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LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO
Vincenzo Fiocchi Nicolai
La nascita dei piu antichi cimiteri cristiani co-
munitari di Roma, dopo le ricerche degli ultimi
decenni, non puo farsi risalire oltre i primi anni
del III secolo. Fu solo in quel frangente cronolo-
gico, infatti, come attestano chiaramente le fonti
letterarie e la documentazione archeologica, che
a Roma come in altri cenfri del mondo antico, le
comunita cristiane sentirono l'esigenza di disporre
di spazi funerari propri ed esclusivi.
Prima di questa epoca, le testimonianze del-
1' archeologia (peraltro piuttosto esigue) mostra-
no come gli appartenenti alla nuova religione sep-
pellissero i propri morti nelle comuni necropoli
pagane de! suburbio, nei sepolcri individuali, fa-
migliari o in quelli delle associazioni funeraticie.
Tale antica prassi ha trovato le testimonianze piu
evidenti, come e noto, nei contesti monumentali
relativi alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo:
il primo fu sepolto nel 64 d.C. nell'ambito della
necropoli pagana esistente sul colle vaticano; il
secondo trovo sepoltura all'interno dell'ampia
area funeraria romana della via Ostiense. Anche
al III miglio della via Appia sepolture isolate di
cristiani si inserirono, forse gia in eta traianea -
sicuramente dalla seconda meta del II secolo - in
un sepolcreto pagano che aveva rioccupato le ca-
ve di pozzolana e le pareti di un profondo crate-
re tufaceo. L'adesione al cristianesimo dei titola-
ri di questi sepolcri (forse una ventina) e rivela-
ta esclusivamente dai formulari e dalla decora-
zione dei loro epitaffi.
L'esigenza di disporre di aree funerarie esclusi-
ve, da parte della comunita cristiana, dovette so-
praggiungere, come si dicev.a, allo scorcio del II
secolo. Un noto passo dei Philo.suphumena di Ippo-
lito (IX, 12, 14) ci da la piu antica testimonianza
dell'esistenza a Roma di un cimitero comunitario:
si tratta di quello di San Callisto, al cui funziona-
mento il papa Zefirino (198-217) aveva preposto
il noto diacono e futuro papa Callisto. La nascita
dei cimiteri collettivi intorno al 200, a Roma co-
me altrove, dovette essere motivata da vari fatto-
ri: dalla crescita numerica e organizzativa delle
comunita (Hipp., Philosoph., IX, 12, 23-24; Tert.,
Apo!., 37, 4), dalla consapevolezza di costituire una
collettivita religiosa compatta e solidale (Arist.,
Apo!., 15, 5-7; Tert., Apo!., 39, 1-2) da conservare
anche nel riposo della morte, dalla volonta di di-
sporre di spazi propri per la celebrazione dei riti
funerari, in parte peculiari (preghiera per i de-
funti, messa funebre, ecc.) (Mart. Polycarpi, 18, 2-
3; Tert., Anim., 51; Cypr., Epist., 1, 2), dall'istanza
caritativa e solidaristica che mirava a garantire a
tutti - anche e soprattutto ai fratelli piu poveri -
una sepoltura cristiana (Arist., Apol., 15, 6; Tert.,
Apo!., 39, 5-6; Hipp., Trad. Ap., 40). D'altra parte,
una maggiore capacita economica e organizzati-
va delle comunita poteva ormai consentire la rea-
lizzazione e la gestione delle aree funerarie.
L'instaurazione a Roma dell'"episcopato mo-
narchico allo scorcio de! sec. II puo aver facilita-
to la creazione di un coordinamento centrale de!
servizio della sepoltura (REBILLARD 1997).
Come e noto, a Roma i piu antichi cimiteri co-
munitari cristiani giunti fino a noi sono quasi esclu-
sivamente di carattere ipogeo (le catacombe).
Aree funerarie sub divo ("all'aperto cielo") dove-
vano sicuramente esistere, ma la loro documen-
tazione archeologica risulta assai lacunosa. Le
scoperte effettuate al di sopra dell' Area Idella ca-
tacomba di San Callisto (il piu antico settore di
questo cimitero sotterraneo, quello cui fa riferi-
mento il citato passo di Ippolito) e nel sopratter-
ra della catacomba di Pretestato sull' Appia han-
no rivelato l'esistenza di ampi spazi recinti, oc-
cupati da tombe terragne in muratura e da se-
polcri a sviluppo verticale, addossati ai muri pe-
rimetrali; nei recinti si aprivano le scale di acces-
so alle regioni sotterranee. Analoghi spazi fune-
rari "chiusi" e probabile esistessero anche al di
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44 CHRISTIANA WCA. Lo SPAZIO CRISTIANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNI O
MONUMENT! PALEOCRISTIANI DEL SUBURBIO ROMANO (III-VI secolo)
Rielaborazione da Reekmans 1988 di V. Fiocchi Nicolai e G. Fiorenza (anno 1997)
Fig. l - Planimetria con distribuzione dei cimiteri (cfr. la legenda in appendice a p. 57).
sopra di altri antichi nuclei delle catacombe, a de-
finire, tra l' altro, i limiti della proprieta in cui era-
no scavate le regioni sotterranee.
Ma in effetti sono i cimiteri ipogei quelli che ci
forniscono la documentazione di gran lunga piu
ampia sugli spazi funerari cristiani di Roma nel
III secolo. La prassi di creare ambienti sotterra-
nei da adibire ad uso funerario non fu certo, co-
me si sa, invenzione dei cristiani della Capitale:
essa era hen diffusa, come e noto, in varie civilta
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e culture del mondo antico, laddove la natura del
sottosuolo consentiva una agevole escavazione e
una "tenuta" affidabile delle strutture sotterranee.
Per restare nell'ambito geografico romano-lazia-
le, sepolcri ipogei piu o meno ampi erano stati crea-
ti dagli Etruschi, dai Sabini e dagli stessi Roma-
ni. In questa regione la sepoltura sotterranea era
straordinariamente fadlitata dall'ottimo tufo lo-
cale, facile a scavarsi e affidabile staticamente.
Dal II secolo d. C., l'incremento demografico e
il diffondersi preponderante del rito dell'inuma-
zione dovettero comportare una sempre maggio-
re richiesta di spazi nel suburbio da adibire ad uso
funerario e una conseguente, inevitabile lievita-
zione dei costi dei terreni. Il fenomeno doveva es-
sersi accentuato ancora durante l 'eta imperiale.
Per far fronte a questa nuova situazione, gia al-
cune famiglie ed associazioni funeraticie romane,
tra la fine del I secolo e gli inizi del II, avevano
nuovamente fatto ricorso alla sepoltura sotterra-
'. p:ea, scavando piccoli ipogei al di sotto dei mau-
:. di superficie, singole tombe a camera, sepol-
costituiti da brevi gallerie sotterranee. Lo sfrut-
-tamento del sottosuolo attraverso una razionale e
intensiva utilizzazione degli ambienti forniva la
possibilira di incrementare notevolmente lo spa-
zio per le inumazioni. Numerosi esempi di ipogei
funerari pagani sono attestati nel suburbia nel II
e III secolo d. C.: sulle vie Portuense, Trionfale,
Flaminia, Latina, Appia, Ardeatina, ecc. La loro
caratteristica e la limitata estensione, evidente-
rnente da riconnettere con la committenza fami-
gliare; essi risultano non di rado interamente in-
tonacati o rivestiti di affreschi, cosl. da escludere
che nei propositi dei fondatori ci fosse quello di
ampliare successivamente l' area funeraria.
Anche la comunita cristiana di Roma, quando,
alla fine del II secolo, per le motivazioni sopra ri-
cordate, avvertl. la nece.ssita di creare estese aree
cimiteriali collettive, ricorse con naturalezza alla
"scelta" ipogea, quella che garantiva la maggiore
economicita all'impresa. La novita di una com-
rnittenza numericamente rilevante e suscettibile
di incrementi continui determine le soluzioni ori-
ginali, tipiche dei cimiteri sotterranei comunita-
n cristiani.
Nelle piu antiche regioni delle catacombe, in ef-
fetti, si possono rilevare caratteristiche del tutto
innovative rispetto alle coeve aree ipogee non cri-
LORGANI ZZAZIONE DELLO SPAZIO l'UNERARIO 45
stiane: l' estensione estremamente piu ampia de-
gli ambienti (costituiti da insiemi di gallerie di-
sposte secondo schemi conformati generalmente
"a graticola" o "a spina di pesce "); pianificazione
d'impianto finalizzata a prevedere, sin dall'inizio,
la possibilira di successivi ampliamenti; utilizza-
zione assolutamente intensiva e razionale degli
spazi.
Tali particolarita connotanti sono presenti in
molte delle regioni .sotterranee sorte nella pri-
ma meta del III secolo: lo mostrano gli esempi
della gia ricordata Area I di San Callisto, del-
la regione piu antica della catacomba di Cale-
podio sull'Aurelia Vetus (dove nel 222 fu sepolto
papa Callisto), delle regioni del Buon Pastore
e dei Flavi Aureli "A" a Domitilla, della Scala
Maggiore e della Scala Minore a Pretestato,
del settore piu antico, infine, del cimitero di
Novaziano sulla Tiburtina. Uno dei piu estesi
ed antichi nuclei della catacomba di Priscilla
sulla Sa/aria Nova - an ch' es so attribuibile al me-
desimo orizzonte cronologico - riutilizzo inte-
gralmente le gallerie in una cava di pozzolana
da tempo in disuso.
In questi cimiteri sotterranei della prima meta
del III secolo, capaci talvolta di migliaia di se-
polture (circa 1.200-1.500 neicasi di Callisto, Pri-
scilla e Novaziano), le tombe si caratterizzano, in
genere, per una marcata uniformita tipologica,
che si manifesta nell'adozione generalizzata del
sepolcro a loculo (fig. 2). Tale particolarita, riba-
dita anche dal carattere indifferenziato delle epi-
grafi funerarie, che registrano, in genere, il solo
nome del defunto, raramente accompagnato da
quello del dedicante 0 dall' augurio di pace, e evi-
dentemente in linea, come e stato rilevato, con l'i-
deologia fortemente ugualitaria della nuova reli-
gione. L'aspirazione ad una celebrazione osten-
tata della propria individualira, a quell'"autorap-
presentazione" attraverso il monumento funera-
rio, peculiari del mondo romano, sembrano deli-
beratamente accantonate in favore di una strate-
gia funeraria che tendeva piuttosto a rimarcare
l'adesione difratres al gruppo religioso.
Tuttavia, benche rari, in queste prime aree co-
munitarie, sono anche documentati sepolcri piu
monumentali (nicchie per sarcofagi, tombe "a
mensa'..') e spazi piu esclusivi (cubicoli), talvolta
decorati, appannaggio evidente di una commit-
tenza di estrazione sociale piu elevata.
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- LOCA. LO SPAZIO CRISTIA O ELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO
Fig. 2 - Catacomba di Priscilla, galleria con sepolture a loculo
(Archivio PCAS).
Aree sepolcrali riferibili ad una utenza partico-
larmente abbiente sono attestate anche in pros-
simita di alcuni cimiteri collettivi. Si tratta di ipo-
gei famigliari di limitata estensione, spesso ricca-
mente affrescati e interessati dalla presenza di
tombe piu monumentali. E il caso degli ipogei de-
gli Acili e del Criptoportico (fig. 3) sorti in pros-
simita della regione dell'arenario di Priscilla; del-
l'insieme dei cubicoli piu antichi che trovarono
posto nella cosl detta "Spelunca Magna" di Prote-
stato accanto alle due regioni ad utilizzazione in-
tensiva della Scala Maggiore e della Scala Mi-
nore; nella catacomba di Domitilla, l'ipogeo cosl
detto de! Buon Pastore, risalente ai primi decen-
ni del III secolo, prevede la compresenza di un
ricco cubicolo decorato con pitture e di una serie
di gallerie per inumazioni piu povere, diramate-
si ortogonalmente dall 'arteria principale ( quella
che conduce al cubicolo).
E verosimile che alcuni di questi ipogei e spazi fu-
nerari piu monumentali, connessi con le aree sot-
terranee ad utilizzazione intensiva, siano da ricolle-
gare con gli stessi fondatori delle aree cimiteriali. Il
caso della catacomba di Priscilla sembrerebbe in-
dicativo: la fondatrice del cimitero - quella da cui
questo prendeva nome - era, con ogni probabilita,
un membro della famiglia degli Acilii GLabriones, la
cui area funeraria e da individuare, appunto, nella
zona dell'omonimo ipogeo piu esclusivo.
Fig. 3 - Catacomba di Priscilla,
criptoportico (Archivio PCAS).
D'altro canto, la denominazione di molte delle
piu antiche aree cimiteriali comunitarie romane,
quale ci e attestata dalle fonti sin dalla prima meta
del IV secolo, sembra rinviare con evidenza al-
l'intervento dei privati nella fondazione dei cimi-
teri comunitari. Solo il cimitero di Callisto risul-
tava, sin dalle origini, come si e visto, direttamente
gestito dalla gerarchia ecclesiastica. I nomi tra-
mandati dalle fonti letterarie ed epigrafiche per
questi primi insediamenti funerari (Domitilla, Pri-
scilla, Pretestato, Bassilla, Trasone, ecc.) difficil-
mente trovano altra spiegazione da quella che li
ricollega alla fondazione da parte di un privato.
Oltre che negli spazi funerari collettivi, in ogni
caso, i singoli fedeli potevano sempre scegliere di
essere sepolti nei sepolcri famigliari o individua-
li, nell'ambito delle grandi necropoli pagane su-
burbane. A Roma, nel III secolo, lo provano le
singole tom be cristiane rinvenute nella necropo-
San Pietro, nonche gli ipogei cristiani di
attestati in vari settori del su-
Questi ultimi, come e ovvio, si modella-
rono strutturalmente su quelli pagani, rivelando
dimensioni ridotte e, talvolta, anche una ricca de-
coraz1one.
I cimiteri comunitari della prima meta del Ill
secolo, con il loro numero e la notevole estensio-
ne, costituiscono la testimonianza piu evidente
delle dimensioni raggiunte dalla comunita cri-
stiana intorno al 250. Anche le fonti confermano,
in quegli anni, i progressi numerici e organizza-
tivi compiuti dal cristianesimo nella citta. Una fa-
mosa lettera di papa Cornelio (251-253), scritta
al vescovo di Antiochia Fabio, ricorda come la
Chiesa di Roma disponesse ormai di un clero nu-
meroso e dalle mansioni diversificate (Euseb., Hi-
st. Ee., VI, 43, 11). La citta, d'altro canto, gia dal-
l'epoca di papa Fabiano (236-250), come attesta
il Catalogo Liberiano (L.P., p. 4), disponeva di
una organizzazione territoriale in sette regioni ec-
clesiastiche (parallela a quella civile augustea),
funzionale ad una piu efficace e capillare capa-
cita di intervento assistenziale nei quartieri citta-
dini. Lepoca della "piccola pace della Chiesa" -
il periodo cioe compreso tra l'ultima persecuzio-
ne generale del III secolo, quella di Valeriano
(257-258), e la persecuzione di Diocleziano (303-
304) - facilito ulteriormente il potenziamento nu-
LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO 47
merico ed organizzativo della comunita. Il cri-
stianesimo penetro capillarmente nei piu diversi-
ficati strati sociali; esso venne ad integrarsi sem-
pre piu profondamente nelle strutture dirigen-
ziali dell'Impero, negli ideali e nella cultura del
mondo romano.
Le aree cimiteriali del suburbia registrano in
questo periodo un notevole incremento. I cimi-
teri sotterranei della prima meta del secolo au-
mentarono la loro estensione; altre aree si ag-
giunsero in vicinanza di quelle gia esistenti; nuo-
ve catacombe sorsero in vari luoghi del territorio
extraurbano.
Le regioni ipogee si mostrano, in quest' epoca,
per lo piu caratterizzate dalla medesima utilizza-
zione intensiva, dalla stessa regolarita e pro-
grammazione planimetrica delle aree della prima
meta del III secolo. Estesi "sistemi" di gallerie di-
sposte "a graticola" o "a spina di pesce" vennero
realizzati a Sant'Agnese, al Cimitero Maggiore
sulla via Nomentana, a Panfilo sulla Salaria Vetus,
nella catacomba dei Santi Pietro e Marcellino sul-
la Labicana, in un cimiten;:i anonimo della via Au-
relia Vetus; infine, nel secondo piano di Priscilla
(gia nei primissimi anni del IV secolo). In queste
nuove regiooi si fa piu rilevante la presenza di
tombe monumentali (arcosoli, nicchioni funera-
ri) e di cubicoli. Questi, in particolare, mostrano
una evoluzione verso forme sempre piu articola-
te. Negli esempi piu antichi essi risultavano di
modeste dimensioni, coperti a soffitto piano e oc-
cupati semplicemente da loculi o tombe "a men-
sa"; negli ultimi decenni del III secolo e nei pri-
mi anni del IV, le camere assumono proporzioni
piu ampie, non di rado sono coperte da volte a
botte, rischiarate da grandi lucernari, e accolgo-
no sulle pareti tombe ad arcosolio. Nella "Regi.o !'
di Sant' Agnese sono notevoli alcuni cubicoli, cui
immettono veri e propri "dromoi'', nelle cui pare-
ti risultano scavati arcosoli sovrapposti, tombe "a
mensa", loculi a terminazione superiore arcuata;
nel vicino Coemeterium Maius, alla fine del III se-
colo-inizi IV, furono scavati alcuni notevolissimi
vani a grande sviluppo verticale, nobilitati dalla
presenza di banchi, sedili, nicchie e membrature
architettoniche varie, intagliati nella roccia.
La pace religiosa segno una tappa decisiva an-
che nel campo delle aree funerarie. Il cristianesi-
mo, con Costantino, pote disporre di una prate-
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48 CHRISTIANA WCA. LO SPAZ IO CRISTIANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO
zione del tutto eccezionale nella persona stessa
dell'imperatore. Tutta una serie di provvedimen-
ti legislativi e di elargizioni materiali promosse
dal sovrano consentirono alla Chiesa per la pri-
ma volta di disporre dei mezzi idonei all' espleta-
mento della sua missione. Le conseguenze della
"svolta" furono enormi ai fini della conquista al-
la nuova religione di masse sempre piu numero-
se di fedeli.
Oltre che nella realizzazione della chiesa catte-
drale e di quella "privata" del Sessorium, legata al-
la residenza della madre Elena, la politica monu-
mentale di Costantino a favore della Chiesa di
Roma si espresse soprattutto, come e noto, nella
costruzione nel suburbio di grandi basiliche fu-
nerarie dedicate agli apostoli e ad alcuni dei mar-
tiri piu importanti della citta. Ben sei chiese fu-
rono realizzate in onore di San Pietro, San Pao-
lo, San Lorenzo, Sant' Agnese, dei Santi Pietro e
Marcellino e per il culto congiunto degli aposto-
li fondatori della Chiesa di Roma (la BasilicaApo-
stolorurrz sulla via Appia); durante il pontificato di
Marco (336), Costantino contribui alla costru-
zione di una settima basilica funeraria sulla via
Fig. 4 - Basilica circifonne dei Ss. Marcellino e Pietro.
Ardeatina, dove il papa venne sepolto; un'altra
chiesa cimiteriale sulla via Preriestina, di cui igno,
riamo l'intitolazione, puo probabilmente asse-
gnarsi al medesimo frangente cronologico. .
Tutte queste basiliche, ad eccezione di San Pao-
lo, ebbero colossali dimensioni (San Pietro in Va-
ticano sfiorava i 120 m di lunghezza per 70 m di
larghezza e costituiva la piu grande basilica mai
costruita nella citta); la BasilicaApostolorum, le chie-
se dei Santi Pietro e Marcellino (fig. 4), San Lo-
renzo, Sant' Agnese, l' anonima delta Prenestina e
probabilmente quella di papa Marco presenta-
vano una particolare planimetria "circiforme": le
navate laterali, cioe, giravano in esse in senso con-
tinua intorno a quella centrale (quale sorta di
deambulatorio), cosi da richiamare la conforrna-
zione dei circhi. Quasi tutte le chiese costanti-
niane del suburbia erano state edificate per ono-
rare gli apostoli e i martiri cui erano dedicate: s ~
se comprendevano all'interno le loro tombe o vi
sorgevano nei pressi; altari, ricordati dalle
letterarie, servivano per la liturgia eucaristica che
si celebrava nelle feste anniversarie dei santi t i ~
tolari. Soprattutto pero, tali chiese, costituivano
vasti cimiteri coperti, capaci di migliaia di
be. Queste si disponevano in modo regolare sot-
to i piani pavimentali e, al di sopra di questi, en-
tro spazi recinti, sarcofagi, tombe a sviluppo ver-
ticale (arcosoli) lungo i muri perimetrali. Lo sca-
vo recente della nuova basilica circiforme della
via Ardeatina (fig. 5) - probabilmente quella in
cui fu sepolto papa Marco - ha rivelato in modo
eclatante, con il suo sistema di utilizzazione fu-
neraria razionale e programmata dei piani pavi-
mentali, il carattere preminente di spazi funera-
ri di questi "coemeteria" o "coemeteria subteglata", co-
me li definiscqno le fonti contemporanee (L.P., I,
p. 202; !CVR, IV, 12458). Basiliche-cimiteri, che
con le migliaia di sepolture dalla tipologia indif-
ferenziata ospitate sotto i pavimenti, costituiva-
no l' equivalente delle estesissime gallerie con lo-
culi delle coeve catacombe. Anche le aree ester-
ne alle chiese erano intensivamente occupate da
sepolture. Le strutture porticate di cui erano do-
tate le circiformi dei Santi Pietro e Marcellino e
della via Ardeatina ospitavano un gran numero
di tombe. Mausolei monumentali, non di rado ap-
partenenti a famiglie dell' elite aristocratica, si ad-
dossavano alle costruzioni o vi si disponevano al-
l'intorno, come rnostrano in modo eclatante gli
.-mpi della BasilicaApostolorum e dei Santi Pietro
e Marcellino. Le indicazioni provenienti dall'e-
pigrafia effetti c_ome chiese co-
srituissero gh spaz1 funeran prefent1 dalle gerar-
chie della societa.
Nelle basiliche dovevano svolgersi le celebra-
zioni eucaristiche connesse con le esequie o con
le commemorazioni dei defunti, ma anche i ban-
chetti funerari, come assicura, tra l'altro, il fa-
moso convito organizzato a San Pietro dal sena-
tore Pammachio in suffragio dell'anima della mo-
glie (Paul. Nol., Epist., XIII, c. 11-13). A questo
proposito, e interessante rilevare come nella Ba-
silica Apostolorum un pozzo si aprisse nel bel mez-
zo del settore absidale, affinche, evidentemente,
l'acqua fosse facilmente disponibile nello svolgi-
mento dei riti.
I grandi martyria realizzati in eta costantiniana
nel suburbio della citta dovettero connotare in
modo nuovo il paesaggio di questi settori della
"banlieue"; con la loro costruzione, per la prima
... :yolta lo. spazio del sacro (inteso come luogo de-
. . ,/:;.pp.ta.to ad un culto religioso) entrava con siste-
. nel territorio extra urbem.
LORCANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO 49
I cimiteri sotterranei, tra l' eta costantiniana e
gli anni del pontificato di papa Liberio (354-366),
registrano uno sviluppo intensissimo, in linea con
i ritmi crescenti delle conversioni. Possono esse-
re emblematici di questo fenomeno i casi del Coe-
meterium Maius e di San Callisto: il primo, tral'eta
costantiniana e gli anni '60 del IV secolo, aumento
di quattro volte la sua superficie (fig. 6); il se-
condo, gia ampliatosi tra la fine del III e gli inizi
del IV secolo con la creazione, nei pressi dell' A-
rea I, delle regioni in cui furono sepolti i papi Mil-
ziade, Gaio ed Eusebio, si estese ancora con l'ad-
dizione di tre nuovi settori (la cosl detta regione
di Sotere, la regione liberiana e la cosi detta Re-
gio XIII), fino a coprire una superficie di hen 7,500
m
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Analoghi imponenti sviluppi registrarono in
quell'epoca quasi tutti gli altri cimiteri romani.
Le nuove basiliche martiriali di eta costantiniana
divennero poli di attrazione delle necropoli sot-
terranee: all'interno delle chiese dei Santi Pietro
e Marcellino e nella Basilica Apostolorum si apriro-
no scale che immettevano direttamente nei nuo-
vi settori ipogei; altre regioni vennero scavate nei
pressi delle basiliche.
Fig. 5 - Basilica circiforme di papa
Marco, veduta aerea (Archivio
PCAS).
, CHR/ST/AN,J WC'1. Lo SPAZ I O CRISTIA. 0. 'ELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO
Fig. 6 - Catacomba di Callisto, pianta (Archivio PCAS) .
Per quanto attiene all'organizzazione plani-
metrica degli impianti sotterranei, e da rilevare
l'adozione, in questo periodo, in un buon nu-
mero di casi, di sistemi a gallerie ortogonali "a
maglie larghe", che consentivano una piu age-
vole e sistematica apertura di cubicoli lungo le
gallerie. Questi, in effetti, nelie regioni de! IV
secolo inoltrato, aumentarono notevolmente ii
loro numero e la loro monumentalita, caratte-
rizzandosi spesso per forme grandiose ed ela-
borate nella pianta (poligonali, cruciformi, cir-
colari, rettangolari, ecc.) e per un'architettura
piu complessa, che imita quella dei ricchi di mau-
solei di superficie, prevedendo, talvolta, la pre-
senza di colonne, pilastri, architravi, cornici,
mensole, archi, nicchie o altri partiti architetto-
nici, ottenuti intagliando "in negativo" la roccia
(fig. 7); le camere non di rado sono rischiarate
da ampi lucernari e decorate con affreschi, ri-
vestimenti marmorei, mosaici.
Soprattutto nei cubicoli, a partire dall 'eta co-
stantiniana, vengono sempre piu frequentemente
collocate strutture funzionali al rito del refrigerium:
banchi, sedili, cattedre, pozzi, soprattutto mense,
costituite di norma da blocchi cilindrici (o qua-
drati) in muratura, sostenenti piatti marmorei o
di ceramica; in essi dovevano essere collocate le
offerte alimentari per i defunti o i cibi consumati
dai partecipanti al rito; alcuni ambienti dotati di
banchi, privi di sepolture e riccamente decorati
Fig. 7 - Catacomba di Callisto, ii cosiddetto Pantheon nella regione di Sotere (Archivio PCAS).
L'ORGA "IZZAZIONE DELL() P.o\ZJO FUNERARIO 5 1
Fig. 8 - Ipogeo di via Dino Campagni (via Latina) , cubicolo (Archivio PCAS) .
con rivestimenti marmorei, potevano forse essere
adibiti a sale per banchetti di uso collettivo (M.A-
RI NONE, infra).
Per tutto il IV secolo continuo la consuetudine,
da parte di alcune famiglie, di dotarsi di sepolcri
ipogei al di fuori delle aree comunitarie (ipogei "di
diritto privato "). Questi sepolcri famigliari risul-
tano normalmente di limitata estensione, ospitano
un numero esiguo di sepolture e si impongono per
l'eleganza dell'architettura, per la ricchezza e l'o-
riginalita della decorazione pittorica. Il piu cele-
bre degli ipogei di diritto privato, la catacomba di
via Dino Compagni sulla via Latina, assegnabile
all'incirca agli anni 320-370, risulta costituito da
un numero molto limitato di gallerie, che danno
accesso ad una serie di camere funerarie dalle pian-
te talvolta elaborate, dotate di coperture a volta a
crociera o a padiglione e di elementi architettoni-
ci costituiti da colonne, cornici, mensole, timpani,
archi, ecc. Quasi tutti gli ambienti risultano oma-
ti di affreschi di notevole qualita (fig. 8). Questi,
accanto a temi biblici formulati con iconografie tal-
volta inconsuete, rappresentano scene del tutto
nuove, in qualche caso anche tratte dal repertorio
mitologico pagano. Tali rappresentazioni testimo-
niano la presenza nell'ipogeo, accanto a gruppi fa-
migliari totalmente cristiani, di nuclei non ancora
convertiti alla nuova religione. Un fenomeno che
risulta attestato anche in altre aree private (per
esempio nella piccola catacomba di Vibia, sulla via
Appia, che ospita, oltre a sepolture di cristiani,
quelle di alcuni adepti del culto di Mitra e Saba-
zio), trovando giustificazione proprio nel caratte-
re famigliare di queste aree. La committenza par-
ticolarmente facoltosa e svincolata da condiziona-
menti spiega, d'altro canto, la qualita e l'origina-
lita. delle decorazioni, riscontrabili anche in altri
cimiteri privati, come quelli di Trebio Giusto, dei
Cacciatori, di Villa Cellere.
Non molto conosciamo - e quel poco in maniera
imprecisa - delle aree cimiteriali che si stendeva-
no in quel tempo al di sopra delle catacombe. 01-
tre alle basiliche di epoca costantinia-
na e alla serie degli attigui mausolei di cui si e det-
to, vasti cimiteri sub divo, costituiti da recinti, mau-
solei, semplici tombe terragne o altro genere di
sepolcri sono attestati in vari luoghi, in partico-
lare n-ei sopratterra delle catacombe di San Va-
lentino, di Priscilla, San Callisto, Marco e Mar-
lANA LOCA. LO SPAZIO CRISTI ANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO
ano, Domitilla, Ponziano. l\!1a la datazione di
~ e c e aree, cosl come i dettagli della conforma-
one delle strutture funerarie, restano spesso as-
saI genenci.
Con gli ultimi decenni del IV secolo, l'epoca
d 'oro dell'escavazione delle catacombe sembra
volgere al declino. Il pontificato di Damaso (366-
384), nel cam po dei cimiteri sotterranei, si ca-
ratterizza soprattutto, come e noto, per gli in-
terventi monumentali sulle tom be dei martiri, fi-
nalizzati a favorirne il culto e la devozione. In-
crementi sembrano registrare le catacombe che
avevano visto un "rilancio" de! culto dei santi
eponimi da parte del pontefi.ce (Commodilla, San
Sebastiano (zona dell'ex vigna Chiaraviglio), Do-
mitilla, Marco e Marcelliano, ecc.). Ambienti piu
ampi, e forse, in qualche caso, vere e proprie ba-
siliche sotterranee vennero creati intorno alle
tombe dei martiri per facilitarne la frequenta-
zione devozionale da parte dei fedeli (Santi Ne-
reo ed Achilleo (fig. 9), Sant'Ermete, Sant'Ip-
polito, Santa Felicita). Tali ambienti costituiro-
no anche spazi per sepolture privilegiate. In ef-
fetti, la promozione del culto dei martiri in epo-
ca damasiana contribul notevolmente ad accre-
scere il fenomeno delle inumazioni ad sanctos: se-
rie di gallerie, cubicoli, nuove regioni furono sca-
vate in vicinanza delle tombe venerate e degli
ambienti che le ospitavano. Alle spalle della co-
struzione real izzata sul sepolc ro di Nereo ed
Achilleo sull'Ardeatina si sviluppo un'ampia re-
gione costituita da gallerie sulle quali si aprono
numerosi cubicoli: un vero "retro sanctos", per usa-
re un' espressione attestata in alcune iscrizioni
dell'epoca (!CVR, VII, 19432; IX, 24841).
Ma al di la di questi settori, le catacombe, dopo
gli anni '70-'80 de! IV secolo, non sembrano, in ef-
fetti, aver registrato un incremento pari a quello dei
decenni precedenti. Regioni utilizzate in questo pe-
riodo sono certamente attestate in vari cimiteri (per
esempio a San Pancrazio, a Sant' Ippolito, nelle ca-
tacombe dei Santi Pietro e Marcellino, di Gor-
diano ed Epimaco, di Aproniano, di Pretestato,
San Callisto, Marco e Marcelliano, ecc.); l'e-
stensione attraverso nuove aree risulta tuttavia
contenuta. Sulla via Appia, un cimitero ipogeo di
epoca molto tarda ebbe sviluppo assai ridotto e
si colloco a ridosso delle propaggini meridionali
della catacomba di San Callisto (nei pressi delle
cosl dette cripte di Lucina).
Certamente, in questo periodo, gran parte del-
le sepolture dei cristiani di Roma dovette ormai
trovar posto nelle grandi basiliche funerari e "a
cielo aperto" di eta costantiniana ed in quelle
che vennero realizzate successivamente da pa-
pa Giulio (337-354) e dallo stesso Damaso. 11
primo fu autore di tre nuove chiese suburbane:
una sull'Aurelia, una sulla Flaminia e la terza
sulla Portuense, dedicate, rispettivamente, a pa-
Fig. 9 - Catacomba di Domidilla,
basilica dei Ss. Nereo e Achilleo
(Archivio PCAS).
pa Callisto, a San Valentino e probabilmente al
martire Felice; Damaso di un basilica presso
l'Ardeatina, dove egli venne poi sepolto. Anche
Felice II (355-358), l'antipapa di Liberia, ave-
va promosso la costruzione di una chiesa sulla
via Aurelia Vetus.
In effetti, fu in queste chiese e negli spazi cir-
costanti che negli ultimi anni del IV secolo si ando
vieppiu concentrando la sepoltura dei fedeli, co-
me attestano le iscrizioni datate e i sarcofagi rin-
L'ORCANIZZAZIONE DEU.O SPl\ZIO FUNERARIO o 53

PRENESTINAe
....
...
venuti (fig. 10). D'altra parte, alla fine del ponti-
ficato di Damaso, l'intervento diretto dei tre im-
peratori Valentiniano II, Teodosio ed Arcadia ave-
va data avvio alla costruzione di una altra gran-
diosa basilica funeraria a cinque navate (m 120
per 63) sopra la tomba di San Paolo sull'Ostien-
se, in sostituzione del primo modesto edificio ba-
silicale che aveva fatto edificare Costantino; la
costruzione offriva un nuovo, estesissimo spazio
per la sepoltura di migliaia di persone. Altre due
54 CHRISTIANA WCll . LO SPAZIO CRISTIANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO
basiliche funerarie esistevano nei primi anni del
V secolo nel sopratterra della catacomba di
Sant'Ippolito sulla Tiburtina e in quello di Santa
Felicita sulla Sa/aria Nova, come assicurano le te-
stimonianze letterarie (Prud., Perist., XI, 215-226;
L.P., I, pp. 227-228). .
In effetti, la scelta di essere sepolti all'interno
di queste chiese dovette provocare, lentamente,
l'abbandono dell'uso di inumare nelle catacom-
be. 11 ruolo della preghiera che si svolgeva ne-
gli edifici, la "protezione" fornita dalla loro sa-
cralita, devono aver giocato un ruolo determi-
nante nella scelta. D'altra parte, gia Eusebio di
Cesarea attribujva la determinazione di Co-
stantino di essere sepolto, a Costantinopoli, in
una chiesa ded.icata alla memoria degli aposto-
li. alla volonta di beneficiare delle preghiere che
vi si svolgevano (Vita Const., IV, 60). Per Ago-
stino. agli inizi del V secolo, ai defunti sepolti ad
.saictoJerano utili soprattutto le preghiere che es-
si ricevevano da parte dei viventi che li racco-
mandavano ai martiri (Aug., Cur. Mort., 4-5, 18).
Gregorio Magno, alla fine del VI secolo, riba-
dira come le orazi-0ni e soprattutto la celebra-
zione eucaristica che si svolgeva nelle chiese fos-
sero di giovamento alla salvezza dei defunti
(Greg. M., _Dial, IV, 52, 57)
Nelle catacombe, le iscrizioni datate rinvenu-
te non sembrano attestare - ad eccezione degli
spazi particolari e limitatissimi interessati dalle
sepolture dei martiri (infra) - una continuita di
utilizzazione funeraria oltre i primi decenni del
V secolo (l'ultima iscrizione datata in situ riferi-
bile ad una sepoltura ordinaria in un cimitero
ipogeo ricorre a San Pancrazio nel 454, !CVR,
II, 4277).
Durante tutto il V secolo fino circa alla meta
del VI, le informazioni che ci vengono di nuovo
dall'epigrafia indicano come le aree deputate al-
la sepoltura dei fedeli restassero ancora le gran-
di basiliche dedicate ai santi piu importanti del-
la citta e le zone ad esse immediatamente circo-
stanti. La popolazione di Roma si era del resto,
come mostrano anche inchieste recenti, forte-
mente ridotta dopo il sacco di Alarico. Centinaia
di epigrafi datate attestano l'ininterrotta occu-
pazione funeraria dei complessi di San Paolo,
San Lorenzo, San Pietro, San Sebastiano,
Sant'Agnese, San Valentino, Santa Felicita (JC-
VR, II, V, Vil-VIII, X, passim). Gli scavi della
nuova circiforme della via Ardeatina conferma-
no come anche in questa basilica, e nell'area at-
tigua, l'utilizzazione sepolcrale continuasse nel
corso del V e del VI secolo. Nel sopratterra di
San Callisto, alla meta del V secolo, Leone Ma-
gno (440-461) aveva fatto edificare una nuova
basilica in onore di papa Cornelio, nella zona
delle cripte di Lucina, dove questo papa si tro-
vava sepolto: la costruzione dovette costituire
un ulteriore spazio per le sepolture. E possibile
che i1 tardo cimitero di superficie rinvenuto al-
cuni anni fa in quell'area costituisca una rara te-
stimonianza di un ainpio sepolcreto su bdiale del
V secolo, ad utilizzazione intensiva, connesso
con una basilica martiriale. Dalla fine del V se-
colo, anche la chiesa di San Pancrazio sull'Au-
relia, fatta costruire da papa Simmaco ( 498-514),
forniva un ulteriore spazio per inumazioni; le
iscrizioni datate provenienti da quel complesso
si fanno in effetti piu numerose proprio a parti-
re dai primi anni del VI secolo. Ancora nel com-
prensorio callistiano, nella zona soprastante !'A-
rea I, le cripte di u ~ i n a e, piu a nord, nel so-
pratterra della catacomba di Marco e Marcel-
liano e Damaso, nonche in altre aree de! subur-
bia, testimonianze epigrafiche piu sporadiche
attestano la continuita dell'uso sepolcrale fino
alla meta del VI (!CVR, IV, pp. 265-274, 366,
458; VI, pp. 57-58, 78-79). Un'altra ventina tra
chiese e oratori funerari, attestati dalle fonti so-
lo nel VII secolo, e possibile risalissero ad epo-
ca. piu antica: anche questi edifici potevano as-
solvere alla funzione di spazi per le inumazioni.
Nelle catacombe, dopo i primi decenni del V se-
colo, l'utilizzazione sepolcrale continua, come si
diceva, in maniera estremamente sporadica esclu-
sivamente negli ambienti che ospitavano le tom-
be dei martiri o nelle zone immediatamente cir-
costanti. Questi spazi per sepolture privilegiate
ad sanctos si accrebbero tra la meta del VI secolo
e i primi decenni del VII con la realizzazione di
piccole basiliche ipogee o semipogee che inglo-
bavano i sepolCri venerati. Costruzioni ad corpus
siffatte furono erette sulle tombe dei Santi Feli-
ce ed Adautto nella catacomba di Commodilla
(fig. 11), di Sant'Ippolito sulla Tiburtina, dei San-
ti Pietro e Marcellino sulla Labicana e, in forme
piu monumentali, sui sepolcri di Sant'Ermete sul-
'
~
'''.: !"
: ...;>'. ~
LORGA ZZAZIO E DELLO P ~ Z O FUNERARIO 55
Fig. 11 - Catacomba di Commodilla, basilica dei Ss. Felice e Adautto (Archivio PCAS) .
la Sa/aria Vetus, forse dei Santi Nereo ed Achilleo
a Domitilla, di un gruppo di martiri anonimi del-
la via Ardeatina e soprattutto, all'epoca dei papi
Pelagio II (579-590) e Onorio (625-638), sui se-
polcri di San Lorenzo sulla Tiburtina e di Sant' A-
gnese sulla Nomentana.
Numerose testimonianze attestano l'uso fune-
rario di queste chiese "catacombali" e degli am-
56 CHRIS TIANA WCA. Lo SPAZIO CRISTIANO NELLA ROMA DEL PRIMO MILLENNIO
bienti attigui, cosl come, talvolta, quella delle al-
tre cripte martiriali che non erano state oggetto
di trasformazioni cosl imponenti.
La seconda meta del VI secolo sembra, in ogni
caso, segnare la fine dell'uso del suburbio quale
luogo ordinario di sepoltura. Ancora le epigrafi
datate attestano la pratica delle inumazioni (pe-
raltro assai rarefatta) fino agli anni '70 circa del
VI secolo a San Pietro, San Paolo, San Lorenzo,
San Pancrazio, San Sebastiano, Sant'Agnese, e
nelle basiliche ipogee di Commodilla e di Sant'Ip-
polito (!CVR, II, pp. 35-36, 61-62, 188-189, 328;
V, pp. 74-99; VII, pp. 56, 429; VIII, p. 36). Ne-
gli ultimi decenni del secolo la presenza delle se-
polture nelle aree extra urbem appare documenta-
ta solo da sporadiche testimonianze. Cosl a San
Pietro in Vaticano dalla serie delle tombe papali
ospitate nel santuario apostolico (L.P, I, pp. 303
ss., alle singole biografie); cosl da alcuni passi di
Gregorio Magno che ricordano l'uso di seppelli-
re nelle chiese extraurbane di San Gennaro pres-
so la porta 1iburtina e di San Sisto sulla via Ap-
pia (Greg. M., Dial., IV, 27, 56); cosl dalle tom-
be sistemate nelle basiliche di fondazione recen-
te di San Lorenzo e Sant' Agnese. Anche gli ulti-
mi scavi della basilica circiforme della via Ar-
deatina hanno restituito sepolture risalenti alla
prima meta del VII secolo. In effetti, solo nuove
indagini archeologiche mirate e un recupero del-
le notizie d'archivio sui rinvenimenti del passato
potranno verificare una piu diffusa continuita del-
l'uso sepolcrale del suburbio dopo la meta del VI
secolo. Il decadere, a partire dal VII secolo; del-
la consuetudine di dotare le tombe di epitaffi to-
glie d'altra parte all'indagine indicatori cronolo-
gici di fondamentale importanza, cui si potra sup-
plire solo attraverso un attento recupero dei cor-
redi funerari e dei contesti stratigrafici.
A quanto pare, intorno alla meta del VI secolo,
fu comunque l'uso di seppellire entro la citta a so-
stituire, in gran parte, l'inveterata pratica delle
inumazioni extra urbem. Ricerche degli ultimi an-
ni hanno mostrato come il fenomeno delle sepol-
ture all'interno delle mura (evidente elemento di
rottura in rapporto alla tradizione antica) assu-
ma caratteri di sistematicita proprio a partire dal-
la meta del VI secolo. Tombe sporadiche o aree
cimiteriali piu consistenti, inquadrabili tra la meta
del VI e il VII secolo, sono state documentate iti
tutto il territorio urbano, soprattutto in rappof*
to ad edifici di culto (Santa Bibiana,
bio, San Ciriaco, Santa Croce in Gerusalemme;
Santi Quattro Coronati, ecc.), costruzioni pub
bliche abbandonate (Terme di Caracalla, di Die);
cleziano, Castra Praetoria, Porticus Liviae, tempio di ,
Elagabalo sul Palatino ecc.), aree aperte (sul Vi=:
minale, Esquiliho, intorno al Colosseo, ecc.). .
Sorprende, tuttavia, il numero estremamente
esiguo delle sepolture attestate con sicurezza. Si
tratta spesso di tombe singole o di piccoli gruppi/
che non raggiungono le 10 unita; 15-25 sepolcri
risultano documentati intorno al mausoleo di
gusto, nelle terme di Caracalla, sul Celio, nella Por-
ticus Liviae; aree piu estese (ma la precisa entita
merica resta indeterminata) nei pressi del Colos,
>"'
seo, sul Palatino e nel settore periferico
della citta. In tutto, la documentazione disponibi-
le non sembra registrare, nel corso dei 150 anni . 2$' i
che vanno dalla meta del VI secolo a tutto il VU, . i
piu di circa 350 sepolture. Un numero decisamente/ 1
basso, che, seppure certamente frutto della lacu- i
nosita dei dati a nostra disposizione (la
ne delle informazioni in a:mbito urbano deve
sere stata enorme), fa evidentemente rilevare
me gli spazi sepolcrali di Roma, in quel periodo,
debbano ancora essere individuati con chiarezza.
In ogni caso, la coincidenza tra la nascita della
pratica di inumare in urbe e le vicende della guer-
ra greco-gotica appare troppo evidente per non
indurre a considerare quest'ultima come almeno
in parte collegata alla diffusione del fenomeno.
Gia all' epoca dell'incursione di Alarico del 410 -
stando alla testimonianza di Zosimo (Nea Hist., V.
39) -le difficolta dell'assedio avevano costretto i
Romani a seppellire entro le mura ( Urbs ipsa mor-
tuorum sepulcrum er:at); e possibile che qualcosa di
analogo si fosse verificato anche nel 536, duran-
te l'assedio di Vitige (cfr. Proc., Bell. Goth., II, 3).
D'altro canto, la guerra, con le carestie e le pe-
stilenze che ne erano seguite (ibid.), aveva com-
portato un forte calo demografico; abitazioni, edi-
fici pubblici o aree un tempo destinate alla vita
collettiva e al commercio erano state abbando-
nate, accentuando un fenomeno in parte forse gia
avviato in alcuni settori della citta nel corso del
V secolo. All'interno di questi spazi ormai dispo-
nibili, talvolta ben delimitati da muri di recinzio-
ne, potevano comodamente inserirsi i nuovi se-
p
ix
d

p
le
t
11
polcreti urbani. Altri si collocarono all'interno o
in prossimita degli edifici di culto cristiani, evi-
dentemente in relazione al particolare ruolo che
le chiese giocavano in rapporto alle sepolture (su-
pra). In tutti i casi, una visione piu addolcita del-
la morte - la morte "familiare" o "addomestica-
ta", per dirla con P. Aries - dovette stimolare la
nuova consuetudine.
LORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO FUNERARIO 57
La penetrazione delle sepolture in urbe segna una
svolta nella storia della citta: spazio dei morti e spa-
zio dei vivi convivono dentro le mura in un tessu-
to urbano ormai sfilacciato e conformato "a pelle
di leopardo", dove zone edificate si alternano ad
altre meno urbanizzate, ad aree disabitate, a cam-
pi coltivati. Un aspetto fortemente trasformato,
che caratterizzera Roma ancora per molti secoli.
0
Chiese martiriali
1. Basilica dis. Valentino.
2. Basilica di S. Ennete nel cimilero di Bassilla.
3. Basilica del martire Silano net ctmitt!rO di Felicita.
4. Basilica di S. Felicita.
5. Mausoleo d; papa Bonifacio.
6. Basilica di S. Saturnino nel dmitero di Trasone.
7. Chk>Sa dci 5.5. Crisanto e Dari&i ne1 cimitero di Trasc.me.
8. Basilica di S. Silvestro nel cimitero di Priscilla.
9. Basilica costantiniana di 5. Agnese.
10. Mausoleo di Costantina.
11. Basilica "ad corpus .. di S. Agna;c.

ffi


ei
+

0
-----

12. Portico di collegamento tra la Porta Tiburtina e la Basilica di S. Lorenzo.
13. Chiesa di S. Gennaro.
14. costanliniana di S. Lorenzo.
15. Monastero di S. Stcano.
16. Due istaUaz.ion.i tcrmali.
17. Residenza signorile o villa
18. Due biblioteche (?).
19. Oratorio diS. Stefano.
20. Ospizi per poveri.
21. Basilica "od ""'J'US .. di S. Lorenzo.
22. Oratorio di S. Agapito.
23. Basilica di S. Ippolito.
24. Basilica circiforme anonima della Via Prenestina.
25. Mauso1eo di Tor de" Schiavi.
26.. Basilica costantiniana dci SS. Marmllino e Pietro.
27. Mausolco di Elena.
28. Basilica di S. Stefano.
29. Chtesa dei SS. Tiburzio, Valeriano e Massimo nel cirnitero di Prel'eSlato.
30. Mausoleo c.d. dci Ccrcenni c Calventii.
31. Rceidenza signorilc.
32. Basilica di S.
33. Monastero di S. Sebastiano.
34. Mausolci triabsidati ncl cimitcro di S. Callisto.
35. Basilica di S. Cornelio net cimitcro di 5. Callisto.
36. Basilica di papa Marco nel cimitero di Balbina (circiforme della via Ardeatina?).
Chiese votive
Battisteri
Monasteri
Residenze signorili
Ospizi per i. poveri
lsiallazioni ;gieruche c tennali
Biblioteche
Mausolei
Vie port icate
Areecim'iteriali
SI. Has11Jca 1pogL?a anomma dell a v1a Ardeauna \santuano ac1 Martin l.orL'<I ().
38. Basilica di papa Damaso nd cimitcm dci SS. Marro, Mnrcclliano c Damaso.
39. Basilica dei SS. Nereo eel Achilleo nel cimitero di Domitilla.
40. Basilica dei SS. Felice e Adautto nel cimitero di Commodilla.
41. Purtico di col1cgamento tra la Porta Osticnsc c la basilie<l di S. Paolo.
42. Chiesa di 5. Menna.
43. Basilica di S. Paolo.
44. Istallazioni termali.
45. Ospizi per poveri.
46. ltcsidenza signorilc.
47. Monastero di S. Stefano.
48. Monastero di S. Aristo.
49. ChiL-'Sa di S. Tccla.
50. Basilica rommemorativa dcl martirio di S. Paolo.
51 . Mausolei dei papi Anastasio I e lrmocen:ro 1.
52. Ba!iilica di papa Giulio al Ill miglio dclla Via Portuense.
53. Basilica damasiana di Gcncmsa.
54. Basilica di S. Pancrazio.
55. lstaUujoni tennali.
56. Monasrero di S. Vittore.
57. Basilica di papa Felice 0 .
58. Basilica di S. Callisto costru.ita.da papa Giulio.
59. Portico di col.legamento tra la Porta Aurelia-Cornelia e la basilica di S. Pietro.
60. Basilica costantiniana di S. Pietro.
61. Mausolro tcodosiano.
62. Mausolco di Sesto Petronio Probo.
63. Battistero della. basilica di S. Pietro e oratori dei SS. Giovanni Battista,
Giovanni Evangelista e della S. Croce.
64. Monastero dei SS. Giovanni c Paolo.
65. Rcsidenza vescovile.
66. Residenza vescovile.
67. Ospi7J per poveri.
68. Istallazioni igieniche.
69.-0ratorio di S. Andrea.
70. Monaslero di S. Slefano Maggiore.
71. Chiesa di 5. Agata in Fundo L.irdario.
71. Monastero di S. Lcudo.

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