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Abstract. The relations between Gaetano De Sanctis and Girolamo Vitelli – Me-
dea Norsa have been deeply investigated in this article, thanks to the many let-
ters De Sanctis himself stored throughout his life and career. 28 letters are direct
conversations between the above mentioned scholars, whereas 34 of them are
De Sanctis’ correspondence with 19 more people (historians, philologists, etc.),
in which it is possible to find extensive reference to G. Vitelli and M. Norsa. Of
a total of 62 letters appearing in this article, 48 are published for the very first
time, 10 are already known, whereas the 4 remaining have been only partially
published in the past.
Premessa
1 Cf. in merito, fra gli ultimi, soprattutto M.R. Precone (a cura di), Istituto
ctis. Profilo biografico e attività parlamentare, Tivoli (Roma) 2007, p. 116 e nota 29
(con bibliografia).
274 angelo russi
– Roma, 17 febbraio 1959), docente di ruolo di Scienze naturali negli istituti di istru-
zione secondaria, rimasta nubile, fu accolta ben presto in casa De Sanctis, sin dai tem-
pi della residenza torinese. Alla morte della sorella Emilia, sposa diletta dello storico
(1947), si prese cura di lui, ormai anziano e completamente cieco, con grande devozio-
ne ed abnegazione. Il De Sanctis per riconoscenza la nominò sua erede universale con
testamento olografo: cf. A. Russi, Gaetano De Sanctis e Silvio Accame, cit., p. 140 nota 2.
8 Cf. ora in merito G. De Sanctis, Andromaca (inedito del 1938), Tivoli
(Roma) 2007, pp. 166; Idem, L’impresa del Grande Alessandro, a cura di E. Lanzil-
lotta e G. Ottone, ivi 2010, pp. xxiv-230; Idem, La Politica di Aristotele. Libri I,
II, III. Traduzione e commento, a cura di A. Amico, ivi 2010, pp. xxxii-314.
9 Cf. M.R. Precone, op. cit., p. 20.
10 Per la bibliografia dei suoi scritti (con l’elenco completo di tutti i suoi lavori
***
13 Su tutto ciò vd. ora puntualmente M.R. Precone, op. cit., pp. 20 s. e nota 72.
14 Ricordo ancora la fatica del povero Giuseppe Novelli, all’epoca addetto ai
servizi presso l’Istituto di via Milano, incaricato per l’occasione di tanta incomben-
za, nel portare a termine un così gravoso impegno.
15 Cf. M.R. Precone, op. cit., p. 21.
16 Cf. supra, nota 1.
17 Cf. ora in merito specialmente A. Amico, Gaetano De Sanctis, cit., p. 116.
18 Cf. M.R. Precone, op. cit., p. 26; A. Amico, op. cit., loc. cit.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 277
La documentazione epistolare
I
Vitelli a De Sanctis*
Caro prof.,
Grazie del libro 19 che leggerò con interesse e da cui imparerò,
senza dubbio, moltissimo. Per quanto posso giudicare io, e dopo una
superficialissima scorsa, mi pare lavoro di polso, quale lo aspettavo
da Lei. – Non credo che il Pais 20 vorrebbe scrivere per l’«Atene e
* Questa lettera è già stata pubblicata, sia pure solo parzialmente, da S. Acca-
me, Premessa a G. De Sanctis, Atthís. Storia della Repubblica ateniese dalle origini
alla età di Pericle, Nuova edizione con le aggiunte dell’Autore, Premessa di Silvio
Accame con documenti inediti, Firenze 1975, pp. xix s. Non v’è traccia di essa nel
Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana
in Roma e neppure tra le tante fotocopie dell’Epistolario desanctisiano fornitemi a
suo tempo dall’Accame.
19 G. De Sanctis, ∆Atqiv". Storia della Repubblica Ateniese dalle origini alle
II
Beloch a De Sanctis*
Carissimo Gaetano 24,
Ricevo soltanto in questo momento la tua cartolina del 22. Il caso è
più in generale: Aspetti della storiografia di Ettore Pais, a cura di Leandro Polveri-
ni, Napoli 2002, pp. 352.
21 Organo ufficiale della «Società Italiana per la Diffusione e l’Incoraggia-
mento degli Studi Classici», fondata a Firenze nell’aprile 1897, la rivista «Atene e
Roma» aveva cominciato ad essere pubblicata nel gennaio del 1898, sotto la dire-
zione appunto del Vitelli: cf. in merito, in particolare, M.L. Chirico, La fondazione
della rivista «Atene e Roma» e la filologia classica italiana, in Momenti della storia
degli studi classici fra Ottocento e Novecento, a cura di M. Capasso et al., Premessa
di Marcello Gigante, Napoli, Dipartimento di Filologia Classica dell’Università de-
gli Studi di Napoli (= «Pubblicazioni», 2), 1987, pp. 87-104.
22 Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (Markowitz, Posnania [oggi Mar-
me, Premessa a G. De Sanctis, Atthís. Storia della Repubblica ateniese dalle origini
alla età di Pericle, cit., p. xx. Nel fascicolo intestato al Beloch nel Fondo De Sanctis
presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma non v’è
traccia di questa cartolina e neppure tra le tante fotocopie dell’Epistolario desan-
ctisiano donatemi a suo tempo dall’Accame.
24 Il De Sanctis era stato allievo del Beloch (su cui vd. infra, nota 27) alla «Sa-
pienza» negli anni 1888-1892 e aveva preparato sotto la sua guida la tesi di laurea
(discussa il 27 giugno 1892): Contributi alla storia ateniese dalla guerra lamiaca alla
guerra cremonidea, accolti poi dal Beloch nei suoi Studi di storia antica, pubblicati
280 angelo russi
il tuo
G. Beloch 27
a sua cura: Fasc. II, Roma-Torino-Firenze 1893, pp. 3-62 (= G. De Sanctis, Scritti mi-
nori, Novamente editi da A. Ferrabino e S. Accame, I, Roma 1966 [= 1970], pp. 249-
302). Sui loro rapporti vd. specialmente quanto scrisse G. De Sanctis, Giulio Beloch,
«RFIC», n.s. VII, 1 (gennaio-marzo 1929), pp. 141-151, rist. in Scritti Minori, cit., IV,
1976, pp. 365-375; cf. anche Lo studio dell’antichità classica nell’Ottocento, a cura di
Piero Treves, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi editore (= «La letteratura italiana.
Storia e testi», 72), 1962, pp. 1231-1246 = Lo studio dell’antichità classica nell’Otto-
cento, V. Dalla storia alla filologia e dalla filologia alla storia, a cura di Piero Treves.
Torino, Giulio Einaudi editore (= «Classici Ricciardi», 93), 1979, pp. 1231-1246.
25 I dubbi del De Sanctis erano dovuti non solo a timore reverenziale nei
dorf, Slesia Prussiana [oggi Pieszków, Polonia], 21 gennaio 1854 – Roma, 7 febbra-
io 1929). Trasferitosi giovanissimo in Italia per motivi di salute, conseguì nell’estate
del 1872 la maturità classica a Palermo. Iscrittosi alla Facoltà di Lettere e Filosofia
di quella città (a.a. 1872-1873), continuò poi gli studi universitari alla «Sapienza» di
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 281
III
von Wilamowitz-Moellendorff a De Sanctis*
Roma (dal dicembre 1873), laureandosi però ad Heidelberg (9 agosto 1875). Libero
docente di Storia antica nell’Università di Roma dal 1877 (D.M. del 17 marzo 1877),
tenne in essa prima un corso «privato con effetti legali» (1877-1878); poi vi insegnò
come professore straordinario (dal 21 gennaio 1879) ed infine come professore or-
dinario (dal 14 giugno 1891). Allontanato dall’insegnamento durante la prima guer-
ra mondiale, fu richiamato a prestare la sua opera alla «Sapienza» dal 1923 fino alla
morte. Su di lui e sulla sua attività storiografica vd., in particolare, Aspetti della sto-
riografia di Beloch, a cura di L. Polverini, Napoli 1990, pp. 204 (con i riferimenti
bibl. prec.). Più di recente: Karl Julius Beloch da Sorrento nell’antichità alla Campa-
nia. Atti del Convegno storiografico in memoria di Claudio Ferone (Piano di Sorrento,
28 marzo 2009), a cura di Felice Senatore, Roma 2011, pp. xxii-394.
* Questa lettera è già stata pubblicata per intero da S. Accame, Premessa, cit.,
pp. xx-xxi; cf. anche M. Gigante, Wilamowitz nella cultura classica italiana, cit., p.
31 e nota 16 = Classico e mediazione, cit., p. 87 e nota 22 (a p. 122). Di essa non v’è
traccia nel fascicolo intestato al Wilamowitz nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio
Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma e neppure tra le tante foto-
copie dell’Epistolario desanctisiano donatemi a suo tempo dall’Accame.
28 Cf. supra, doc. nr. I, nota 19.
29 Cf. supra, doc. nr. I, nota 22. Vd. pure S. Accame, Premessa, cit., pp. xix ss.;
rin am meisten von der meinen abweicht 33. Ich fände sicher auch etwas
zu loben; aber ich müsste doch sagen, dass das hier gegebene Bild der
Geschichte ein Spiel der Willkür ist 34. Das mag ich nicht, und ich weiss
zur Genüge, dass mein Urteil Ihnen ganz gleichgültig sein muss. Da Sie
die antiken Zeugnisse zu verachten gelernt haben 35, ist das ganz in der
Ordnung. Das hindert nun gar nicht, dass wir friedlich und freundlich
neben ein ander hergehen 36. Ich hoffe sogar, da Sie ja auch Epigraphi-
sche Documente behandeln, auf Belehrung durch Sie und immer mehr
auf Verständigung, denn vor den concreten Aufgaben hört das Meinen
und Spielen auf. Ich lasse Ihnen meine neue Ausgabe von Aristoteles Po-
liteia 37 zugehen, das ist auch ein Document, das bleibt, einerlei, was man
mit ihm anfängt, und das Sie brauchen werden, so weit Sie auch den Ver-
fasser und den Herausgeber zu übersehen meinen 38. Ich aber will gern
versuchen bei Ihnen zu lernen, und ich freue mich trotz allem, dass in
Ihrem Vaterlande ein solches Buch erscheinen kann, auch der Radicali-
smus hat da seine relative Berechtigung 39.
Hochachtungsvoll ergebenst
33 Sui contrasti con il Beloch vd. supra, doc. nr. II, nota 25.
34 Giudizio assai duro del Wilamowitz sull’opera del De Sanctis, espresso del
resto ancor più aspramente in una lettera indirizzata pochi giorni prima al Vitelli:
M. Gigante, Wilamowitz nella cultura classica italiana, cit., p. 31 e nota 17 = Clas-
sico e mediazione, cit., p. 87 e nota 23.
35 Torna ancora una volta l’accusa al De Sanctis di adottare nella valutazione
delle fonti punti di vista (propri del Beloch), che il Wilamowitz ritiene arbitrari e
troppo radicali: cf. in merito M. Gigante, Wilamowitz nella cultura classica italiana,
cit., p. 31 = Classico e mediazione, cit., p. 87; V. Cuomo, art. cit., p. 166.
36 Come di fatto è poi avvenuto. Sui loro rapporti negli anni successivi vd. ora
M. Gigante, Wilamowitz nella cultura classica italiana, cit., pp. 31-38 = Classico e
mediazione, cit., pp. 87-92; V. Cuomo, art. cit., pp. 165-183; Eadem, La Storia ita-
lica di Wilamowitz, in Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, Storia italica. Con
inediti dal carteggio Wilamowitz – Gaetano De Sanctis, a cura di Valentina Cuomo,
Firenze 2008, pp. 126: 9-32 e 105-119.
37 Cf. Aristotelis Politeia Athenaion, tertium ediderunt G. Kaibel et U. de
IV
De Sanctis a Beloch*
Roma 3 – XI – 1898
Caro Beloch,
I nomi degli individui che tu mi suggerisci per la recensione nel
l’«Atene e Roma» potresti metterli in un bussolo e tirarne uno qualun-
que, sono tutti press’a poco egualmente bestie, fatta eccezione del B. 40
* Di questa lettera, il cui testo è già stato pubblicato per intero da S. Accame,
Premessa a G. De Sanctis, Atthís. Storia della Repubblica ateniese dalle origini alla
età di Pericle, cit., p. xxi, non v’è traccia nel fascicolo intestato al Beloch nel Fon-
do De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in
Roma e neppure tra le tante fotocopie dell’Epistolario desanctisiano donatemi a
suo tempo dall’Accame.
40 Vd. infra, nota 42.
284 angelo russi
V
Vitelli a De Sanctis*
Preg.mo Signore,
La ringrazio vivamente dell’invio dei Suoi Studi sugli Annali Mas-
simi [sic!] 46, che ho letti con grande interesse, e vi ho ammirato ancora
una volta la Sua solida dottrina e il Suo molto talento. Vi sono dei dati
che molto m’interessano per la storia letteraria del 3° secolo 47, e alcuni
dei suoi ravvicinamenti mi sembrano tanto felici da escludere ogni dub-
bio. Ma per molti altri non sono niente affatto in grado di giudicare.
Ella perciò non farà alcun conto di una impressione che spesso provo
nel leggere ricerche cronologiche, per età così disgraziate come quella di
cui Ella si occupa, impressione non diversa da quella che provo nel leg-
gere restituzioni critiche, poniamo, della poesia antichissima: seguo con
convinzione i critici, ipotesi per ipotesi, ma poi divento scettico quando
la prima ipotesi diventa punto di partenza di una seconda, e le due pri-
me di una terza ecc.
Capisco benissimo che non si può fare altrimenti, senza rinunziare
alla ricerca – ma desidererei (e qui non intendo parlar di Lei, ma piutto-
45 Cf. K.J. Beloch, Rec.: G. De Sanctis, ∆Atqiv". Storia della Repubblica Atenie-
se dalle origini alle riforme di Clistene, Roma 1898, «Literarisches Centralblatt für
Deutschland», 1899, coll. 260-261.
* Questa lettera è già stata pubblicata da S. Accame, Premessa, cit., pp. xxi-
xxiii. Di essa non v’è traccia nel fascicolo del Vitelli facente parte del Fondo De
Sanctis conservato ora nell’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italia-
na a Roma e neppure tra le fotocopie dell’Epistolario desanctisiano donatemi a suo
tempo dall’Accame.
46 In realtà: G. De Sanctis, Studi sugli Arconti ateniesi del sec. III av. Cr.,
«RFIC», XXVIII, 1900, pp. 43-68 = Scritti minori, cit., I, pp. 303-326. Vd. pure
infra.
47 Cf. nota precedente.
286 angelo russi
sto di altri, sia storici, sia filologi, che non hanno mai il menomo dubbio
sulle loro costruzioni) – desidererei non si perdesse mai la consapevo-
lezza del modo come i singoli pezzi della costruzione sono stati guada-
gnati. Ma, evidentemente, continuando su tale argomento, porterei not-
tole ad Atene 48.
Piuttosto m’importa scusarmi con Lei della mancata recensione
della sua ∆Atqiv" nell’«Atene e Roma» 49. Mio desiderio, e si capisce, era
che ne parlasse una persona molto competente. E mi rivolsi invano a più
d’uno, e si scusarono chi per mancanza di tempo chi per altra ragione
o pretesto. Finalmente mi promise il Rühl 50. Non vedendo nulla dopo
alcuni mesi, riscrissi, e il Rühl mi annunciò imminente l’invio ecc. Vice-
versa non ho avuto più nulla, ed ho invece saputo che il povero Rühl ha
dovuto persino lasciare l’insegnamento e che è divenuto cieco o poco
meno 51. – Ora l’«Atene e Roma» è passata in altre mani, e mi auguro
avranno i nuovi Direttori miglior fortuna che non ebbi io 52.
Il Suo scritto mi è stata occasione di compiacenza anche per un al-
tro motivo. È stampato nel fascicolo, da me non ancora visto, della «Riv.
di Filol.» 53, dove avrei potuto occupare quaranta o cinquanta pagine
per rispondere a quel bricconcello del Fraccaroli 54. Mi felicito con me
48 Antico modo di dire (Athenas noctuas mittere). Sta per: «Non farei alcun-
ché di utile».
49 Cf. supra.
50 Franz Rühl, storico dell’antichità (Hanau, Assia, 26 ottobre 1845 – Jena, 3
luglio 1915), che, dopo aver esercitato per un anno a Lipsia l’abilitazione alla libe-
ra docenza in Storia antica conseguita nel 1871, si trasferì all’Università di Dorpat,
ottenendo in breve tempo lo straordinariato e l’ordinariato (1875-1876). Chiamato
nel 1876 a ricoprire la cattedra di Storia antica nell’Università di Königsberg, la ten-
ne fino al 1911, allorché fu costretto a dimettersi a causa delle pessime condizioni
della sua vista. Nel tentativo di trovare un rimedio a ciò si trasferì a Jena, dove visse,
completamente cieco a partire dal 1912, fino all’età di 70 anni. Su di lui e sulla sua
attività scientifica ed accademica vd. A. Mentz, s.v. Rühl, Franz, in «Biographisches
Jahrbuch für die Altertumswissenschaft», 39. Jahrgang, 1919, pp. 37-55.
51 Cf. nota precedente.
52 Su questo cambio di direzione della rivista vd. M. L. Chirico, La fondazio-
VI
Vitelli a De Sanctis*
Firenze 4. 4. ’904
10. Via Niccolini
Caro Collega,
La Sua cartolina, del 28 Aprile (è vero però che il timbro postale di
Torino è del 1 Maggio), mi giunse ieri: oggi ho ricevuto il ms. 55. Natural-
mente sono lieto di inserire il Suo articolo negli «Studi»: sapevo benis-
simo che Ella avrebbe conservato al Suo lavoro, pur polemico che sia,
carattere esclusivamente scientifico 56. – Ma per ora non so dirle se potrà
seppe, in «Diz. Biogr. Ital.», 49, 1997, pp. 557 ss.; G.F. Gianotti, Gli studi classici,
in Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, a cura di Italo
Lana, prefazione di Nicola Tranfaglia. [Firenze], Leo S. Olschki (= «Facoltà di
Lettere e Filosofia – Fondo di studi Parini-Chirio – Università degli Studi di Tori-
no», Storia, nr. 4), 2000, pp. 237-242; M. Guglielmo (a cura di), Il Carteggio Gaeta-
no De Sanctis – Giuseppe Fraccaroli, Firenze 2007, p. 4 nota 17 (con la bibl. prec.).
* Questa cartolina postale è indirizzata: Al ch.mo prof. Gaetano De Sanctis / 24
Via in Lucina / Roma. Si conserva nel fascicolo intestato al Vitelli nel Fondo De Sanctis
presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R.
Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182
nr. 797, 1. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, or-
dinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Ac-
came, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2214.
55 Si tratta dell’articolo del De Sanctis: Diocle di Siracusa, apparso poi in «Stu-
te lavoro del Pais sullo stesso argomento, apparso pochi anni prima in quegli stessi
«Studi italiani di filologia classica» (VII, 1899, pp. 96 ss.).
288 angelo russi
VII
Vitelli a De Sanctis*
Caro Collega,
La ringrazio di avermi mandato il Suo dotto studio 60, che ho letto
subito con grandissimo interesse e altrettanto piacere. Naturalmente a
57 L’articolo uscì poi nel vol. XI: cf. supra, nota 55.
58 Su cui vd. supra, doc. nr. I, nota 20.
59 Cf. B. Niese, Rec. a Ettore Pais, Storia di Roma, Vol. I, Parte I. Critica della
tradizione sino alla caduta del decemvirato, Torino, Carlo Clausen, 1898, pp. XXIV-
629, «Atene e Roma», I, 3 (1898), coll. 147-148.
* Questa cartolina postale è indirizzata al Ch.mo / Signor Prof. Gaetano De
mia delle Scienze di Torino», XLIII, 1907-1908, pp. 331-356, riedito in G. De San-
ctis, Scritti minori, III, cit., pp. 7-31.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 289
po, in Sesta Miscellanea greca e romana, cit., pp. 125-183 = Scritti minori, cit., III,
pp. 1097-1136, con acuta disamina della bibl. prec.
290 angelo russi
VIII
Fraccaroli a De Sanctis*
Carissimo,
La tua approvazione per il Sofista 64, come anche quella del Chiap-
pelli , mi ha fatto moltissimo piacere: le questioni son così ardue e in-
65
ca, Torino 1911, pp. xi-405. Quest’opera fu ripubblicata nel 1934 con rinnovato
successo a cura di Ettore Bignone (allievo del Fraccaroli: cf. infra, nota 67): Pla-
tone, Il sofista e L’uomo politico, traduzione, prolegomeni e note di G. Fraccaroli, a
cura e con prefazione di E. Bignone, Firenze 1934, pp. xiii-332.
65 Alessandro Chiappelli, filosofo ed erudito (Pistoia, 20 novembre 1857 – Fi-
1934), salesiano, allievo del Fraccaroli a Torino, era molto legato anche al De San-
ctis (cf. M.R. Precone, Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p.
174, nr. 767, doc. 15, e specialmente p. 242). Insegnò Letteratura greca nell’Univer-
sità di Catania (1919-1924) e poi Letteratura cristiana antica nell’Università Catto-
lica del Sacro Cuore di Milano (1924-1934).
67 Ettore Bignone, filologo classico (Pinerolo, 17 dicembre 1879 – Firenze, 11
agosto 1953), altro allievo del Fraccaroli a Torino, molto legato pure al De Sanctis
(cf. M.R. Precone, op. cit., p. 39, nr. 90, doc. 6). Dopo un lungo periodo di insegna-
mento medio (da un ginnasio di Sicilia nel 1902 al liceo «Manzoni» di Milano fino
al 1921) ottenne a partire dal 1° gennaio 1922 la titolarità della cattedra di Lettera-
tura greca nell’Università di Palermo. Nel 1925 si trasferì a Firenze, dove insegnò
Filologia classica, Letteratura latina e poi, in alternanza con il Pasquali, Letteratura
latina e greca fino al 1949, allorché «entrò in quiescenza». Nel 1933 ebbe pure la
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 291
d’aver preso qualche cantonata, ancorché fossi e sia sicuro che quelli
che si compiacerebbero di notarla non se ne accorgerebbero mai. Ad
ogni modo l’essere assicurato che non ho lo sciagurato rifugio dell’altrui
ignoranza, come dicevo, mi fa piacere. E grazie.
E un’altra cosa mi ha fatto piacere, la tua decisione per la Politica 68.
Credo farai cosa utilissima, e perciò ti auguro tu finisca presto cotesto
tuo terzo volume 69; e che torni salvo dall’Africa (quando ci torni?) – pur
troppo con la nostra ufficiale vigliaccheria c’è poco da ridere 70.
E anche la nomina all’Accademia 71, di che m’avea scritto già lo
Stampini 72, mi ha fatto molto piacere: fa sempre piacere vedersi affet-
direzione di «Atene e Roma». Su di lui vd. P. Treves, s.v. Bignone, Ettore, in «Diz.
Biogr. Ital.», 10 (1968), pp. 439-442; P. Marrassini, Una Facoltà improduttiva: Let-
tere fra cultura e politica, in L’Università degli Studi di Firenze 1924-2004, I, [Firen-
ze] 2004, pp. 53, 56, 61, 73, 83, 89, 105, 110.
68 Il De Sanctis, infatti, si era impegnato a tradurre la Politica di Aristotele: cf.
M. Guglielmo, op. cit., p. 84 e nota 240. Vd. ora La Politica di Aristotele. Libri I,
II, III. Traduzione e commento di Gaetano De Sanctis, a cura di Antonella Amico,
Tivoli (Roma) 2010, pp. xxxi-314.
69 Il riferimento è al terzo volume della Storia dei Romani: L’età delle guerre
Torino 26 II 11): «E poi… e poi bisognerà anche vedere se quest’anno tornerò vivo
dalle unghie dei Beduini. L’altra volta si contentarono di minaccie [sic] a mano ar-
mata: ma quest’anno debbono essersi convinti che agli Italiani si può fare impune-
mente tutto ciò che si vuole. E allora?».
71 Il 26 febbraio 1911 il Fraccaroli (insieme a Remigio Sabbadini e Carlo
Oreste Zuretti) era stato eletto socio corrispondente dell’Accademia delle Scien-
ze di Torino (Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche): cf. Il secondo secolo
dell’Accademia delle Scienze di Torino (1884-1983), a cura di P. Caroli e G. Slavie-
ro, t. I, Torino 1997, p. 192.
72 Ettore Stampini, filologo classico (Fenestrelle, Torino, 29 maggio 1855 –
tuosamente ricordati dagli amici: quanto all’onore, dopo che avete tira-
to dentro il V. 73, non vi immaginerete certo che nessuna persona che si
rispetta se ne tenga. Veramente, lasciando stare la nullità della sua pro-
duzione e la sua miseria intellettuale, egli aveva delle grandi beneme-
renze verso la scuola di Torino perché gli si facessero delle finezze? Sai
nella commissione per Catania quale fu il suo argomento capitale con-
tro Ubaldi 74? Questo: come ci si sente il prete! Ecco perché nessuno può
sentirsi onorato di esser fatto suo collega. Ecco perché ho ringraziato,
com’è di dovere, il presidente ed i soci, ma l’onore non l’ho nominato.
Dico questo a te perché lo puoi intendere; del resto chi vive in società
deve pure adattarsi a vivere accanto anche a persone sporche, e di que-
sto devi persuaderti anche tu che vorresti sempre drizzar le gambe ai
cani. Ci vuol altro 75!
Presenta i miei ossequi all’ottima signora Emilia 76 e ricordati spesso
del tuo
G. F.
28 giugno 1947) aveva sposato il De Sanctis a Torino l’8 settembre 1903 (con la be-
nedizione di p. Giovanni Semeria, venuto appositamente da Genova la sera prima
per officiare il solenne rito nuziale: cf. S. Accame, Critica storica e modernismo nel
pensiero di Gaetano De Sanctis, II. Dal Carteggio di Gaetano De Sanctis (1892-1919),
«Rivista di Storia della Chiesa in Italia», XXVI, 1 (1972), p. 48 = Idem, Scritti mi-
nori cit., II, p. 826). «Scrittrice illustre» (come fece scrivere sulla lapide funeraria
al Verano il marito), nonché studiosa seria ed appassionata di bio-bibliografie di
santi (in particolare, di santa Caterina da Siena e santa Francesca Saverio Cabrini),
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 293
IX
Cipolla a De Sanctis*
Carissimo,
come cronista ti darò qualche notizia sulla questione della succes-
sione al Prof. Coen 78, il quale termina l’anno in corso, aiutato dal Pistel-
li 79, ma poi fa punto.
1921), dopo aver insegnato a Livorno prima al Liceo «Niccolini» e poi nell’Istituto
Tecnico, era diventato nel 1879 professore straordinario di Storia antica nell’Accade-
mia scientifico-letteraria di Milano. Promosso ordinario nel 1884, si era trasferito nel
1887 nell’Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento di Firenze. Colpito
da gravi sciagure familiari e da seri problemi di salute, aveva dato segnali di volersi ri-
tirare dall’insegnamento sin dal 1906. Su insistenza dei colleghi aveva differito ogni
decisione in merito per più anni, fino al 1° novembre 1910, allorché aveva presentato
domanda di collocamento a riposo. Non venendo accolta subito questa sua richiesta,
aveva dovuto iniziare le lezioni per l’a.a. 1910-1911. Il 21 gennaio 1911, però, egli ave-
va ribadito con più fermezza la sua domanda di pensionamento, sicché essa alla fine
venne accolta (R.D. 23 aprile 1911) «a decorrere dal 1° luglio» di quell’anno, avendo il
Coen «consentito a continuare l’esercizio del suo ufficio fino al termine delle lezioni e
dei relativi esami». Cf. P. Treves, s.v. Coen, Achille, in «Diz. Biogr. Ital.», 26, 1982, pp.
619-623; A. La Penna, Gli studi classici dalla fondazione dell’Istituto di Studi Superio-
ri, in Storia dell’Ateneo Fiorentino. Contributi di studio, I, Firenze 1986, pp. 232-234.
79 Ermenegildo Pistelli, filologo e scrittore (Camaiore, Lucca, 15 febbraio
1862 – Firenze, 14 gennaio 1927), scolopio, era all’epoca nell’Istituto di Studi Su-
periori di Firenze professore di Lingua latina e greca; passerà nel 1924 alla catte-
dra di Filologia classica appena istituita. Su di lui vd. ultimamente P. Pruneti, Er-
294 angelo russi
1856 – Torino, 14 febbraio 1928), era stato direttore del Museo Egizio di Firenze
fino al 1894; era passato, quindi, alla Direzione di quello di Torino, dove, conseguita
anche la libera docenza in Egittologia (D.M. 3 giugno 1897), aveva ottenuto pure nel
1910 l’incarico di quella disciplina all’Università, mantenendolo fino al 1928. Diret-
tore della Missione Archeologica Italiana in Egitto (dal febbraio 1903), socio effettivo
dell’Accademia delle Scienze di Torino (1910) e nazionale dell’Accademia dei Lincei
(1912), sarà pure senatore del Regno (dal 1924). Su di lui vd. specialmente L’archeo-
logia italiana nel Mediterraneo fino alla seconda guerra mondiale, a cura di V. La Rosa,
Catania 1986, passim; M. Petricioli, Archeologia e Mare Nostrum. Le missioni arche-
ologiche nella politica mediterranea dell’Italia 1898/1943, prefazione di Sergio Roma-
no, Roma 1990, passim; Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di To-
rino, a cura di I. Lana, Firenze 2000, pp. 331 (e nota 17), 350-351.
81 Il Coen era in aperto contrasto con il Beloch e la sua «Scuola». Da qui la sua
avversione per il De Sanctis: cf. in merito, in particolare, P. Treves, art. cit., pp. 622 s.
82 Ettore Ciccotti, storico e uomo politico (Potenza, 24 marzo 1863 – Roma,
20 maggio 1939), professore a Milano dal 1890 al 1897, poi a Pavia, Messina, Roma
(come titolare di Lingua e letteratura latina al Magistero), fu appassionato “mili-
tante socialista” (da qui la sua espulsione dall’Accademia scientifico-letteraria di
Milano nel 1897). Deputato del P.S.I. dalla XXI alla XXIV legislatura (1900-1919),
verrà poi nominato Senatore a vita il 18 settembre 1924. Sulla sua figura è tuttora
particolarmente significativo il saggio introduttivo di Mario Mazza all’edizione, da
lui curata, de Il tramonto della schiavitù nel mondo antico del Ciccotti (1899, 19402)
per l’Universale Laterza (Roma-Bari 1977, pp. v-lxx).
83 Guido Mazzoni, letterato e uomo politico (Firenze, 12 giugno 1859 – ivi, 29
Tuo
C. Cipolla
è inutile che ti dica che io sarei ben lieto della tua venuta. Ciò si ca-
pisce da sé.
X
Cipolla a De Sanctis*
Firenze 23/4/1911
Carissimo,
Ieri la Facoltà deliberò di chiederti privatamente se tu accetteresti
l’invito di venire a insegnare la Storia Antica 86. Non è a dire se mi trove-
rei contento della tua venuta.
naio 1854 – Firenze, 9 ottobre 1914). Allievo a Firenze del Comparetti (di cui era di-
ventato genero nel 1884, avendone sposato l’unica figlia Laura), era libero docente
di Archeologia dal 1883. Già dall’anno prima (1882) Direttore del Museo Archeo
logico di Firenze, era dal 1895 professore di Archeologia nell’Istituto di Studi Su-
periori fiorentino. Era il nonno di don Lorenzo Milani (Firenze, 1923 – ivi, 1967).
85 Eppure i rapporti fra loro erano nati in modo assai burrascoso nel novem-
bre del 1900 per un imbarazzante malinteso, fortunatamente subito chiarito. Per lo
scambio di lettere allora intercorso vd. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano
De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 115 nr. 498, doc. 3.
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato al Cipolla nel Fondo De
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf.
M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit.,
p. 53, nr. 160. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisia-
no, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Sil-
vio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 396.
86 Era ben noto, infatti, che il provvedimento di collocamento a riposo del Coen
era ormai alla firma del Sovrano. In effetti Vittorio Emanuele III firmerà il relativo
Decreto il giorno dopo quella riunione: il 23 aprile 1911. Il documento si conserva nel
fascicolo personale del Coen presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma, Fondo:
Ministero della P. I., Direz. Gen. Istruz. Sup., II vers., 1a ser., busta nr. 35.
296 angelo russi
C. Cipolla
XI
De Sanctis a Cipolla*
testato al Cipolla del Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto del-
la Enciclopedia Italiana a Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De
Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 53, nr. 160. Nella raccolta di gran parte delle
lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome
di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio pos-
sesso – il nr. 397. Presenta un’ampia cancellatura nella seconda facciata: in merito
vd. infra.
89 La datazione di questa minuta del De Sanctis si pone chiaramente fra le
date della lettera precedente del Cipolla («23/4/1911») e quella seguente del Villa-
ri («27 Aprile 1911»).
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 297
antica, bandito da quell’Università il 29 marzo 1910, pubblicato nel «Boll. Uff. Mi-
nistero P. I.», 1910, Anno XXXVII – vol. I, num. 15 (Roma, 14 aprile 1910), pp.
1084-1085. Il De Sanctis era stato chiamato a far parte della Commissione giudica-
trice di questo Concorso insieme a Gaetano M. Columba (presidente), Ettore Pais,
Giulio Beloch e Lucio Mariani (relatore).
93 I «due giovani egregi» in questione sono Giuseppe Cardinali e Luigi Pareti.
94 In effetti il verbale della seduta definitiva porta la data del «4 maggio 1911»:
cf. «Boll. Uff. Ministero P. I.», 1911, Anno XXXVIII – vol. II, num. 54-55 (Roma,
21-28 dicembre 1911), pp. 4083-4089.
95 Luigi Cantarelli, storico dell’antichità (Udine, 12 settembre 1858 – Roma, 2
aprile 1931). Insegnante di ruolo di Storia nel Regio Istituto Tecnico di Roma (dal
1883), rinunciò al posto l’anno successivo (1884) per assumere la carica di Revisore
dei resoconti parlamentari della Camera dei deputati, carica che poi mantenne fino
al 1920. Conseguita la libera docenza in «Storia antica (limitata alla Storia roma-
na)» presso l’Università di Roma (D.M. 22 giugno 1886), ottenne in quella stessa
università l’incarico di Storia ed istituzioni politiche del Basso Impero, trasforma-
to poi nel primo dopoguerra in Storia bizantina. Fu accademico lincèo (nazionale
dal 1926, corrispondente dal 1916) e socio effettivo della Pontificia Accademia Ro-
mana di Archeologia (dal 1894). Su di lui: P. Treves, s.v. Cantarelli, Luigi, in «Diz.
Biogr. Ital.», 18, 1975, pp. 240-242 (con bibl.).
96 Si tratta sempre del Ciccotti: vd. pure supra, nota 91.
97 Dichiarazione molto forte del De Sanctis, specialmente nei confronti del
ragione per cui se verrà (di che dubito) la lettera del Preside, risponderò
in forma molto cortese che non era disposto ad accettare l’invito]] 98. La
sola ragione per cui mi dispiace davvero di non accettarlo [sc. l’invito]
è che a Firenze avrei trovato la tua compagnia e mi sarei certo giovato
delle discussioni storiche o filosofiche con te per accrescere la mia col-
tura e correggere i miei giudizî errati. Pazienza !
Ricevi un saluto cordiale
il tuo aff.mo
Gaetano De Sanctis
XII
Villari a De Sanctis*
Illustre Collega,
Il nostro Istituto deve, pel nuovo anno scolastico, provvedere alla
Cattedra di Storia antica, avendo il prof. A. Coen già chiesto il riposo 99.
La Facoltà dopo matura discussione, sentito specialmente il pare-
re di coloro che, per la natura dei loro studi e dell’insegnamento che
professano, hanno maggiore autorità a dare un giudizio sicuro, è venu-
ta nella deliberazione di proporre la S. V. Illu.ma. – Prima però di fare la
proposta, desidera essere certa che la S. V. Illu.ma accetterà. – E mi ha
nota 78) – al 21 gennaio 1911. Il Decreto Regio del suo «collocamento a riposo» risulta
firmato da S. M. il Re Vittorio Emanuele III il 23 aprile 1911: cf. supra, doc. nr. X, nota 86.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 299
Il Presidente
P. Villari 101
Al Ch.mo Prof.
Cav. Gaetano De Sanctis
XIII
De Sanctis a Villari*
Illustre Collega,
La offerta di cotesta Facoltà mi onora sommamente. Peraltro, dopo
matura riflessione, debbo dichiararle che non credo di poterla accet-
tare. Mi sento troppo legato ai colleghi torinesi che mi furono sempre
larghissimi di cortesie e soprattutto non vorrei lasciare i giovani volen-
terosi che si son dati qui allo studio della storia antica sotto la mia dire-
li: cf. supra, docc. nrr. IX (e nota 80), X (e n. 87), XI (e nota 90).
101 Pasquale Villari, storico e uomo politico (Napoli, 3 ottobre 1826 – Firen-
Al Ch.mo Sen.
Prof. Pasquale Villari
XIV
Vitelli a De Sanctis*
102 Fra i suoi allievi all’epoca: Giuseppe Corradi, Luigi Pareti, Bacchisio Rai-
mondo Motzo, Emilio Pozzi, Aldo Ferrabino, Augusto Rostagni, per non parlare
di altri, che in seguito si sarebbero distinti in differenti àmbiti disciplinari oppure
si sarebbero comunque realizzati nella vita, sia pure per altre vie: Giovanni Angelo
Alfero, Luigi Foscolo Benedetto, Adele Rossi, Ferruccio Parri, Mercede Palli, etc.
103 Dopo questo rifiuto, la Facoltà, preoccupata che ad insegnare la Storia an-
gennaio 1955), libero docente di Storia antica nell’Università di Roma (1905), era
stato nominato il 21 maggio 1907, a seguito di regolare concorso, professore stra-
ordinario di quella stessa disciplina nell’Università di Genova. Dopo varie altre vi-
cende concorsuali, passerà ad insegnare come ordinario prima nell’Università di
Bologna (1912-1919) e poi in quella di Roma (dal 1919 fino al ‘collocamento a ri-
poso’ nel 1954), ricoprendovi pure cariche come quella di Preside della Facoltà di
Lettere e Filosofia (nei periodi: 1925-1932, 1939-1944, 1944-1947), di Prorettore
(1934-1943), di Commissario Straordinario (settembre 1943) e infine di Rettore
(dal 1948 al 1953). Sarà anche Presidente dell’Istituto Italiano per la Storia Antica
in Roma (1937-1944 e di nuovo 1952-1955), Pro-Direttore [i.e. Rettore] dell’Istitu-
302 angelo russi
G. Vitelli
to Superiore Pareggiato di Magistero «Maria Ss. Assunta» pure in Roma (dal 1939
al 1954), membro della Giunta Centrale per gli Studi Storici (1937-1955) e senato-
re del Regno (dal 1939 al 1944). Il Cardinali era stato, come il De Sanctis, discepolo
del Beloch (con cui si era laureato il 27 giugno 1901), ma anche allievo dello stesso
De Sanctis, quando questi aveva tenuto corsi liberi di Storia antica nell’Università
di Roma (1896-1899). Su G. Cardinali vd. da ultimo M. Caravale, I Direttori-Ret-
tori del Magistero “Maria Ss. Assunta” poi Lumsa, in In fide et humanitate. 70 anni
della Lumsa, Pref. di S. Em. il Card. A. Nicora, a cura di M. Bartoli, Città del Va-
ticano 2009, pp. 65-68 (con bibliografia).
107 Luigi Pareti era all’epoca un giovane allievo (aveva 26 anni!) dello stesso
De Sanctis, che in poco tempo (dal 1908 in poi) aveva pubblicato numerosi contri-
buti di storia antica di ottimo livello: cf. in merito “Curriculum vitae” e bibliografia
riguardante l’antichità di Luigi Pareti, in Luigi Pareti, Studi minori di storia antica,
I. Preistoria e storia antica, Roma 1958, pp. ix ss. Vd. pure infra.
108 Cf. supra, doc. nr. XIII.
109 Ibid., loc. cit.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 303
XV
Pasquali a De Sanctis*
Mi dispiace che Lei si sia, per ragion mia, rotto con il signore Stam-
pini 111. Ma alla rottura si doveva una volta o l’altra venire: la «Rivista
di Filologia», il suo direttore e i suoi collaboratori sono divenuti trop-
po indecenti. E mi fa piacere che, se una volta ci siamo dovuti staccare
dalla «Riv.», lo abbiamo fatto insieme in tre dei non pessimi, Lei, il si-
gnor Taccone 112 e il sottoscritto. Sarebbe anche bene che Lei, al punto
* Questa lunga lettera (cc. 3, sei facciate), scritta di proprio pugno dal Pasquali
(con la sua grafia di difficile lettura), si conserva nel fascicolo intestato al Pasquali nel
Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a
Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventa-
rio, cit., p. 136, nr. 578, 56. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario
desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispon-
dente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 1652.
110 Così annotazione a lapis del De Sanctis.
111 La pubblicazione nella «Rivista di Filologia e di Istruzione Classica», allo-
ra diretta dallo Stampini, di una nota di Domenico Bassi in difesa di Corrado Bar-
bagallo e Guglielmo Ferrero, con punte polemiche contro il De Sanctis e il Pasqua-
li, che dei due erano i critici più convinti (cf. D. Bassi, Nota bibliografica: Corrado
Barbagallo, L’opera storica di Guglielmo Ferrero e i suoi critici. Milano, Treves,
1911, di pagg. 222, «RFIC», XL (1912), p. 493), aveva suscitato reazioni da parte
del De Sanctis tali da innescare un dissidio con lo Stampini dai toni così accesi da
portare quasi al duello, evitato solo grazie alla mediazione del Preside di Facoltà,
Giovanni Vidari, e del giurista Gaetano Mosca.
112 Angelo Taccone, filologo classico (Bosco Marengo, Alessandria, 1878 – To-
rino, 1952), si era laureato a Torino nell’a.a. 1902-1903. Allievo prediletto di Giusep-
pe Fraccaroli, aveva conseguito nel 1906 la libera docenza in Letteratura greca e poco
dopo aveva partecipato al concorso a professore straordinario per quella stessa disci-
plina, bandito dall’Università di Catania (1909), ottenendo il secondo posto nella ter-
na. Dopo un infruttuoso tentativo di essere chiamato a Roma sulla cattedra di Gram-
matica greca e latina (gli fu allora preferito con varie motivazioni il De Stefani, che nel
concorso catanese aveva conseguito solo il terzo posto), aveva preso infine servizio
nella stessa Torino a seguito della morte prematura dell’allora titolare di Letteratura
304 angelo russi
greca, Giovanni Setti (1910). Più tardi otterrà la promozione ad ordinario sempre a
Torino (1914), rimanendo ad insegnarvi fino al 1949. A lui si deve la fondazione nel
1931 della rivista «Il Mondo Classico», che finanziò e diresse fino alla morte.
113 Sui rapporti del De Sanctis e soprattutto dei suoi allievi con la «Rivista di
nando poi a scrivere per quella rivista un articolo nel 1914: L’etimo di Regio Calci-
dese in Strabone e l’elemento sannitico nel Bruzzio, «RFIC», XLII (1914), pp. 49-92.
115 In proposito vd. specialmente L. Polverini, Programma di una rivista stori-
ca che non fu mai fondata, «ASNP», ser. III, vol. V (1975), pp. 421-447.
116 Cf. E. Gabba, Il secondo cinquantennio della «Rivista di Filologia e di Istru-
zione Classica», cit., p. 446 = Id., Cultura classica e storiografia moderna, cit., p. 241:
«Gli “Studi Italiani di Filologia Classica”, la rivista fondata nel 1893 da G. Vitelli
e rappresentante della scuola filologica fiorentina, erano l’unico periodico italiano
specializzato di livello internazionale accanto alla “Rivista”».
117 Domenico Bassi, letterato e pedagogista (Piancastagnaio, Siena, 1875 – Fi-
renze, 1942), barnabita; dal 1898 professore di latino e greco nel collegio alle Quer-
cie di Firenze, di cui fu pure Rettore (1919-1928). Nella «Rivista di Filologia e di
Istruzione Classica», prima della direzione del De Sanctis affiancato dal Rostagni
(1923), erano affidate a lui le rassegne bibliografiche, in particolar modo delle pub-
blicazioni periodiche: E. Gabba, art. cit., p. 451 = op. cit., p. 247.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 305
zionale privato e del diritto comparato (Vienna, 28 gennaio 1874 – Zurigo, 7 settem-
bre 1955), già professore nelle Università di Lipsia (1904-1906), Basilea (1906-1910)
e Kiel (1910-1911), insegnava all’epoca a Göttingen (1911-1916). Passerà poi a Mo-
naco (1916-1926) e infine a Berlino (1926-1937). Costretto ad emigrare dalla Germa-
nia nazista, si recherà prima in Belgio e poi negli USA, soggiornandovi fino al 1950.
306 angelo russi
gen, Assia, 18 giugno 1929), insegnò nelle Università di Könisberg (dal 1876) e di
Göttingen (dal 1880 al 1920). Fu pure socio straniero dei Lincei (24 agosto 1911).
123 Si tratta dello storico Paul Darmstädter (Charlottenburg, 17 ottobre 1873 –
Montreaux, Svizzera, 16 maggio 1934), che insegnò a Göttingen prima come profes-
sore straordinario (dal 1907) e poi come ordinario (dal 1928). Perseguitato dai nazisti
in quanto ebreo, venne esonerato dal servizio nel 1933 e costretto a rifugiarsi in Sviz-
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 307
zera, dove morì poco dopo. Cf. J. Walk, Kurzbiographien zur Geschichte der Juden:
1918-1945, herausgegeben vom Leo Baeck Institute – Jerusalem, München 1988, s.v.
124 Edmund G.H. Landau, uno dei più insigni cultori di teoria dei numeri
nia], 14 marzo 1854 – Bad Homburg vor der Höhe, 20 agosto 1915), Premio Nobel
per la Medicina nel 1908 (cf. nota precedente). Diresse dal 1896 al 1899 l’Institut für
Serumforschung und Serumprüfung di Berlino, trasferito poi a Frankfurt am Main e
ridenominato Institut für experimentelle Therapie, sempre sotto la sua direzione. È
considerato il fondatore della chemioterapia e uno dei maggiori artefici della moder-
na tecnica istologica, ai cui metodi dette una base scientifica. A lui, in particolare, va
attribuita la scoperta del composto 606 o Salvarsan (un arsenobenzolo), realizzata nel
1910 in collaborazione con lo scienziato giapponese Sahachiro Hata. Su Ehrlich vd.
da ultimo «Enciclopedia Biografica Universale», 6, Roma 2007, pp. 395 s.
126 Nella lettera precedente, del 23 ottobre 1912, il De Sanctis aveva chiesto
al Pasquali: «Ha visto la iscrizione locrese commentata dal Wilhelm? Che erudi-
zione miracolosa! Ma, storicamente, rimane, forse, qualche cosa da dire». Da ciò
si ricava che entrambi i corrispondenti fanno riferimento in questo caso all’articolo
dell’illustre epigrafista Adolf Wilhelm (Decín, Boemia, 1864 – Vienna, 1950), pro-
fessore nell’Università di Vienna (1905-1933): Die Lokrische Mädcheninschrift, ap-
parso l’anno prima in «Jahreshefte des österreichischen archäologischen Institutes
in Wien», Bd. 14 (1911), pp. 163-256.
127 Cf. G. Pasquali, Per la storia del culto di Andania, «Atti della R. Accade-
cia. Contributo alla storia della civiltà ellenica in Occidente, Stab. tip. Succ. FF. Ni-
308 angelo russi
dev.mo e gratissimo
G P 130
XVI
Fraccaroli a De Sanctis*
stri (= estr. da «Annali della R. Scuola Normale Superiore di Pisa», vol. 24), Pisa
1912, pp. 333 (rist. anast.: Avezzano, Studio bibliografico A. Polla, 1983).
129 Umberto Mancuso, filologo classico (Palermo, 1888 – Roma, 1971), fu li-
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf.
M. R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit.,
p. 79, nr. 307, doc. 22. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario de-
sanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrisponden-
te da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 891. Alcuni
suoi brani appaiono già riportati in M. Guglielmo, Il Carteggio Gaetano De Sanctis
– Giuseppe Fraccaroli, cit., pp. 97 s. note 296, 298, 301, a commento di due lettere
del De Sanctis ivi pubblicate (nrr. LII-LIII).
131 Lettera di G. De Sanctis a G. Fraccaroli (Torino 7 X 13), pubblicata ora
tradotti da G. Fraccaroli [Il pensiero greco, vol. 7], Fratelli Bocca, Torino 1913, pp.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 309
518-526, apparsa in «La Nuova Cultura», anno 1, fasc. 7 (luglio 1913), pp. 518-526,
ripubblicata ora in M. Guglielmo, op. cit., pp. 138-145.
133 Ne avrebbe preso atto lo stesso De Sanctis in una lettera successiva (Tori-
no 2 XI 13): «Hai pienamente ragione anche per ajrghstav". Io avevo letto nella edi-
zione che consultai ajrgestav"». Cf. M. Guglielmo, op. cit., p. 99.
134 Sull’«incresciosa faccenda del Munno» vd. ora M. Guglielmo, op. cit., pp.
nell’«ultimo concorso di greco per Catania» (del 1909), su cui vd. supra, doc. nr.
VIII, nota 74.
138 Su Luigi Alessandro Michelangeli, vd. supra, doc. nr. XV, nota 118.
139 Luigi Cerrato (1854-1935) tenne nell’Università di Genova «per quasi
Festa 141?
Hai veduto Olivieri 142? È un povero diavolo che ha assai meno in-
gegno di Cerrato.
Comparetti 143? Ci avevo pensato, ma ha passati gli ottanta ed è più
pericoloso.
Non resta che Vitelli, che moralmente credo inferiore a Festa. Se in-
fatti costui è a Roma, è tutta opera del Vitelli. Il quale V. hai visto invece
come ha trattato Taccone, come ha trattato Ubaldi 144.
Perciò ti prego solo, quando voterai o suggerirai agli altri i nomi da
votare, di pensare prima alle conseguenze del tuo voto per Taccone, per
Ubaldi e per Bignone 145: pensa che solo il lasciare un posto libero e vuo-
to approfitterà all’intrusione di un altro che ragionerà con quell’onestà
che hai veduto.
Tanti ossequi alla signora Emilia e a te un abbraccio
dal tuo
G. Fraccaroli
141 Su Nicola Festa vd. supra, doc. nr. IV, nota 43.
142 Alessandro Olivieri, filologo classico (Senigallia, Ancona, 1872 – Napo-
li, 1950), fu professore di Letteratura greca prima a Catania (1899-1904) e poi a
Napoli (1905-1936), dove successe a Ferdinando Flores. Cf. E. Degani, Italia.
La filologia greca nel secolo XX, in La filologia greca e latina nel secolo XX. Atti
del Congr. Internaz. (Roma, CNR, 17-21 settembre 1984), Pisa [1984], pp. 1065-
1140: 1091-1093.
143 Domenico Comparetti (Roma, 7 luglio 1835 – Firenze, 20 gennaio 1927),
professore di Letteratura greca nelle Università di Pisa (dal 1859), di Firenze (dal
1872) e, per breve tempo, di Roma (a.a. 1887-1888), socio nazionale dei Lincei (9
maggio 1875), senatore del Regno (dal 1891), fu – com’è noto – uno dei massimi
filologi del suo tempo. Cf. ultimamatum Domenico Comparetti 1835-1927. Atti del
Convegno Internazionale di Studi (Napoli – S. Maria Capua Vetere, 6-8 giugno
2002), a cura di S. Cerasuolo, M.L. Chirico, T. Cirillo, Napoli 2006, pp. xx-290.
144 Sul trattamento usato dal Vitelli nel concorso di Catania del 1909 nei
confronti del Taccone (anche in vista di una sua eventuale chiamata a Roma) e
dell’Ubaldi vd. pure supra, docc. nrr. VIII (nota 74) e XVI (nota 137).
145 Tutt’e tre allievi di Fraccaroli molto legati nel contempo al De Sanctis,
XVII
Cipolla a De Sanctis*
14 / XII / 1913
Caro De Sanctis,
Seguii il tuo consiglio, che desiderai davvero, poiché io non capisco
nulla 146. Anche il Pareti 147 era entusiasta del Pasquali; ma io ignoro che
cosa egli abbia scritto.
Votai dunque:
* Questa lettera (cc. 2) si conserva nel fascicolo intestato al Cipolla nel Fon-
do De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a
Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inven-
tario, cit., p. 53, nr. 160. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario
desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispon-
dente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 436.
146 Si riferisce alle manovre elettorali in atto per la formazione delle commis-
come incaricato (D.M. 19 agosto 1911) e subito dopo, avendo vinto il relativo con-
corso, come prof. straordinario (D.M. 16 novembre 1912): cf. il suo Stato Matricola-
re presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, Fondo: M.P.I., Direz. Gen. Istruz.
Univ., Fasc. pers. dei Proff. Ordinarî 1940-1970, Busta nr. 357. Su di lui vd. pure infra.
148 Sul Cerrato vd. supra, doc. nr. XVI, nota 139.
149 Carlo Oreste Zuretti, filologo classico (Sanfré, Cuneo, 24 agosto 1865 – Mi-
lano, 16 ottobre 1931), formatosi all’Università di Torino (dove si laureò con Giusep-
pe Müller, ma si legò molto anche al Fraccaroli), conseguì nel 1891 la libera docenza
in Letteratura greca. Vincitore di concorso, passò come professore ordinario di Let-
teratura greca all’Università di Palermo (1899-1914), dove insegnò pure per incarico
Grammatica greca e latina (1903-1913). Nel 1914 si trasferì all’Accademica scienti-
fico-letteraria (poi Università degli Studi) di Milano, dove insegnò fino al 1931. Fu
socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino (cf. supra, doc. nr. VIII,
nota 71) e ordinario dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Su di lui vd. ora E.
Degani, Italia. La filologia greca nel secolo XX, cit., pp. 1065-1140: 1108-1109.
150 Su di lui vd. supra, docc. nrr. VIII (nota 72) e XV (nota 111).
151 Queste conclusioni del Cipolla, che conosceva peraltro molto bene sia il
De Sanctis che il Fraccaroli, essendo stato loro collega a Torino per parecchi anni,
312 angelo russi
erano esatte, come appare tra l’altro chiaramente dalle lettere che i due si sono
scambiate in quell’occasione: cf., ad esempio, supra, doc. nr. XVI e nota 145; e in-
fra, docc. nrr. XIX-XXIII. Vd. pure in merito M. Guglielmo, op. cit., pp. 96 ss.
152 Ettore Romagnoli, grecista (Roma, 11 giugno 1871 – ivi, 10 maggio 1938),
studiò alla «Sapienza» negli stessi anni del De Sanctis (cf., infatti, E. Romagnoli, Ri-
cordi romani, 2. ed. accresciuta di cinque nuovi capitoli, Milano 1936, p. 173; G. De
Sanctis, Ricordi della mia vita, cit., p. 63; vd. pure G. Monsagrati, Verso la ripresa:
1870-1900, in Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia de «La Sapienza», a cura di Li-
dia Capo e Maria Rosa Di Simone, prefazione di Emanuele Paratore, Roma 2000,
pp. 436, 439). Diventò in seguito professore di Lingua e letteratura greca nelle Uni-
versità di Catania, Padova, Pavia, Milano e Roma, e dal 1929 fu pure accademico
d’Italia. Il De Sanctis non condivise mai i suoi attacchi contro la filologia tedesca (e
i suoi seguaci in Italia: in primis, il Vitelli) e più tardi «la violentissima campagna an-
titedesca che Ettore Romagnoli ed altri» fecero, alla vigilia e durante la prima guerra
mondiale, «nel campo della cultura, accompagnandola con attacchi non equi contro
il maestro insigne e ligio come pochi al dovere» e, cioè, il Beloch: cf. G. De Sanctis,
Ricordi della mia vita, cit., p. 141. In proposito vd. ultimamente G.D. Baldi - A. Mo-
scadi, Filologi e antifilologi. Le polemiche negli studi classici in Italia tra Ottocento e
Novecento, Firenze, 2007, pp. xxviii-208 passim. Cf. anche infra.
153 Allude a «Le Cronache letterarie», rivista mensile di cultura, diretta dal
Romagnoli, ch’ebbe però vita breve: dal 1910 al 1912 (cf. infra, doc. nr. XXII e
nota 184). Il Fraccaroli vi pubblicò saggi di grande interesse: Critica filologica e cri-
tica filosofica a proposito di Pindaro (18 settembre 1910), Arte e filologia (21 maggio
1911) e Umanesimo e filologia (30 luglio 1911).
154 Su Ermenegildo Pistelli vd. supra, doc. nr. IX, nota 79.
155 Giovanni A. Oberziner, storico dell’antichità (Trento, 24 novembre 1857
– ivi, 4 novembre 1930), dopo aver insegnato a lungo in istituti medi, fu nominato
nel 1902 professore straordinario di Storia antica nell’Accademia scientifico-lette-
raria di Milano, ordinario nel 1907. Su di lui vd. G. Sebesta, s.v. Oberziner, Gio-
vanni Amennone, in «Österreichisches Biographisches Lexikon 1815-1950», Bd. 7
(Lfg. 33, 1977), p. 198.
156 Ignazio Guidi, orientalista (Roma, 31 luglio 1844 – ivi, 18 aprile 1935), fu pro-
no 157 nominò a voce alta. Spero di non riuscire; se sarò eletto, posso ac-
cettare? Sarebbe un lavoro enorme (specie trattandosi di materia non
mia), accasciante, ed io temerei di andarmene all’altro mondo. La mia
paralisi del 1909 mi assalì in seguito alla commissione di quell’anno 158.
Al miglior partito, dovrei chiedere il giudizio del medico. In tali circo-
stanze, con tali apprensioni che cosa dovrei fare? Devo mettere in peri-
colo la mia vita per la successione del Labanca 159?
Mille ossequi alla poetessa di Frate Nilo 160 e mille saluti
voluto informare lo storico dell’antichità su quanto gli era successo un mese prima,
mentr’era di commissione in un difficile concorso di Geografia: «Carissimo, / Non
c’è che da rallegrarsi, considerando la gravità del male. Proprio oggi un mese – 21
dicembre – pareva quasi perduta la speranza, ricevendo il Viatico, il quale da una
parte non porta mica il male o la morte. Tutt’altro! Sono debole. A poco a poco le
forze torneranno. Il medico segna l’inizio delle lezioni al 27 o al 30 marzo. Fino-
ra non potrei qualsiasi lettura, al più piccolo ridotta, tollerarla. Nulla in tal fatto!!
Spero tuttavia fra qualche settimana di corregger le bozze. Allo studio tornerò, leg-
germente, dopo la metà di marzo. Per ora, non affatto. [---] Faccio pochi passi ap-
poggiato a mia moglie. È già molto! Con tanta debolezza è già molto!».
159 Baldassarre Labanca, studioso di storia della filosofia e delle religioni
(Agnone, Molise, 17 agosto 1829 – Roma, 22 gennaio 1913), insegnò Filosofia mora-
le a Padova (1879-1882) e a Pisa (1882-1886). Trasferito alla «Sapienza», vi insegnò
prima Storia delle religioni e poi (dal 1887) Storia del cristianesimo. Sulla sua suc-
cessione a Roma il Cipolla così aveva scritto al De Sanctis in una sua precedente let-
tera (non datata): «Giorni fa vidi Ignazio Guidi che mi parlò della cattedra di Storia
della Chiesa, per l’Università di Roma, alla quale concorrono, pare, Buonaiuti, Sal-
vatorelli, ecc. Mi raccomandò di sfuggire i filosofi. Mi parve di capire che egli non
rifiuterebbe di accettare. Ora al Guidi il mio voto lo darò volentieri. Ma quanto agli
altri? Al Guidi accennai il tuo nome. Egli aderì. Mancano ancora tre, e chi potreb-
be essere? Per quanto ci pensi non ci trovo alcuno. E tu che consigli mi daresti?».
160 Allude alla moglie del De Sanctis, fine scrittrice e studiosa di agiografia, su
XVIII
Pasquali a De Sanctis*
Pasquali
Göttingen
Wilhelm-Weberstr. 9.
31 / 12 / 13
Caro Signor Professore De Sanctis,
Che la nomina della commissione è andata male (Fraccaroli, Roma-
gnoli, Vitelli, Zuretti, Stampini), Lei saprà a quest’ora meglio di me. Da
una tale commissione io non [ho] nulla da sperare, pure non mi ritiro.
Se avranno il coraggio di dire che i miei lavori su Nicandro, Pausania,
Callimaco sono porcherie, lo abbiano. Io non do indietro. Se Ella potrà
in colloqui con il Fraccaroli o con lo Stampini in qualche modo aiutar-
mi, sono sicuro che lo farà, ma che lo possa, mi è assai, assai dubbio. Io
credo oramai che io finirò la mia vita privato docente a Göttingen!
Il suo
Giorgio Pasquali
XIX
Pasquali a De Sanctis**
Pasquali
Göttingen
Wilhelm-Weberstr. 9
[«circa 2 Marzo ’14»] 161
Caro Prof. De Sanctis,
Sarà bene che Lei sappia, ma anche bene ch’Ella tenga per sé e in
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf.
M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit.,
p. 135 nr. 578, doc. 17. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario de-
sanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrisponden-
te da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 1657.
** Questa lettera, scritta di proprio pugno a penna dal Pasquali, presenta varie
cancellature non segnalate puntualmente sopra nella trascrizione del testo. Essa si
conserva nel fascicolo a lui intestato nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico
dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fon-
do Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 135 nr. 578, doc. 19. Nella
raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeti-
camente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa oc-
cupa – nella copia in mio possesso – il nr. 1658.
161 Data aggiunta a lapis dal De Sanctis.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 315
ispecie che non ne faccia trapelar nulla al signor Taccone 162, che Zuretti
ha scritto giorni sono al suo vecchio amico Wendland 163, dichiarandogli
ch’egli appoggerà in commissione me con quanta forza potrà. Poiché da
Fraccaroli e da Romagnoli io non mi aspetto nulla di buono, così sareb-
be bene ch’Ella tastasse terreno presso Stampini e caso mai gli accen-
nasse che, se egli volesse appoggiarmi in commissione, non si trovereb-
be né solo né in compagnia del solo Vitelli, ma potrebbe contare anche
sullo Zuretti. La missione che io Le affiderei è, come Lei vede, molto
delicata; se non crede di poterla assumere, ne faccia a meno; ma mi scri-
va chiaramente che non vuole o non può farlo.
Qui come successori del Leo 164 sono proposti Heinze 165 – Reitzen-
stein 166 – Wissowa 167, in quest’ordine; Heinze più che altro honoris cau-
162 Su cui vd. supra, doc. nr. XV, nota 112. Concorreva anche lui per la catte-
dra messa a concorso e, notoriamente, era un assiduo frequentatore della casa del
De Sanctis, del quale era stato peraltro uno dei primi allievi a Torino.
163 Su cui vd. supra, doc. nr. XV, nota 120.
164 L’insigne filologo classico, Friedrich Leo, che a Göttingen insegnava Let-
teratura latina (dal 1889), vi era morto meno di due mesi prima, il 15 gennaio 1914.
Nato a Regenwalde, in Pomerania (oggi Resko, in Polonia), il 10 luglio 1851, era
stato a Bonn allievo di Franz Bücheler e Hermann Usener e compagno di studi di
Georg Kaibel. Libero docente nell’Università di Bonn dal 1877, era diventato nel
1881 professore straordinario a Kiel e nel 1883 ordinario a Rostock. Aveva insegna-
to pure a Strasburgo (1888), prima di essere chiamato a Göttingen. Della Georg-
August-Universität era stato pure il Rettore nell’a.a. 1903-1904. Dal 1910 era socio
straniero dell’Accademia dei Lincei. Cf. G. Pasquali, Federico Leo (1851-1914),
«RFIC», 42 (1914), pp. 334-338.
165 Richard Heinze, filologo classico (Naumburg, Saale, 11 agosto 1867 – Bad
1861 – Göttingen, 23 marzo 1931). Con Wilhelm Bousset era considerato la figu-
ra più rappresentativa della Religionsgeschichtliche Schule. Fino a quel momento
era stato professore nelle Università di Rostock (1889-1892), Giessen (1892-1893),
Strasburgo (1893-1911) e Friburgo in Brisgovia, dove tuttora insegnava (dal 1911).
Sarà lui il successore di Leo a Göttingen.
167 Georg Wissowa, insigne filologo e studioso della religione romana (Neudorf,
Breslavia, 17 giugno 1859 – Halle an der Saale, 11 maggio 1931), fu professore nelle
Università di Marburgo (dal 1886) e di Halle (dal 1895). A lui si devono, in particolare,
316 angelo russi
sa, perché non si crede che si muoverà da Lipsia per venir qui. Reitzen-
stein è probabile che venga, ed è certo uomo d’ingegno. Wissowa mi par
troppo vecchio e troppo specialista. A ogni modo poiché gli stati della
Germania del sud non lasciano liberi i loro professori, se non dopo tre
mesi dalla disdetta, è certo che nel prossimo semestre continuerò io ad
avere la supplenza in una sezione del seminario.
Sa Lei quando la commissione si raduni ?
Il Suo
G P.
XX
De Sanctis a Pareti*
«(Non spedita)» 168�
Torino 5 III 14
Caro Pareti 169,
stione è stata, comunque, conservata con cura dallo storico ed è giunta fino a noi
(vd. nota precedente).
169 Luigi Pareti (Torino, 30 maggio 1885 – Roma, 8 gennaio 1962), brillante allie-
vo del De Sanctis a Torino e poi del Beloch a Roma, aveva ottenuto con D. M. 25 luglio
1911 la Libera docenza in Storia antica presso l’Università di Torino e subito dopo l’inca-
rico dell’insegnamento di quella disciplina a Firenze (cf. supra, docc. nrr. XIII, note 102-
103; XIV, nota 107; XVII, nota 147). Risultato vincitore del concorso a cattedra di Sto-
ria antica nell’Università di Padova (4 maggio 1911), si era visto annullare gli atti di quel
concorso dal Consiglio Superiore della P. I. il 15 settembre 1911. Poco dopo, però, il 12
giugno 1912, era entrato nella terna dei vincitori del concorso a cattedra di Storia antica
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 317
bandito dall’Università di Bologna, per cui era stato nominato il 16 novembre di quello
stesso anno professore straordinario nell’Istituto di Studi Superiori di Firenze, dove già
insegnava come incaricato. Vi otterrà la promozione ad ordinario il 19 luglio 1916. Inse-
gnerà poi nelle Università di Catania (1933-1941) e di Napoli (1941-1943 e poi di nuovo
1950-1955), con un breve passaggio nell’Università di Padova come professore ordina-
rio “in soprannumero” di Etruscologia negli anni 1944-1945. Sulle sue vicende accade-
miche vd. ora A. Russi, Silvio Accame, Introduzione di Claudio Ferone, cit., passim, spec.
pp. 169 ss., 180 ss., 198-200. È stato pure direttore di «Atene e Roma» dal 1920 al 1933.
170 Cf. L. Pareti, I papiri della Società italiana, «Il Marzocco», XIX, 9 (1° mar-
pp. 934-941.
173 In proposito vd. ora M. Guglielmo (a cura di), Il Carteggio Gaetano De
Sanctis – Giuseppe Fraccaroli, cit., pp. 95 ss. nrr. XLIX [47]-L [48]. Sul Bignone vd.
supra, doc. nr. VIII, nota 67.
174 In proposito vd. M. Guglielmo (a cura di), Il Carteggio Gaetano De San-
io 1939), insegnò a Catania (dal 1909 al 1918, con interruzioni dovute alla guerra),
a Padova (dal 1918 al 1924) e poi a Milano nell’Università Cattolica del Sacro Cuo-
re (dal 1924 alla morte).
176 Su di lui vd. supra, doc. nr. VIII, nota 66. Risulterà secondo nella terna del
vedi anche qui, per parte nostra, ci son tutte le disposizioni migliori:
purché l’intransigenza fiorentina non guasti ogni cosa. Io ho voluto met-
terti sull’avviso, pure raccomandandoti la maggiore prudenza e discre-
zione, perché presentandosi l’opportunità, tu possa avvertire il Vitelli
che con un po’ di tatto e di spirito conciliativo le cose pel Pasquali pos-
sono mettersi bene (saprai, credo, che anche lo Zuretti è per lui) 177.
Sento che la circolare dei nostri Studî 178 è stata già distribuita. Man-
damene una copia, perché non mi ricordo neppure più quello che ho
scritto. – La mia Storia dei Romani va avanti con lentezza: ma a giugno
a ogni modo comincerà la stampa del vol. III 179. – Tu sta sano e dammi
notizie di te e dei tuoi studi.
Il tuo
G. De Sanctis
XXI
Fraccaroli a De Sanctis*
Albergo S. Chiara
Via S. Chiara 21 – Roma – 21 Via S. Chiara
Giulio Corteggiani proprietario
Tel. 20-19
Roma 23 marzo 1914
Carissimo,
Domani firmiamo la relazione ed entro la settimana sarò a Mila-
177 Cf. supra, doc. nr. XX. Ma la disponibilità data allora dallo Zuretti non ri-
L’età delle guerre puniche, Parte I e Parte II, Fratelli Bocca Torino-Milano-Roma
(= «Biblioteca di scienze moderne», 71-72), 1916: pp. xii-432 e pp. viii-727.
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato al Fraccaroli nel Fondo De
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf.
M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit.,
p. 79, nr. 307, doc. 42. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario de-
sanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrisponden-
te da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 913.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 319
cone con introduzione e note, Fratelli Bocca (= «Il pensiero greco», 9), Torino
1914, pp. xx-298, su cui c’era stata in precedenza una vivace discussione anche tra
il De Sanctis e il Fraccaroli, come testimoniano varie lettere del loro carteggio: cf.
specialmente M. Guglielmo, op. cit., pp. 112-118.
182 Il De Stefani, infatti, si era giovato «dell’alto magistero di Girolamo Vi-
le». Poi, si intende, votò a modo suo. – E non ci siamo mangiati; anzi,
pure restando avversari, ci siamo parlati, e perfino abbiamo mangiato
alla stessa tavola.
Tanti auguri alla signora Emilia e ti abbraccio
il tuo
G. Fraccaroli
XXII
De Sanctis a Cipolla*
Roma 12 IV 14
Caro Cipolla,
Rispondo partitamente alla tua lettera. L’esito del concorso di greco è
stato veramente strabiliante 183. Il Pasquali è un giovane dottissimo ed un
* Questa brutta copia di pugno del De Sanctis è limpida, senza alcuna can-
cellatura. Si conserva nel fascicolo intestato al Cipolla nel Fondo De Sanctis presso
l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf. M.R. Preco-
ne (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 54, nr. 160.
Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate al-
fabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame,
essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 441.
183 L’irritazione del De Sanctis per l’esito del concorso in questione è tale da
fargli scrivere nella lettera, che ora si presenta, giudizi assai duri su personaggi con
i quali egli ha avuto in altri momenti rapporti molto più sereni ed equilibrati: è il
caso del Fraccaroli (suo grande amico negli anni del loro insegnamento comune a
Torino), del Vitelli (per il quale lo storico dell’antichità ha manifestato in numero-
se altre occasioni stima e considerazione: cf. infra) e soprattutto di Ettore Bigno-
ne (con il quale egli ha condiviso pure, negli anni ‘torinesi’, una buona familiarità).
Quest’ultimo, infatti, non dimentico della profondità dei loro rapporti, gli scriverà
più tardi, quand’era ormai «Accademico d’Italia», la seguente lettera (non datata,
ma posteriore al 1939, tuttora inedita, per la quale vd. M.R. Precone, op. cit., p. 39
nr. 90, doc. 6 e nota 15): «Caro Maestro, / Mi fu caro che il mio libro [sc. Studi sul
pensiero antico, Napoli 1938, pp. 358] Le sia giunto gradito. Io penso sempre alla
Sua eroica e santa forza di lavoro, così meravigliosa e me la propongo per esem-
pio. Ma pure penso alla Sua grande e alta fede religiosa; a questa fede a cui vado
avvinghiandomi per surmontare sui flutti di queste tempeste cosmiche. Veda, caro
Maestro, se Le è possibile di ricordarmi qualche volta nelle sue preghiere, perché
questa fede in me si rafforzi e mi aiuti. Comprenda la mia effusione e mi sappia a
Lei devoto / suo / Ettore Bignone». All’epoca il De Sanctis, allontanato dall’inse-
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 321
eccellente conoscitore del greco. Si può capire che per titoli didattici o per
ragione d’anzianità gli sia stato messo innanzi qualche altro, per quanto
scientificamente parlando egli sia a mio avviso di gran lunga superiore a
tutti i concorrenti; ma che lo abbiano escluso dalla terna e che abbiano cer-
cato di demolirlo nella relazione è una vera iniquità, e si spiega solo con lo
spirito di scuola che fa velo agli occhi del Fraccaroli e con la incompetenza
di due almeno dei giudici (Stampini e Zuretti). Il Fraccaroli, se poco senti-
va ragione un tempo, ora, incensato e montato da Romagnoli e da Bigno-
ne, i suoi collaboratori delle «Cronache letterarie» 184, non vede più altro
che il suo indirizzo personale e fuori di quello non crede che ci sia salute.
Io non condivido l’ammirazione del Pareti pel Vitelli 185. Il Vitel-
li è uomo molto colto; ma la sua vita scientifica si è ridotta a racco-
gliere varianti, spesso inutili, e a tentare supplementi, spesso infeli-
ci, di testi lacunosi. Il che secondo me può dirsi appena propedeu-
tico alla storia della letteratura greca 186. Ai metodi del Vitelli e della
sua scuola si è contrapposto il Fraccaroli. Con ragione, ma fino a un
certo punto 187. Perché, infine, la critica del Fraccaroli, che consiste
suppergiù nel dire: «Questa notizia non mi par verisimile, e quindi
la respingo; questo verso è brutto, e quindi è interpolato», ha parec-
chi punti deboli. Ma se in lui la genialità compensa le debolezze, non
così è del Bignone 188. La prefazione che il Bignone ha scritto al suo
Empedocle 189 è bene scritta e, come tentativo, può dirsi lodevole 190.
gnamento (dal 1° gennaio 1932), viveva stentatamente, sotto stretto controllo poli-
ziesco, «esule in patria».
184 Cf. supra, doc. nr. XVII e nota 153.
185 Cf., ad esempio, supra, doc. nr. XX e nota 170.
186 Sul Vitelli, però, vd. pure infra, spec. docc. nrr. XXVI, XXVIII, XXXIV.
187 Vd. pure supra, doc. nr. XI e nota 97.
188 Su cui vd. supra, doc. nr. VIII, nota 67.
189 Cf. E. Bignone, I poeti filosofi della Grecia: Empedocle. Studio critico, tra-
duzione e commento delle testimonianze e dei frammenti, F.lli Bocca (= «Il pensiero
greco», 11), Torino 1916, pp. xi-688: v-xi.
190 Lo stesso De Sanctis, del resto, non aveva mancato di esercitare un certo
con lui, e possiamo poi riguardarlo tranquillamente come una tappa della nostra vita
spirituale. Questo volume mi ha dato l’occasione di fermare il mio occhio su di un
problema storico, parte questa che era uscita fin ora, fuor che per i demi, per cui ave-
vo avuto la sua guida, dalla mia ricerca intellettiva, e mi ha insegnato a farne, almeno
per l’avvenire, il dovuto conto. Qualche periodo o qualche pagina l’avrei riscritta al-
trimenti, se quest’estate non mi fossi trovato in una condizione di sfinimento assolu-
to, ora vedo facilissimamente come avrei dovuto mutare qualche tono particolare, e
qualche mezzo tono potrò nel resto del volume. Ma non sempre possiamo foggiare
noi le circostanze della nostra vita. Ad ogni modo mi offre ora una via di lavoro che
mi è più conforme, cercare di rivivere un’età passata nella sua cultura, nell’arte e nel
pensiero, e per quanto potrò negli sfondi più chiaramente storici. Sono parecchie vie
da battere unitamente, ciò che non è agevole, perché l’ingegno tende istintivamente
a portarsi su qualche direzione sola. Ma vedrò di trarre il meglio dal mio. / Mi augu-
ro di imparare ancora molto da Lei, e la ringrazio sin d’ora […]».
191 La durezza di questo giudizio si coglie ancor meglio tenendo presente
l’asprezza dei toni usata dal De Sanctis nella critica al I volume dell’opera del Fer-
rero: Grandezza e decadenza di Roma (F.lli Treves, Milano 1902): cf. G. De Sanctis,
«Bollettino di Filologia Classica», 8 (1901-1902), pp. 274-279 (= Scritti minori, VI,
1, Roma 1972, pp. 37-42): «Lo scienziato […] dal libro del Ferrero non impara
nulla, o per dir meglio v’impara una cosa: che è vano sperare che il campo dell’an-
tichità classica resti immune dalla piaga del dilettantismo» (ibid., p. 279 = p. 42).
Su tutta questa vicenda vd., in particolare, L. Polverini, Cesare e Augusto nell’ope-
ra storica di Guglielmo Ferrero, in Römische Geschichte und Zeitgeschichte in der
deutschen und italienischen Altertumswissenschaft während des 19. und 20. Jahr-
hunderts, I. Caesar und Augustus, Como 1989, pp. 277-298, spec. 281 e note 16-17.
192 In proposito vd. ora Luigi F. Pizzolato, Paolo Ubaldi alla scuola di Giusep-
la sua collaborazione: cf. P. Treves, s.v. Ferrero, Guglielmo, in «Diz. Biogr. Ital.»,
47 (1997), p. 22.
194 Considerata più tardi da don Giuseppe De Luca di «marca socialistico-
ben lontani dal raccomandarlo alle persone serie. – Uscendo dal cam-
po degli scolari del Fraccaroli, non c’è per l’appunto da prendere in
considerazione che il Pasquali. Della stima che faccio di lui come elle-
nista t’ho detto. Tu stesso leggi, ti prego, o scorri almeno il suo articolo
sui Periegeti nel «Hermes» (credo) del 1911 195 e quello sui due Nican-
dri negli «Studi» del Vitelli 196; vedrai che c’è stoffa e serietà. Aggiun-
go che conosco il Pasquali personalmente. È un giovane bravo e serio,
d’una buona famiglia romana. Lo dicono matto; e se per matto s’inten-
de uomo distrattissimo, che perde di vista ogni cosa pe’ suoi studî, che
qualche volta, ingolfato ne’ suoi pensieri, non pensa né con chi parla né
dove sta, merita il titolo; se s’intende altro: cattiveria, irragionevolezza,
violenza, allora è uno degli uomini più ragionevoli che io conosca.
Io t’ho aperto interamente l’animo mio; e ora prudenza vuole che ti
preghi di tenere questa mia lettera riservatissima.
Ricevi i miei auguri migliori per la Pasqua e presenta i miei ossequi
alla Signora
tuo aff.mo
G. De Sanctis
XXIII
Pasquali a De Sanctis*
Pasquali
CORSO V. E. 305 – ROMA,
1 marzo 1915
tradotto sul testo francese da A. Garnieri, con prefazione e note di Guido Podrec-
ca, 2 voll., ibid., s.d.; D.F. Strauss, L’antica e nuova fede, con prefazione di E. Lit-
tré ed un cenno sulla vita e le opere dell’autore; traduzione di P. Picca, ibid. [1914].
195 Cf. G. Pasquali, Die Schriftstellerische Form des Pausanias, «Hermes» XL-
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf.
M. R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit.,
p. 135 nr. 578, doc. 31. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario de-
sanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrisponden-
te da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 1674.
324 angelo russi
na del semestre 197, leggo nei giornali la notizia della morte del Canna 198.
Sa Lei che vogliono fare a Pavia ? E si può, in caso, informare per mez-
zo del fido Beppo 199?
Di Firenze ho notizie molto incerte. Ormai par certo che il Vitelli si
ritiri dentro l’anno 200. C’è chi vorrebbe dare l’incarico al De Stefani 201 e
c’è chi penserebbe piuttosto a me. Per me sarebbe questione di vita e di
morte. Quindi oserei pregarla di volere ancora una volta scrivere al Ci-
polla 202 e magari al Toesca 203; con il Pareti sono in relazione diretta io.
E mi tenga informato delle risposte
Il Suo
G P.
che supra.
198 Su Giovanni Canna vd. supra, doc. nr. XVI, nota 140.
199 Se il riferimento è al Fraccaroli, toccherà proprio a lui ricoprire la cattedra
di Letteratura greca lasciata libera dal Canna: cf. in merito, in particolare, M. Gu-
glielmo, op. cit., p. 121, nota 400.
200 In proposito, però, vd. infra, doc. nr. XXV.
201 Il De Stefani era stato allievo di Vitelli a Firenze. Su di lui vd. supra, doc.
dal Cipolla la seguente risposta: «Qui della successione al Vit(elli) io ti parlai, chi
sta per Pasquali e chi per De Stefani. Che cosa ne penseresti tu?»: cartolina postale,
s. d., inedita, registrata da M.R. Precone, op. cit., p. 54 nr. 160.
203 La risposta del Toesca al De Sanctis si legge infra, doc. nr. XXIV.
204 Aeschyli tragoediae, edidit Udalricus de Wilamowitz-Moellendorff, Be-
Leipzig, B. G. Teubner, 1915, pp. 176 (rist. anast.: Stuttgart, Teubner, 1966). A
quest’opera il Pasquali dedicò un’importante recensione in «GGA», 1915, pp. 593-
610, che fu tradotta, con opportuni aggiornamenti, da S. Timpanaro per la ristampa
in Pagine stravaganti, I, Firenze 1968, pp. 223-240.
206 Cf. C. Robert, Oidipus. Geschichte eines poetischen Stoffs im griechischen
XXIV
Toesca a De Sanctis*
Caro Collega,
per ora non credo che sia imminente nessun provvedimento per la
cattedra di Letteratura Greca poiché il prof. Vitelli si è rassegnato, per
quest’anno, a continuare. Ma forse l’anno venturo la Facoltà dovrà per-
dere l’opera preziosa del Vitelli, e pensare ad una successione. Allora,
stia certo, rammenterò quanto Ella mi scrive del Pasquali!
Frattanto a quante cattedre dovrà provvedere codesta Facoltà, e tra
quanti contrasti 208! Non sarà facile sostituire degnamente il nostro com-
1920). È l’autore, fra l’altro, di una memorabile Geschichte des Altertums (5 voll.,
1884-1902), che, sebbene si arresti alla metà del IV secolo a.C., rappresenta a
tutt’oggi una delle opere più imponenti della storiografia moderna sul mondo an-
tico e si segnala come l’ultimo tentativo, da parte di una singola persona, di do-
minare l’intero corso della storia antica. Per la vastità della produzione scientifica
e l’ampiezza dell’orizzonte e degli interessi storiografici, per il rigore del metodo
critico e la caratteristica concezione universalistica della storia, il Meyer è da con-
siderare senz’altro una delle figure più significative della storiografia europea tra
Otto e Novecento.
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato a Pietro Toesca nel Fondo
to fino a pochi mesi prima (vd. infra). In essa la presidenza della Facoltà di Lettere
e Filosofia di Vittorio Cian (1914-1916) sarebbe stata caratterizzata dal continuo
«allargamento del corpo insegnante» (M. Guglielminetti, Dal positivismo al na-
zionalismo, in Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, a
cura di I. Lana, cit., p. 140), ma anche da non pochi cambiamenti per ragioni va-
rie dei titolari di insegnamenti esistenti: arrivarono, infatti, in quel breve lasso di
tempo «il nuovo filologo romanzo Egidio Gorra, il sostituto di Renier, morto poco
dopo Graf, lo storico moderno Pietro Egidi, lo storico dell’arte Lionello Ventu-
ri, l’archeologo Pericle Ducati, l’arabista Giorgio Levi della Vida, i filosofi Adolfo
Faggi per la Storia, Erminio Juvalta per la Morale, mentre rimase per adesso inca-
ricato di Teoretica Annibale Pastore» (ibid.).
326 angelo russi
Suo dev.mo
P. Toesca 211
209 Rodolfo Renier, letterato e filologo insigne (Treviso, 11 agosto 1857 – To-
rino, 8 gennaio 1915), allievo del Carducci a Bologna, di Arturo Graf a Torino e di
Adolfo Bartoli a Firenze, aveva insegnato nell’Università di Torino la Storia compa-
rata delle letterature neolatine (come incaricato dall’a.a. 1882/1883 al 1884/1885,
come straordinario dall’a.a. 1885/1886 al 1894/1895, come ordinario dall’a. a.
1895/1896 fino alla morte). Dell’ateneo torinese era stato pure Rettore dal 1° no-
vembre 1906 al 31 ottobre 1907. Il De Sanctis, che aveva sempre manifestato per
lui stima ed amicizia, gli era stato molto vicino negli ultimi momenti di vita, assi-
stendolo con grande dedizione nel momento del trapasso, com’ebbe poi a scrivere
ad un allievo di quel grande filologo, Michele Cerrati, scrittore della Biblioteca Va-
ticana (durante la prima guerra mondiale vicario del vescovo castrense Bartoloma-
si, cui succedette nella carica, e più tardi vescovo di Lidda): cf. M.R. Precone, op.
cit., p. 49 nr.146, doc. 3.
210 Per la successione nel 1915 di Pietro Egidi a Pietro Fedele sulla cattedra di
Roma, 9 marzo 1962), libero docente di Storia dell’arte nel 1925, fu incaricato di in-
segnare tale disciplina nell’Accademia scientifico-letteraria di Milano (1905-1906);
fu poi professore straordinario di Storia dell’arte medioevale e moderna nelle Uni-
versità di Torino (1907-1914) e di Firenze (1914-1926); divenne, quindi, ordinario
in quella di Roma (1926-1948): prima di Storia dell’arte medioevale (1926-1936) e
poi (1936-1948) di Storia dell’arte del Rinascimento e moderna. Diresse la sezione
di storia dell’arte medioevale e moderna dell’«Enciclopedia Italiana» (dal 1929) e
fu pure Socio Nazionale dei Lincei (1946; corrispondente dal 1925). Studioso va-
lentissimo, viene considerato, con Adolfo Venturi, uno dei fondatori della moderna
storia dell’arte in Italia.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 327
XXV
De Sanctis in difesa di Vitelli contro gli attacchi
di Barbagallo nella «Nuova Rivista Storica»*
Egregio Collega 213,
Ella e i suoi amici hanno ragione da vendere nelle loro critiche ai
manuali del Barbagallo 214. Ed è verissimo che chi scrive di quei manuali
babilità dal contenuto di essa con Ermenegildo Pistelli: vd. infra) non è indicato
espressamente, si conserva nel fascicolo intestato a Corrado Barbagallo nel Fondo
De Sanctis dell’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma:
cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario,
cit., p. 34 nr. 50, doc. 6. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario
desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispon-
dente da Silvio Accame, questa minuta occupa – nella copia del lavoro del mio
Maestro, di cui dispongo per suo volere – il nr. 111.
212 Annotazione aggiunta di proprio pugno dal De Sanctis.
213 Non è specificato chi fosse il «Collega» in questione, ma dal contenuto
della lettera si comprende che si tratta con ogni probabilità di Ermenegildo Pistelli,
su cui vd. supra, doc. nr. IX, nota 79. Del Pistelli si conserva nell’Epistolario del De
Sanctis un’altra lettera, da lui firmata e indirizzata allo storico in data 6 luglio 1918:
cf. M.R. Precone, op. cit., p. 140 nr. 606, doc. 1.
214 Cf. E. Pistelli, Barbagallo e i tedeschi, Tip. Ariani, Firenze 1917, pp. 2-8;
Idem, Vitelli e i tedeschi, Tip. Galileiana, Firenze 1917, p. 4. Vd., inoltre, E.G. Pa-
rodi, Intervista a G. Mangianti, Coi letterati e filosofi di Firenze, «Giornale d’Ita-
lia» del 4 luglio 1917; E. Bianchi, Appunti sullo Scimmione del prof. E. Romagnoli
con appendice sui testi scolastici del prof. Barbagallo, Tip. Ariani, Firenze 1917, pp.
22-24. Per le reazioni dell’ambiente fiorentino all’antifilologismo del Barbagallo
vd. pure G.S. Gargano, Col pretesto della filologia, «Il Marzocco», XXII (8 luglio
1917); Idem, La farsa antitedesca passaporto dei testi scolastici omnibus, «Il Nuovo
Giornale» dell’11 luglio 1917. Quest’ultimo articolo diede inizio a tutta una serie di
interventi giornalistici pro e contro Barbagallo, protrattisi a ritmo pressoché gior-
naliero fino al 21 luglio di quell’anno. Su tutto ciò vd., in particolare, E. Pistelli,
Eroi, uomini e ragazzi, Firenze 1927, pp. 218-219; T. Lodi in appendice a G. Vi-
telli, Filologia classica e … romantica, Firenze 1962, pp. 133-143; S. Timpanaro,
Uno scritto polemico di G. Vitelli, «Belfagor», XVIII (1963), pp. 460-461; A. Ca-
sali, Storici italiani fra le due guerre. La «Nuova Rivista Storica» (1917-1943), Na-
poli 1980, p. 34 s.n. 76; L. Canfora, Ideologie del classicismo, Torino 1980, pp. 48
328 angelo russi
ss.; M. Gigante, Classico e mediazione. Contributi alla storia della filologia antica,
Roma 1989, pp. 143, 149 ss.
215 L’accusa principale che si faceva in quegli articoli era che i testi scolastici
di storia antica del Barbagallo erano plagiati da quelli di Benedikt Niese: per la bi-
bliografia in merito vd. supra, nota precedente.
216 Cf. C. B(arbagallo), Ancora una parola per l’emancipazione della cultura
aprile 1952), insegnante di scuole medie dal 1899 al 1926, ottenne con D.M. 23
marzo 1908 la libera docenza in Antichità greche e romane presso l’Università di
Roma, trasferita poi con D.M. 1° aprile 1914 presso l’Accademia scientifico-let-
teraria di Milano. Dopo alcune amare disavventure in concorsi universitari a cat-
tedre di Storia antica (Bologna 1911, Padova 1911, Bologna 1912 e Pavia 1915),
divenne professore di Storia economica a Catania nel 1926-27. Insegnò, quindi, a
Napoli dal 1927 al 1948 e da ultimo a Torino. Nel 1917 fu il principale ‘artefice’
della «Nuova Rivista Storica», con la quale affrontò vivacemente varie discussio-
ni storiografiche. Appoggiato da Nicola Festa, fu avversario tenace del Vitelli e
del suo indirizzo filologico, e combatté anche il De Sanctis, seguace di un’impo-
stazione storiografica totalmente diversa. È l’autore di una Storia Universale in
cinque volumi, articolati in 11 tomi, édita dall’Utet (Torino 1950-19612). Su di
lui vd. specialmente F. Natale, Contributo alla storia della storiografia italiana sul
mondo antico, «Nuova Rivista Storica», XLII (1958), pp. 3-49, 257-291, 353-392:
353-387 (con bibl.); P. Treves, s. v. Barbagallo, Corrado, in «Diz. Biogr. Ital.»,
6, 1964, pp. 26-33; Idem, Corrado Barbagallo, «Nuova Rivista Storica», XLVIII
(1964), pp. 11-34, 257-274; P. F. Palumbo, Storici, maestri ed amici. Venti profili
con bibliografie e ritratti, Roma 1985, pp. 149-164; G. Galasso, Storici italiani del
Novecento, Bologna 2008, passim, specialmente pp. 138 s.
218 Allude alle prime prese di posizione del Barbagallo in tema di metodologia
ne e Roma», n.s. I (1920), pp. 145-153, ripubbl. in Scritti di filosofia della storia, Fi-
renze [1962], pp. 15-26; cf. anche in merito F. Natale, art. cit., specie pp. 3-49 e
353-387; P. Treves, art. cit., specie pp. 257-274.
219 Si riferisce chiaramente a Nicola Festa, citato poco oltre espressamente
(cf. infra, nota 221), su cui vd. supra, doc. nr. IV, nota 43.
220 Il Festa si era laureato a Firenze con il Vitelli nel 1888, era stato suo «assi-
stente per la lingua greca e latina» ed aveva poi insegnato nell’Istituto di Studi Su-
periori fiorentino come «professore straordinario di lingua greca e latina» fino al
momento della sua chiamata a Roma (28 febbraio 1901): cf. P. Treves, s.v. Festa,
Nicola, cit., pp. 292 s.; A. La Penna, Gli studi classici dalla fondazione dell’Istituto di
Studi Superiori, cit., p. 217. Egli era considerato «il vitelliano più fedele d’Italia fra
i tanti vitelliani dentro e fuori i confini della filologia classica: colui che ebbe chia-
ra coscienza dell’unità della filologia greca e latina, bizantina e umanistica»: così
M. Gigante, Nicola Festa e Girolamo Vitelli, in Nicola Festa. Atti del Convegno di
Studi (Matera, 25-26-27 ottobre 1982), Venosa 1984, p. 61 (= Classico e mediazio-
ne, cit., p. 165).
221 È fatto qui apertamente il nome del «collega dell’università di Roma», di
XXVI
De Sanctis a Vitelli*
Illustre Collega,
Ho letto sul «Marzocco» la sua lettera sul Beloch, così limpida, così
coraggiosa, così arguta 223. Me ne rallegro vivamente con Lei, e godo di
ammirare la sua freschezza e combattività giovanile. Le sono poi parti-
colarmente grato come scolaro del Beloch per la giustizia che Ella rende
al mio maestro 224. Convengo del resto con Lei che se egli avesse davve-
ro fatto il brindisi «ferocemente teutonico» di cui è accusato 225, avrebbe
* La minuta di questa lettera, spedita dal De Sanctis «al Vitelli, ca. 25 Marzo
[1918]» (cf. infra), si conserva nel fascicolo intestato al Vitelli nel Fondo De Sanctis
presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R.
Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182
nr. 797, 4. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano,
ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio
Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2217.
222 Annotazione aggiunta di proprio pugno dal De Sanctis. Per la data vd. in-
fra, n. 223.
223 Cf. G. Vitelli, Per la serietà degli studi dell’antichità classica (Lettera al
Direttore del «Marzocco», Firenze 12 marzo 1918), «Il Marzocco», XXIII, 12 (24
marzo 1918), pp. 3-4.
224 Il Beloch, infatti, era stato attaccato su quella stessa rivista, in modo violen-
to e sconsiderato, da Luigi Siciliani (un suo ex allievo alla «Sapienza», ch’era stato
pure alunno del De Sanctis nella seconda classe liceale del Collegio «Nazareno» di
Roma nell’anno scolastico 1896-1897): cf. L. Siciliani, I ricordi di Julius, «Il Mar-
zocco», XXIII, 10 (10 marzo 1918), pp. 1-2. Due numeri dopo era arrivata in con-
temporanea la risposta del De Sanctis e del Vitelli: cf. G. De Sanctis, Per la serietà
degli studi dell’antichità classica (Lettera al Direttore del «Marzocco»), «Il Marzoc-
co», XXIII, 12 (24 marzo 1918), p. 4; G. Vitelli, Per la serietà degli studi dell’anti-
chità classica (Lettera al Direttore del «Marzocco», Firenze 12 marzo 1918), cit., pp.
3-4. Sulla complessa e contorta figura del Siciliani (Cirò, Catanzaro, 1881 – Roma,
1925), che fu mediocre poeta e romanziere, ma anche giornalista, deputato al Par-
lamento e Sottosegretario alle Belle Arti, vd. in particolare E. Bonea, Luigi Sicilia-
ni (1881-1925), in Studi in onore di Mario Marti, t. II (= «Annali dell’Università di
Lecce – Facoltà di Lettere e Filosofia», VIII-X, 1977-1980), pp. 227-266.
225 Su questo preteso brindisi «ferocemente teutonico», riconducibile alle di-
cerìe di una domestica licenziata dal Beloch, vd. specialmente G. De Sanctis, Ricor-
di della mia vita, cit., p. 125 s. Il Siciliani (art. cit., p. 2) aveva scritto in proposito:
«Quest’uomo che abbiamo ospitato, nutrito, onorato per anni, udito che l’Amalfi
era affondata, levò il bicchiere alla gloria del re di Prussia. L’eterno nemico del no-
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 331
stro sangue sotto la veste impassibile dello scienziato riapparve in lui. Noi lo abbia-
mo soltanto confinato. Vorrei che a Roma ci fossero ancora dei consoli capaci di
affidare al carnefice del Mamertino la strozza dei nemici di Roma». L’affondamen-
to dell’incrociatore corazzato Amalfi poco al largo del Lido di Venezia, ad opera di
un sommergibile (l’U26), che batteva bandiera austriaca, ma in realtà era tedesco
(U14), era avvenuto all’alba del 7 luglio 1915, quando la Germania non era ancora
in guerra con l’Italia! Sull’episodio vd. ora F. Favre, La Marina nella Grande Guerra.
Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, Udine 2008, pp. 77 s.
226 Così aveva scritto in proposito il Vitelli (art. cit., p. 4): «Che se veramente
Giulio Beloch, ‘udito che l’Amalfi era affondata, levò il bicchiere alla gloria del re
di Prussia’ non deplorerò mai abbastanza che il governo italiano non lo abbia puni-
to tanto severamente quanto un italiano in condizioni analoghe sarebbe stato puni-
to a Berlino e a Vienna; deploro, anzi, che mancata l’azione governativa non abbia
provveduto la giustizia popolare. Ma espulso, imprigionato, fucilato, l’autore della
Storia greca non per questo potrebbe essere meritatamente schernito come storico
– che dir poi dello scherno di difetti fisici? – egli a cui dobbiamo la migliore e forse
l’unica storia dell’età ellenistica, egli alla cui scuola dobbiamo uno storico del valore
di Gaetano De Sanctis. Fra i turpi e vigliacchi bombardatori di Venezia e di Napoli
chi vorrà escludere che possa esserci un qualche valoroso storico o filologo? Costui
passerà, spero!, ai posteri come bombardatore turpe e vigliacco; ma nessuno varrà
mai a togliergli il merito di filologo o di storico; nessuno riuscirà, se Dio vuole, a far
disprezzare i resultati che nel campo della scienza egli avrà saputo raggiungere. Ma
il brindisi goffamente e ferocemente teutonico del Beloch, se pur non è una favola,
è servito con notevole sapienza culinaria al lettore; principalmente per infiammarlo
di nobile e antiteutonico sdegno, anche in materia in cui è semplicemente ridicolo
introdurre il concetto e il sentimento di patriottismo italiano».
227 Vd. supra, note 225-226.
228 L’allusione al Pais, che con ogni mezzo volle allora occupare la cattedra te-
nuta dal Beloch per quarant’anni circa, non è poi neppure tanto velata, visto lo scal-
pore che il fatto suscitò: cf., per esempio, G. P(orzio), C. B(arbagallo), La catte-
dra di storia antica nella R. Università di Roma, «Nuova Rivista Storica», II (1918),
pp. 325-327; Iidem, Ancora una parola intorno alla cattedra di storia antica nella R.
Università di Roma, ibid., pp. 423-424; più di recente: A. Staderini, La Facoltà nei
primi decenni del Novecento, in Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia de «La Sa-
pienza», cit., pp. 494-504.
332 angelo russi
XXVII
Vitelli a De Sanctis*
44, Corso Vittorio Emanuele II / Torino. Si conserva ora nel fascicolo intestato al
Vitelli del Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclo-
pedia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis
(1890-1956). Inventario, cit., p. 182 nr. 797, 5. Nella raccolta di gran parte delle let-
tere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di
ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio posses-
so – il nr. 2218.
229 Vd. lettera precedente.
230 In proposito vd. in particolare L. Canfora, Ideologie del classicismo, cit.,
pp. 45-56.
231 Giuseppe Fraccaroli, che fu collega del De Sanctis a Torino fino al 1906:
XXVIII
Pasquali a De Sanctis*
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf.
M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit.,
p. 135 nr. 578, doc. 35. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario de-
sanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrisponden-
te da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 1678.
234 Si tratta del manoscritto dell’opera del Pasquali allora in preparazione:
Orazio lirico. Studi, Firenze 1920 [ma 1919], pp. viii-792 (= rist. xerogr. / con intro-
duzione, indici e appendice di aggiornamento bibliografico a cura di A. La Penna,
Firenze 1964, pp. xxxvi-844).
235 Allude al ruolo di non poca rilevanza giocato dal De Sanctis nelle vicen-
de concorsuali, nelle quali il Pasquali si era trovato fin lì coinvolto (cf. anche supra,
docc. nrr. XVII-XXV), uscendone alfine vincitore come professore straordinario di
Letteratura greca nell’Università di Messina (1920-1921).
236 Nel concorso di Messina (1919) il Pasquali era riuscito primo «a voti, si
voti di Nicola Festa e di Alessandro Olivieri (cf. infra, doc. nr. XXX).
238 Augusto Rostagni (Cuneo, 17 settembre 1892 – Muzzano, Biella, 21 ago-
sto 1961), allievo del De Sanctis, si era laureato a Torino con una tesi in Letteratura
greca nel 1915. Libero docente di quella stessa disciplina (D.M. 14 marzo 1924), fu
334 angelo russi
erano Luigi Valmaggi e Angelo Taccone (cf. supra, nota 238). Per il Taccone vd. su-
pra, doc. nr. XV n. 112. A proposito di Luigi Valmaggi (Susa, Torino, 1863 – Tori-
no, 1925), va ricordato ch’egli fu professore di Grammatica greca e latina nell’Uni-
versità di Torino, dove ricoprì pure la carica di Preside della Facoltà di Lettere e
Filosofia dal 1916 al 1925; fondò, con Giacomo Cortese, e diresse (dal 1894-1895
alla morte) il «Bollettino di Filologia Classica» (prima con il Cortese e poi da solo).
Su di lui vd., in particolare, quant’ebbe a scrivere G. De Sanctis, Ricordi della mia
vita, cit., p. 115.
241 Vittorio Brondi, giurista (Altare, Savona [all’epoca provincia di Genova],
XXIX
L’avv. Alberto (fratello di Giorgio) Pasquali a De Sanctis*
Illustre Professore,
Attendo ch’Ella mi comunichi l’esito delle Sue pratiche presso il
Marchese Crispolti per il caso Beloch 245, – o, se il Crispolti abbia de-
242 Gino Segrè, giurista (Bozzolo, Mantova, 21 giugno 1864 – Torino, 31 lu-
glio 1942), insegnò Diritto romano nelle Università di Camerino, Cagliari, Macerata,
Messina, Parma e Torino. Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (dal 1932, cor-
risp. dal 1927), fu espulso da essa il 16 ottobre 1938 a causa delle leggi razziali: cf.
A. Capristo, L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane, Torino 2002, p. 336 s.
243 Cf. G. Pasquali, Filologia e storia, Le Monnier (= «Bibliotechina del ‘Sag-
giatore’», 2), Firenze 1920, pp. xii-82. È stato riedito nel 1964 e nel 1998 nella stes-
sa collana di quella Casa editrice, una volta «con una premessa di Alessandro Ron-
coni» e una volta con «introduzione di Fausto Giordano».
244 Cf. G. Pasquali, Socialisti tedeschi, Laterza (= «Politica ed economia» =
beni dei cittadini austriaci e tedeschi in Italia, si era rivolto al suo vecchio amico, il
marchese Filippo Crispolti, giornalista e uomo politico, all’epoca autorevole rap-
presentante del movimento cattolico in Italia (passerà poi tra le file fasciste), per ot-
tenere il suo aiuto a favore dello storico dell’antichità, suo Maestro.
246 Di quest’altro tentativo, peraltro riuscito, c’informa lo stesso Beloch nella
sua Autobiografia: cf. K.J. Beloch, Karl Julius Beloch, in Die Geschichtswissenschaft
der Gegenwart in Selbstdarstellungen, herausg. von Dr. Sigfrid Steinberg, Band
II, F. Meiner, Leipzig 1926, pp. 25 s.: «Con l’intervento di una serie di senatori e
di deputati ben disposti nei miei riguardi – e fra loro si trovavano i nomi miglio-
ri – anzitutto ottenni che mi fosse ridata la disponibilità della mia casa, potendo io
stesso tornare ad abitarvi e a servirmi dei miei libri; a dire il vero erano disponibili
solo le due camere della mansarda, in cui erano sistemati tutti i libri, mentre tutto
il resto era affittato, ma io in qualche modo mi adattai, e per lo meno ora di nuo-
vo potevo lavorare e mangiare alla mia tavola. Poi furono necessari altri due anni
prima che tutto mi venisse riconsegnato, anche qui con l’appoggio di eccellenti se-
natori e deputati e del Ministro della Pubblica Istruzione Anile» (la traduzione dal
tedesco è mia).
247 Ma vd. in proposito la nota precedente.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 337
XXX
De Sanctis a Ferrabino*
«Ad A. Ferrabino» 249
Caro,
Ho ricevuto le bozze 250 e le ho spedite alla tipografia. C’era poco
da fare perché tu sei buon correttore. Soltanto ho soppresso in una
lature. Si conserva nel fascicolo intestato ad Aldo Ferrabino nel Fondo De Sanctis
presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf. M.R.
Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., pp. 74
ss. nr. 289. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano,
ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio
Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 818.
248 Si tratta, infatti, della risposta del De Sanctis alla lettera speditagli dal Ferra-
bino in data 16 maggio 1920: cf. M.R. Precone, op. cit., p. 76, nr. 289. Vd. pure infra.
249 Annotazione apposta in un secondo momento dal De Sanctis sul margine su-
periore della lettera. Aldo Ferrabino, autorevole storico dell’antichità (Cuneo, 28 giu-
gno 1892 – Roma, 30 ottobre 1972), fu professore di Storia antica (dal 1922 al 1949)
e rettore (dal 1947 al 1949) nell’Università di Padova, e dal 1949 al 1962 professore di
Storia romana in quella di Roma, membro del primo Senato della Repubblica (1948-
1953), vicepresidente dal 1948 del Consiglio Superiore delle Accademie e Biblioteche,
fondatore e presidente nel 1951 del Centro Nazionale per il Catalogo unico delle Bi-
blioteche Italiane, presidente della Giunta Centrale per gli Studi Storici (dal 1952 al
1972), dell’Istituto Italiano per la Storia Antica (dal 1955 al 1968), dell’Istituto dell’En-
ciclopedia Italiana (dal 1954 al 1972), della Società «Dante Alighieri» (dal 1956), socio
nazionale dell’Accademia dei Lincei (dal 1955, corrispondente dal 1950). Fu uno degli
allievi più cari al De Sanctis, nonostante che alcuni contrasti storiografici finissero poi
col differenziare notevolmente le loro posizioni. Su di lui vd. specialmente Aldo Fer-
rabino e la cultura italiana. Commemorazione tenuta nella sede dell’Istituto della Enci-
clopedia Italiana il 27 ottobre 1976 nel cinquantenario della fondazione dell’Istituto, in
Enciclopedia 78-79: Gibbon, Niebuhr, Ferrabino, Roma 1980, pp. 307-373 (contributi
di Giuseppe Alessi, Umberto Bosco, Vincenzo Cappelletti, Alberto Maria Ghisalberti,
Massimiliano Pavan, Giovanni Pugliese Carratelli, Silvio Accame, Laura Breglia, An-
tonio Maddalena, Santo Mazzarino, Franco Sartori).
250 Si tratta delle «40 cartelle» dell’Arato, che il Ferrabino nella sua lettera al De
Sanctis del 16 maggio 1920 diceva di avergli spedito «l’altro giorno». Il volume uscirà
l’anno successivo nei «Contributi alla scienza dell’antichità» diretti da G. De Sanctis e
L. Pareti: cf. A. Ferrabino, Il problema dell’unità nazionale nella Grecia antica, I: Ara-
to di Sicione e l’idea federale, Firenze 1921, pp. 307 (edizione anastatica: Roma 1972).
338 angelo russi
e satiriche tradotte e commentate, Torino 1920, pp. vii-398. Su cui vd. ora Il Giulia-
no l’Apostata di Augusto Rostagni. Atti dell’incontro di studio di Muzzano del 18 ot-
tobre 1961, raccolti e editi da Italo Lana, Torino 1983, pp. 109.
256 Nella lettera del 16 maggio 1920 il Ferrabino aveva scritto in proposito al
1922.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 339
ti senti di tradurlo per davvero, cioè di far sentire la sua lotta per la
espressione e lo sforzo del pensiero e la profondità del pathos, traduci
e non pensare a quel che dice il mondo. La tua opera avrà la sua giu-
stificazione in sé.
Non dimenticare però che urge preparare i titoli per la cattedra
universitaria. Quindi dar mano all’altro volume che hai promesso per
«Contributi» 258; ed eventualmente scrivere qualche nuovo saggio sul
tipo della battaglia di Cheronea 259 e della guerra galatica di Attalo 260 o
del Curione in Africa 261 che sono poi – non avertene a male – i tuoi la-
vori migliori.
Discuterò assai volentieri con te d’Orazio e del Pasquali 262. Del cui
libro non giudico però severamente come fai tu. Mi pare anzi un buon
libro, a giudicarlo ben inteso come lavoro filologico; ma, appunto, non
è e non vuol essere altro 263.
E davvero ho desiderio di rivederti e di passar qualche ora discu-
tendo con te come nel buon tempo antico. Sarà possibile ?
Intanto saluto con affetto te e la Signora.
tuo
[Gaetano De Sanctis]
Sanctis e L. Pareti.
259 Cf. A. Ferrabino, Silla a Cheronea, «Mem. della R. Accad. delle Scienze di
Torino», Cl. Sc. mor. st. fil., ser. II, LXV, nr. 5 (1915), pp. 1-35.
260 Cf. A. Ferrabino, Le guerre di Attalo I contro i Galati e Antioco Jerace,
«Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino», Cl. Sc. mor. st. fil., XLVIII (1912-
1913), pp. 707-718.
261 Cf. A. Ferrabino, Curione in Africa, «Atti della R. Accad. delle Scienze di
Torino», Cl. Sc. mor. st. fil., XLVII (1911-1913), pp. 157-171.
262 Nella lettera precedente il Ferrabino aveva scritto al De Sanctis: «Ho molti
XXXI
Ramorino a De Sanctis*
Prof. Felice Ramorino
del R. Istituto di Studi Superiori in Firenze
Abitaz. Viale B. Segni 9. b
Telefono 2786
10 Giugno ’920
Egregio Collega,
Le accludo le bozze d’una circolare da spedirsi agli amatori degli
studi classici in tutto il mondo allo scopo di chiamarli a convegno a Fi-
renze nel prossimo 1921. Questa circolare dovrebbe essere firmata da un
certo numero di Italiani il cui nome all’estero sia conosciuto non senza
qualche autorità. L’hanno già firmata Comparetti, Vitelli, D’Ovidio, Be-
ned. Croce, Scialoia, Volterra e altri che ora non sto a ricordare. Tutti de-
siderano figuri anche Lei fra i firmatari e io non dubito che Ella aderirà.
Non occorre rimandi la bozza, basta che con una cartolina Lei notifichi
la sua adesione indirizzando al Prof. Pavolini 264. E devo pregarla a farlo
subito, perché è già tutto pronto per slanciare all’estero l’affettuoso gri-
do. Faremo qualche cosa di bene? Otterremo qualche unione d’anime
nel nome di Virgilio e di Dante? O i nostri ideali classici son sì morti, da
non dir più nulla agli spiriti sviati da tanti perversi interessi mondani?
Speriamo che le nostre speranze non siano del tutto frustrate. Ma
Lei ci aiuti e non ci abbandoni.
Con la stima che sa e l’affetto grande che vo’ che sappia, le stringo
la mano
Suo devot.mo
Felice Ramorino 265
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato a Felice Ramorino nel Fon-
XXXII
De Sanctis a Pavolini*
Torino 12 VI 20
Egregio Collega 266,
L’amico prof. Ramorino 267 mi manda le bozze d’una circolare da
spedirsi ai cultori di studi classici e m’invita a comunicarle la mia adesio-
ne 268. Accolgo ben volentieri l’invito e aderisco senza esitare, e auguro
che il convegno fiorentino giovi all’incremento, che a noi tutti sta tanto
a cuore, di quegli studi. Ma non se l’avrà a male certo né Lei né l’otti-
mo Ramorino se osserverò che avrei desiderato la circolare contenesse
qualche cosa di più. Vi si dice che la coltura classica deve essere scuola
di schietto patriottismo. E sta molto bene. Ma essa deve essere anche
scuola di schietto umanesimo: di quell’umanesimo che può e deve pla-
care le ire dei patriottismi contrastanti. Essa è e deve rimanere kth'ma ej"
ajeiv di tutti i popoli civili, pegno e fondamento della loro collaborazio-
ne nell’opera comune di civiltà. E questo sarebbe stato forse opportuno
mettere in evidenza in un voto per un congresso mondiale.
Ma tale osservazione è ormai senza importanza pratica, sebbene io
speri che questi concetti abbiano eco nel congresso. Può invece giungere
in tempo l’espressione di un altro desiderio che sottopongo all’illuminato
giudizio dei promotori. Quello che si salti risolutamente il fosso e si invi-
tino i dotti tedeschi non meno degli altri. Sarebbe pur cosa gloriosa pen-
sare che il primo vero contatto pacifico tra i vincitori e i vinti della grande
guerra avesse luogo in Italia sotto gli auspici di Virgilio e di Dante.
Salutandola intanto cordialmente e pregandola di porgere i miei sa-
luti al Ramorino mi segno
suo dev.mo
[G. De Sanctis]
nel fascicolo intestato a Paolo Emilio Pavolini nel Fondo De Sanctis dell’Archivio
Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana a Roma: cf. M. R. Precone (a cura
di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 137 nr. 585, 1. Nella
raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeti-
camente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa oc-
cupa – nella copia in mio possesso – il nr. 1708.
266 Si tratta di P.E. Pavolini (nel cui fascicolo la lettera si conserva): cf. anche
XXXIII
De Sanctis al senatore Mangiagalli*
Morgex (Aosta) 24 IX 20
Onorevole Senatore 270,
Offro assai volentieri la mia adesione al «Comitato promotore di
pubblicazioni italiane di Egittologia e di Papirologia» di cui Ella illustra
così bene nella sua circolare gli alti fini scientifici e nazionali 271.
Tali fini si potranno a mio avviso raggiungere soprattutto intensi-
ficando in Egitto la ricerca di papiri per conto dell’Italia. Quando ci
sarà riuscito di mettere la mano su testi della importanza degli epinici
di Bacchilide o delle commedie di Menandro o del nomos di Timo-
teo o, in un altro campo, della Constitutio Antoniniana, il pubblico
italiano si interesserà alle nuove ricerche filologiche e non esiterà ad
incoraggiarle.
[Gaetano De Sanctis]
XXXIV
De Sanctis a Vitelli*
«Per Vitelli» 272
Torino 5 X 20
Illustre Collega,
Leggo nei giornali di oggi la sua nomina a senatore del Regno 273.
Lieto di vedere entrare nel senato un così insigne rappresentante degli
studi classici, le porgo i miei rallegramenti più sinceri; e le auguro di
svolgere nell’alto consesso opera efficace a vantaggio della scuola e so-
prattutto a vantaggio di quella coltura classica che siamo d’accordo nel
ritenere elemento essenzialissimo della educazione nazionale
G. De Sanctis
* È la minuta di una lettera inviata dal De Sanctis al Vitelli, come risulta chia-
XXXV
Vitelli a De Sanctis*
Illustre Collega
Sono gratissimo a Lei delle cortesi parole 274. Vorrei davvero pote-
re essere utile in quello a cui Ella accenna, e che così a Lei come a me è
molto a cuore. Ma, specialmente alla mia età 275, non posso sperare mol-
to; e la proqumiva è troppo poca cosa.
Mi creda sempre
Suo
G. Vitelli
XXXVI
Pasquali a De Sanctis*
12 ag. 22
XXXVII
De Sanctis a Gentile*
Torino 23 III 25
bre 1862 – Baden-Baden, 10 dicembre 1944), insegnò Storia antica nelle Univer-
sità di Breslavia (dal 1889 come straordinario e dal 1891 come ordinario), Würz-
burg (dal 1900), Halle (dal 1903), Lipsia (dal 1906), Bonn (dal 1912), Monaco (dal
1915) e infine (dal 1917) Berlino. Fondò e diresse l’«Archiv für Papyrusforschung»
(1900). Fu tra l’altro socio straniero dei Lincei (1921). Su di lui vd. ora G. Poethke,
Ulrich Wilcken (1862-1944), in Hermae. Scholars and Scholarship in Papyrology,
cit., pp. 81-96 (con la bibliografia precedente).
* Di questa lettera si conservano nell’Archivio Storico dell’Istituto della Enci-
clopedia Italiana in Roma sia l’originale (pubblicata per intero da M. Cagnetta, An-
tichità classiche nell’Enciclopedia Italiana, Roma-Bari 1990, pp. 97-100 e note 18-25;
cf. anche ibid., p. 106, nota 45), sia la brutta copia, scritta di proprio pugno dal De
Sanctis, che presenta alcune varianti (sia pure di non grande rilievo ed entità) rispetto
al documento realmente inviato poi al Gentile: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo
Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 84, nr. 334, doc. 16. Nella raccol-
ta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente
secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nella
copia in mio possesso – il nr. 1012. Va rilevato in proposito che l’Accame ha tenuto
presente ovviamente la minuta della lettera in questione e non l’originale.
278 Su Giovanni Gentile, «non più ministro della Pubblica Istruzione ma ancor
sempre ispiratore primo della politica culturale del regime e da pochi mesi a capo del-
346 angelo russi
la gran macchina dell’E.I. che in quell’inizio del ’25 si metteva in moto», sui suoi rap-
porti con Gaetano De Sanctis e sulle varie «vicende storico-politiche oltre che culturali
connesse alla sezione antichistica dell’E.I.» da lui affidata allo storico dell’antichità, vd.
soprattutto il volume cit. di M. Cagnetta, Antichità classiche nell’Enciclopedia Italiana
(1990); cf. anche G. Turi, Il mecenate, il filosofo e il gesuita. L’«Enciclopedia italiana»,
specchio della nazione, Bologna 2002, pp. 280; A. Amico, Gaetano De Sanctis. Profilo
biografico e attività parlamentare, Tivoli (Roma) 2007, pp. 103-116.
279 Per la stesura delle voci relative alla sezione di Antichistica da lui diretta.
280 Di cui non ho trovato traccia nella documentazione conservata sia nell’Ar-
chivio Storico dell’Istituto sia tra le fotocopie trasmessemi a suo tempo da S. Accame.
281 Cf. M. Cagnetta, op. cit., p. 42 (e n. 31): «Vitelli, tirato in causa da De Sanctis
[…], ha in realtà un ruolo alquanto marginale nei lavori dell’E.I.: il suo scarso interesse
per l’impresa appare chiaro sin dall’inizio, quando, invitato a prestare collaborazione,
si impegna per non più di un paio di articoli (Non ne scriverà poi alcuno, e sarà la sua
scolara Norsa a redigere alcuni anni dopo la voce che sarebbe stata più propriamente
‘sua’, Papirologia, apparsa nel 1935, anno della morte dello studioso). Non rifiuta però
un diverso tipo di collaborazione, utilissimo sul piano della prima organizzazione dei
lavori, accettando di stendere nella fase preliminare elenchi di studiosi moderni di filo-
logia classica e storia antica cui l’E.I. dovrebbe dedicare una voce. È un compito delica-
to […], poiché si corre il rischio di urtare suscettibilità personali o di scuola, ed è per-
ciò che lo si affida allo studioso quasi ottuagenario». Vd. pure infra, docc. nrr. XL-XLI.
282 Concetto Marchesi, il noto storico della letteratura latina (Catania, 1° feb-
braio 1878 – Roma, 12 febbraio 1957), fu professore nelle Università di Messina (dal
1915) e di Padova (1923-1953; Emerito dal 1954), in cui ricoprì pure la carica di Ret-
tore dalla caduta del fascismo fino al 29 novembre 1943, allorché si dimise, lanciando
un appello agli studenti perché aderissero alla lotta armata per la liberazione (datato
1° dicembre, fu diffuso il 5 dello stesso mese). Consultore nazionale per il P.C.I., fu
poi deputato alla Costituente (1946) e al Parlamento (1948 e 1953). Fu, inoltre, socio
nazionale dei Lincei (1946). Su di lui vd. ora L. Canfora, in «Diz. Biogr. Ital.», 69,
2007, s.v. (con i riferimenti bibliografici precedenti). A proposito della sua mancata
collaborazione all’«Enciclopedia italiana» M. Cagnetta (op. cit., p. 52) fa rilevare che
«a determinare il rifiuto di Marchesi (…) concorsero (…) in egual misura ragioni poli-
tiche e ragioni di natura personale» (specificate queste ultime nella nota 58 con ampio
ricorso alla documentazione in merito). Vd. pure infra, doc. nr. XXXVIII e nota 306.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 347
283 Nicola Festa (su cui vd. supra, doc. nr. IV, nota 43) di fatto poi collabore-
rà, arrivando perfino a dolersi più di una volta con Gentile (cf., per esempio, sua
lettera del 26 febbraio 1935) «della modestia del contributo a lui richiesto nell’edi-
ficazione della grande opera: troppi pezzulli, e pochissimi articoli consistenti» (M.
Cagnetta, op. cit., p. 59, nota 71).
284 Il Pareti (cf. supra, doc. nr. XX, nota 169), comunque, non mancherà poi
l’E.I. vd. spec. M. Cagnetta, op. cit., p. 98, nota 21, p. 102 e nota 30; G. Turi, op.
cit., p. 56 e nota 113.
287 Sulla mancata collaborazione di Ettore Pais (cf. supra, doc. nr. I n. 20) all’E.I.,
nonostante la sua sempre più accentuata posizione di «araldo littorio» (come l’aveva defi-
nito Piero Treves), vd. M. Cagnetta, op. cit., pp. 100-102 e passim; G. Turi, op. cit., p. 53.
288 Carlo Pascal, latinista (Napoli, 21 ottobre 1866 – Milano, 22 settembre
(cf. supra, doc. nr. XVII, nota 152) con il De Sanctis e il Pasquali vd. M. Cagnetta,
op. cit., passim, specialmente pp. 31 ss., 43 ss.
290 Remigio Sabbadini, filologo (Sarego, Vicenza, 23 novembre 1850 – Pisa,
sebbene per l’età o per altre ragioni non ne speri alcuna collabora-
zione effettiva. Se sia utile rivolgersi al prof. Giacomo Giri 296, giudichi
Lei stesso.
Vorrei evitare d’inserire nella lista nullità boriose e ingombranti. Ma
la lista dei collaboratori potrebbe essere ancora utilmente ampliata, tenu-
to conto della serie di voci a me trasmesse, con specialisti di paleografia,
glottologia, studi orientali e bizantini. Tuttavia prima d’iniziare una propa-
ganda in questo senso vorrei che la serie delle voci a me spettanti fosse me-
glio delimitata. Perché nella lista inviatami è compresa tutta la storia me-
dievale e moderna di tutte le nazioni. E per questa parte debbo dichiarare
la mia assoluta incompetenza e pregare di rimettere il carico ad altri. Vi è
(1886-1900) e di Milano (1900-1926), socio nazionale dei Lincei (dal 1920). È con-
siderato, tra l’altro, il fondatore della moderna filologia umanistica in Italia. Con-
cetto Marchesi sposò sua figlia Ada nel 1910. Collaborò all’«Enciclopedia italiana»
(fra le sue voci: Giorgio da Trebisonda, Guarino Veronese, Pomponio Leto, etc.), ma
senza entusiasmo: cf. in merito M. Cagnetta, op. cit., pp. 59 (n. 75) e 98.
291 Sulla collaborazione di G. Oberziner (cf. supra, doc. nr. XVIII, nota 155)
giorni del 1927 (cf. supra, doc. nr. IX, nota 79), vd. M. Cagnetta, op. cit., p. 98, nota 21.
293 Vittorio Puntoni, grecista (Pisa, 24 giugno 1859 – Roma, 21 marzo 1926),
insegnò nelle Università di Pisa, Messina e Bologna, dove fu Rettore dal 1896 al
1911 e poi di nuovo dal 1917 al 1923. Fu pure membro del Consiglio Superiore del-
la P. I. (1905-1909, 1913-1917), accademico lincèo (corrispondente dal 1920, nazio-
nale dal 1921) e senatore del Regno (dal 1922). La mancata collaborazione all’E.I. è
da imputare con ogni probabilità alle sue condizioni di salute (morì poco dopo: vd.
supra): cf. M. Cagnetta, op. cit., p. 98 e nota 21.
294 Sui rapporti di F. Ramorino (cf. supra, doc. nr. XVII, nota 157) con l’E.I.:
72) con il De Sanctis e il Pasquali vd. supra, doc. nr. XV, nota 111. Ciò può aver
determinato la sua mancata collaborazione all’E.I.: M. Cagnetta, op. cit., loc. cit.
296 Giacomo Giri, latinista (Roma, 4 marzo 1852 – ivi, 21 aprile 1934), fu pro-
fessore nelle Università di Palermo (straordinario dal 1890 al 1894, ordinario dal
1894 al 1905) e di Roma (dove insegnò Grammatica greca e latina dal 1903 al 1905
come «comandato» e dal 1905 al 1909 come ordinario; dopo la morte del Cugnoni,
fu il titolare della cattedra di Letteratura latina dal 1909 al 1927). Collega di Genti-
le alla «Sapienza», aveva all’epoca 73 anni.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 349
297 Su questa adunanza del 4 aprile 1925, nella quale si incontrarono per la
tichiari, Brescia, 3 gennaio 1877 – Milano, 6 luglio 1961). Senatore del Regno dal
1924, il 18 febbraio 1925 fondò l’Istituto Giovanni Treccani per la pubblicazione
della Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti e del Dizionario Biografico de-
gli Italiani. Dopo varie vicende venne poi costituito, con R.D.L. 24 giugno 1933,
l’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, di cui egli fu
con Giovanni Gentile il vicepresidente, mentre Guglielmo Marconi ne era il pre-
sidente. Più tardi, nel 1954, il Treccani divenne presidente onorario dell’Istituto
in questione. Per il suo mecenatismo ottenne il titolo di conte nel 1937 e la laurea
honoris causa in Lettere presso l’Università di Milano nel 1939. In riferimento a
ciò vd. ora specialmente G. Turi, op. cit., pp. 35 ss.; più in generale, ultimamente,
G. Nisticò, in «Enciclopedia Biografica Universale», 19, Roma, Istituto della En-
ciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 2007, pp. 266-267, s.v.
299 Su questo convegno fiorentino, nel quale sorsero inaspettatamente alcuni
XXXVIII
De Sanctis a Ferrabino*
Torino 26 III 25
Caro,
Mi duole che tu pensi con amarezza alla tua adesione alla enciclo-
la italiana vd. specialmente M. Cagnetta, op. cit., pp. 9 (e nota 18), 99, nota 24; G.
Turi, op. cit., p. 19 e passim.
301 Il De Sanctis faceva parte, dal 7 dicembre 1924, del Consiglio Superiore della
P. I. (cf. il suo Stato di Servizio conservato nell’Archivio Centrale dello Stato in Roma,
Fondo: M.P.I., Direz. Gen. Istruz. Univ., Fascicoli personali dei Proff. Ordinari, 1940-
1970, Busta nr. 169, Fasc. Gaetano De Sanctis) e non aveva voluto dimettersi da esso,
dopo il colpo di Stato di Mussolini del gennaio 1925, poiché reputava quest’organismo
non di natura ‘politica’: cf. G. De Sanctis, Ricordi della mia vita, cit., p. 135: «Nessu-
no mi ha fatto imposizioni, ho sempre parlato liberamente e dato liberamente il mio
voto. Non vedo perché dovrei dimettermi – così egli aveva risposto a Cesare De Lollis
che lo aveva invitato a seguire il suo esempio dimettendosi come segno di protesta per
quel colpo di Stato – per una ragione politica. Con ciò introdurrei io stesso la politica in
un’assemblea che ha e deve avere soltanto carattere giurisdizionale e tecnico».
* Questa brutta copia, scritta di proprio pugno dal De Sanctis, si conserva nel
fascicolo intestato ad Aldo Ferrabino nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Sto-
rico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di),
Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 76, nr. 289. Nella raccol-
ta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamen-
te secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa –
nella copia in mio possesso – il nr. 830.
302 Annotazione autografa del De Sanctis, apposta in un secondo momento
rabino nella sua lettera precedente (del 22 marzo) gli aveva scritto che «egli [sc. il
Marchesi] ritiene che l’impresa continuerà a esser vantata come un fiore del regi-
me e che la collaborazione di sinceri e disinteressati oppositori politici renderà più
splendido il vanto. Io temo molto ch’egli finisca per avere ragione».
305 Anatolij Vasil’evi Luna arskij, uomo politico e letterato russo (Poltava, 23
novembre 1875 – Mentone, Francia, 28 dicembre 1933), ch’era stato, dopo la ri-
voluzione d’ottobre, Commissario del Popolo per l’Istruzione (1917-1927 e poi di
nuovo 1928-1929), influendo così notevolmente sulla prima fase della ristruttura-
zione scolastica sovietica post-rivoluzionaria, prima che si affermasse l’orientamen-
to più autoritario di A. S. Makarenko.
306 Cf. supra, doc. nr. XXXVII, nota 282. In una precedente lettera del Ferrabi-
no al De Sanctis (Padova, 20 marzo 1925: cf. M. R. Precone, op. cit., loc. cit., doc. 92)
si legge al riguardo: «Caro Maestro, / Marchesi mi ha fatto leggere la Sua lettera per
l’Enciclopedia, e la risposta ch’egli Le ha data. Era inflessibile nella determinazione,
ma turbato dal timore di far cosa spiacevole a Lei di cui ha, naturalmente, altissima
stima. I motivi del suo rifiuto sono appunto quelli che ha espressi: la salute e, prima
di tutto, la pregiudiziale politica. L’Enciclopedia purtroppo è nata o (e forse è peggio)
pare nata sotto quella certa costellazione politica. Il Suo nome è per me, anzi per noi
352 angelo russi
re l’opera di civiltà dell’Italia uno per cui patria o nazione non sono realtà
vissute ma pseudoconcetti illusorî, soprastrutture di interessi economici ?
Dopo di che non vorrai però, spero, ritenermi per seguace delle dottrine
nazionalistiche che detesto e ritengo, dal punto di vista cattolico, ereticali.
Quanto al compenso 307… tutti quelli cui mi sono rivolto hanno
aderito senza farne alcuna questione e molti entusiasticamente. Il solo
che ha chiesto di più è stato il sen. Vitelli. Ma, assai nobilmente, ha chie-
sto di più solo per poter offrire tutto all’Istituto papirologico di Firen-
ze 308. Se tu avessi inteso le parole nobilissime con cui Treccani ha offer-
to per la patria e per la scienza il suo dono 309, forse penseresti come ho
pensato io stesso che al fine nobilissimo conviene pur fare il sacrificio …
di ricevere un onorario maggiore di quello che danno i periodici scien-
tifici e le enciclopedie italiane e le migliori enciclopedie straniere come
quella del Pauly-Wissowa. E pensa un poco: che, date le possibilità di
smercio, la prima edizione compensi le spese non c’è neppure lontana-
mente da sperare. Ora le spese sono grosso modo le seguenti:
nione generale che il compenso stabilito sia inadeguato: non dimentichiamo che ottanta
lirette non sono neppure quindici lire buone; e per una colonna fitta in 4°, densa di con-
cetti e di notizie! Un qualunque libretto per le scuole frutta alcune migliaia di lire per
un certo numero d’anni. Lo dica pure al Gentile. È vero che i lavori scientifici non sono
per solito remunerati; ma sono altra cosa da articoli d’enciclopedia. Non Le pare?».
308 Cf. supra, doc. nr. XXXVII e nota 281.
309 Cf. G. Turi, Il mecenate, il filosofo e il gesuita, cit., pp. 34 ss.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 353
[Gaetano De Sanctis]
XXXIX
Vitelli a De Sanctis*
pp. 308); A. Gudeman, Grundriss der Geschichte der klassischen Philologie, Teubner,
Leipzig-Berlin 19092, pp. vi-260 (ristampa anastatica: B.G. Teubner, Stuttgart 1967).
313 Quella appunto del 4 aprile 1925, su cui vd. supra, doc. nr. XXXVII, nota
299.
314 Cf. in merito, in particolare, L. Canfora, Ideologie del classicismo, cit., pp.
33, 39, 45-56, 131, 278; M. Gigante, Classico e mediazione. Contributi alla storia
della filologia antica, cit., pp. 141 ss. Vd. pure supra.
315 Sull’apporto agli studi di filologia classica dato da studiosi come Joseph
Justus Scaliger (Agen, 5 agosto 1540 – Leida, 21 gennaio 1609), Isaac Casaubon
(Ginevra, 18 febbraio 1559 – Londra, 1° luglio 1614), Richard Bentley (Oulton,
Yorkshire, 27 gennaio 1662 – Cambridge, 14 luglio 1742), Charles-Athanase Wal-
ckenaer (Parigi, 25 dicembre 1771 – ivi, 26 aprile 1852), Carel Gabriel Cobet (Pari-
gi, 28 novembre 1813 – Leida, 26 ottobre 1889), Gottfried J.J. Hermann (Lipsia, 28
novembre 1772 – ivi, 31 dicembre 1848), August Boeckh (Karlsruhe, 24 novembre
1785 – Berlino, 3 agosto 1867) bastava scorrere, infatti, quanto aveva scritto appena
pochi anni prima U. von Wilamowitz-Moellendorff, Geschichte der Philologie, in
Einleitung in die Altertumswissenschaft, hrsg. von A. Gercke und E. Norden, I, 1,
Leipzig 1921, pp. 80 passim.
316 Su di lui vd. supra, docc. nrr. XVI (e nota 140) e XXIII (e nota 198).
317 Sulla figura di Enrico Bindi, sacerdote, scrittore ed erudito (Canapale, Pi-
stoia, 29 settembre 1812 – pressi di Pistoia, 23 giugno 1876), che fu vescovo di Pi-
stoia e Prato (dal 1867) e poi arcivescovo di Siena (dal 1871), vd. specialmente P.
Treves, in «Diz. Biogr. Ital.», 10, 1968, s.v.; Lo studio dell’antichità classica nell’Ot-
tocento, a cura di P. Treves, III. I Neoguelfi, Riccardo Ricciardi editore, Milano-
Napoli 1962 (= Torino, Einaudi, 1979), pp. 693-703. Più di recente: A. Bologne-
si, Enrico Bindi di Pistoja arcivescovo, umanista, letterato, Pistoia 2002, pp. 31; M.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 355
Bruschi (a cura di), Lettere di Cesare Guasti a Enrico Bindi, 1846-1876, lettere scel-
te excerpta, «Memorie Domenicane», n.s., 35 (2004), pp. 138-156; A. Bolognesi (a
cura di), Le lettere di Atto Vannucci a Enrico Bindi nella Biblioteca Leoniana del Se-
minario Vescovile di Pistoia, Montale 2012, pp. 256.
318 Gaetano Trezza (Verona, 13 novembre 1828 – Firenze, 28 ottobre 1892),
dopo essere stato sacerdote ed aver insegnato nel ginnasio comunale di Verona
e poi nei licei di Cremona e Modena, passato allo stato laicale, divenne nel 1868
professore di Letteratura latina nell’Istituto di Studi Superiori di Firenze, dove ri-
mase fino alla morte, «antifilologo, nella facoltà del Vitelli, e anti-platonico nella
facoltà di Augusto Conti»: così P. Treves in Lo studio dell’antichità classica nell’Ot-
tocento, cit., V. Dalla storia alla filologia e dalla filologia alla storia, Riccardo Ric-
ciardi editore, Milano-Napoli 1962 (= Einaudi, Torino 1979), pp. 993-1007. Vd.
pure A. La Penna, Gli studi classici dalla fondazione dell’Istituto di Studi Superio-
ri, cit., pp. 206 ss.
319 All’opera di Karl Nipperdey (Schwerin, 13 settembre 1821 – Jena, 2 gen-
naio 1875), di Otto Hermann Eduard Schneider (Stralsund, 25 aprile 1815 – Go-
tha, 28 marzo 1880) e di Rudolf Schöll (Weimar, 1° settembre 1844 – Monaco, 19
giugno 1893) accennava già – sinteticamente, ma efficacemente – U. von Wila-
mowitz-Moellendorff, Geschichte der Philologie, cit. (= traduz. ital.: Storia della
filologia classica, Torino 1967, rispettivamente pp. 127, 124, 119). A proposito, in-
vece, di Moriz (o Moritz Wilhelm Constantin) Schmidt (Schweidnitz, Breslavia, 19
novembre 1823 – Jena, 8 ottobre 1888), che fu professore ordinario di Letteratura
greca nell’Università di Jena (dal 1857), vd. P. Koetschau, s.v. Schmidt, Moriz Wil-
helm Constantin, in «Allgemeine Deutsche Biographie», Bd. 32, 1891, pp. 8-10.
320 Su questi fogli vd. M. Cagnetta, op. cit., pp. 42 (e nota 33), 48; cf. anche
la ‘scienza’ sia solo sua e dei suoi. E allora io non mi sento di contribuire
ad un’opera già a priori inegualmente concepita 321.
Comunque sia, comincio ad essere già molto in imbarazzo nell’ese-
guire il modestissimo incarico che Ella mi dava: figuriamoci il resto. Mi
dispiace però di non esserle in qualche modo d’aiuto. E vorrei che Ella
potesse illuminarmi a segno, che io fossi in grado di dimostrarle quanto
mi è caro farle cosa grata.
Si abbia intanto molto cordiali saluti dal
Suo
aff.
G. Vitelli
Rimarrò a Genova (20. Via Corsica) ancora una settimana; poi tor-
nerò a Firenze (6. Via Repetti).
XL
Vitelli a De Sanctis*
321 Cf. ora in merito: M. Cagnetta, op. cit., locc. citt.; G. Turi, Il mecenate, il
filosofo e il gesuita, cit., passim; Idem, s.v. Enciclopedia italiana, in «Dizionario del
fascismo», I, Einaudi, Torino 2002, pp. 471-474 (con bibliografia).
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato a G. Vitelli nel Fondo De
XLI
Vitelli a De Sanctis*
Illustre Collega,
L’edizioncina delle epistole di Greg. di Nissa fatta dal Pasquali mi
sembra molto buona 325. Ma sarebbe bene ne giudicasse un filologo che
fosse un po’ esperto di quella letteratura patristica.
Corso Vitt.o Emanuele II / Torino, si conserva ora nel fascicolo intestato al Vitelli nel
Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana
in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). In-
ventario, cit., p. 182, nr. 797, 10. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Episto-
lario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corri-
spondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2224.
325 Cf. Gregorii Nysseni Opera, Voluminis II, fasciculus II: Epistulae, edidit
XLII
Fedele a De Sanctis*
giorni di settembre del 1925, su cui cf. A. Russi, Silvio Accame, cit., p. 58 s.: «Nello
scavalcare […] una finestra il De Sanctis, allora cinquantacinquenne, cadde mala-
mente e si ruppe – come recita un certificato medico stilato per l’occasione – ‘il col-
lo del femore sinistro’. Seguirono due dolorose e delicate operazioni chirurgiche e
lunghi mesi di sofferenza a letto; ciò nonostante, ‘da allora egli, che tanto teneva a
compiere lunghe passeggiate e sempre ricordava con non velata compiacenza le sue
pazze cavalcate nell’isola di Creta, non poté più camminare liberamente e dovette
sempre appoggiarsi ad un bastone’. Il ritorno a Torino fu possibile solo intorno alla
metà di febbraio dell’anno successivo».
* Telegramma inviato a Gaetano De Sanctis dall’allora Ministro della Pub-
blica Istruzione, Pietro Fedele, già suo collega nell’Università di Torino (vd. infra,
nota 328). Si conserva nel fascicolo intestato al Fedele nel Fondo De Sanctis dell’Ar-
chivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone
(a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 73, nr. 285,
18. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate
alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame,
esso occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2225.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 359
XLIII
De Sanctis a Fedele*
Torino 22 II 27
Caro Fedele,
Tutti gli studiosi dell’antichità ti saranno grati pel cospicuo sussi-
dio dato all’Istituto papirologico fiorentino 329. Io poi ti sono grato par-
ticolarmente per la benevola considerazione che hai dato al mio breve
esposto circa gli studi papirologici e alla cortese comunicazione che me
ne hai fatta 330. Io sono sicuro che gli amici fiorentini sapranno anche
apprezzare il significato morale del sussidio e che all’interessamento go-
vernativo corrisponderanno con fervore di opere 331. Possa la fortuna
favorirli con quelle importanti scoperte che sono nel desiderio di tutti.
Con cordiale osservanza
G. De Sanctis
328 Pietro Fedele, storico e uomo politico (Traetto, Roma [oggi Minturno, La-
tina], 15 aprile 1873 – Roma, 9 gennaio 1943), già collega del De Sanctis a Torino
(1906-1914), era all’epoca il Ministro della Pubblica Istruzione (6 gennaio 1925 – 9
luglio 1928). Su di lui vd. in generale, fra gli ultimi: «Enciclopedia Biografica Uni-
versale», 7, Roma 2007, p. 46, s.v.
* Minuta di una lettera spedita dal De Sanctis all’allora Ministro della Pubbli-
XLIV
Norsa a De Sanctis*
10 marzo 1927
Gentilissimo Professore,
Ho girato l’Egitto in cerca di papiri da acquistare 332: molte corse
inutili, molta fatica per un risultato inferiore non a quanto ci si aspetta-
va, perché le condizioni odierne del mercato dei papiri sono a tutti note,
ma inferiore certamente a quanto io avrei desiderato. Ad ogni modo ci
sarà materiale sufficiente per un altro mezzo volume (il primo fascicolo
cioè del vol. IX) 333 e a novembre inizieremo finalmente i nostri scavi 334.
Ho parlato in proposito col prof. Breccia 335, coi direttori del ‘Service
materiale papiraceo dagli antiquarî locali, iniziati nel gennaio dell’anno prima, vd.
ora M. Capasso, Medea Norsa: gli anni della maturità (1906-1952), cit., p. 226 e nota
1 (con la bibliografia. precedente).
333 Cf. Pubblicazioni della Società Italiana per la ricerca dei papiri greci e latini
in Egitto, vol. IX, 1: Papiri greci e latini, nrr. 1001-1061, Tipografia E. Ariani, Fi-
renze 1929, pp. viii-96.
334 Su tutto ciò vd., in particolare, L. Papini, La Scuola papirologica fiorenti-
na, «Atti e Memorie Accad. Tosc. Sc. e Lett. ‘La Colombaria’», 38 (1973), p. 315;
M. Petricioli, Archeologia e Mare Nostrum. Le missioni archeologiche nella politica
mediterranea dell’Italia 1898/1943, cit., pp. 263 s. e nota 138 (con utile documen-
tazione); M. Capasso, art. cit., p. 226.
335 Annibale Evaristo Breccia, archeologo e storico (Offagna, Ancona, 18 lu-
glio 1876 – Roma, 28 luglio 1967), allievo di Giulio Beloch alla «Sapienza» (1896-
1900), si era laureato con lui il 28 giugno 1900 con una tesi intitolata: Ricerche di
Diritto pubblico ellenistico. Il re e le famiglie (voto 110/110 e lode). Neppure tre
anni dopo aveva conseguito la libera docenza in Storia antica presso l’Università
di Roma (D.M. 25 febbraio 1903). Quello stesso anno era stato pure aggregato alla
Missione Archeologica Italiana in Egitto, diretta da E. Schiaparelli, con la respon-
sabilità dello scavo di Hermupolis Magna (el-Ashmuneyn). Dal 1° aprile 1904 era il
direttore del Museo greco-romano di Alessandria d’Egitto. Ricoprirà questa carica
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 361
fino al 29 ottobre 1931. Sarà in seguito in Italia (dal 1931 al 1951) professore or-
dinario di Antichità classiche ed epigrafia nell’Università di Pisa (dal 1935 incari-
cato anche dell’insegnamento di Storia greca e romana), nonché rettore di essa dal
1939 al 1941; accademico lincèo (corrispondente dal 1913, nazionale dal 1926 al
1946). Su di lui vd., in particolare, C. Barocas, s. v. Breccia, Evaristo, in «Diz. Bio-
gr. Ital.», 14, 1972, pp. 91-93 (con bibliografia); D. Morelli - R. Pintaudi (a cura
di), Cinquant’anni di papirologia in Italia. Carteggi Breccia-Comparetti-Norsa-Vitel-
li, con una Premessa di M. Gigante, I, Napoli 1983, pp. 18-19, nota 35; Annibale
Evaristo Breccia in Egitto, a cura di A. Abdel Fattah - E. Bresciani - S. Donadoni
- D. Minutoli - R. Pintaudi - F. Silvano, Istituto Italiano di Cultura, Il Cairo 2003,
pp. xii-198; H. I. Bell - M. Norsa, Carteggio 1926-1949, a cura di P.M. Pinto, Bari
2005, p. 10 e nota 16, passim; M. Marvulli (a cura di), Evaristo Breccia nel «Corrie-
re della Sera», Bari 2009, pp. 286. Vd. pure infra.
336 In proposito vd. da ultimo, in generale, M. Capasso, art. cit., p. 226 e nota
9 (con bibl.). Altra documentazione in M. Petricioli, op. cit., pp. 263 s. e nota 138.
337 Cf. supra, docc. nrr. XLII-XLIII.
338 La Norsa pubblicherà nell’«Enciclopedia Italiana» solo la voce: Papirolo-
gia classica: cf. ibid., vol. XXVI, 1935, pp. 257-263. In proposito vd. pure quanto
annota M. Cagnetta, op. cit., p. 42 e nota 32. Cf. anche supra, doc. nr. XXXVII,
nota 281.
362 angelo russi
Voglia Ella per ora gradire, coi miei vivi ringraziamenti, i saluti ri-
verenti e devoti.
Medea Norsa
XLV
Vitelli a De Sanctis*
Firenze 2. 11. 30
6: Via Repetti
Ch.mo Collega,
L’amico Coppola 341 mi dice che Ella desidererebbe un esemplare
del nuovo papiro greco della Vaticana, che sarà pubblicato dalla Sig.na
339 Scuole italiane a Luxor erano state fondate nel 1889 ed affidate alle Suo-
re Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria. Sono tuttora attive in
quella città dell’Alto Egitto la Scuola femminile e l’Orfanotrofio.
340 In arabo è la richiesta di una mancia.
* Questa lettera, scritta dal Vitelli al De Sanctis su foglio a righe con intesta-
zione: «Senato del Regno», si conserva nel fascicolo dedicato al Vitelli nel Fondo De
Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf.
M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p.
182, nr. 797, 11. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisia-
no, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio
Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2228.
341 Goffredo Coppola, filologo, saggista, giornalista e uomo politico (Guar-
XLVI
Vitelli a De Sanctis*
1943) Rettore, carica che mantenne fino al 25 aprile 1945. Negli ultimi giorni del-
la R.S.I. seguì Mussolini in fuga. Arrestato presso Dongo, fu fucilato insieme agli
altri gerarchi e il suo corpo fu poi esposto a piazzale Loreto a Milano. Su di lui vd.
ultimam. V. Maraglino, Goffredo Coppola (1898-1945), in Hermae. Scholars and
Scholarship in Papyrology, II, edited by M. Capasso, Pisa-Roma 2010, pp. 47-50 (ivi
accurata Nota bibliografica, cui si rinvia per la letteratura precedente). Più in parti-
colare, sui suoi rapporti con Gaetano De Sanctis cf. ora in particolare L. Canfora,
Il papiro di Dongo, Milano 2005, pp. 170 ss. e passim. Vd. pure infra.
342 Cf. Il papiro vaticano greco 11: 1. Fabwrinou peri; fugh'". 2. Registri fondia-
tuto della Enciclopedia Italiana, quanto tra quelle trasmesse in fotocopia allo scri-
vente da Silvio Accame.
* Questa lettera, scritta dal Vitelli al De Sanctis su fogli a righe con intestazione:
«Senato del Regno», si conserva nel fascicolo dedicato al Vitelli nel Fondo De Sanctis
presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R.
Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182,
nr. 797, 12. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, or-
dinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Acca-
me, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2229.
344 Per l’aiuto celermente offerto dal De Sanctis all’interpretazione del passo
del papiro inviato su foglio a parte con la lettera precedente (vd. supra).
364 angelo russi
Suo
G. Vitelli
345 Cf. Fr. Münzer, s.v. Horatius (2), in «R. E.», VIII, 1913, coll. 2322-2327;
vd. pure Idem, s.v. Curiatius, ibid., IV, 1901, coll. 1830-1831.
346 Con ogni probabilità: Dion. Hal. III 13, 4; 22; Zon. VII 6.
347 Cf., infatti, supra, doc. nr. XLV, nota 342. Favorino, sofista e filosofo eclet-
tico, nativo di Arelate (Arles), visse a Roma sotto Traiano ed Adriano; quest’ultimo
lo mandò in esilio a Chio nel 131 d.C., da cui tornò solo nel 138.
348 Cf. Johannes Leonardus Marres, De Favorini Arelatensis vita, studiis,
XLVII
Vitelli a De Sanctis*
Ch.mo e caro Collega, Sta bene così? Mille grazie della nota
sulla Boulhv Alessandrina 350. Naturalmente siamo lietissimi che Ella ap-
provi 351, e che anche il Wilcken 352 abbia approvato. Ma non ci mara-
vigliamo che chi era compromesso in altro senso provi qualche disagio
a ricredersi. Quanto all’Augusto, grazie dell’aver supposto che noi non
s’ignorasse come stanno le cose 353. Suppergiù l’errore nostro è come
dire per esempio: «Marco Aurelio nacque nel 121 di Cr.» 354 o sim.
Nella pagina che Le accludo c’è anche qualche periodo buono e
persino grazioso.
Stia sano
Suo
G. Vitelli
Firenze 19. 11. ’30
ora nel fascicolo dedicato al Vitelli nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Stori-
co dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di),
Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182, nr. 797, 13. Nella
raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeti-
camente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, esso oc-
cupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2230.
350 Cf. G. De Sanctis, La bule degli Alessandrini, «Atti della R. Accademia
delle Scienze di Torino», LXV (1929-1930), pp. 513-515, rist. in Scritti minori, IV,
Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1976, pp. 473-475.
351 Nell’articolo sulla boulhv Alessandrina (cf. nota precedente) il De Sanctis
approvava nelle linee generali l’interpretazione del papiro SB, 7448, acquistato in
Egitto dalla Società italiana e pubblicato appunto dal Vitelli e dalla Norsa nel Sup-
plemento al fasc. XXV del «Bulletin de la Société Royale d’Archéologie d’Alexan-
drie» (Alexandrie, 1930), pp. 9 s.
352 Ulrich Wilcken, su cui vd. supra, doc. nr. XXXVI, nota 277.
353 Cf., infatti, G. De Sanctis, art. cit., p. 514 (= Scritti minori, IV, p. 474):
rus, mutato una prima volta nel 130 d.C. (dopo la sua adozione da parte del nonno
paterno, alla morte del padre) in quello di M. Annius Verus; quindi, in quello di M.
Aelius Aurelius Verus nel 138 d.C., dopo l’adozione da parte del futuro imperatore
Antonino Pio, seguito l’anno appresso dal titolo di Caesar; infine, in quello di Im-
perator Caesar Marcus Aurelius Antoninus Augustus dopo la sua acclamazione im-
periale (7 marzo 161 d.C.).
366 angelo russi
XLVIII
Vitelli a De Sanctis*
Firenze 9. 2. ’31
6. Via Repetti
/ 61 Via S.ta Chiara / Roma, si conserva attualmente nel fascicolo intestato al Vitelli
nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana
in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inven-
tario, cit., p. 182, nr. 797, 14. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario
desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrisponden-
te da Silvio Accame, non ho trovato traccia di essa (quanto meno nella copia in mio
possesso). Il testo è stato, comunque, già pubblicato dallo stesso Accame nel suo volu-
me: F. Halbherr -G. De Sanctis. Pionieri delle Missioni Archeologiche Italiane a Creta
e in Cirenaica (dal carteggio De Sanctis 1909-1932), cit., pp. 230 s.
355 Si tratta certamente di bozze del volume: Il papiro vaticano greco 11: 1.
za, 5 ottobre 1887 – Locri, Reggio Calabria, 5 gennaio 1956), laureatosi a Napoli
nel 1910, fu allievo della Scuola Nazionale di Archeologia a Roma (1912) e ad Ate-
ne (1913-1914). Ispettore ai Monumenti e agli Scavi della Cirenaica dal 1914, gli fu
affidato nel 1923 l’incarico di soprintendere agli scavi di quella parte della colonia
italiana, incarico poi mantenuto fino al 1933. Conseguita la libera docenza in Epi-
grafia ed Antichità greche (D.M. 20 febbraio 1933), partecipò quello stesso anno al
concorso per professore straordinario di Antichità classiche nell’Università di Fi-
renze, riuscendo primo nella terna dei vincitori (con Aldo Neppi Modona secon-
do e Giuseppe Corradi terzo). Dal 1934 al 1935 insegnò, quindi, quella disciplina
nell’ateneo fiorentino, passando poi alla «Sapienza» di Roma in qualità di professo-
re ordinario di Antichità greche e romane (dal 1935). Fu pure socio corrispondente
dell’Accademia Nazionale dei Lincei (dal 27 agosto 1947). Su di lui vd., in parti-
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 367
come dobbiamo fare per esser sicuri che altre identificazioni non sieno
possibili. Fra pochi giorni avremo le stampe dei nomi di persone 358. Mi
permetterà di mandarle anche quelle.
Intanto grazie antecipate [sic!]. E La ringrazio anche di quanto ha
fatto per il testo di Favorino 359. Speriamo di poter pubblicare tutto, al
più tardi, fra due mesi 360.
Mi creda sempre
Suo aff.
G. Vitelli
XLIX
Norsa a De Sanctis*
Illustre Professore,
Le ho spedito, per incarico del prof. Vitelli, alcune pagine della
nostra ‘prefazione’ riguardanti i nomi locali del Documento marmari-
dev.ma
M. Norsa
L
De Sanctis a Oliverio*
Roma, 21 - II - 31
361 Cf. Il papiro vaticano greco 11: 1. Fabwrinou peri; fugh'". 2. Registri fondia-
ri della Marmarica, a cura di M. Norsa e G. Vitelli, cit. supra, doc. nr. XLV, nota
342. Il testo del Peri; fugh'" di Favorino era scritto nel verso di registri catastali della
Marmarica databili al 215 d.C. (vd. pure infra, doc. nr. LI).
362 Cf. W. Pape, Wörterbuch der griechischen Eigennamen, neu bearbeitet
von G. E. Benseler, 3. Aufl., vol. II, Vieweg & Sohn (= «Handwörterbuch der
Griechischen Sprache», 3), Braunschweig 1911 (= ristampa anastatica: Akade-
mische Druck-U-Verlagsanstalt, Graz 1959), s.v.
363 Cf. supra, doc. nr. XLVIII, nota 357. Vd. pure infra, doc. nr. L.
* La minuta di questa lettera del De Sanctis all’Oliverio si conserva nel fasci-
Suo
G. De Sanctis
LI
De Sanctis a Vitelli*
appare limpida, con minime correzioni. Attualmente si conserva nel fascicolo in-
testato al Vitelli nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della
Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De
Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182, nr. 797, 15. Nella raccolta di gran par-
te delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il
cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in
mio possesso – il nr. 2231.
364 La data segnata sulla minuta («16 II 31») è certamente da correggere come
la Soc. arch. d’Alex.», XXVII (1932), pp. 1-16 (poi PSI X 1160).
366 Si riferisce ad Annibal Caro (Civitanova Marche, 1507 – Roma, 1566),
noto non solo per la traduzione in versi sciolti dell’Eneide, ma anche per le sue
370 angelo russi
varianti, in una nota pubblicata dallo stesso De Sanctis nel primo fascicolo del 1932
della «RFIC» (n.s., X, 1, marzo 1932, pp. 126-127): M. Norsa e G. Vitelli sulla boul-
hv alessandrina, ripubblicato in Scritti minori, VI 2, Edizioni di Storia e Letteratura,
Roma 1972, pp. 829-830.
369 Cf. G. De Sanctis, M. Norsa e G. Vitelli sulla boulhv alessandrina, cit., p.
127 = Scritti minori, cit., VI, 2, p. 830. Sulla lettera di Claudio agli Alessandrini il
De Sanctis si era peraltro già espresso: Claudio e i Giudei d’Alessandria, «RFIC»,
n.s. II (1924), pp. 473-513 = Scritti minori, IV, pp. 93-126.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 371
370 Così già G. De Sanctis, La bule degli Alessandrini, cit., p. 514 = Scritti mi-
nori, cit. IV, p. 474. Vd. pure supra, doc. nr. XLVII e nota 353.
371 Il De Sanctis, infatti, in attesa dei provvedimenti minacciati dalle autori-
«RPAA», VII (1931), pp. 13-17 (= Scritti minori, V, Roma 1983, pp. 59-64).
372 angelo russi
LII
Jouguet a De Sanctis*
ges, Gard, 14 maggio 1869 – Parigi, 9 luglio 1949), era all’epoca il direttore dell’Isti-
tut Français d’Archéologie Orientale al Cairo (1928-1940). Già allievo dell’Ecole
Normale Supérieure (1890) e poi membro dell’Ecole Française d’Athènes (1893-
1896), insegnò dapprima a Lille (1898-1919), dove fondò nel 1903 l’Institut de
Papyrologie, e poi a Parigi, dove fu membro dell’Institut e professore nella Faculté
des Lettres e dove fondò nel 1920 l’Institut de Papyrologie de la Sourbonne. Mem-
bro ordinario dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres nel 1927, fu presi-
dente dell’Association Internationale de Papyrologues dal 1930 al 1947 (onorario
dal 1947 alla morte), nonché socio straniero dell’Accademia Nazionale dei Lincei
nella Classe di scienze morali, storiche e filologiche (5 ottobre 1947). Su di lui vd.
ora G. Husson, Pierre Jouguet (1869-1949), in Hermae. Scholars and Scholarship in
Papyrology, cit. (2007), pp. 143-152.
375 Si tratta degli estratti dei seguenti lavori del De Sanctis: La battaglia di No-
tion, «RFIC», n.s. IX, 2 (giugno 1931), pp. 222-229 (Revisioni VII), ristampato in
Studi di storia della storiografia greca, Firenze 1951, pp. 163-171 (Appendice) e di
nuovo in Scritti minori, cit., V, pp. 33-39; Idem, Perdicca, «SIFC», n.s. IX (1931),
pp. 5-24, riedito in Problemi di Storia Antica, Laterza, Bari 1932, pp. 137-160, da
cui Scritti minori, V, pp. 109-127.
376 Paul Collart, papirologo (Conflans-en-Jarnizy, Meurthe-et-Moselle, 24 no-
vembre 1878 – Neuilly-sur-Seine, 10 aprile 1946). Allievo a Lille del Jouguet, quan-
do questi divenne direttore dell’IFAO al Cairo, lo sostituì come supplente alla Sor-
bona (1928-1932). Nel 1933 passò alla cattedra di Lingua e letteratura greca in
quella stessa Università e successivamente a quella di Papirologia. Nel contempo,
egli teneva pure, per incarico, dal 1928, i corsi di Filologia greca nell’Ecole Prati-
que des Hautes Etudes, diventando poi nel 1938 «Directeur d’études». Fu, inoltre,
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 373
Hanotaux [édit.], Histoire de la Nation égyptienne. Ouvrage publié sous les aus-
pices et la haut patronage de Sa Majesté Fouad 1., roi d’égypte, vol. III. L’égypte
ptolémaïque, romaine, chrétienne et byzantine, par P. Jouguet, V. Chapot et Ch.
Diehl, Paris 1933, pp. 573.
378 Vincenzo Arangio Ruiz, giurista e uomo politico (Napoli, 7 maggio 1884
– Roma, 2 febbraio 1964). Studioso eminente del diritto romano, con particolari
competenze nell’àmbito dell’epigrafia e della papirologia giuridica, insegnò nelle
Università di Camerino (1906-1909), Perugia (1909-1910), Cagliari (1910-1912),
Messina (1912-1918), Modena (1918-1921), Napoli (1921-1945, ivi ‘comandato’
già nell’a.a. 1920-1921), Roma (1945-1954, ‘Emerito’ dal 1959) e, per incarico tem-
poraneo, anche nell’Università egiziana del Cairo (dal 1929 al 1940 e dal 1947 al
1954). Alla caduta del fascismo divenne, in quanto esponente di spicco del rinato
Partito Liberale Italiano, Presidente del Comitato di liberazione nazionale (CLN)
di Napoli (1943), Ministro di Grazia e Giustizia e della Pubblica Istruzione (1944-
1945). In quest’ultima veste svolse un ruolo di parte nella ricostituzione dell’Ac-
cademia Nazionale dei Lincei (cf. ora in merito specialmente Carteggio Croce –
Arangio-Ruiz, a cura di V.M. Minale, con una nota di L. Labruna, Napoli 2012,
pp. xxxv, 32, 39, 45, 53), diventandone socio nazionale nel 1947, presidente (1952-
1958) e vicepresidente (1950-1952 e 1958-1964). Membro della Consulta Naziona-
le (1945-1946), fece parte del Consiglio Superiore della P. I. (dal 1948 al 1954), ri-
coprendovi la carica di vicepresidente dal 1951 al 1954. Su di lui vd. in particolare
M. Talamanca, s.v. Arangio-Ruiz, Vincenzo, in «Diz. Biogr. Ital.», XXXIV, Primo
Suppl. (A-C), 1988, pp. 158-162; più di recente: M.R. Precone (a cura di), Fondo
374 angelo russi
Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., pp. 31 s. e 231 (per i suoi rappor-
ti con il De Sanctis); P. Simoncelli, L’epurazione antifascista all’Accademia dei Lin-
cei. Cronache di una controversa “ricostituzione”, Firenze 2009, pp. 91 ss. e passim.
379 Carlo Anti, archeologo (Villafranca di Verona, 28 aprile 1889 – Padova,
8 giugno 1961), ispettore al Museo preistorico di Roma dal 1914 al 1921, fu mol-
to attivo in missioni archeologiche in Asia Minore, a Cirene, in Egitto. Nomina-
to nel 1922 professore ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana
nell’Università di Padova, vi ricoprì pure la carica di Preside della Facoltà di Let-
tere e Filosofia (dal 1929 al 1932) e poi quella di Rettore (dal 1932 al 1943). Il 16
dicembre 1943 gli fu affidato dal Consiglio dei Ministri della R.S.I. l’incarico di Di-
rettore Generale delle Antichità e Belle Arti, che egli svolse con l’intento soprat-
tutto di contrastare la deportazione di opere d’arte italiane in Germania da parte
dei nazisti. Sottoposto nel 1945 a provvedimento di epurazione, venne allontanato
dall’Università, ma in seguito tornò all’insegnamento fino al collocamento a riposo
nel 1959. Su di lui vd. ora M. Barbanera, L’archeologia degli italiani. Storia, meto-
di e orientamenti dell’archeologia classica in Italia, Roma 1998, p. 223 e passim. Cf.
anche da ultimo G. Zampieri (a cura di), Diari e altri scritti di Carlo Anti, voll. I-II,
Verona 2009, pp. 1664.
380 Evaristo Breccia (su cui vd. supra, doc. nr. XLIV, nota 335) era stato chia-
mato l’anno precedente a ricoprire, ‘per chiara fama’, la cattedra di Antichità clas-
siche ed Epigrafia nell’Università di Pisa, ma era rimasto ancora per qualche tempo
in Egitto, «incaricato di attendere a ricerche archeologiche», prima di tornare defi-
nitivamente in Italia, sostituito alla direzione del Museo Greco-Romano di Alessan-
dria «nella tarda estate del 1932» da Achille Adriani. In proposito vd. specialmente
N. Bonacasa, L’Archeologia italiana in Egitto, in L’Archeologia italiana nel Mediter-
raneo fino alla seconda guerra mondiale. Atti del Convegno di studi (Catania, 4-5
novembre 1985), a cura di V. La Rosa, Catania 1986, p. 48.
381 Si tratta del «Bulletin de la Société Archéologique d’Alexandrie»: cf. in
bre 1982), che ho avuto l’onore di avere come docente di Archeologia a Napoli
negli anni 1966-1970, rimanendo suo affezionato allievo fino alla fine. Sulla sua
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 375
Pierre Jouguet
LIII
Breccia a De Sanctis*
renzo Bardelli per un glaucoma agli occhi, nell’estate del 1932 si era dovuto sottopor-
re di nuovo ad un doppio intervento chirurgico agli occhi, sempre a Firenze. Da una
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 377
precedente lettera del Breccia al De Sanctis (datata «Firenze 22. VII. 32»: cf. M.R.
Precone, op. cit., p. 42, nr. 108, doc. 6, con l’indicazione del mese sbagliata: «III»
invece di «VII»!) siamo informati che il giorno prima (e, cioè, il 21) il Breccia si era
recato a far visita allo storico in clinica a Firenze, ma non lo aveva trovato, perché
questi era stato dimesso il giorno prima e, cioè, il 20 luglio 1932: cf. in merito anche
la minuta della risposta del De Sanctis al Breccia in data «26 luglio 1932» (= M.R.
Precone, op. cit., loc. cit., doc. 7).
387 Cf. Papiri greci e latini. Pubblicazioni della Società Italiana per la ricer-
ca dei papiri greci e latini in Egitto, X: Nrr. 1097-1181, Ariani, Firenze 1932, pp.
ix-232.
388 Si tratta di re Fu’ d I d’Egitto, al quale il De Sanctis aveva inviato in omag-
gio alcuni suoi libri. Nella lettera precedente del Breccia (cit. supra, nota 386) si leg-
geva in proposito: «Le accludo copia della nota che ho fatto pervenire a Re Fuad
insieme col Pro-memoria. I libri quando sono partito da Alessandria non erano an-
cora giunti, ma ho preso le disposizioni opportune affinché siano consegnati a S.
M. come suo omaggio. Di tutto ho tenuto informato S. E. l’on. Cantalupo, nostro
ministro in Cairo. E continuerò a stimolare e vigilare».
389 «La cosa» in questione, ovvero la «pratica» – com’ebbe a definirla lo
stesso De Sanctis nella sua risposta al Breccia del 26 luglio 1932 (cit. supra,
nota 386) –, riguardava l’eventuale chiamata dello storico dell’antichità, ormai
«dispensato dal servizio» alla «Sapienza» «a decorrere dal 1 gennaio 1932»,
nell’Università del Cairo per insegnarvi la Storia antica. Su questo tentativo,
fallito, vd. specialmente S. Accame, Gaetano De Sanctis, in Commemorazione
di Gaetano De Sanctis nel primo centenario della nascita (Torino, 15 dicembre
1970), «Atti della Accademia delle Scienze di Torino, II. Classe di Scienze Mo-
rali, Storiche e Filologiche», vol. 105, fasc. II (luglio-dicembre 1971), p. 699 (=
Id., Scritti minori, cit., II, p. 710); Id., F. Halbherr e G. De Sanctis. Pionieri del-
le Missioni Archeologiche Italiane a Creta e in Cirenaica (dal carteggio De Sanctis
1909-1932), cit., p. 235 e nota 1; ultimamente: A. Amico, Gaetano De Sanctis,
cit., pp. 140 s. e nota 95.
378 angelo russi
sempre suo
Ev. Breccia
390 Ernesto Verrucci (Force, Ascoli Piceno, 1874 – ivi, 1945 o 1947), archi-
tetto, dopo aver combattuto volontariamente con Ricciotti Garibaldi nella guerra
greco-turca del 1896, era approdato in Egitto, dove aveva acquistato grande fama
per le sue realizzazioni, al punto da diventare «Architecte en chef des Palais sulta-
niens», molto apprezzato dal Re, che gli concesse tra l’altro il titolo di Bey. Su di
lui vd. spec. R. Gabrielli, L’architetto Ernesto Verrucci-Bey e le sue opere in Egitto,
Ascoli Piceno 19472, pp. 80; E. Godoli, L’architecture de style arabe moderne d’Er-
nesto Verrucci Bey, «Quasar», 18 (1997), pp. 31-58; A. A. Amadio, Ernesto Verruc-
ci, un italiano in Egitto, in Tra le Palme del Piceno: Egitto Terra del Nilo. Catalogo
della Mostra (S. Benedetto del Tronto, 13 luglio – 30 ottobre 2002), a cura di A.
Roccati – G. Capriotti Vittozzi, Poggibonsi 2002, pp. 34-38; L’architettura negli
archivi. Guida agli archivi di architettura nelle Marche, a cura di A. Alici e M. Tosti
Croce, Roma 2011, p. 123.
Nella corrispondenza tra il Breccia e il Verrucci, pubblicata in parte solo di
recente (A. A. Amadio, Lettere di Evaristo Breccia a Verrucci dal 1927 al 1933, in Tra
le Palme del Piceno: Egitto Terra del Nilo, cit., pp. 39-43), si trovano in effetti riferi-
menti alla “faccenda De Sanctis” in due lettere. Nella prima (del Breccia al Verruc-
ci: «Alexandrie, 11 giugno 1932») si legge: «Ho riferito subito a Roma il colloquio
che ho avuto con Sua Maestà a proposito di De Sanctis, ed anche il colloquio avu-
to con Lei, pregando di farci avere d’urgenza gli elementi utili per tenere deste le
fiammelle. Speriamo di riuscire». E nella seconda (sempre del Breccia al Verrucci:
«Pisa, 29. XII. 932-XI»): «Il suo silenzio sulla faccenda De Sanctis mi fa temere che
si siano incontrate difficoltà. Mi farebbe un gran piacere se, scrivendomi, ne accen-
nasse per sgravare il mio silenzio verso il De Sanctis stesso e verso il gruppo d’amici
che s’erano interessati della cosa».
391 Il Breccia è tornato con il De Sanctis sull’argomento in altre tre lettere
del suo Carteggio con lui (tuttora inedite), datate rispettivamente: «Pisa 9 ottobre
1932», «Alexandrie, le 3 marzo 1933», «Pisa, lì 25 marzo 1934» (cf. M. R. Preco-
ne, op. cit., loc. cit., docc. 9-11). Il De Sanctis, comunque, aveva espresso la sua
gratitudine per quell’impresa sin dal 26 luglio 1932 (vd. supra, nn. 386, 389): «Io
non posso sapere quale sarà l’esito della pratica. Qualunque esso sia, la mia grati-
tudine per gli amici, che tanto hanno fatto e in contingenze così difficili, non può
non essere profonda».
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 379
LIV
Vitelli a De Sanctis*
Sanctis / 61 Via S.ta Chiara / Roma, si conserva nel fascicolo intestato al Vitel-
li nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclope-
dia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis
(1890-1956). Inventario, cit., p. 182, nr. 797, 16. Nella raccolta di gran parte
delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il
cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia
in mio possesso – il nr. 2232.
392 Si riferisce al lavoro del De Sanctis: La capitolazione di Olimpiade, «Mé-
langes Gustave Glotz», I, Paris 1932, pp. 315-318 = Scritti minori, cit., V, pp. 193-
196, su cui vd. però anche G. De Sanctis, Postilla [a Mario Segre, Pap. Gr. Vindob.
31954], «RFIC», n.s. XI, 2 (giugno 1933), pp. 226-228 (Miscellanea II) = Scritti mi-
nori, cit., V, pp. 235-237.
393 Il De Sanctis, come si è visto (supra, doc. nr. LIII e nota 386), aveva subìto
l’estate precedente (1932) a Firenze un doppio intervento chirurgico agli occhi, che
lo aveva tenuto lontano dal lavoro all’Istituto della Enciclopedia Italiana fino alla
fine dell’anno (come si legge chiaramente in una lettera indirizzatagli dal Gentile in
data 14-XII-32: «Mi compiaccio delle buone notizie che mi dà de’ suoi occhi e della
speranza che ne traggo, che alla fine del mese Ella tornerà tra noi e potrà riprendere
tranquillamente il Suo lavoro»). Tutto, però, fu vano: dal luglio 1938 egli perderà,
infatti, del tutto la vista: cf. in merito, fra gli ultimi, A. Russi, Silvio Accame, cit., p.
98 fig. 31 (con la riproduzione dell’ultima annotazione autografa del De Sanctis nel
suo Diario segreto in data 17 luglio 1938).
394 Su cui vd. G. Vitelli - M. Norsa, Frammenti eschilei in papiri della Socie-
tà italiana, «Bull. de la Soc. arch. d’Alex.», XXVIII (1933), pp. 107-121; cf. anche,
successivamente, G. Vitelli- M. Norsa, Nuovi frammenti di Eschilo in papiri della
Società Italiana, in Mélanges Bidez, vol. II, Université libre – Institut de Philologie
380 angelo russi
Suo
G. Vitelli
LV
Vitelli a De Sanctis*
ctis / 61 Via S.ta Chiara / Roma, si conserva nel fascicolo intitolato al Vitelli nel Fon-
do De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in
Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inven-
tario, cit., p. 182, nr. 797, 17. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Episto-
lario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corri-
spondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2233.
395 Cf. Dihghvsei” di poemi di Callimaco in un papiro di Tebtynis, a cura di Me-
dea Norsa e Girolamo Vitelli, Ariani, Firenze 1934, pp. 61 (poi P Mil. Vogliano
I 18). Sulle circostanze del ritrovamento a Tebtunis di questo rotolo callimacheo –
appena qualche giorno prima della cartolina postale qui esaminata – vd. ora pun-
tualmente L. Canfora, Il papiro di Dongo, cit., pp. 87 ss., 147 ss.
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 381
menti. Insieme vorrà darmi buone notizie della Sua salute, accogliere
molti ossequii della Sig.na Norsa, e credermi sempre
Suo aff.
G. Vitelli
LVI
De Sanctis a Vitelli*
Roma, 2 / 5 / 34
Vitelli. Più precisamente è la minuta di essa, dettata dallo storico (ormai quasi com-
pletamente cieco) ad un suo ‘collaboratore’ (la grafia è chiaramente quella di Silvio
Accame!). Per il suo stato di conservazione non è assolutamente di facile lettura. Il
documento si trova ora nel fascicolo intestato al Vitelli nel Fondo De Sanctis presso
l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R. Pre-
cone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182, nr.
797, 18. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, or-
dinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Ac-
came, esso occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2234.
382 angelo russi
nel Tevere e che perciò i critici (forse a torto) ritengono questa la forma
più antica della leggenda. Leggende romane poi in cui intervenga la ma-
dre dell’eroe io non ne conosco che quella di Coriolano. E qui conver-
rebbe il prenome, ma tutto il resto discrepa profondamente. Anche peg-
gio poi stiamo quanto ai Peucezi. Un loro attacco contro Roma è, per
quanto io so, ignotissimo sia nella storia sia nella leggenda 396.
[Gaetano De Sanctis]
LVII
Vitelli a De Sanctis*
Firenze 9. 1. 35
6. Via Repetti.
Caro Collega, Ella con molto garbo mi esorta a spiegar meglio agli
‘orecchianti’ come Lei (!) i versi di Euforione 397. Ma evidentemente Ella
sa che il mio silenzio è questa volta puro e semplice indizio d’ignoranza.
Non potevo spiegare agli ‘orecchianti’ quello che io oujatovei" non capi-
vo. E questo mi accade spesso.
Molti augurii e cordiali saluti dal
Suo
G. Vitelli
zio Coclite, «RFIC», n.s. XIII, 3 (settembre 1935), pp. 289-300; Aggiunta: pp. 300-
301 = Scritti minori, cit., V, 1983, pp. 311-324.
* Questa cartolina postale, con l’intestazione «Senato del Regno», è indiriz-
zata Al ch.mo / Signor Prof. Gaetano De Sanctis / 61 Via S.ta Chiara / Roma. Si con-
serva nel fascicolo riservato al Vitelli nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico
dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fon-
do Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inventario, cit., p. 182, nr. 797, 19. Nella raccol-
ta di gran parte delle lettere dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente
secondo il cognome di ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nel-
la copia in mio possesso – il nr. 2235. Si tratta dell’ultimo documento epistolare del
Vitelli al De Sanctis. Otto mesi dopo, infatti, il 2 settembre 1935, l’illustre grecista
moriva a Spotorno, mentr’era in vacanza in quella tranquilla località balneare del Sa-
vonese, a 86 anni compiuti.
397 Cf. in merito G. Vitelli - M. Norsa, Frammenti di poemi di Euforione,
«ASNP», ser. II, vol. IV, 1935, pp. 3-16 (poi PSI XIV 1390).
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 383
LVIII
Norsa a De Sanctis*
Gent.mo Professore,
Secondo le disposizioni del nostro statuto i papiri della Soc. Ital.
appena sono editi passano in deposito alla Biblioteca Laurenziana, che
ne assume la custodia e ogni responsabilità di conservazione etc. Per la
fotografia del papiro edito dal Perosa 398, e che interessa il Suo amico, ho
passato la lettera alla Sig.na Teresa Lodi, direttrice della Laurenziana 399.
La sig.na Lodi si metterà subito in corrispondenza con l’interessato per
fissare quale genere di fotografia deve far eseguire per suo conto.
Quanto al papiro che dovrebbe pubblicare il Coppola 400, non so
darLe, purtroppo, nessuna indicazione. Dalla morte del prof. Vitelli 401 a
oggi ho veduto il Coppola un’unica volta, e per pochi minuti. E non ho
da gran tempo sue notizie. Il papiro è tuttora a Bologna nelle mani del
Coppola. Io non ne so nulla 402.
* Questa lettera si conserva ora nel fascicolo intestato a Medea Norsa nel Fon-
do De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in
Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-1956). Inven-
tario, cit., p. 121, nr. 528, 3. Nella raccolta di gran parte delle lettere dell’Epistolario
desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di ciascun corrispon-
dente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio possesso – il nr. 2236. Il
testo è già stato parzialmente pubblicato da L. Canfora, Il papiro di Dongo, cit.,
p. 176 e nota 22; cf. anche ibid., p. 624 e nota 10.
398 Cf. A. Perosa, Frammenti di orazione politica, «SIFC», ser. II, XII (1935),
pp. 95-97. Vd. pure al riguardo L. Canfora, op. cit., pp. 157 s., 176 (e nota 23), e
infra, doc. nr. LX, nota 1.
399 Teresa Lodi, allieva devota del Vitelli (Ferrara, 13 giugno 1889 – Ancona,
7 aprile 1971), fu dal 1913 al 1933 bibliotecaria presso la Biblioteca Nazionale Cen-
trale di Firenze, addetta alla Sezione manoscritti e rari. Ebbe, quindi, la direzione
della Biblioteca Medicea Laurenziana fino al ‘collocamento a riposo’ (31 dicembre
1954). Nel dopoguerra fu pure membro del Consiglio Superiore delle Accademie e
Biblioteche. Su di lei vd. ora P. Pruneti, Gli inizi della ‘Scuola Papirologica’ fiorenti-
na. Teresa Lodi (1889-1971), in Hermae. Scholars and Scholarship in Papirology, cit.,
pp. 366-368 (con i riferimenti bibliografici precedenti).
400 Sull’argomento vd. ora, approfonditamente, L. Canfora, op. cit., pp. 147 ss.
401 Avvenuta a Spotorno (Savona) il 2 settembre 1935: vd. supra, doc. nr.
LVIII.
402 L. Canfora (op. cit., pp. 176 s.) così spiega il tono palesemente «irritato» del-
Sono lieta di aver avuto Sue notizie e di sentire che Ella continua a
lavorare. Le farò spedire una copia del volumetto che l’Università di Fi-
renze ha stampato in memoria del Vitelli 403.
C’è la bibliografia che può essere utile 404. Ho messo a disposizione
della sig.na Lodi tutte le pubblicazioni del Vitelli che ho trovate nell’ordi-
nare i suoi libri pervenuti, per disposizione sua, all’Università. Ma temo
che sia sfuggita più d’una pubblicazione, poiché il Vitelli non conservava
i suoi scritti. A ogni modo anche quello che è elencato può essere utile.
Con molti buoni augurii e saluti
dev.ma
M. Norsa
LIX
Norsa a De Sanctis*
Gentilissimo Professore,
Le avevo scritto da poco quando ho ricevuto la Sua lettera che mi
chiedeva i riscontri per il papiro pubblicato dal Perosa 405. Ho tardato
nomeno (che in verità non riguarda il solo Coppola): dopo la morte di Vitelli i com-
portamenti sono cambiati. Questo dipenderà da varie ragioni (sorgere di interessi di
altro tipo ecc.), ma una non trascurabile è che, per i Coppola e i Pasquali (per non
parlare di Vogliano), tutti più giovani (e di molto nel caso di Coppola) e tutti acca-
demicamente titolati, ‘obbedire’ alle direttive di Norsa come continuatrice vivente di
Vitelli, lei essendo semplice professore di liceo in Puglia [era, infatti, titolare di lati-
no e greco nel Liceo Classico ‘Pietro Colonna’ di Galatina, in provincia di Lecce] e
‘comandata’ all’Istituto dei papiri, non era psicologicamente accettabile». Più in ge-
nerale, sulla questione vd. ora anche M. Capasso, Medea Norsa: gli anni della matu-
rità (1906-1952), in Hermae. Scholars and Scholarship in Papirology, cit., pp. 233 ss.
403 In memoria di Girolamo Vitelli, F. Le Monnier (= «Pubblicazioni della R.
Università di Firenze»), Firenze 1936, pp. 131 con ritratto e due tavole.
404 Cf. ibid., pp. 87-124.
* Questa lettera si conserva ora nel fascicolo intestato a Medea Norsa nel Fon-
nota 398), su cui vd. quant’ebbe poi ad annotare G. De Sanctis, Atene dopo Ipso e
vitelli e norsa nella corrispondenza di gaetano de sanctis 385
aff.ma
M. Norsa
un papiro fiorentino, «RFIC», n.s. XIV, 2 (giugno 1936), pp. 134-152 (specialmente
pp. 134-141); n.s. XIV, 3 (Settembre 1936), pp. 253-273 = Scritti minori, cit., V, pp.
353-406, specialmente pp. 353-363.
406 È la nota casa editrice specializzata in pubblicazioni d’arte e in riprodu-
ge: a[llwn.
408 Il supplemento [ejn o{p]loi" è stato poi accolto dal De Sanctis (art. cit., p.
LX
Norsa a De Sanctis*
Gentilissimo Professore,
La richiesta dell’Enciclopedia per la voce Oxyrhynchos 409 arrivò
alla mia pensione quando io ero in Egitto, e l’ho avuta solo al mio ri-
torno dopo due mesi e mezzo! Avevo tutta la buona intenzione di but-
tar giù subito quelle poche righe, ma, causa il freddo eccessivo e fuori
stagione, mi presi un’ ‘influenza’ aggravatasi poi in bronchite e solo da
pochi giorni ho ripreso le mie occupazioni, con molto lavoro arretra-
to. – Giovedì 2 giugno sarò a Roma e spero di vedere anche Lei. A ogni
modo, se Ella mi dirà che sono ancora in tempo a preparare quelle 20
righe, procurerò di farlo.
Intanto mille grazie e buoni augurii a Lei ed ai Suoi, con molti saluti
aff.ma
M. Norsa
Santa Chiara 65 [sic !] / Roma, si conserva nel fascicolo intestato a Medea Norsa
nel Fondo De Sanctis presso l’Archivio Storico dell’Istituto della Enciclopedia
Italiana in Roma: cf. M.R. Precone (a cura di), Fondo Gaetano De Sanctis (1890-
1956). Inventario, cit., p. 121, nr. 528, 5. Nella raccolta di gran parte delle lettere
dell’Epistolario desanctisiano, ordinate alfabeticamente secondo il cognome di
ciascun corrispondente da Silvio Accame, essa occupa – nella copia in mio pos-
sesso – il nr. 2238.
409 Questa specifica voce verrà poi di fatto omessa nel vol. XXV della «En-
LXI
Norsa a De Sanctis*
7 giugno [1941] 410
Chiarissimo Professore,
Ho ricevuto il ms. della Nota di A. Segrè 411 “sul diritto dei peregrini
nell’esercito romano” 412 e poi anche la lettera. Così questo, come il pre-
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato a Medea Norsa nel Fon-
braio 1891 – Firenze, 21 giugno 1969), molto legato all’ambiente fiorentino (cf. L.
Canfora, Il papiro di Dongo, cit., passim, specialmente p. 14; M. Manfredi, Giro-
lamo Vitelli (1849-1935), cit., pp. 46, 50), ricoprì nell’Università di quella città, su
proposta di Giorgio Pasquali, nel 1925, l’insegnamento della Papirologia giuridica
per incarico: cf. P. Marrassini, Una Facoltà improduttiva: Lettere fra cultura e politi-
ca, in L’Università degli Studi di Firenze 1924-2004, I, cit., pp. 54, 56, 68. Fu poi, dal
1927 al 1929, professore incaricato di Istituzioni di diritto romano nell’Università
di Parma e, dal 1929 al 1936, professore (prima straordinario e, tre anni dopo, or-
dinario) di Storia economica nell’Istituto Superiore di Scienze Commerciali di Ca-
tania. Nel 1936 fu chiamato a ricoprire la stessa cattedra nell’Università di Trieste,
da cui, però, fu allontanato a seguito delle leggi razziali del 1938 (cf. R. Finzi, L’Uni-
versità italiana e le leggi antiebraiche, Roma 20032, p. 150). Lasciata l’Italia con il
fratello Emilio (Premio Nobel per la Fisica nel 1959), si stabilì negli USA, dove in-
segnò a New York presso la Columbia University fino al 1947. Su di lui vd. ora, in
particolare, P. Frezza, Angelo Segrè, «RFIC», XCVIII (1970), pp. 247-249; H. I.
Bell – M. Norsa, Carteggio 1926-1949, a cura di P.M. Pinto, cit., passim, spec. pp.
10 s. e note 17-18 (con bibliografia); M.R. Precone, op. cit., p. 241.
412 Cf. A. Segrè, Il diritto dei militari peregrini nell’esercito romano, «Rendi-
cedente lavoro del Segrè stampato negli stessi «Rendiconti d. Pont. Acc.
Rom. di Archeol.» 413, mi sembrano buoni e con esposizione molto più
ordinata e più chiara di quanto usasse Segrè in passato. Ho scritto anche
a lui, rallegrandomi che il cambiamento di ambiente 414 gli sia stato utile,
anche perché lo ha riportato nel nostro campo di studi 415.
Sono pronta a fare il riscontro delle citazioni per quanto mi è pos-
sibile con i libri che ho a disposizione: non tutti i libri dell’Istituto pa-
pirologico sono ora consultabili, perché una parte è stata collocata in
‘località sicura’. Ma, a ogni modo, credo che lo potrò fare: solo che ho
bisogno di un po’ di tempo, perché qui ci troviamo ancora in periodo
di esami e tesi, e perché io, per le mie condizioni di salute, sono alquan-
to lenta. Una bronchite in forma non grave, ma lunga, mi ha lasciata al-
quanto depressa.
Con molti buoni auguri e saluti
dev.ma aff.ma
M. Norsa
Via Scialoia 65
to dall’insegnamento a causa delle leggi antisemite varate dal governo fascista. Co-
stretto ad emigrare negli Stati Uniti d’America, volle ed ottenne dal De Sanctis una
bella lettera di presentazione, che gli giovò non poco colà (devo la notizia ad una
confidenza del mio Maestro, Silvio Accame, ch’era all’epoca uno dei collaborato-
ri più stretti del De Sanctis). Sull’importanza di questi Testimonials (o, come usa-
va definirli l’allora Presidente della Pontificia Accademia Romana di Archeologia,
Promemoria) per i vari fuorusciti italiani e stranieri (anche tedeschi) di fede ebraica
per consentire o facilitare il loro eventuale inserimento in istituzioni scientifiche ed
universitarie presenti nei luoghi d’esilio, vd. ora A. Russi, La Pontificia Accademia
Romana di Archeologia nel XX secolo con documenti inediti della presidenza di Gae-
tano De Sanctis (1930-1947), in I duecento anni di attività della Pontificia Accademia
Romana di Archeologia (1810-2010), a cura di M. Buonocore, in «Atti della Pont.
Accad. Rom. di Archeol.», ser. III, Memorie in 8°, vol. VIII, Roma 2010, pp. 58 ss.
415 Nell’immediato dopoguerra Marcel Hombert scriveva al De Sanctis
LXII
Norsa a De Sanctis*
Gent.mo Professore
Non è certamente questo il momento più opportuno per pubblica-
re papiri inediti. Ma poiché da gran tempo avevo promesso qualche pa-
gina per la Pontificia Accademia Romana di Archeologia 416, penso sia
bene mandare a Lei la trascrizione del papiro latino di cui Le invio per
ora il facsimile 417. Contiene (purtroppo molto frammentariamente) or-
dinamenti di una legione romana in Egitto del secolo I d.C. La legione
può essere la Cirenaica o la Deiotariana. Col prossimo corriere Le man-
derò la trascrizione, che oggi ha bisogno di alcuni emendamenti e di al-
cune aggiunte. Mi affretto a farLe avere facsimile e trascrizione, perché
dopo la triste esperienza dell’ultimo bombardamento fiorentino, che ha
costato la vita alla mia carissima cognata (una sorella e una mamma per
me) e che ha raso al suolo la mia casa 418, ho ragione di temere che, se
non mi affretto a pubblicare quello che ho quasi pronto (anche senza
* Questa lettera si conserva nel fascicolo intestato a Medea Norsa nel Fon-
disastrosi vd. ora, in particolare, M. Capasso, Medea Norsa: gli anni della maturità
(1906-1952), cit., pp. 237 s., 241 e nota 8.
390 angelo russi
darci l’ultima rifinitura) c’è pericolo che tutto vada disperso, se anch’io
dovessi finire, come è finita la mia Eugenia 419.
Senza tetto, senza libri, senza vestiario sono ospitata dalle Suore del
Sacro Cuore, al viale Michelangelo 27.
Buone cose a Lei ed ai Suoi
aff.ma
M. Norsa
Angelo Russi
Università degli Studi dell’Aquila
angelo.russi@cc.univaq.it
419 Eugenia Giorgini, vedova del fratello di Medea Norsa, Vittorio (Trieste,
1882 – ivi, 1930), alla quale vanno pure riferite le espressioni dianzi riportate nel-
la lettera presa qui in considerazione: «la mia carissima cognata (una sorella e una
mamma per me)». Su di lei vd. ora, in particolare, G. Bandelli, Medea Norsa: gli
anni giovanili (1877-1912), in Hermae. Scholars and Scholarship in Papyrology, cit.,
p. 210 e nota 2; M. Capasso, Medea Norsa: gli anni della maturità (1906-1952), ibid.,
p. 237.