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MASSIMILIANO GHILARDI

ORATORIANI E GESUITI ALLA CONQUISTA DELLA ROMA SOTTERRANEA NELLA PRIMA ET MODERNA

Estratto da

Archivio italiano per la storia della piet, XXII

Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009

MASSIMILIANO GHILARDI ORATORIANI E GESUITI ALLA CONQUISTA DELLA ROMA SOTTERRANEA NELLA PRIMA ET MODERNA*

I. Nella LVIII dissertazione De Christianorum veneratione erga sanctos post declinationem Imperii Romani delle Antiquitates Italicae Medii vi, nel tratteggiare brevemente la storia dellerudizione cristiana postrindentina, accadde a Ludovico Antonio Muratori di citare Antonio Bosio1, il celebre archeologo di presunti natali maltesi, come presbitero oratoriano2.
* Il presente articolo, parte di una pi ampia ricerca in corso dedicata allo studio delle reliquie catacombali nellet della Controriforma, molto deve alla affettuosa cortesia del Prof. Rino Avesani che mi ha spronato quasi quotidianamente alla scrittura. Per tale motivo e soprattutto per i numerosi e preziosi consigli gli sono sinceramente grato. 1 Su di lui vd. A. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio con documenti inediti, Roma, Tipografia dellUnione Cooperativa Editrice, 1900. Pur se non troppo approfondita lautore stesso nellintroduzione ammette di averla stesa in pochissimo tempo per poterne fare dono ai partecipanti al Secondo Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana (tenutosi in Roma dal 17 al 24 aprile del 1900) , la sintetica biografia del Valeri (pp. 1-67) rimane tuttavia fondamentale particolarmente per lapparato documentario presentato in appendice (pp. 69-110). Prima di tale opera, che verr citata frequentemente nelle note successive, si potevano trovare preziose informazioni sul Bosio nelle pagine di G. B. de Rossi, La Roma sotterranea cristiana, I-III, Roma, Cromo-Litografia pontificia, 1864-1877, I, pp. 1246. Puntuali indicazioni anche in G. Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana, Citt del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1942, pp. 140-161. Non sono mancate poi, pur se non tutte troppo affidabili o documentate, le voci enciclopediche dedicate allarcheologo barocco; tra queste, in ordine cronologico, si vedano almeno quelle di H. Leclercq, Bosio (Antoine), in Dictionnaire darchologie chrtienne et de liturgie, II (1925), pp. 1084-1093; A. Lodolini, Bosio, Antonio, in Enciclopedia Italiana, VII (1930), p. 550; . Van Cauwenbergh, Bosio (Antonio), in Dictionnaire dhistoire et de gographie ecclsiastique, IX (1937), pp. 1318-1319; A. Ferrua, Bosio, Antonio, in Enciclopedia cattolica, II (1949), coll. 1943-1944; P. Pelagatti, Bosio, Antonio, in Enciclopedia dellarte antica, II (1959), pp. 144-145; N. Parise, Bosio, Antonio, in Dizionario biografico degli Italiani, XIII (1971), pp. 257-259. Sul Bosio in ultimo, con bibliografia, mi sia consentito rimandare al mio articolo Le catacombe di Roma dal Medioevo alla Roma sotterranea di Antonio Bosio, Studi Romani, XLIX (2001), pp. 27-56. 2 Cfr. L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medi vi, sive Dissertationes De Moribus, Ritibus, Religione, Regimine, Magistratibus, Legibus, Studiis Literarum, Artibus, Lingua,

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Lerrore, dovuto evidentemente allaccostamento con i padri oratoriani Giovanni Severano3 e Paolo Aringhi4 che sono, come noto, i continuatori e divulgatori dellopera bosiana sugli antichi cimiteri ipogei cristiani di Roma antica , non rimasto senza seguito e molti studiosi dopo Muratori, sino ai nostri giorni5, hanno ritenuto larcheologo barocco un padre oratoriano, tanto da giungere a dipingerlo quale uno dei pi stretti collaboratori di san Filippo Neri, che avrebbe seguito da vicino e con interesse le sue ricerche seguendolo addirittura nei casi delle scoperte pi significative dal punto di vista religioso6. Se comunque la formazione culturale e la crescita spirituale del Bosio non possono essere fatte risalire con certezza a legami intercorsi con il santo fiorentino7 come
Militia, Nummis, Principibus, Servitute, Foederibus, aliisqua faciem & mores Italici Populi referentibus post declinationem Rom. Imp. ad Annum usque MD, I-VI, Mediolani, Ex Typographia Societatis Palatinae in Regia Curia, 1738-1742, V (1741), col. 33: Magnum hinc sibi nomen peperere, remque plane utilissimam tum sacrae tum profanae eruditionis cultoribus praestitere Presbyteri Oratorii Romani Bosius, Severanus, & Aringhius in insigni Opere Romae Subterraneae. 3 Su di lui, in breve, C. Cecchelli, Severano, Giovanni, in Enciclopedia cattolica, XI (1953), coll. 461-462. E vd. pure E. Vaccaro Sofia, Giovanni Severano prete dellOratorio e uomo di studio, Quaderni dellOratorio, IV (1961), pp. 1-7; C. Gasbarri, LOratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Roma, Arti Grafiche dUrso, 1962, p. 154, e soprattutto A. Cistellini, San Filippo Neri, lOratorio e la congregazione oratoriana. Storia e spiritualit, I-III, Brescia, Morcelliana, 1989, ad indicem e in particolare vol. III, pp. 2232, 2256, 2320. 4 SullAringhi, purtroppo assente dal Dizionario biografico degli Italiani, si veda quanto brevemente raccolto da A. Ferrua, Aringhi, Paolo, in Enciclopedia cattolica, I (1948), col. 1899. 5 Vd. ora, ad esempio, T. Johnson, Holy Fabrications: The Catacombs Saints and the Counter-Reformation in Bavaria, Journal of Ecclesiastical History, XLVII (1996), pp. 274-297: 279. Uno dei casi pi eclatanti derivanti dallerronea constatazione muratoriana , comunque, quello di Richard St. John Tyrwhitt che, nel suo celebre studio dedicato allarte paleocristiana, oltre a ritenere Bosio un sacerote oratoriano lo ha addirittura promosso al rango cardinalizio: cfr. The Art Teaching of the Primitive Church, London, Society for Promoting Christian Knowledge, 1874, p. 102. 6 Ricordo qui F. Fabi Montani, Della coltura scientifica di San Filippo Neri e dellimpulso da lui dato agli studi ecclesiastici. Ragionamento, Roma, Tipografia Forense, 1854, p. 32, secondo il quale Bosio correva a ragguagliare il Neri, il quale per la tenerezza che nudria in verso di que santi martiri, e per la gioia provata in vederne rivendicato il culto, stemperavasi in lagrime e teneramente abbracciando Antonio o volea con essolui esser tra i primi a venerare gli atleti di Cristo, ovvero mandava il suo Baronio, od altri de suoi pi cari discepoli ad offerir loro fiori e corone. 7 V. Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano e le origini dellarcheologia cristiana, in San Filippo Neri nella realt romana del XVI secolo, Atti del Convegno di Studio in occasione del IV Centenario della morte di S. Filippo Neri (15951995), Roma 11-13 maggio 1995, a cura di M. T. Bonadonna Russo N. Del Re, Roma, Societ Romana di Storia Patria, 2000, pp. 105-130: 128.

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noto assiduo frequentatore delle catacombe romane8 , indubbio che


Agli anni 1533-1537 si fissa lassidua frequentazione delle catacombe di San Sebastiano sullAppia da parte del santo fiorentino e i documenti a tale proposito sono antichi ed attendibili (cfr. L. Ponnelle L. Bordet, Saint Philippe Nri et la socit romaine de son temps (1515-1595), Paris, Librairie Bloud & Gay, 1928, pp. 48-50 e soprattutto Cistellini, San Filippo Neri, lOratorio e la congregazione oratoriana, I, pp. 22-24): oltre ad essere ricordata nel racconto biografico di san Filippo redatto dal padre oratoriano Antonio Gallonio (cfr. A. Gallonio, Vita Beati P. Philippi Nerii Florentini Congregationis Oratorii Fundatoris in annos digesta, Romae, apud Aloysium Zannettum, 1600, pp. 9-10: Saepe enim totas noctes in pia caelestium rerum meditatione hisce in locis consumebat: saepissime apud coemeterium, quod Calixti dicitur, in oratione pernoctabat: somni parcissimus, nuda humo sub harum Ecclesiarum porticibus, cum eum necessarius somnus occupasset, cubabat. Si veda, sempre del medesimo autore, anche ledizione in lingua italiana della Vita del Beato P. Filippo Neri Fiorentino fondatore della Congregatione dellOratorio, scritta, e ordinata per anni, Roma, appresso Luigi Zannetti, 1601, p. 10: Non voglio lasciar di dire, che mosso Filippo da grande, e marauigliosa diuotione, e pura consolatione spirituale, consumaua in questi santi luoghi per lo pi tutta la notte orando, e contemplando Iddio; e bene spesso ancora nelle Catacombe questo fine pernottaua sospirando, e piangendo pel contento grande, che sentiua dentro nel cuore. Gli sopraueniua in tanta abondanza lo spirito, che staua tre d, e tre notti, come di sopra s detto, digiuno, non mangiando, ne beuendo mai nulla. Oraua alle uolte lungamente per infino quaranta hore continue; si disciplinaua, dormiua pochissimo, e su la nuda terra, amaua sommamente la pouert, e fugiua tutto ci chal corpo suo poteua dar piacere), la presenza prolungata del Neri nelle gallerie cimiteriali romane riferita con dovizia di particolari anche da alcune testimonianze rese al processo per la causa di canonizzazione del santo. Il domenicano Francesco Cardoni, il 1 settembre del 1595, a pochi mesi dalla morte del Neri, pur affidando la veridicit dellinformazione a persone delle quali non ricordava il nome, affermava che: Et mi recordo, quando ero secolare, che udii dire, da persone degne di fede, da molti, che non mi ricordo il nome de alcuni, questo fu il primo che mi fu detto: che dieci anni era stato nelle grotte di S. Sebastiano, dove viveva di pane et di radiche dherbe, et, tra laltre cose, mi fu detto ancora che l p. Filippo veniva a pigliare lelemosina per dir Messa, diceva la Messa et poi si retirava alle dette grotte (G. Incisa della Rocchetta N. Vian [a cura di], Il primo processo per san Filippo Neri nel Codice Vaticano Latino 3798 e in altri esemplari dellarchivio dellOratorio di Roma, IIV, Citt del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1957-1963, I, p. 133). Quindici anni pi tardi, il 26 aprile dellanno 1610, Domenico Migliacci ricordava: Ho inteso, che, quando era giovane, andava spesso alle Sette Chiese, et, buona parte della notte, se ne stava, in oratione, nel cemeterio di S. Calisto, detto hora di S. Sebastiano (ibidem, III, p. 92); il mese successivo, il giorno 7 maggio, Antonino Berti conferm la versione del Cardoni: Attesto aver inteso raccontare al p. fra Francesco Cardone, da Camerino, dellordine di Predicatori, nel novitiato della Minerva, alla presenza de novitii, lanno 1594 incirca, come il beato Filippo Neri era stato dieci anni alle catacombe di S. Bastiano, a fare molte penitenze (ibidem, III, p. 178); e l8 giugno dello stesso anno, Germanico Fedeli deponeva la sua testimonianza, affermando che: Io so, che il beato Filippo era deditissimo alloratione et alla contemplatione delle cose divine et gli ho sentito, dir pi volte, in diverse occasioni, che, per attendere a questo santo essercitio, si ritir, mentre era giovane, dalli studi, et vend anco li suoi libri, et cercava la solitudine. Quale non
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egli, pur essendo stato allievo dei gesuiti9, trasse dal cenacolo filippino gli ideali pi profondi della sua attivit, e stretti vincoli di amicizia mediati e favoriti probabilmente da Pompeo Ugonio10 ebbe con alcuni esponenti di quella comunit religiosa11. Tuttavia, al di l degli evidenti legapotendo havere, molte volte, nella citt (avanti si facesse sacerdote, et cominciasse a confessare, che, per questi essercitii, non haveva tanto tempo da farlo) andava, spessisime volte, solo, di notte, alle Sette Chiese, pernottando nelle dette chiese, et, anco, nel cemeterio di Calisto, et, che, quando trovava le chiese serrate, si fermava nelli porticali di dette chiese, a far oratione. Et mi disse, anco, che si fermava, alle volte, a leggere qualche libro al lume della luna, et che aveva buonissima vista. Et tutte le suddette cose moltissime volte le diceva, per sollecitare noi altri nelli essercitii spirituali, et, questo, con diverse occasioni (ibidem, III, p. 257). Ci che spingeva il santo a questa assidua frequentazione, negli anni certamente enfatizzata ed arricchita di elementi agiografici favolosi quali ad esempio quello della tentazione dei tre diavoli , era certamente la voglia di solitudine, il desiderio di preghiera appartata e la devozione verso i primi testimoni della Fede, ma soprattutto la volont di trarre alimento spirituale da quei luoghi sacri recuperando allo stesso tempo i valori primitivi e pi genuini della prima et cristiana. E proprio durante una prolungata permanenza in catacomba, nel 1544 secondo la testimonianza del padre Gallonio (cfr. Vita Beati P. Philippi Neri, p. 16), san Filippo Neri avrebbe ricevuto il miracolo dello Spirito Santo che, sotto forma di un globo di fuoco, lo avrebbe penetrato dalla bocca in modo cos violento da inarcargli due costole e provocargli violente palpitazioni di cuore che risultarono inspiegabili per i medici e la scienza. 9 Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 17. 10 Lipotesi di G. Finocchiaro, La Roma sotterranea e la Congregazione dellOratorio. Inediti e lacune del manoscritto vallicelliano G. 31, in Messer Filippo Neri, santo: lapostolo di Roma, a cura di A. Manodori B. Tellini Santoni, Roma, De Luca, 1995, pp. 189197: 189. Di diverso parere Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano, pp. 124-125 e nota 103, secondo il quale i rapporti con lambiente dellOratorio dellUgonio non risultano di facile definizione. Sul romano Pompeo Ugonio, primo giovane studioso a conseguire un dottorato in Filosofia nel 1569 al Seminario Romano (cfr. L. Rice, Jesuit Thesis Prints and the Festive Academic Defence at the Collegio Romano, in The Jesuits. Cultures, Sciences, and the Arts, 1540-1773, ed. J. W. OMalley et alii, Toronto-Buffalo-London, University of Toronto Press, 1999, pp. 148169: 149), autore di un celeberrimo libro sulle chiese di Roma (Historia delle Stationi di Roma Che si celebrano la Quadragesima dove oltre le vite de santi Alle Chiese de quali Statione, si tratta delle Origini, Fondazioni, Siti, Restaurationi, Ornamenti, Reliquie, & memorie di esse Chiese, antiche e moderne, Roma, appresso Bartholomeo Bonfandino, 1588) e professore di Retorica del Bosio allArchiginnasio, si veda in sintesi quanto raccolto da E. Josi, Ugonio, Pompeo, in Enciclopedia cattolica, XII (1954), col. 716. Su di lui, antiquarum rerum solertissimus indagator come ebbe a definirlo Giacomo Grimaldi nella commemorazione funebre, si veda ancora I. Herklotz, Historia sacra und mittelalterliche Kunst whrend der zweiten Hlfte des 16. Jahrhunderts in Rom, in Baronio e larte. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Sora 10-13 ottobre 1984, a cura di R. De Maio et alii, Sora, Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca, 1985, pp. 21-74: 39-45 (la citazione del Grimaldi a p. 73). 11 Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 21.

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mi affettivi e culturali del Bosio con lambiente filippino ed al di l delle innegabili strumentazioni che lambiente oratoriano pot fare delle antichit funerarie paleocristiane a sostegno della compilazione e della ricostruzione annalistica a quel tempo in atto12, allindomani della morte del Bosio che la Congregazione dellOratorio prepotentemente irruppe sulla scena della Roma sotterranea. Venuto a mancare il Bosio, il Cristoforo Colombo della Roma sotterranea come la critica det moderna lo ebbe a definire13, dopo breve malattia il 6 settembre del 162914, Carlo

Sulla nascita della scienza archeologica cristiana, e soprattutto sul ruolo dellOratorio in questo ambito, si vedano P. Fremiotti, La Riforma Cattolica del secolo decimosesto e gli studi di Archeologia cristiana, Roma, Libreria Pontificia Federico Pustet, 1926; C. Cecchelli, Il Cenacolo Filippino e larcheologia cristiana, Roma, Istituto di Studi Romani, 1938 (vd. anche, pur se sostanzialmente confluito nel libello appena menzionato, larticolo di Id., Origini romane dellarcheologia cristiana, Roma, VII [1929], pp. 105-112); Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana, pp. 87-162; G. Bovini, Rassegna degli studi sulle catacombe e sui cimiteri sub divo, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1952, pp. 5-23 (cfr. pure Id., Gli studi di archeologia cristiana dalle origini alla met del secolo XIX, Bologna, Ptron, 1968, pp. 1761); C. Gasbarri, Loratorio filippino (1552-1952), Roma, Istituto di Studi Romani, 1957, pp. 41-43 (cfr. pure Id., Larcheologia cristiana e lOratorio romano, LOratorio di S. Filippo Neri. Rassegna di cultura e arte oratoriana, XXIII, 10 [1966], pp. 157-159; ibidem, XXIII, 11 [1966], pp. 168-170); W. Wischmeyer, Die Entstehung der christlichen Archologie im Rom der Gegenreformation, Zeitschrift fr Kirchengeschichte, LXXXIX (1978), pp. 136-149; G. Cantino Wataghin, Roma sotterranea. Appunti sullorigine dellArcheologia cristiana, Ricerche di Storia dellarte, X (1980), pp. 5-14; A. Zuccari, La politica culturale dellOratorio romano nella seconda met del Cinquecento, Storia dellArte, XLI (1981), pp. 77-112: 90-91; Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano, pp. 129-130. Ricco di spunti interessanti il recentissimo articolo di M. Gosselin, The Congregation of the Oratorians and the Origins of Christian Archeology: a Reappraisal, Revue dHistoire Ecclsiastique, CIV, 2 (2009), pp. 471-493. 13 Questa celebre definizione, per quanto sia a mia conoscenza, stata formulata dal gesuita tolmezzino padre Giuseppe Marchi, anche se comunemente attribuita al romano Giovanni Battista de Rossi che, invece, la ripet pochi anni pi tardi; cfr. G. Marchi, Monumenti delle arti cristiane primitive nella metropoli del Cristianesimo, Roma, Puccinelli, 1844, p. 5 e de Rossi, La Roma sotterranea cristiana, I, p. 26. Io stesso, in verit, seguendo autori moderni ho di recente sostenuto erroneamente che il de Rossi sia stato linventore di tale fortunata e celebre definizione; cfr. Le catacombe di Roma dal Medioevo alla Roma sotterranea, p. 45; Id., Brigida e Caterina di Svezia nei santuari martiriali del suburbio di Roma, Mlanges de lcole franaise de Rome Moyen Age, CXIV, 1 (2002), pp. 525-556: 525 nota 2. Per la corretta interpretazione rimando dunque al mio articolo Un Bosio la main. Viaggiatori francesi nelle catacombe romane in et napoleonica, in Id., Subterranea civitas. Quattro studi sulle catacombe romane dal medioevo allet moderna, Roma, Edizioni dellAteneo, 2003, p. 79 nota 18. 14 Roma, Archivio del Vicariato, Registro dei Morti, I, 1578-1694, p. 6, Parrocchia di San Biagio in Montecitorio: Anno 1629 Die 6 7bre. Illris D. Antonius Bossius animam

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Aldobrandini15, ambasciatore a Roma dellOrdine gerosolimitano nominato suo esecutore testamentario16, trasfer la documentazione rimasta incompiuta della sua opera monumentale sui cimiteri sotterranei di Roma al cardinale Francesco Barberini affinch ne favorisse in tempi rapidi la revisione e la successiva pubblicazione. Lincarico di rivedere e completare il manoscritto bosiano, forse venendo meno alla volont dellautore che, come sembra di intuire da alcuni documenti conservati presso lArchivio Storico dei Padri Barnabiti in Roma, avrebbe voluto vedere proseguita la propria opera per impegno di un barnabita, il padre Cristoforo Giarda17 che pure godeva della stima e dellaffetto del cardinale Barberini18 , fu affidato alloratoriano marchigiano Giovanni Severano19, erudito conosciDeo reddidit in Com.e S.e M.ris Eccl. cui in sua infirmitate administrata fuere omnia Eccl. sacramenta a R.do Curato S.cti Laurentij in Lucina in cuiusq. Parochia habebat domicilium proprium. Eius corpus delatum ad hanc nostram Eccl. humatum fuit ante Altare S.tae Crucis sub pavimento in capsa lignea die 19 d.i Mensis. Per lattenta raccolta relativa ai documenti riguardanti la morte del Bosio si veda Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, pp. 52-58. 15 Figlio di Baccio e Maria Landi, nacque il 28 aprile 1578; istituito cavaliere gerosolimitano nel 1595 fu ambasciatore a Roma dellOrdine dal 1629 al 1632 e poi nuovamente nel 1635. Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 59 nota 2. 16 Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, pp. 59-60. 17 Cfr. O. Premoli, Lo scopritore della Roma sotterranea, La Scuola cattolica, XLVII (1919), pp. 170-181. Ma su ci L. Spigno, Della Roma sotterranea del Bosio e della sua biografia, Rivista di Archeologia Cristiana, LII (1976), pp. 277-301: 300-301 non daccordo, poich nota che il Padre Giarda fu forse indicato dal Bosio solo come collaboratore del testo e non come curatore dellopera in caso di morte. Sullimportante figura del barnabita novarese Cristoforo Giarda, vescovo di Castro, assassinato presso Monterosi nel 1649, si veda, con ampia bibliografia, quanto sinteticamente raccolto da D. Busolini, Giarda, Cristoforo, in Dizionario biografico degli Italiani, LIV (2000), pp. 571-574. 18 Cfr. O. Premoli, Storia dei barnabiti nel Seicento, Roma, Descle & C., 1922, ad indicem. 19 La vicenda della pubblicazione del manoscritto bosiano ad opera del Severano riferita in dettaglio nelle lettere dedicatorie che precedono la pubblicazione dellopera a stampa. In particolare, nella dedica di Carlo Aldobrandini a Urbano VIII (del 24 marzo del 1632) e nelle lettere del Severano al cardinale Barberini (del 24 marzo del 1632) e allo stesso Aldobrandini (del 2 febbraio del 1632). Sul manoscritto bosiano e le sue trasformazioni dopo la morte dellautore si veda lattenta ricostruzione di L. Spigno, Considerazioni sul manoscritto vallicelliano G. 31 e la Roma sotterranea di Antonio Bosio, Rivista di Archeologia Cristiana, LI (1975), pp. 281-311. Si veda pure il gi menzionato studio di Finocchiaro, La Roma sotterranea e la Congregazione dellOratorio, pp. 189-197 e ancora quanto proposto da Id., Vetri dorati nel museo di curiosit di Virgilio Spada. Un confronto tra la Roma sotterranea a stampa e manoscritta (ms. vall. G. 31), in Luoghi della cultura nella Roma di Borromini, a cura di B. Tellini Santoni A. Manodori Sagredo, Roma, Retablo, 2004, pp. 181-205.

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tore della Roma sacra che, poco prima della morte del Bosio, grazie alla mediazione del proprio confessore20, labate di S. Eutizio di Norcia Giacomo Crescenzi21, era venuto in contatto con lui. Crescenzi, infatti, al fine di permettere lapposizione dellimprimatur pontificio ad unopera sulle Sette Chiese di Roma compilata dal Severano22, ne aveva inviato il manoscritto al Bosio, pregandolo di rivederlo e giudicarlo23. Il giudizio dellarcheologo, affidato a una lettera autografa custodita oggi nel codice G. 20 della Biblioteca Vallicelliana24 (ma ripreso nella stampa del volume severaniano)25, fu di grande apprezzamento, anche se con alcuni minuti suggerimenti, circa una dozzina, che lautore si accinse prontamente ad accogliere nell testo26. Severano, ma non ne possediamo il testo, dovette inviare al Bosio una lettera di ringraziamento, non senza richiedere ulteriori spiegazioni su alcuni punti rimasti poco chiari. Bosio, come provato da

20 Cistellini, San Filippo Neri. LOratorio e la Congregazione oratoriana, III, p. 2320 nota 187. 21 Cfr. I. Polverini Fosi, Crescenzi, Giacomo, in Dizionario biografico degli Italiani, XXX, 1984, pp. 634-636. Cfr. anche P. Pirri, Labbazia di SantEutizio in Val Castoriana presso Norcia e le chiese dipendenti, Roma, Herder, 1960, pp. 192-207. Un dettagliato ritratto coevo del Crescenzi che ebbe come maestro di latino Camillo de Lellis (cfr. Incisa della Rocchetta Vian, Il primo processo per san Filippo Neri, I, p. 357 nota 907) ci offerto dalle parole dellerudito Gian Vittorio Rossi, latinizzato in Iohannes Victor Roscius o Ianus Nicius Erythraeus; cfr. Pinacotheca Imaginum illustrium doctrinae vel ingenii laude virorum, qui, auctore superstite, diem suum obierunt, I-III, Coloniae Vbiorum, apud Iodocum Kalcouium & socios, 1645-1648, III, pp. 591-594. 22 Memorie sacre delle Sette Chiese di Roma. E di altri luoghi, che si trovano per le strade di esse, Roma, per Giacomo Mascardi, 1630. 23 Cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 50. 24 Roma, Biblioteca Vallicelliana, cod. G. 20, f. 221r. La lettera, datata al 28 febbraio del 1629, fu pubblicata la prima volta dal de Rossi (La Roma sotterranea cristiana, I, pp. 39-40), che identific erroneamente il destinatario in Francesco Barberini, e pi tardi in maniera pi completa e con la corretta interpretazione dal Valeri (Cenni biografici di Antonio Bosio, pp. 50-51). Lepistola stata ora riprodotta fotograficamente in Finocchiaro, La Roma sotterranea e la Congregazione dellOratorio, p. 196, fig. 15 e in Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano, fig. 21. Bosio riconobbe nel manoscritto severaniano molta eruditione e diligenza esquisita, aggiungendo et opera dignissima di mandarsi in luce. Io nella mia opera de Roma subterranea haueuo messo quasi listesse cose, quali con molto mio gusto levar rimettendomi a lui ma per quello che toccar alla Confessione di Pietro e sacri Cemiterij converra in ogni modo chio le dica. 25 A presentazione dellopera del Severano si pubblic un breve testo, datato al 7 aprile 1629, con cui il Bosio cos consigliava la lettura del trattato: lho ritrouato pieno di molta eruditione, dottrina e singolar piet; di modo che da esso i Lettori ne cauaranno non solo gran diletto, ma anco gran frutto, e consolatione spirituale. 26 Per i suggerimenti del Bosio sul manoscritto del Severano cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, pp. 74-76.

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una lettera recentemente ritrovata e studiata da Ingo Herklotz, rispose prontamente e cordialmente alloratoriano fugando ogni suo dubbio precedentemente sollevato. Il rapporto tra i due studiosi, per, rimane ancora oggi poco chiaro27. E non si pu escludere che il vincolo di stretta amicitia tra i due, evocato dal Severano nella lettera del 2 febbraio del 1632 indirizzata a Carlo Aldobrandini e stampata nelle pagine iniziali della Roma sotterranea28, sia frutto di qualche esagerazione delloratoriano che, dopo la morte del Bosio e soprattutto dopo che le sue volont testamentarie erano state in parte stravolte non essendo stato incaricato un barnabita di portare a termine lopera, intendeva cos accreditare il proprio operato pubblicamente e far apparire la sua scelta come una necessaria conseguenza alla morte improvvisa del compilatore. Nonostante il frontespizio rechi la data 163229, la Roma sotterranea vide finalmente la luce nei primi mesi del 163530, presso leditore Gaspare Facciotti31 per merito di un presbitero oratoriano, anche se come stato recentemente sottolineato in occasione della ristampa anastatica dellopera del Bosio le aggiunte e le osservazioni del Severano rivelano la
27 I. Herklotz, Antonio Bosio e Giovanni Severano. Precisazioni su una collaborazione, Studi Romani, LVI (2008) (in corso di stampa). 28 Roma sotterranea. Opera postuma di Antonio Bosio Romano antiquario ecclesiastico singolare de suoi tempi. Compita, disposta & accresciuta dal M. R. P. Giovanni Severani da S. Severino sacerdote della Congregatione dellOratorio di Roma. Nella quale si tratta de sacri cimiteri di Roma. Del sito, forma, et vso antico di essi. De cubicoli, oratorii, imagini, ieroglifici, iscrittioni, et epitaffi, che vi sono. Nuovamente visitati, e riconosciuti dal Sig. Ottavio Pico dal Borgo S. Sepolcro, Dottore delluna, e laltra Legge. Del significato delle dette imagini, e ieroglifici. Dei riti funerali in sepellirvi i defonti. De martiri in essi riposti, martirizati nelle vie circonvicine. Delle cose memorabili, sacre, e profane, cherano nelle medesime Vie: e daltre notabili, che rappresentano limagine della primitiva Chiesa. Langustia, che pat nel tempo delle persecvtioni. Il fervore de primi christiani. E li veri, et inestimabili tesori, che Roma tiene rinchivsi sotto le sve campagne. Pubblicata dal Commendatore Fr. Carlo Aldobrandino Ambasciatore residente nella corte di Roma per la sacra religione, et ill.ma militia di S. Giovanni gierosolimitano, herede dellavtore, Roma, appresso Gaspare Facciotti, 1632, p. 5. 29 Cfr. J. M. Merz, Pietro da Cortona und das Frontispiz zu Antonio Bosios Roma sotterranea, Marburger Jahrbuch fr Kunstwissenschaft, XXX (2003), pp. 229-244. 30 Il merito di aver fissato con sicurezza la data della pubblicazione spetta ad Ingo Herklotz, il quale ha recuperato alcune lettere della corrispondenza privata di Cassiano dal Pozzo, conservate nellArchivio della Biblioteca dellAccademia Nazionale dei Lincei, le quali proverebbero che lopera sia stata divulgata soltanto nei primi mesi dellanno 1635: I. Herklotz, Cassiano and the Christian Tradition, in Cassiano dal Pozzos Paper Museum (Quaderni Puteani 2), Milano, Olivetti, 1992, p. 38. 31 Sullattivit della tipografia romana fondata da Guglielmo Facciotti e continuata dagli eredi, si veda il recente volume di M. Ceresa, Una stamperia nella Roma del primo Seicento: annali tipografici di Guglielmo Facciotti ed eredi (1592-1640), Roma, Bulzoni, 2000.

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scarsa sensibilit critica dellOratoriano e risentono enormemente del clima apologetico e propagandistico della Controriforma, risultando oggi pressoch inutilizzabili32. Ledizione finale della Roma sotterranea risult, con i tagli e le aggiunte personali del curatore oratoriano, un monumentale volume di 656 pagine suddivise in maniera ineguale in quattro libri. Il primo, a sua volta organizzato in venti capitoli, illustrava la morte e la sepoltura dei martiri cristiani; mentre il secondo ed il terzo, rispettivamente composti di ventidue e sessantasei capitoli, offrivano la completa ricognizione topografica delle aree cimiteriali collettive del suburbio di Roma. Lultimo libro, in cui la mano del Severano maggiormente riconoscibile, presentava, in cinquanta capitoli, il materiale iconografico e valutava, con linteressante esegesi seicentesca, le valenze simboliche delle pitture cimiteriali. Nel 1651, esaurita la prima edizione dellopera in brevissimo tempo33 e non avendo riscosso troppo successo leditio minor proposta in occasione dellanno santo 1650 dalla stamperia di Lodovico Grignani34, loratoriano Paolo Aringhi, gi autore di una fonCfr. V. Fiocchi Nicolai, Presentazione, in A. Bosio, Roma sotterranea, ristampa anastatica, Roma Edizioni Quasar, 1998, p. 12*. Cfr. pure Id., San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano, pp. 120-121. Duramente critico nei confronti delle aggiunte severaniane era stato gi in passato Romano Fausti, che le aveva definite infelicissime: cfr. Nel III centenario della pubblicazione di una insigne opera di romanit: il valore e il merito di Antonio Bosio e della Roma sotterranea (1632-1634), in Atti del III Congresso Nazionale di Studi Romani, a cura di C. Galassi Paluzzi, I-V, Roma, Istituto di Studi Romani, 1935, II, pp. 329335: 333. 33 Cfr. Bovini, Gli studi di archeologia cristiana, pp. 42-43. 34 Comunemente definita Bosietto (cfr. Ferretto, Note storico-bibliografiche di archeologia cristiana, p. 161), ledizione in quarto del testo del 1632 (cio del 1635). Quel testo, come denunciato nella premessa dello stampatore, era lo stesso della versione in folio, ma, per motivi economici, privo della maggior parte delle illustrazioni, ritenute superflue perch notevolmente simili tra loro nei diversi contesti cimiteriali: Lo stampatore a chi legge. Di nuouo ho voluto promulgare la Roma Sotterranea di Antonio Bosio a beneficio commune, e in quella propria lingua che lAutore la compose, e fattala stampare in questo sesto che la pi commoda forma che mai sia stata. Dissimile per solo nel numero delle figure; poich il rappresentare vna volta, e due le medesime figure, come in questa impressione si osseruato di fare, ha parso a sufficienza, per non eccedere nella grandezza il volume, si come sarebbe riuscito incommodo con replicar piu volte le medesime Imagini; poi che, tutti i Cubicoli esistenti neCimiterij che in questOpera si descriuono, sono tutti simili, o poco differenti di forma lvno dallaltro; e tutti queCubicoli che sono dipinti, sono in essi effigiate quasi sempre le medesime Istorie; e parimente dePili Cimiteriali, come nellOpera cos trouerai registrato; e per si tralasciato in questa impressione di rappresentare il disegno di ciaschedun Cubicolo, essendo questi moltissimi e simili, o poco differenti come si detto. N perci deui istimare mutila detta Opera per esser priua di vn numero grande di figure, ma approuarla profitteuole, per esser la medesima Istoria di Roma Sotterranea, (eruditissima in se stessa) hora pi commoda, e pi facile da ottenersi: tale essendo lanimo mio, cio di giouar sempre altrui.
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damentale ma inedita storia della Congregazione dellOratorio35, diede alle stampe in due tomi una nuova versione della Roma sotterranea, tradotta in latino operazione gi parzialmente intrapresa e soprattutto auspicata dal Severano36 al fine di poter soddisfare le esigenze di un pubblico internazionale pi vasto37. Non si tratt, tuttavia, di una semplice traduzione latina dellopera, ma in linea con le tendenze apologetiche controriformiste si rimaneggi e adatt il testo, aprendo la via agli eccessi e alla svolta incompetente che caratterizza gli studi per quasi due secoli38. Severano ed Aringhi, tuttavia, non furono gli unici due oratoriani a mostrare interesse per le reliquie paleocristiane e gli antichi cimiteri tra la fine del Cinquecento e la prima met del secolo successivo. Con Severano ed Aringhi, infatti, vanno ricordati ancora almeno Antonio Gallonio, biografo di san Filippo e bibliotecario della Vallicelliana39 che

35 Tale opera, intitolata Le vite e detti de Padri e Fratelli della Congregazione dellOratorio da S. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella e comprendente una serie di biografie da Filippo Neri a Tommaso Sacrato, conservata manoscritta presso la Biblioteca Vallicelliana nei codici O. 58-60. 36 Lo testimoniano i codici G. 18 e G. 32 conservati presso la Biblioteca Vallicelliana e un passo della dedica del Severano allAldobrandini pubblicato nella Roma sotterranea (p. 5): haurei voluto con la mutatione dello stile, che mi bisognato fare in molti luoghi per renderlo pi chiaro, & vniforme, tradurre ancora lOpera in lingua latina; meritando, per la materia cos sacra, e piena di eruditione, desser goduta vniuersalmente da tutte le nationi; e tale credo fosse il pensiero dellAutore; poich nelle figure Cimiteriali, chegli fece intagliare, e nelli Capitoli stessi dellOpera, h posto i titoli latini: ma hauendomi significato V.S. Ill.ma il suo desiderio di vederla comparire per la prima volta in quella propria, ch stata composta dallAutore, h voluta obbedirla, & h solamente lasciate latine le autorit cauate da codici antichi manoscritti; e parimente le citate dal medesimo Autore: se bene di alcune di queste mi parso, che basti notar semplicemente i luoghi per non tediaril Lettore. Alla morte del Severano, avvenuta per un attacco di asma il 2 febbraio 1640, i padri dellOratorio affidarono il compito della prosecuzione dellopera al padre andriese Riccardo Aybar: cfr. Cistellini, San Filippo Neri, lOratorio e la congregazione oratoriana, III, p. 2320 nota 187. 37 Roma subterranea novissima in qua post Antonium Bosium antesignanum, Io: Severanum Congreg. Oratorii Presbyterum, Et celebres alios Scriptores antiqua christianorum Et praecipue Martyrum Coemeteria, titvli, monimenta, epitaphia, inscriptiones, ac nobiliora sanctorum sepulchra sex libris distincta illustrantur et quamplurimae res ecclesiasticae iconibus graphice describuntur, ac multiplici tum sacra, tum profana eruditione declarantur, opera et studio Pavli Aringhi romani Congreg. eiusdem presbyteri, I-II, Romae, Expensis Blasij Diuersini, & Zanobij Masotti Bibliopolarum, Typis Vitalis Mascardi, 1651. 38 Cfr. Ph. Pergola, Le catacombe romane. Storia e topografia, catalogo a cura di P. M. Barbini, Roma, Carocci editore, 1998, pp. 36-37. 39 Sul Gallonio, Bibliotecario presso la Biblioteca Vallicelliana tra il 1593 ed il 1596, informa S. Ditchfield, Gallonio, Antonio, in Dizionario biografico degli Italiani, LI (1998), pp. 729-731. Ho gi menzionata, nota 8, la sua biografia di s. Filippo Neri; su tale opera,

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dedic le proprie attenzione principalmente al mondo dei martiri40, e soprattutto Gerolamo Bruni, Firmanus sacerdos, che oltre a comporre con lo pseudonimo di Accademico Naufragante quattro componimenti poetici per la Roma sotterranea41 e oltre ad aver con il conterraneo Sevepubblicata prima in versione latina e poi in traduzione italiana, si veda quanto brevemente osservato da A. Cistellini, A proposito della Vita di S. Filippo Neri di Antonio Gallonio, Rivista di storia della Chiesa in Italia, LIV (2000), pp. 1-6. 40 Celeberrimo in questo ambito il suo Trattato de gli instrumenti di martirio, e delle varie maniere di martoriare usate da gentili contro christiani, descritte et intagliate in rame, Roma, presso Ascanio e Girolamo Donangeli, 1591, tradotto tre anni pi tardi in latino, ex Typographia Congregationis Oratorij apud s. Mariam in Vallicella, con il titolo De Ss. Martyrvm crvciatibvs Antonii Gallonii Rom. Congregationis Oratorii presbyteri liber. Quo potissimum instrumenta, & modi, quibus ijdem Christi martyres olim torquebantur, accuratissime tabellis expressa describuntur (Romae, ex Typographia Congregationis Oratorij apud s. Mariam in Vallicella, 1594). Sulle due edizioni del Trattato si veda quanto ricostruito da G. Finocchiaro, Cesare Baronio e la tipografia dellOratorio. Impresa e ideologia, Firenze, L. S. Olschki, 2005, pp. 87-91, mentre per gli aspetti iconografici della stessa opera si vedano i recenti contributi di O. Mansour, Not Torments, but Delights. Antonio Gallonios Trattato de gli Instrumenti di Martirio of 1591 and Its Illustrations, in Roman Bodies. Antiquity to Eighteenth Century, eds. A. Hopkins M. Wyke, London, British School at Rome, 2005, pp. 167-183; e di J. Touber, Articulating Pain: Martyrology, Torture and Execution in the Works of Antonio Gallonio (1556-1605), in The Sense of Suffering: Constructions of Physical Pain in Early Modern Culture, eds. J. F. van Dijkhuizen K. A. E. Enenkel, Leiden-Boston, Brill, 2009, pp. 59-89. Sul Gallonio e le sue conoscenze martirologiche si vd. ancora Id., Baronio e Gallonio: le fonti per il sapere martirologico, in Baronio e le sue fonti. Atti del Convegno internazionale di studi, Sora 1013 ottobre 2007, a cura di L. Gulia, Sora, Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca, 2009, pp. 389-409. In ultimo del medesimo studioso, in lingua olandese ma con esauriente abstract in lingua inglese (alle pp. 285-293), si veda ora la tesi di dottorato discussa alla Rijksuniversiteit Groningen il 25 giugno 2009 dal titolo Emblemen van lijdzaamheid. Recht, geneeskunde en techniek in het hagiografische werk van Antonio Gallonio (15561605) (mi sia concesso ringraziare in questa sede Jetze Touber per avermene donato una copia). 41 Sul Bruni, nativo di Fermo e convittore a San Giovanni dei Fiorentini, vd. Cistellini, San Filippo Neri, lOratorio e la Congregazione oratoriana, ad indicem e in particolare III, p. 1951, 2229, 2263. I suoi quattro componimenti, un inno e tre epigrammi uno dei quali dedicato al confratello oratoriano Giovanni Severano sono stampati nelle pagine iniziali non numerate (ma pp. 7-8) della Roma sotterranea del Bosio. Da ricordare anche il De Sancti Philippi Neri cellula. Hieronymi Bruni Firmani opusculum dedicato al cardinale Pier Paolo Crescenzi (fratello del sopra menzionato abate Giacomo, sul quale si veda quanto raccolto da I. Polverini Fosi, Crescenzi, Pier Paolo, in Dizionario biografico degli Italiani, XXX, Roma 1984, pp. 648-649) quando era vescovo di Palestrina (databile pertanto tra il 1629 ed il 1641); lopuscolo sulla stanza di San Filippo conservato in tre copie o stadi diversi nel cod. A.III.3 dellArchivio della Congregazione dellOratorio di Roma: Incisa della Rocchetta Vian, Il primo processo per san Filippo Neri, IV, pp. 219-220.

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rano ricognito e riconosciuto, per volont del cardinale Francesco Barberini, le reliquie di santa Martina42 compil, tra il 1629 ed il 1635, per il cardinale veliterno Marzio Ginetti43, Vicario di Urbano VIII, una relazione44 che evidenziasse chiaramente i criteri indiscutibili che potessero permettere il riconoscimento di un martire da un fedele comune nelle sepolture catacombali45.

Informa sullepisodio D. L. Sparti, Pietro da Cortona e le presunte reliquie di Santa Martina, in Pietro da Cortona. Atti del convegno internazionale, Roma-Firenze 12-15 novembre 1997, a cura di C. L. Frommel S. Schtze, Milano, Electa, 1998, pp. 243-255. 43 Su di lui, in breve, A. Ferrari, Ginetti, Marzio, in Enciclopedia cattolica, VI (1951), col. 397; pi ampiamente, S. Tabacchi, Ginetti, Marzio, in Dizionario biografico degli Italiani, LV, Roma 2000, pp. 15-18. 44 La relazione del Bruni, databile da criteri interni al periodo compreso tra la morte del Bosio e la revisione del suo testo da parte del Severano, ancora sostanzialmente inedita e conservata in redazione autografa nel manoscritto Vat. Lat. 9498, ff. 1-23. Una parte consistente del trattato del Bruni stato tuttavia pubblicato da A. Ferrua in Sulla questione del vaso di sangue. Memoria inedita di Giovanni Battista de Rossi, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1944, pp. 63-98. 45 Anche in un altro caso, recentemente presentato e discusso pi volte da S. Ditchfield (Martyrs on the Move: Relics as Vindicators of local Diversity in Tridentine Church, in Martyrs and Martyrologies. Papers read at the 1992 Summer and 1993 Winter Meeting of the Ecclesiastical History Society, ed. by D. Wood, Studies in Church History, 30, Oxford, Blackwell, 1993, pp. 283-294; cfr. anche Id., Il mondo della Riforma e della Controriforma, in Storia della santit nel cristianesimo occidentale, Roma, Viella, 2005, pp. 261-329: 278-279; e Id., Tridentine Worship and the Cult of Saints, in The Cambridge History of Christianity. Volume 6. Reform and Expansion 1500-1660, ed. by R. Po-Chia Hsia, Cambridge, Cambridge University Press, 2007, pp. 201-224: 220-221), sappiamo che il Bruni fu chiamato ad esprimere un giudizio sullautenticit di antiche reliquie venute in luce nel 1614 a Cagliari, ben lontano da Roma e dal centro della cristianit antica e moderna. Le ossa in questione sancti innumerabiles, come si volle leggere in una antica iscrizione recuperata nel corso degli scavi del tempo erano state recuperate presso antiche aree funerarie subdiali addossate alle chiese dei santi Saturnino, Lucifero e Mauro e Lello, appena al di fuori delle mura della citt, per iniziativa personale dellarcivescovo Francesco de Esquibel, in risposta alla primazia regionale reclamata da Sassari, nelle vicinanze della quale pochi mesi prima il locale arcivescovo, Gavino Manca de Cedrelles, aveva rinvenuto i resti dei santi Gavino, Proto e Ianuario martirizzati al tempo di Diocleziano. Bruni, inviato ufficialmente da Roma per dirimere la questione ed esprimere un giudizio sullautenticit delle reliquie cagliaritane che nel frattempo erano state distribuite a Piacenza ed in molte altre citt italiane e spagnole (la sola citt di Alassio, in Liguria, ricevette nel 1624 ben ottantasei corpi di presunti martiri sardi) , analizz con attenzione lintera vicenda (come provato dal ms. inedito De reliquis Sardiniae anno Domini 1614, 1615 et 1616 inventis Hieronimi Bruni opinio), contribuendo a sancire il successo primaziale di Cagliari sulle pretese avanzate da Sassari.

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II. Linteresse della Congregazione dellOratorio per le testimonianze funerarie del primitivo cristianesimo romano a parte le sopra evocate esperienze spirituali di Filippo Neri o le valutazioni storiche che ne aveva tratto Cesare Baronio per la compilazione dei propri Annales46 sembra essere, se paragonato a quello della Compagnia di Ges, piuttosto tardivo e soprattutto legato ad Antonio Bosio ed in particolare alle vicende tipografiche della Roma sotterranea seguite alla sua scomparsa. I gesuiti al contrario, diversamente da quanto la storiografia solitamente ritiene, prima ancora che si risvegliasse linteresse generalizzato per il mondo catacombale romano si rammenti che il 31 maggio del 1578 si verific una formidabile e apparentemente casuale scoperta in tal senso47 si
In relazione allinteresse baroniano per gli antichi cimiteri cristiani ipogei e sul rapporto dei primi archeologi cristiani con la ricostruzione annalistica baroniana ha scritto Fremiotti, La Riforma Cattolica del secolo decimosesto, pp. 57-58: Si batte dunque alla porta delle catacombe, si vuole svelare il volto primitivo della Chiesa. Baronio lo fa cogli scritti, Bosio colle escavazioni; luna fatica sar necessaria allaltra, perch il mondo possa vedere coi propri occhi quello che prima leggeva soltanto in Gerolamo e in Prudenzio. Cogli Annali il Baronio veniva a rinforzare le basi dellarcheologia cristiana, perch apprestava agli archeologi il materiale per linterpretazione storica di tanti monumenti. I cimiteri, le tombe dei Martiri, le persecuzioni, le vicende della Chiesa primitiva venivano lumeggiati dalla storia del Baronio. Basterebbero a provar ci le numerose citazioni che il Bosio fa del Baronio nella sua Roma Sotterranea. 47 Quel giorno, infatti, cavatori di pozzolana portarono alla luce lungo la via Salaria un antico cimitero cristiano sotterraneo perfettamente conservatosi dai secoli della tarda antichit. Si credette allora, con laiuto delle fonti letterarie, di aver riscoperto il cimitero di Priscilla e tale denominazione rimase nella storia degli studi sino al tempo di Giovanni Battista de Rossi che ritenne, invece, le gallerie scoperte accidentalmente nel 1578 parte del coemeterium Iordanorum (G. B. de Rossi, Scoperte nellarenaria tra i cimiteri di Trasone e dei Giordani sulla Via Salaria Nuova, Bullettino di archeologia cristiana, IV, 1873, p. 8); non ebbe seguito la proposta del Garrucci che vedeva in esse parte del cimitero di Trasone (R. Garrucci, Storia dellarte cristiana nei primi otto secoli della Chiesa, I-VI, Prato, G. Guasti, 1873-1881, I, 63). Nuovi dubbi di attribuzione furono formulati da P. Styger, Die rmischen Katakomben. Archologische Forschungen ber der Ursprung und die Bedeutung der altchristlichen Grabsttten, Berlin, Verlag fr Kunstwissenschaft, 1933, p. 265, ma lidentificazione col cimitero dei Giordani rimase fino alla scoperta, avvenuta nel 1966, della tomba del martire Alessandro, che le fonti reiteratamente indicavano in coemeterio Iordanorum, nella vicina regione catacombale di Villa Massimo (U. M. Fasola, Le recenti scoperte nelle catacombe sotto Villa Savoia. Il Coemeterium Iordanorum ad S. Alexandrum, in Actas del VIII Congreso Internacional de Arqueologia Cristiana, Barcelona, 5-11 octubre 1969, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1972, pp. 273-297). Da allora al cimitero rimasta la denominazione meno nobile, ma sicuramente pi veritiera (cos V. Fiocchi Nicolai, Storia e topografia della catacomba anonima di via Anapo, in Die Katakombe Anonima di via Anapo. Repertorium der Malereien, hrsgg. von J. G. Deckers G. Mietke A. Weiland, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1991, p. 7) di Anonimo di via Anapo. Quanto alla presunta casualit della scoperta, da inquadrarsi pi
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erano gi rivolti agli antichi cimiteri cristiani vedendo in essi i depositi privilegiati delle pi sacre reliquie dei tempi della chiesa eroica delle persecuzioni. Nel 1575, ad esempio, come provato da un interessante manoscritto conservato presso lArchivum Romanum Societatis Iesu, Giovanni Nicol de Notarii, preposto provinciale della Compagnia di Ges nella provincia di Roma e della Tuscia48, devotionis zelo accensus, aveva rivolto al Pontefice Gregorio XIII unaccorata preghiera al fine di ottenere un Indultum extrahendi reliquias49. Per documentare la precocit dellinteresse cimiteriale nutrito dai gesuiti ed al contempo dimostrare lautorit che in tale ambito avevano gi guadagnato presso le pi alte gerarchie ecclesiastiche possiamo rivolgerci allappena menzionata scoperta del 1578. Il ritrovamento di un cimitero paleocristiano conservatosi intatto dallantichit, potendo offrire documenti inoppugnabili da opporre alle critiche che i protestanti muovevano alla Chiesa di Roma accusata di non essere pi come quella delle origini eroiche50, scaten un indicibile entusiasmo nel popolo dei fedeli che numerosissimi accorsero alle gallerie appena tornate in luce per verificare personalmente leccezionale scoperta e pregare sulle tombe dei primi testimoni della fede51. Gregorio XIII, resosi immediatamente
correttamente a mio avviso nelle dinamiche della politica apologetica della Chiesa delle origini in ottica controriformistica, mi permetto rimandare a quanto da me proposto nella Premessa del mio Subterranea civitas. Quattro studi sulle catacombe romane, pp. 7-11. Si veda pure Ghilardi, Propaganda controriformista e uso apologetico delle catacombe romane, in Id., Gli arsenali della Fede. Tre saggi su apologia e propaganda delle catacombe romane (da Gregorio XIII a Pio XI), Roma, Aracne editrice, 2006, pp. 13-72: 13-19. 48 Su Giovanni Nicol de Notari, preposto provinciale della Compagnia per due volte dal 1574 al 1579 e dal 1581 al 1584 , vd. M. Scaduto, Catalogo dei Gesuiti dItalia (1540-1565), Roma, Institutum Historicum Societatis Iesu, 1968, p. 106. 49 Archivum Romanum Societatis Iesu (dora in poi ARSI), Busta 152/1526, doc. 3. Alcuni dei documenti da me in questo contesto citati tra i quali quello appena menzionato sono stati rintracciati da Andrea De Luca nel corso delle ricerche condotte per la compilazione della tesi di laurea in Storia moderna: Alla ricerca della santit. Catacombe e reliquie nella politica religiosa della Compagnia di Ges nel XVII secolo, da lui discussa presso la Facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit degli Studi di Roma La Sapienza nella sessione autunnale dellanno accademico 2006-2007, relatore Marina Caffiero, correlatore Massimiliano Ghilardi. 50 Cfr. G. Labrot, LImage de Rome. Une arme pour la contre-rforme, 1534-1677, Seyssel, Champ Vallon, 1987, p. 77: Le sol de Rome, tel un complice dvou, offre lEglise une arme clatante qui lui permet de contrebattre laccusation dusurpation lance par les Rforms et de dicter lOccident sa loi danciennet. A point nomm, le palimpseste dmontre que les crits de Jrme ou de Prudence ne sont point impostures ou rcits fantaisistes. 51 Un avviso urbinate conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana consente di comprendere bene il grande entusiasmo della popolazione di Roma che, ansiosa di cal-

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conto dellimportanza della scoperta, invi prontamente sul posto, come documentato da un avviso urbinate52, alcuni dotti che verificassero lattendibilit della scoperta, lantichit del luogo e lautenticit delle reliquie. Tra questi, con Marc-Antoine de Muret, celebre letterato francese del tempo53, e Giacomo Savelli, cardinale Segretario di Stato54, il pontefice invi il belga Everard Lardinois (meglio noto come Everardo Mercuriano)55, quarto Preposito Generale della Compagnia di Ges56. La sua presenza in quella occasione, sino ad oggi lungamente sottovalutata, invece di grande importanza per tracciare i contorni della nascita dellinteresse gesuitico sul mondo cimiteriale romano. I permessi di scavo rilasciati dai pontefici per traslare le reliquie dagli antichi cimiteri romani le cosiddette patentes o licentiae effodiendi ,
care la terra di quelle gallerie ancora rubricata dal sangue dei primi martiri, si spinse in massa sulla via Salaria rimuovendo peraltro le protezioni e le chiusure che erano state apposte dal cardinale Giacomo Savelli per disciplinare e regolamentare laccesso al luogo tanto sacro: Di Roma li 2 dAgosto 1578. Vicino al Cimitero di S.ta Priscilla trouato li di passati, si sono scop.ti sotto terra alq.nti Capelletti, et Oratorij di stucco ornati con uaghiss.mi lauori, doue concorsi tutta Roma, rompindo li steccati fattili attorno p. ord.e del Card.le Sauello (Vat. Urb. Lat. 1046, ff. 300-303: 302r). 52 Si tratta, come noto, di corrispondenze pubbliche inviate da Roma alla corte pontificia di Urbino; tali fogli sparsi, documenti di primaria importanza per la conoscenza della vita quotidiana, furono in un secondo momento rilegati e tornarono in possesso della Biblioteca Vaticana. Si veda in proposito J. A. F. Orbaan, Documenti sul barocco in Roma, Roma, Societ Romana di Storia Patria, 1920, pp. LIV-LXIV. 53 Basti qui il rinvio alla sua biografia compilata da Ch. Dejob, Marc-Antoine Muret, un Professeur franais en Italie dans la seconde moitie du XVIe sicle, Paris, Thorin, 1881. Un suo dettagliato ritratto coevo ci offerto dallEritreo in Pinacotheca Imaginum, I, pp. 11-14. 54 G. Moroni, s.v. Savelli Giacomo cardinale, in Id., Dizionario di erudizione storicoecclesiastica da S. Pietro ai nostri giorni, I-CIII, Venezia, Tipografia Emiliana, 1840-1861, LXI (1853), pp. 306-307. 55 Oltre a C. Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, I-XI, BruxellesParis, Editions de la Bibliothque S.J., 1890-1932 (vidi rist. anast. Louvain 1960), V, coll. 972-973, vd. E. Rosa, I Gesuiti dalle origini ai nostri giorni. Cenni storici. Seconda edizione con aggiunte e ritocchi, Roma, Civilt Cattolica, 1929, pp. 227-240 e M. Fois, (Generales: 4) Mercuriano (Lardinois), Everardo [Everard], in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, Biogrfico-Temtico, I-IV, a cura di Ch. E. ONeill J. M.a Domnguez, Roma-Madrid, Institutum Historicum Societatis Iesu, 2001, I, pp. 16111614, e ora quanto raccolto in The Mercurian Project: Forming Jesuit Culture, 1573-1580, ed. by Th. M. McCoog, Roma-St. Louis, Institutum Historicum Societatis Iesu, 2004. 56 Di Roma li XXVIII di Giugno 1578. A Porta Salara si e scoperto il cimiterio di santa Priscilla matrona Romana, doue (mentre visse) ragun molti corpi Sti fra quali Leonida Padre di Origene, et uno de gli Ap.li di Christo, et riconosciuto il Luogo il Papa uha mandato il Card.le Sauello, Il Gnale de Giesuiti, et mons. MarcAnt. Mureto (Vat. Urb. Lat. 1046, ff. 225-257: 256r).

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dovettero essere piuttosto numerosi nel corso del pontificato di Sisto V e dovettero riguardare principalmente alcuni membri della Compagnia di Ges57. Questi ultimi, pur se numerosi editti papali furono a quel tempo promulgati per vietare anche agli ecclesiastici la circolazione nei cimiteri e lestrazione illecita di particelle ossee58, dovevano quindi possedere un permesso apposito e soprattutto un accesso indisturbato alle gallerie che potevano frequentare e sfruttare ampiamente e senza apparente controllo esterno59. In effetti tale circostanza, pur se relativa ad una porzione limitata del suburbio romano, dovette verificarsi realmente e fu dovuta ad una fortuita scoperta effettuata dai padri della Compagnia al tempo del pontificato di Gregorio XIII: questi, infatti, aveva donato al Collegio Germanico dei gesuiti con la Bolla Quoniam Collegium Germanicum del 20 novembre del 1576 una vigna sulla via Salaria vetus, cui era aggiunto un pi piccolo terreno attiguo per un totale di circa sei ettari in loco Pesaioli nuncupato, pro recreandis scholaribus, ovvero per offrire riposo e restituire vigore ai giovani gesuiti in formazione60. Costruendo un casamento di campagna nella vigna, i gesuiti che realizza57 G. Signorotto, Cercatori di reliquie, Rivista di storia e letteratura religiosa, XXI, 3 (1985), pp. 383-418: 407. 58 Su tale editti si vedano C. Damen, De excommunicatione contra extrahentes reliquias ex catacumbis romanis olim lata, Apollinaris, XIV (1941), pp. 52-60 e G. Pennacchi, Commentaria in Costitutionem Apostolicae Sedis qua censurae latae sententiae limitantur, I-II, Roma, Typographia Polyglotta, 1883, I, pp. 1031-1040 (Appendix XXVIII. De excommunicatione in eos lata, qui absque legitima venia extrahunt reliquias e sacris coemeteriis sive catacumbis urbis Romae). Mi sia anche permesso di rimandare a quanto da me raccolto nellarticolo Auertendo, che per losseruanza si caminar con ogni rigore. Editti seicenteschi contro lestrazione delle reliquie dalle catacombe romane, Sanctorum, II (2005), pp. 121-137. 59 Se per un periodo cos antico le patenti di scavo sono al momento soltanto unipotesi di lavoro, per lultimo trentennio del XVII secolo abbiamo la certezza della loro esistenza; il conforto viene dalle parole del canonico Nicol Antonio Cuggi, il quale ci informa che spettava al cardinale Vicario il rilascio di attestati di accesso e di libera circolazione nei cimiteri per i cavatori autorizzati: Deve anche il signor card. vicario concedere le patenti da lui sottoscritte alli cavatori, acci siano riconosciuti, e non molestati da alcuno nellaccesso e recesso da Roma, e loro permanenza, n sia loro impedito laccesso a cemiteri che sono nelle vigne e poderi, tanto nellAgro romano, quanto altrove bisognando (Della giurisdittione e prerogative del Vicario di Roma. Opera del canonico Nicol Antonio Cuggi segretario del tribunale di Sua Eminenza, a cura di D. Rocciolo, Roma, Carocci editore, 2004, p. 115). 60 Cfr. Bullarum privilegiorum ac diplomatum Romanorum Pontificum amplissima collectio. Cui accessere Pontificum omnium Vitae, Notae, & Indices opportuni. Opera et Studio Caroli Cocquelines, Tomus IV, Pars III, Ab anno tertio Pii V. usque ad annum nonum Gregorii XIII., scilicet ab anno 1568. ad 1580., Romae, Typis et Sumptibus Hieronymi Mainardi, 1746, pp. 325-327.

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rono ledificio sui resti in parte emergenti di una basilica funeraria semipogea paleocristiana da loro rinvenuta parzialmente diruta rintracciarono casualmente le gallerie cimiteriali totalmente dimenticate da secoli penetrandovi con laiuto di una lunga scala lignea a pioli e poi procedendo carponi preceduti da operai che liberavano dalla terra il percorso. Il cimitero di Ermete61, vera e propria miniera di santit, divenne allora il deposito infinito delle reliquie, il luogo dove poter cavare certamente con giudizio e, soprattutto, con il permesso del papa62 i corpi dei martiri da inviare in tutto il mondo a chi ne avesse fatto richiesta63. Il cimitero della via Salaria vetus, tuttavia, non fu lunico al quale i gesuiti si rivolsero per esumare le reliquie della prima et cristiana. A testimoniarcelo, ad esempio, la Crono-historia de la Compaia de Jesus en la

Cfr. infra, nota 90. Di permessi rilasciati dal papa al Generale dei gesuiti per estrarre reliquie dal cimitero di Ermete si parla chiaramente in una lettera inviata nel 1612 dal gesuita nativo di Saint-Pol (Pas-de-Calais) Angelin Gazet al confratello Louis de Landres; cfr. M. Van Cutsem, Une lettre indite du P. Gazet sur la catacombe de Saint-Herms, Analecta Bollandiana, LII (1934), pp. 334-342: 339-340: Pour nouvel an et estrenes jenvoie Votre Reverence une petite narration qui luy sera, comme jespere, agreable. Notre R. P. General ayant est requis de plusieurs de leurs donner ou envoier quelque relique, demanda licence du Sainct Pere de pouvoir ouvrier le cimetire de Priscille et y envoier quelcuun des Nostres pour en tirer quelques corps sainct. Or le Pape veult etre demand toutes les fois et cest pour un certain temps, apres il faut murer lentre et veult il encores avoir sa part aux reliques. Il y avait plus de deux ans quon ny avoit est et lors le Pape receut aussy aucunes reliques pour en donner a plusieurs quy lavoint requis. Je fus lors au Pape avecque le P. Procureur General et un coadjuteur qui portoit une guisse plaine des os de quelques saincts. Le Sainct Pere fit grande reverence aux dictes reliques, les baisa et montra den avoir grand plaisir et contentement; il donna des benedictions a nostre Frere, disant les donner propter retributionem de ce quil avoit port la quaisse. 63 A. Ferrua, Sulla questione del vaso di sangue, p. XII e XIV, seguito da V. Saxer, La ricerca dei corpi santi e le prime esplorazioni nelle catacombe, in Dopo Sisto V. La transizione al Barocco (1590-1630). Atti del Convegno, Roma 18-20 ottobre 1995, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 1997, pp. 255-265: 259-261, citando anche le date, ricorda lesistenza di alcune lettere inviate dai Generali della Compagnia per accompagnare le reliquie che erano spedite a diversi paesi del mondo. Non cita, per, se non genericamente, la fonte di tali preziose indicazioni (cfr. p. XII in nota: I registri delle lettere dei due Generali dei Gesuiti Claudio Acquaviva e Muzio Vitelleschi menzionano frequenti atti di donazione di corpi santi a questa o quella citt. Cito per esempio 16 dicembre 1595 S. Ottavio a Genova, 21 luglio 1600 reliquie per Malta, 4 giugno 1604 per Milano, 16 marzo 1607 per Nizza; 5 febbraio 1611 allIndie, 13 dicembre 1614 a Parma), e su di esse, dunque, sospendo il giudizio. Ho provato a rintracciare le epistole menzionate, ma senza successo; comunque, esse non sono nelle Lettere de prepositi generali a padri e fratelli della Compagnia di Gies, a cura di Bernardo dAngeli, In Roma, nel Collegio Romano, 1606.
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provincia de Toledo dello storico gesuita Bartolomeo Alczar64, ove narrata la storia del suo confratello di Medelln Francisco Portocarrero65 che, recatosi a Roma nellanno 1589, aveva ottenuto la facolt di estrarre cabezas y huesos de muchos Martyres dal cimitero di San Sebastiano sullAppia su autorizzazione di P. Niccol di Assisi, Priore agostiniano del Monastero annesso allantica catacomba, grazie ad un indulto speciale concesso lanno precedente dal papa Sisto V al P. Francisco Rodriguez66, segretario de lAsistencia de Espaa67. La conferma di tale circostanza che il cimitero della via Salaria, cio, non fosse lunico serbatoio delle reliquie per i padri della Compagnia di Ges stata rintracciata negli Archivi Capitolini dallarcheologo romano Rodolfo Lanciani68 negli atti tardocinquecenteschi del Notaio Nicol Iarlem: un prezioso documento, datato al 4 marzo del 1589, testimonia che veniva concessa a Michael de Hernandez69, presbiter Societatis Iesu Toletanae diocesis, la facolt di sanctorum et sanctarum reliquias ex sancti Anastasii
Opera data alle stampe a Madrid nel 1710 per i tipi di Juan Garcia Infanon. La continuazione manoscritta dellopera, ancora oggi sostanzialmente inedita, conservata a Madrid nella Biblioteca di S. Isidoro. Alcuni brani dellopera dellAlczar (sul quale, con bibliografia, vd. J. Escalera, Alczar, Bartolom, in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, I, p. 40), sono stati pubblicati da G. Cirot, Mariana historien, Bordeaux, Feret & Fils diteurs, 1905. 65 Nato a Medelln nel 1548 e morto a Toledo nel 1626: vd. Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, VI, coll. 1045-1046. 66 Nato a Aranda nel 1558, entr nella Compagnia nel 1570, ricoprendo per venti anni il ruolo di Segretario del Padre Generale di Roma. Tornato in patria, divenne Rettore del Collegio di Cuenza, poi Preposto della Casa Professa di Toledo, dove mor il 21 marzo del 1627: Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, VI, coll. 19661967. 67 Cos Bartolomeo Alczar in Cirot, Mariana historien, p. 60: Avia concedido en el ao antecedente su Santidad un amplissimo indulto al P. Francisco Rodriguez secretario de lAsistencia de Espaa () para que del Monasterio de las tres Fontanas, y de S. Sebastian en las Catacumbas pudiesse sacar y traher Espaa mucho numero de Santas Reliquias: y ahora traspass y cedi todo este su derecho en el p. Portocarrero. El qual usando del favor pontificio, despues de aver visitado devotamente los sepulcros de los Santos Apostoles S. Pedro y S. Pablo, y las sagradas estaciones de dentro y fuera de los muros, entr en los santos Cementerios, y obtuvo de ellos copiosa cantidad de Santas Reliquias, que traxo consigo en dos Arcas con la aprobacion de su Santidad, en testimonio authentico de su justification. 68 Su di lui si veda D. Palombi, Lanciani, Rodolfo Amedeo, in Dizionario biografico degli Italiani, LXIII, Roma 2004, pp. 353-360 ed il ricco e dettagliato volume di Id., Rodolfo Lanciani. Larcheologia a Roma tra Ottocento e Novecento, Roma, LErma di Bretschneider, 2006. 69 Nato a Mora (provincia di Toledo) nel 1547, mor a Toledo nel settembre del 1609: Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, III, col. 656.
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trium Fontium et sancti Sebastiani ad Cathacumbas aliisque intra et extra muros urbis monasteriis et ecclesiis extrahere70. Il numero di huesos de Martyres giunto in quegli anni nella penisola iberica, ed a noi in questo caso documentato dai permessi rilasciati ai padri gesuiti Francisco Rodriguez, Francisco Portocarrero e Michael de Hernandez tra il 1589 ed il 1590, deve essere stato davvero rilevante se, come per primo ha ipotizzato circa un secolo fa Georges Cirot, spinse il celebre esegeta e teologo gesuita Juan de Mariana de la Reina71, natione Hispanus patria Talabricensis in Carpetanis, Dioecesis Toletana72, ad insorgere indignato contro la pratica frequente delle traslazioni dei corpi santi dalle catacombe romane alla Spagna e contro la blanda capillarit del sistema di controllo della loro autenticit. Il 13 dicembre 1597, con una breve lettera in latino accompagnata da un lungo memoriale, padre Mariana decise, dunque, di sottoporre la spinosa questione dellautenticit delle reliquie direttamente al papa Clemente VIII, al quale comunic che Reliquiae incredibili numero et mole his annis Roma in Hispaniam sunt aduecta, atque ad aras templorum magno apparatu populo proposita73. Esattamente una settimana pi tardi, il 20 dicembre dello stesso anno, Mariana ulteriormente allarmato dal fatto che le numerose particelle ossee giunte da Roma erano state impiegate dai gesuiti nellevangelizzazione missionaria delle Indie74, decise di rivolgere le proprie preghiere anche al devotissimo re di Spagna Filippo II75, al quale senza
Il testo completo del documento si legga in R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichit, I-IV, Roma, Loescher, 1902-1912, IV, pp. 171-173. 71 Sul Mariana, autore tra laltro della Historia de rebus Hispaniae (1592) e del De rege et regis institutione (1605) (opera in cui formulata la celeberrima tesi della liceit del regicidio), si veda ora, con ricca bibliografia, il sintetico ritratto di N. Gonzlez, Mariana, Juan de, in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, III, pp. 2506-2507. 72 Cos nel ritratto del Mariana della Bibliotheca scriptorum Societatis Iesu opus inchoatvm a R.P. Philippo Alegambe Ex eadem Societate, vsque ad annum 1642. Recognitum, & productum ad annum Iubilaei M.DC.LXXV. a Nathanaele Sotvello Eiusdem Societatis Presbytero, Romae, ex Typographia Iacobi Antonij de Lazzaris Varesij, 1676, pp. 476-477. 73 Il testo completo della lettera latina del Mariana si veda in Cirot, Mariana historien, pp. 417-418. 74 Sullinvio di reliquie cimiteriali nelle Indie da parte dei gesuiti, vd. M. Gotor, Chiesa e santit nellItalia moderna, Roma-Bari, Editori Laterza, 2004, p. 67, e M. Sanfilippo G. Pizzorusso, LAmerica iberica e Roma fra Cinque e Seicento: notizie, documenti, informatori, in Gli archivi della Santa Sede e il mondo asburgico nella prima et moderna, a cura di M. Sanfilippo A. Koller G. Pizzorusso, Viterbo, Sette Citt, 2004, pp. 73-118: 101 e 117-118, nota 92. 75 Sulla devozione del re spagnolo per le reliquie, conservate in gran numero presso El Escorial di Madrid, si veda P. L. Fernndez y Fernndez de Retana, Espaa en tiempo
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timori reverenziali spieg che la piet e la devozione potevano essere utili se accompagnate dalla prudenza, dalla verit e dal giudizio, altrimenti avrebbero rischiato di trasformarsi in azioni altamente dannose76. Non del tutto soddisfatto del proprio operato, e nel tentativo disperato di disciplinare il crescente fenomeno del traffico di reliquie nella penisola iberica, Mariana senza troppe esitazioni decise di rivolgersi anche a Garca de Loasa77, suo amico e consigliere di fiducia del re e pi tardi arzobispo de Toledo78. Quale esito ebbero le ripetute suppliche del Mariana? A tale quesito, che gi si posero in passato Georges Cirot79, padre Antonio Ferrua80 e ai nostri giorni Dominique Julia81, non certamente facile rispondere. Contrariamente a quanti hanno creduto che le parole del gesuita spagnode Felipe II, Volumen II, 1568-1598 (Historia de Espaa dirigida por R. Mendez Pidal, XXII), Madrid, Espasa Calpe, 19814, pp. 676-680, ed ora anche S. douard, LEmpire imaginaire de Philippe II. Pouvoir des images et discours du pouvoir sous les Hasbourg dEspagne au XVIe sicle, Paris, H. Champion, 2005, pp. 303-310. Per lo stesso contesto culturale, con particolare attenzione agli aspetti visivi della devozione, informa poi Ead., Le dbat sur la reprsentation des saints San Lorenzo del Escorial aprs le Concile de Trente, Revue dhistoire ecclsiastique, CI (2006), pp. 89-116. In ultimo si vd. ancora G. Lazure, Possder le sacr. Monarchie et identit dans la collection de reliques de Philippe II lEscorial, in Reliques modernes. Cultes et usages chrtiens des corps saints des Rformes aux rvolutions, sous la direction de Ph. Boutry P. A. Fabre D. Julia, I-II, Paris, ditions de lcole des hautes tudes en sciences sociales, 2009, I, pp. 371-404. 76 Mariana in Cirot, Mariana historien, p. 418: El dia de oy reyna en Espaa un deseo estraordinario de hallar y aun con ligera occasion forjar nueuos nombres de reliquias de santos. Las causas deste appetito son muchas. Los daos que del podrias resultar muy grandes. La piedad y deuocion es buena y necessaria si se acompaa con la prudencia uerdad y recato: que de otra suerte es muy perjudicial. En particular esto aos han uenido de Roma a Espaa, y han passado a las Indias increyble numero de reliquias sacadas de las Catacumbas de S. Sebastian. 77 Ibidem, pp. 422-423: Un negocio muy graue me fora a escriuir a V.S., esta, y que ocho aos ha me tiene en cuydado. Yo ueo en Espaa mas que en otras partes un deseo muy grande de hallar y auer con ligera ocasion inuentar nueuas reliquias de sanctos. 78 Cfr. P. B. Gams, Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae, quotquot innotuerunt a Beato Petro Apostolo, Ratisbonae, G.J. Manz, 1873, p. 81; P. Gauchat, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi sive Summorum Pontificum, S.R.E. Cardinalium, Ecclesiarum Antistum series e documentis tabularii praesertim Vaticani collecta, digesta, edita. Volumen Quartum, a Pontificatu Clementis PP. VIII (1592) usque ad Pontificatum Alexandri PP. VII (1667), Monasterii, sumptibus et typis librariae Regensbergianae, 1935, p. 339. 79 Cfr. Cirot, Mariana historien, pp. 53-62. 80 Cfr. Ferrua, Introduzione, in Sulla questione del vaso di sangue, pp. XII-XIV. 81 Cfr. D. Julia, Lglise post-tridentine et les reliques. Tradition, controverse et critique (XVIe-XVIIe sicle), in Reliques modernes. Cultes et usages chrtiens des corps saints, I, pp. 69-120, partic. 73-75.

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lo siano rimaste del tutto inascoltate presso la corte pontificia, crederei non del tutto improbabile un collegamento, seppur indiretto, tra le lettere dellanno 1597 e i successivi provvedimenti disciplinari di Clemente VIII in materia di perlustrazione catacombale ed estrazione di reliquie82. III. Il pontificato di Paolo V, secondo quanto sembra possibile intuire dalle scarse fonti documentarie a nostra disposizione, iniziato con un nuovo atto in difesa della tutela degli antichi cimiteri83, fu contraddistinto dal fenomeno della migrazione o devolution di reliquie dal centro della cattolicit alla periferia: fenomeno che, come notato recentemente da Giorgio Cracco e Lellia Cracco Ruggini, pi che costituire unavventura estemporanea e perfino curiosa, rivelerebbe una sua capacit dincidenza di lungo periodo84 e che, di conseguenza, meriterebbe maggiori attenzioni ed approfondimenti da parte degli studiosi85. Nel triennio

A tali editti si gi accennato sopra, nota 58. Non per sconveniente in questo contesto rammentare che il pi antico provvedimento in tal senso leditto contra quelli che vanno nelle grotte et cimiterii pubblicato dal cardinale Vicario Girolamo Rusticucci, per ordine di papa Clemente VIII, il 25 settembre del 1599 con cui si vietava a chiunque la frequentazione dei cimiteri sotterranei volta al prelievo di reliquie sotto la pena della prigione e della scomunica: cfr. Regesti di bandi editti notificazioni e provvedimenti diversi relativi alla citt di Roma ed allo Stato Pontificio, I-VII, Roma, Tipografia Cuggiani, 1920-1958, I, p. 137, nr. 876. 83 Il 15 ottobre del 1605, infatti, il pontefice, a firma del cardinale Vicario Girolamo Pamphili, promulg un editto con il quale si vietava di entrare nei cimiteri della campagna romana: cfr. Regesti di bandi editti notificazioni, III, p. 11, nr. 54. Camillo Borghese, tuttavia, era gi a conoscenza della spinosa problematica cimiteriale prima di salire al soglio di Pietro con il nome di Paolo V: il 23 agosto del 1603 e il 4 agosto del 1604, in qualit di cardinale Vicario, aveva infatti gi promulgato due editti su tale questione. Per leditto del 1603 cfr. Regesti di bandi editti notificazioni, II, pp. 250-251, nr. 1924, mentre per leditto del 1604 sfuggito allattenta catalogazione dei Regesti di bandi editti notificazioni, ma da me consultato in una copia conservata nel codice Vat. Chig. G. III 82, f. 60r si veda Ghilardi, Auertendo, che per losseruanza si caminar con ogni rigore. Editti seicenteschi, pp. 132-133. 84 G. Cracco L. Cracco Ruggini, Cercatori di reliquie e parrocchia nellItalia del Seicento: un caso significativo, in Religione cultura e politica nellEuropa dellet moderna. Studi offerti a Mario Rosa dagli amici, a cura di C. Ossola M. Verga M. A. Visceglia, Firenze, Olschki, 2003, pp. 139-159 (la breve citazione da me riportata alle pp. 158-159). 85 Indicando nel pontificato di Paolo V il momento di massimo sfruttamento dei cimiteri paleocristiani anche se un fortissimo, e forse maggiore, rigurgito si ebbe poi al tempo di Alessandro VII , non concordo dunque con quanto affermato da A. Polonyi (Rmische Katakombenheilige Signa authentischer Tradition. Zur Wirkungsgeschichte einer Idee in Mittelalter und Neuzeit, Rmische Quartalschrift fr christliche Altertumskunde und fr Kirchengeschichte, LXXXIX [1994], pp. 245-259), che ha proposto di vedere nellultimo decennio del XVII secolo il momento culminante e pi intenso della

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1609-1611, ad esempio, le fondazioni chiesastiche gestite dai gesuiti cremonesi ricevettero un altissimo numero di particelle ossee provenienti dai cimiteri romani. Secondo quanto raccolto nel Menologium sanctorum quorum reliquiae in Cremonensi PP. Societatis Jesu, seu Marcellini et Petri ecclesia adservantur redatto dal gesuita veneziano Francesco Antonio Zaccaria86 e pubblicato in allegato alla Cremonensium Episcoporum series nel 1749, infatti, per merito del confratello Ottaviano Navarola87 giunsero a Cremona dalle catacombe romane una grande quantit di ossa minora, capita, brachia, dentes e cinerum pulvinaria di martiri delle prime persecuzioni. Analizzando con attenzione le molteplici citazioni riservate alle reliquie provenienti da Roma contenute nella lista compilata dallo Zaccaria88, possiamo circoscrivere allarea salario-nomentana del suburbio romano la zona in cui il Navarola si rec pi spesso per acquisire resti ossei. Per lo pi, pur se ancora al tempo di Zaccaria tutti i distinti cimiteri sotterranei delle vie Salaria nova et vetus erano creduti essere parte dellunico enorme complesso funerario ipogeo intitolato a Priscilla89, potremmo sostanzialmente riconoscere nel cimitero di Ermete o Bassilla90 lunico complesso catacombale dal quale Navarola cav le reliquie inviate a Cremona.

pratica delle traslazioni delle particelle ossee dalle catacombe romane. Sul tema delle reliquie catacombali, analizzato lungo tutto larco del XVII secolo, sto ultimando un lavoro che avr come titolo Saeculum sanctorum. Catacombe, reliquie e devozione nella Roma del Seicento. 86 Su di lui, con ricca bibliografia, M. Zanfredini, Zaccaria, Francesco Antonio, in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, IV, pp. 4063-4064. 87 Rettore del noviziato gesuitico di S. Andrea al Quirinale, scrisse la Historia Domus Probationis Romanae ad S. Andreae ab eius fundatione ad annum1612. 88 Cfr. Menologium sanctorum quorum reliquiae in Cremonensi PP. Societatis Jesu, seu Marcellini et Petri ecclesia adservantur, in Cremonensium Episcoporum series a Ferdinando Ughellio primum contexta; deinde a Nicolao Coleto aliquantulum aucta; nunc tandem a Francisco Antonio Zacharia Soc. Jesu presbytero restituta, emendata, pluribusque ineditis Documentis locupletata, Milano, in Regia Curia, prostat apud Josephum Bonacinam, 1749, pp. 190-191; 195-196; 201; 211; 214; 217; 218-222; 224-225; 231-232; 234; 236; 243; 251. 89 Ibidem, p. 201: Sed omnia Coemeteria, quae in via Salaria exstant, complectebatur, ut Aringhius probat in Roma Subterranea. 90 Sul cimitero, dotato di una basilica semipogea impostata sul sepolcro del martire Ermete, si vedano O. Marucchi, Le catacombe romane. Opera postuma, Roma 1933, pp. 568-581; Styger, Die rmischen Katakomben, pp. 245-253; con bibliografia Pergola, Le catacombe romane, pp. 115-119. Sulla basilica in particolare, si veda lo studio di R. Krautheimer, Corpus Basilicarum Christianarum Romae. Le basiliche paleocristiane di Roma (sec. IV-IX), I-IV, Citt del Vaticano, Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 1937-1980, I (1937), pp. 195-208.

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Ruolo fondamentale nella gestione dei delicati rapporti con le alte gerarchie ecclesiastiche che concedevano i permessi di scavo negli antichi cimiteri dovette certamente avere in questi anni il Generale atriano della Compagnia di Ges Claudio Acquaviva91, il cui nome ricorre spesso nei documenti del tempo in relazione a esumazioni e traslazioni di reliquie. Il suo impegno, per citare un esempio, fu determinante nel recupero dei corpi del martire Vittore e del suo compagno anonimo dal cimitero di Ermete nel 1611 e nella loro traslazione a Lille, Insulis urbe Flandriae, come chiaramente attestato dalla Translatio sive triumphus Sanctorum Martyrum, Victoris et socii compilata dal gesuita Joannes Buzelinus per i Flandriae Gallicanae Annales e pubblicata pi tardi nel tomo terzo degli Acta Sanctorum di gennaio92. Allo stesso modo, limpegno profondo del religioso di Atri nella distribuzione delle reliquie ex ossibus alle numerose comunit gesuitiche che ne facevano richiesta emerge anche da una dettagliata epistola inviata nel 1612 dal gesuita Angelin Gazet93 al confratello tournaisien Louis de Landres, Rettore del Collegio gesuita di Arras: in tale documento, menzionato gi rapidamente da Alfred Poncelet nel 192794 e pubblicato interamente da Marcel Van Cutsem sette anni pi

Oltre allattento ritratto di M. Rosa, Acquaviva, Claudio, in Dizionario biografico degli Italiani, I (1960), pp. 168-178, si veda ora, con bibliografia aggiornata, il profilo di M. Fois, (Generales: 5) Aquaviva Claudio, in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, II, pp. 1614-1621. A conferma del rinnovato interesse storiografico per il generalato di Acquaviva dopo il classico saggio di J. de Guibert, Le Gnralat de Claude Aquaviva (1581-1615). Sa place dans lhistoire de la spiritualit de la Compagnie de Jsus, Archivum Historicum Societatis Iesu, X (1941), pp. 59-93 si vedano ora A. Guerra, Un Generale fra le milizie del Papa. La vita di Claudio Acquaviva scritta da Francesco Sacchini della Compagnia di Ges, Milano, F. Angeli, 2001; e La linea Acquaviva. Dal nepotismo rinascimentale al meriggio della riforma cattolica, Atti del Secondo Convegno Internazionale di studi su La casa Acquaviva dAtri e di Conversano, Conversano 24-26 novembre 1995, a cura di C. Lavarra, Galatina, Congedo, 2005; e si ricordi anche il seminario di studi organizzato dallUniversit Roma Tre e dallcole des Hautes tudes en Sciences Sociales a Roma nei giorni 28-30 ottobre 2002 sul tema Politica e religione nellEuropa moderna. Il generalato di Claudio Acquaviva (1581-1616). 92 Acta Sanctorum, Ianuarii Tomus III, Parisiis, apud Victor Palm Bibliopolam, 1863, pp. 167-174, e vd. anche M. Boldetti, Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri ed antichi cristiani di Roma, aggiuntavi la serie di tutti quelli che fino al presente si sono scoperti, e di altri simili, che in varie parti del mondo si trovano, con riflessioni pratiche sopra il culto delle sagre reliquie, Roma, presso Gio. Maria Salvioni stampatore Vaticano nellArchiginnasio della Sapienza, 1720, p. 246. 93 Su di lui (1568-1653), professore di Retorica e Greco e poi Rettore del Collegio di Arras, si veda Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, III, coll. 1296-1299. 94 A. Poncelet, Histoire de la Compagnie de Jsus dans les anciens Pays-Bas, I-II, Bruxelles, Lamertin, 1927, I, p. 573 nota 2.

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tardi95, si descrive la visita ad un cimitero della via Salaria creduto allora essere quello di Priscilla, ma ovviamente da ritenersi quello di Ermete96 e con chiarezza esplicita si ricorda lesistenza di un permesso rilasciato dal pontefice regnante allAcquaviva per cavare dallantico cimitero in questione reliquie da inviare a chiunque, meritevole, ne avesse fatto richiesta97. Nuovamente per merito di Acquaviva, estratto dal medesimo cimitero di Ermete descritto dal Gazet come un interminabile labirinto98 , sul finire del mese di giugno del 1612 giunse alla Ecclesia Novitiatus Societatis Jesu di Tournai, ove fu accolto con grandi celebrazioni99, il corpo della presunta martire cristiana Deppa100, il cui semplice elemento onomastico piuttosto singolare e soprattutto assolutamente sconosciuto al mondo antico101 lascia pochi dubbi sulla effettiva natura del corpo
Cfr. Van Cutsem, Une lettre indite du P. Gazet, pp. 334-342. Erroneamente, per, in tale articolo si cita come destinatario della missiva un non meglio specificato L. de Landas invece che Louis de Landres. 96 Che si tratti del cimitero di Ermete evidente, ad esempio, da un accenno alla propriet dei gesuiti contenuto nella lettera: Or le 6 de novembre dernier ie fus envoi au dict cimetiere de Priscille avec trois de nos Freres dont les deux estoint des maons, et pour vous faire plaisir ie Vous descriray par le menu notre petit exploict. Premierement il vous faut scavoir que lentre de ce cimetire est dessoubs une maison appelle la Pariole, que le College Romain a aux champs, une petite demy lieue hors de Rome, via Salaria (ibidem, p. 340). 97 Ibidem, pp. 339-340; ho gi citato il passo sopra, nota 62. 98 Ibidem, p. 341: La longeur et circuit de cet cimetier est incognu et il y a des allees de tous costez qui traversent et retraversent de sorte que cest un vray labirinthe et de faict, en aucuns costez nous y avions des petites cordes tendues de peur de nous perdre. On y a mis aussi a certain coing des assellettes pour indice o il falloit tourner; il y a de tels ambulachres ou allees trois lune sur lautre en beaucoup dendroicts. La paura di smarrirsi nel buio labirinto sotterraneo, evocata nella lettera, costituisce uno dei pi antichi e perduranti topoi sui cimiteri romani; per una raccolta di tal genere di racconti fantasiosi rimando al mio articolo Miti e realt delle catacombe romane, Storiografia, VII (2003), pp. 71-99. 99 Cfr. Ex litteris Rdi Patris Ludovici Carlerii datis Tornaci 9 Julii 1612 ad R.P. Cornelium Cornelii, Analecta Bollandiana, VII (1888), pp. 83-85. 100 Cfr. Acta Sanctorum, Iunii Tomus V, Venetiis, Apud Sebastianum Coleti et Jo. Baptistam Albrizzi Hieron. Fil., 1744, p. 155. Sulla santa, cfr. P. Villette, Deppa, in Bibliotheca Sanctorum, IV (1964), col. 575. 101 Piuttosto che pensare ad un hapax onomastico, riterrei il nome della santa ancora oggi venerata in Belgio un errore, difficile da dire se voluto o meno, del cavatore che potrebbe aver male interpretato il testo epigrafico presente sulla lastra di chiusura del defunto. Avrebbe cio, in pratica, confuso la stereotipata e comunissima formula augurale funeraria paleocristiana depositus o deposita in pace (solitamente abbreviata come d. p. o dep. pa.) per lelemento nominale del defunto sepolto nel loculo. Sulle iscrizioni del cimitero di Ermete, si veda il dettagliato studio di C. Carletti, Iscrizioni cristiane inedite dal cimitero di Bassilla ad S. Hermetem, Atti della Pontificia Accademia Romana di
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santo e sulla discutibilit dei criteri adottati dai cavatori di reliquie seicenteschi per il riconoscimento dei segni di martirio nelle antiche sepolture delle catacombe102. E ancora nelle Fiandre, lanno successivo, cum facultate di Paolo V, Claudio Acquaviva invi un grande numero di reliquie Romae in coemeterio Priscillae inventas, estratte quindi dal cimitero di Ermete. Fu cos, dunque, che nel corso del 1613 giunsero: ad Arras il corpo di san Florentino103, ad Anversa quello di san Prospero104, a Dinant quello di santa Policronia eiusque Socii martyrum105, a Douai quello di san Terenziano e del suo compagno anonimo106 e a Mons le spoglie pi tardi battezzate di santEnrico107. A comprendere come si potessero ottenere i permessi per incaricare i padri gesuiti ad effettuare la cava delle reliquie, giovano alcuni preziosi documenti conservati nellArchivio della Compagnia di Ges108. Nel mese di maggio del 1612, come apprendiamo da un documento rogato nel 1642, Ortensia Santacroce moglie del Generale delle galere ponti-

Archeologia s. III, Memorie in 8, volume II, Citt del Vaticano, LErma di Bretschneider, 1976. Sullepigrafia cristiana dei primi secoli in generale, con particolare riferimento agli elementi onomastici dei formulari, D. Mazzoleni, La produzione epigrafica nelle catacombe romane, in V. Fiocchi Nicolai, F. Bisconti, D. Mazzoleni, Le catacombe cristiane di Roma. Origini, sviluppo, apparati decorativi, documentazione epigrafica, Regensburg, Schnell & Steiner, 1998, pp. 147-184. 102 Sullargomento mi permetto rimandare al mio studio Dallinventio del corpo santo, alla costruzione della reliquia: Giovanni Angelo Santini, detto il Toccafondi, pittore romano, Studi Romani, LIII (2005), pp. 94-121. Con maggiore approfondimento anche M. Ghilardi, Quae signa erant illa, quibus putabant esse significativa Martyrii? Note sul riconoscimento ed autenticazione delle reliquie delle catacombe romane, Mlanges de lcole franaise de Rome Italie et Mditerrane, CXXII, 1, (2010), pp. 81-106. 103 Cfr. Acta Sanctorum, Iulii Tomus III, Venetiis, Apud Jo. Baptistam Albrizzi Hieron. Fil. et Sebastianum Coleti, 1747, p. 474. 104 Ibidem. 105 Cfr. Acta Sanctorum, Octobris Tomus VI, Tongerloae, Typis Abbatiae, 1794, p. 166. 106 Cfr. Acta Sanctorum, Aprilis Tomus I, Venetiis, apud Sebastianum Coleti et Jo. Baptistam Albrizzi Hieron. fil., 1737, p. 856. Traslazione gi segnalata da Boldetti, Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri ed antichi cristiani di Roma, p. 805. 107 Cfr. Acta Sanctorum, Octobris Tomus IX, Bruxellis, typis Alphonsi Greuse, 1868, pp. 432-433. 108 Ho trascritto integralmente e commentato analiticamente i documenti che citer nelle prossime note nel saggio Baronio e la Roma sotterranea tra piet oratoriana e interessi gesuitici, in Gulia, Baronio e le sue fonti, pp. 435-487: 473-487, ed a questo studio rimando per unimmagine pi nitida della questione. In questa sede, per comodit del lettore, ho creduto opportuno riportare in Appendice soltanto la trascrizione di due dei documenti citati.

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ficie e Generale della Chiesa Francesco Borghese, fratello del regnante pontefice Paolo V invi al papa/cognato un libello di supplica chiedendogli di poter ottenere la facolt di estrarre reliquie dal cimitero di Ermete con lausilio dei padri della Compagnia di Ges109. Non avendo ottenuto immediata risposta nonostante levidente canale privilegiato familiare110 , Ortensia supplic linfluente padre gesuita Domizio Piatti111, fratello minore del pi celebre cardinale Flaminio, di intercedere per lei presso il viterbese Scipione Cobelluzzi112, secretarius domesticus et familiaris del pontefice, affinch le venisse concessa la tanto sospirata licenza che le permettesse di ottenere le sacre reliquie113. Cobelluzzi, amiARSI, Chiesa del Ges, Busta I, doc. 82 a-d. Cfr. Appendice I. Sulla politica nepotista del papa Paolo V vd. W. Reinhard, Papstfinanz und Nepotismus unter Paul V (1605-1621). Studien und Quellen zur Struktur und zu quantitativen Aspekten des ppstlichen Herrschaftssystems, I-II, Stuttgart, Anton Hiersemann, 1974. Sui rapporti familiari della famiglia del pontefice, non troppo distesi, cfr. anche quanto raccolto da Id., mterlaufbahn und Familienstatus. Der Aufstieg des Hauses Borghese 1537-1621, Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LIV (1974), pp. 328-427. 111 Nato nel 1556 probabilmente a Turbigo, piccolo centro lombardo al confine con il novarese, da una famiglia di ricchi mercanti di origine milanese, Domizio entr nella Compagnia di Ges nel 1589 divenendo pi tardi Procuratore della Casa Professa di Roma, dove mor il 26 dicembre del 1643: Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, VI, coll. 691-692 e G. Mellinato, Piatti (Domizio), in Dictionnaire de spiritualit asctique et mystique, doctrine et histoire, XII, 2 (1986), col. 1409. Domizio, la cui famiglia era legata da vincoli parentali al pontefice Gregorio XIV, ebbe con s nella Compagnia di Ges un fratello maggiore, Gerolamo, al secolo Ottavio (1548/49-1591). Diversamente da quanto da me indicato, non li ritiene legati da vincoli di parentela R. Tamponi, Il De Cardinalis Dignitate et Officio del milanese Girolamo Piatti e la trattatistica cinque-seicentesca sul cardinale, Annali di storia moderna e contemporanea, II (1996), pp. 79-129: 82 nota 29. Sul cardinale Flaminio, oltre alla sintetica scheda di G. Moroni, Plato o Piatti Flaminio, in Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LIII (1852), p. 313, si veda, anche per la bibliografia, P. Mira, Flaminio Piatti cardinale (1550-1613), Bollettino Storico per la Provincia di Novara, XCI, 1 (2000), pp. 121-136. 112 Oltre a E. Santovito, Cobelluzio (Cobelluzzi), Scipione, in Enciclopedia cattolica, III (1949), col. 1902, si veda F. Petrucci, Cobelluzzi, Scipione, in Dizionario biografico degli Italiani, XXVI (1982), pp. 433-435. Documenti interessanti sul personaggio sono stati di recente segnalati da F. Nicolai, La collezione di quadri del cardinale Scipione Cobelluzzi. Cavarozzi, Grammatica e Ribera in un inventario inedito del 1626, Studi Romani, LII (2004), pp. 440-462. Con particolare riferimento al suo rapporto con le antichit cristiane, mi sia consentito rimandare anche a Ghilardi, Cobelluzzi, Scipione, in Prosopographia christiana, a cura di S. Heid (in corso di stampa). 113 Sul rapporto nobildonne/reliquie rimando allinteressante articolo di M. Gana, Reliquie e nobildonne nella Roma barocca, Sanctorum, II (2005), pp. 111-120, ma probabilmente inesatta linterpretazione sostenuta dalla studiosa (alle pp. 113-116), secondo cui le donne dellaristocrazia romana sarebbero state le uniche destinatarie dei doni e della custodia delle preziose particelle ossee.
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co del Bosio e suo compagno di avventure nella perlustrazione dei cimiteri antichi114, rifer come documentato dalla copia di un manoscritto del Piatti115 che il papa non ritenne opportuno far produrre un apposito breve, ma che per la concessione della licenza fosse sufficiente la sua volont orale gi espressa in precedenza. Alla presenza del Notaio capitolino Giovanni Agostino Tullio116, e riconosciuti i segni del martirio, i padri gesuiti Domizio Piatti, Giovanni Paolo Taurino117 e Ignazio Rocchetti118 estrassero pertanto numerosi corpi di martiri, del tutto sconosciuti alle antiche

In compagnia del cardinale viterbese Cobelluzzi, oltre al cimitero di Ermete (infra, nota 141), Antonio Bosio visit anche il cimitero di Ponziano sulla via Portuense, come si legge in Roma sotterranea, p. 125: Visitammo questo luogo in compagnia del Cardinale Scipione Cobelluzzi, huomo di molta eruditione, e studiosissimo delle memorie Ecclesiastiche; & insieme vi furono Baldassarre Ansidei, Custode della Biblioteca Vaticana, e Nicol Alemanni, che poi gli successe in quel carico, tutti huomini eruditi. Il rapporto di amicizia tra Cobelluzzi e Bosio stato ancora di recente documentato con la pubblicazione di una lettera inedita (conservata in Vat. Barb. lat. 6458, coll. 218-219) inviata dallarcheologo barocco al prelato viterbese in data 26 ottobre 1620: vd. M. C. Misiti, Pro collegio Patrum Iesuitarum civitatis Viterbii: la libraria del cardinale Scipione Cobelluzzi, in Le biblioteche private come paradigma bibliografico. Atti del convegno internazionale, Roma 10-12 ottobre 2007, a cura di F. Sabba, Roma, Bulzoni, 2008, pp. 195233, partic. p. 212 e 232-233 per la trascrizione completa della lettera. 115 ARSI, Chiesa del Ges, Busta I, doc. 85. 116 Su di lui, in servizio presso lOfficio III dal 1607 al 1634, A. Francois, Elenco di Notari che rogarono atti in Roma dal secolo XIV allanno 1886, Roma, Tipografia della Pace di Filippo Cuggiani, 1886, p. 83. 117 Giovanni Paolo Taurino (o Taurini), nato a Milano nel 1579 e morto a Roma nel 1656, magister lignaminis, intagliatore, fu attivo a Milano, Pavia e Roma. Formatosi nellatelier paterno dove apprese cifre stilistiche e tecniche dintaglio doltralpe (il padre Rizzardo, intagliatore, era originario di Rouen), vi lavor a lungo con i fratelli Giacomo e Giovanni, per poi dedicarsi ad opere commissionategli dalla Compagnia di Ges (in particolare, ad esempio, la sua maestria va segnalata per i sei confessionali posti in opera nella chiesa di S. Fedele a Milano tra il 1601 e 1603). Si vd. P. Pirri, Intagliatori gesuiti italiani dei secoli XVI e XVII, Archivum Historicum Societatis Iesu, XLI (1952), pp. 3-59 (in particolare le pp. 28-52 per lattivit di tutti i membri della famiglia Taurino e le pp. 44-52 solo per lattivit di Giovanni Paolo). 118 Nessuna notizia biografica ho potuto rintracciare su di lui. La prova della sua familiarit con il mondo delle reliquie, tuttavia, possibile ricavarla oltre che, naturalmente, dallepisodio in questione da un atto notarile, conservato nel Monastero umbro di S. Maria del Fonte a Fossato di Vico ma rogato a Roma e databile al 5 giugno del 1641, in cui si ricorda la sua elargizione di reliquie cimiteriali (i santi Benigno, Giulio, Vittorino, Anastasia, Costanza, Ciriaco, Bonifacio, Alessandro, Giustino, Artemio, Felice, i resti dei quali a sua volta Rocchetti aveva avuto in dono dal nobile romano e poi vescovo di Camerino Giovanbattista Alterio) alla chiesa di S. Maria quae dicitur della Fonte, affinch le monache le esponessero alla devozione dei fedeli: L. Galassi, Le cinquanta chiese della storia fossatana, Fossato, Avis, 2006, p. 24.

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liste martirologiche come evidente dalla semplice lettura dei loro nomi: Essaniatore e sua moglie Romana, Elino, Primo e Quisquenzio, Felicita, Pelbonia, Fortunio, Leone, Messina, Valeriana, Sabina, Dizolo e Recesso, Silvio, Vergo, Nereo e Olivo. Non tutte le reliquie estratte in questa occasione giunsero per nelle mani di Ortensia, che dovette accontentarsi solo dei resti di Essaniatore e Romana, Nereo, Pelbonia, Leone e Valeriana. I restanti corpi secondo quanto si pu intuire dai documenti furono inviati in diversi collegi della Compagnia (Recanati, Stenico, Avignone), pur se oggi quasi impossibile ricostruire con precisione gli spostamenti di tali reliquie. Relativamente a tale episodio, ad esempio, oltre ai resti ceduti ad Ortensia e da lei donati al Sacro Eremo di Camaldoli sul Tuscolo, dove nel 1616 sar sepolta appena cinquantenne ho potuto ricostruire solo la storia di pochi altri corpi santi119, Olivo, Pelbonia e Fortunato e la coppia Dizolo e Recesso. I corpi di Olivo, Pelbonia e Fortunato furono inviati da Piatti a Carpignano Sesia, dove ancora oggi si venerano allinterno della Chiesa parrocchiale intitolata alla Beata Vergine Assunta120, mentre i corpi di Dizolo e Recesso furono inviati al collegio di Saint Omer, al Pas-de-Calais, ma le reliquie andarono disperse nel corso della Rivoluzione francese121. Altre reliquie parte di un braccio di Olivo e della testa di Messina , come provato da un ulteriore prezioso documento rogato dal medesimo Notaio122, furono consegnate al gesuita apologeta Giovanni Rho123, fratello del pi celebre Giacomo missionario nelle Indie124, e non pertanto da escluder-

119 Sul significato e sul valore di tale locuzione si veda quanto proposto da A. Ferrua, Corpi santi, in Enciclopedia cattolica, IV (1950), coll. 586-588. 120 Mira, Flaminio Piatti cardinale, p. 128; D. Pomi, Una ricerca inconsueta: corpi santi in Valsesia, Bollettino Storico per la Provincia di Novara, XCIII (2002), p. 452; vd. pure Id., Il viaggio dei corpi santi dalle catacombe alla Valsesia, de Valle Sicida, XIV (2003), p. 131 nota 9. 121 Cfr. P. Villette, Dizolo e Recesso, in Bibliotheca sanctorum, IV (1964), coll. 667-668. Per quanto riguarda les destructions des reliques al tempo della Rivoluzione francese si veda quanto attentamente raccolto da Y. Gagneux, Reliques et reliquaires Paris (XIXeXXe sicle), Paris, Cerf, 2007, pp. 45-101. Con maggiore dettaglio vd. ora St. Baciocchi D. Julia, Reliques et Rvolution franaise (1789-1804), in Reliques modernes. Cultes et usages chrtiens des corps saints, II, pp. 483-586. 122 ARSI, Chiesa del Ges, Busta I, doc. 88. 123 Giovanni Rho nacque a Milano nel 1590 ed entr nella Compagnia nel 1604. Insegn Retorica al Collegio di Brera e in quello di Milano, prima di diventare Preposto della Casa Professa di Milano prima e Roma poi. Mor nel 1662: Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, VI, coll. 1711-1718. 124 In realt, come noto, Giacomo non sarebbe dovuto partire per le Indie in missione con Nicolas Trigault, ma sostitu il fratello Giovanni impossibilitato a prendere

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si una possibile diffusione delle reliquie al di l dellOceano. Il ruolo di Piatti nella certificazione ed autenticazione delle reliquie testimoniato ancora da un documento dellArchivio dei Gesuiti relativo, almeno in parte, alla stessa estrazione di reliquie125 va in un certo senso unito al ruolo che lo stesso gesuita ebbe come terminale, depositario e dispensatore delle sacre reliquie. Ci risulta chiaro, per citare un caso, da una testimonianza rilasciata, alla presenza di testimoni, dal sacerdote Giovanni Paolo Garlino che, ricevuti in dono alcuni corpi cavati nei cimiteri romani, aveva provveduto a donarne una parte al Piatti, acci le possa donare collocare, et esponere in quelli sacri luoghi che piu li pareva per essere similmente reveriti con la debita decentia, e divotione126. Poco pi tardi, il delicato ruolo rivestito presso la Corte pontificia dal Generale della Compagnia Acquaviva fu ereditato, con altrettanto vigore, dal suo successore, Muzio Vitelleschi127. Ampliando gli orizzonti geografici della diffusione dei corpi dei santi cavati dai cimiteri sotterranei di Roma, Vitelleschi rivolse la propria attenzione ad alcuni territori sino a quel momento meno evangelizzati o meno beneficiati dalle preziose donazioni, rivelando al contempo lo stretto nesso tra reliquie e terre di missione. Nel 1618 giunsero cos in Baviera, ad Eichsttt piccolo centro sullAltmhl, affluente del Danubio , i corpi dei santi martiri Venerio, Leontia, Casto e Livonio, ex coemeterio Priscillae in via Salaria cum facultate Sanctissimi D.N. Papae Pauli Quinti extracti, donati a Joannes Christophoro, Episcopo Eystadiensi, per il locale collegio dei gesuiti da pochi anni fondato128.

parte al viaggio evangelizzatore: S. Bedini, Rho (Ro), Giacomo, in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, IV, p. 3342. 125 ARSI, Chiesa del Ges, Busta I, doc. 89. 126 ARSI, Chiesa del Ges, Busta I, doc. 87. 127 Un suo sintetico profilo ha redatto C. Testore, Vitelleschi, Muzio, in Enciclopedia cattolica, XII (1954), coll. 1529-1530, ma si legga ora M. Fois, (Generales: 6) Vitelleschi, Mucio [Muzio], in Diccionario Histrico de la Compaa de Jess, II, pp. 1621-1627. Quanto al rapporto del Vitelleschi col mondo delle ricerche cimiteriali, non sar da dimenticare che lo stesso Generale della Compagnia di Ges conobbe certamente il Bosio del quale fu insegnante di filosofia presso il Collegio Romano: cfr. Valeri, Cenni biografici di Antonio Bosio, p. 17. 128 Cfr. Acta Sanctorum, Martii Tomus I, Parisiis et Romae, apud Victorem Palm Bibliopolam, 1865, p. 32. Sul ruolo decisivo dei gesuiti nella diffusione delle reliquie catacombali nella Baviera del XVII secolo si veda il gi menzionato articolo di Johnson, Holy Fabrications, passim.

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IV. Sono gli stessi anni in cui Antonio Bosio, nel pieno della propria attivit di ricercatore, si aggira nel suburbio romano in cerca degli antichi cimiteri cristiani. Siamo solitamente portati ad immaginare loperato di Bosio quale quello di un esploratore solitario, unico indagatore che fonti antiche alla mano129 osava inoltrarsi nelle buie gallerie cimiteriali alla ricerca delle testimonianze della chiesa delle origini. Alla luce di quanto sino ad ora osservato, possiamo per senza dubbio delineare un quadro delle ricerche notevolmente differente. I religiosi della Compagnia, alla stregua del Bosio ma con fini certamente diversi frequentavano le catacombe romane, ed in modo particolare quelle di Ermete o Bassilla, esumando da esse un grandissimo numero di reliquie. I ritmi estrattivi, da paragonarsi alle moderne attivit industriali, crebbero progressivamente e spinsero le gerarchie ecclesiastiche a cercare di fare luce su quanto avveniva nel buio delle gallerie. Nel 1628, un anno prima della morte del Bosio, come sappiamo da un prezioso passaggio dellopera di Marcantonio Boldetti sui cimiteri romani130, tre gesuiti furono interrogati dal Tribunale del cardinale Vicario131 nel tentativo di comprendere il loro operato nei cimiteri e verificare se i criteri distintivi del martirio da essi impiegati nel riconoscimento delle reliquie fosse realmente rispondente a quanto ritenuto in materia. La lettura delle domande rivolte dal notaio Silvestro Spada132 e lesame delle risposte rila129 Sulla metodologia delle ricerche bosiane importanti sono le riflessioni di S. Ditchfield, Text before Trowel: Antonio Bosios Roma sotterranea Revisited, in The Church Retrospective. Papers read at the 1995 Summer Meeting and the 1996 Winter Meeting of the Ecclesiastical History Society, ed. by R. N. Swanson, Studies in Church History, 33, Woodbridge, Boydell Press, 1997, pp. 343-360. Per la pratica dello scavare alla ricerca della santit in quel tempo, si veda ancora Id., Leggere e vedere Roma come icona culturale (1500-1800 circa), in Storia dItalia, Annali, 16, Roma, la citt del papa. Vita civile e religiosa dal giubileo di Bonifacio VIII al giubileo di papa Wojtyla, a cura di L. Fiorani A. Prosperi, Torino, Einaudi, 2000, pp. 33-72: 50-56, e infine Id., Reading Rome as a sacred landscape, c. 1586-1635, in Sacred Space in Early Modern Europe, ed. by W. Coster A. Spicer, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, pp. 167-192. 130 Cfr. Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri ed antichi cristiani di Roma, pp. 242-245. Sul Boldetti, deputato dal cardinale Vicario Gaspare Carpegna ad assistere alle prediche forzate agli Ebrei nellOratorio della Trinit dei Pellegrini per via dellottima conoscenza della lingua ebraica, e pi tardi nominato Scrittore della Biblioteca Vaticana da Innocenzo XII prima di essere incaricato da Clemente XI Custode delle Reliquie e dei Cimiteri, si veda Ferrua, Boldetti, Marcantonio, in Enciclopedia cattolica, II, 1949, col. 1771, e, con maggiore completezza, il pi dettagliato ritratto di N. Parise, Boldetti, Marcantonio,in Dizionario biografico degli Italiani, XI, Roma 1969, pp. 247-249. 131 Sul Tribunale del cardinale Vicario si veda ora, con ricca bibliografia, D. Rocciolo, Il tribunale del cardinal Vicario e la citt. Brevi note tratte dallopera di Nicol Antonio Cuggi, Roma moderna e contemporanea, V, 1997, pp. 175-184. 132 Nonostante il processo riportato dal Boldetti non specifichi il nome del notaio, esclusivamente ricordato come notaio Spada, credo certo si tratti di Silvestro Spada,

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sciate dai tre correligionari (Uberto de Fornari, Nicol Bianchi e Giorgio Brustonio) consentono di comprendere bene quali fossero i criteri adottati in catacomba nel riconoscimento dei corpi dei martiri e quali fossero le dinamiche materiali che accompagnavano lesumazione e la traslazione delle reliquie dai cimiteri133. Ci che emerge dallinchiesta, cio quanto si vuole apprendere dalla viva voce dei gesuiti, lo stato delle gallerie e dei loculi prima del loro arrivo, il criterio impiegato dai religiosi nel riconoscimento dei corpi dei martiri, ovvero quali fossero i signa quibus putabant esse significativa Martyrii, e chi fosse materialmente presente in qualit di esperto e supervisore al momento delle ricognizioni ipogee e delle estrazioni. Le risposte circostanziate degli anziani gesuiti, interrogati il 23 novembre dellanno 1628, ci permettono, nella loro sostanziale uniformit, di ricostruire una nitida immagine dellattivit estrattiva sotterranea: le gallerie del cimitero in questione (quello intitolato al martire Ermete, ma ritenuto a quel tempo essere quello di Priscilla134), gi parzialmente distrutte, sarebbero state raggiungibili tramite una lunghissima e pericolosa scala a pioli, fossori energici avrebbero poi liberato i corridoi ipogei dalle terre che impedivano la perlustrazione e, riconosciuti i segni del Martirio, si sarebbe proceduto allestrazione dei corpi. Lapparato epigrafico e, dunque, alcuni simboli incisi, dipinti o graffiti sulle lastre di chiusura dei loculi avrebbero permesso il riconoscimento dei martiri, differenziati dai defunti generici per la presenza della palma, della colomba, del vaso di sangue135 e di alcuni inequivocabili strumenti di martirio talvolta anche custoditi nelle stesse tombe oltre che rappresentati sulle lapidi136. Se ci soffermiamo un istante a ragionare sui nomi degli esperti che avrebbero secondo i tre religiosi prestato in catacomba il proprio servizio e la propria autorit per il riconoscimento dei corpi santi, notiamo che, pur se con minime ecceresponsabile dellOfficio II della Curia del cardinale Vicario di Roma dal 1619 al 1638: cfr. Francois, Elenco di Notari che rogarono atti in Roma, p. 113. 133 Considerato linteresse del documento, giunto nelle mani del Boldetti grazie alla liberalit del cardinale Carpegna, lo riporto nellAppendice II. 134 Come stato gi anticipato (sopra, nota 89), tutti i distinti cimiteri sotterranei delle vie Salaria nova et vetus erano creduti parte dellunico enorme complesso funerario ipogeo intitolato a Priscilla. 135 Sul significato di tale classe di reperti si veda quanto raccolto in Sulla questione del vaso di sangue, e ora anche il mio Sanguine tumulus madet. Devozione al sangue dei martiri delle catacombe nella prima et moderna, Roma, Aracne editrice, 2008. 136 Su uno di tali strumenti, la celebre ungula del Vaticano una delle reliquie pi insigni della cristianit dellet apostolica, da considerarsi per un falso eccellente si perdoni il rimando al mio studio: Forceps ferreus seu instrumentum ad torquendum martires. La tenaglia del Vaticano tra devozione apologetica e propaganda controriformista, Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XVI (2009), pp. 153-198.

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zioni, non si tratta di personaggi di secondo piano e, cosa ai nostri fini maggiormente importante, non si tratta di figure del tutto estranee al mondo della Roma sotterranea137. Odoardo Tibaldeschi138, ricordato nella deposizione di Nicol Bianchi, era, ad esempio, colui che, in qualit di Secretarius, aveva controfirmato nel 1624 un editto di Urbano VIII contro la libera frequentazione delle catacombe139; allo stesso modo, Scipione Cobelluzzi e Giovanni Battista Confalonieri140, menzionati da Uberto de Fornari, celebri porporati del tempo, erano intimi conoscitori di Antonio Bosio e, con
Quindi, prima che Clemente X istituisse la figura del custode delle sante reliquie il 13 gennaio del 1672 (cfr. Bullarium Romanum seu novissima et accuratissima collectio Apostolicarum Constitutionum. Ex autographis, quae in Secretiori Vaticano aliisque Sedis Apostolicae Scriniis asservantur. Cum Rubricis, Summariis, Scholiis, & Indice quadruplici, tomus septimus, Complectens Constitutiones a Clemente X. editas, Roma, Typis, & Expensis Hieronymi Mainardi in Platea Montis Citatorii, 1733, pp. 161-162, nr. XCII: Diversae Ordinationes circa extractionem Reliquiarum ex Coemeteriis Urbis, & Locorum circumvicinorum illarumque custodiam & distributionem, p. 161-162) le perizie erano eseguite da illustri personaggi di Chiesa in qualche modo legati al mondo ipogeo. Solamente pi tardi, pertanto, nellultimo trentennio del XVII secolo si defin la figura giuridica di un esperto, nominato direttamente dal cardinale Vicario, in grado di distinguere i resti dei santi martiri da quelli dei comuni defunti sepolti nei cimiteri sotterranei. Solo il custode, e nessun altro, poteva quindi avvisato dalla squadra dei suoi cavatori riconoscere i segni del martirio e procedere allapertura dei loculi. Tale prerogativa chiaramente indicata nelle norme di un capitolo, il XII (Del custode delle sante reliquie), della gi menzionata opera (cfr. supra, nota 59) Della giurisdittione e prerogative del Vicario di Roma del canonico Nicol Antonio Cuggi (pp. 113-114): Sicome deve portarsi nellistessi cemiteri a riconoscere i segni specifici del martirio, quali sono unicamente il vaso di sangue o sia di vetro o pure di terra cotta e la palma scolpita et incisa al sepolcro o su la calcina che lo chiude, o se vi fusse qualche iscrizione che dichiarasse il martirio, poich lufficio de cavatori non sestende pi se non che di vuotare le strade o corridori de cemiteri della terra di cui sono state riempite antichissimamente, e ritrovando in dette strade i sepolchri con sudetti segni, non lecito loro sotto gravi pene laprirli, ma darne parte subito al custode, il quale vi si trasferisce a fare detta ricognizione e riconosciuti quei corpi esser di martiri fa aprire i detti sepolchri e colloca nelle cassette fatte a questo effetto le ss. reliquie e sigillatele per di fuori col sigillo delle.mo vicario vengono da detti cavatori portate a spalla nella custodia, ove il custode poi le stende, fa asciuttare e pulire, le accommoda ne credenzoni a ci destinati, collocando a parte le ossa e corpi di que martiri, che oltre al segno specifico di martirio, sono ancora distinti col nome proprio o su la lapida che chiude il sepolcro, la quale etiandio si conserva col corpo o pure delineato nella calcina. 138 Odoardo Tibaldeschi, chierico di Norcia, fu eletto nel 1622 primo Segretario del Tribunale del Vicario: G. Moroni, Vicario Generale di Roma del Papa, in Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XCIX, 1860, pp. 64-104, partic. p. 80. 139 Vd. anche Regesti di bandi editti notificazioni, IV, p. 12, nr. 59, e Ghilardi, Auertendo, che per losseruanza si caminar con ogni rigore. Editti seicenteschi, pp. 135-136. 140 Un suo breve ma accurato profilo a cura di A. Foa, Confalonieri, Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli Italiani, XXVII, Roma 1982, pp. 778-782.
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lui, come documentato da un passo della Roma sotterranea, avevano perlustrato proprio il cimitero di Ermete nel dicembre del 1608141. Interessante , ancora, ricordare la presenza nelle gallerie del cardinale Cesare Baronio (peritissimum antiquitatis, come lo defin Bosio142), che al momento di scendere in catacomba in qualit di esperto epigrafista avrebbe provveduto anche a mutare dabito per non rischiare di danneggiare la propria veste cardinalizia negli angusti e polverosi spazi sotterranei143. E da non sottovalutare, secondo la testimonianza di due dei tre gesuiti interrogati, la presenza del Padre Virgilio Cepari144, celebre agiografo gesuita, che pur se non se ne possiede la deposizione sembrerebbe essere stato ascoltato per primo nel corso della medesima istruttoria.
Cfr. Roma sotterranea, p. 563: Visitammo questa Chiesa alli 7 di Decembre dellanno 1608. insieme con Monsig. Scipione Cobelluzzi, poi degnissimo Cardinale di Santa Chiesa, del Titolo di Santa Susanna, con Baldassarre Ansidei Custode della libraria Vaticana, e con Gio.Battista Confaloniero, guidati da alcuni Padri della medesima Compagnia, e particolarmente dal Padre Laurino, Scrittore illustre e celebre; e da detta Chiesa entrammo poi nel Cimiterio per la bocca, notata nel disegno con la lettera I. la quale fr tutte laltre era manco ripiena; se bene vi bisogn andar con il corpo per terra, servendo alquanto innanzi, finch ritrouammo strade vn poco pi commode, per le quali si poteua caminarin piedi. Questo Cimiterio assai grande di circuito, & h diuersi ordini di grotte superiori, & inferiori: le strade sue sono strette, e basse; essendo poco pi alte della statura dvnhuomo, e larghe quanto appunto vi pu caminarvn solo. 142 A. Bosio, Historia passionis B. Caeciliae Virginis, Valeriani, Tiburtii, et Maximi martyrum, Romae, apud Stephanum Paulinum, 1600, p. 160. 143 Boldetti, Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri ed antichi cristiani di Roma, p. 243: E nel tempo di Papa Clemente, vi venne la buona memoria del Signor Card. Baronio, il quale per entrare, fu di bisogno che lasciasse labito di Cardinale di lungo, e si vestisse tutto di tela bianca. Sulle visite sotterranee del Baronio, non solo limitate alle catacombe romane ma estese anche almeno a quelle di Amiterno e Napoli, si veda ora Fiocchi Nicolai, San Filippo Neri, le catacombe di San Sebastiano, pp. 118-119. Sul Baronio epigrafista si vd. ora D. Mazzoleni, Il cardinale Cesare Baronio e le iscrizioni cristiane, in Gulia, Baronio e le sue fonti, pp. 411-434. Pi in generale sullepigrafia cristiana al tempo del Baronio, M. Sgarlata, Lepigrafia cristiana nellet di Cesare Baronio, in Arte e committenza nel Lazio nellet di Cesare Baronio. Atti del convegno internazionale di studi, a cura di P. Tosini, Frosinone, Sora, 16-18 maggio 2007, Roma, Gangemi Editore, 2009, pp. 49-68. 144 Sul Cepari (1564-1631), autore tra laltro delle biografie dei santi Luigi Gonzaga, Francesca Romana, Francesco Borgia, Maria Maddalena de Pazzi e Giovanni Berchmans, si veda in breve oltre a Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, II, coll. 957-965 P. Tacchi Venturi, Cepari, Virgilio, in Enciclopedia Italiana, IX (1931), p. 758; C. Testore, Cepari, Virgilio, in Enciclopedia cattolica, III (1949), col. 1307; A. De Bil, Cepari, Vergilio, in Dictionnaire dhistoire et de gographie ecclsiastique, XII (1953), coll. 149-150; F. W. Bautz, Cepari, Virgilio, in Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, I (1990), p. 970. Un pi ampio profilo, limitatamente ai primi anni di attivit, stato curato da A. M. Pignatelli, Il P. Virgilio Cepari S.I. La formazione e la prima attivit: 1582-1601, Archivum Historicum Societatis Iesu, LI (1982), pp. 3-42.
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Bosio, stranamente, non menzionato dai tre religiosi o forse il suo nome, per non macchiarne la memoria, stato tralasciato dal Boldetti nella copiatura del documento. Eppure, almeno una volta, nel 1608145, lo sappiamo dalle sue stesse parole, il Bosio scese a visitare il cimitero di Ermete in compagnia dei padri della Compagnia146 notando quasi ovunque grossi danneggiamenti147, conferma implicita alloperato estrattivo dei gesuiti allora in corso. Trascorsi pochi anni dallo studio conoscitivo compilato dal Bruni sulle catacombe romane probabilmente ancora nel terzo decennio del XVII secolo148 , lo stesso cardinale Ginetti, forse poco soddisfatto dalla relazione ricevuta dal sacerdote filippino, radun presso di s una Congregazione di esperti ed eruditi ecclesiastici al fine di ottenere una sentenza definitiva ed ufficiale circa i criteri di riconoscimento dei corpi dei martiri in catacomba e le norme da tenersi per la loro estrazione. Di tale importante provvedimento, che ancora una volta indica con chiarezza le difficolt interpretative e le esigenze conoscitive della Chiesa romana del tempo, siamo informati da un rapido passaggio contenuto in un opuscolo, ancora oggi sostanzialmente inedito149, composto durante il pontificato di Alessandro VII e pi precisamente negli anni compresi tra il 1662 ed il 1667 dal Sagrista del Palazzo Apostolico, gi Priore delleremo agostiniano di Lecceto e pi tardi vescovo di Porfireone in partibus infedelium, Ambrogio Landucci150 e da una menzione pi tarda del Boldetti
Cfr. sopra, nota 141. Sulla visita del Bosio al cimitero di Ermete, ed in particolare in relazione alle indicazioni a lui fornite dai gesuiti che lo guidavano, si veda lattenta analisi di S. Carletti, Un malinteso fra Antonio Bosio e alcuni Giesuiti vecchi di S. Ermete, Rivista di Archeologia Cristiana, XLV (1969), pp. 49-59. 147 Cfr. Roma sotterranea, p. 564: Queste sole memorie habbiamo del detto Cimiterio; essendo ancoresso, come tutti gli altri rouinato, e guasto, e con li Monumenti aperti: poich sono state portate via le pietre, che li chiudeuano; sopra delle quali doueuano essere le Iscrittioni, e memorie: e se non si trouaua quel frammento posto di sopra, nel quale si f mentione della Beata Basilla, sarebbe stato appresso di noi il nome di esso incerto, come sono incerti tutti gli altri di queste Vie Salaria Vecchia, e Nuoua, e di molte altre. 148 quanto proposto da Ferrua, Introduzione, in Sulla questione del vaso di sangue, p. XVI. 149 Loperetta, di carattere ufficiale, contenuta nel codice Vat. Chig. G. III 82, ff. 155 ed stata parzialmente edita, ma con sviste e modifiche testuali, dal padre Ferrua in appendice al volume Sulla questione del vaso di sangue, pp. 99-129. 150 Su Ambrogio Landucci (1599-1669) e le sue opere si vedano J. F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana historica, critica et chronologica in qua mille quadrigenti augustiniani ordinis scriptores eorumque opera tam scripta, quam typis edita inveniuntur, Ingolstadii et Augustae Vindelicorum, impensis Joannnis Francisci Xaveri Craetz, 1768, pp. 495-496 e D. A. Perini, Bibliographia augustiniana cum notis biographicis scriptores
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che, con minore ricchezza di dettagli, si ricollega in parte al trattato dellappena menzionato agostiniano senese:
Sotto lPontificato della fel. m. di Papa Urbano 8 p. ordine espresso di questo zelantissimo Pontefice f spesse volte, e con gran feruore tenuta una Congreg.e particolare sotto la prefettura dellEmin.mo e R.mo Sig. Cardinale Ginetti vicario di Sua Santit, nella quale interuennero i principali teologi, che in quei tempi fussero in Roma, et in particolare il p. Oratio Giustiniani della Chiesa nuova, il quale poi f Cardinale di Santa Chiesa, il p. Nicol Riccardo del sagro ordine de Predicatori Mastro del Palazzo Apostolico, detto il Mostro, il P. D. Ilarione Abbate Circestiense, il P. D. Constantino Palamolla, il P. Torquato de Cuppis della Compagnia del Gies, il Sig.re Abbate Crescentio fratello del Sig.re Cardinale di q.to cognome, et altri, i quali hauendo discorso del modo, che si doueua tenere per estrarre sicuramte li Corpi Santi dalli Cimiteri, f per sperimentato il negotio pi difficile di quello, che si credeua, stante che il determinare circa allidentit delle reliquie st al pari difficile lapprovarle, che reprobarle, inclinando qualcheduno con troppo rigore determinare, che non si potesse trarre dalle Catacombe segno alcun certo, n di Santit, n di martirio151.

itali, Firenze, Tip. Sordomuti, 1938, pp. 143-145. Prima di essere vescovo di Porfireone (cfr. Gauchat, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, p. 285), fu Priore delleremo di Lecceto, del quale scrisse anche una celebre storia: Sacra Leccetana selva, Cio Origine, e progressi dellAntico, e Venerabile Eremo e Congregatione di Lecceto In Toscana, Roma, appresso Francesco Caualli, 1657. 151 A. Landucci, Pratica per estrarre li Corpi de Santi Martiri da Sagri Cimiteri di Roma, Cap. VIII, 1, ff. 33v-34r (in Ferrua, Sulla questione del vaso di sangue, p. 115). Vd. anche Boldetti, Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri ed antichi cristiani di Roma, p. 236: dopo in primo luogo sapersi, come fino dal tempo di Urbano VIII. fu adunata dal Cardinal Ginnetti allora Vicario una Congregazione particolare di Cardinali, di Prelati, e daltre persone di molta piet, dottrina, ed erudizione, nella quale si trattava delle materie spettanti a Cimiterj, e loro sagre Reliquie, e del modo di riconoscerle: il che riferisce anche Monsignor Landucci Sagrista del Palazzo Apostolico sotto Alessandro VII. nel suo manoscritto, che si conserva nella Biblioteca Chigi fattomi vedere dalla somma generosit, del Signor Principe D. Augusto Chigi; Ed in una di queste Congregazioni fu specialmente trattato de i contrassegni, co quali si dovessero distinguere, e riconoscere i Corpi de Coronati ivi sepolti da quelli, che non ebbero la sorte del Martirio; Di che oltre la testimonianza del mentovato Landucci, io ne ho trovato memoria fra le Scritture attenenti a questa materia gi consegnatemi dal Signor Cardinal di Carpegna, in una delle quali scritta per regola di esso Sig. Cardinale lanno 1671. si leggono queste Parole: Si tenne sovra un problema di tanta conseguenza in tempo dUrbano VIII. dal Card. Ginnetti una Congregazione per stabilire il modo di estrarre li Corpi Santi da i Cimiterj. Intervennero in essa il P. Orazio Giustiniani della Chiesa Nuova, che fu poi Cardinale; il P. Riccardo Maestro del Sacro Palazzo; il P. Hilarione Abbate Cisterciense; il P. D. Costantino Palamolla; il Signor Abbate Crescentio (che allora presedeva allestrazione, e Custodia delle Sagre Reliquie). Fu risoluto che si seguissero le regole gi osservate da i nostri Maggiori, nellestrazione di quei Corpi (il corsivo originale del testo).

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Ci che, tuttavia, interessante sottolineare ai fini della nostra breve indagine la composizione stessa del gruppo di esperti chiamati ad esprimere un cos delicato giudizio sulla spinosa questione, poich essa lo specchio completo e complesso delle diverse sensibilit religiose del tempo. Un oratoriano, Orazio Giustiniani152, un gesuita, Torquato de Cuppis153, un domenicano, Niccol Riccardi il Padre Mostro, secondo la celebre definizione coniata da Filippo III di Spagna154 , un barnabita, Costantino Palamolla155, un cistercense, Ilarione Rancati156, e Giacomo Crescenzi, come detto vicino alla spiritualit dei filippini anche se non formalmente un oratoriano, tutti ecclesiastici di somma erudizione, dovevano rappresentare per il pontefice la migliore certificazione per lottenimento di una risposta certa e circostanziata157. Sperimentato il
Su di lui, in breve, M. Ceresa, Giustiniani, Orazio, in Dizionario biografico degli Italiani, LVII, Roma 2001, pp. 354-356. 153 De Cuppis (sul quale si veda Sommervogel, Bibliothque de la Compagnie de Jsus, II, col. 1735), gesuita vicino alle posizioni copernicane, di nobile famiglia romana, insegn filosofia e poi morale al collegio romano. Sappiamo, come testimoniato da due lettere autografe che gli invi Giuseppe Calasanzio, che era esaminatore di coloro che intendevano diventare sacerdoti: cfr. Epistolario di San Giuseppe Calasanzio, edito e commentato da Leodegario Picanyol, volume settimo, Lettere dal n. 3001 al n. 3800 (1639-1641), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1954, pp. 236-237, nr. 3376-3377. 154 Cfr. Pinacotheca Imaginum, I, p. 44: Cujus memoriae fiducia, de quacumque re proposita, diserte copioseque dicebat ex tempore, & in familiaribus colloquiis, ac praesertim in concionibus, quas ad populum habebat, ea rerum ac sententiarum copia redundabat, ut Philippus III, Rex Hispaniarum, qui ejus concionibus interfuerat, ob excellentis abundantiam doctrinae, non hominem, sed monstrum potius hominis eum esse, palam multis audientibus, dixerit; quod illi cognomen ita adhaesit, ut numquam exciderit, neque vulgo alio nisi monstri nomine appellabatur. Uno studio aggiornato sul domenicano genovese di A. Eszer, Niccol Riccardi, O.P. Padre Mostro (1585-1639), Angelicum, LX (1983), pp. 428-461. 155 Nato a Torraca nel 1571 e morto a Roma nel 1651, direttore spirituale e confidente di Giuseppe Calasanzio, Palamolla fu preposito nel collegio di San Carlo a Roma, della cui nuova chiesa promosse la fabbrica ponendo la prima pietra delledificio: cfr. L. M. Cacciari, Memorie intorno alla Chiesa de Ss. Biagio e Carlo a Catinari in Roma, Roma, Tipografia di B. Morini, 1861, pp. 15-16, nota 1. 156 Celebre teologo e consultore del pontefice, milanese di nascita, fu lungamente abate di Santa Croce in Gerusalemme a Roma e procuratore generale dellordine. Un suo profilo aggiornato in F. Trasselli, Ilarione Rancati milanese dellordine cisterciense, il collegio di studi e la biblioteca romana di S. Croce in Gerusalemme, Aevum, LXXXI, 3 (2007), pp. 793-876. 157 Dei sei ecclesiastici ricordati, chi pi degli altri fu in stretti rapporti con il Bosio fu senza dubbio labate Crescenzi, col quale lautore della Roma sotterranea intrattenne anche rapporti epistolari, in minima parte giunti sino a noi e conservati presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma. E, proprio in una di tali lettere (Bibl. Vall., cod. H. 30, ff. 252r-254v), datata al 6 giugno dellanno 1628 e pubblicata in P. A. Uccelli, La chiesa
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negotio pi difficile di quello, che si credeua per dirlo con le stesse parole del Landucci , ovvero compresa in pieno la delicata complessit della questione agiografica in discussione, la Congregazione voluta dal Ginetti si limit sostanzialmente a ratificare quanto sino a quel momento era stato fatto e deliber, non senza far nascere dissensi e malumori158, che per procedere al riconoscimento ed allestrazione dei corpi dei martiri in catacomba fosse necessario attenersi alle regole gi seguite da coloro che si erano occupati precedentemente della spinosa questione:
Il che attentam.te considerando la mag.r parte, e la pi sana di quei Padri, che interuennero in questa Congr.ne, doppo hauer replicate le sessioni, e discussioni, f determinato, che per lauuenire si seguitass.o le regole gi osseruate, per estrarre quei santi Corpi da nostri Maggiori, quali regole si riducono a questa principale, che realmente in questi santi Cimiteri vi siano de Corpi santi, e che questi si possano specificare, e conoscere da alcuni segni daglaltri, mediante li
di S. Sebastiano M. sul colle Palatino e Urbano VIII P. M., Roma, Tipografia della Pace, s.d. (ma 1876), pp. 53-56, il Bosio ci informa della sua amicizia con il cardinale oratoriano Orazio Giustiniani, del quale aveva particolarmente ammirato lopera agiografica e topografica sul martire san Sebastiano da poco licenziata alle stampe (De loco in quo s. Sebastianus fuit martyrio coronatus, et de cloaca in qua corpus s. Martyris inventum fuit). Il domenicano Riccardi, divenuto celebre per essere stato chiamato ad esprimere un giudizio, poi disatteso dallautore, sullopera galileiana Dialogo sopra i massimi sistemi (sullinteressante vicenda vd. ora M. Camerota, Galileo Galilei e la cultura scientifica nellet della Controriforma, Roma, Salerno, 2004, passim), fu invece colui che concesse, particolare sino ad oggi trascurato, limprimatur allopera bosiana, come testimoniato nella Roma sotterranea dalla firma apposta in calce alla dedica ad Urbano VIII. 158 Nel 1639, ad esempio, lagostiniano anconetano Fortunato Scacchi (1575-1643), Sacrista di Urbano VIII, espresse seri dubbi circa laffidabilit di alcuni segni utilizzati per il riconoscimento dei corpi dei martiri nellopera De cultu et veneratione Servorum Dei. Liber primus qui est de notis, et signis sanctitatis beatificandorum, et canonizandorum. In quo non tantum de Sanctitate in genere, atque de virtutibus tam Theologalibus, quam Cardinalibus in gradu heroico ad praxim Canonizationis agitur, sed etiam de quibuscunque alijs argumentis, quae Sanctitatem ad effectum eiusdem indicare possunt, pubblicata a Roma ex typographia Vitalis Mascardi. Le sue osservazioni sono contenute nel cap. II della sectio IX: Quodnam argumentum sanctitatis sumatur Coemeterijs, & cryptis arenarijs antiquis, pp. 664-678. In particolare, a proposito della validit del segno della palma come simbolo per il riconoscimento dei corpi dei martiri, interessante laffermazione che si legge a p. 674: Sed quia frequentissima est in his subterranei sepulchris, insculpta Palmae figura; dico similiter, ex solis Palmis, siue intra sepulchrum cadaueri appositis, siue extra illi insculptis, nullum posse sanctitatis, aut martyrij omnino validum educi argomentum. & ratio est: quia plurimae sepulchrorum inscriptiones reperiuntur in coemeterijs Romanis cum palma, in quibus tamen certum est nullius Martyris corpus fuisse reconditum. E, a mio avviso, ancora pi interessante tale affermazione se si tiene conto che limprimatur pontificio dellopera fu dato da Niccol Riccardi, Sacri & Apostolici Palatij Magister, ovvero proprio da uno degli esperti che aveva giudicato la palma quale simbolo valido per il riconoscimento del martirio.

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quali Segni ci potiamo assicurare, che fussero ueri Martiri di Christo. Ho ben usato io ogni pi possibil diligenza, per hauer copia del Decreto, che probabilmente pensauo, che fosse stato fermato in carta, e credendo, che potesse esser stato riportato nella Sacra Congr.e de Riti, pur conseruato app.o alli Ministri dellEmin.mo Sig.r Cardinal Vicario, suo Vicegerente, m non stato uero, che Io ne habbia potuto hauer notitia, m si bene resto assicurato da persone degne di fede, che di questa Congreg.ne particolare tengono uiua memoria, e ne sono pienamente informati, che in quella fusse quanto si detto ancora collassenso della Santa Sede stabilito. Particolarmente il d.o Emin.mo Sig.r Card.le Prefetto di qta Congregne, col quale anco ho usato q.te simili diligenze, supplicandolo darmene qualche notitia, mi ha indubitatamente affermato, quanto si detto in questo proposito, asserendo constantemente, che fusse determinato, che tutti li Segni, de quali si parlato di s.a in secondo luogo posti di dentro, e fuori de Sepolcri, e particolarmente il uaso di Sangue fussero segni sufficienti, e basteuoli a cauarne largomento di Santit, e di Martirio159.

In sostanza, quindi, pur avvertendo pubblicamente la necessit di disciplinare e regolamentare in qualche modo la venerazione e lesumazione dei corpi santi, lautorit ecclesiastica del tempo non ebbe il coraggio o forse la capacit di definire rigidamente i criteri che potessero permettere di distinguere negli antichi cimiteri il martire dal comune defunto. Tali indagini conoscitive volute da Urbano VIII ebbero comunque il merito di rallentare pur se non impedire completamente lattivit estrattiva dei gesuiti160. Morto il Bosio e, alcuni anni pi tardi, venuto a mancare anche il pontefice Urbano VIII , mentre gli oratoriani assunsero leredit del lavoro editoriale della Roma sotterranea, con Severano
Cfr. Landucci, Pratica per estrarre li Corpi de Santi Martiri, Cap. VIII, 4-5, ff. 34v-35r (in Ferrua, Sulla questione del vaso di sangue, p. 116). 160 Con ci, tuttavia, non si deve ovviamente intendere che il pontefice Urbano VIII fosse del tutto estraneo o sfavorevole allestrazione delle reliquie e alla loro successiva ampia diffusione, ma va piuttosto considerato che egli cerc di limitare ed arginare, per quanto possibile, il fenomeno della cava indiscriminata di anonime particelle ossee dagli antichi cimiteri sotterranei, provando ad individuare rigidi criteri riconoscitivi che potessero guidare i fossori nella delicata attivit estrattiva sotterranea; cos, ad esempio, dopo averne certificato la reale natura martiriale, provvide in due distinti momenti nel 1632 e nel 1636 ad inviare a Bruna in Moravia (lodierna Brno) i corpi dei martiri Costanzo e Primitivo (sui quali cfr. S. Mottironi, Costanzo e Primitivo, in Bibliotheca Sanctorum, IV [1964], coll. 271-272) per la locale chiesa gesuitica: vd. Acta Sanctorum, Julii Tomus II, Parisiis et Romae, Victor Palm, 1867, p. 450. Allo stesso modo, sul finire dellanno 1639, permise la spedizione ad Anversa, per il locale collegio dei gesuiti, delle reliquie di un cospicuo numero di martiri (Silvio, Massimo, Benigno, Fidele, Ercolano, Primo, Pelagio, Giulio, Filemone, Giusto, Procopio, Donato, Pio e Feliciano) provenienti dalle catacombe romane: Acta Sanctorum, Martii Tomus I, Parisiis et Romae, apud Victorem Palm Bibliopolam, 1865, pp. 24-25.
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prima e Aringhi dopo, i gesuiti ripresero attivamente la cava delle ossa. Grazie alla politica martiriale meno restrittiva di Innocenzo X, i padri della Compagnia di Ges non solo ricominciarono le escavazioni nel cimitero di Ermete, ma intrapresero la perlustrazione e lutilizzazione di altri cimiteri. Secondo, ad esempio, quanto recuperabile dal commentarius historicus dei martiri romani Costanzo e Fausto, pubblicato nel tomo primo degli Acta Sanctorum del mese di Marzo transmissus a Jacobo Kritzradt Societatis Jesu Presbytero, gi nel corso del primo anno di pontificato del papa Pamphili le estrazioni dai cimiteri romani si intensificarono notevolmente, tanto che, dal solo cimitero di San Sebastiano (allora creduto essere quello di Callisto), furono estratti plus quam quinquaginta sanctorum corpora, inviati in un secondo momento a distinte regioni della cristianit161. Dallo stesso labirintico luogo162, un anno pi tardi, nel mese di maggio del 1645, lo stesso gesuita che aveva cavato gli oltre cinquanta corpi di martiri lanno precedente, Baldassarre Baglioni, cav i corpi dei santi Costanzo e Fausto identificabili quali martiri per la presenza del vaso di sangue , prontamente inviati in Renania, con autentica notarile rogata dal notaio del cardinale Vicario, alla venerabile Ecclesia Collegii Coloniensis Societatis Jesu163.
Cfr. Acta Sanctorum, Martii Tomus I, Parisiis et Romae, apud Victorem Palm, Bibliopolam, 1865, p. 30. 162 Dalla descrizione del cimitero, composto a dire del compilatore da due distinte regioni una maggiormente limitata ed accessibile dallinterno della chiesa di San Sebastiano, laltra molto pi vasta ed inestricabile , possiamo indirettamente ricavare la conferma che esistessero permessi speciali rilasciati a coloro che per devozione volevano percorrere le gallerie; interessante anche il riferimento allesistenza della tradizione leggendaria a proposito della smisurata lunghezza del cimitero che, a detta degli uomini del tempo, si sarebbe ramificato sino presso la costa del mare Tirreno: Ea coemiterii hujus pars, quae est sub templo S. Sebastiani, habet exitum facilem, multaque illic corpora requiescunt, sed sine nomine. Plurima quoque hinc inde ad viam videntur altaria, et sacella parvula, ubi olim sacra fiebant, oportetque bene incurvatum incedere, et plures adhibere candelas, cum nihil luminis a sole accedat. In altera autem coemiterii parte, ex qua corpora nostrorum duorum Martyrum eruta sunt, nemini licet sine speciali licentia intrare, sed nec audet sine peritissimo ductore ob innumera diverticula viarumque longitudinem, quae ad mare Tyrrhenum duobus circiter, et dimidio milliaribus inde distans, excurrit. Jacet autem fere in plano coemiterium. A proposito della tradizione popolare secondo cui le catacombe romane si potessero estendere fino al mare, o sottopassare il Tevere, si veda quanto raccolto da Ghilardi, Miti e realt delle catacombe, pp. 90-91. 163 Cfr. Acta Sanctorum, Martii Tomus I, Parisiis et Romae, apud Victorem Palm Bibliopolam, 1865, p. 30: Anno autem MDCXLV mense Maio Balthasar Ballonius pluribus aliis externis praesentibus, et quidem eo ipso in loco, ubi anno praeterito plus quam quinquaginta sanctorum corpora in varias orbis regiones dispertienda eruerat, diversum pro singulis Constantio, et Fausto sarcophagum invenit ex lateribus coctis compositum, et exterius calce obductum, cui calci inscriptum videbatur utriusque nomen. Signum veri
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Sono trascorsi poco pi di quindici anni dalla morte di Antonio Bosio e circa dieci dalla pubblicazione della sua postuma Roma sotterranea. Precedentemente alle sue ricerche, le catacombe romane erano dimensioni del sacro sostanzialmente sconosciute. Oratoriani e gesuiti, con differenti mezzi, differenti modalit e differenti orientamenti concorsero per parte loro a riscoprirle e divulgarne la conoscenza. E mentre gli oratoriani si impegnarono per far conoscere gli antichi ipogei funerari nel solco delle ricerche gi condotte da Antonio Bosio, nello spirito della riflessione spirituale filippina, per quanto riguarda i gesuiti si pu osservare in primo luogo la circostanza che la frequentazione delle catacombe confortava limponente ricostruzione agiografica da essi avviata164 e quindi e soprattutto considerare che, intuitone il sostegno allevangelizzazione e, in terra cristiana, alla devozione dei fedeli, dalle catacombe essi potevano estrarre reliquie da inviare nei collegi di nuova fondazione nelle terre di missione o anche cedere dietro compenso a quanti ne avessero fatto richiesta165. Due modi diversi di vivere e sentire il passato della Chiesa, che ben riflettono a livello sotterraneo, si potrebbe dire lo spirito differente dei due Ordini religiosi nella Roma della Controriforma e della prima et moderna.

martyrii fuit vitrum cum sanguine sarcophagis utriusque inclusum, quod signum nisi inveniatur non extrahitur ullum corpus. Latto notarile comprovante lautenticit dei corpi dei martiri, redatto l8 febbraio 1646 da Leonardo de Leonardis e controfirmato dal cardinale Marzio Ginetti, riportato ibidem, p. 31. Sul notaio, attivo a Roma tra il 1642 ed il 1655, cfr. Francois, Elenco di Notari che rogarono atti in Roma, p. 113. Sui due presunti martiri, C. Sisto, Costanzo e Fausto, in Bibliotheca Sanctorum, IV, 1964, col. 271. 164 Il riferimento ovviamente allattivit dei Bollandisti, sulloperato dei quali si veda il classico lavoro di H. Delehaye, Luvre des Bollandistes travers trois sicles, 1615-1915, Bruxelles, Socit des Bollandistes, 1959. In estrema sintesi si veda anche quanto proposto da V. Saxer, La ricerca agiografica dai Bollandisti in poi. Breve profilo storico, Augustinianum, XXIV (1984), pp. 333-345. Ora si veda anche Bollandistes. Saints et lgendes. Quatre sicles de recherche, d. R. Godding et alii, Bruxelles, Socit des Bollandistes, 2007 e De Rosweyde aux Acta Sanctorum. La recherche hagiographique des Bollandistes travers quatre sicles. Actes du Colloque international, Bruxelles, 5 octobre 2007, d. R. Godding et alii, Bruxelles, Socit des Bollandistes, 2009. 165 I risvolti economici del commercio delle reliquie catacombali, che anche denotano un aspetto della religiosit dellepoca, sono stati gi decisamente osservati da A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Torino, Einaudi, 1996, p. 462: Si apriva qui, evidentemente, lambito di un commercio sociale senza limiti, dove loggetto era delegato a rappresentare presenze e influssi positivi e variamente medicamentosi. Niente di pi lontano da quella religione depurata che si immaginata in lenta marcia verso le frontiere della modernit, con le sue turbe di popoli superstiziosi lentamente avviati a un contatto col sacro di tipo interiore.

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APPENDICE I* ORTENSIA SANTACROCE BORGHESE OTTIENE DA PAOLO V LA LICENZA DI ESTRARRE RELIQUIE DAL CIMITERO DI ERMETE PER MEZZO DEI RELIGIOSI DELLA COMPAGNIA DI GES

Fidem facio per praesentes ego notarius publicus infrascriptus qualiter die 24 Maii 1612. Ill.ma et Exc.ma D. Hortentia a S.ta Cruce Burghesia, uxor Ill.mi et Exc.mi D. Francisci Burghesii S.mi D. N. Pauli Papae Quinti germani fratris, medio iuramento, tactis et cetera, affirmavit quod diebus proxime elapsis porrexit memoriale S.mo D. N. Papae, in quo Sanctitatem Suam rogabat ut dignaretur Sua Sanctitas concedere facultatem perquirendi et extrahendi mediantibus R. R. P. P. Societatis Iesu Almae Urbis ex cimiterio Priscillae in via Salaria nonnullas sanctorum reliquias, et quod dictus S.mus D. N. facultatem concessit dictas SS. reliquias a dicto cimiterio perquirendi et extrahendi mediantibus tamen dictis patribus Societatis Iesu et sic, tactis et cetera, iuravit, super quibus et cetera. Item similiter fidem facio ego notarius publicus infrascriptus qualiter eadem die Admodum R. Pater Domitius Plattus Societatis Iesu et ad praesens Procurator Domus Professe eiusdem Societatis Iesu Romae asserens eodem iuramento, tactis et cetera, supradicta omnia et singula vera fuisse, et esse prout docuit per fidem eius manu propria scriptam et subscriptam, necnon per R. P. Ignatium Rocchettum et Ioannem Paulum Taurinum eiusdem Societatis Iesu subscriptos et legittime recognitos in praesenti instrumento insertam, tenoris sequentis, videlicet In Nomine Domini Amen. Ego Domitius Plattus Societatis Iesu ad praesens procurator Domus Professae eiusdem Societatis Romae infradictus per hanc scripturam iureiurando affirmo quod, cum Ill.ma et Exc.ma D. Hortentia a S.cta Cruce Burghesia, uxor Ill.mi et Exc.mi D. Don Francisci Burghesii D.ni nostri Papae Pauli Quinti fratris germani, per supplicem libellum a Sua S.te petiisset facultatem conquirendi et extrahendi reliquias sanctorum ex cemeterio Prescillae in via Salaria cum assistentia et interventu P. P. Societatis Iesu me supradictum, quem ad praesens habet a confessionibus, misit ad R.mum D. Scipionem Cobellutium Sanct.mi D. N. Papae Secretarium pro responso dicti libelli supplicis porrecti. Qui R.mus D. dixit mihi quod Sanctitas Sua concedebat facultatem dictae Exc.mae D. ut <per> Patres Societatis Iesu dictas reliquias sanctorum in dicto cemeterio quereret et extraheret, nec voluit Sanctitas Sua ut de hac concessione apostolicum breve formaretur, sed sufficeret concessio voce
* ARSI, Chiesa del Ges, Busta I, doc. 82 a-d. Qui e nellAppendice seguente ho sciolto tacitamente le abbreviazioni ad eccezione di quelle formulari, ho sciolto il nesso in ae, dittongo che ho restituito nei pochi casi in cui per una svista era stato omesso, e ho ridotto j e, alloccasione, y, a i; ho conservato loscillazione nella forma di alcuni termini, specialmente dei nomi propri e di coemeterium; per linterpunzione e le maiuscole ho seguito luso moderno.

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facta. Hac facultate accepta, me supradictum dicta Ill.ma et Exc.ma D. Hortentia deputavit ut opera et industria infrascriptorum fratrum nostrorum ex eadem Societate curarem hanc inquisitionem et extractionem fieri: qua perquisitione facta, inventae et extractae fuerunt infrascriptae reliquiae sanctorum cum nominibus et signis martyrii, videlicet sanctorum Essaniatoris et Romanae uxoris, s.ti Elini, SS. Primi et Quisquentii, s.ctae Felicitatis, s. Polboniae virginis et martyris, s. Fortunii, s. Leonis, s. Felicitae s.ctae Messinae, s. Valerianae, s.ctae Sabinae, SS. Pissoli et Recessi, s. Silvii, s. Vergii, s. Nerei; et sacrae aliae reliquiae etiam sanctorum sine nominibus ipsorum cum solis notis et insignibus martyrii ipsorum repertae sunt, et extractae fuerunt coram testibus infradictis ad praesentiam Ioannis Augustini Tullii notarii capitolini et ad confirmandam veritatem hanc fidem mea manu scriptam et subscriptam feci die 24. Maij 1612. Ego Domitius Plattus iureiurando supradicta confirmo. Io Ignatio Rocchetti della Compagnia di Ges dordine del sudetto padre cercai le sudette reliquie et confermo quanto di sopra si contiene di propria mano. Io Gio. Pavolo Taurino della Compagnia di Ges fui presente a cercare le sudette reliquie e confermo quanto di sopra si contiene di propria mano. Die 27. Augusti 1612. Supradictus admodum R. P. Domitius Plattus medio iuramento, tacto pectore, recognovit supradictam manum, litteram et subscriptionem suam in forma, necnon manum litteram et personam supradictorum R. R. P. P. Ignatii Rocchetti et Ioannis Pauli Taurini in forma omni et cetera; et supradictus R. P. Ignatius Rocchettus medio iuramento, tacto pectore, recognovit manum, litteram et personam et subscriptionem suam, necnon manum litteram, personam et subscriptionem supradictorum R. R. P. P. Domitii et Ioannis Pauli Taurini in forma omni et cetera, sponte ac omni meliori modo et cetera. Supradictus R. P. Domitius una cum supradictis R. R. Patribus Ignatio et Ioanne Paulo eiusdem Societatis, adhibitis diligentiis et solitis ceremoniis de reperiendo ex griptis eiusdem cimiterii reliquias sanctorum, invenerunt et extraxerunt infrascriptas sanctorum reliquias, videlicet cum nominibus et insignibus martyrii, videlicet sanctorum Essamiatoris et Romanae eius uxoris, s. Olivi, SS. Primi et Quisquintii, s. Felicitatis, s Polboniae virginis et martyris, s. Fortunii, s. Leonis, s. Felicitae, s. Messinae, s. Valerianae, s. Sabinae, SS. Dissoli et Redossi, s. Silvii, s. Vergii, s. Nerei et sociorum; et alias reliquias etiam sanctorum sine nominibus ipsorum cum solis notis et insignibus martyrii ipsorum repetierunt et extinxerunt ad effectum illas, ut decet, honorificandi et adorandi omni meliori modo et cetera, super quibus et cetera. Item qualiter die 9.a mensis Augusti 1612. supradictus R P. Domitius affirmavit tradidisse et consignasse supradictae Ill.mae et Exc.mae D. Hortentiae Burghesiae ex supradictis SS. reliquiis, videlicet. reliquias SS. Essaniatoris et Romanae suae uxoris, s.cti Nerei et sociorum, s. Polboniae virginis et martyris, s. Valerianae virginis et martyris, s. Leonis martyris et alias sine nomine cum notis et insignibus martyrij, omni meliori modo et cetera, et, tacto pectore, iuravit, super quibus et cetera. Item qualiter die 18. mensis Augusti 1612. supradictus. R. P. Domitius medio iuramento, tacto pectore, et cetera, affirmavit tradidisse et consignasse R. P. D. Ioanni Petro Melchiorri Rectori[s] Collegii Societatis Iesu supradictas reliquias SS. Primi et Quisquentii martyrum, s. Sabinae martyris et duorum corporum

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sine nomine, et ex reliquiis s. Olivi martyris, s. Messinae martyris, s. Felicitatis martyris, SS. Essamiatoris et Romanae eius uxoris martyrum, s. Leonis martyris, s. Valerianae virginis et martyris, s. Felicitae martyris, s. Polboniae virginis et martyris, s. Silvii martyris, s. Fortunii martyris supradictas reliquias ad effectum in ecclesia dicti collegii civitatis Recanatensis collocandi, ut ibidem adorentur et honorificentur omni meliori modo et cetera, et sic iuravit, super quibus et cetera. Item qualiter eadem die supradictus R. P. Domitius affirmavit tradidisse et consignasse R. P. Ioanni Petririccolo Societatis Iesu ad effectum transportandi et collocandi in ecclesia S.ti Vigilii terre Stenici Tridentinae diocesis et in aliis locis piis prout ipsi R. P. Ioanni Petricciolo videbitur et placuerit supradictas reliquias SS. Virgii et sociorum martyrum, necnon ex reliquiis s. Messinae virginis et martyris et SS. Essamiatoris et Romanae eius uxoris martyrum et SS. Fortunii Nerei et sociorum et Dissolli et Recessi et s. Felicitae martyrum et aliarum reliquiarum sine nominibus ut ibidem adorentur et honorificentur omni meliori modo et cetera et, tactis et cetera, iuravit, super quibus et cetera. Item qualiter die 5a mensis Novembris 1612. supradictus Admodum R. P. Domitius Plattus Societatis Iesu sponte et cetera ac omni meliori modo affirmavit consignasse R. P. D. Antonio Facar Avenionensi eiusdem Societatis Iesu ex supradictis SS. reliquiis infrascriptas, videlicet partem capitis s. Nerei martyris et partem capitis s. Bascon martyris ad effectum transportandi et collocandi in ecclesia dicto R. D. Antonio benevisa, et ut ibidem adorentur et honorificentur omni meliori modo et cetera, super quibus et cetera. Item qualiter successive et incontinenti supradictus R. P. Domitius affirmavit consignasse R. P. Claudio Bugnetto de Leone eiusdem Societatis Iesu ex supradictis SS. reliquiis infrascriptas SS. reliquias, videlicet brachium s. Messinae, brachium s. Leonis, ossa s. Fortunii, partem capitis s. Olivi martyris et partem capitis s.tae Messinae ad effectum transportandi in ecclesia ubi dicto R. P. Claudio magis placuerit, et ut ibidem adorentur et honorificentur omni meliori modo et cetera, super quibus et cetera, et alias prout latius in actis mei et cetera, ad quae et cetera. In quorum fide et cetera. Datum hac die 27. Iunii 1642. Ita est pro D. Dominico Tullio Curiae Capitolii nostri Ioannes Marcosinus de mandato, in fidem.

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APPENDICE II* I GESUITI UBERTO DE FORNARI, NICOL BIANCHI E GIORGIO BRUSTONIO RISPONDONO AL TRIBUNALE DEL CARDINALE VICARIO SUI CRITERI USATI NEL RICONOSCIMENTO DEI CORPI DEI MARTIRI NELLE CATACOMBE

Testes examinati pro comprobatione reliquiarum existentium penes Reverendissimum P. Generalem Societatis Iesu per acta Spadae notarii Illustrissimi D. Cardinalis Vicarii. Die 23. Novembris 1628. Examinatus fuit Romae in domo Reverendissimi Patris D. Vicesgerentis per eumdem Reverendissimum D. et per me et cetera R.P. Ubertus de Fornariis Societatis Iesu Coadjutor temporalis. Medio iuramento, tactis et cetera, iuravit de veritate dicenda super tota causa; et interrogatus de aetate: Io sono in et di sessantanove anni in circa, e sono cinquantadue anni, che sono Religioso. Interrogatus an ipse testis sciat causam suae vocationis, respondit. Mimmagino che sia stato chiamato ad effetto di deporre quel che io so in materia di reliquie che si ritrovano nelle nostre chiese ed in potere del nostro Padre Generale. Interrogatus, quid sciat ipse testis de reliquiis huiusmodi, respondit. Perch io sono stato compagno di pi Generali della nostra Compagnia, cio del P. Everardo un poco, e poi del P. Claudio Acquaviva, e del presente Generale P. Mutio Vitelleschi, e con quella occasione io so che la Santa memoria di Papa Clemente Ottavo, e poi di Paolo V., e successivamente di Gregorio XV., il Padre Generale Acquaviva, ed il P. Muzio Vitelleschi oggi vivente, ebbero ordini da detti Sommi Pontefici in diversi tempi, cio il detto P. Acquaviva dal detto Papa Clemente ed il P. Vitelleschi da Papa Paolo e da Papa Gregorio XV di far cavare nel cimitero di Priscilla corpi, o reliquie de santi, che vi si trovano, e perch lordine era che si cavassero segretamente; per li detti PP. Generali mandarono uomini fidati insieme con alcuni zappatori, co quali fui io, ed il fratello Niccol Bianchi, ed il P. Brustonio greco, ed in conseguenza molto intelligente della lingua greca, con altri de nostri padri e fratelli, quali non occorre che io dica perch sono morti, ed andammo nel detto cimitero di Priscilla, ed ivi

* M. Boldetti, Osservazioni sopra i Cimiterj de santi Martiri ed antichi cristiani di Roma, aggiuntavi la serie di tutti quelli che fino al presente si sono scoperti, e di altri simili, che in varie parti del mondo si trovano, con riflessioni pratiche sopra il culto delle sagre reliquie, Roma, presso Gio. Maria Salvioni stampatore Vaticano nellArchiginnasio della Sapienza, 1720, pp. 242-245.

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facemmo cavare molti corpi di santi, parte de quali dordine dei detti Pontefici sono stati distribuiti a diversi principi, ed in diverse provincie, e parte si ritrovano oggi nelle nostre chiese, ed appresso al nostro Padre Generale. Interrogatus, quando ipse testis cum eius sociis accessit ad dictum coemeterium Priscillae, si dictum coemeterium esset apertum, vel clausum, respondit: Nel detto cimitero v la chiesa antica, della quale lingresso e porta era serrata, e vera una finestra assai alta dalla quale non si poteva scendere se non con una scala, e perch era cosa molto pericolosa, per fu di bisogno pigliare una scala assai lunga, per la quale scendemmo nella chiesa, e nella chiesa non verano reliquie, ma terra, pitture, e sassi. Interrogatus, an loca, ex quibus fuerunt excavatae reliquiae, essent aperta, vel causa, respondit: I luoghi dai quali furono cavate le reliquie erano diversi corritori ordinati uno sopra laltro: i quali corritori noi li trovammo al principio ripieni di terra, in modo che, per entrare nelle grotte, fu necessario adoperare zappatori, che cavassero la terra, e ci facemmo la strada. Interrogatus, quid reppererunt in dictis curritoriis postquam terra fuit affossa, respondit: Ritrovassimo che dalluna e dallaltra parte vi erano diversi sepolcri, alcuni dei quali si ritrovarono rotti con alcuni pochi frammenti dossa, ed altri erano sepolcri interi, i quali non erano ancora stati tocchi, ma stavano molto ben sodati nel muro, uno posto sopra dellaltro in diverse casse e con diverse iscrizioni. Interrogatus, ex quibus sepulchris corpora, seu reliquiae fuerunt per ipsum testem et alios socios extractae, respondit: Nel pigliare le reliquie noi osservammo questo modo, cio: i frammenti che si trovano nelli sepolcri aperti non si pigliavano se non vi si trovava i segni di martirio, e di quelli, i sepolcri de quali erano interi, prima di rompere, si faceva diligenza particolare per conoscere i veri segni del martirio, e se non vi si trovavano i segni, non si toccavano, ma si lasciavano stare, ed io so benissimo che tutti quei corpi e reliquie, che noi pigliavamo, erano quelle solamente, nelle quali concorrevano i segni del martirio. Interrogatus, quae signa erant illa, quibus putabant esse significativa martyrii, respondit: I segni dalli quali i Padri, che erano ivi presenti ed erano periti di simili materie, giudicavano che fossero concludenti di martirio, erano questi, cio: PALME, colombe con palme in bocca, bicchieri di sangue e dentro la cassa tenaglie, piombarole ed altri strumenti simili di tormenti; ed oltre ai suddetti segni, verano ancora cumulativamente le iscrizioni del nome del martire quale stava scritta, quale in pietra, e quale in altro modo. Interrogatus, an praefatae inscriptiones essent antiquae, vel modernae, seu ab alio confictae, respondit: Per quello che io giudicava e posso giudicare, le iscrizioni erano antiche, perch ivi erano Padri molto intelligenti mandati per questo effetto, perch si conoscessero le iscrizioni, e che non si cavassero se non quelle, le quali erano vere, ed indubitate. Interrogatus, qui sunt illi, qui accesserunt ad effectum dignoscendi veras inscriptiones et signa significantia martyrii, respondit: Furono diversi, perch io vi andai diverse volte, anzi sempre che vi si doveva andare dordine de Papi, io vi andava dordine del mio Generale. E nel tempo di Papa Clemente, vi venne la buona memoria del Signor card. Baronio, il quale, per entrare, fu di biso-

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gno che lasciasse labito di cardinale di lungo, e si vestisse tutto di tela bianca; e perch il tempo lungo, non mi ricordo chi fosse con lui; ma bene vi erano molti Padri della Compagnia. Ed a tempo di Papa Paolo, vi venne la buona memoria del Sig. cardinale Cobellucci, il quale non era cardinale, ma Segretario de brevi, ed il Signor Confalonieri ed altri della Compagnia: Ed a tempo di Papa Gregorio vi fu il Fratello Niccol Bianchi ed altri della nostra Compagnia, che non mi ricordo precisamente. Mi ricordo bene che vi venne Monsignor Boschetti in compagnia del Duca di Mantova, ed il Padre Stefano del Bufalo, Rettore della Penitenziaria. Interrogatus, an dictae reliquiae, postquam fuerunt extractae, fuerunt habitae et reputatae pro veris reliquiis, et a quibus, respondit: Le suddette reliquie furono non solo da nostri Padri, ma da i Sommi Pontefici esistenti pro tempore tenute e reputate per vere reliquie; e, come tali, ne hanno sempre disposto, distribuite, e fatte distribuire a diversi principi, luoghi e provincie; ed a tempo del P. Claudio Acquaviva, mi ricordo che vennero alcuni libri stampati di fuora, ne i quali si contenevano molti miracoli fatti dal Signor Iddio in riconoscimento delle dette reliquie. E fra i Padri della nostra Compagnia non vi stato, n vi , chi dubiti della verit, perch se vi fosse stato, io, come vecchio nella Religione, lavrei saputo. Ex tunc Reverendissimus Dominus examen dimisit, iniuncto se subscribat, prout subscripsit. Io Uberto de Fornari ho deposto quanto di sopra per la verit. Eadem die. R. Nicolaus Blancus eiusdem Societatis Coadiutor, qui, delato iuramento veritatis dicendae, tactis et cetera in manibus dictis Reverendissimi et cetera, juravit et cetera, et dixit ut infra, videlicet. Interrogatus de aetate: Io sono di et di sessanta sei anni, e sono quarantaquattro anni che sono nella Compagnia. Interrogatus, an sciat causam suae vocationis, respondit. Mi ha parlato il P. Virgilio Cepari, che doveva essere esaminato sopra la verit delle reliquie che in tempo di molti Pontefici sono state distribuite, e parte delle quali si trovano al presente nelle nostre chiese ed in potere del nostro Padre Generale, e per mimmagino esser stato chiamato per questo. Interrogatus, quid sciat ipse testis de reliquiis huiusmodi, respondit: Io, dordine del P. Claudio Acquaviva e poi del P. Muzio Vitelleschi, Generali della nostra Compagnia, sono andato nel tempo della felice memoria di Papa Clemente VIII. e di Papa Paolo V. e di Papa Gregorio XV. e della Santit di N. S. Urbano VIII. pi e diverse volte nel cimitero di Priscilla, nel tempo che vi stato ordine di detti Sommi Pontefici di ritrovare corpi e reliquie di santi e con questa occasione so che le reliquie, delle quali ho parlato di sopra, sono vere ed autentiche, perch, prima di cavarsi, si sono fatte tutte quelle diligenze che si ricercano ad esser sicuri che le reliquie siano vere. Interrogatus, in quo statu repererit coemeterium, seu loca ex quibus fuerunt extractae reliquiae, respondit: Avanti al cimitero vi una chiesa, che oggi sotterranea, alla quale non si poteva entrare, se non per una finestra alta trenta sca-

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lini, pi tosto pi, che meno, dalla quale noi calammo con una scala di legno dentro detta chiesa, nella quale vi era una porta bassa serrata di terra, sotto la quale a carponi entrammo quasi due canne; e perch il resto era tutto ripieno di terra, fu bisogno per mezzo di zappatori farvi la strada, e cavando la terra entrammo nel cimitero, nel quale trovammo diversi corritori, cherano pi di cinque, ed alluna e allaltra mano di detti corritori erano pieni di sepolcri, parte dei quali si trovarono aperti e parte serrati, e, mentre io vi fui, non si pigli cosa alcuna dalli aperti, ma furono riconosciuti i sepolcri serrati, e poi quelli aperti. Vi furono trovati i segni, e prima di aprire, osservate le iscrizioni e fatte tutte queste diligenze, furono pigliate le reliquie. Interrogatus, quomodo fiebant diligentiae super recognitione inscriptionum et signorum, quae reperiebantur in dictis sepulchris, respondit: Le diligenze erano queste. Si conosceva prima se erano cose antiche, o moderne; e perch si ritrovarono cherano antiche, si levavano in una carta dai Padri della nostra Compagnia, e si portavano al P. Generale, il quale col consiglio de gli altri Padri, giudicavano se si dovevano, o non dovevano cavare; e poi si cavavano solamente quei sepolcri, cherano ordinati dal P. Generale che si cavassero, e gli altri si lasciavano. Quanto poi a i segni che si trovarono in quelli che furono cavati quando io fui presente, i segni erano differenti, perch in alcuni vi si trovava il segno della PALMA, in altri della colomba colla palma in bocca, in altri di bicchieri di sangue, in altri si trovarono accette; in altri pettini o rastri, e piombarole e simili stromenti. E questi segni vi erano oltre alle iscrizioni de i sepolcri. Oltre a ci in tre di quei corritori, da i quali furono cavate le dette reliquie, vi era una iscrizione generale. In uno diceva: Martiri di Cristo cinquecento cinquanta; e nellaltro: cento cinquanta martiri di Cristo; nellaltro la medesima iscrizione, cio: Martiri di Cristo cento cinquanta. Interrogatus, de contestibus, qui fuerunt praesentes, quando praedicta fuerunt facta, respondit. Perch io vi andai moltissime volte, per vi furono presenti diversi, tanto della nostra Compagnia, quanto di fuora. Di fuora vi venne a tempo mio Monsignor Boschetti in compagnia del Duca di Mantova, il P. Generale di S. Onofrio ed il Signor Odoardo Tibaldeschi; vi furono presenti Francesco Fantino, il P. Vincenzo Godono, il P. Stefano del Bufalo, ed il P. Giorgio Brustonio, il Fratello Uberto Fornari, il Fratello Antonio Maria Nazario, ed altri. Interrogatus an praedictae reliquiae, postquam fuerunt extractae, fuerunt habitae pro veris et realibus, respondit: Le suddette reliquie dallora, e poi sempre consecutivamente, furono e sono reputate vere ed autentiche e reali, e come tali sono state distribuite dordine de i suddetti Pontefici, e dal Padre Claudio Acquaviva Generale intesi che in Fiandra avevano fatti miracoli. Et fuit dimissum examen, et examinatus licentiatus, iniuncto ut se subscribat, prout subscripsit: Io Nicol Bianchi della Compagnia di Ges depongo quanto di sopra. Examinatus fuit, ut supra, Rev. P. Georgius Brustonius Graecus, Sacerdos Societatis Iesu aetatis suae annorum 42. Religionis vero 59., cui, delato iuramento veritatis dicendae, prout tacto pectore et cetera, iuravit et cetera, et dixit, ut infra. Videlicet:

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Interrogatus, an sciat causam suae vocationis, respondit: Ho inteso dal P. Virgilio Cepari, che mi ha fatto sapere chera necessario che fossi qui ad esaminarmi ad effetto di far fede della verit delle reliquie che sono state dispensate in diversi tempi dal nostro P. Generale e che oggi si ritrovano nelle nostre chiese ed appresso al nostro P. Generale ed altri Padri. Interrogatus, ut dicat quid scit de veritate praedictarum reliquiarum, respondit: Da diecisette anni in qua io sono andato di ordine del mio P. Generale nel cimitero di Priscilla, ad effetto di riconoscere le iscrizioni tanto latine, quanto greche de i sepolcri, che ivi si ritrovavano, e quando io vi andai, fui necessitato calare per una finestra, dalla quale, mediante una scala di legno fatta a piroli, scesi nella chiesa, nella quale non si tocc cosa alcuna, ma da quella si entr a carponi per spazio di due canne in circa, e poi per entrare ne i corritori, fu bisogno, che adoperassimo zappatori per cavare la terra, e scoprire i corritori, da i lati de quali vi erano le lastre dei sepolcri. Interrogatus, ut dicat formaliter quomodo stabant sepulchra in dictis curritoriis, respondit: I sepolcri ne i corritori stavano dalluna e dallaltra mano coperti di tufo, e con mattoni legati in calce, nella qual calce per ordinario vi era il nome del martire scritto a mio parere con canna, o con legno. Interrogatus, quot corpora extraxit ipse testis a dictis curritoriis, respondit: Io estrassi in diverse volte ventidue corpi di santi martiri; e di pi perch io partii da Roma, lasciai segnati di mia mano undici nomi in altri sepolcri, i quali intesi che dopo la mia partenza (per quanto dicevano i Padri) sono stati dordine de Sommi Pontefici, mediante i nostri Padri, cavati. Interrogatus, quae signa sunt illa quae reperiebantur tam extra, quam intus sepulchra, ex quibus fuerunt extracta corpora, respondit: Fuori del sepolcro aveano liscrizione col nome del martire, ed insieme in ciascuno vera alcuno de i seguenti segni, cio in alcuni la PALMA, in altri caraffine di sangue, in altri tenaglie, in altri coltello o spada ed in altri piombarole. Dentro poi il sepolcro si trovava il corpo con soavit di odore, e gran pulitezza. Interrogatus, an ipse testis uti practicus et peritus sciat, vel iudicet, quod inscriptiones, quae reperiebantur in sepulchris, essent antiquae, vel modernae, respondit. Per necessit bisogna, che fossero antiche, perch la maggior parte erano greche, e la qualit del carattere era antico; oltre che nella calce cos secca, che mostrava molta antichit, non si poteva scrivere di fresco; oltre che i medesimi sepolcri erano coperti di terra, e si scoprivano in mia presenza: per le quali ragioni impossibil cosa che potesse esser iscrizione fatta di fresco; ma necessario dire che fosse fatta nel tempo antico, che vi fu riposto il corpo di quel santo martire, e se fosse altrimenti, io me ne sarei avvisato per la perizia che tengo di simil materia. Subdens ex se. I medesimi sepolcri, che io lasciai segnati, e che furono poi i corpi estratti dopo la mia partita, erano della medema qualit che io ho detto di sopra. Interrogatus, an ipse testis extraxerit, vel sciat quod alii extraxerint aliquod corpus dubium, ita quod probabiliter dubitaretur an esset sanctus, nec ne, respondit. Quelli che io ho cavato, e che lasciai segnati, hanno avuti tutti la certezza che ho deposto di sopra; e mi sarei guardato cavarne alcuno dubbio. Il

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medesimo credo che abbiano fatto gli altri Padri, perch in simili materie so con quanta circospezione si deve andare. Interrogatus de contestibus, qui secum accesserunt ad praedicta facienda, respondit: Vi fu il fratello Niccol Bianchi, fr. Uberto Fornari ed un Fratello Nicol, che non ricordo il cognome, n mi ricordo daltri. Et fuit dimissum examen, iniuncto testi, ut se subscribat, prout subscripsit. Ego Georgius Brustonius Professus Societatis Jesu deposui, ut supra, pro veritate manu propria.

ABSTRACT

Oratorians and Jesuits in the Conquest of Underground Rome in the Early Modern Period The sensational discovery of a perfectly preserved catacomb took place at Rome, outside the Porta Salaria, on 31 May 1578. While the discovery reinforced apologetic, anti-Reformation propaganda, it nevertheless also provided a powerful stimulus to further research for many pioneers of Christian archaeology. Inspired as they were by the spiritual reflections of Saint Philip Neri and by the historical insights of Cesare Baronio, the followers of St Philip played a preeminent role in promoting research on the catacombs. Owing to the patronage of Cardinal Francesco Barberini and to the premature death of Antonio Bosio, the Oratory undertook the publication of the latters Roma sotterranea which he was unable to complete. At the same time, Giovanni Severano, Paolo Aringhi, Antonio Gallonio and other erudite Oratorians actively encouraged ancient Christian studies, while also ensuring that historiographical literature, beginning with the Muratori, conveyed the view that the Congregation of the Oratory was the only institute of religious life in the early modern period involved in research on the remains of ancient Christianity. This essay proposes to examine unpublished documentation and to review lesser known events of the period in order to shed light on the fundamental role that the Society of Jesus, alongside the Oratorians, played in conducting research on the catacombs and in distributing ex ossibus relics of the first Christian martyrs.

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