramite di artisti e di mercanti cartaginesi, popolanti le
floride città costiere, Cagliari, Nora, Sulcis, Tarros, Cornus e Olbia.
La civiltà, che si riassunse nel nome di Roma e che da questa trasse le forme
più vitali, portò anche nel campo dell’arte ad un’intima fusione fra l’elemento
latino ed indigeno. Lo spirito della città madre ci unì alle altre regioni d’Italia, e
d’allora noi fummo avvinti al pensiero e alla vita italiana che nessuna influenza
estranea, anche intensa e secolare, potè estirpare dal nostro suolo.
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in cui l’elemento latino, invece d’esser soffocato, trovò nuova vitalità. Le forme
artistiche bizantine in Sardegna, per recenti indagini, si manifestano già di un
interesse che prima d’oggi certo non si prevedeva: le chiese di S. Giovanni di
Sinis, di S. Saturnino di Cagliari, gli avanzi architettonici di Assemini, di S.
Antioco, i frammenti decorativi e le epigrafi di Villasor e di Donori, di Mara e
d’Assemini costituiscono un complesso d’elementi che mette in inaspettata luce
questo periodo che si riteneva mancante di manifestazioni d’arte. La chiesa di S.
Saturnino, ora dedicata ai Santi Cosma e Damiano, è il modello tipico di questo
svolgimento architettonico.
Che la cupola colle quattro pilastrate sia anteriore al mille è dimostrato, non
solo dalle caratteristiche strutture costruttive, ma anche dalle decorazioni delle
belle mensole in marmo sulle quali poggiano gli archetti: vasi ansati, stelle
raggianti, croci greche incluse in cerchi ed altri simboli e ornamentazioni di puro
carattere bizantino.
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La chiesa di S. Giovanni di Sinis in territorio di Cabras, presso le rovine di
Tarros, ha forma basilicale e, non differenziando da tante altre chiese romaniche
sarde, potrebbe riferirsi al XI o XII secolo se alcune strutture architettoniche,
come la volta a bacino poggiante su quattro pilastri, non c’inducessero a portarne
l'origine ad epoca più remota.
Certo è che nelle maggiori chiese isolane non manca mai qualche frammento
epigrafico o decorativo bizantino. Così nella cattedrale di Cagliari un'iscrizione
marmorea bizantina venne usata come materiale da costruzione in strutture
murarie eseguite nel XVII secolo: nella Chiesa di S. Gavino di Portotorres si
conservano alcune mensole decorate, certamente anteriori al mille: nel Duomo
d’Oristano rinvenni due bassorilievi preromanici e frammenti decorativi bizantini
troviamo nelle chiese di S. Antioco, di Mara e di Villasor.
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regime non può esser avvenuto pacificamente, ma tutto c'induce a ritenere che la
costituzione di quattro giudicati autonomi sia stata l’ultimo risultato di un periodo
convulsivo di lotte.
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Queste leggiadre costruzioni di puro carattere romanico-toscano, al contatto
delle prime forme gotiche, subiscono alla fine del XIII secolo e ai primi del XIV,
caratteristiche trasformazioni che hanno pochi riscontri nelle altre regioni italiane.
Finestre ogive, archi trilobati ed altri elementi gotici si stendono con mirabile
armonia su strutture fondamentalmente romaniche, e le nuove forme
architettoniche derivate da questa fusione costituiscono l’ultima espressione
dell’influenza pisana, il canto del cigno dei discendenti di Buschetto.
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Le tradizioni latine. che mai disgiunsero dall’architettura toscana. trovarono
in Sardegna buon terreno. A mantenerle vive influirono le rovine di Olbia, di
Torres, di Tarros e della stessa Cagliari, alle quali ricorsero largamente i
costruttori delle nostre chiese. Le navate della basilica di S. Gavino in Portotorres
sono sostenute da 22 colonne di marmo, tolte per buona parte dalle vicine rovine
di Turris Libyssonis. Nella porta a destra del Duomo di Cagliari abbiamo
un'amorevole e leggiadra fusione di decorazioni medievali con classici frammenti
d’arte romana. Il bellissimo sarcofago, rappresentante un personaggio togato in
mezzo ad un festoso trionfo di genietti, è collocato sopra l’architrave, non a
casaccio, ma col chiaro intendimento di mettere in evidenza le belle sculture e di
farle trionfare nella lunetta sotto il simulacro della Madonnina.
Il vento medievale che nelle altre regioni italiane alterò le classiche e belle
forme ornamentali, trovò nella nostra isola un forte ostacolo nell’influenza delle
tante costruzioni romane sparse nelle nostre campagne. I mostri che si rincorrono
si affrontano e si dilaniano. popolando di spaventose immagini le tetre navate
delle chiese dell’Alta Italia. si ritrassero dalle nostre, mal sofferenti del cielo
perennemente azzurro e del candore dei marmi e dei calcari di cui s'adornarono i
nostri edifici religiosi.
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longitudinale.
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Le tenere arenarie delle cave di Dolianova permisero agli artefici della antica
cattedrale di S. Pantaleo di sbizzarrirsi nelle più svariate decorazioni e nelle più
grottesche figurazioni che artista medievale abbia potuto concepire.
Cagliari profittò della sua pietra forte (calcare), resistente alle azioni
atmosferiche ed agli sforzi di pressione, per innalzare le alte torri e per dotare le
strutture murarie della sua cattedrale di tersi paramenti che il tempo ingentilì con
una patina di calda intonazione.
Indubbiamente col crollo della potenza di Roma gli artefici locali — non più
a contatto coi costruttori della metropoli — perdettero ogni nozione sul
trattamento delle argille, e quando i tagliapietre e gli scalpellini dell'Appennino
vennero nell’isola, non trovarono né l’uso né la tradizione del mattone, e poiché
ciò si confaceva colla tecnica seguita nelle costruzioni della loro regione.
continuarono a rivestire i muri e a gettar le volte con cantoni.
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L'esempio più ricco di questo motivo decorativo è dato dal fregio che
svolgesi nei muri laterali e nell'abside della Chiesa di S. Pietro di Sorres. Nelle
chiese di S. Gavino di Portotorres, di S. Giusta, di S. Paolo di Milis e di S.
Simplicio di Terranova, strette e lunghe lesene s’alternano con le mensoline di
sostegno degli archetti, mentre in altre chiese, fra le quali quelle di S. Nicolò
d’Ottana e di S. Maria di Tratalias, gli scomparti compresi fra queste lesene hanno
un certo numero d’archetti in modo che ad ogni serie di essi corrisponde una
lesena prolungantesi fino allo zoccolo, dove poggia con base sagomata
atticamente.
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nelle Chiese di Saccargia e di S. Nicolò d'Ottana, mentre più frequentemente è
arricchito con cornici, con capitelli e qualche volta con ornamentazioni figurate.
In molte porte sono effiggiati i leoni, simboli della custodia della Chiesa.
Nella Chiesa di S. Giusta le due fiere sono collocate stranamente colle terga volte
all'ingresso. Nella porta della Chiesa di S. Pantaleo abbiamo forme in cui la
struttura toscana s'accoppia a decorazioni di carattere lombardo.
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le decorazioni, ricche di colori e di mosaici delle chiese dell’altra isola a noi
vicina, non marmi preziosi quali si ammirano nelle chiese toscane, alle quali le
cave di Carrara, di Siena e di Prato diedero coi tersi paramenti il fascino delle loro
tinte, non la ricchezza dei fondi dorati, ma il semplice rivestimento in pietra da
taglio, raramente rotto da pitture a bon fresco, imprimente una nota d’austerità
alle oscure navate.
Questa semplicità, che nelle chiese del periodo più fiorente contrasta colle
ornate pareti esterne, rispecchia le condizioni economiche dei giudicati.
Per lo più la navata centrale è senza volta con coperto sostenuto da cavalletti
in legname, mentre le due laterali sono scompartite in campate coperte da volte a
crociera.
In una sola chiesa abbiamo le volte anche nella navata centrale, e cioè in S.
Pietro di Sorres, un vero gioiello in cui par che siansi fusi il razionalismo dello
scienziato e la poesia dell’artista.
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all’apparire delle forme gotiche, prima che s'adottassero le volte a crociera a
costoloni sagomati intersecantisi in gemme anulari, il tipo della capriata
s'arricchisce di nuove membrature (monaco e saetta). E così le incavallature si
discostano: si aggiungono gli arcarecci e poiché dalle ampie bifore si distende per
la navata la luce smagliante del nostro cielo, gli artefici sentono il bisogno di
decorar le travi e le tavole con ornamentazioni policrome come nelle Chiese di S.
Pietro di Zuri e della Maddalena d’Oristano.
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Nel primo gruppo, che chiameremo arcaico, possono rientrare le chiese che
hanno come prototipi S. Gavino di Portotorres e S. Maria del Regno di Ardara. In
questi edifici, mentre nei muri laterali e nelle absidi è svolto con impressionante
uniformità il solito motivo degli archetti pensili più o meno ricchi, le facciate
s'adornano di forme architettoniche che, diverse da chiesa a chiesa, non sempre
hanno riscontro con i modelli toscani dai quali i costruttori derivarono la loro arte
e la loro tecnica. Tuttavia queste chiese, malgrado tali differenze, hanno di
comune una forma predominante: i paramenti in pietra da taglio senza logge e
senza colonnine, nei quali spiccano i fattori costruttivi più essenziali della
architettura romanica: la porta architravata, le finestre bifore o trifore
campeggianti nelle facciate, i rosoni e gli archetti pensili.
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del XI secolo, sono i primi edifici religiosi di architettura romanica che
susseguono le costruzioni bizantine.
Nel terzo gruppo infine predominano strutture nelle quali le sobrie linee
romaniche del portale e dell’ossatura costruttiva s'alternano a quelle
spiccatamente gotiche delle bifore centrali e dei fasci sagomati, svolgentisi nei
frontoni con archetti trilobati. A questo gruppo appartengono le chiese che la
famiglia Donoratico costrusse in Villa di Chiesa, la testata della travata trasversale
del Duomo di Cagliari, la chiesa dei ali Carmelitani di Mogoro e altre minori.
Non tutte le chiese medievali sarde entrano in questi tre gruppi, e ciò è
naturale, giacché gli aggruppamenti in arte sono sempre a grandi linee e non
soggetti a leggi ben definite. Abbiamo infatti in Sardegna chiese che per
particolarità stilistiche o per documenti epigrafici ci risultano erette da artefici
pisani e che purtuttavia non presentano i requisiti per esser incluse in uno dei tre
gruppi. Così nella Chiesa di S. Platano in Villaspeciosa abbiamo strutture derivate
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da altre tradizioni artistiche insieme a forme schiettamente toscane. Nella Chiesa
della Maddalena presso Oristano le forme consuete toscane svolgonsi con eleganti
linee nella facciata e nei fianchi, mentre nell'abside quadrata una grande finestra
ogivale con traforo e colonnine sembra abbia voluto. fra le vecchie e decadenti
linee romaniche, imporre le nuove e slanciate forme gotiche.
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schiettamente italiani, le quali, moltiplicatesi con incredibile rapidità, soffocarono
ogni aspirazione intellettuale, ogni tentativo di rinnovamento artistico.
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TAVOLE
Le fotografie delle tavole num. VIII - X - XII - XIII - XV - XVI - XVII - XVIII - XXI - XXII - XXIII -
XXXV - XXXVI - XXXVII - XXXVIII - XXXIX - XL - XLIV - L - LI - LIII - LVI - LVII - LVIII - LIX -
LX sono state favorite dalla Casa Alinari di Firenze; dobbiamo le rimanenti (fotografie Pes) alla cortesia del
Direttore dei Monumenti della Sardegna, Cav. Dott. Carlo Aru.
Clichés DANESI.
TAV. I.
TAV. II.
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CAGLIARI — Chiesa di S. Saturnino (IX e XII secolo). Fianco.
TAV. III.
TAV. IV.
19
CABRAS. — Chiesa di S. Giovanni di Sinis (IX secolo). Abside.
TAV. V.
TAV. VI.
20
SILANUS. — Chiesa di Santa Sabina. Fianco.
TAV. VII.
TAV. VIII.
21
PORTOTORRES. — Chiesa di S. Gavino (XI secolo). Fianco.
TAV. IX.
TAV. X.
22
PORTOTORRES. — Chiesa di S. Gavino. Portale (XIV secolo).
TAV. XI.
23
ARDARA. — Chiesa di Santa Maria del Regno (XI secolo).
TAV. XII.
TAV. XIII.
24
TRATALIAS. — Chiesa di Santa Maria (XII secolo). Facciata.
TAV. XIV.
25
TRATALIAS. — Chiesa di Santa Maria (XII secolo). Abside.
TAV. XV.
26
ORISTANO. — Chiesa di Santa Giusta (XI o XII secolo).
TAV. XVI.
TAV. XVII.
27
UTA. — Chiesa di Santa Maria (XII secolo).
TAV. XVIII.
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UTA. — Chiesa di Santa Maria (XII secolo). Abside e fianco.
TAV. XIX.
TAV. XX.
29
CODRONGIANUS. — Chiesa della S.S. Trinità di Saccargia (XII secolo).
Fianco e campanile.
TAV. XXI.
30
CODRONGIANUS. — Chiesa della S.S. Trinità di Saccargia (XII secolo).
Absidi.
TAV. XXII.
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CODRONGIANUS. — Chiesa della S.S. Trinità di Saccargia.
Portichetto. (XIII secolo).
TAV. XXIII.
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CODRONGIANUS. — Chiesa della S.S. Trinità di Saccargia (XII secolo).
Portichetto. (XIII secolo).
TAV. XXIV.
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CODRONGIANUS. — Chiesa della S.S. Trinità di Saccargia.
Capitello (XIII secolo).
TAV. XXV.
34
OZIERI. — Chiesa di S. Antioco di Bisarcio (XII secolo). Facciata.
TAV. XXVI.
35
OZIERI. — Chiesa di S. Antioco di Bisarcio (XII secolo). Abside.
TAV. XXVII.
TAV. XXVIII.
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BORUTTA. — Chiesa di S. Pietro di Sorres (XII secolo).
TAV. XXIX.
TAV. XXX.
37
BULZI. — Chiesa di S. Pietro (XIII secolo). Facciata.
TAV. XXXI.
38
BULZI. — Chiesa di S. Pietro (XIII secolo). Fianco.
TAV. XXXII.
39
BULZI. — Chiesa di S. Pietro (XIII secolo). Portale.
TAV. XXXIII.
40
PLOAGHE. — Chiesa di S. Michele di Salvenero (XII secolo).
TAV. XXXIV.
41
OTTANA. — Chiesa di S. Nicola (XII secolo).
TAV. XXXV.
42
CAGLIARI. — Duomo. Porta a destra (XIV secolo).
TAV. XXXVI.
43
CAGLIARI. — Duomo. Porta a sinistra (XIII secolo).
TAV. XXXVII.
44
CAGLIARI. — Duomo. Sarcofago romano nella lunetta della porta a destra.
TAV. XXXVIII.
45
CAGLIARI. — Duomo.
Frammenti del pulpito di Maestro Guglielmo (XII secolo).
TAV. XXXIX.
46
CAGLIARI. — Duomo.
Uno dei leoni del pulpito di Maestro Guglielmo (XII secolo).
TAV. XL.
TAV. XLI.
47
DOLIANOVA. — Chiesa di S. Pantaleo. Facciata.
TAV. XLII.
48
DOLIANOVA. — Chiesa di S. Pantaleo. Portale.
TAV. XLIII.
49
DOLIANOVA. — Chiesa di S. Pantaleo. Abside.
TAV. XLIV.
50
DOLIANOVA. — Chiesa di S. Pantaleo. Particolari di un fianco.
TAV. XLV.
51
ZURI. — Chiesa di S. Pietro (XIII secolo).
TAV. XLVI.
52
ZURI. — Chiesa di S. Pietro (XIII secolo). Intercolonio.
TAV. XLVII.
53
ZURI. — Chiesa di S. Pietro (XIII secolo). Portale.
TAV. XLVIII.
54
ZURI. — Chiesa di S. Pietro. Abside (XIV secolo).
TAV. XLIX.
55
ZURI. — Chiesa di S. Pietro. Particolari dell'Abside.
TAV. L.
56
ORISTANO. — Duomo. Campanile, parte inferiore (XIV secolo).
TAV. LI.
57
ORISTANO. — Duomo. Piocchiotti in bronzo dell'antica porta (XIII secolo).
TAV. LII.
TAV. LIII.
58
SASSARI. — Duomo. Cappelle trasversali.
TAV. LIV.
59
IGLESIAS. — Duomo (XIII secolo).
TAV. LV.
60
IGLESIAS. — Chiesa di N. S. di Valverde (XIII secolo).
TAV. LVI.
61
ALGHERO. — Duomo (XIV secolo).
TAV. LVII.
62
ALGHERO. — Duomo. Portale (XIV secolo).
TAV. LVIII.
63
CAGLIARI. — Chiesa di S. Domenico. Volte (XV secolo).
TAV. LIX.
64
CAGLIARI. — Chiostro di S. Domenico (XIV secolo). Loggiato del patio.
TAV. LX.
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CAGLIARI. — Chiostro di S. Domenico (XIV secolo). Mensola.
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INDICE
Prefazione
ALGHERO. — Duomo
ARDARA. — Santa Maria del Regno
BORUTTA. — San Pietro di Sorres
BULZI. — S. Pietro
CAGLIARI. — San Saturnino
Duomo
San Domenico
CABRAS. — S. Giovanni di Sinis
CODRONGIANUS. — SS. Trinità di Saccargia
DOLIANOVA. — San Pantaleo
IGLESIAS. — Duomo
N. S. di Valverde
ORISTANO. — Santa Giusta
Duomo
OTTANA. — San Nicola
OZIERI. — S. Antioco di Bisarcio
PLOAGHE. — San Michele di Salvenero
PORTOTORRES. — S. Gavino
SASSARI. — Santa Maria di Betlemme
Duomo
SILANUS. — Santa Sabina
TRATALIAS. — Santa Maria
UTA. — Santa Maria
ZURI. — San Pietro
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Informazioni su questa
edizione elettronica:
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Wikisource è una biblioteca digitale libera, multilingue,
interamente gestita da volontari, ed ha l'obiettivo di mettere
a disposizione di tutti il maggior numero possibile di libri e
testi. Accogliamo romanzi, poesie, riviste, lettere, saggi.
68
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questo libro:
Luigi62
Alocin
Candalua
Zhuyifei1999
Siebrand
Maat
Skalman
Ftiercel
Marc
A presto.
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2. ↑ http://www.creativecommons.org/licenses/by-
sa/3.0/deed.it
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