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LE CATACOMBE DI ROMA

TRA LA TARDA ANTICHITA E L'ALrrO MEDIOEVO


Tra la fine deI IV ed i primi deeenni deI seeolo seguente si assi-
ste, eom'e noto, eon il progressivo abbandono delle sepolture ipo-
gee, sieuramente pi eostose e eertamente meno pratiehe rispetto
alle subdiali, ad una lenta fase di passaggio ehe prelude all'abban-
dono delle eataeombe.
1
Deposizioni funerarie deI V e deI VI seeolo,
in verita, non maneano in ambienti sotterranei di alcuni eimiteri ex-
tramuranei, per esempio in quello di Commodilla,2 ma va tenuto
presente ehe esse si trovano preferibilmente ad limina sanctorum -
presso i sepoleri dei martiri - e ehe, tuttavia, siamo quasi sempre in
presenza di eoneessioni straordinarie 3 0 di sepolture privilegiate
dettate da motivi devozionali.
1
Da moltepliei indizi, infatti, partieo-
1 Ottime sintesi sull'argomento, aneora oggi valide pur se non molto re-
eenti, si vedano in P. Testini, Le catacombe egli antichi cimiteri cristiani in Ro-
ma, Bologna 1966, pp. 231-242 eId., Archeologia cristiana, Roma 1980
2
, pp. 158-
162. Per una veduta d'insieme sulla storia dei cimiteri sotterranei cristiani e
eertamente utile la lettura di U. Fasola, S.v. Cimitero, in Dizionario Patristico e
di Antichitd Cristiane I, Casale Monferrato 1983, pp. 666-677.
2 Cfr. C. Carletti, Stona e topografia della catacomba di Commodilla, in Die
Katakombe "Commodilla". Repertorium der Malereien, a eura di J.G. Deekers - G.
Mietke - A. Weiland, Citta deI Vatieano 1994, pp. 3-27, partie. pp. 20-23. Si
vedano anehe, sempre nello stesso volume, le pagine 87-89, n. 4, ove si sotto-
linea ehe la deeorazione pittoriea di un loeulo "a forno ", inserito in un se-
eondo momento nella parete di una antiea galleria, tenderebbe a far datare
la sepoltura alla seconda meta deI VII seeolo.
3 Cfr. A. Silvagni - A. Ferrua - D. Mazzoleni - C. Carletti, Inscriptiones
Christianae Urbis Romae septima saeculo antiquiores (=IClJR), nova series, I-X,
Roma - Citta deI Vatieano 1922-1992, I, 3127: (quod multi cupiu)n et rari
accipiun. L'iscrizione e datata all'anno 382. Cfr. C. Carletti, Quod multi
cupiunt et rari aeeipiunt. A proposito di una nuova iscrizione della catacomba
dell 'ex vigna Chiaraviglio, in Historiam Pictul'a Refert. Aliscellanea in onore di Pa-
dre Alejandro Recio Veganzones G.F.M., Citta deI Vatieano 1994, pp. 111-126.
1 Va, tuttavia, sottolineato ehe iscrizioni riferibili asepolture ordinarie in
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larmente di earattere epigrafieo 5 0 dallo sviluppo topografieo delle
aree eimiteriali, epossibile eomprendere il desiderio dei fedeli di es-
sere sepolti presso le tombe dei martiri;G per soddisfare le riehieste
ereseenti si arrivo, dunque eome enoto, a provvedere da parte delle
gerarehie eeelesiastiehe alla eostruzione di vani dietro i sepoleri ve-
nerati, definiti pertanto retro saneta. A tale proposito e eertamente
esemplifieativa un'iserizione dal eimitero di Lorenzo sulla via Tibur-
tina ove si rieorda, in un latino piuttosto eorrotto, l'aequisto di un
loeulo bisomo in uno spazio di reeente eostruzione.
7
Va, tuttavia, ri-
eordato ehe le stesse gerarehie eeelesiastiehe si impegnarono soven-
te eon ammonimenti severi nel tentativo di limitare tale fenomeno
ehe, visti i riehiami esplieiti e frequenti, doveva aver raggiunto un li-
vello preoeeupante; 10 stesso papa Damaso (366-384), eosi, nel eele-
bre earme dedieato nella eripta dei papi nel eimitero di Callisto, te-
stimoniando il rispetto per i propri predeeessori, avvertiva la eomu-
nita dei fedeli di non ritenersi egli stesso degno della sepoltura pres-
cimiteri ipogei, ovvero sepolture non privilegiate, si trovano ancora per la
seconda meta deI V secolo ed il primo decennio deI VI: cfr. ICUR 11, 4277
(anno 454), V, 13958 (anno 475), VI, 16004 (anno 506) einfra, n. 93.
5 Per un'analisi epigrafica approfondita di tale fenomeno econsigliabile
la lettura diJ. Janssens, Vita e morte del cristiano negli epitaffi di Roma anteriori al
sec. VIf, Roma 1981, pp. 241-249.
6 Cfr. L 'inhumation privilegiee du /Ve au Vllle siede en Occident. Actes du Collo-
que tenu cl Creteil, 16-18 mars 1984, eds. Y. Duval - J.-C. Picard, Paris 1986; J.C.
Picard, L 'evolution des lieux de sepolture au haut Moyen Age, in Liturgie et espace
liturgique. Colloque du Groupe de recherche sur l 'histoire et ls pensee religieuses an-
glaises, Paris XIII, 14-15 decembre 1985, Paris 1987, pp. 31-42; Y. Duval, Aupres des
saints corps et ame. L 'inhumation ad sanctos dans la chretiente d 'Orient et d 'Occi-
dent du IIf
e
au Vlle siede, Paris 1988; Ead., Sanctorum sepulcris sociari, in Les
fonctions des saints dans le mond occidental (IIIe-XIlle siede). Actes du colloque orga-
nise par l 'Ecole Franfaise de Rome avec le concours de l 'Universite de Rome "La Sa-
pienza ", Roma, 27-29 octobre 1988, Roma 1991, pp. 333-351. Per la completa
comprensione deI fenomeno, tuttavia, e d'obbligo il riferimento a P.
Brown, The Cult of Saints. fts Rise and Function in Latin Christianity, London
1981. Sintesi recenti per la questione deI culto dei santi si vedano, inoltre, in
S. Boesch Gaiano, La santitcl, Roma - Bari 1999; E. Wipszycka, Storia della
Chiesa nella tarda antichita, Milano 2000, pp. 308-327 e P. Brown, Enjoying the
Saints in Late Antiquity, in Early MedievalEurope9/1 (2000), pp. 1-24.
7 Cfr. ICUR VII, 19432: in crupta noba retro san / ctus emerum se vivas Baler /
ra et Sabina merum loc / u bisoni ab Aprone et a / Biatore.
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so le spoglie dei martiri.
8
E', altresi, nota il monito dell'areidiaeono
Sabino, sepolto presso il narteee della basiliea dedieata al n1artire
Lorenzo, ehe negava la possibilit di godere dell'intereessione dei
martiri per la vieinanza deI eorpo ad essi, rammentando, piuttosto,
ehe la sepoltura aeeanto ai santi aeereseeva soltanto il peso della re-
sponsabilit.
9
Le grandi invasioni barbariehe, ehe a piu riprese sparsero lutti e
sangue aeeeierando il proeesso di "trasformazione" deI mondo anti-
eo,1O furono, tuttavia, - assieme a numerosi e eonvergenti fattori eeo-
nomiei eoneomitanti - tra le prime e piu gravi ragioni dell'abban-
dono dei grandi eimiteri sotterranei di Roma, anehe se proprio le
tombe dei martiri, eome le ehiese - ehe al momento della grande in-
vasione alarieiana usufruirono deI diritto di immunita - ospitarono
eoloro ehe, anehe non eristiani, vi si rifugiarono, eOll1e si apprende
da un passo di Orosio 11 enfatizzato da un altrettanto eelebre passo
di Agostino.
12
Le prime orde assalitriei,13 infatti, al eomando di Alari-
8 Cfr. ICUR IV, 9513, vv. 10-11 e A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, Citta
deI Vatieano 1942, pp. 119-123: hic fateor Damasus volui mea condere memlJra /
sed cineres timui sanctos vexare piorum.
Cfr. ICLTR VII, 18017, vv. 6-9: nil iuvat immo gravat tumulis haerere piorum /
sanctorum meritis optima vita prope est / corpore non opus est anima tendamus ad
illos / quae bene salva potest corporis esse salus.
10 Per interessanti osservazioni di metodo si veda P. Delogu, Trasforma-
zione, estenuazione, Periodizzazione. Strumenti concettuali per la fine dell 'antichita,
in Mediterraneo Antico 2/1 (1999), pp. 3-17.
11 Cfr. Hist. 7, 39, 1: adest Alaricus, tTepidam Romam obsidet turbat inrumpit,
dato tamen praecepto prius, ut si qui in sancta loca praecipueque in sanctorum
apostolorum Petri et Pauli basilicas confugissent, hos inprimis inviolatos securosque
esse sinerent, tum deinde in quantum possent praedae inhiantes a sanguine
temperarent.
12 Cfr. De civ. D. 1, 1: testantur hoc martyrum loca et basilicae Apostolorum,
quae in illa vastatione Urbis ad se confugientes suos alienosque receperunt. Huc
usque cruentos saeviebat inimicus, ibi accipiebat limitem trucidatoris fUTor, illo
ducebantur a miserantibus hostibus, quibus etiam extra ipsa locapepercerant, ne in
eos incurrerent, qui similem misericordiam non habebant. Qui tamen etiam ipsi alibi
truces atque hostili more saevientes posteaquam ad loca illa veniebant, ubi fuerat
interdictum quod alibi belli iure licuisset, et tota feliendi reJrenabatuT immanitas et
captivandi cupiditas frangebatuT. Sie evaserunt multi.
13 Le forze assoldate da Alarieo, eui si aggiunsero i foederati barbari ehe
abbandonavano il governo romano dopo Ia eaduta di Stilieone e gli sehiavi
rivoltosi in fuga da Roma, si dovevano aggirare, seeondo lina preziosa indi-
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co penetrarono come enota il 24 agosto deI 410 nella citta e, seppur
il condottiero goto avesse inibito la distruzione delle chiese immu-
nizzate dal diritto d'asilo,14 le distruzioni IS egli eccidi furono gravis-
simi come le fonti ci rammentano.
1G
A conferma dei gravi eccidi e
dell'irnprowiso calo numerico degli abitanti di Roma, Santo Mazza-
rino ha sottolineato come, all'indomani deI sacco, pi esattamente
nel 419, la citta contava solo 120.000 plebei assistiti, un numero esi-
guo se raffrontato con i circa 300.000 dell'epoca di Valentiniano I
(364-375); la popolazione cittadina, dunque, commisurata dal nume-
ro degli assistiti era circa il 44% in meno di quella deI 367.
17
Un poco
eazione presente in Zosimo (V, 35 e 42), sulle 40.000 unit. Cfr. A.H.M.
Jones, The Later Roman Empire. 284-602. A Social Eeonomie and Administrative
Survey I, Oxford 1964, p. 198.
14 Per il rispetto degli invasori per i luoghi saeri, e per il eelebre episodio
della restituzione alarieiana dei tesori di San Pietro, si vedano i passi di
Orosio e Agostino eitati alle note 11-12 e quelli di Cassiodoro, Var. 12,20,4-5
e Jordanes, Get. 30; si veda, inoltre, il eommento di S. Mazzarino, La fine del
mondo antieo, Milano 1988
2
, pp. 71-72 e le piu reeenti eonsiderazioni di A.
Frasehetti, La eonversione. Da Roma pagana aRoma cristiana, Roma - Bari 1999,
pp. 276-284.
15 Reeentemente, ribaltando una prospettiva storiografiea eomunemen-
te aceettata, si eipotizzato ehe proprio tale evento catastrofico divenne pro-
pagandisticamente l'occasione per il rinnovamento della citta; cfr. N. Pur-
cell, The Populaee of Rome in Late Antiquity, in The Transformations of lJrbs
Roma in Late Antiquity, ed. W.V. Harris, Uournal of Roman Archaeology
supplementary series 33], Porthsmouth - Rhode Island 1999, pp. 135-161,
partie. pp. 149-150. L'affievolimento delle risorse economiche, in realt, si
dovette ripercuotere nel corso deI V secolo anche nella semplificazione deI
tessuto urbano, come l'abbandono precoce di alcuni edifici pubblici e
grandi complessi sembrerebbe dimostrare. Cfr. F. Marazzi, Roma in transi-
zione 0 Roma tardoantiea? Spunti di riflessione su un problema di "quasi longue-
duree ", in Studi sul Medioevo per Girolamo Arnaldi, a cura di G. Barone - L. Ca-
po - S. Gaspari, Roma 2001, pp. 317-354; si veda pure Id., Rome in Transition:
Eeonomie and Politieal Change in the Fourth and Fifth Centuries, in Early Rome
and the Christian West, eds.J.M.H. Smith - T.S. Brown, Leiden 2000, pp. 21-42.
Hi Per gli echi letterari deI sacco di Alarico si veda quanto raccolto da P.
Courcelle, Histoire littiraire des grandes invasions germaniques, Paris 1948, pp.
19-55. C:fr. anehe il commento di P. Brown, Augustine of Hippo, London 1967,
pp. 287-298.
~ Cfr. S. Mazzarino, L 1mpero Romano 11, ROllla - Bari 19883, p. 798. Cfr.
pure Id., Aspetti sociali del quarta seeolo. Rieerehe di storia tardoromana, Roma
1951, pp. 217-269, specialmente p. 239.
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nota frammento di Olimpiodoro di Tebe relativo all'anno 414 - riva-
lutato di recente da Elio Lo Cascio _18 sembrerebbe tuttavia offrire
un quadro ben differente da quello delineato dal grande storico si-
ciliano, poiche mostrerebbe una citta in evidente crescita e con una
necessita di frumento sempre maggiore.
19
Com' estato, inoltre, notato il percorso di Alarico ericostruibile
in negativo attraverso la testimonianza archeologica delle distruzioni
e dei susseguenti restauri e dai racconti degli storici, come ad esem-
pio Procopio di Cesarea ehe, oltre un secolo dopo, descrisse alcuni
monumenti diruti e non pi I Goti, infatti, penetrarono
in citta dalla porta Salaria, raggiunsero prontamente il Quirinale,
distruggendo gli Horti Sallustiani, scesero ai Fori, dove danneggiaro-
no gravemente la Basilica Emilia e la Basilica Giulia; risalirono poi
verso il Celio ehe distrussero assieme al non distante colle Aventi-
nO,21 per poi ridiscendere verso il Trastevere ed incendiare la Basili-
ca dedicata alla Vergine, come un passo della biografia di papa Ce-
18 Cfr. E. Lo Caseio, Il popolamento, in Aurea Roma. Dalla eitta pagana alla
eitta cristiana, a eura di S. Ensoli - E. La Roeea, Roma 2000, p. 54.
19 Cfr. C. Mller, Fragmenta Historieorum Graeeorum, Paris 1868, IV, p. 62:
Tt JlETa U1tO fepTOOV ACOcrtV 6
1taAtV Eypa\VE, TO
T0 DrlJlCO, iiDll yap Kat EV
TETEX\1at XtAtaDCOV DEKaTEcrcrapcov. Per la eaduta demografiea eollegata
aHa erisi deI sistema dell' annonasi veda all'opposto P. Brown, Dalla plebs
romana alla plebs Dei: aspetti della cristianizzazione di Roma, in P. Brown - L.
Craeeo Ruggini - M. Mazza, Governanti e intellettuali, popolo di Roma e popolo di
Dio (I-VI sec.), Torino 1982, pp. 133-134 e aneora sul binomio annona-popola-
zione si vedano le eonsiderazioni di J. Durliat, De la ville antique a la ville
byzantine. Le probleme des subsistanees, Roma 1990, pp. 118-123.
20 Cfr. A. Cameron, Proeopius and the Sixth Century, London 1985.
21 L. Pani Ermini, Roma tra la fine del IV egli inizi del V secolo, in Felix
Temporis Reparatio. Atti del Convegno Areheologieo Internazionale "Milano Capi-
tale dell 'impero Romano. 286-402 d. C. ", Milano 8-11 marzo 1990, a cura di G. Se-
na Chiesa - E.A. Arslan, Milano 1992, pp. 193-202; per le conseguenze deI
sanguinoso passaggio goto, ehe in ambito urbano favori senza dubbio in al-
euni quartieri il proeesso di spopolamento mutando il volto della citta in al-
ternanza di abitato e disabitato, si veda quanto analitieamente rieostruito da
S. Lusuardi Siena, Sulle traeee della presenza gota in Italia: il eontributo delle fonti
areheologiehe, in Magistra Barbaritas, Milano 1984, pp. 509-558, in partie. pp.
511-512. Cfr. anehe A. Ambrosioni - S. Lusuardi Siena, I Goti in Italia alla luee
delle fonti scritte e delle testimonianze areheologiehe, Milano 1985.
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lestino I, riferibile alla dedieazione della ehiesa, laseerebbe suppor-
re.
22
lJna volta apertasi la via di Roma, ehe dal dies Alliensis, il tragieo
18 luglio deI 390 a.C., non aveva pi visto nemiei sotto le proprie
mura 23 ed evitato il perieolo degli Unni di Attila,24 fermati sulle rive
deI Mineio presso Mantova 25 dal eoraggio deI pontefiee Leone I
(440-461) eome nota dalle fonti a eomineiare da Prospero d'Aquita-
nia,26 sopraggiunsero nel 455 - dopo la morte violenta di Valentinia-
22 Cfr. Le Liber Pontijicalis (=LP). Texte, introduction et commentaire (1-11: a
cura di L. Duchesne, Paris 1886-1892; 111, a cura di C. Vogel, Paris 1957), I, p.
230: hic dedicavit basilicam Iuli in qua optulit post ignem geticum. Per tale passo si
veda anche R. Krautheimer, Corpus BasilicaruIll Christianarum Romae. Le
basiliche paleocristiane di Roma (sec. IV-IX) 111, Citta deI Vaticano 1937-1980, p.
66.
23 Il confronto tra incendio gallico e sacco alariciano era gia sentito in
antieo e se ne trova menzione esplicita ad esempio in Grosio, 2,19,4 - 7,39,
17). Cfr. F. Lot, Les invasions germaniques. La penetration mutuelle du monde bar-
bare et du monde romain, Paris 1945, pp. 76-77.
24 Va in realta ricordato ehe, pur se genericamente la critica storica non
e propensa a ritenere affidabile una circostanziata testimonianza di jorda-
nes (ehe, come noto, utilizza fonti d'eta precedente ed in particolare Cassi-
odoro), molto prima dell'invasione attilana, alla Illorte di Alarico, ovvero
sotto la guida di Ataulfo, i Visigoti avrebbero saccheggiato nuovamente Ro-
ma a circa due anni di distanza dalla piu celebre invasione; per tale impor-
tante passo, da molti trascurato, si veda jord., Get., 31: qui suscepto regno
revertens item ad Romam, si quid primum remanserat, more locustarum erassit: nec
tantum privatis divitiis Italiam spoliavit, imo et publicis, imperatore Honorio nihil
resistere praevalente. Cfr. A. Cameron, The Mediterranean World in Late Antiquity,
A.D. 39.5-600, London - NewYork 1994
2
, p. 48.
25 Si veda in ultimo L. Gatto, Storia di Roma nel Medioevo, Roma 1999, pp.
68-69.
26 Cfr. Chron., anno 452 = PL 51, 603: nam tota legatione dignanter accepta,
ita summi sacerdotis praesentia rex gavisus est, ut et bello abstineri praeciperet, et
ultra Danubium promissa pace discederet. Il racconto e anche presente in LP I,
p. 239: hic propter nomen Romanum suscipiens legationem ambulavit ad regem
Unnorum, nomine Atthela, et liberavit totam Italiam a periculo hostium; e in Paul.
Diac., hist. Rom. XIV, 12, in MGH AA 11, ed. H. Droysen, Berlino 1879, p. 204:
qui curn ad regem barbarum introgressus esset, cuncta ut optaverat obtinens, no
solum Romae sed et totius Italiae salutem reportavit. Si veda, inoltre,jord., Get., 42
ove, oltre al racconto simile alle altre fonti, si aggiunge anche il presunto
motivo per il quale Attila avrebbe rinunciato alla conquista di Roma:
quumque ad Romam animus fuisset eius attentus accedere, sui eum, ut Priscus refert
historicus, removere, non urbi, cui inimici erant, consulentes: sed Alarici quondam
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no 111 e Ia breve reggenza deI senatore usurpatore Petronio Massi-
mo edel figlio Palladio - i Vandali di Genserico. Quest'ultimi, pur ri-
sparmiando gli abitanti, razziarono sistematieamente eon vandalica
rabies 27 per quattordiei giorni Ia eitta,28 appena rinata dal saeeheggio
di solo quarantaeinque anni prima.
29
Da sottolineare, a proposito
deI rapporto dei fedeli eon i Iuoghi venerati e eon i martiri in essi
eustoditi,30 ehe a seguito di tale Iuttuoso aeeadimento il papa Leone
I, esternando addolorato il proprio dispiaeere al popolo romano, 10
rimproverava di aver dimentieato i santi martiri difensori della eitta,
preferendo aeeorrere numerosi, piuttosto ehe ai Ioro rispettabili se-
poleri, ai giuoehi deI eireo.
31
Di fatto, dunque, i martiri - in partieola-
Vesegotharum regis obiicientes exemplum, veriti regis sui fortunam, quia ille post
fractam Romam diu non supervixerat, sed protinus rebus excessit humanis.
27 Per i riflessi epigrafici di tale luttuoso evento si veda quanto raeeolto
da C. Courtois, Les Vandales et l'Afrique, Paris 1955, p. 383.
28 Jones, The Later, p. 240. Cfr. anehe Gatto, Storia, p. 74.
29 Deeisamente interessante enotare ehe, mentre le distruzioni alarieia-
ne provoearono grande eeo nel mondo antico, queste ultime distruzioni,
eertamente non meno dolorose per il popolo romano, passarono quasi
inosservate; se talune fonti si limitano, eosi, a parlare di generiei danneg-
giamenti, ineendi e saeeheggi, Proeopio rieorda eon maggiore dovizia di
partieolari 10 smantellamento deI tetto bronzen deI tempio di Giove Capito-
lino (Vand. I, 5, 4-5) e l'asportazione deI tesoro gia razziato da Tito a Geru-
salemme e conservato nel Templum Pacis (ibid., 11, 9, 5-6). Come e stato giu-
stamente notato, tuttavia, i saecheggi deI 410, 455 e 472, anehe nella gravita
degli eventi luttuosi, non eomportarono topografieamente gravi amputa-
zioni; ealtresi vero, deI resto, ehe l'ineendio della Basiliea Emilia nel 410
rappresent un trauma definitivo ehe diede inizio al fenomeno generiea-
mente definito "macchia di distruzione urbana", ovvero aree urbane ab-
bandonate e disgregate, attorno alle quali si eontinuava a vivere eon la erea-
zione di quinte eon pretese arehitettoniehe ehe eelassero, maseherandolo,
il vuoto urbano verifieatosi. Cfr. F. Guidobaldi, S.v. Roma. Storia, architettura,
urbanistica (sec. VI-XI), in Enciclopedia dell'Arte Medievale 10 (1999), pp. 63-77,
partie. p. 66 eId., Architettura e urbanistica: dalla citta-museo alla citta santa, in
Roma imperiale, a eura di E. Lo Caseio, Roma 2000, p. 339.
30 Per il "ruolo eivieo" dei martiri si vedano le eonsiderazioni di G.W.
Bowersoek, Martyrdom and Rome, Cambridge 1995, partie. pp. 41-57.
31 Cfr. Sermo 85 = PL 54, 433: pudet dicere, sed necesse est non tacere: plus
impenditur daemonis quam apostolis, et maiorem obtinet frequentiam insana
spectacula quam beata martyria. Quis hanc urbem reJormavit saluti? quis a
captivitate eruit? quis a caede deJendit? ludus Circensium, an cura sanctorum?
212 M. GHILARDI
re Pietro e Paolo - eehiaro ehe fossero eonsiderati, in sostituzione
delle antiehe divinita, i eustodi della sieurezza di Roma;32 ei e, al-
tresi, testimoniato ad esempio, poeo meno di un seeolo piu tardi,
dalla lettera inviata dal senato romano a Giustiniano nel 535 nel ten-
tativo di seongiurare il eonflitto gotieo 33 e, poehi d-eeenni dopo, an-
ehe da un passo di Venanzio Fortunato ehe rieord retorieamente 34
ehe la eitta sarebbe stata difesa da qualsiasi perieolo da duo
propugnacola, ovvero le tombe degli apostoli Pietro e Paolo.
35
D'ora
in poi la presenza dei santi nella eitta, veri talismani eontro gli inva-
ori e le ealamita, diventa nei seeoli una sorta di topos se, aneora nel
1600, ()ttavio Paneiroli, pubblieando un volume sui tesori naseosti di
ROIlla aneor prima ehe fosse pubblieata l'opera monumentale di An-
tonio Bosio sulle eataeombe
3G
, dedie alcune pagine ai eimiteri sot-
terranei rieordando ehe i saeri eorpi dei martiri come tanti squadroni
di cavalieri armati difendono questa CiUa contro i nemici di s. Chiesa.
37
l'ornando al rapido affreseo storieo, va rieordato ehe per einque
mesi, tra il 471 ed il 472,38 ulteriori laerinle furono versate 39 durante
la eontesa tra Proeopio Antemio, sostenuto dai romani, ed il patricius
svevo Rieimero, sostenuto dai milanesi, il eui norne e legato alla
ehiesa ariana, ridedieata poi da Gregorio Magno alla venerazione di
32 Cfr. M. Paternoster, Il culto dei santi Pietro e Paolo nelle omelie di s. Leone
Magno, in Pietro e Paolo. Il loro rapporto con Roma nelle testimonianze antiehe.
XXIX Incontro di studiosi dell 'antichita cristiana, Roma, 4-6 maggio 2000, Roma
2001, pp. 285-290.
33 Cfr. Proeop., Goth. 1,25,5. Cfr. G. Maraseo, Pietro e Paolo nella storiografia
greca dell'epoca di Giustiniano, in Pietro e Paolo, pp. 593-601.
34 Per i passaggi retoriei nella poesia di Venanzio Fortunato si veda
quanto proposto da A. Quaequarelli, Poesia e retorica in Venanzio Fortunato, in
La poesia tardoantica: tra retorica, teologia e politica. Atti del V corso della scuola
superiore di archeologia e civilta medievali, Erice, 6-12 diceml7re 1981, Messina 1984,
pp. 431-465.
35 Cfr. Carm. 111, VI1,19-20, in MGH AA IV, ed. F. Leo, Berlino 1881, p. 57.
36 Cfr. A. Bosio, Roma sotterranea, Roma 1632.
37 Cfr. O. Paneiroli, Tesori nascosti dell'alma citta di Roma, Roma 1625
2
, p.
19.
38 Cfr. O. Seeek, Geschichte des Untergangs der antiken Welt VI, Stuttgart
1920, pp. 373-378. Si veda pureJones, The Later, pp. 242-243.
39 I danni maggiori furono arreeati, eome noto, alla basiliea vatieana ehe
fu profanata e spogliata di tutti gli arredi saeri.
LE CATACOMBE DI ROMA TRA LA TARDA ANTICHIT E L' ALTO ivIEDIOEVO 213
Sant'Agata.
40
Le lacerazioni deI tessuto urbano, tuttavia, non dovet-
tero essere davvero profonde se, circa un quarto di secolo piu tardi,
Roma era ancora in grado di suscitare ammirazione spontanea e
sincera in Fulgenzio di Ruspe,11 il valore reale delle parole deI quale
si puo rispecchiare anche in piu passi delle Variae di Cassiodoro.
42
Lutti ben piu disastrosi, dopo la incruenta deposizione di Romo-
10 Augustolo e la conseguente caduta "senza rumore" - riprendendo
una felice espressione di Arnaldo Momigliano - dell'Impero d'Occi-
dente,43 si abbatterono poi sulla citta, rifiorita tuttavia in eta teoderi-
ciana,H durante la lunga ed alterna guerra tra Goti e Bizantini, ehe
vide ancora Roma come teatro delle gesta belliche (535-553) .45 Co-
40 Cfr. LP I, p. 312: eodem tempoTe dedieavit eeclesiam Gothorum quae fuit in
Subora, in nomine beatae Agathae martyris. Cfr. M.C. Cartocci, Aleune precisazioni
sulla intitolazione a S.Agata della ecclesia Gothorum alla Suburra, in Teoderieo il
Grande e i Goti d 'Italia. Atti del XIII Congresso intemazionale di studi sull 'Alto Me-
dioevo, Milano 2-6 novembre 1992 11, Spoleto 1993, pp. 611-620. Fino al XVI se-
colo, comunque, si doveva leggere nel catino absidale, crollato nel 1589 ma
deI quale sono conservati disegni dettagliati nel Cod. Vat. Lat. 5407, l'iscri-
zione dedicatoria fatta apporre da Flavio Ricimero.Per l'iscrizione, ricorda-
ta da Pietro Sabino, Cesare Baronio e Pompeo Ugonio, si veda G.B. de Ros-
si, Inscriptiones Christianae Urbis Romae septima saeeulo antiquiores II, Roma
1888, p. 438. Per il mosaico, nel quale appariva Cristo tra gli apostoli, si veda
R. Garrucci, Storia dell'arte cristiana nei primi otto seeoli della Chiesa IV, Prato
1873-1881, pp. 49-50, tav. 240, 2. Cfr. anche Krautheimer, Corpus I, pp. 3-4.
41 Cfr. PL 65, 131: quam speeiosa potest esse Hierusalem eoelestis, si sie fulget
Roma terrestris!
12 Per avere un'idea della copiosit edella qualit delle citazioni riserva-
te aRoma da Cassiodoro si veda l'indice dei luoghi in MGH AA XII, ed. Th.
Mommsen, Berlino 1894, pp. 507-508.
43 Per tale cruciale episodio, che non comport apparenti traumi ma
che conserva nel nostro immaginario un'ineludibile valore emozionale, e
d'obbligo il riferimento al celebre saggio di A. Momigliano, La eaduta senza
rumore di un impero nel476 d.C., in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa,
Classe di Lettere e Filosofia sero 1113/2 (1973), pp. 397-418. Si vedano pure i nu-
merosi saggi contenuti nel volume edito dall'Istituto di Studi Romani La fi-
ne dell'Impero romano d'Oecidente, Roma 1978.
44 Cfr. L. Gatto, Aneora sull'edilizia e l'urbanistiea nella Roma di Teodorieo, in
Romanobarbariea 12 (1992-93), pp. 311-380 e L. Pani Ermini, Forma urbis e
renovatio murorum in eta teodericiana, in Teoderieo e i Goti tra Oriente e Oeciden-
te, ed. A. Carile, Ravenna 1995, pp. 171-225.
45 Per un'analisi maggiormente dettagliata delle vicende storiche che in-
214 M. GHlLARDI
stretti a ritirarsi da Roma ad opera di Belisario, i Goti guidati da Vi-
tige tornarono nel 537 ed assediarono Ia citta tentando Iungamente,
ma senza esito, di penetrarvi; nel 545, a vendicare il predecessore, si
present Totila sotto Ie mura dell'Urbe e per un altro anno ancora
tent disperatamente di entrarvi, finche un tradin1ento non gli
aperse, nel dicembre deI 546, la porta Asinaria, apochi passi dal-
l' Ecclesia Mater. Tre anni piu tardi, nel 549, Totila vi penetr una se-
conda volta trovandovi appena cinquecento persone _4G rifugiatesi
nella basilica petrina _47 e, dopo aver diroccato parte delle mura cit-
tadine,48 la svuot con atroci deportazioni di tutti i suoi abitanti
giunti persino all'antropofagia,49 tanto che Belisario, rientrandovi
poco dopo, dovette assistere al tragico spettacolo di una citta com-
pletamente deserta.
50
Come estato tuttavia notato il quadro offerto
teressarono Roma tra l'assedio di Alarico e la fine deI conflitto greco-gotico
si veda Gatto, Storia, pp. 53-108. In attesa della pubblicazione degli Atti deI
Convegno Internazionale "Le invasioni barbariehe nel meridione dell'impero: Vi-
sigoti, Vandali, Ostrogoti", tenutosi a Catania il 24-25 luglio 1998, si vedano le
considerazioni di A. Sennis, Invasioni barbariehe e mondo mediterraneo: aleune
note, in Rivista di Cultura Classiea e Medioevale 42/1 (2000), pp. 121-127.
46 Procop., Goth. VII,20. A tale passo si veda il commento di B. Bavant,
Cadre de vie et habitat urbain en Italie eentrale byzantine (VIe- VIIr siecles), in Me-
langes de l'Eeole Franfaise de Rome, Moyen iige 101/2 (1989), pp. 472-477 e di L.
Paroli, Le strutture della popolazione romana dal tardo antieo all'alto medioevo: i ri-
flessi sul eontesto urbano, in Popolazione e soeieta aRoma dal medioevo all 'eta eon-
temporanea, a cura di E. Sonnino, Roma 1998, p. 5.
47 Stando al racconto di Procopio i sopravvissuti alla guerra, alla farne ed
alla peste, si erano ritirati in San Pietro ove per giunsero gli invasori truci-
dandoli; ne caddero circa ottanta prima ehe il diacono Pelagio, irnplorando
Totila, potesse far cessare tale massacro, ottenendo dal generale goto lavita
dei cittadini, resi tuttavia in condizione di mendicita.
48 Per tale episodio si veda in ultimo A. Pizzi, L 'organizzazione della difesa
di Roma tra Ve VI seeolo, in Roma medievale. Aggiomamenti, a cura di P. Delogu,
Firenze 1998, pp. 56-62.
49 Per questo episodio di cannibalismo si vedano LP I, p. 298: et facta est
famis in eivitate Romana ut etiam natos suos vellent eomedere, e Pau!. Diac., hist.
Rom., XVI, 22, in MGH AA 11, ed. H. Droysen, Berlino 1879, p. 224: quae
tantam tune famis penuriam perpessa est, ut prae magnitudine inopiae natorum
suorum eames comedere vellent.
50 Procop., Goth. VII, 24. Si e ipotizzato, comunque, ehe la popolazione
urbana, a seguito deI conflitto greco-gotico, si fosse ridotta apoehe migliaia
di unita; cfr. R. Krautheimer, Roma. Profilo di una eitta, 312-1308, Roma 1981,
LE CATACOMBE 01 ROMA TRA LA TARDA ANTICHIT E L' ALTO MEDIOEVO 215
dalle parole di Procopio sembrerebbe mostrare una citta dall'im-
pianto urbanistico e monumentale sostanzialmente ancora integro 51
e due celebri passi della Guerra Gotica possono certamente contri-
buire a confortare tale sensazione di "tranquillo abbandono" dei
monumenti urbani. In un noto passo, infatti, e ricordato il Templum
Pacis con l'arredo scultoreo ancora in buona parte visibile )j2 sebbe-
ne il monumento fosse stato danneggiato alcuni decenni prima dal-
la caduta di un fulmine - mentre in un altro frangente il cronista mi-
nuziosamente descrive come, durante il primo assedio goto di Ro-
ma, una notte qualcuno tento, secondo la tradizione antica, di ria-
prire le porte deI tempio di Giano ancora completamente integro
ma dovette desistere perehe l'incuria deI tempo aveva reso partico-
larmente difficile 10 scorrimento dei cardini e l'apertura dei pesanti
battenti.
53
11 rapporto della Chiesa di Roma nei confronti degli invasori 54 e
le tremende devastazioni ehe i cimiteri suburbani - piuttosto ehe i
p. 86, ove 10 studioso afferma che la citta contava appena 30.000 abitanti.
Una visione ancor piu tragica e quella proposta da F. Lot, La fin du monde
antique et le debut du Moyen Age, Paris 1927, p. 161, mentre contrario al calo
numerico della popolazione, e di conseguenza della produttivita, e G.
Gunderson, Economic Change and the Demise of the Roman Empire, in Explora-
tions in Economic History 13 (1976), pp. 43-68. Per il commento a tale proposta
e per il generale inquadramento della problematica si veda G.W. Bower-
sock, The Dissolution of the Roman Empire, in The Collapse of Ancient Civiliza-
tions, eds. N. Yoffee - G.L. Cowgill, Tucson 1988, pp. 165-175 (ripubblicato
ora in Selected Papers on Late Antiquity, Bari 2000, pp. 175-185). Per una recen-
te riflessione si veda anche L. Gatto, Rijlettendo sulla consistenza demografica
delta Roma altomedievale, in Roma medievale, pp. 143-157 e da ultimo, partico-
larmente sui metodi d'indagine, W. ScheideI, Progress and Problems in Roman
Demography, in Debating Roman Demography, eds. W. Scheidel, Leiden - Boston
- Kln 2001, pp. 1-81.
51 Cfr. R. Meneghini - R. Santangeli Valenzani, Sepolture intramuranee e
paesaggio urbano aRoma tra V e VII secolo, in La storia economica di Roma nell 'alto
medioevo alla luce dei recenti scavi archeologici. Atti del Seminario, Roma, 2-3 aprile
1992, a cura di L. Paroli - P. Delogu, Firenze 1993, p. 92.
52 Procop., Goth. VIll,21.
53 Procop., Goth. 1,25.
54 Cfr. S. Rota, La Chiesa di Roma di fronte ai barbari (V-VIII secolo), in La
comunita cristiana di Roma. La sua vita e la sua cultura dalle origini all 'alto medio
roo. Atti del I Congresso di Studio, Roma, 12-14 novembre 1998, a cura di L. Pani
Ermini - P. Siniscalco, Citta deI Vaticano 2000, pp. 139-170.
216 M. GHILARDI
monurnenti eittadini - subirono durante quelle ealamita sono testi-
moniati da un passo signifieativo della biografia di papa Silverio
(536-537): ecclesias et corpora martyrum sanctorum exterminatae sunt a
Gothis. !i5 Vari sepoleri di martiri sulla via Salaria, tra eui quelli di Cri-
sante e Daria presso il eimitero ad S. Saturninum,56 di Alessandro, Vi-
tale e Marziale in coemeterio Iordanorum,57 di Diogene ad Clivum
Cucumeris 58 e la basiliea d'Ippolito sulla Tiburtina vennero, infatti,
profanati; in altri eimiteri aneora, eome San Callisto e Santi Mareel-
lino e Pietro, furono, inoltre, infrante le iserizioni fatte apporre da
papa I)amaso (366-384) ,59 ehe poi papa Vigilio (537-555) rifeee GO
prima di laseiare Roma.
Gl
Papa Giovanni 111 (561-574) hic amavit et
55 Cfr. LPI, p. 29l.
56 Cfr. ICUR IX, 23752.
57 Cfr. ICUR IX, 25313.
58 Cfr. ICUR X, 27258.
59 Cfr., tuttavia, P. Pergola, Le catacombe romane. Storia e topograjia, Roma
1998
2
, p. 104, ove 10 studioso saggiamente sostiene ehe "sara necessario ap-
profondire l' esame dei singoli monumenti per chiarire se in alcune circo-
stanze l' opera distruttrice dei barbari non sia stata in realta molto ridotta,
colpendo forse solo alcuni dei santuari piu simbolici 0 incontrati sul pas-
saggio, senza conseguenze per gli altri". lJna conferma indiretta a tale ipo-
tesi, e con essa una evidente manifestazione di rispetto per i luoghi deputati
alle sepolture, potrebbe venire dal rinvenimento, effettuato nel 1888 sulla
via Flaminia, di una tomba appartenente ad una dama ostrogota della classe
dirigente della meta deI VI secolo; la sepoltura, infatti, accompagnata da un
ricco corredo era inserita in una piu vasta area necropolare subdiale con-
giunta alla basilica di San Valentino, da cui distava circa 50 metri. Per tale
rinvenimento e per un commento si vedano G. Gatti, Via Flaminia, in Notizie
degli scavi di antichita (1888), pp. 631-632 e V. Bierbrauer, Die ostgotischen grab-
und schatzJunde in Italien, Spoleto 1974, pp. 309-313.
60 Si pensi, infatti, all'iscrizione dei santi Vitale, Marziale e Alessandro
nella catacomba dei Giordani in cui si legge: sed periit titulus confracto
marmore sanctus / nec tamen his iterum posse latere fuit / diruta Vigilius nam mox
haec papa gemescens / hostibus expulsis omne novavit opus. Cfr. Ferrua,
Epigrammata, pp. 182-183; Id., I lavori di papa Vigilio neUe catacombe, in La Civil-
ta Cattolica (1967), pp. 142-148 e LPI, p. 294.
61 E' noto, infatti, ehe il pontefice per volere di Giustiniano abbandono
Roma per la Sicilia lasciando, come vicario, il presbitero Marea; di que-
st'ultimo, ehe dovette confortare gli animi dei fedeli negli ultimi anni deI
conflitto greco-gotico affrontando con coraggio la ferocia dei nemici di Ro-
ma - praesulis in vicibus clausisti pectora saeva - , si veda l' elogio metrico rinve-
LE CATACOMBE DI ROMA TRA LA TARDA ANTICHITA. E L' ALTO :tvIEDIOEVO 217
restauravit cymeteria sanctorum nlartyrum, G2 ma le devastazioni erano di
tale entita ehe solo la domeniea erano, ormai, eelebrate le funzioni
liturgiehe, affidate al elero deI Laterano.
G3
Roma dovette subire aneora, pero, l'umiliazione di veder sfilare
per le vie della eitta orde di popoli irrispettosi e sanguinari; Grego-
rio Magno (590-604), a proposito di nuove ineursioni, nella basiliea
dei Santi Nereo e Aehilleo in DOlnitilla, gremita di fedeli nel giorno
della 101'0 festa,G'1 rieordava eon la voee rotta dal pianto il diffieile
momento G5 e le sue parole rispeeehiavano la tristissima situazione
determinatasi in eonseguenza delle eontinue invasioni di genti stra-
niere.
GG
Lo stesso drammatieo tema della erudelta degli invasori Lon-
gobardi torna aneora nelle Homiliae in Ezechielem, opera ehe - eome e
nuto nel 1869 nei lavori di restauro deI pavimento della basilica di Santa
Maria in Trastevere. Cfr. G.B. de Rossi, L 'elogio metrieo di Marea insigne perso-
naggio della ehiesa r-omana e vieario del papa Vigilio, in Bullettino di Areheologia
Cristiana 7/2 (1869), pp. 17-31 e E. Diehl, Inscriptiones Latinae Christianae
Veteres (=ILCV) 1-111, Berlino 1925-1931, 1,989.
G2 L'affetto deI pontefice per i cimiteri extramuranei edimostrato anche
dal fatto ehe visse a lungo presso il santuario dei Santi Tiburzio, Valeriano e
Massimo in Pretestato, consacrandovi anche dei vescovi; LP I, pp. 305-306:
tune sanctissimus papa retenuit se in cymiterio sanctorum Tiburtii et Valeriani et
habitavit ibi multum temporis ut etiam episeopos ibidem eonsecraret.
G3 Cfr. LP I, p. 305: ut oblationem et amula velluminaria in easdem cymeteria
per omnes dominieas de Lateranis ministraretur. Cfr. tuttavia l'interpretazione di
P. Pergola, Dai eimiteri ai santuari martiriali (IV-VIII sec.), in Christiana Loca.
Lo spazio cristiano nella Roma del primo millennio, a cura di L. Pani Ermini,
Roma 2000, p. 105, secondo il quale tale espressione va riferita semplice-
mente alla riorganizzazione della liturgia e non ai lavori architettonici come
generalmente si ritiene.
64 A conferma deI grande richiamo di fedeli presso le tombe dei martiri
nell'eta di Gregorio Magno si veda il recente studio di C. Leyser, The Temp-
tations of Cult: Roman Martyr Piety in the Age of Gregory the Great, in Early Medie-
val Europe 9/3 (2000), pp. 289-307.
G[) Hom. in ev. 2,28 =PL 76, 1212: ubique mors, ubique luctus, ubique desolatio,
undique pereutimur, undique amaritudinibus replemur.
GG Cfr. L. Gatto, Ansie e timori di Gregorio Magno di fronte ai perieoli della sua
eta, in Memoria del passato, urgenza del futuro. Il mondo romano fra V e VII seeolo.
Atti delle VI giornate di studio sull 'eta romanobarbariea, Benevento, 18-20 giugno
1998, a cura di M. Rotili, Napoli 1999, pp. 89-106. A proposito deI difficile
momento si veda anche R.E. McNally, Gregory the Great (590-604) and His
Declining WoTld, in Arehivum Historiae Pontifieiae 16 (1978), pp. 7-26.
218 M. GHILARDI
stato argutamente suggerito - esprime meglio la commovente co-
scienza della crisi;67 le toccanti parole pronunciate dallo stesso pon-
tefice durante il doloroso assedio di Roma, ehe non risparmio nean-
ehe i rnessaggeri tornati dalla missione di pace sanguinanti e mutila-
ti,68 esprimono, infatti, tutto il rimpianto di chi impotente era co-
stretto ad affidare completamente le sorti della citta ai decreti del-
I' onnipotenza divina.
69
Tracciato per grandi linee il complesso quadro storico 70 e, dun-
que, piu semplice comprendere ehe, anche alla luce delle sanguino-
se vicende ehe alterarono fortemente gli equilibri sociali, l'impiego
funerario dei cimiteri comunitari ipogei extraurbani durante il V e il
VI secolo continuo, dunque, solo in maniera limitata ed esclusiva-
mente, come sopra accennato, nelle zone ove erano presenti le tom-
be venerate di martiri:
71
10 testimoniano le iscrizioni sepolcrali tarde
ben datate rinvenute nelle basiliche sotterranee, e negli spazi limi-
trofi, dei Santi Felice ed Adautto, dei Santi Marcellino e Pietro, di
Sant'Ippolito, di Santa Felicita, nell'Anonima della via Ardeatina,
nonehe quelle ritrovate in situ nella cripta di San Sebastiano sul-
l'Appia e in prossimita della tomba di Sant'Alessandro nella cata-
comba dei Giordani. In tutti questi casi la vicinanza delle tombe ve-
nerate ha consentito di attribuire a tali inumazioni il carattere di se-
polcri privilegiati ad sanctos,72 dal momento ehe, deI resto, i luoghi di
67 CEr. M. Cristiani, Ars Artium. La psicologia di Gregorio Magno, in Le tra-
sjormazioni della cultura nella Tarda Antichitd. Atti del Convegno, Catania, 27 set-
tembre - 2 ottobre 1982 I, a cura di C. Giuffrida - M. Mazza, Roma 1985, p. 310.
Per l'analisi stilistica e dottrinale piu approfondita si veda V. Recchia, Le
Omelie di Gregono Magno su Ezechiele, Bari 1974.
68 Cfr. hom. in Ezech. 2, 10,24 = CCL 142, 397: undique gladiis circumjusi
sumus undique imminens mortis periculum timemus. Alii, detruncatis ad nos
manibus redeunt, alii capti, alii interempti nuntiantur.
69 Per le concezioni storiche dell'opera gregoriana si veda S. Mazzarino,
L "'era costantiniana" e la "prospettiva storica" di Gregorio Magno, in Il passaggio
dal mondo antico al Medio Evo. Da Teodosio a San Gregorio Magno. Atti dei Conve-
gni Lincei 45, Roma, 25-28 maggio 1977, Roma 1980, pp. 10-28.
70 Interessanti riflessioni recenti sn alcuni aspetti della storia di Roma
nella tarda antichita si vedano nel saggio di F. Marazzi, L 'ultima Roma antica,
in Roma antica, a cura di A. Giardina, Roma - Bari 2000, pp. 349-378.
71 Cfr. V. Fiocchi Nicolai, Gli spazi delle sepolture cristiane tra il 111 e il V seco-
lo: genesi e dinamica di una scelta insediativa, in La comunitd cristiana, p. 362.
72 Per 10 sviluppo e la trasformazione deI culto dei santi nella tarda anti-
LE CATACOMBE 01 ROMA TRA LA TARDA ANTICHITA E L' ALTO MEDIOEVO 219
sepoltura ordinari da tempo si erano sostanzialmente spostati neHe
aree di superfieie. 73
Si eapisee, dunque, da quanto sopra rieordato ehe nel eorso deI
V e deI VI seeolo le eataeombe furono, in effetti, frequentate quasi
eselusivamente a seopo devozionale,74 nelle limitatissime zone inte-
ressate dalla presenza delle tombe dei martiri, ove si potenziarono,
restaurarono 0 edifiearono ex-novo eostruzioni ad corpus per la vene-
razione dei eorpi dei santi,75 pur se un passo eontenuto nel De opera
monachorum (XXVIII,36) di Agostino laseerebbe supporre, gia per gli
inizi deI V seeolo, un forte interesse eeonomieo verso i eorpi dei
chita e nell'alto medioevo si vedano, oltre ai Iavori citati supra alla nota 6, B.
Abou-EI-Haj, The Medieval Cult of Saints. Formations and Transformations,
Cambridge 1994, pp. 7-33 e The Cult of Saints in Late Antiquity and the Middle
Ages. Essays on the Contribution of Peter Brown, eds. J. Howard:Johnston - P.A.
Hayward, Oxford 1999.
73 V. Fiocchi NicoIai, Origine e sviluppo delle eataeombe romane, in V. Fiocchi
Nicolai - F. Bisconti - D. Mazzoleni, Le eataeombe cristiane di Roma. Origini, svi-
lupp0, apparati deeorativi, doeumentazione epigrafiea, Roma 1998, pp. 9-69, in
partie. pp. 64-65. Nella complessa dinamica di occupazione funeraria deI
suburbio romano, inoltre, si dovette anche assistere, a Iivello subdiaIe, alla
rioccupazione sporadica di tombe gia precedentemente utilizzate dai fedeli:
ci e stato, ad esempio, dimostrato dai rinvenimenti di sepolture di VI-VII
secolo nella costantiniana basilica circiforme della via Ardeatina, scoperta
fortuitamente nel 1991; cfr. Id., La nuova basiliea cirei/orme della via Ardeatina,
in Rendieonti della Pontijicia Aeeademia Romana di Archeologia 68 (1999), p. 122.
74 Una delle testimonianze piu preziose dell'utilizzo a fini devozionali e
di catechesi delle gallerie cimiteriaIi, addirittura gia per Ia seconda meta deI
IV secoIo, ci viene da un celebre passo di San Girolamo, il quale ricorda ehe
dum essem Romae puer, et liberalibus studiis erudirer, solebam eum eaeteris eiusdem
aetatis et propositi, diebus Dominicis sepulcra apostolorum et martyrum cireuire;
crebroque cryptas ingredi, quae in terrarum profundae deJossae, ex utraque parte in
gredientium per paretes habent corpora sepultorum, et ita obscura sunt omnia, ut
propemodum illud prophetieum eompleatur: Deseendant ad infernum viventes (ps.
LlV, 16): et raro desuper lumen admissum, horrorem temperet tenebrarum, ut non
tam jenestram, quam foramen demissi luminis putes: rursumque pedetentim
aeeeditur, et eaeea nocte eireumdatis illud Virgilianum proponitur (Aeneid. Iib. 11):
horror ubique animos, simul ipsa silentia tefTent. Cfr. in Ezech. 12,40 =PL 25, 375.
75 Per alcuni aspetti Iegati alle strategie delle gerarchie ecclesiastiche nei
confronti dei culti martiriali si veda K. Cooper, The Martyr, the Matrona and
the Bishop: the Matron Lueina and the Polities of Martyr Cult in Fifth- and Sixth-
eentury Rome, in Early MedievalEurope8/3 (1999), pp. 297-317.
220 M. GHILARDI
martiri, divenuti oggetto di preeoee eommereio.7(j I dati areheologi-
ci, tuttavia, ci mostrano ehe i pereorsi di visita ideati da Damaso nel-
la seeonda meta deI IV seeolo per eondurre alle tombe venerate fu-
rono ripristinati e ampliati eon strutture ehe rendevano piu sieuro il
eammino 77 e nuovi itinera ad sanctos 78 si erearono mutando profon-
damente l'assetto topografieo sotterraneo delle gallerie eimiteriali.
Queste ultime, rinforzate da murature ehe eonsolidavano statiea-
mente il pereorso bloeeando talora gli aeeessi alle diramazioni se-
eondarie, erano spesso risehiarate da lueernari 79 ehe, sistemati in
punti strategiei, suggerivano eon una sorta di "effetto-Iuee" il eam-
mino ai devoti.
8o
Tra la meta deI V e i due seeoli sueeessivi, eome e
7lj Cfr. CSEL 41, p. 585: alii memlJra martymm, si tamen mar'tyrum, venditant.
77 Cfr. Fiocchi NicoIai, Origine e sviluppo, p. 59. Lo stesso credeva anche
Krautheimer, Roma, p. 110 secondo il quale l'enorme afflusso di pellegrini
obbIig Ia Chiesa ad intraprendere nuovi Iavori di sistemazione delle tombe
dei luartiri. I pellegrini, infatti, esigevano un contatto phI diretto con Ie
tombe venerate, poiche non era facile addentrarsi nelle profondita delle ca-
tacolnbe, attraverso scale ripide e un Iabirinto di corridoi stretti e bui, per
raggiungere i sepoIcri santi situati in Iuoghi scomodi, pericolosi 0 di non fa-
eile accesso.
78 Cfr. ICUR 11, 4753.
79 I Iucernari, infatti, pur se utilizzati dapprima come prese d 'aria e pozzi
per I'estrazione delle terre, furono phI tardi concepiti come segnalazione di
monun1enti importanti 0 decorati, affinehe Ia Iuce potesse sottolineare Ie
particolarita architettoniche, i programmi iconografici delle decorazioni
pittoriche 0 gli apparati musivi e marmorei. Cfr. F. Bisconti, La decorazione
delle catacombe romane 1: L 'atmosfera, in Fiocchi Nicolai - Bisconti - Mazzoleni,
Le catacombe, pp. 71-144, partie. pp. 72-73.
80 Esempi di questi itinera sotterranei sono documentati presso Ia tomba
deI n1artire Alessandro nel cimitero dei Giordani, in vicinanza deI santuario
dei "Quattro Coronati" nella catacornba dei Santi Marcellino e Pietro, pres-
so Ie tombe dei martiri deI cimitero di Generosa sulla Portuense e nell'area
attigua al sepoIcro di Sant'IppoIito sUlla Tiburtina. Cfr. V. Fiocchi NicoIai,
Stmtturefunerarie ed edifici di cuUo paleocristiani di Roma dal 111 al VI secolo, in Le
iscrizioni dei cristiani in Vaticano, a cura di 1. Di Stefano Manzella,
[Inscriptiones Sanctae Sedis 2], Citta deI Vaticano 1997, pp. 121-141, partie.
p. 139; Id., Itinera ad sanctos. Testimonianze monumentali del passaggio dei pelle-
grini nei santuari del suburbio romano, in Akten des XII. Internationalen Kongresses
fr Christliche Archologie, Bonn, 22-28 September 1991 11, Citta deI Vaticano
1995, pp. 763-775; Id., Le consuetudini funerarie: dalle necropoli pagane alle cata-
combe cristiane, in Aurea Roma, p. 308.
LE CATACOMBE DI ROMA TRA LA TARDA ANTICHIT E L' ALTO MEDIOEVO 221
stato ben evidenziato, il fenomeno deI pellegrinaggio alle memorie
sepolerali dei martiri deI suburbio romano si intensifieo progressi-
vamente sino a raggiungere dimensioni vastissime tali da neeessitare
la eostruzione di strutture per l'aeeoglienza,81 il ristoro ed il soggior-
no dei pellegrini ehe, numerosi da ogni angolo delI' orbis christianus,
raggiungevano la eitta.
82
I santuari piu visitati e venerati furono, inol-
tre, eOllegati direttamente alle mura eittadine da lunghissimi portiei
eolonnati, rieordati dalle fonti per San Paolo,83 San Pietro 8<1 e San
Lorenzo,85 ehe faeilitavano il pereorso ai fedeli eostituendo, deI re-
sto, un elemento paesaggistieo innovativo nel suburbio, ehe progres-
sivamente perdeva I' aspetto rurale a favore di un profilo tendenzial-
mente urbano.
86
81 Per le strutture destinate all'accoglienza dei pellegrini si veda A.M.
Giuntella, Gli spazi dell'assistenza edella meditazione, in Roma nell'alto medioevo.
XLVIII Settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull 'Alto Medioevo, Spoleto,
27 aprile-l maggio 200011, Spoleto 2001, pp. 639-691.
82 Fiocchi Nicolai, Itinera ad sanctos, pp. 769-770.
83 Cfr. Procop., Goth. VI,4: ECJ'tl E 'tle; vEroe; ITauAou 'tOU <l1tOCJ'tOAOU, 'PWJllle;
'tou 1tEP1OAOU 'tECJCJapae; Kat EKa CJ'taioue; <l1tEXWV. 'tE 1to'taJlOe; alnov
1tapappEi TiEple;. Ev'tauoo OxupwJla ouaJlfj ECJ'tl, CJ'toa E 'tle; aXPl Ee; 'tv
VErov l EK 'tfje; 1tOAEWe;.
84 Cfr. Procop., Goth. V,22: tropEOUe; E 1tPOEAllJlEVOl OUEV
EAUCJCJOUJlEVOUe; 'twv EV ITEpCJale; yEppWV, Kat EAat)ov 'tE 'toue; Evav'tioue; <lyxonl'tw
atnWV llKOV'tE<;. U1tO rap 'tU KPU1t't0JlEVOl 11 E<; 'tOV IlE'tpou 'tou
<l1tOCJ'tOAOU VErov U1KEL Per un commento recente di tale passo si veda L.
Pani Ermini, Dai complessi martiriali alle civitates. Formazione e sviluppo dello
"spazio cristiano ", in La comunita cristiana, p. 407.
85 Cfr. LP I, p. 508 in cui si parla di un restauro promosso da Adriano I:
immo et porticus quae ducit ad sanctum Laurentium foris muros aporta u'sque in
eadem basilicam noviter construxit. Sn tale passo si veda il commento di S. Ser-
ra, La viabilita tardoantica e medievale dalla porta Tiburtina a San Lorenzo fuori le
mura: una nota, in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale in Roma
99 (2000), pp. 129-130.
86 Per tali imponcnti vie porticate, ehe avvicinavano architettonicamente
Roma alle grandi eitta deI Mediterraneo orientale antico e tardoantico (per
queste ultime si veda il recente studio di G. Bejor, Vie colonnate. Paesaggi ur-
bani del mondo antico, Roma 1999), ma delle quali nulla esopravvissuto ai no-
stri giorni, pur se dovevano esservi impiegate centinaia di colonne di spo-
glio da monumenti romani ormai fatiscenti, si veda Fiocchi Nicolai, Itinera
ad sanctos, p. 770. Cfr. anehe L. Reekmans, L 'implantation monumentale chre-
tienne dans la zone suburbaine de Rome du /Ve au siede, in Rivista di Archeolo-
222 M. GHILARDI
La frequentazione tarda delle gallerie eimiteriali e testimoniata,
inoltre, da interventi di minore entita, eonsistenti talora in deeora-
zioni dipinte,87 talvolta da interpretarsi integrative alla "presenza in-
visibile" dei martiri,88 mentre l'intenso passaggio a seopo devoziona-
le e doeumentato in pi eimiteri dalle eentinaia di graffiti spontanei
traeeiati dai fedeli sulle pareti degli ambienti 0 dei eorridoi ehe por-
tavano alle spoglie venerate.89
gia Cristiana 44 (1968), pp. 173-207, partie. p. 197 e Guidobaldi, Roma, p. 69.
Per la porticus S. Petri come percorso riparato in relazione al sacco di Vitige
si veda L. Pani Ermini, Santuario e citta fra tarda antichita e altomedioeuo, in
Santi e demoni nell'alto medioeuo occidentale (secoli V-XI). XXXVI Settimana di stu-
dio deI Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioeuo, Spoleto, 7-13 aprile 1988, Spole-
to 1989, pp. 864-865.
87 Cfr. R. Farioli, Pitture tarde nelle catacornbe romane, Roma 1963 e J.
Osborne, The Roman Catacombs in the Middle Ages, in Papers of the British School
at Rome 53 (1985), pp. 278-328, partie. pp. 198-326. Si vedano anche F. Biscon-
ti, Dentro e intorno all 'iconografia martiriale romana: dal "vuoto figurativo" all'
"immaginario deuozionale", in Martyrium in Multidisciplinary Perspective: Memor-
ial Louis Reekmans, eds. M. Lamberigts - P. Van Deun, Leuven 1995, pp. 247-
292, partie. pp. 286-289 eId., Riflessi iconografici deI pellegrinaggio nelle catacombe
romane. Genesi e primi sviluppi dell 'iconografia martiriale aRoma, in Akten des XII.
Internationalen Kongresses fr Christliche Archologie, Bonn, 22-28 September 1991
11, Citta deI Vaticano 1995, pp. 552-558. Si vedano inoltre, ancora a proposito
delle decorazioni pittoriche come testimonianza di frequentazione tarda al-
le catacombe, i contributi di J. Osborne, Early Medieual Wall-Paintings in the
Cataco'mb of San Valentino, Rome, in Papers of the British School at Rome 49
(1981), pp. 82-90 e di L. Spera, Un 'immagine di Cristo nel santuario di Ippolito
sulla via Tiburtina: note su alcuni casi di Jrequentazione tarda dei complessi marti-
riali aRoma, in Bessarione 11 (1994), pp. 39-51.
88 C:fr. P. Brown, Images as a Substitute for vVriting, in East and vVest: Modes of
Com'munication. Proceedings of the First Plenary Conference at Merida, eds. E.
Chrysos - I. Wood, Leiden - Boston - Kln 1999, pp. 15-34 e F. Bisconti, L'im-
maginario iconografico della deuozione martiriale, in La comunita cristiana, pp.
363-383.
89 Cfr. C. Carletti, I graffiti sull'affresco di S. Luca nel cimitero di Commodilla.
Addenda et corrigenda, in Rendiconti della Pontijicia Accademia Romana di Archeo-
logia 57 (1984-1985), pp. 129-143. Si vedano anche D. Mazzoleni, 11 pellegrinag-
gio fam.iliare nel repertorio figurativo ed epigrafico dell'antichita cristiana, in L. An-
dreatta - F. MarineIli, Famiglia e pellegrinaggio, Roma 1994, pp. 313-329 e C.
Carletti, Viatores ad Martyres. Testimonianze scritte altomedieuali nelle catacombe
romane, in Epigrajia medieuale greca e latina. Ideologia efunzione. Atti deI semina-
rio, Erice, 12-18 settembl'e 1991, a cura di G. Cavallo - C. Mango, Spoleto 1995,
LE CATACOMBE DI ROMA TRA LA TARDA ANTICHITA E L' ALTO fvfEDIOEVO 223
Nel corso deI VII secolo l'utilizzo a scopo funerario dei cimiteri
extramuranei cesso progressivamente - con la sola eccezione delle
basiliche piu frequentate, come San Pietro e San Lorenzo - e si do-
vette verificare l'irregolare formazione dei primi cimiteri intramura-
nei. Apartire dalla seconda meta deI VI secolo, infatti, contravve-
nendo ad una tradizione consolidata da secoli, e in relazione certo
al conflitto greco-gotico 90 ma anche ad un mutato cambio di menta-
lita e per motivi pratici e non secondariamente economici,91 si co-
mincio a seppellire all'interno della c i t t a ~ non sostituendo ancora,
pp. 197-225. A riassumere in ultimo tale aspetto particolare deI pellegrinag-
gin si veda anche D. Mazzoleni, La produzione epigrafica neUe catacombe romane,
in Fiocchi Nicolai - Bisconti - Mazzoleni, Le catacombe, pp. 179-180.
90 Durante l'assedio di Vitige deI 536 e dopo il taglio degli acquedotti
Roma fu flagellata da una grave epidemia di peste ed in tale occasione Pro-
copio (Goth. VI,3) segnala Ia comparsa deI fenomeno delle sepolture urba-
ne collegate al grande indice di mortalita ehe talora non permetteva nean-
ehe di provvedere al seppellimento per tutti. Come e stato, tuttavia, ben
chiarito da Meneghini - Santangeli Valenzani, Sepolture intramuranee, pp. 89-
111, se e corretto porre il conflitto gotico conle ternline cronologico per
I'inizio delle sepolture in urbe, tuttavia e da respingere I'ipotesi ehe esse
siano da considerarsi Ia causa deI fenomeno, vista Ia presunta inaccessibilita
deI suburbio.
91 E' stato ben evidenziato, infatti, ehe Ia sepoltura nelle gallerie cimite-
riali delle catacombe deI suburbio romano seppur apparentemente di poco
impegno economico richiedesse, in realta, un discreto dispendio finanzia-
rio distribuito tra I'acquisto deI Ioculo, della Iastra e dell'epitaffio inciso 0
dipinto sopra di essa: cfr. Meneghini - Santangeli Valenzani, Sepolture intra-
muranee, p. 93 nn. 35-36. Non si dimentichi, inoltre, ehe ancora alla fine deI
VI secolo, ed a gravare ancor piu sul bilancio della spesa, sopravviveva l'uso,
di norma presso i pagani, di noleggiare delle "Iamentatrici" ehe esternasse-
ro pubblicamente e tragicamente Ia scomparsa deI defunto: cfr. E. De Mar-
tino, Morte e pianto rituale, Torino 1975, p. 335.
92 Si vedano per tale interessante problematica i contributi di Meneghini
- Santangeli Valenzani, Sepolture intramuranee, pp. 89-111; lid., Corredi junerari,
produzioni e paesaggio sociale aRoma tra VI e VII secolo, in Rivista di Archeologia
Cristiana 70 (1994), pp. 321-337; lid., Sepolture intramuranee aRoma tra V e VII
secolo d. C. Aggiornamenti e considerazioni, in Archeologia Medievale 22 (1995),
pp. 283-290 e lid., Intramural Burials at Rome Between the VII, and VIph Century
AD, in Burial, Society and Context in the Roman World, eds. J. Pearce - M. Millet
- M. Struck, Oxford 2000, pp. 263-269. Da ultimo, a riassumere Iucidamente
Ie problematiche connesse al dibattito sulle sepolture urbane - come nota
originatosi nel corso delI 'XI Congresso lnternazionale di Archeologia Cri-
224 M. GHILARDI
tuttavia, definitivamente Ie sepolture in catacomba.
93
Lo spostamen-
to delle aree funerarie in citta, pur se con dinamiche non ancora
deI tutto ben comprese,94 dovette, tuttavia, alterare fortemente, al-
meno a Iivello di pura percezione visiva, 10 spazio urbano 95 e potreb-
stiana svoltosi a Lione nel settembre deI 1986 ed affrontato approfondita-
mente nel marzo dell'anno successivo in un seminario organizzato dal Pon-
tificio Istituto di Archeologia Cristiana presso 1'Ecole Franc;aise de Rome - ,
si veda il commento di L. Pani Ermini, Roma da Alarico a Teoderico, in The
Transformations, pp. 42-44. Ulteriori riflessioni recenti si vedano in M. Cap-
poni - M. Ghilardi, Scoperta, nel Templum Pacis, di un 'area sepolcrale probabil-
mente contemporanea alla fondazione dei SS. Cosma e Damiano, in Ecclesiae Urbis.
Congresso Internazionale di Studi sulle Chiese di Roma (IV-X secolo), Roma, 4-10 set-
tembre 2000, Citta deI Vaticano, c.s.
93 Si pensi, ad esempio, al fatto che posteriori al 535 sono state ricono-
sciute, tutte ben datate, almeno cinquantasette iscrizioni funerarie prove-
nienti da varie parti deI suburbio romano, a duplice confernla che il subur-
bio era ancora accessibile e non chiuso dai goti e che le sepolture urbane
non sostituirono quelle catacombali, ma piuttosto le integrarono. Cfr. Me-
neghini - Santangeli Valenzani, Sepolture intramuranee, pp. 92-93 n. 32. DeI re-
sto, ad esempio, basti pensare al fatto che alI'indomani deI conflitto greco-
gotico, alla morte di papa Vigilio, avvenuta a Siracusa il 7 giugno deI 555, si
decise, al momento deI ritorno della salma aRoma, di deporre le spoglie
mortali ad sanctum Marcellum via Salaria; cfr. LP I, p. 299. Tale sepoltura, che
contemporaneamente e significativa poiche di fatto rappresento - non pre-
diligendo come dimora eterna il santuario di Pietro - l'arrestarsi tempora-
neo e forse volontario (potrebbe, infatti, essere l'espressione sottile della
damnatio memoriae perseguita ai suoi danni dal successore Pelagio) di un fe-
nomeno che durava da circa settanta anni (dalla morte di papa Simplicio,
infatti, tutti i pontefici erano stati sepolti ad limina Petri) , rappresenta, inve-
1'0, la dimostrazione piu evidente che ancora alla meta deI VI secolo le gal-
lerie cimiteriali poterono, seppur solo in casi estremamente eccezionali,
ospitare deposizioni funerarie.
91 Si vedano, tuttavia, le interessanti riflessioni recenti di M. Costambeys,
Burial Topography and the Power of the Church in Fifth- and Sixth- Century Rome,
in Papers ofthe British School at Rome 69 (2001), pp. 169-189.
11 fenomeno delle sepolture urbane, infatti, potrebbe effettivamente
rappresentare il trasferimento deI potere civico edella preminenza socio-
culturale in nuove mani, che di fatto significo, a livello urbanistico, l'ori-
ginarsi di una nuova geografia cittadina. Cfr. F. Marazzi, The Destinies of the
Late Antique Italies: Politico-Economic Developments of the Sixth Century, in The
Sixth Century. Production, Distribution and Demand, eds. R. Hodges - W.
Bowden, Leiden - Boston - Kln 1998, p. 158.
LE CATACOMBE 01 ROMA TRA LA TARDA ANTICHIT E L'ALTO 1vIEDIOEVO 225
be essere utilizzato come sensore per cercare di comprendere le
complesse dinamiche demografiche;96 va in realta rammentato ehe,
stando al racconto di Zosimo ehe scrive, tuttavia, circa un secolo do-
pO,97 gia durante l'assedio alariciano di Roma nell'autunno deI 408,
il fenomeno delle sepolture urbane, collegato all'inaccessibilita deI
suburbio, si dovette verificare.
98
Ormai ai santuari extraurbani, e preferibilmente nel giorno degli
anniversari, si recavano i fedeli e i pellegrini, giunti da ogni dove al-
la ricerca di reliquie,99 guidati da brevi "itinerari" appositamente
compilati ehe non risultano anteriori al secolo VII,lOO pur se la loro
importanza esempre fondamentale per la topografia delle catacom-
be romane.
101
L'esattezza delle indicazioni topografiche farebbe pen-
96 Cfr. R. Meneghini - R. Santangeli Valenzani, Osservazioni sul popolamen-
to di Roma tra V e VII secolo d. C. attraverso lo studio delle sepolture intramuranee, in
Popolazione e societa, pp. 29-36.
97 Cfr. da ultimo, con precedente bibliografia, T.D. Barnes, s.v. Zosimus,
in Late Antiquity. A Guide to the Postclassicall'Vorld, eds. G.W. Bowersock - P.
Brown - O. Grabar, Cambridge - London 1999, p. 757.
98 Cfr. Zos. V,39: ti;<; BE nOAEro<; ~ r o OOntEaOOt tWV aroJ.ulteov ou BUVaJ-lEveov
(nuaav rap ~ o o v E<pUAattOV o't nOAEJ-ltot) tu<po<; ~ v ~ nOAt<; tWV tEtNErotrov,
matE Kai aAAro<; EtVat tO Xropiov UotKlltOV, UpKEtV TE, E't Kai J-lfl tpo<pfj<; ~ v
anuvt<;, E't<; aroJ-lutrov Bta<ptklpav tflv uno tWV VEKpWV uvaBtBoJ-lEVllV 6aJ-l11v.
99 I pellegrini, provenienti principalmente dal nord, si accontentavano,
infatti, di tornare in patria, dopo un lungo viaggio ad limina apostolorum, con
reliquie ex contactu, i brandea, ovvero strisce di stoffa rimaste a contatto con
le tombe venerate. In alternativa, tuttavia, ci si poteva anche accontentare di
recuperare con ampolle fittili 0 preferibilmente vitree I' olio che ardeva in
grandi piatti, genericamente di marmo, posti a contatto con le sepolture dei
martiri. Cfr. Testini, Archeologia cristiana, pp. 132-135 e Pergola, Le catacombe,
p. 103. Per le visite dei pellegrini ai santuari martiriali si veda il commento
di P. Pergola, Santuari dei martiri romani e pellegrinaggio tra N e IX secolo, in La
comunita cristiana, pp. 385-396.
100 E' stato, infatti, notato come sia proprio il principio deI VII secolo il
momento piu alto dell'arrivo dei pellegrini ai luoghi santi; cfr. J. Guyon, Le
pelerinage a Rome dans la basse Antiquite et le haut Moyen-Age, in Pelerins de Rome,
[Visages de Rome 11], Paris 1976, pp. 46-50. Per il pellegrinaggio nei secoli
successivi e gli aspetti di continuita 0 novita si veda DJ. Birch, Pilgrimage to
Rome in the Middle Ages. Continuity and Change, Woodbridge 1998.
101 Per il fenomeno deI pellegrinaggio nei luoghi santi della citta eterna
si veda l'interessante e recente catalogo a cura di M. D'Onofrio, Romei e Giu-
bilei. Il pellegrinaggio medieuale a San Pietro (350-1350), Milano 1999, ed in parti-
226 M. GHILARDI
sare ehe la eompilazione di quelle guide awenne nella maggior par-
te dei easi aRoma e ehe il redattore aveva familiarita eon le vie, i
eirni teri e le basiliehe ehe indieava ai pellegrini.
102
Anni deeisamente favorevoli alla ereseita e al reeupero edilizio
deI suburbio romano furono eertamente, eOll1e e noto, quelli deI
pontifieato deI eampano Onorio I (625-638) ehe, oltre a rivolgere le
proprie attenzioni al santuario petrino ur, ed ai suoi annessi prinei-
pali,104 si interesso partieolarmente delle postazioni martiriali delle
vie Nomentana,105 Aurelia lOG e Labieana,107 volendoei in questa sede
limitare ad eleneare solo gli interventi prineipali.
108
colare i contributi di F. Bisconti, Le origini del pellegrinaggio petriano e il culto
dei martiri romani, pp. 35-42 e C. Leonardi, Il pellegrinaggio nella cultura medie-
vale, pp. 43-48. Si veda, inoltre, nello stesso volume a proposito degli "itine-
rari" altomedievali il lavoro di R. Santangeli Valenzani, Le piu antiche guide
romane e l1tinerario di Einsiedeln, pp. 195-198 e sernpre dello stesso autore 10
studio intitolato L 1tinerario di Einsiedeln, in Crypta Balbi -Fo'ri Imperiali. Archeo-
logia urbana aRoma e interventi di restauro nell 'anno del Grande Giubileo, a cura di
S. Baiani - M. Ghilardi, Ron1a 2000, pp. 45-51. Per uno studio recente sugli iti-
nerari suburbani di Roma si veda anche V. Fiocchi Nicolai, Sacra MartyruIll
loca circuire: percorsi di visita dei pellegrini nei santuari martiriali del suburbio
romano, in Christiana Loca, pp. 221-230.
102 Per il suburbio romano in eta post-antica si vedano le recenti consi-
derazioni di P. Pergola, Il suburbio in eta tardoantica ed altomedievale. Landa in
rapida desertificazione 0 lenta mutazione delle realtil classiche?, in Roma dal IV
all 'VIII secolo: quale paesaggio urbano? Dati da scavi recenti, in Atti della seduta dei
Seminari di archeologia cristiana, Roma, 13 marzo 1997, in Melanges de l 'Ecole
Franfaise de Rome, Moyen iige 111 (1999), a cura di P. Pergola, pp. 267-273.
103 Cfr. LP I, p. 323: huius temporibus levatae sunt trabes in ecclesia beati Petri
numero XVI. Hic cooperuit ecclesiam omnem ex tegulis aereis quas levavit de templo
qui appellatur Romae, ex concessu piissimi Heraclii imperatoris.
10,1 Cfr. LP I, p. 323: item fecit basilicam beati Apollenaris martyris in urbe
Roma, in porticum beati Petri apostoli qui appellatur ad Palmata, a solo, ubi dona
multa largitus est.
10:l Cfr. LP I, p. 323: fecit ecclesiam beatae Agne martY'ris, via Numentana,
miliario ab urbe Roma 111, a solo, ubi requiescit, quem undique ornavit, exquisivit,
ubi posuit dona multa.
lOG Cfr. LPI, p. 324: fecit basilicam beato Pancratio martyri via Aurelia, miliario
secundo, a solo, et ornavit sepulchrum eius ex argento.
107 Cfr. LP I, p. 324: renovavit et cymiterium beatorum martyrum Marcellini et
Petri, via Lavicana.
108 Lo stesso compilatore della biografia episcopale, infatti, si dovette li-
LE CATACOfvIBE DI TRA LA TARDA ANTICHITA. E L'ALTO MEDIOEVO 227
Le incursioni dei Longobardi della meta dell'VIII secolo e quella
altrettanto violenta dei Saraceni dell'anno 846 109 durante il pontifi-
cato di Sergio 11 (844-847), tuttavia, dovettero influire definitivamen-
te sull'ultima frequentazione delle catacombe. La tremenda devasta-
zione longobarda al suburbio di Roma 110 durante il pontificato di
Stefano 11 (752-757)111 ad opera di Astolfo dell'anno 756,112 in partico-
lare, come ricorda una lettera deI pontefice Paolo I, fratello deI pre-
decessore, dell'anno seguente, aveva causato la profanazione delle
mitare nell'eleneo preferendo rieordare ehe multa alia fecit quas enumerare
longum este Cfr. LPI, p. 324.
Cfr. LPII, 99-101 e per un reeente Gatto, Storia, pp. 204-205.
110 Cfr. F. Marazzi, L 'insediamento nel suburbio di Roma tra IV e VIII seeolo, in
Bullettino dell1stituto storieo italiano per il Medio Evo 94 (1988), pp. 251-313. Si
veda pure Id., Da Suburbium a territorium. Il rapporto tra Roma e il suo hinter-
land nel passaggio dall'antiehita al medioevo, in Roma nell'alto medioevo I, pp. 713-
752. Per il suburbio romano nella tarda antiehita e nell'alto medioevo, limi-
tatamente alle vie Latina ed Ardeatina, si veda anehe l'analitieo volume di
L. Spera, Il paesaggio suburbano di Roma dall'antiehita al medioevo. Il eomprenso-
rio tra le vie Latina e Ardeatina dalle Mura Aureliane al 111 miglio, Roma 1999,
pp. 411-435.
111 LP I, pp. 451-452: omnia extra urbem ferro et igne devastans atque funditus
demoliens eonsumit, imminens vehementius hisdem pestifer Aistulfus ut hane
Romanam eapere potuissent urbem. Nam et multa eorp{,}ra sanctorum, effodiens
eorum sacra cymiteria, ad magnum anime sue detrimentum abstulit. Cfr. Gatto,
Storia, p. 177.
112 Le terribili devastazioni, durate einquantaeinque giorni, ci sono te-
stimoniate da una lettera, ove un forte patetismo tende a far sopravvalutare
gli eventi luttuosi, redatta dal pontefiee Stefano 11 ed indirizzata a Pipino,
invitandolo solleeitamente ad intervenire in suo aiuto; vi si legge, tra le altre
eose, ehe: et omnia extra urbe praedia longe lateque ferro et igne eonsumpserunt,
domos omnes eonburentes poene ad fundamenta destruxerunt. Eeclesias Dei
ineenderunt et sacratissimas sanctorum imagines in ignem proitientes suis gladiis
eonsumpserunt. 11 raeeonto delle feroei devastazioni, in eui non furono ri-
sparmiate ne donne ne bambini, si eonelude rieordando ehe gli invasori: et
tanta mala in hae Romana provintia feeerunt, quanta eerte nee pagane gentes
aliquando perpetrate sunt, quia etiam, si diei potest, et ipsi lapides, nostra
dissolationes videntes, ululant nobiseum. 11 testo eompleto della lettera si veda
nel Codex Carolinus, 8, in E. Dmmler (ed.), MGH, Epistolarum tomus 111,
Merowingiei et Karolini Aevi I, Berlino 1957
2
, p. 495. Un eommento si veda, an-
ehe, in A. Augenti, Ipsi lapides ululant nobiseum. Il suburbio sudorientale di
Roma tra la tarda antiehita e l'alto medioevo, in Melanges de l'Eeole de
Rome, Moyen tige 103/1 (1991), pp. 41-82.
228 tvf. GHlLAROI
tombe dei martiri, le cui ossa erano state addirittura portate via, e
ridotto alcuni santuari sotterranei a stalle per gli animali.
113
Gia nella prima meta deI VII secolo,114 pero, le difficolta manu-
tentive per i cimiteri suburbani 115 e per i santuari annessi aveva sug-
gerito, saltuariamente ed infrangendo le norn1e sacrali di intangibi-
113 C:fr. J.D. Mansi, Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio I-LIII,
Paris 1759-1798, (ristampa anastatica: Graz 1960), XII, p. 646: igitur cum per
evoluta annorum spatia, diversa sanctorum Christi martyrum atque conJessorum eius
Joras muros huius Romanae urbis sita antiquitus coemeteria neglecta satis manerent
diruta, contigit postmodum ab impia Longobardorum gentium impugnatione
Junditus esse demolita. Qui etiam et aliquanta ipsorum effodientes martyrum
sepulchr-a, et impia devastantes, quorundam sanctorum depTaedati, auJerentes secum
deportaverunt corpora. Et ex eo tempore omnino desidiose atque negligenter eis debitus
venerationis exhibebatur honor. Nam et (quod dici nefas est) etiam et diversa
animalia in aliquantis eisdem sanctorum coemeteriis aditum habentia: illic etenim
eorum existebant septa animalium, in quibtts Joetoris egerebant squalor-em. Tale pas-
so e le devastazioni longobarde phI in generale dovevano essere gia note
agli inizi delle esplorazioni sotterranee deI XVII secolo, se Giovanni Seve-
rano, padre oratoriano, nel descrivere i primitivi cimiteri cristiani nel pro-
prio trattato sulle Sette Chiese ricorda: "hanno dunque seguitato sempre i
Fedeli di visitarli, finche molti Corpi de SS. Martiri furono portati dentro la
Citta, e riposti in diuerse Chiese; per occasione particolarmente de Longo-
bardi, li quali haueuano rouinato alcuni Cimiterij, e leuati ancora gl'istessi
Corpi de Martiri". Cfr. G. Severano, Memorie sacre delle Sette Chiese di Roma. E
di altri luoghi, che si trovano per le strade di esse, Roma 1630, p. 426.
114 Per le linee guida della politica della Chiesa di Roma nel corso deI
VII secolo e l'eredita deI pensiero di Gregorio Magno si veda P. Llewellyn,
The Roman Church in the Seventh Century: the Legacy oJ Gr-egory I, in Journal oJ
Ecclesiastical History 25/4 (1974), pp. 363-380. Per avere un quadro d'insieme
aggiornato sull' organizzazione ecclesiastica di Roma fino al VII secolo si ve-
da 10 studio di F. Guidobaldi, Spazio urbano e organizzazione ecclesiastica a Ro-
ma nel VI e VII secolo, in Acta XIII Congressus Internationalis Archaeologiae Chri-
stianae, Split -Poree, 25-9/ 1-10-1994 11, eds. N. Cambi - E. Marin, Citta deI Va-
ticano 1998, pp. 29-54.
115 1)n restauro nel primo quarto deI VII secolo, ad esempio, e ricordato
per la catacomba di Nicomede sulla via Nomentana dal Liber Pontijicalis nel-
la biografia di Bonifacio V (619-625); cfr. LP I, p. 321: hic perJecit cyrniterium
sancti Nicomedi et dedicavit eum. Per tale cimitero si veda P.M. Barbini, L 'area
Juneraria subdiale di Nicomede ed i rinvenimenti nella Villa Patrizi Juori Porta No-
mentana, in Domum tuam dilexi. Miscellanea in onore di Aldo Nestori, Citta deI
Vaticano 1998, pp. 11-21, in particolare p. 12.
LE CATACOMBE 01 ROMA TRA LA TARDA ANTICHITA E L'ALTO MEDIOEVO 229
lita deI sepoIcro,116 I'adozione di un provvedimento piu radicale per
salvare i corpi venerati, ehe furono cOSI trasportati nelle chiese en-
tro Ia citta. Tali traslazioni, dopo celebri episodi di resistenza allo
spostamento e smembramento dei corpi verificatisi nel corso deI VI
secolo,117 furono dapprima numericamente limitate ed ebbero, in
un primo momento, ancora carattere forzatamente episodico du-
rante i pontificati di Teodoro (642-649) 118 e Leone 11 (682-683),119 e
soprattutto furono mirate ai santuari piu Iontani dalle mura e quin-
di meno protetti. Ancora al principio dell'VIII secoIo, tuttavia, il
compilatore delle biografie episcopali ricorda un Iimitato intervento
manutentivo operato da Giovanni VII (705-707) 120 presso Ia catacom-
ba dei Santi Marco e Marcelliano sull'Appia,121 mentre Iavori certa-
mente piu impegnativi si svolsero - come ancora il Liber Pontijicalis ci
testimonia - sotto i pontificati di Gregorio 11 (715-731) 122 e soprattut-
116 Per Ia Iegislazione sulle traslazioni delle reliquie si veda N. Herr-
mann-Mascard, Les reliques des saints. Formation coutumiere d 'un droit, Paris
1975, pp. 168-189.
117 Nel 519, infatti, papa Ormisda nego a Giustiniano le reliquie degli
apostoli e di San Lorenzo da lui richieste (per tale celebre episodio e per la
raccolta delle fonti relative si vedaJ.M. McCulloh, From Antiquity to the Middle
Ages: Continuity and Change in Papal Relic Policy Jrom the 6
1
11. to the 8
11t
Century, in
Pietas. FestschriJt Jr Bemhard Ktting, eds. E. Dassmann - K. Suso Frank, Mn-
ster 1980, pp. 313-324) e nel 594 Gregorio Magno vanifico le richieste di Co-
stantina, moglie delI 'imperatore Maurizio, ehe desiderava ardentemente Ia
testa di San Paolo [per tale altrettanto celebre episodio, ricavabile dalle epi-
stole di Gregorio, si veda J.M. McCulloh, The Cult oJ Relics in the Letters and
''Dialogues'' oJ Pope Gregory the Great: a Lexicographical Study, in Traditio 32
(1976), pp. 145-184].
118 LPI, p. 332: eodem tempore levata sunt corpora sanctorum martyrum Primi et
Feliciani, qui erant in arenaria sepulta, via Numentana, et adducta sunt in urbe
Roma; qui et recondita sunt in basilica beati Stephani protomartyris.
119 LP I, p. 360: hic Jecit ecclesiam in urbe Roma iuxta sancta Viviana, ubi et
corpora sanctorum Simplici, Faustini, Beatricis atque aliorum martyrum recondidit,
et ad nomen beati Pauli apostoli dedicavit sub die XXII mens. Jebr.
120 Cfr. LP I, p. 385: laboravit autem et in cymiteriis beatorum martyrum
Marcelliani et Marci, Damasique sancti pontijicis.
121 Per uno studio puntuale su tale complesso funerario si veda P. Saint-
Roch, Le cimitiere de Basileus ou coemeterium sanctorum Marci et Marcelliani Da-
masique, Citta deI Vaticano 1999.
122 Cfr. LP I, p. 397: diversaque basilicas in ruinis positas innovavit, quas per
ordinem dicere longum este
230 M. GHlLARDI
to di Gregorio 111 (731-741) ehe, oltre a provvedere a grandi eantieri
edilizi per il eentro eittadino, non lesin restauri alle aree suburba-
ne intervenendo tempestivamente al reeupero di aleune postazioni
santuariali fatiseenti poste nelle vie Aurelia, ]23 Tiburtina, ]24 Appia ]25
e Ostiense.126
Le traslazioni divennero, tuttavia, sistematiehe sotto Paolo 1 (756-
767) ehe dovette eon eopiosita traslare i eorpi venerati per titulos ac
diaconias seu monasteria et reliquas ecclesias della eitta. 11 biografo, infat-
ti, dopo aver premesso ehe il pontefiee cum omnibus spiritalibus suis
studiis magnam sollicitudinis curam erga sanctorum cymiteria indesinenter
gerebat, aggiunge, tuttavia, ehe 10 stato perieolante di molte fabbri-
ehe era tale ehe l'unieo provvedimento possibile fu quello di salvare
le saere reliquie portandole al sieuro all'interno deI eireuito mura-
rio.
127
123 ~ f r LP I, p. 419: tectum basilice sanctorum Processi et Martiniani a novo
constuxit.
124 ~ f r LP I, p. 419: item in ecclesia beati Genesii martyris tectum noviter
restauravit.
125 Cfr. LP I, p. 420: item basilica beati Marci, sitam foris muros huius civitatis
Romane, via Appia, eius tectum dirutum a novo re/ecit... etiam et cymiteria beatorum
martyru'm Ianuarii, Urbani, Tiburtii, Valeriani et Maximi, eorum tectum in ruinis
positum a novo perfecit.
126 Cfr. LPI, p. 420: item in ecclesia beati Pauli apostoli mutavit trabes num. V
127 Cfr. LP I, p. 464. Per Ie traslazioni di Paolo I si veda anehe quanto ri-
portato in Mansi, Sacrorum Conciliorum, eit., p. 646: unde conspecta eorumdem
sanctorum locorum desidiosa incuria, et ex hoc valde ingemiscens, atque plurima
doloris attritus moestitia, aptum prospexi, Deo annuente, eosdem sanctos martyres et
confessoTes Christi, et virgines ex iisdem dirutis auferre locis. Quos et cum hymnis et
canticis spiritalibus in hanc Romanam introduximus urbem, et in ecclesiam, quam
noviter a fundamentis in eorum honorem construxi (intra moenia scilicet in domo
quae mihi parentali subcessione obvenit, in qua me natum constat atque nutritum)
eorum sanctissima collocans condidit corpora. La struttura religiosa di eui si parIa
nella lettera, fondata neUa propria easa dal pontefiee neU' estate deI 761, era
il monastero di San Silvestro in Capite; efr. Krautheimer, Corpus, eit., IV, pp.
148-162 e G. Ferrari, Early Roman Monasteries. Notes for the History of the Mona-
steries and Convents at Romefrom the V through the X Century, Citta deI Vatieano
1957, pp. 302-312. Per l'atto di fondazione deI ll1onastero, avvenuto il 4 Iu-
glio dell'anno 761, si veda quanto raeeolto da V. Federiei, Regesto del monaste-
ro di S. Silvestro de capite, in Archivio della Societa Romana di Storia Patria 22
(1899), pp. 213-300. Si veda anehe l'analisi di P. LIeweUyn, Rome in the Dark
Ages, London 1971, trad. it.: Roma nei secoli oscuri, Roma - Bari 1975, pp. 176-177.
LE CATACOMBE DI ROMA TRA LA TARDA ANTICHITA E L' ALTO MEDIOEVO 231
Le traslazioni effettuate da Paolo I, da alcuni ritenute probabil-
mente piu numerose di quanto fosse strettamente necessario, cer-
tamente dovettero provocare allarme e reazione per il depaupera-
menta dei luoghi venerati.
128
eon Adriano I (772-795), dunque, nel
tentativo estremo di rivitalizzare e riconquistare il suburbio attraver-
so il recupero dei monumenti martiriali si assiste a un sistematico
restauro di cimiteri e basiliche suburbane, 129 cui fa seguito l'inter-
vento di Leone 111 (795-816) per alcuni santuari significativi non cu-
rati dai predecessori 130 e in particolare dall'ultimo di essi.
131
Senz'al-
128 Per l'inquadramento generale della problematica delle traslazioni e
l'analisi approfondita delle cause di tale fenomeno certamente e utile la
consultazione dell'attento studio di PJ. Geary, Furta sacra. Thefts of Relics in
the Central Middle Ages, Princeton 1978, trad. it.: Furta sacra. La trafugazione
delle reliquie nel Medioevo (secoli IX-XI), Milano 2000.
129 Cfr. LP I, p. 501: et sicut bonus pastor omnes Dei ecclesias, tam extra muros
Romanae urbis quamque infra muros, ad laudem Dei restauravit atque decoravit. Si
vedano a tale proposito i seguenti importanti contributi: L. Pani Ermini,
Renovatio murorum tra programma urbanistico e restauro conservativo: Roma e il
Ducato Romano, in Committenti e produzione artistico-letteraria nell 'Alto Medioevo
Occidentale. XXXIX Settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull 'Alto Me-
dioevo, Spoleto 4-10 aprile 1991, Spoleto 1992, pp. 485-530 e L. Spera, Cantieri
edilizi aRoma in eta carolingia: gli interventi di Papa Adriano I (772-795) nei san-
tuari delle catacombe. Strategie e modalita di intervento, in Rivista di Archeologia
Cristiana 73 (1997), pp. 185-254.
130 Cfr. A. Nestori, Da Gregorio Magno (590-604) a Leone 111 (795-816): una
lettura in chiave architettonica del Liber Pontificalis, in Romanobarbarica 12
(1992-93), pp. 381-391.
131 Sulle relazioni deI Liber Pontificalis a proposito delle attivita edilizie
e delle donazioni di Adriano I e Leone 111 si veda H. Geertman, More
Veterum. Il Liber Pontificalis egli edifici ecclesiastici di Roma nella tarda antichi-
ta e nell'alto medioevo, Groningen 1975, pp. 6-70. Il proficuo impegno dei due
pontefici era, in realta, stato gia sottolineato con vigore dal de Rossi: "io as-
sai mi maraviglio, che gli storici della Roma sotterranea non si sieno avvedu-
ti della magnanima impresa di Adriano I, e non ne abbiano fatto quel con-
to, che si conveniva. Nel libro pontificale si legge una serie cosi prolissa e
ordinata di notizie sui lavori intrapresi da quel pontefice in ristauro delle
basiliche suburbane e dei cemeteri, che ho potuto metterla a fronte delle
antiche topografie, e trarne da que' cenni una enumerazione topografica
delle sacre memorie de' martiri attorno, attorno aRoma. Leone 111 succes-
sore di Adriano continuo quell'opera santa, ristorando i cemeteri e le basi-
liche, a cui la provvidenza dell'antecessore non era ancor giunta". Cfr. G.B.
de Rossi, La Roma sotterranea cristiana I, Roma 1864, pp. 220-221. A proposito
232 lvI. GHlLARDI
tro, la seconda meta dell'VIII secolo e il primo quindicennio deI se-
colo successivo rappresentano, oltre ehe una forte ripresa per la vita
cittadina,132 l' estremo splendore dei santuari martiriali, quando an-
cora si conserva sostanzialmente integra la topografia cimiteriale 133
e i pellegrinaggi ad limina sanctorunz sono ancora molto praticati. B4
Pochi anni dopo, pero, l'abbandono dei santuari extramuranei - sor-
di taH notazioni nell' opera deI de Rossi si veda 10 studio di L. Spera, Inter-
venti papali nei santuari delle catacombe romane: osservazioni dalla Roma sotter-
ranea di G.B. de Rossi, in Acta XIII Congressus Internationalis Archaeologiae Chri-
stianae I, pp. 303-312.
132 Cfr. P. Delogu, The Rebirth of Rome in the gilt and ~ Century, in The Re-
birth ofTowns in the West, AD 700 - 1050, eds. R. Hodges - B. Hobley, London
1988, pp. 32-42. Si veda inoltre Id., Solium In1perii - lTrbs eeelesiae. Roma fra
La tarda antichita e L'alto medioevo, in Sedes Regiae (ann. 400-800), eds. G. Ripoll
- J.M. Gurt, Barcelona 2000, pp. 83-108 eId., Il passaggio dall'Antichita al Me-
dioevo, in Roma medievaLe, a eura di A. Vauehez, Roma - Bari 2001, pp. 3-40.
Per un quadro d'insieme eompleto e aggiornato sulla eitta di Roma tra il VI
e il IX seeolo ed'obbligo il riferimento allo studio di L. Pani Ermini, Forma
urbis: Lo spazio urbano tra VI e IX secolo, in Roma nell'alto medioevo I, pp. 255-325.
Di notevole interesse eanehe il quadro traeeiato da R. Meneghini - R. San-
tangeli Valenzani, La trasformazione del tessuto urbano tra V e IX secolo, in Roma
dall'antichita al medioevo. Archeologia e storia nel Museo Nazionale Romano Crypta
Balbi, Milano 2001, pp. 20-33.
133 Cfr. Pani Ermini, Renovatio murorum, p. 509.
131 Tale ampio aren eronologieo da me proposto, da alcuni studiosi limi-
tato all'ultimo ventieinquennio deI seeolo VIII e al primo deeennio deI IX
(efr. nota supra), e ehe in un eerto modo puo essere assimilato al periodo
eompreso tra gli" episeopati di Stefano 11 (752-757) e Leone 111 (795-816), va
senza dubbio eollegato agli stretti rapporti ehe i pontefiei dovettero intatte-
nere eon i sovrani earolingi; e, infatti, ben eomprensibile ehe sotto i regni di
Pipino il Breve (751-768) e Carlo Magno (768-814), ehe per l'appunto eorri-
spondono al periodo sopra indieato, la Chiesa, soprattutto grazie alle elar-
gizioni munifiche degli imperatori, usufrui di ingenti rieehezze ehe furono
impiegate, anehe a seopo propagandistieo e dimostrativo di rinnovata po-
tenza, alla ristrutturazione di numerose fabbriehe ecclesiastiche. Cfr. a tale
proposito anehe il giudizio di Reekmans, L 'implantation monumentale, eil., p.
202. Per le risorse eeonomiehe della Chiesa in eta earolingia ed il rapporto
eon le finanze statali si veda l'analisi eondotta da J. Durliat, Les finances pu-
bLiques de Diocletien aux carolingiens (284-889), Sigmaringen 1990, pp. 239-251,
mentre per la "rinaseita" di Roma in tale periodo si veda J. Hubert, Rome et
La Renaissance carolingienne, in Roma e l 'eta carolingia. Atti delle giornate di
studio 3-8 maggio 1976, Roma 1976, pp. 7-14.
LE CATACOMBE DI ROl\'IA TRA LA TARDA ANTICHITA E L' ALTO MEDIOEVO 233
prendentemente non benefieiati dalle donazioni di preziose suppel-
lettili saere donate a tutte le ehiese e ai monasteri romani in oeea-
sione della Pasqua dell'anno 807 135 - eirrimediabilmente segnato e
eon Pasquale I (817-824) le traslazioni ripresero in maniera massie-
eia,l3G tanto ehe nella sola basiliea di Santa Prassede, il 20 luglio del-
1'817, il pontefiee si vant di aver portato ben 2.300 eorpi santi,
estratti da ogni parte deI suburbio.
137
Altri ne eavarono poi, aneora
nel eorso deI IX seeolo,138 Sergio 11 (844-847),139 ehe pure si impegn
- come il predeeessore Gregorio IV (827-844) HO - nel tentativo di sal-
135 Cfr. LP 11, pp. 18-25. L'assenza delle basiliehe eimiteriali e delle an-
nesse antiehe aree funerarie suburbane, eome e stato notato, non indiehe-
rebbe, in realta, ehe i coemeteria fossero allora seomparsi dall'amministrazio-
ne eeelesiastiea, ma eehiaro, tuttavia, ehe tale omissione eontribuisee a limi-
tare le nostre eonoseenze circa i rapporti tra di essi e le regioni ecclesiasti-
ehe e i tituli eittadini in esse eontenuti. Cfr. Reekmans, L 'implantation mo-
numentale, pp. 105-106. Si veda pure A. de Waal, Die Coemeterial-Basiliken Roms
um die Wende des VIII. Jahrhunderts nach dem Liber Pontifiealis, in Rmische
Quartalschrift fr christliche Altertumskunde und fr Kirchengeschichte 14 (1900),
pp. 301-308.
136 Sulla traslazione di reliquie e le perplessita sulla 101'0 autentieita, in
partieolare nel IX seeolo, si veda, eon bibliografia aggiornata, V. Saxer,
L 'utilisation par la liturgie de l 'espace urbain et suburbain: l 'exemple de Rome dans
l 'antiquite et l 'haut Moyen Age, in Actes du xr Congres International d 'Archeologie
Chretienne, Lyon - Vienne - Grenoble - Geneve - Aoste, 21-28 Septembre 1986111, Citta
deI Vatieano 1989, pp. 917-1033.
137 Cfr. LP 11, p. 54 dove si riferisee ehe multa cOlpora sanctorum dirutis in
cimiteriis iacentia deportans recondidit e ibid., 64 dove e traseritta la lunga epi-
grafe dedieatoria, ben 56 righe, della ehiesa rieostruita da Pasquale I.
138 Per il eulto delle reliquie nel eorso deI IX seeolo si veda J. Guiraud,
Le culte des reliques au IX
e
sieele, in Questions d 'histoire et d 'archeologie chretienne,
Paris 1906, pp. 235-261.
139 Cfr. LP 11, pp. 93-94: hic enim beatissimus et praeelarus pontifex multa
corpora sanctorum dirutis in cimiteriis iacentia, pia ea sollicitudine, ne remanerent
neglectui, quaerens atque inventa colligens, magno venerationis affectu in iamdicti
sancti Martini confessoris Christi atque pontificis ecelesiam quam mirabiliter
renovans construxerat, cum omnium advocatione Roman01'Um, presbyteris,
diaconibus et elericis laudem Deo psallentibus, deportans lecondidit.
140 Gregorio, vir strenuus ac benignus, sanctitate atque pietate Tepletus come il
biografo ci rieorda, infatti si mostro tendenzialmente avverso alle traslazioni
dei eorpi santi, intervenendo eon deeisione in santuari fatiseenti (nam eo
tempore ecelesiam beati Satumini martyris, foris portam Salariam constitutam, quae
vetustate nimia et longo iam senio a fundamentis ceciderat, novis famcis aedificare
234 1\1. GHILARDI
vare alcune fabbriche suburbane non troppo distanti dal circuito
murario di eta imperiale,Hl e Leone IV anch'egli anima-
to da grande venerazione per i sepolcri dei santi un gran-
de numero - 28 carrette di ossa _144 ne Eu deposto al Pantheon, dedicato
gia da Bonifacio IV (608-615) al culto della Vergine e pi tardi ricor-
dato col norne di Saneta Maria ad Martyres,14[") nonostante si provve-
desse ancora a limitatissimi interventi di restauro nei pochi cimiteri
parzialmente praticabili. Vn restauro tardo, ad esempio, a testimo-
niare la volonta di tenere in vita i centri di devozione suburbani e
stato riconosciuto per il cimitero dei Santi Marcellino e Pietro,146 ove
eaepit et picturis variis deeoravit; efr. LP11, p. 74), lna anehe arrendendosi dove
Ie eondizioni erano irreparabili 0 Ie strategie eultuali proponevano diffe-
renti soluzioni, eome ad esempio nel easo dell'oratorio dedieato all'oInoni-
mo predeeessore Gregorio I nella basiliea petrina (in quo seilieet oratorio
sanctorum eorpora martyrum Sebastiani, Gorgonii ae Tiburtii ex cymiteriis quibus
ante iacebant perduxit, et unumquodque eorum separatis altaribus eolloeavit; cfr. LP
11, p. 74).
141 Cfr. LP 11, p. 92: nam et basilieas beati Romani martiris, quae non longe ab
urbeforis porta Salaria sita est, a fundamentis perfeeit. Si veda, a proposito di tale
passo, anehe il eommento di Reekmans, L 'implantation monumentale, p. 184.
142 Cfr. LP11, p. 115: ipse vero a Deo protectus et beatissimus papa mulla corpora
sanctorum quae diu inculta iaeuerant, summa studio summoque eordis affectu, ad
honO'rem omnipotentis Dei, infra huius alme urbis menia eongregavit mirifice.
143 Cfr. LP 11, p. 113: hie vero beatissimus papa sacratissimorum martyrum
sepulcra devota mente ardentique assidue pectore visitabat.
144 G.C. Valloni, Raceolta di alcune collezioni di diversi autori e cose piu singo-
lari del Pantheon, Ms. BibI. Vaticana, eod. Pantheon 1. 75. Cfr. anehe R. Lan-
eiani, Delle vieende del Pantheon, in Notizie degli seavi di antiehita (1881), p. 283.
115 Per Ia trasformazione deI Pantheon adrianeo in ehiesa, awenuta eome
noto nel primo deeennio deI VII seeolo a seguito della donazione dell'im-
peratore bizantino Foea, si veda quanto riportato dal biografo nel raeeonto
della vita di Bonifaeio IV presente nel LP I, p. 317: petiit a Foeate principe
templum, qui appellatur Pantheum, in quo fecit eeclesiam beatae Mariae semper
Virginis et omnium martyrum. Per i dati altomedievali delle reeenti indagini
areheologiehe eondotte alla fronte deI tempio si veda il resoeonto di P. Vir-
gili, Strutture altomedievali sulla fronte del Pantheon, in Rendieonti della Pontijicia
Aeeademia Romana di Areheologia 70 (2000), pp. 197-207.
146 C:fr. J. Guyon, Dal praedium imperiale al santuario dei martiri. Il territorio
ad duas Iauros, in Societa romana e impero tardoantieo 11: Roma: politica, econo-
mia, paesaggio urbano, a eura di A. Giardina, Roma - Bari 1986, pp. 331-332;
Id., Le eimitiere aux deux lauriers. Reeherches sur les cataeombes romaines, Roma
LE CATACOMBE DI ROMA TRA LA TARDA ANTICHITA. E L' ALTO !vIEDIOEVO 235
le fonti rieordavano un inteIVento di reeupero edilizio promosso da
papa Benedetto 111 (855-858) aneora alla meta deI IX seeolo.
147
E',
eomunque, sotto il sueeessore di Benedetto 111, Nieola I (858-867),
ehe le fonti biografiehe episeopali rieordano gli ultimi inteIVenti di re-
stauro presso i eimiteri extramuranei;H8 quest'ultimo, infatti, assidue
superno fretus intuitu sanctorum ecclesias ac coemeteria circuibat, HD prowi-
de, eompiendo l'estremo tentativo di salvaguardia delle eataeombe
romane, arestaurare i santuari martiriali di Feliee, noto solo dalle
fonti, 150 e di Abdon e Sennen ad ursum pileatum sulla via Portuense e
1987, pp. 457-494.
147 Cfr. LP 11, p. 147: in ecclesia beatorum Petri et Marcellini martyrum, cuius
tectum iam vetustate positum vicinum ruinae existebat, depositis vetustissimis
travibus et in alii impositis, a noviter ipsum tectum atque portica in circuitu omnia
noviter restauravit. L'interpretazione di tale passo, in realta, non ha trovato
tutti gli studiosi eoneordi. 11 Geertman, infatti, diede maggior valore alla
versione dello stesso eontenuta nel manoseritto Laurentianus E6, eonsidera-
to, inveee, interpolato dal Duehesne; in esso, eosi, sarebbe possibile rieono-
seere, nell'espressione que in Erulana sita est, un esplieito riferimento alla ba-
siliea titolare intramuranea e non al santuario eimiteriale deI suburbio; efr.
Geertman, More Veterum, p. 107, nota 1. Guyon all'opposto ha proposto di
riferire il passo in questione alla basiliea suburbana, ritenendo, sulla seia deI
Duehesne, la speeifieazione topografiea un'aggiunta deI XV seeolo; efr.
Guyon, Le cimitiere, pp. 487-488. Su tale questione e tornata reeentemente
Claudia Angelelli seeondo la quale, in un artieolo ehe possiede tra le altre
eose il pregio di restituire al patrimonio paleoeristiano di Roma una ehiesa
a lungo dimentieata, il riferimento sarebbe rivolto alla basiliea urbana e non
all'omonima eimiteriale della via Labieana; efr. C. Angelelli, La chiesa titolare
dei Ss. Marcellino e Pietro. Una revisione sulla base di nuovi documenti, in i v i s t ~
di Archeologia Cristiana 76 (2000), pp. 287-350, partie. 334-335. Il passo, in real-
ta, letto nell'intero eontesto della biografia episeopale rnostra di essere in-
serito in un piu ampio programma di interventi edilizi operati dal pontefiee
nel suburbio sudorientale di Roma e dunque, a mio awiso, sarebbe riferibi-
le alla postazione suburbana, anehe se altrove il Liber Pontijicalis sembra non
rispettare rigidamente I' ordine topografieo.
148 Per I' organizzazione territoriale della Chiesa di Roma fino al X seeolo
si veda l'approfondita analisi di V. Saxer, La Chiesa di Roma dal V al X secolo:
amministrazione centrale e organizzazione territoriale, in Roma nell'alto medioevo 11,
pp. 493-632.
149 Cfr. M. Armellini, Gli antichi cimiteri cristiani di Roma e d'Italia, Roma
1893, p. 138.
150 Sul santuario di Feliee, la eui sepoltura risulta ubieata dalla Notitia
ecclesiarum a sud deI eimitero di Ponziano, nella loealita indieata ad
236 NI. GHILARDI
di San Sebastiano sull'Appia, 151 ma ormai la maggior parte dei com-
plessi cimiteriali sotterranei extramuranei di Roma era destinato a
rimanere dimenticato per tutti i secoli deI Medioevo.
152
Massimiliano Ghilardi
Via Adolfo Rava 106
00142 Roma
insalsatos, circa al 111 miglio della via, si veda G.N. Verrando, Il santuario di
Felice sulla via Portuense, in Melanges de l'Ecole a n ~ a i s e de Rome, Antiquite 100
(1988), pp. 331-366.
151 Cfr. LP 11, p. 161: renovavit etiam ipse pastor benignus cymiterium beati
Felicis martyris ac conJessoris, via Portuensi. Necnon et cymiterium eadem via ad
Ursum pileatum, ubi corpora sanctorum Christi martyrum Abdon et Sennes
requieverunt, iam in ruinis positum, pulchro ac miro restauravit /zonore. Via autem
Appia, in cymiterio sancti Christi martyris Sebastiani in Catacumba, ubi apostolorum
corpora iacuerunt, quod multis ab annis ruerat, meliori illud fabrica renovans,
monasterium fecit et monachos sub abbatis regimine undecumque potuit aggregavit,
victuique necessaria dari caeteraque stipendia ministrari precepit.
152 Per la storia delle esplorazioni sotterranee nei secoli ehe seguirono
1'abbandono generalizzato dei complessi catacombali mi sia perdonato il
rimando al mio Le catacombe di Roma dal Medioevo alla Roma sotterranea di
Antonio Bosio, in Studi Romani 49/1-2 (2001), pp. 27-56.

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